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Un Comunista nelle Prigioni di Fidel Castro

Un Comunista nelle Prigioni di Fidel Castro

Autore/i: Golendorf Pierre

Editore: SugarCo Edizioni

unica edizione, saggio introduttivo di Valerio Riva: «Il dissenso degli intellettuali a Cuba», traduzione dal frances di Andrea Batelli.

pp. LXI-274, Milano

Il castrismo, uno degli ultimi miti della sinistra occidentale. Una rivoluzione diversa, che conosce l’allegria, la festa, una rivoluzione che danza. Senza burocratismi e censura. Una immagine non completamente falsa. Per un periodo brevissimo, eroico, iniziale. Poi la rottura fra Fidel e il «Che», il ricorso sistematico all’aiuto sovietico con i condizionamenti che ne conseguono, i primi clamorosi fallimenti economici, un apparato poliziesco che si rafforza, la critica – anche costruttiva, anche mantenuta su temi culturali – che non viene più tollerata. Quelli che potevano costituire pochi casi, e che la sinistra aveva ignorato e sottovalutato, di repressione degli oppositori, si moltiplicano. Anche Cuba ha il suo Gulag. Di esso questo libro è una testimonianza. Ma non solo di esso.
Di tutta la vicenda della rivoluzione cubana, delle speranze e degli entusiasmi che solleva, delle successive delusioni, del lento, impercettibile degradarsi di un clima psicologico di cui solo alla fine del processo si individua la logica. Il ripetersi di una rivoluzione che nasce libertaria e finisce stalinista. Di tutto questo, e non solo di una vicenda personale drammatica, è testimone Pierre Golendorf. Testimone partecipe, che non cessa di battersi per il socialismo ma che rinnova i «perché?» della migliore letteratura dissidente.

Il volume si avvale inoltre del saggio introduttivo di Valerio Riva: Il dissenso degli intellettuali a Cuba.

Pierre Golendorf, francese, comunista, di professione fotografo, legato agli ambienti artistici internazionali, nel 1976 si reca a Cuba, come tantissimi altri intellettuali della sinistra europea invitati espressamente dal regime rivoluzionario, in un clima di apertura culturale che propone l’immagine del comunismo di Fidel Castro come di un comunismo radicalmente diverso e antiburocratico. Tuttavia anche a Cuba, dopo il congresso culturale dell’Avana, il clima cambia. Comincia l’intolleranza verso la critica e il primo a farne le spese sarà il poeta Padilla. È nel clima che precede questo caso che le autorità cubane montano «l’affare» Golendorf. Arrestato, dopo che da mesi attende un visto di uscita anche per la moglie (di nazionalità cubana), viene accusato di spionaggio e di essere un agente della CIA. Sua unica colpa, quella di aver frequentato gli ambienti culturali cubani, anche quelli meno conformisti ma non ostili al regime. Tenuto in carcere per trentotto mesi, durante i quali il non conformismo a Cuba diviene un delitto e la rivoluzione (soprattutto dopo l’appoggio all’intervento sovietico in Cecoslovacchia) si allinea pienamente con la politica e il modello sovietico, viene infine rilasciato e espulso.

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