Setaioli Italiani in Asia
Imprenditori della seta in Asia Centrale (1859-1871)
Autore/i: Zanier Claudio
Editore: CLEUP – Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova
prima edizione.
pp. 544, nn. ill. a colori e b/n, Padova
Alla metà di quella Via della seta che per duemila anni unì la Cina al Mediterraneo vi sono dei grandi bacini fluviali chiusi, desertici e stepposi, con vaste oasi fertili di ricche agricolture e molto popolate: è l’Asia centrale. Vi sorgono città dai nomi favolosi, Bukhara e Samarcanda, poste un tempo agli estremi limiti dell’impero di Alessandro, nell’antica Transoxiana… Più tardi in queste regioni venne introdotto l’allevamento del baco da seta e la seta fu una delle maggiori attività economiche. Nell’Ottocento, filo e stoffe di seta dell’Emirato di Bukhara o del Khanato di Kokand andavano in India, in Russia e nell’Impero ottomano. Quando scoppiò in Europa, alla metà dell’Ottocento, la devastante epidemia del baco (la pebrina) che mise in ginocchio la maggiore industria di esportazione dell’Italia, decine di professionisti – i semai – si misero a rastrellare le aree del mondo non colpite dal male da dove si importarono anno dopo anno, con spese enormi, grandi quantità di uova di quell’insetto – il seme-bachi – per poter far proseguire da noi il ciclo della seta.
L’Asia Centrale, in parte russa e in parte divisa tra stati islamici indipendenti, non sfuggì alle ricerche. Sin dal 1859 vi si recarono più spedizioni italiane. I costi erano altissimi, i tempi per tragitti di migliaia di chilometri nell’ordine di mesi, i rischi personali assai elevati. I quattro della spedizione Meazza del 1863, presi per spie, vennero incarcerati per un anno rischiando la testa. I risultati concreti non furono quasi mai all’altezza delle aspettative, e l’Europa finì per scegliere il Giappone come suo fornitore di seme-bachi, ma la messe di documenti, lettere, relazioni, scritti editi e inediti, lasciatici dalla quindicina di italiani che vi si recarono costituiscono un patrimonio di informazioni di prima mano di grande valore che viene qui per la prima volta presentato seguendo il filo di seta che ha legato e reso coerenti quelle spedizioni.
Claudio Zanier insegna Storia dell’Asia a Pisa. È stato Coordinatore per l’Italia del progetto ’Itinerari culturali europei – la seta’ del Consiglio d’Europa e Chercheur Associé presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Tra le sue pubblicazioni: La seta in Italia dal Medioevo al Seicento, Venezia 2000 (con L. Molà e R. Mueller), e Pre-Modern European Silk Technology and East Asia: Who Imported What? in Ma, Debin (ed.), Textiles in the Pacific, Ashgate 2005. Ha pubblicato in questa collana Semai – Setaioli italiani in Giappone (1861-1880), Padova 2006.
Argomenti: Arti e Mestieri, Artigianato, Asia, Cultura, Storia, Storia dei Costumi, Storia dei Popoli, Tradizioni, Varie,