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Pensare Ventisette – Romanzo

Pensare Ventisette – Romanzo

Autore/i: Silvestri Alberto

Editore: Edizioni Frassinelli

unica edizione.

pp. 156, Milano

«Come avevano rubato la sua anima e fatto rivivere quel corpo ? Era suo prigioniero, vivo della sua vita. Lui che era pieno di sogni, lui che era pieno di progetti, lui che era colmo di speranze. Perché era successo questo Mani di flanella, mani antracite, ventimila progetti sotto i mari. Come era possibile? Eppure era accaduto. Ieri aveva ventisette anni, oggi quasi un secolo. Solo questo oggi possiamo dirti. Cosa era reale e cosa no? Suo padre e sua madre erano veri? Erano stati allucinazione? L’infanzia ? La scuola ? Gli amici ? Ventimila leghe ? I baci di sua madre, allucinazione? Ogni ricordo? Aveva mai sentito tanta angoscia. Nemmeno i ricordi erano più suoi. I nonni con cui giocava a cavalluccio? Edith? Via Edith, non vale. Silvia? Via Silvia, non vale. Via tutto. La sua anima ? Lavata con pedana. Ventimila metri cubi. Gli incubi, le paure, le speranze dell’adolescenza. Le lotte. La sua prima bicicletta da corsa. L’autostop in giro per l’Europa. Le discussioni appassionate. Calce viva, non vale, tutto condannato a morte. Una sola lucinazione era stata la sua vita. Un lucore, una striscia, una falce, mezzaluna e il culmine. Lunapiena. La follia. Quanti pleniluni spettano a un uomo? Ne aveva avuto in sorte uno. Soltanto se era pazzo era possibile spiegare quell’assurdo. Ma, se era pazzo, poteva fidarsi del suo ragionamento? Allucinato rio quello che vedeva, follia. Quali strade può percorrere un pazzo per preservare dalla follia un istante, un pensiero, un sogno, tre parole?»

Un corpo alla ricerca della sua anima; un’anima all’inseguimento del suo corpo. La storia di un’identità perduta, di una memoria che il tempo ha violato ed esaurito con crudele e tacita precisione. Una mattina Piero, il protagonista, si sveglia, nella sua stanza, come ogni giorno. Ha ventisette anni e una vita di speranze e promesse spalancata davanti a sé. Ma qualcosa si è spezzato, qualcosa di paurosamente inspiegabile è accaduto, perché Piero non riesce a riconoscere quell’enorme letto sfatto, quella camera spoglia, attraversata da ombre impietose, quell’appartamento buio che sembra chiudersi intorno a lui come una prigione. E soprattutto non riconosce il proprio corpo, così invecchiato, così stanco, così estraneo: una corazza inerte alle sue grida soffocate dalla paura e dallo sgomento, sorda alle sue domande ossessive ed elementari. Chi sono? Cosa mi è accaduto? Dove sono i miei genitori, e Silvia, e Edith? Che ne è stato dei miei amori, delle mie amicizie, dei miei desideri? È un incubo? È realtà? Sono pazzo, o forse malato? E il lettore non ne sa più di lui. Sopravvissuto a se stesso e ai suoi sogni di ragazzo, Piero incomincia a ricomporre a fatica i tasselli della sua esistenza, quasi fossero tanti puzzle scoordinati ma precisi che si affastellano grazie ai vaghi indizi disseminati qua e là, esili ma preziosi. In uno spazio «scenico» illuminato a sprazzi da una luce sinistra e inquietante, su cui incombono, con l’eco di una risata beffarda, i gesti e le parole di una donna misteriosa che di tanto in tanto compare in quella casa, Piero si agita senza realmente agire; ma invano, perché tutto ormai è stato vissuto e deciso. Pervaso da un’atmosfera allucinata, che penetra nel lettore, lo avvolge e si infiltra in lui come l’umidità, inchiodandolo alla lettura con un fascino implacabile e quasi crudele, governato da una lingua che sa evocare con efficacia cinematografica ogni gesto del protagonista, un romanzo sconvolgente e di grande intelligenza, capace di lasciare un segno indelebile dentro di noi.

Alberto Silvestri, nato a Roma nel 1933, è autore di testi teatrali e di sceneggiature cinematografiche e televisive. Nel 1996 ha pubblicato L’uomo che ascolta.

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Argomenti: Letteratura, Racconti, Romanzo,

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