Vite e Frammenti
Autore/i: Cornelio Nepote
Editore: Rusconi
traduzione, introduzione, note, indici, bibliografia, carte geografiche a cura di Antonio Sartori.
pp. 388, VIII tavv. b/n f.t., Milano
Cornelio Nepote nacque nella Gallia Cisalpina, in una città non lontana dal medio corso del Po, forse ad Ostiglia più che a Pavia, e più certamente che a Verona, come è stato proposto.
L’anno della sua nascita è incerto, probabilmente intorno al 100 a.C., come ignoto è quello della morte, forse di poco posteriore al 27 a.C. Ma è tutta la sua vita, che pure si svolge in uno dei periodi più tormentati della storia romana, ad essere priva di determinatezza.
Scarsa di fatti significativi, la sua biografia si dipana tra poche circostanze sicure. Ancora giovane si trasferì a Roma, partecipe non insignificante del cenacolo dei «Cisalpini», poeti ed eruditi, tra cui meritò l’amicizia e la stima di un Catullo. Colà trascorse tutta la sua vita attiva in lunghi anni di severe ricerche e di opere ponderose; colà svolse attività imprenditoriale di «editore» in collaborazione con l’amico Tito Pomponio Attico, cui lo legò un diuturno sodalizio di affetti, di devozione, di iniziative comuni, e alla cui ombra egli si ritenne pago di coltivare l’unica attività per lui consona e degna, l’otium più rigoroso, come rifugio e difesa nel privato.
Delle opere di Cornelio Nepote si propone qui tutto quanto è giunto a noi, una parte modesta di una ben più ampia produzione.
Delle venticinque biografie che si possono leggere, ventitré costituiscono un’intera sezione dedicata ai condottieri stranieri, due forse appartengono ad una sezione comprendente gli storici latini; ma l’opera intera dovette essere ben più ampia, se, come sembra, comprendeva sedici sezioni. Perché, nella loro completa estensione, le Vite di Cornelio Nepote volevano essere una panoramica esaustiva di tutti i “grandi” più noti, romani e stranieri. Cornelio Nepote fu l’innovatore, anzi l’iniziatore, del genere biografico a Roma.
Toccò infatti a Cornelio Nepote di contemperare e fondere la lunga complessa e colta tradizione biografica ellenistica con la non meno robusta, ma spontanea e pratica, propensione della tradizione romana per il culto delle memorie e per il ricordo degli antenati, applicandovi la sua consuetudine per la ricerca e per l’ampia esposizione sistematica.
Ma Cornelio Nepote si sentì e fu prima di tutto scrittore erudito ed enciclopedico, come testimoniano i Frammenti qui allegati, scampati al gran naufragio di tutte le sue opere, tutte nel filone della cultura del suo tempo: le Cronache o Cronologie, gli Esempi, vera antologia di ogni scibile umano, ma anche una certa produzione poetica.
Pure, proprio nelle Vite egli trovò la sua vena più originale, nella scelta del genere, nuovo per un romano, come negli scopi. Giacché l’intento retorico e didascalico (non da storico, per sua dichiarazione di modestia) era quello di presentare il migliore “campio-’ di ogni categoria, sagacemente distinta per attività professionale, per epoca, per carattere, accostando per completezza esempi romani e stranieri, secondo uno schema fortunato cui più tardi Plutarco darà grande risalto.
I risultati? Una forma piana e discorsiva (non per nulla Cornelio Nepote… deliziò fino a ieri i primi passi di ogni studente di latino), per presentare un’affollata galleria di personaggi, in cui il romano Cornelio Nepote ha modo di esprimere, volta a volta, stupore, ammirazione, rimpianti, ricerca di introspezione; pur ponendo sempre ogni cura nel rispettare un preciso e forse spontaneo autocontrollo nel non esporsi mai in giudizi personali troppo marcati: un atteggiamento che pure gli consente una singolare comprensione per il “diverso”, un’indulgenza accomodante per l’insolito o per il non compreso, che, tra Romani giunti a credersi i signori del mondo, non è cosa da poco.
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