Libri dalla categoria Spazio Cosmico
Infanzia e Mondo Interno dell’India – Uno Sudio Psicoanalitico sull’Infanzia e la Società in India
Titolo originale: The Inner World. A Psycho-analystic Study of Chilhood and Society in India
Autore/i: Kakar Sudhir
Editore: La Biblioteca di Vivarium
prima edizione, prefazione alla prima edizione e introduzionedell’autore, traduzione Alessandra Consolaro, prefazione all’edizione italiana di Paulo Barone e Vincenzo Caretti, collana: Visioni dell’Oriente n° 2 – collana a cura di P. Barone e V. Caretti.
pp. 392, Milano
…Sudhir Kakar utilizza al meglio la sua duplice condizione di indiano formatosi in Europa e Stati Uniti per esplorare alcuni tratti salienti dell’identità psicologica dell’India. Con uno strumentario concettuale proveniente dalla sua formazione di psicoanalista, egli affronta questa volta un tema quanto mai delicato e cruciale, quello dell’infanzia. Esiste un’idea specificamente hindu del mondo infantile? In che misura la relativa tradizione culturale vi prende parte? Come si ripercuote sul modo di vivere indiano? Con pazienza e grande misura Kakar ricostruisce uno scenario complesso, composto di luci e ombre, che il lettore occidentale non potrà né di colpo liquidare né facilmente idealizzare. Proprio grazie all’ormai proverbiale contributo dello sguardo psicoanalitico ben sappiamo quanto la qualità delle prime esperienze incidano, condizionino e orientino l’andatura degli individui che verranno. Gran parte del nostro armamentario si trova però spiazzato e come sospeso dinnanzi a una civiltà che non solo dilata a dismisura i margini del periodo infantile ma sembra anche collocarvi la mèta più elevata e ambita prescritta al corso dell’esistenza. Se, nell’ipotetico diagramma formato dal polo fusionale e da quello dell’autonomia, l’occidentale punta dritto verso quest’ultimo – celebrando così tutte le virtù connesse al processo secondario e alle funzioni dell’Io – la cultura indiana tradizionale privilegia esplicitamente il primo. Possiamo considerare gli sforzi panindiani per raggiungere moksa, la liberazione, dove l’Io è paragonato allo scheletro di una corda bruciata, cioè a una silhouette che non serve a tirare più nulla, come una semplice regressione? O “samadhi” – lo stato psichico culminante nella reintegrazione di ogni dualismo – come una depersonalizzazione, un narcisismo primario o una “simbiosi psicotica”? È lecito giudicare la predilezione accordata alla “verità” dei processi sottili del tocco, del ritmo, della vibrazione, della postura, una mera forma di pre-logismo, di incoscienza? Pur senza nascondere i limiti e le storture del modello indiano – la discriminazione ai danni delle figlie femmine, la difficoltà di integrare gli aspetti positivi e negativi del complesso materno, la maggiore dipendenza da figure di autorità e così via – questo libro ne sottolinea con nitore la suggestiva particolarità: concepire il vertice massimo dell’autonomia conseguibile da un individuo laddove è più spessa la sua indistinguibilità dall’altro. Siva, l’archi-asceta solitario, abbracciato indissolubilmente a Sakti, la madre dell’universo. Un paradosso su cui vale la pena riflettere…(dalla Prefazione all’edizione italiana di Paulo Barone e Vincenzo Caretti).
Sudhir Kakar, psicoanalista e scrittore, è attualmente membro senior del Center for Study of WOrld Religions, Harvard University. I suoi svariati titoli onorifici includono il Premio Boyer dell’American Anthropological Assocìation e la Medaglia Goethe in Germania; inoltre membro onorifico degli Advanced Study Institutes di Princeton e di Berlino.
Segreto Tibet
Autore/i: Maraini Fosco
Editore: Casa Editrice Leonardo da Vinci
prima edizione, presentazione di Bernardo Berenson, in copertina: Lama di Setta KAR-GYU (Tibet), in retrocopertina: particolare della «Tentazione di Budda» (Tibet).
