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Radetzky

Radetzky

Il nemico degli italiani

Autore/i: Herre Franz

Editore: Rizzoli

prima edizione, traduzione di Lydia Magliano.

pp. 296, nn. tavv. a colori f.t., nn. tavv. b/n, Milano

Molti conoscono la Marcia di Radetzky, una musica che sembra sempre li li per passare dal marziale ritmo binario al rapido ritmo ternario del valzer viennese; ma pochi sanno che Johann Strauss senior compose la sua famosa Opera 228 per celebrare la vittoria riportata nel 1848 dagli austriaci sugl’italiani. Vittoria che indusse a sperare nel soffocamento della rivoluzione nazionale e nella salvezza definitiva dell’impero plurinazionale.
Ancora meno si sa dell’uomo che riportò questa vittoria e rinvigorì questa speranza, il feldmaresciallo conte Johann Josef Wenzel Radetzky Von Radez, il più illustre fra i generali austriaci dopo il principe Eugenio. Già nel 1813-14, da capo dello stato maggiore degli eserciti coalizzati, egli aveva dato un contributo determinante alla sconfitta di Napoleone, sebbene gli storici di lingua tedesca, e soprattutto i prussiani, abbiano passato sotto silenzio i suoi meriti. Irriducibile nemico degli italiani, nel 1848, dopo aver riorganizzato il suo esercito, batté i piemontesi di Carlo Alberto a Custoza, li sconfisse nuovamente a Novara nel 1849 e conservò al suo sovrano le province italiane.
La vita di Radetzky, nato nel 1766 e morto nel 1858, abbraccia un secolo di storia europea: assolutismo illuminato, rivoluzione francese, impero napoleonico, guerre di liberazione, restaurazione e movimento nazionalistico liberale e democratico, col quale si trovò a confronto in qualità di governatore generale e di comandante militare del regno lombardo-veneto.
Radetzky cercò una via mediana fra la rivoluzione e la reazione, analogamente al prussiano Scharnhorst promosse una riforma militare e cercò di prendere le distanze dal sistema instaurato da Metternich. Poi il radicalismo di sinistra lo spinse sempre più a destra, fino al neoassolutismo di Francesco Giuseppe.
Già agli albori del XIX secolo vedeva l’Europa minacciata dall’espansionismo russo da un lato, dall’emergente potenza degli Stati Uniti dall’altro. Perciò auspicava, coerentemente con la sua visione, il principio proposto dopo la seconda guerra mondiale: ”una lega europea, un’organizzazione che comprenda tutti gli stati europei è l’imperativo più pressante del momento”.
Il protoeuropeista Radetzky era un perfetto austriaco vecchio stampo per origini e per inclinazione intrinseca, nel pensiero e nell’azione.
”Sotto le tue tende c’è l’Austria” inneggiava Franz Grillparzer nella poesia che gli dedicò, intendendo dire che l’esercito condotto dall’imperialregio feldmaresciallo, composto di soldati d’ogni nazionalità della composita monarchia asburgica, non solo l’aveva salvata, ma impersonava simbolicamente quanto meritava di perpetuarsi: l’ordinamento sovrannazionale.

Franz Herre, autore di numerose e fortunate biografie, traccia in queste pagine un ritratto fedele e pieno di vita di Radetzky, antesignano dell’europeismo e ultimo paladino degli Asburgo, collocandolo sullo sfondo così ricco di eventi del suo tempo. Franz Herre, storico per studio e vocazione (nel 1949 si è laureato con Franz Schnabel in Storia Moderna), giornalista per professione (dal 1962 e capo della divisione politica della Deutsche Welle), ha vinto nel 1980 il premio di cultura internazionale per la sezione storica e politica della cittadina toscana di Anghiari. Di Franz Herre sono apparsi: Francesco Gimeppe (Rizzoli, 1979). La rivoluzione americana. Nascita di una potenza mondiale (1976). Il barone Stein. Una vita, un’epoca (1973). Nazione senza stato. La nascita della questione tedesca nel XIX secolo (1967). Storia del buongusto in cucina (Rizzoli, 1981). Prussia: nascita di un impero (Rizzoli, 1982).

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