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Prigioniero di Me Stesso – Viaggio Dentro l’Autismo • Il Mondo di Birger Ragazzo Poeta e Autistico

Prigioniero di Me Stesso – Viaggio Dentro l’Autismo • Il Mondo di Birger Ragazzo Poeta e Autistico

Titolo originale: Ich will Kein inmich mehr sein. Botschaften aus einem autistischen Kerker

Autore/i: Sellin Birger

Editore: Bollati Boringhieri Editore

prima edizione, a cura di Michael Klonovsky, traduzione di Enrico Ganni, in copertina, Egon Schiele, Autoritratto con le mani piegate.

pp. LI-128, foto in bianco e nero fuori testo, Torino

Fino a due anni Birger è un bambino normale. All’improvviso, e inspiegabilmente, piomba in un mutismo assoluto e tronca ogni contatto col mondo esterno, compresi i genitori che assistono impotenti alla sua trasformazione. Poi la diagnosi terribile: autismo, una malattia di cui non si sa molto.
«Benvenuti nel mondo degli autistici…» Con queste parole Birger ci guida tra i «sepolti vivi», nel «regno dei personaggi neri», dove la paura e l’angoscia, che si rizza come una «bestiaccia malvagia», lo tengono prigioniero, essere «in-me» e «senza-me», come egli ama definirsi.
Birger è precipitato in questo pozzo oscuro, si è ritirato in se stesso: la realtà lo terrorizza e l’unica barriera contro i pericoli che lo minacciano dall’esterno è il silenzio.
I testi qui pubblicati (che Birger ha cominciato a scrivere a diciotto anni, grazie al metodo della «comunicazione assistita») ci svelano in tutta la loro drammaticità l’estrema solitudine e la disperata angoscia in cui gli autistici vivono relegati. Non a caso Birger parla di «prigione», di vita da «uomo-in-scatola», di una «interiore strana purulenta autorità centrale di comando da cui giungono folli ordini acidi»; e i suoi urli da pazzo furioso e il suo percuotersi a sangue, altro non sono che un modo per combattere il panico.
Nello stesso tempo quei testi dimostrano anche che Birger e i suoi simili non sono pazzi furiosi né stupidi «come spesso si suppone»; al contrario: i suoi giudizi sulla propria condizione sono di una lucidità sorprendente e spesso non privi di ironia («non-uomo»; «uomo scimmia non ammaestrato»; «uomo di neandertal»; «orso-birger»: le sue
autodefinizioni). Birger si ribella ai pregiudizi e rivendica con forza il suo diritto a essere considerato una persona normale («ho sentimenti come tutti gli esseri umani»), confessa i suoi desideri di ragazzo («il mio supersogno è andare all’università in autostop», «andare in discoteca») e le sue aspirazioni («voglio semplicemente amare e vivere come gli altri esseri umani, desidero essere guarito»), scrive poesie («compongo una poesia sulla gioia del parlare»).
I messaggi che Birger lancia dal video del suo computer non sono soltanto di disperazione ma contengono anche la speranza che il muro del silenzio creato dall’autismo possa essere abbattuto per molte altre persone.»

Birger Sellin è nato a Berlino nel 1973.
Dal suo libro, pubblicato in Germania nel 1993, è stato tratto un film documentario. Attualmente Birger prepara la maturità da privatista e sta per pubblicare un secondo libro.

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Argomenti: Autismo, Storie di Vita,

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