Sovrannaturale e Natura nella Mentalità Primitiva
L’esperienza magico-animistica del primitivo in un classico dell’antropologia
Autore/i: Lévy-Bruhl Lucien
Editore: Newton Compton Editori
introduzione di Leo Lugarini, traduzione di Salvatore Lener.
pp. 448, Roma
Nel dibattito che si tenne il 15 febbraio 1923 alla Società Francese di Filosofia, Lévy-Bruhl così anticipava le idee poi sviluppate in Sovrannaturale e Natura nella Mentalità Primitiva: «Nello stesso modo che l’ambiente sociale in cui vivono i primitivi è diverso dal nostro, il mondo esterno che essi percepiscono differisce pure da quello che noi percepiamo… La distinzione fra naturale e sovrannaturale non esiste ai loro’occhi. Essi hanno una fede completa nella presenza e nell’azione di forze invisibili e generalmente inaccessibili ai sensi, che si fanno sentire da ogni parte».
Ma, in luogo di richiamarsi ad una legge di funzionamento della mentalità primitiva, e in particolare ad una prelogica «legge» di partecipazione, Lévy-Bruhl fa qui appello al continuativo senso di paura e bisogno di difesa e protezione che domina i primitivi; per cui quelle credenze vanno apparendo quale contropartita d’una precaria condizione esistenziale.
Esiste una universale e permanente identità nella natura umana? In questo classico dell’antropologia Lévy-Bruhl tenta di spiegare il rapporto tra umanità primitiva e moderna sulla base dei modi in cui esse costruiscono la propria esperienza.
Lucien Lévy-Bruhl (1857-1939) insegnò a Parigi, all’École des Sciences Politiques e poi alla Sorbona. Storico della filosofia, si rivolse alla sociologia e alla ricerca etnologica sotto l’influenza di Comte e Durkheim. Tra le sue opere tradotte in Italia: Sovrannaturale e natura nella mentalità primitiva (1973), Psiche e società primitive (1975) e La mentalità primitiva (1981). Presso Bollati Boringhieri è uscito L’anima primitiva (1990 e 2013).
Argomenti: Antropologia, Magia, Mentalità, Popoli Primitivi,