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Squadrone Bianco – Storia delle Truppe Coloniali Italiane

Squadrone Bianco – Storia delle Truppe Coloniali Italiane

Massaua 1885 – Cheren 1941 la drammatica e silenziosa epopea delle truppe indigene africane che affiancarono il nostro esercito nella realizzazione di un sogno ambizioso e fugace: l’impero coloniale italiano

Autore/i: Quirico Domenico

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, premessa dell’autore, in sovraccoperta: Il principe di Piemonte visita in Somalia il Villaggio Duca degli Abruzzi, aprile 1928.

pp. 362, numerose tavole b/n f.t., Milano

5 febbraio 1885: a Massaua, remoto porto del mar Rosso ai margini dell’impero turco, sbarca, sotto un’opprimente calura, un piccolo contingente di soldati italiani. Inizia allora, tra equivoci, velleità espansionistiche da grande potenza e miseri finanziamenti, l’avventura del nostro colonialismo. Mezzo secolo di sanguinose vittorie e plateali sconfitte, di eroismi e crudeltà di cui solo in piccola parte furono protagoniste le nostre truppe.
Le colonie, in realtà, vennero conquistate, difese e perse da eserciti di indigeni assoldati come mercenari e guidati da ufficiali italiani. Giunti dal Sudan e dallo Yemen, andarono a formare battaglioni in cui convivevano uomini delle etnie più diverse: tigrini, etiopi, somali, libici. Si batterono bene e con coraggio, in cambio di una paga modesta, di una divisa e di un fucile, sottoposti a una disciplina implacabile, dove ai ceppi si affiancava il curbasc, la frusta di pelle di ippopotamo. Di fede cristiana o musulmana, animista o pagana, ognuno di loro poteva pregare il suo dio in perfetta libertà. Si fecero uccidere a migliaia affrontando le turbe fanatiche seguaci del Mahdi, un precursore di bin Laden che voleva cacciare gli empi colonialisti dalle terre del Profeta; a Adua molti di loro furono mutilati dal negus Menelik per tradimento; in Libia diedero la caccia agli inafferrabili guerriglieri del deserto; nel 1935 arrancarono sulle ambe etiopiche per aprire la strada ai soldati di Mussolini.
I generali li giudicavano con degnazione, talvolta con disprezzo, considerandoli utili ma vergognandosi di dover dipendere, per vittorie e medaglie, da quei «selvaggi». Che pure furono sempre fedeli all’Italia, anche quando tradirla sarebbe stato più semplice e meno pericoloso.
Questa epopea dimenticata, di cui Domenico Quirico ripercorre le fasi più esaltanti e drammatiche con stile personalissimo e non privo di amara ironia, offre una delle chiavi per comprendere i legami complessi, e contraddittori, che il colonialismo crea tra «padroni» e indigeni. E la storia dei reparti africani si intreccia con quella, altrettanto tragica e dimenticata degli ufficiali che al loro fianco si batterono da Dogali a Cheren, ultima battaglia dell’effimero impero italiano: due realtà lontanissime accomunate dalla dura necessità della guerra, che, al di là delle gerarchie militari e delle differenze razziali, mette in scena un unico dramma umano.

Domenico Quirico, giornalista, ha seguito per «La Stampa» le più drammatiche vicende africane degli ultimi vent’anni, dal Mozambico al Congo, dalla Somalia all’Algeria. Autore di una Storia dell’unificazione europea (Agorà 1998), sta curando una ricerca sugli aspetti meno conosciuti del colonialismo italiano.

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