Storia della Civiltà dell’Antico Egitto
Autore/i: Pirenne Jacques
Editore: Sansoni Editore
introduzione dell’autore, con la collaborazione artistica di Arpag Mekhitarian.
vol. 1 pp. 368, vol. 2 pp. 552, vol. 3 pp. 444, 239 tavv. b/n f.t., 29 tavv. a colori f.t., nn. ill. b/n, 8 carte geografiche ripiegate a colori f.t., Firenze
Primo volume:
«Ciò che caratterizza la storia dell’Egitto», scrive Jacques Pirenne, «è il fatto che le diverse fasi della sua evoluzione, susseguendosi e ripetendosi, sotto forme che si ritrovano presso tutti i popoli ed in particolare nella storia dei popoli occidentali fino ai nostri giorni – comportano … un certo numero di costanti, di natura tale da far apparire la storia sotto aspetti nuovi. .. particolarmente ricchi di insegnamento». In questa sua monumentale opera, alla compilazione della quale egli ha dedicato oltre un trentennio, nella minuziosa indagine della imponente documentazione raccolta dall’Archeologia in poco più d’un secolo, l’Autore ha ottenuto una grandiosa visione d’insieme che consente al lettore di individuare chiaramente quelle costanti, di seguirne lo sviluppo nel corso degli eventi, e di rendersi conto che « i popoli dell’antico Egitto, dai quali ci separano millenni, hanno conosciuto problemi sociali, economici, politici, giuridici, del medesimo ordine di quelli che si sono posti in età più vicina alla nostra ». Problemi che, in definitiva, ancor oggi ci assillano, ancor oggi agitano il mondo e determinano, nell’alternarsi delle soluzioni tentate o proposte, lo svolgersi di eventi dei quali, nel breve corso della nostra esistenza, abbiamo vissuto e stiamo vivendo una fase. Troppo vicini, come noi siamo, all’albero per poter vedere la foresta, non riusciamo però a discernere degli attuali eventi lo sviluppo ciclico: che risalta invece nello studio di questa civiltà lontana, la cui evoluzione storica ben determinata e conclusa – dalle sue origini sfumate nella protostoria al crollo definitivo sotto il tallone dei Legionari di Roma ci è stata unitariamente restituita dall’opera di due sole generazioni di archeologi che l’hanno tratta dalle sabbie del deserto dalle quali era stata sepolta, e perciò in gran parte conservata. Dalla contemplazione di questa magnifica epopea potremo forse trarre preziosi insegnamenti per la comprensione delle vicende in cui noi stessi siamo coinvolti.
I documenti dissepolti, che Jacques Pirenne porta per la prima volta a conoscenza del più vasto pubblico, inquadrati in un unico complesso unitario, integrati nella storia di tutta la civiltà dell’antico Egitto, riguardano ogni aspetto dell’esistenza umana: quelli economici come quelli giuridici, quelli politici come quelli familiari e affettivi, quelli militari come quelli scientifici, quelli religiosi come quelli filosofici e morali, quelli letterari come quelli artistici. La collaborazione di uno specialista come Arpag Mekhitarian ha consentito all’insigne storico belga di dare al lettore un completo quadro dell’arte egiziana, nella purezza delle sue linee e nello splendore dei suoi colori; integrando con le stupende riproduzioni delle opere architettoniche, plastiche e pittoriche, la descrizione dell’ambiente e dell’uomo dell’antico Egitto che già risulta dai numerosi documenti storici e letterari riportati nel testo.
Questo primo volume contempla il primo ciclo dell’evoluzione della civiltà egiziana, che va dalle sue origini, nel periodo predinastico del IV millennio a.C., ai sanguinosi moti rivoluzionari nei quali termina la VI dinastia, intorno al 2200 a.C .. Un ciclo di un millennio, nel quale in Egitto, alla formazione dei primi nuclei organizzati e fissati al territorio, succede la costituzione delle prime monarchie: quella feudale di Nekhen nell’Alto Egitto e quella accentrata ed individualista di Buto nel basso Egitto; alla unificazione sotto la I dinastia tinita (3000 a.C.), segue poi la evoluzione dell’istituto monarchico in una forma assolutistica, basata sulla divinizzazione del sovrano; viene quindi a crearsi un’oligarchia sacerdotale e feudale che finirà per soffocare la monarchia, disgregando l’Antico Impero in un nuovo feudalesimo ad economia chiusa che, soffocando l’attività degli scambi sulla quale si erano creati i grandi agglomerati urbani del Delta, ne provoca la violenta reazione destinata a travolgere l’intera classe dirigente, riportando l’Egitto allo stato di frazionamento in cui si trovava 10 secoli innanzi.
