Sette Anni nel Tibet
Autore/i: Harrer Heinrich
Editore: Garzanti Editore
traduzione dal tedesco di Guido Gentilli.
pp. 322, 45 foto b/n f.t, 8 foto a colori f.t., 1 cartina ripiegata b/n f.t., Milano
Heinrich Harrer dalle prime pagine di questo libro porta il lettore al passo rapido e sicuro della sua marcia per gli itinerari più meravigliosi del mondo, pieni di rischi e attraverso maceranti e insieme eroiche fatiche. L’Harrer, più volte vittorioso in gare sportive, giovane alpinista tempratissimo, scala nel luglio del ’58, con tre compagni, per la prima volta, la parete inviolata dell’Eiger. Questa asprissima vittoria lo rende celebre ed egli è chiamato a far parte della spedizione tedesca al Nanga Parbat (m. 8114), nell’Himalaia. La guerra lo sorprende a Karachi, e Harrer è internato con tre compagni in un campo inglese in India; pare debba essere spezzato per sempre l’impeto di questa vigorosa giovinezza. Di qui comincia invece la storia che riempie queste pagine serrate: diario di un uomo d’azione per eccellenza, in cui tutto è movimento, decisione, fatto, disegno, con il tratto secco di chi riassume ed esprime, in uno con le cose reali, il giudizio, le emozioni, gli intimi colloqui dell’uomo audacissimo con la natura e con se stesso.
Dal primo giorno il filo spinato del campo di internamento è per Harrer il bastione della prigionia da cui prepara inesorabile la fuga. Se fallisce una volta e poi un’altra, egli riannoda subito le fila di un nuovo piano di fuga. Le risorse di questo internato sono incalcolabili.
Egli sfuggirà infine al reticolato .e agli inseguitori. L’ingegno, l’ardire, l’istinto lo guidano di rischio in rischio ad aprirsi la porta inviolabile del Tibet. Ma il Tibet non ama gli ospiti stranieri e, nelle condizioni singolari in cui egli e il suo compagno si trovano, la diffidenza viene ad aggiungersi alla naturale ostilità. Due volte Harrer e Aufschnaiter traversano lo spartiacque dell’Himalaya. Da un distretto all’altro cercheranno rifugio e salvezza, con marce interminabili, vinceranno bufere invernali sull’altipiano del Tschang-Thang, incontreranno nomadi, ladroni. Alla fine di così drammatiche avventure ecco la fortuna ambita e miracolosa.
Lhasa, «la città santa», apre le porte all’eroico vagabondo; cinque anni di soggiorno a Lhasa, diversi impieghi statali, la inattesa conquista della fiducia del Dalai Lama, lo spettacolo di pompose feste religiose, la dimestichezza con la vita dei monasteri, l’affacciarsi pauroso della Cina rossa, hanno dato ad Harrer la possibilità di una così vasta documentazione, anche fotografica, da ravvicinare al nostro occhio un mondo lontanissimo e suggestivamente avvolto nel segreto della sua altissima spiritualità. Oggi Harrer ne schiude a noi una visione diretta e realistica; il primo a narrarci con immediatezza e pienezza di particolari quasi giornalistiche il Tibet, egli sarà forse l’ultimo che abbia potuto fermare nel suo sguardo l’immagine del Tibet indipendente e feudale.
Argomenti: Storia Moderna e Contemporanea, Storie di Vita, Tibet, Viaggio,