Pierre Teilhard de Chardin Immagini e Parole
Titolo originale: Images et Paroles
Autore/i: de Chardin Pierre Teilhard
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, prefazione di André George, album realizzato da Jeanne Mortier e Marie-Louise Auboux con opere e lettere dell’autore con documenti raccolti nell’archivio della fondazione, traduzione di Anna del Bo.
pp. 224, interamente e riccamente illustrazioni b/n, Milano
Non molto ci si attende da un album; di solito, gli sparsi documenti di un’esistenza, il fascino e l’interrogazione della fissità fotografica, l’illuminazione casuale.
Ma noi vorremmo invitare il lettore di questo volume a andare oltre tali richieste minime; a cogliere, nella successione di queste pagine, un movimento, una deriva, una dialettica di cui scoprirà il modello nel pensiero stesso di Teilhard.
Il primo moto è di divergenza.
La lenta carrellata che, attraverso l’ombra familiare di un viale di tigli, sembra trasportarci nel cuore di un’antica campagna europea, verso quel castello di Sarcenat in Alvernia dove Marie-Joseph Teilhard de Chardin nacque l’1 maggio 1881, ci trascina in realtà verso orizzonti ben più esotici e ardenti.
Fermiamoci tuttavia a osservare per un istante quel piccolo universo cattolico e aristocratico, che è la famiglia Teilhard de Chardin, così fisso, cosi consistente, così radicato al suo luogo; e cerchiamo negli occhi di Pierre, che aggraziatamente posa insieme a fratelli e sorelle, la zona di vuoto, l’indeterminazione e la libertà di una giovane vita. Teilhard ha ricordato, in una pagina permeata di «psicologia del profondo», la sua infantile adorazione per un Dio di Ferro, incarnato ora nella base metallica di una colonnetta della «nursery», ora in un bullone di aratro gelosamente custodito in un angolo del cortile.
La loro pesantezza, compattezza, inalterabilità furono per lui la prima immagine della perfezione; ma quale delusione scoprire un giorno che anche un Dio di Ferro si altera e si riga di ruggine!
Di qui ha inizio la divergenza, il moto centrifugo che allontana dalla Sostanza delle origini, la gravitazione verso l’Esilio.
I tigli di Sarcenat stormiscono ormai su uno spazio disabitato; e gli occhi contemplano soglie di deserto su cui costruzioni immani – le Piramidi, la Muraglia della Cina… – gettano la loro ombra. E l’Oriente, terra anch’essa di origini e di vita defluita, le cui viscere custodiscono il Sinantropo studiato dal paleontologo Teilhard.
E l’allargamento, attraverso i viaggi, di uno spazio orizzontale – fisico – e, attraverso le ricerche nel più remoto passato del pianeta, di uno spazio verticale – storico – che imprimerà all’opera di Teilhard il suo suggello, e le fornirà l’ossigeno con cui respirare.
Moto centrifugo, abbiamo detto; ma, accanto a questo «regime delle separazioni perpetue», come lo chiama lo stesso Teilhard, esiste un moto centripeto. La divergenza, attraverso una complessa, originale dialettica hegelo-cristiana, è duplicata e superata da una convergenza.
Sotto la corrente superficiale, una corrente più profonda – che il lettore ricostruirà in primo luogo attraverso i testi che fanno da contrappunto alle immagini – va nel senso dell’Unità. Le esperienze di tutta una vita «si concentrano», si «avvolgono su loro stesse», «fanno blocco» (tutte parole-chiave dell’evoluzionismo teilhardiano).
Potremmo chiamare cid «spirito di sintesi»; ma l’espressione sminuirebbe lo sforzo di Teilhard, il suo tentativo di realizzare nell’ambito della propria esistenza quella cosmogenesi, quella deriva verso l’incandescenza di Qualcuno che gli appare come il movimento fondamentale degli oggetti, degli esseri, della coscienza. L’Evoluzione – il confluire dell’universo in strutture sempre più complesse e integrate – non ricade su se stessa, ma tende, al di la dello spazio e del tempo, a un polo di irreversibilità, a un Punto Omega.
La vera consistenza non è quella del Dio di Ferro dell’infanzia, che ha rivelato la segreta vergogna della propria corrosione, ma quella di un «punto dei punti», metallo senza ruggine e sostanza senza difetto, che per Teilhard ha un nome: Cristo.
Cristo Evolutore, Cristo Cosmico, Cristo Omega. Costruzione abbagliante; emergenza di una Visione che nasce non da una Metafisica, ma da una Fenomenologia tesa a ordinare in un insieme coerente tutti i fenomeni osservabili. La fede nel Cristo Omega – del cui fuoco e della cui «magnificenza» Teilhard vicino alla fine «ha pieni gli occhi» – sboccia infatti sullo stelo della ricerca; l’estasi finale è il culmine di una lunga pazienza.
Il mistico è stato portato sino all’ultimo balzo dal passo cauto e discriminante dell’uomo di scienza; e il pensiero di Teilhard ci appare, da questo crinale di estreme immagini e di estreme parole, simile a quelle cattedrali gotiche in cui la spiritualizzazione della forma si sposa al calcolo sapiente dell’architetto; edificio vertiginoso e esatto, di cui questo volume illumina la genesi, le articolazioni, il segreto di un’irradiazione sempre più larga.
Argomenti: Biografie, Fotografia, Memorie, Storie di Vita,