Secondo volume:
Il secondo volume della Storia della civiltà dell’Antico Egitto è dedicato al secondo ciclo di questa lunga e così ricca storia.
Dopo la disgregazione ed il crollo della monarchia, alla fine della VI dinastia (230 secolo a.C.) l’Egitto entra in un periodo feudale. Nell’Alto Egitto si ricostituisce il sistema delle Signorie mentre nel Basso Egitto il paese è dominato dalle grandi città del Delta che riprendono la loro autonomia sotto l’autorità diretta dei decemviri, magistrati eletti della popolazione urbana. I principi del Sud e le città del Nord sono vassalli del re feudale di cui d’altra parte combattono l’autorità. L’Egitto subisce in ogni campo una profonda decadenza. Dopo due secoli i principi feudali di Tebe, i più lontani dagli antichi centri della civiltà, conquistano l’Egitto _ come avevano fatto i re di Nekhen prima di Mène – e restaurano l’unità della monarchia. Questo raccogliersi della valle sotto una medesima autorità ha per effetto il ristabilirsi della vita economica lungo tutto il Nilo, e il porre fine alla economia chiusa del regime delle signorie nell’Alto Egitto. Sotto la XII dinastia si manifesta una vera e propria rinascita che ricostituisce un governo centrale al disopra delle vestigia del sistema feudale. La Società in quell’epoca esegue una rapida evoluzione verso il ritorno all’individualismo, che si manifesta segnatamente nel diritto privato; e l’arte riceve un nuovo slancio. Fermata dalle invasioni degli Hyksos, provenienti dall’Asia, che sommergono il Delta, la restaurazione monarchica subisce una certa recessione fino a quando il re Ahmose, che apre la XVIII dinastia (1580 a.C.) non riconquista il Basso Egitto cacciandone gli Hyksos.
Il feudalesimo non è più che un arcaismo e crolla definitivamente, mentre “Egitto entra in un nuovo periodo classico. È la grande fioritura del Nuovo Impero, che porta l’Egitto ad un nuovo apogeo. Amenofi IV tenta la sua grande riforma universale monoteistica, compaiono le prime leggi sociali, si sviluppano il diritto delle genti e il diritto internazionale privato. L’Egitto estende il suo impero sulla costa di Siria ed assume una magnifica espansione, Ramesse Il tenta di stabilire col re ittita, Hattusili III, il celebre condominio che darà mezzo secolo di pace al mondo orientale antico.
Quindi, con la XIX dinastia, si ha una nuova marcia verso l’assolutismo, che presto degenera nello statalismo, nell’eccessivo fiscalismo e nel burocratismo, e, come mille anni prima, l’Impero comincia a disgregarsi. Resiste ancora con Ramesse III alle invasioni dei Libici e dei Popoli del Mare, ma il male che lo mina internamente ne provoca un nuovo smembramento: nel 20° secolo a.C. si apre un nuovo periodo feudale. Questo ciclo dai molteplici aspetti che riproduce pur senza ripeterle le tappe evolutive del primo ciclo, è di una ricchezza nell’arte, nel pensiero, nella vita sociale, che l’Autore segue nei minimi particolari. Tutta la popolazione dell’antico Egitto rinasce, dopo 4000 anni, in questo volume. Pagine di letteratura, poemi d’amore, inni a gloria di Ammone in cui si esprime un pensiero che prepara il monoteismo, scritti di moralisti il cui pensiero è vicinissimo a quello cristiano, la vita familiare, gli incidenti pittoreschi nell’esistenza degli umili, discorsi regali, contratti, sentenze, racconti, epopee, illustrano volta a volta un testo che rimane in stretto contatto coi documenti estraendone al massimo grado i dati che contengono. Una abbondante illustrazione presentata da Arpag Mekhitarian sotto un nuovo aspetto, perfeziona la evocazione della civiltà dell’antico Egitto durante il millennio che va dal 23° al 12° secolo a.C. e che, senza dubbio, fu uno dei periodi di maggior civiltà che l’umanità avesse mai raggiunto. L’interesse che essa presenta per noi è tanto maggiore, in quanto costituisce una delle fonti essenziali della civiltà ellenistica, e, di conseguenza, della nostra civiltà occidentale.
