Una Zuppa di Erbe Selvatiche
Il mestiere di donna nell’autobiografia di una grande contadina
Autore/i: Carles Emilie
Editore: Rusconi
unica edizione. a cura di Robert Destanque, traduzione dal francese di Riccardo Mainardi.
pp. 316, Milano
La zuppa di erbe selvatiche è un piatto robusto, fatto di sapori aspri, elementari, e gli ingredienti non costano niente, si trovano in natura, basta saperli cercare. La zuppa era il piatto preferito di Emilie Carles, autrice di questo libro autobiografico, morta nel 1979 a 79 – anni. Dalla Belle Epoque ad oggi, anni raccontati con l’entusiasmo di una giovane. Giovane per la freschezza della memoria, per l’energia con cui ha continuato a lottare sulla strada lunga quanto il nostro secolo.
Questo suo libro è una «zuppa» appetitosa anche per i lettori più esigenti: romanzo, memoria, storia di «gente anonima». Lo scenario è una valle della regione di Briangon. In un villaggio dove i contadini vivono esclusivamente dei loro prodotti, nasce Emilie. Quando ha quattro anni, sua madre muore uccisa da un fulmine e lascia sei bambini. Nel villaggio la vita è dura, tutto dipende dalla terra, e chi non può lavorarla è considerato un individuo inutile. Qui. la perdita di un animale conta più della morte di un bambino, e le donne lavorano come bestie da soma. Emilie trascorre l’infanzia badando alle vacche e dedicandosi ai lavori più umili. Appena adolescente, rifiuta la condizione di donna sottomessa: la sua è una rivolta senza Violenza; non respinge il mondo che la circonda, capisce e motiva la crudeltà del primitivo universo contadino, ma lotta per modificarlo e umanizzarlo.
Studia, diventa maestra di scuola, educa i propri allievi alla speranza. Sposa un operaio, un uomo che legge un libro al giorno. Le due guerre mondiali le strappano fratelli e amici; partecipa da protagonista alle lotte sociali, a tutte: fino a ieri, quando si oppose alla costruzione di un’autostrada destinata a deturpare la valle senza apportare benefici economici. Anarchica autenticamente umanitaria, ribelle entusiasta, femminista senza preconcetti, Emilie Carles racconta la storia degli umili che fanno la Storia. E conclude: «Che posso dire ancora? No alla violenza, no all’ingiustizia. Sì al pacifismo, sì all’Umano. E tanto peggio se questo sembra uno slogan, per me è uno slogan d’amore. Ci ho creduto, ci credo ancora, ci crederò sempre. Sino al mio ultimo respiro».
Argomenti: Biografie, Storia di Donne,