Trastulli d’Animali
Titolo originale: Kemono no Tawamure
Autore/i: Mishima Yukio
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prologo dell’autore, traduzione dal giapponese di Lydia Origlia.
pp. 160, Milano
In una casa sul mare circondata dai fiori vivono una breve e tragica estate Yuko, che si prende cura del marito semiparalizzato e muto, e il giovane e vigoroso Koji.
Quest’ultimo è appena uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna a due anni proprio per aver ferito gravemente al capo il marito di Yuko, della quale il giovane si era perdutamente invaghito.
Alcune settimane trascorrono in una crescente tensione perché gli amanti, apparentemente padroni della situazione, in realtà sono ossessionati dalla presenza silenziosa e rassegnata del marito, che suscita in loro sentimenti misti di pietà, rimorso e odio: non sopportano il sospetto di essere guardati come due animali che si trastullino, innocentemente felici. Il monologo col quale Koji si rivolge all’invalido, come per rimuovere la maledizione che grava su quell’amore, fa precipitare il trio verso il compimento di un delitto che sembra rispondere a un segreto desiderio di espiazione e di morte.
Vissuta sullo sfondo di una natura idilliaca, tra le spiagge e le pinete della penisola di Izu, questa storia di un eros appassionato che conduce irragionevolmente alla rovina acquista un’aura di essenzialità e fatalità che è stata paragonata da molti a quella propria della tragedia greca.
Mishima indugiò nel comporre il fortissimo epilogo: la notte del capodanno del 1961, a Milano, dopo aver ascoltato il “Fidelio” di Beethoven alla Scala, scrisse di getto l’ultimo capitolo, degno di coronamento di uno dei suoi romanzi più significativi.
Yukio Mishima (Tokyo, 1925-1970), pseudonimo di Kimitake Hiraoka, è considerato uno dei massimi scrittori giapponesi del ventesimo secolo. Autore di opere teatrali e sceneggiatore cinematografico, fu anche regista e attore. Convinto sostenitore e difensore della cultura tradizionale giapponese, fondò Tatenokai, un gruppo paramilitare che egli stesso amò definire militia. Il 25 novembre 1970 tentò di persuadere le Forze di autodifesa giapponesi a unirsi a lui in un’insurrezione contro il decadimento dei valori militari e civili del Giappone. Fallito il tentativo, si tolse la vita attraverso il seppuku, una forma di suicidio rituale. Le sue opere sono in corso di pubblicazione per Feltrinelli.
Argomenti: Cultura Giapponese, Giappone, Letteratura Giapponese, Letteratura Orientale, Romanzo,