Terzo volume:
Questo terzo volume della Storia della civiltà dell’ Antico Egitto descrive il terzo ciclo della sua evoluzione storica. Sebbene il susseguirsi delle tappe raggiunte corrisponda ili primi due cicli – feudalesimo (11° – 7° secolo), ricostituzione monarchica (7° -4° secolo), monarchia assoluta (4° – 2° secolo), disgregazione del potere (2° – 1° secolo) – questo ciclo si distingue dai precedenti per il fatto che l’Egitto viene trascinato e sommerso dagli éventi internazionali. Il feudalesimo dell’11° secolo è assai diverso da quello seguito al crollo dell’Antico Impero: benchè come allora riprenda, nell’Alto Egitto, una forma che essenzialmente è di signoria, dallo smembramento dell’Impero si sprigiona un feudalesimo militare, in quanto i principi sono, per lo più, mercenari stranieri di origine libica, probabilmente anche achea, entrati al servizio dei faraoni alla fine del periodo ramesside. Appare allora in Egitto una civiltà nuova, rivelata dai racconti cavallereschi, che in più d’un tratto somiglia a quella che appare nell’Iliade.
Anche la ricostituzione monarchica del 7° secolo presenta un aspetto interamente nuovO. Dopo i tentativi di restaurazione da parte dei re-sacerdoti dell’Alto Egitto – tentativi che portarono momentaneamente all’insediarsi in Egitto di una dinastia etiopica – una nuova unità monarchica, della quale fu centro la potente città mercantile di Sais, si sprigionò proprio dalle città del Delta. L’Egitto, trascinato dal grande movimento di civiltà urbana e marittima che si manifesta nel Mediterraneo, è dominato dagli interessi economici della borghesia della città, i quali impegnano la monarchia in una politica di riforme democratiche. L’influsso di questo movimento doveva farsi sentire ad Atene all’epoca delle riforme di Solone.
Mentre, però, le città del Delta orientano la politica egiziana verso il mare e verso le preoccupazioni economiche e sociali, la classe sacerdotale resiste per difendere il regime delle Signorie sul quale sono fondati i suoi privilegi e l’Egitto si divide in due pariti irrimediabilmente ostili. Le loro divergenze si attenuano di fronte all’Impero persiano che mira, in quell’epoca, al predominio mondiale e l’Epitto, vinto per i suoi contrasti interni, subirà lunghi periodi di occupazione straniera. La sua potenza politica ne risulterà distrutta: non così la straordinaria influenza della sua alta civiltà.
Per resistere alla Persia, l’Egitto si volge verso l’alleanza greca. Dal 6° al 4° secolo la storia greca e quella egiziana sono strettamente correlate, l’una non può capirsi senza l’altra. La filosofia ionica, che iniziò ciò che si suoi definire il miracolo greco, è tutta permeata del pensiero religioso dell’Egitto.
La monarchia saitica, meno brillante del periodo di apogeo dell’Antico e del Nuovo Impero, rappresenta tuttavia uno dei periodi più appassionanti non solo della storia dell’Egitto ma di quella del Mediterraneo. I grandi conflitti internazionali fra gli Imperi terrestri e le città democratiche, cui è strettamente collegata, la stessa lotta interna fra borghesia urbana e clero, lo sviluppo costante dello spiritualismo egiziano tanto sul piano metafisico quanto su quello etico, l’interpenetrazione delle idee religiose egiziane, siriane, iraniane e greche, l’influenza dell’Egitto sulla morale ebraica e, ripetiamo, sul pensiero greco, preannunciano la grande civiltà ellenistica che si imporrà ai paesi del Mediterraneo e preparano il terreno per il trionfo del Cristianesimo.
L’Egitto passa, in quell’epoca, sotto la dominazione dei Tolomei. La sua gloria si spegne, soffocata dall’imperialismo, dal dirigismo economico e dallo statalismo di quei re greci che si distaccano dal popolo egiziano sul quale regnano, e la conquista romana pone fine alla grandezza della civiltà egiziana.
Ma prima di perdere il suo magnifico splendore, la civiltà egiziana, che fu la più umana di tutte le civiltà antiche, ha esercitato una influenza che non andrà perduta. Permane a sua gloria l’essere stata la prima a fare della carità e della non-violenza la base della morale, e, del rispetto della persona umana, il fondamento del diritto
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