Tempeste d’Acciaio
Autore/i: Jünger Ernst
Editore: Edizioni Studio Tesi
prima edizione, introduzione di Maurizio Serra, traduzione di Gisela Jaager-Grassi.
pp. XXVIII-308, Pordenone
Tempeste d’acciaio, scritto nel 1919 e pubblicato nel 1920, è l’opera prima di uno fra gli autori più versatili e discussi del Novecento. Il background culturale del romanzo di Ernst Jünger è contraddistinto da quei valori di ubbidienza, disciplina ed efficienza che hanno le loro radici nell’impero guglielmino e che costituiscono il suo substrato indispensabile; valori che hanno contribuito a creare uno stato di pace «fasulla, untuosa e viscida» nella quale i giovani tedeschi di inizio secolo non si riconoscono affatto. Disgustata e annoiata da una società che ha soffocato i valori vitalistici connaturati all’esistenza umana, un’intera generazione individua nella guerra l’evento che può spazzare via questo clima di innaturale apatia. Il conflitto diviene quindi «tempesta d’acciaio», sprigionamento delle componenti irrazionali nascoste nel profondo ma mai completamente sopite, desiderio di riscatto dalla tranquillità borghese, sconquassamento della quotidianità.
All’interno di questa dinamica complessa Jünger non si trasforma mai in un semplice reporter di guerra: egli è prima di tutto un artista e quindi l’interesse del lettore anziché soffermarsi unicamente sui fatti narrati scivola inevitabilmente verso le modalità di narrazione, verso le indiscusse capacità stilistiche dell’autore. Lo scrittore riesce ad osservare la realtà bellica, anche i fatti più violenti, drammatici, con l’occhio indagatore, quasi distaccato, dello scienziato, ma contemporaneamente con la sensibilità dell’esteta a cui non sfugge la minima sfumatura di colore. In questo modo la guerra si trasforma in spettacolo, in grande scenario che si dispiega in tutta la sua tragicità davanti agli occhi attoniti dello spettatore, travolgendolo in un turbinio incessante di fatti e sensazioni.
Ernst Jünger nasce nel 1895 a Heidelberg. Dopo il trasferimento della sua famiglia a Rehburg, presso Hannover, entra nel gruppo del «Wandervogel» da cui nascerà in seguito il movimento della cosiddetta «Jugendbewegung» che proporrà un rinnovamento totale della società e della cultura tedesca. Volontario nel primo conflitto mondiale, fa della guerra il tema ricorrente di molte sue opere, da In Stahlagewittern (1920) (Tempeste d’acciaio) alla raccolta di saggi Der Kampf als inneres Erlebnis (1922) (La lotta come esperienza interiore), dai racconti di Feuer und Blut (1925) (Fuoco e sangue) agli Afrikanische Spiele (1936) (Ludi africani). Al 1930 risalgono la sua collaborazione con riviste della destra conservatrice e i contatti con gli esponenti del nazionalismo di destra e di sinistra, tra i quali Otto Strasser e Joseph Goebbels, ma contemporaneamente anche con scrittori come Bertolt Brecht ed Erich Mühsam. Durante la seconda guerra mondiale fa parte del Comando superiore tedesco a Parigi, città nella quale conosce numerosi esponenti della cultura, scrittori e pittori fra cui Cocteau, Paulhan, Céline, Braque e Picasso. Gli anni Quaranta segnano anche il suo incontro con Heidegger e quindi l’approccio con la filosofia esistenzialistica: del 1950 è il saggio Über die Linie, un tentativo di superare le posizioni nichilistiche heideggeriane. Dal luglio 1950 vive a Wilflingen, nella Schwäbische Alp. Fra gli ultimi suoi scritti ricordiamo il romanzo Eumeswil (1977).
Argomenti: Conflitti Militari, Eventi Bellici, Letteratura, Romanzo, Società, Storia,