Timore e Tremore – (Lirica Dialettica di Johannes de Silentio)
Titolo dell’opera originale: Frygt og Baeven
Autore/i: Kierkegaard Sören
Editore: Edizioni di Comunità
seconda edizione, prefazione di Jean Wahl, traduzione di Franco Fortini e Kirsten Montanari Gulbrandsen.
pp. XXXII-148, Milano
Quale dev’essere il rapporto dell’individuo col reale? E quale il suo rapporto col tempo? Questi i due problemi di Kierkegaard in Timore e tremore.
Questi due problemi sono collegati fra di loro, e collegati strettamente alla vita stessa di Kierkegaard. Presi nel loro rapporto con quella vita, con l’individuo ch’egli fu, essi significano: potevo io sposare la mia fidanzata? Dovevo sposarla, quando Iddio ha fatto di me, se non un eletto, almeno un individuo isolato, diverso da tutti gli altri; quando il matrimonio sarebbe stato, per lei, una sventura? Dovevo sposarla quando sentivo in me, accanto ai miei sentimenti religiosi, altri sentimenti dei quali non sempre sono padrone e che mi fanno paura?
Dovevo sposarla, finalmente, quando sentivo tanto profondamente che, nel momento stesso in cui sarebbe divenuta mia moglie, essa avrebbe cessato di essere l’ideale fanciulla che io amavo, per prender posto nel reale, mentre il suo ricordo soltanto mi sarebbe stato prezioso, mentre ella mi sarebbe stata preziosa, ma solo nel passato? […]
Kierkegaard considerava Timore e tremore come il suo libro migliore; sarebbe bastato, diceva, per rendere immortale il suo nome. […]
Né mai (ce lo dice lui stesso) un suo scritto fu legato più intimamente ai suoi più personali conflitti. Ma non è sempre facile afferrare il pensiero di Kierkegaard, dietro quello di quel johannes de silentio, cui egli attribuisce l’opera, e che è lui stesso, certo, ma non del tutto lui stesso. «È l’opera più difficile di Kierkegaard (ci dice Hirsch) e nella quale, più che in qualsiasi altra, egli ha fatto di tutto per confondere il lettore.» […]
Sören Kierkegaard (1813-1855) è stato un filosofo e teologo, considerato il padre dell’esistenzialismo. Cresciuto in un clima di cupa religiosità, ossessionato dal senso del peccato e della colpa, sviluppò un pensiero dominato dall’angoscia e dal pessimismo. Tra le sue opere più importanti Aut-aut (1843, comprendente il celebre Don Giovanni e il Diario di un seduttore) e Timore e tremore (1843).
Argomenti: Antropologia, Filosofia, Filosofia Occidentale, Mente, Psiche, Storia del Pensiero,