Tarocchi Bolognesi
1780 ca.
Autore/i: Zoni Giacomo
Editore: Lo Scarabeo – RBA – Fabbri
78 carte, Milano
La città di Bologna ha un ruolo fondamentale nella storia dei Tarocchi. Questo gioco, infatti, è ancor oggi praticato nel capoluogo emiliano secondo le antiche regole. La prima testimonianza bolognese sul Tarocchi risale al 1477: si tratta di un contratto fra uno stampatore locale e un acquirente riminese. Ma i più importanti documenti bolognesi sono due fogli non tagliati, risalenti alla fine del Quattrocento, l’uno conservato all’École des Beaux Arts di Parigi, l’altro al Louvre. Tutte le figure, a parte Il Diavolo, corrispondono più o meno esattamente a quelle dei Tarocchi bolognesi che si trovano in commercio ancor oggi, solo che la numerazione è diversa. Una particolarità dei Tarocchi bolognesi consiste nel fatto che alcuni mazzi sono “castrati”, cioè hanno 62 carte anziché 78 (vengono tolte le carte numerali dal 2 al 5 di ogni seme), espediente introdotto verso la metà del Cinquecento che serve a velocizzare il gioco. Dell’antica produzione cinquecentesca di Tarocchi bolognesi resta poco: una carta, Il Diavolo, e oggi conservata al British Museum di Londra; un mazzo incompleto, stampato verso la metà del Seicento, e conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi. All’età barocca, invece, risale un famoso mazzo castrato, ideato ex novo dall’incisore bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718) e pubblicato nel 1669 sotto forma di libro intitolato Gioco di Carte con nuova forma di Tarocchini; ha fatto discutere la presenza di due Papi e di due Imperatori, al posto della Papessa e dell’imperatrice, ma non si conoscono i motivi di questa “licenza“. Nel 1725, un curioso “incidente” provocò nei Tarocchini bolognesi un cambiamento definitivo, allorché il sacerdote Luigi Montieri produsse un mazzo di “Tarocchi geografici” che citava come “misto” il governo della città di Bologna, mentre di fatto apparteneva allo Stato Pontificio. Le autorità ecclesiastiche fecero arrestare il sacerdote e i suoi collaboratori, ma si rischiò una sollevazione popolare, così Montieri e gli altri furono rilasciati. Per giustificare la decisione, le autorità finsero di essere state oltraggiate dalla presenza di quattro “Papi”, termine con cui i giocatori definivano Il Papa, La Papessa, L’lmperatrice e L’Imperatore; queste figure, perciò, furono sostituite con quattro “Mori”. (Giordano Berti)