Uomini e Bestie
le favole dell’Aesopus latinus
Autore/i: Anglico Gualtiero
Editore: Argo
testo latino con traduzione-rifacimento del ’300 in volgare toscano, cura e introduzione di Sandro Boldrini.
pp. 210, nn. illustrazioni b/n, Lecce
Nel territorio sterminato della letteratura favolistica spicca il ruolo di Gualtiero Anglico, l’Aesopus latinus dell’Europa tardomedievale. Gli eleganti componimenti del precettore di Guglielmo II di Sicilia, a partire dalla seconda metà del ’300, grazie all’ardita ermeneutica di un mercante toscano vicino agli ambienti domenicani, conobbero una fortuna eccezionale nella pur vasta letteratura popolareggiante dell’epoca.
Il “bestiario” esotico viene così sottratto all’anonimato di un simbolismo stereotipato e tuffato impietosamente nella storia tumultuosa delle aspirazioni mercantili e degli antagonismi tra ordini religiosi: la rondine e il nibbio, il lupo e la ranocchia, ma anche le antiche storie della matrona di Efeso e del bambino di neve, possono percorrere divenire uno straordinario metatesto che la generosa prosa toscana piega ai canoni di un moralismo da predicazione.
Gualtiero (chiamato erroneamente anche Gualtiero Offamilio) fu cappellano di Enrico II d’Inghilterra e inviato in Sicilia come precettore di Guglielmo II, per il quale compose un trattato dal titolo Pro latina linguae exercitiis. Nominato nel 1169 arcivescovo di Palermo e primate del regno, nel 1185 mise mano alla costruzione della cattedrale di quella città. La sua fama, tuttavia, è legata a un Corpus di favole in eleganti distici elegiaci, derivato dal celebre Romulus di età carolingia. Commentato nelle scuole, parafrasato un pò dappertutto in Europa, divenne l’Aesopus latinus per antonomasia.
Argomenti: Letteratura, Medioevo,