pp. XIII-296, 60 tavv. f.t. da fotografie dell’autore, Bari
«Caro Fosco,
«Ho appena finito di leggere il tuo libro sul Tibet. Conosco molti viaggiatori che hanno descritto il 4 Tetto del Mondo ’ ed i suoi accessi irti di ostacoli, di montagne e deserti; ma neppure i miei autori preferiti, l’abate francese Huc, d’un secolo fa, o, in epoca più recente, il monaco giapponese Ekai Kawa-guchi, sono riusciti, come sei riuscito tu, a farmi dimenticare che, in realtà, non mi fossi mosso da casa. Debbo tornare a Doughty di Arabia deserta, a Freya Stark della Valle degli Assassini, a Mildred Cable del Deserto di Gobi per trovare chi mi abbia condotto con sé, come hai fatto tu, mentre leggevo. Mi son bagnato fino alle ossa, ho patito il gelo, strani odori mi hanno quasi soffocato, cibi esotici hanno indotto la nausea, ho conosciuto fatiche estreme, ho goduto la gioia dell’aria mattutina ricca d’ozono e, infine, il tepore d’una giornata estiva mi ha riportato il sereno nell’animo. Ma soprattutto sono stato con te lassù quando parlavi coi tibetani, fossero laici od ecclesiastici, fossero mistici, studiosi, teologi, menestrelli, bottegai, accattoni, artigiani ed artisti, oppure frati del proletariato ed asceti, contadini e pastori. E come avvenne a te, dopo essermi abituato ai loro paramenti sontuosi, al loro sudicio, ai loro stracci, ai loro cattivi odori, ho incontrato degli uomini singolarmente simili a noi».
(B. Berenson)
L’Autore, figlio dello scultore Antonio Maraini e della scrittrice inglese Yoi Pawlowska, è nato a Firenze nel 1912. Sin dall’infanzia ha avuto vivissima la passione per i viaggi. Ben preparato come alpinista, laureato in scienze naturali, ha visitato il Tibet due volte, nel 1937 e nel 1948, sotto la guida di Giuseppe Tucci. Dal 1938 al 1946 fu in Giappone: prima condusse delle ricerche etnologiche sugli Ainu, i misteriosi aborigeni delle isole nipponiche settentrionali, poi venne nominato Lettore d’italiano nella Imperiale Università di Kioto. Dopo l’8 settembre del 1943 fu rinchiuso in un campo di concentramento giapponese, insieme alla moglie Topazia Albata ed alle sue tre bambine. Dal suo ritorno in Europa ha pubblicato numerosi articoli, in Italia ed all’estero, su argomenti riguardanti i paesi orientali. Ben noto come fotografo, in questi ultimi anni è passato alla cinematografia specializzandosi nel genere documentario.
Cion Cion Blu
Autore/i: Carpi Pinin
Editore: Antonio Vallardi Editore
illustrazioni in nero e tavole a colori di Iris De Paoli.
pp. 192, nn. tavole a colori f.t., nn. ill. b/n, Milano
Qual è il segreto di Cion Cion Blu, il cinese tutto blu e arancione che nel giro di pochi anni ha saputo farsi volere tanto bene dai bambini da diventare un loro amico «classico» come Pinocchio e Alice?
Soprattutto non è un eroe. È un contadino così povero che vive sotto un ombrello, ma che non perde mai la calma, nemmeno quando arriva a battersi con formidabili briganti baffuti. Nel suo concreto candore Cion sta esattamente agli antipodi dei protagonisti idealizzati e istruttivi della tipica letteratura infantile, ed è questo che rende importante e persino esemplare la sua favola, o meglio la sua antifavola. E come lui sono i moltissimi personaggi della storia, la ciabattina bella e perseguitata, l’imperatore pasticcione, le fate strambe e litigiose, il cane, il gatto e il pesciolino di Cion, il fantasmino burlone, il picchio rosso, il cuoco volante, i folletti dispettosi, il drago sonnolento, i banditi gialli inseguiti da lupi gialli, i briganti neri inseguiti da tigri gialle e nere e tanti altri, ciascuno con i suoi ghiribizzi, tutti agitati in un vortice di avventure e di sorprese che fa pensare a una comica finale girata con un obiettivo magico. E poi lo stile della favola è parlato, cordiale, senza mai una parola difficile o un’impennata di rappresentanza, ma nella sua nitidezza è folto d’invenzioni linguistiche, di scherzi, di giochi di parole che sfiorano la filastrocca e il nonsense sensatissimo, all’italiana. Perché Pinin Carpi, e questo conta forse più di tutto, scrive «a misura di bambino».
