Piani e Struttura del Comportamento
Titolo originale: Plans and Structure of Behavior
Autore/i: Miller George A.; Galanter Eugene; Pribram Karl H.
Editore: Franco Angeli Editore
quinta edizione, prefazione di Antonio Grasselli, traduzione di Riccardo Luccio.
pp. 248, Milano
Nel 1958-59 si trovarono alla Stanford University di Palo Alto, in California, uno psicolinguista George A. Miller, uno psicologo matematico Eugene Galanter, e un neuropsicologo Karl H. Pribram. Dal loro incontro e da un anno di lavoro comune è scaturito questo libro, uno dei più stimolanti che la moderna psicologia abbia prodotto. Diverse cose accomunavano i tre autori. Erano ancora abbastanza giovani, seppur già famosi nei loro campi di ricerca. Avevano un’immensa fiducia nelle possibilità d’impiego dei calcolatori elettronici, e in particolare negli studi sulla cosiddetta “intelligenza artificiale” e sulla simulazione del comportamento. Ed erano infine in rivolta contro un certo modo di concepire la psicologia allora dominante negli Stati Uniti: contro, cioè, il comportamentismo nelle sue formulazioni più radicali, contro quella che essi chiamano la psicologia del “gettone nella macchinetta”. Lo sforzo è quello di trovare una nuova unità di analisi del comportamento. Questa unità essi la chiamano Piano, ed è un’unità che pone insieme percezione ed azione. è l’unità TOTE, composta da un elemento di verifica e da un elemento operativo. Ogni azione ha un obiettivo, e continuamente l’individuo verifica la congruenza tra l’obiettivo e ciò che effettivamente accade. L’assenza di congruenza porta all’azione, e l’azione viene messa in atto finchè la congruenza non si è verificata. Tutto il comportamento può essere interpretato in termini di Piani, di diversa complessità, ordinati gerarchicamente: Piani per le abilità motorie, per parlare, per risolvere problemi; Piani innati, che corrispondono agli istinti; e così via. E in questa visione globale si integrano gli apporti più validi forniti dalle scienze del comportamento negli ultimi anni, dall’etologia alla linguistica trasformativa di Chomsky, all’intelligenza artificiale, alla neuropsicologia. Miller, Galanter e Pribram chiamano la loro impostazione teorica “comportamentismo soggettivo”. La psicologia non deve rinunciare alla lezione metodologica del comportamentismo, ma non può nemmeno rifiutarsi di prendere in considerazione “entità” come la coscienza, solo perchè appartengono alla sfera del soggettivo. Ognuno di noi ha un’immagine del mondo, sua, soggettiva; e se è vero che quest’immagine esiste, essa va studiata. La ricerca va anzi centrata proprio sul rapporto tra Immagine e Piano. Il libro si pone quindi come uno dei capisaldi nella nuova linea di ricerca, che si è imposta decisamente nel campo della psicologia sperimentale degli ultimi quindici anni, come “psicologia cognitiva”. La sua influenza storica è stata enorme, e tuttora, e sempre più numerose, compaiono opere che hanno alla loro base le concezioni qui presentate. Se è vero che in questi ultimi anni le speranze di uno sviluppo degli studi sull’intelligenza artificiale sono andate in parte deluse, ciò non ha tolto nulla alla validità dell’impostazione degli autori. Anzi, possiamo dire che in questo campo ciò che era valido nel 1960 è ancora valido oggi e non è stato superato.
Prefazione all’edizione italiana
Ringraziamenti
Premessa
- Immagini e Piani
- L’unità di analisi
- La simulazione dei processi psicologici
- Valori, intenzioni ed esecuzione di piani
- Gli istinti
- Abilità motorie e abitudini
- L’integrazione dei Piani
- L’abbandono dei Piani
- Aspetti non dinamici della personalità
- Piani per ricordare
- Piani per parlare
- Piani di ricerca e soluzione
- La formazione dei Piani
- Qualche speculazione neuropsicologica
Epilogo
Argomenti: Libri vari,