Sociologia del Sapere
Autore/i: Scheler Max
Editore: Edizioni Abete
seconda edizione, introduzione di Gianfranco Morra, traduzione di Dario Antiseri.
pp. 296, Roma
Tutti i fenomeni della vita culturale risultano incomprensibili senza un riferimento alla realtà storico-sociale in cui sorgono e di cui sono espressione. Solo l’esasperazione romantica poteva rifiutare questo condizionamento ed esaltare il genio e l’eroe, come individualità indipendenti dalla realtà sociale. La crisi del romanticismo, il trionfo dell’ideologia positivistica, la diffusione del marxismo ed il suo incrociarsi con lo storicismo relativistico tendono a condurre all’estremo opposto, cioè a porre un legame causale univoco tra condizione sociale e pensiero. Ristabilire l’equilibrio critico tra queste posizioni opposte e riconoscere, al di là di ogni dogmatismo, l’influenza che esercita la realtà sociale sulla formazione delle categorie mentali, è il compito che si è proposto, appunto, la Wissenssoziologie.
Questa ha avuto la sua data ufficiale di nascita nel 1924, quando compariva, a Monaco, il lavoro collaborativo Versuche einer Soziologie des Wissens, a cura di Max Scheler, che vi aveva premesso il suo saggio Probleme einer Soziologie des Wissens (qui tradotto nella sua successiva rielaborazione). In questo saggio Scheler ha posto per il primo, secondo il comune riconoscimento degli storici, i fondamenti metodologici di questa nuova importante branca della sociologia.
L’approccio tra filosofia e sociologia del sapere rientra in quell’integrazione più vasta, che è accettata oggi come imprescindibile per la fondazione di una realistica dottrina intorno alla situazione ed al compito dell’uomo. In tale richiamo alla necessità di un’integrazione la Wissenssoziologie di Max Scheler agisce potentemente, distruggendo le antiche e nuove utopie sia del razionalismo astratto sia del collettivismo deterministico.
Max Scheler è nato a Monaco il 22 agosto del 1874 ed è morto a Francoforte sul Meno il 19 maggio del 1928.
Scolaro di R. Eucken e O. Liebmann a Jena, insegnò poi nelle università di Jena, Monaco, Colonia e Francoforte s.M. Subì, pur conservando la propria vigorosa originalità, l’influenza del circolo fenomenologico di Husserl, con il quale collaborò, pubblicando nello Jahrbuch husserliano la sua prima opera importante: Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik (ristampato in volume ad Halle nel 1927). L’opera che lo rese più celebre nel mondo filosofico europeo è: Wesen und Formen der Sympathie (Bonn, 1923).
Argomenti: Sociologia,