Gengiz-Khan – Primo Imperatore del « Mirabile Dominium »
Autore/i: Adravanti Franco
Editore: Rusconi
prima edizione, premessa dell’autore, cartine nel testo disegnate dall’autore, in sovraccoperta: Gengiz-Khan a cavallo durante una battuta di caccia col falcone (particolare). Dipinto di epoca Yuan (Federico Mella, Milano).
pp. 384, nn. tavv. a colori e b/n f.t., nn. ill. e cartine b/n, Milano
Il Cielo ha abbandonato la Cina a causa della sua superbia e del suo lusso eccessivo. Ma io, vivendo nei deserti del Nord, non ho passioni sfrenate. Io odio il lusso ed esercito la moderazione. Ho soltanto un abito e un solo cibo. Mangio lo stesso cibo e indosso gli stessi stracci dei miei umili mandriani. Io guardo al popolo come a mio figlio, m’interesso agli uomini di talento come fossero miei fratelli. Noi concordiamo sempre nei nostri principi, e siamo sempre uniti da reciproca stima. Negli esercizi militari io sono sempre in testa, e in tempo di battaglia non sono mai indietro. Nello spazio di sette anni sono riuscito a compiere una grande opera, e ad unire tutto il mondo in un Impero… Io credo che fin dai remoti tempi dei nostri shan yü un così vasto Impero non si sia visto. Ma come la mia missione è alta, così pure gli obblighi incombenti su di me sono pesanti; ed io temo che nel mio governo possa mancare qualcosa. Per attraversare un fiume fabbrichiamo battelli e timoni. Parimenti noi invitiamo uomini saggi e ne scegliamo consiglieri per tenere l’Impero in buon ordine. Fin dai tempi in cui salii al trono io ho sempre preso a cuore il governo del mio popolo; ma non ho potuto trovare uomini degni d’occupare i posti dei tre kung e dei nove k’ing. Per queste ragioni io cercai; e ho capito che tu, maestro, conosci la verità e cammini sul sentiero del giusto… Desidero soltanto che tu mi lasci un granello della tua saggezza. Dimmi solo una parola ed io sarò felice.
(Da un messaggio di Gengiz-Khan al venerabile Chiu Ciang-ciun, maestro del «tao»).
Il genio straordinario di Gengiz-Khan, fondatore dell’impero mongolo, vissuto tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200, ha segnato con un marchio indelebile tutta la storia dell’Oriente, riverberando riflessi di fuoco sull’Occidente cristiano. Egli divide con Attila il poco invidiabile privilegio di servire da termine di paragone a tutti i “nemici dell’umanità”. A lui, poco importa se a torto, furono di volta in volta paragonati Napoleone da parte degli inglesi e dei russi nel 1812, Guglielmo II da parte degli alleati nel 1914, Hitler e ancora Stalin: modello dunque del “flagello”, prototipo del “nemico”, invasore feroce e distruttore sanguinario, il primo che eresse il terrore a sistema di governo e il massacro a istituzione. Ma è questo il vero, autentico Gengiz-Khan? Egli disse di sé ai suoi compagni che «la più grande gioia nella vita d’un uomo è vincere i propri nemici e scacciarli innanzi a sé; inforcare i loro cavalli ben nutriti e rapir loro tutto ciò che possiedono; vedere in lacrime i volti delle persone che son loro care; stringere fra le braccia le loro mogli e le loro figlie». Un guerriero dunque, ma despota crudele e terribile o prode aristocratico della steppa? tiranno astuto e sanguinario o eroe epico? barbaro distruttore o costruttore geniale?
Questa splendida biografia del grande condottiero mongolo non sfugge agli interrogativi, e cerca anzi una risposta attraverso la minuziosa comparazione di tutte le antiche fonti originali mongole, cinesi, manciù, turche, arabo-persiane, arabo-latine, armene, georgiane, russe e medioevali d’Occidente. Ne scaturisce un racconto intenso nello stile, condotto come una chanson de geste, in un paesaggio smagliante, che riesce a creare una rete di incantesimo che suggestiona il lettore con l’attrattiva poetica di un mondo esotico. Ancor oggi, su chi attraversa lo sconfinato continente asiatico, seguendo quelle interminabili vie di comunicazione ch’erano un tempo la «Strada Tartara», la favolosa «Strada della Giada e della Seta», la «Via del The», aleggia uno spirito che non ha mai cessato di vivere, quello di un uomo che aveva «statura gigantesca, costituzione robusta e “occhi di gatto”».
