Palestina la Storia Incompiuta
La tragedia arabo – israeliana
Autore/i: Ben-Ami Shlomo
Editore: Edizioni Corbaccio
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Francesco Roncacci.
pp. 544, Milano
L’autore di questo libro fu ministro degli Esteri di Israele durante i negoziati di Camp David, promossi dal presidente americano Clinton per la soluzione della questione palestinese. Ma non crede che il fallimento di quel tentativo debba essere attribuito esclusivamente alla imprevidenza e all’estremismo di Yasser Arafat. Clinton, scrive Shlomo Ben-Ami, «non fu capace di sensibilizzare i governi arabi […] e non costruì solide ed efficaci fondamenta internazionali per sostenere e legittimare a livello globale il suo accordo di pace». Basterebbe questa osservazione per dimostrare che BenAmi non è oggi il portavoce e l’avvocato difensore della linea politica perseguita dal governo del suo Paese. Pochi altri diplomatici, nel considerare con uno sguardo retrospettivo gli avvenimenti di cui sono stati protagonisti, si dimostrano capaci di comprendere, con altrettanto equilibrio, la posizione dell’«altro».
Dopo il periodo passato alla guida della politica estera israeliana, Shlomo Ben-Ami è tornato agli studi e ha cercato di collocare la propria esperienza nel quadro storico di una vicenda che risale agli ultimi anni dell’Ottocento e ai primi insediamenti ebraici in Palestina. L’autore ricorda che all’origine della questione palestinese vi sono anzitutto le diverse percezioni dei due gruppi nazionali che vivono da allora su una stessa terra. Mentre gli arabi vedevano negli «intrusi» soltanto un altro volto del colonialismo europeo, gli ebrei consideravano se stessi come le avanguardie di un nobile e legittimo movimento nazionale. Da allora molti fattori hanno contribuito a rendere la questione ancora più drammaticamente imbrogliata: i primi moti arabi alla fine degli anni Venti, la grande rivolta antibritannica e antiebraica del 1936, la politica ondivaga del governo britannico, la nascita in ambedue i campi di personalità radicali, più inclini allo scontro che alla conciliazione, l’importanza dell’establishment militare nella politica israeliana dopo la guerra del 1948. Chi desidera conoscere le cause lontane del dramma che continua a sconvolgere la regione e a influire con pericolose ricadute, su altre crisi medio-orientali, troverà nel libro di Shlomo Ben-Ami una risposta alle sue domande. Questa è certamente l’opera più informata ed equanime a cui il lettore possa oggi ricorrere.
Alla fine del libro lo storico diventa nuovamente diplomatico ed esprime il convincimento che soltanto «una coalizione internazionale di pace guidata dagli Stati Uniti» possa imporre ai contendenti la soluzione del loro conflitto. E un modo per dire che i due «nemici», benché ormai esausti, non possono fare la pace da soli.
Shlomo Ben-Ami ha studiato a Tel Aviv e a Oxford. Dopo aver insegnato Storia moderna all’Università di Tel Aviv, è stato nominato ambasciatore in Spagna nel 1987. Il suo ruolo nel processo di pace è cominciato nel 1991 come membro della delegazione israeliana alla Conferenza di Pace di Madrid. Capo della delegazione israeliana nei colloqui multilaterali sui rifugiati, e stato ministro per la Pubblica sicurezza nel 1999 e ministro degli Esteri nel 2000-2001 durante il governo di Barak.
In questa veste ha partecipato ai negoziati di Camp David e alla conferenza di Taba. Fra i suoi libri figurano studi sulla storia della Spagna così come sulla società israeliana contemporanea.
Vicepresidente del Toledo Peace Center, Shlomo Ben-Ami vive fra Spagna e Israele.
Argomenti: Palestina, Storia, Storia dei Popoli,