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Poesie Statiche

Poesie Statiche

Titolo originale: Statische Gedichte

Autore/i: Benn Gottfried

Editore: Giulio Einaudi Editore

testo a fronte, a cura di Giuliano Baioni, ristampa – Collezione di poesia 171.

pp. XLII-150, Torino

Questo volume raccoglie quasi tutta la produzione lirica di Gottfried Benn che va dal 1935 al 1946. Tra queste due date: un violento attacco della stampa nazista che costringe Benn, dapprima teorico di una rivoluzione culturale nazionalsocialista, al silenzio (maggio 1936); il primissimo dopoguerra a Berlino e il veto posto alla riedizione e alla pubblicazione delle sue opere dal governo militare alleato. La simmetria dei due divieti – quello nazista prima e quello alleato poi – piacque molto a Benn che vi lesse una sorta di consacrazione ufficiale di quella programmatica solitudine che è la chiave di volta della sua poetica della staticità. (Dall’introduzione di Giuliano Baioni)

Figlio di un pastore protestante, Gottfried Benn, abbandonò presto lo studio della teologia per dedicarsi alla medicina presso l’accademia militare di Berlino dove si laureò nel 1910. Esordì nella letteratura pubblicando nel 1912 la raccolta di poesie espressioniste Morgue e altre poesie, ambientata prevalentemente nei padiglioni di un ospedale e fitta di immagini macabre e mortuarie. L’opera destò un certo scandalo e proiettò Benn negli ambienti letterari della Berlino degli anni ’10. Il dottor Benn entrò in contatto con gli artisti del gruppo Die Brücke ed iniziò un’avventura sentimentale con la poetessa ebrea Else Lasker-Schüler.
Durante la prima guerra mondiale Benn prosegue la sua professione di medico come sifilopatologo prestando servizio nell’esercito tedesco di occupazione in Belgio. Nel 1916 pubblica il racconto lungo Cervelli (Gehirne) seguito poi da Le novelle di Rönne. Opera fortemente autobiografica, dove le giornate di un medico dell’esercito vengono descritte attraverso un flusso di immagini pregne di regressione onirica e simbolismo. Terminato il conflitto Benn si ritrasferisce di nuovo a Berlino dove apre uno studio privato sulla Hermannstraße.
Nel dopoguerra, ostile alla Repubblica di Weimar, fece parte del movimento culturale della Rivoluzione conservatrice e poi simpatizzò per l’emergente movimento nazista. Nel febbraio del 1933 viene chiamato dai gerarchi nazisti a dirigere la sezione di poesia dell’Accademia di Prussia, dai quali erano stati espulsi o si erano volontariamente allontanati poeti e intellettuali ostili al nuovo regime. Durante questi anni Benn scrive alcuni saggi e articoli, raccolti poi nel volume Die neue Staat und die Intellektuellen (1932), dalla quale si avverte una forte fascinazione estetizzante per il nazionalsocialismo, salutato come forza storica nuova, potente, nata da istanze dionisiache e assertrice del culto della forma. Concetti ripetuti ancora in una serie di saggi raccolti poi nel libro Kunst und Macht (1935).
Ma la luna di miele fra Benn e i gerarchi ha vita breve. I nazisti mettono gli occhi sui suoi scritti giovanili e sulle sue affinità poetiche col movimento espressionista che Goebbels e compagni bollano come «arte degenerata» e lo bandiscono. In giugno Hans Friederich Blunck lo sostituisce alla direzione dell’Accademia e Benn prende le distanze dal nazismo. Il 27 agosto 1934 ne scrive alla poetessa Ina Seidel: «Il tutto mi comincia ad apparire come una sceneggiata che annuncia sempre il Faust ma la troupe è appena sufficiente per un’operetta. Con quali toni grandiosi ha esordito e come appare schifoso oggi!». Benn, profondamente amareggiato, scompare dalla scena pubblica e si ritira ad Hannover. All’amico Friedrich Oelze scrive il 18 novembre di voler tornare a far parte dell’Esercito: «la Reichswehr è la forma aristocratica di emigrazione». Nel 1937 è attaccato da Wolfgang Willrich, ufficiale delle SS, nel libro Säuberung des Kunsttempels (Pulizia del tempio dell’arte) ma Benn è difeso da Heinrich Himmler: tuttavia, nel 1938, la Reichsschrifttumskammer, l’Associazione degli scrittori, proibisce a Benn la pubblicazione dei suoi libri.
Finita la guerra, nel 1951 ottiene il premio Georg Büchner. Muore a Berlino Ovest nel 1956 e viene sepolto nel cimitero Waldfriedhof di Dahlem.

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Argomenti: Cultura, Letteratura, Poesia,

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