Franco Adravanti è nato nel 1934 a Parma, dove vive e lavora. Per anni si è dedicato a ricerche e studi approfonditi su Gengiz-Khan e sui Mongoli. È alla sua prima esperienza editoriale.
Leone X Giovani de’ Medici
Autore/i: Falconi Carlo
Editore: Rusconi
prima edizione, in sovraccoperta: Leone X, ritratto (particolare) di Raffaello. Firenze, Galleria degli Uffizi.
pp. 620, nn. tavv. a colori e b/n f.t., Milano
Papa Leone, questo pontefice che ha ipnotizzato gli uomini per la maschera d’oro che ne ricopre il volto e il suo segreto più profondo, non fu che in minima parte un vicario di Cristo. Come Cristo, fu randagio e perseguitato, operatore di miracoli e promettitore di vite migliori, ma non pensò mai di dover morire per loro; anzi fece di tutto per cancellare dalla loro memoria la sua immagine di crocifisso per mettere in luce solo quella della sua resurrezione. Fu un Orfeo della dolce vita, ma non quello d’una vita in cui fossero iscritti e premiati anche la fatica, il sudore e la lotta. E sarebbe almeno stato un vicario di , se non fosse apparso tanto indifferente alle verità rivelate e al bene morale. Anche nei rapporti con la Chiesa mostrò di non saper vivere al suo interno, nel suo centro. Principe e sovrano, fu l’uno e l’altro distinto. Dello Stato affidatogli trascurò l’amministrazione e dilapidò le finanze. Ciò che l’occupò vivamente fu solo la politica in grande che gestì con irresistibile acutezza e diplomazia, insieme a estrema spregiudicatezza. Amò le cose belle e gli artisti d’ogni disciplina, e resterà scritto che questo calco di papa, assente nel suo empireo, riparò all’insensibilità e all’iconoclasmo di quasi tutti i predecessori per i valori naturali, stabilendo dei legami tra essi e la sua Chiesa, come non era mai avvenuto prima e come nessuno seppe fare dopo di lui.
La figura di Giovanni de’ Medici, divenuto nel 1513 Leone X, si incastona nel miracolo del Rinascimento italiano come quella del suo massimo ispiratore e mecenate di artisti e intellettuali, da Raffaello allo stampatore Ma-nunzio, fino a farsene la personalizzazione ed il simbolo. Doppia la sua cornice storica: Firenze, la «nuova Atene», e Roma cinquecentesca, esuberante e vivacissima di iniziative e di scambi.
Figlio di Lorenzo il Magnifico, Giovanni de’ Medici divenne monsignore a otto anni e cardinale a diciassette; ma non si rivelò, con stile inconfondibile e irripetibile, che da papa: sovrano temporale e religioso, uomo d’arme e pacifico, diplomatico e amministratore, persuasore insuperabile di singoli e incantatore di masse. Contemporaneo di Francesco I e di Carlo V, di Erasmo e di Lutero, fu pari e forse superiore a tutti. Ma più che adattarsi al suo tempo, questo sembrò volersi adattare a lui. Tanto che parve ai suoi contemporanei che stesse per realizzare una nuova età dell’oro, che soltanto il destino gli impedì di instaurare, togliendolo alla vita, con una morte improvvisa, a quarantotto anni. La sua tranquilla e sicura presunzione fu di poter conciliare l’antico ideale classico con la spiritualità cristiana.
Di imponente costituzione fisica, Giovanni de’ Medici fu soprattutto una possente concentrazione di sensibilità, ricettatrice e trasmettitrice, e un ricercatore delle più compiute gioie sia terrene sia spirituali; avido e insieme distruttore di ricchezze, appassionato d’ogni creazione artistica, amante a suo talento di solitudine o di comunione con le folle, sempre in cerca inquieta di nuove mete per i suoi continui viaggi, sembrava non obbedire al tempo e viverne fuori, ritardando talora il momento opportuno dei suoi interventi. Papa schiettamente religioso sia pure in modo del tutto singolare, credente sincero e altrettanto spesso però sul filo dell’ortodossia, tranquillo reggitore e dominatore di concili e consessi, non riuscì ad essere sufficientemente forte coi popoli che convitava a più miti regimi e tardò fatalmente a fermare la marcia dei ribelli fraintendendo la portata delle loro intenzioni.
