Viaggio nell’Aldilà
Autore/i: Piccinelli Franco
Editore: Newton Compton Editori
prima edizione.
pp. 194, Roma
…”Spiro in questo istante e mi sento ridiventare bambina”: così inizia il Viaggio nell’aldilà di una vecchia maestra di scuola a cui Piccinelli presta l’io narrante nel riferire le violente emozioni del nuovo stato appena raggiunto. La protagonista appartiene ormai a un mondo senza tempo e senza orizzonti, eppure continua a partecipare – e non se ne sente esclusa – alle vicende che si susseguono attorno a lei fino al rito del funerale, colloquia con i figli e il dialogo avviene in un continuo scambio fra i suoi pensieri e le loro parole. Il viaggio si compie in due giorni e due notti dentro una bara che è letto e dove s’incontrano la vita vissuta e quella avvistata. Per un verso infatti la donna si appropria del nuovo stato dove comincia a orientarsi fra sensazioni di iniziale stupore, fra intuizioni di incontri, fra progressive scoperte in un’eternità svelata. Per l’altro verso l’avventura si svolge nell’indagare l’esistenza trascorsa, nel recuperare sia i ricordi di un’infanzia radicata nell’alba di questo secolo sia le esperienze di figlia, di moglie, di madre, in una campagna che la nuova civiltà contadina ha reso quasi irriconoscibile, certamente mitica. Quindi la malattia, rivissuta attimo per attimo, razionalizzata grazie al nuovo stato non più enigmatico, e tuttavia nel ricordo, inesorabile come l’ossessiva invadenza di un ospedale di provincia rifiutato e subito, dove le peripezie dell’infermo diventano spesso calvario. Piccinelli si muove sul terreno a lui congeniale che è una costante della sua fortunata opera di narratore. Di qui il romanziere si addentra, delicato e determinato fra poesia e fantasia, nella trasformazione dell’essenza umana verso uno stadio che non è ancora distacco dal sensibile e alla quale compete districarsi fra le vecchie sensazioni e le scoperte di uno spirito assorbito “là dove a nessuno è consentito rivelarsi oltre un certo limite”: a pena di modificare lo sbocco di un mistero con molteplici chiavi di interpretazione, di lettura, che si svelerà del tutto soltanto nell’ultima notte del mondo.
Franco Piccinelli, nato a Neive (Cuneo), ha vissuto per molto tempo a Roma dove ha lavorato in RAI. Ad Ancona ha diretto (1965-1968) il quotidiano “Voce Adriatica” collaborando anche per La Stampa. Nel 1979, quando dirigeva la Redazione Giornalistica Rai di Torino, fu gravemente ferito in un agguato tesogli dalle Brigate Rosse. Esordisce in narrativa nel 1961 con “Le colline splendono al buio” a cui sono seguiti ventotto romanzi e saggi vari. Ne ricordiamo alcuni indimenticabili come: Suonerà una scelta orchestra, Bella non piangere, Paura a mezzogiorno.
È tra i maggiori narratori di memoria collettiva e di epica contadina. Vale a dire ha saputo narrare le gesta eroiche dei contadini e donne di Langa, ma anche di mantenerne viva la cultura orale.
Prosegue la tradizione di Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e Nuto Revelli con un suo stile piacevole e amante del dettaglio, senza mai annoiare sia nell’oralità dell’esposizioni che nello scritto. I suoi “affreschi di vita del mondo contadino” rimangono capolavori unici come immagini di fotografie immortalate nel tempo.
Argomenti: Libri vari,