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Tu Vipera Gentile

Tu Vipera Gentile

Delitto di Stato – Soccorso a Dorotea – Tu Vipera Gentile

Autore/i: Bellonci Maria

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, in sopracoperta: Stemma visconteo del secolo XV (particolare), da uno stemmario della Biblioteca Trivulziana.

pp. 304, Milano

Sotto il titolo Tu vipera gentile, primo verso di un’antica canzone viscontea, Maria Bellonci presenta tre grandi racconti: Delitto di Stato, che ha per sfondo la sommossa e controriformistica Mantova del Seicento tra ombre e luci caravaggesche; Soccorso a Dorotea, che si svolge nella Mantova del Quattrocento dove l’umanesimo era forza e limpidezza anche se contraddetto; e Tu vipera gentile, racconto visconteo che si muove sullo sfondo di una Milano tra Medioevo e primo Rinascimento, rosseggiante, ricca di traffici, di tumulti, di partiti, di fazioni. La chiave dei tre racconti e l’elemento che li unisce, nella diversità dei tempi e dei personaggi, è l’idea del delitto di stato e cioè del potere che, mentre fa le sue prove di aggregazioni e di invenzioni nel governo degli uomini, devia dalla sua stessa moralità e usa la sua forza per disgregare la vita umana nella naturalezza dei sentimenti. In Delitto di Stato, infatti, Maria Bellonci – ricercatrice dall’intuizione magica di tante carte d’archivio che costruisce qui per la prima volta i documenti di una narrazione nella rigorosa prospettiva di avvenimenti reali – fa scorrere su piani di realtà differenti e paralleli la storia di Tommaso Striggi, cancelliere del duca di Mantova, che, per una diabolica follia di fedeltà dinastica si trova coinvolto in una catena di delitti, delitti riscattati poeticamente da una storia d’amore misteriosa e struggente. Anche il secondo racconto Soccorso a Dorotea, tracciato con un segno nitido fino alla crudeltà, è una storia gonzaghesca; ma tutti i documenti che la testimoniano, per la maggior parte inediti, esistono negli archivi; su di essi l’autrice ha operato i suoi sottili sondaggi interpretativi narrando le vicende di Dorotea, vittima del delitto di stato, creatura tenera e straziata incappata nelle maglie ferree delle ambizioni politiche; tradita dall’ambiguo uomo che ama senza possibilità di soccorso; tanto che, nemmeno i suoi animosi genitori, nutriti di umanesimo, riescono a vincere con la ragione morale le ragioni spietate del potere. Sulla traccia di una trasmissione radiofonica di alcuni anni or sono, Maria Bellona svolge poi quella che si potrebbe chiamare la saga dei Visconti, di quella signoria della vipera (serpe, biscia, biscione) che dominò la Lombardia e l’Italia per centosettanta anni. In primi piani di potente espressività vivono i dodici Visconti – i dodici Cesari lombardi – nelle azioni di governo, spesso veri e propri delitti di stato e a volte anche delitti di famiglia; e sono essi stessi dominati dalla necessità che li scatena, necessità di comando, passione di potere che finirà per annullarli nell’assoluto autodistruttivo di Filippo Maria, ultimo dei Visconti. Racconto dal ritmo inesorabilmente essenziale; in esso, come negli altri, storia e fantasia narrativa si fondono insieme al calore di una fantasia creatrice affascinante che rende i libri di Maria Bellonci quali Lucrezia Borgia e Segreti dei Gonzaga, unici nel loro genere. Ancora una volta in questa nuova opera l’autrice restituisce al presente per forza di stile i suoi protagonisti rivelandoli nelle flessioni più intime della loro vita che diventa attuale ipotesi di vita; siano i corruschi Visconti, o gli Sforza – lo splendente Francesco, il torbido Galeazzo Maria – o i valorosi Gonzaga con la loro trafitta Doro tea; o Tommaso Striggi, o il vivido, giovanissimo Paride Maffei, o, apparizione enigmatica, Flaminia, «l’amore stesso nella sua essenza pura».

Maria Bellonci, di famiglia piemontese (il nome di suo padre, Vittorio G. Villavecchia, è legato a importanti volumi di chimica e di merceologia), è nata a Roma, dove ha compiuto gli studi classici e ha sempre vissuto, a fianco del marito Goffredo Bellonci, scomparso nell’agosto del 1964. Nel 1939 ha pubblicato il suo primo, ormai celebre libro, Lucrezia Borgia, frutto di otto anni di studio e ricerche negli archivi italiani e Premio Viareggio di quell’anno; nel 1947 Segreti dei Gonzaga, entrambi tradotti in molti paesi; seguirono poi Pubblici segreti (1965), Come un racconto gli anni del Premio Strega (1970 e 1971). Presidente del Pen Club Italiano, collaboratrice del «Messaggero» e della RAI, nonché delle maggiori riviste italiane e straniere. Dal 1944, insieme col marito, ha fatto della propria casa un centro della vita letteraria italiana: in questo ambiente ha istituito, nel 1947, il Premio letterario Strega, del quale è tuttora l’animatrice. In edizione Mondadori: Lucrezia Borgia, 1939 – Segreti dei Gonzaga, 1947 – Pubblici segreti, 1965 – Come un racconto gli anni del Premio Strega, 1971 – Tu vipera gentile, 1972.

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