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Vita d’Archeologo

Vita d’Archeologo

Cronache dell’archeologia napoletana

Autore/i: Maiuri Amedeo

Editore: Rusconi

prima edizione.

pp. 220, 8 fotografie b/n f.t., Milano

Il lungo corridoio trapeziodale alto e solenna come la navata di un tempio, e la grotta a volta e a nicchioni, formavano un unico insieme. Era la Grotta della Sibilla…

L’archeologo Amedeo Maiuri, uno dei più illustri del Novecento, apre lo scrigno dei ricordi e racconta.
Nasce così questa scelta di saggi ed elzeviri nei quali l’autore riassume, con la compostezza e il calore tipici del grande ricercatore, tutta la sua esperienza umana e professionale.
A guidare Maiuri è sempre stata la preparazione scientifica e la cultura umanistica. Ma l’erudizione, come afferma l’autore in Vita d’archeologo, non sarebbe stata sufficiente senza quel febbrile entusiasmo che dà voce al silenzio dei millenni, decifra i messaggi dell’inesprimibile, porta a nuova vita le vestigia di un passato che ci aiuta a capire il presente.
Dopo i primi passi come epigrafista, Amedeo Maiuri entra nella Scuola archeologica di Roma e d’Atene. Esegue importanti lavori a Cretzi e a Rodi. Dà impulso a nuove tecniche negli scavi. Si dedica essenzialmente alla sua Campania: Ercolano, Stabia, Capua, Nocera, Pozzuoli. A Pompei libera dalla cenere e dai lapilli la statua di uno splendido giovane Dioniso. Diventa soprintendente al prestigioso Museo Nazionale di Napoli. Sono alcune fra le tappe di un percorso reso entusiasmante dalla continua tensione per la ricerca e la conservazione di quei tesori d’arte e cultura troppo spesso minacciati dall’incuria, dall’incompetenza, dall’avidità.
Una prosa di respiro classico, punteggiata di ironia e saggezza, consente ad Amedeo Maiuri di rendere visivamente plastici non soltanto i grandi templi, ma anche la più modesta pietra incisa, una fibula, un coccio d’argilla. Vita d’archeologo trasmette al lettore quel sottile brivido che sempre accompagna il ricercatore nel momento più alto: quando porta alla luce un nuovo reperto cui dare un nome, un’interpretazione e un posto nella Storia.

Amedeo Maiuri (1886-1963), archeologo tra i più completi e complessi del nostro secolo, deve la sua fama sia a importanti imprese archeologiche come la ripresa degli scavi di Ercolano e la scoperta della Grotta della Sibilla cumana, sia a libri largamente affermatisi anche al di fuori della cerchia specialistica. Ha diretto, dal 1916 al 1924, la missione archeologica italiana nel Dodecaneso, pubblicando le inedite epigrafi di quelle isole, illustrando le raccolte del museo da lui fondato a Rodi ed esponendo i risultati degli scavi a Jalisos. Direttore del Museo Archeologico di Napoli e soprintendente alle antichità della Campania e del Molise, ha ricoperto cariche amministrative e scientifiche su territorio ricchissimo di sollecitazioni e di prospettive, che ha riportato al centro dell’attenzione internazionale. I suoi studi sull’edilizia e le pitture pompeiane gli valsero la cattedra universitaria. I suoi numerosi elzeviri descrittivi e rievocativi, apparsi sulle colonne dei maggiori quotidiani italiani, lo ascrivono, a pieno titolo, tra i più fini ed prosatori novecenteschi. Presso Rusconi Libri è uscito Passeggiate campane (1990).

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