Scipione Africano
Il vincitore di Annibale
Autore/i: Liddell Hart Basil H.
Editore: Rizzoli
prima edizione, edizione italiana a cura di Ovidio Dallera, introduzione dell’autore, traduzione di Gianni Montanari.
pp. 280, nn. tavv. b/n f.t., nn. cartine e ill. b/n, Milano
«Per il fatto che egli fu l’uomo più illustre fra quasi tutti quelli che vissero prima di lui, tutti cercano di sapere chi egli fu e da quali particolari doti naturali egli mosse per compiere tali e tante imprese.» Così Polibio, nelle sue Storie, inizia a raccontare le imprese di Scipione. Attingendo soprattutto a Polibio e a Tito Livio, il grande storico militare Sir Basil Liddell Hart ricostruisce le straordinarie gesta di quello che si può considerare il primo grande generale romano.
Nel 210 a.C., in un momento cruciale della Seconda guerra punica contro Cartagine, viene inviato in Spagna a comandare le legioni romane il venticinquenne Publio Cornelio Scipione. La scelta non avviene senza contrasti: colto, intelligente, animato da una religiosa fiducia in se stesso, ammiratore della cultura greca che tanto allarma i circoli tradizionalisti, il giovane comandante non aveva ancora l’età per essere eletto console. Di lui il Senato diffidava profondamente perché , non a torto, avvertiva che quest’uomo abituato a vincere aveva innate le doti del capo e del condottiero, capace magari, con l’appoggio popolare, di porsi al di sopra delle leggi e delle tradizioni. L’esempio di Annibale, che aveva per tanti anni condotto una politica del tutto personale, aveva fatto scuola, suscitando in campo romano un personaggio degno del suo grande rivale punico.
In Spagna Scipione riesce, con grande senso politico, ad attirarsi le simpatie e l’appoggio di molti capi iberici. Modifica la tattica tradizionalistica dei comandi romani, facendo combattere le legioni in formazioni meno serrate e più elastiche.
Da lui la fanteria riceve in dotazione il gladius ibericus, la spada a due fili, di ferro rigido, lunga 60 cm., analoga a quella dei Celtiberi, con la quale i legionari romani conquisteranno il mondo. Inizia prendendo la città di Cartagena, poi sconfigge a Becula Asdrubale Barca, fratello di Annibale. Quindi distrugge ad Ilipa due armate cartaginesi e, tornato a Roma, forte dell’appoggio popolare, ottiene il consolato e la Sicilia come provincia. Da lì avrebbe attuato il suo grande disegno di portare la guerra in Africa, così da costringere Annibale a lasciare l’Italia. Sbarca in Africa a Utica e riporta, con l’aiuto della cavalleria di Masinissa, una grande vittoria ai Campi Magni. Genialmente ha intuito che la cavalleria romana, carica di prestigio per la sua composizione sociale, non è adatta alle nuove strategie, e si serve abilmente della cavalleria numìda. A Zama, nella grande battaglia capolavoro che pose fine alla seconda guerra punica, sarà la cavalleria a prendere alle spalle i veterani di Annibale, spianando la via al trionfo di Scipione.
L’uomo al quale Annibale rinfacciava che «tutto gli fosse sempre riuscito secondo i suoi desideri» subirà il crudele destino riassunto dalla celebre frase «Ingrata patria non avrai le mie ossa». Quasi a simboleggiare, nota Liddell Hart, che raggiunto un tale prestigio si può solo essere oggetto dell’accanimento degli avversari, sempre desiderosi della rovina di chi è stato il più grande.
Sir Basil Liddell Hart nacque a Parigi nel 1895 e studiò al St. Paul’s e Corpus Christi College, Cambridge, dove era lettore di storia allo scoppio della Prima guerra mondiale. Fu comandante di compagnia nel Yorkshire Light Infantry e combatté sulla Somme. finita la guerra gli fu commissionato di riscrivere il Manuale per l’addestramento della fanteria, iniziando così una prestigiosa carriera che lo porterà a diventare il massimo esperto militare inglese fra le due guerre. Di lui Rommel disse nel 1942 che gli inglesi avrebbero evitato molte sconfitte se avessero fatto più attenzione ai suoi insegnamenti sull’uso strategico dei carri armati.
Fra le sue opere, La prima guerra mondiale 1914-1918, Rizzoli 1968 e Storia di una sconfitta, Rizzoli 1971.
È morto nel gennaio del 1970.
Argomenti: Antica Roma, Biografie, Storia di Roma Antica,