Con la sua inattesa scomparsa lasciò nel lutto non soltanto i suoi poeti, musici, retori e buffoni, ma soprattutto i suoi sudditi romani, increduli per tante speranze e certezze date e di colpo riprese da un’invisibile mano gelosa. Davvero con lui un sole si spense. E fu più gradevole dimenticarlo dopo i primi sproporzionati osanna. Lo ricondussero tra i posteri, verso la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, Goethe e Roscoe, seguiti da Ranke e Gregorovius e dallo stesso suo riduttore Pastor. In Italia, tra Otto e Novecento, D. Gnoli e G.B. Picotti. Poi di nuovo decine d’anni di silenzio. Forse è il momento di avvicinarlo di nuovo nel tentativo di scoprire il suo segreto, finora più descritto che penetrato. Sulla base di una ricerca più scientifica che obiettiva, il libro di Carlo Falconi vuol essere anche questo: nella speranza di offrire una chiave plausibile a rivelazioni che forse furono impedite.
Carlo Falconi, lombardo (1915), già affermatosi come critico letterario per la narrativa contemporanea italiana e francese, poi dedicò in prevalenza la propria attività di scrittore alla registrazione delle vicende postbelliche del cattolicesimo in Italia e nel mondo e all’indagine storica delle sue istituzioni, in particolare del papato. E questo contemporaneamente con una intensa collaborazione ai maggiori quotidiani e settimanali e con la pubblicazione di oltre una trentina di opere, alcune in più volumi e parecchie tradotte in francese, spagnolo, tedesco, inglese, russo, ecc., o scritte addirittura per editori stranieri. Il presente volume rientra nel filone delle sue apprezzate e ricercate biografie dei pontefici e dei segretari di Stato.
Écritures de Poètes – Graphologie et Poésie
Autore/i: Gille-Maisani Jean-Charles
Editore: Dervy Livres
pp. X-270, nn. ill. b/n, Paris
Deuxième série : Sully-Pruhomme, Coppe, Mallarmé, Verlaine, Lautréamont, Rimbaud, Verhaeren, Laforgue, Samain, Régnier, Valéry.
Domande e Risposte sulla Morte e il Morire
Titolo originale: Questions and Answers on Death and Dying
Autore/i: Kübler-Ross Elisabeth
Editore: Red Edizioni
prima edizione, introduzione dell’autrice, traduzione dall’inglese di Virginio Sala, bibliografia di Giorgio di Mola ed Enrico Grappiolo.
pp. 240, ill. b/n, Como
Essere vicini a chi è prossimo a morire; alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà.
Il malato prossimo alla morte deve attraversare diversi stadi, nella sua lotta per affrontare Sa malattia e la prospettiva della morte. Egli continuerà dapprima a comportarsi come se nulla fosse cambiato; poi reagirà con un atteggiamento di rifiuto; in seguito cercherà di “contrattare” un po’ di vita in più, o una riduzione della sofferenza; infine subentrano il distacco emotivo e l’accettazione. L’autrice di questo libro, che da molti anni si occupa di assistenza ai malati “terminali”, ha qui raccolto le risposte alle domande che più spesso le sono state rivolte: da pazienti e da loro familiari; da medici e da infermieri; da assistenti sociali e da membri del clero; da persone che avevano subito la perdita di un loro caro.
Questa sua esperienza terapeutica e umana nella “fase finale della crescita” (come la Kübler-Ross considera la morte) ci aiuta ad affrontare la realtà del morire: « cambia la qualità della vita, quando si è provato a fronteggiare la propria finitezza».
Elisabeth Kübler-Ross, medico e psichiatra, di nazionalità svizzera, esercitò a lungo nel suo paese. Per ragioni di studio e di lavoro, nel 1965 si recò negli Stati Uniti dove, presso l’ospedale Billings di Chicago, organizzò e diresse un seminario sull’evoluzione psichica del morente. Da allora si è dedicata completamente all’assistenza ai morenti (e ai loro familiari) e all’istruzione del personale sanitario addetto ai malati terminali. Risiede negli Stati Uniti, dove tiene anche numerosissime conferenze sui risultati delle sue ricerche.
Immaginazione e Creatività nell’Età Infantile
Titolo originale: Voobraženie i Tvorčestvo v Detskom Vozraste.
