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Sabbia e Onda

Sabbia e Onda

Autore/i: Gibran Kahlil

Editore: Ugo Guanda Editore

introduzione di Carlo A. Corsi, traduzione di Lia Lopes Pegna, in copertina: Anonimo, Miniatura islamica rappresentante un poeta intento alla meditazione in un giardino del Kashmir (particolare), anni intorno al 1630.

pp. 116, Milano

Pubblicato tre anni dopo Il Profeta, il libro che ha fatto di Gibran uno dei poeti più letti del mondo occidentale, Sabbia e onda ripropone con forza la sorprendente comunicatività e la suggestiva, solenne, non di rado enigmatica densità del suo discorso. Il segreto della riuscita di Gibran – che è anche il segreto del suo straordinario successo – è appunto nella capacità (perlomeno insolita nella poesia di questo secolo) di conciliare una naturale tendenza all’aforisma, al «versetto» con un’altrettanto spontanea ed efficace vocazione all’affabilità, alla chiarezza, che gli consente di giungere, si direbbe, senza mediazioni al cuore del lettore e di parlargli con davvero «profetica» semplicità dei grandi, eterni temi dell’esistenza spirituale e corporea. Spiegabile, parzialmente, in termini sociologici (ed è quanto si propone di fare, nell’introduzione di questo volume, Carlo Alberto Corsi), il fascino, la strana luminosità della pagina di Gibran resistono tuttavia in una sorta di non-tempo della poesia, in un luogo non precisabile ma certo dove il dibattito culturale e la stessa funzione delle forme appaiono come bruciati o sospesi dall’incandescenza, dalla necessità elementare e irrevocabile dell’invocazione.

Gibran Kahlil Gibran nacque nel 1883 nel Libano e fu poeta, pittore e filosofo. Negli ultimi vent’anni della sua vita abitò negli Stati Uniti. Morì a New York nel 1931. L’opera che lo ha reso famoso in tutto il mondo, Il Profeta scritta nel 1923, è stata pubblicata da Guanda.

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Argomenti: Medio Oriente, Poesia,

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