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Segni Meravigliosi

Segni Meravigliosi

La decifrazione delle scritture e delle lingue scomparse

Autore/i: Doblhofer Ernst

Editore: La Scuola Editrice

edizione italiana a cura di Elena Ottolenghi, prefazione dell’autore, traduzione di Giorgio Gostini.

pp. 352, nn. tavv. a colori f.t., nn. ill. b/n, Brescia

Obelischi egiziani coperti di misteriosi disegni stilizzati, iscrizioni in cuneiforme sulle rupi di Behistŭn, pietre incise e murate per le vie di Hama, sigilli ittiti, tavolette d’argilla di Rās Šamra, «pietre da latte» di Creta, monumenti funerari coperti di rune paleoturche sulle rive dell’Orqon, e ancora, ancora: il disco di Festo e le bende della mummia di Zagabria, le iscrizioni proto-indiche sui sigilli di Mohenjo-dāro e i «legni parlanti» dell’Isola di Pasqua… Milioni e milioni di esseri umani, portatori di civiltà lontane da noi secoli e secoli, hanno affidato a semplici oggetti di uso quotidiano, o a imponenti costruzioni d’impronta regale, la testimonianza della loro esistenza e l’espressione del loro pensiero. Hanno scritto nella loro lingua, con il loro particolare alfabeto. Sono questi i segni meravigliosi che archeologi e scopritori si sono trovati davanti, come messaggi che chiedessero di essere raccolti e interpretati perché fosse fondata, o arricchita, la conoscenza che gli uomini hanno della loro stessa civiltà.
La storia della decifrazione delle lingue e delle scritture sconosciute e una vicenda appassionante: hanno parte in essa personaggi che la tradizione ci presenta in un alone di leggenda e semplici artefici di cui non conosceremo mai neppure il nome. Ma soprattutto in essa sono vivi gli studiosi che hanno impegnato tutta la loro dottrina – e la loro umanità – nello sforzo assiduo, pazientissimo, spesso doloroso, talvolta aspro, di interpretare quei segni misteriosi. Noi li seguiamo in queste pagine nel loro lavoro, vediamo nascere i loro dubbi, assaporiamo le loro delusioni, ci impadroniamo dei loro metodi: e i documenti che ci vengono presentati nelle illustrazioni finiscono per parlare anche per noi.
L’opera di Ernst Doblhofer ha infatti, tra gli altri, un merito particolare: il problema storico della ricostruzione di una lingua e di una grafia sconosciuta non è mai sentito e descritto come un fatto esclusivamente e aridamente culturale; l’indagine scientifica non perde mai la propria dimensione umana. Non è un cumulo di dati, ciò che si ricerca, ma la possibilità di un discorso: la via per ritrovare i legami con un passato in cui sono vissuti uomini come noi e da cui discende, nel segno delle stesse esperienze, il nostro stesso presente.

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