Autore/i: Vygotskij Lev Semenovič
Editore: Editori Riuniti
prefazione di Alberto Alberti, traduzione di Agostino Villa, in copertina: Mirò, particolare da Gran diàleg amb le Història, 1950-51.
pp. 144, ill. b/n, Roma
In una ricerca agile, di piacevole lettura, ricca di riferimenti puntuali alla concreta esperienza personale e sociale del bambino e dell’adolescente, si individuano sia gli elementi suscettibili di sviluppo e di educazione su cui si innesta un processo creativo, sia quei momenti particolari in cui tale processo si manifesta in prodotti tipici: il testo teatrale costruito dagli stessi ragazzi, la creazione letteraria, l’arte. Per la modernità e la ricchezza dei suggerimenti, il volume rappresenta un sussidio indispensabile per chi è impegnato in una attività didattica concreta come per chi voglia conoscere la complessa ricchezza dei processi formativi.
L. S. Vygotskij (1896-1934), è un noto scienziato sovietico che ha dato un ampio contributo all’evoluzione della psicologia del XX secolo. Si è occupato di psicologia generale, infantile e genetica, di psicopatologia e di studi sugli stati deficitari, considerando la vita psichica nel suo sviluppo e nel suo contesto sociale.
I Templari – La Storia e la Leggenda
Autore/i: Autori vari
Editore: Giunti
introduzione e cura di Fausta Vaghi, disegni di Piero Cattaneo.
pp. 128, nn. ill. a colori, Firenze
Dalla storia al mito: la nascita, l’apogeo e la caduta del più potente ordine monastico cavalleresco del Medioevo. La accuse, il processo, il rogo; i tesori, i presunti segreti, le leggende create dall’immaginario popolare; il recupero attuato e proclamato dall’esoterismo moderno, a partire dalla Massoneria.
Sigari – Guida per Intenditori
Titolo originale: The Cigar Companion – The Connoisseur’s Guide
Autore/i: Bati Anwer
Editore: Tecniche Nuove
seconda edizione, prefazione dell’Editore (Marvin R. Shanken), introduzione di Anwer Bati, introduzione di Simon Chase (autore della seconda edizione), traduzione di Silvia Punzo.
pp. 224, nn. ill. n.t. a colori e in b/n, Milano
Una nuova edizione, riveduta e corretta, contenente l’elenco di tutte le principali marche in commercio. Illustra come distinguere un sigaro fatto a macchina da un sigaro fatto a mano, spiega le sottili differenze tra sigari avana e non avana, offre descrizioni autorevoli sul gusto e sull’aroma, spiega come scegliere un sigaro in base al colore della fascia, descrive come si fa ad acquistare sigari di buona qualità e a conservarli correttamente.
Come tutti gli appassionati di sigari ben sanno, pochi piaceri possono eguagliare quello di fumare un buon avana. Questa guida è nata con lo scopo di aumentare la soddisfazione dei fumatori di tutti i gusti.Ora riveduta e completata con le ultimissime marche entrate sul mercato, Sigari rimane la guida per eccellenza alle migliori marche di sigari fatti a mano del mondo, con indicazioni sulle origini di ogni marca, le qualità del fumo, il sapore, il gusto e l’aroma. La parte centrale del libro, contenente le fotografie a grandezza naturale dei sigari più famosi di ogni marca, illustra tutte le principali marche di sigari cubani, dominicani e honduregni oltre a molte delle marche meno note ma egualmente interessanti. Le informazioni sui sigari contenute in questa edizione sono state aggiornate e sono state aggiunte diverse nuove marche. Sigari consente inoltre di addentrarsi nell’affascinante mondo delle foglie di tabacco alla fermentazione, l’arrotolamento e il confezionamento. Sono illustrate le principali zone dell’isola destinate alla coltivazione del tabacco e viene mostrato, da dietro le quinte, come operano le fabbriche dell’Avana di fama mondiale. Questo libro, scritto da un vero esperto di sigari, costituisce una guida davvero utile per scegliere sempre il sigaro giusto. Per i conoscitori, la comprensione delle sottigliezze che distinguono i sigari fatti a mano rappresenta una parte importante del piacere che provano nel fumarli.
Anwer Bati è un produttore televisivo che ha realizzato programmi su un’ampia varietà di argomenti per la BBC e Channel 4 britanniche. Lavora anche come giornalista e inviato per riviste e quotidiani di punta nel Regno Unito. Ha una conoscenza specialistica in fatto di sigari ed è un appassionato fumatore di sigari fatti a mano. Su invito del Monopolio di stato del tabacco cubano (Cubatabaco) ha visitato le famose fabbriche di sigari e le piantagioni dell’isola, imparando per via diretta tutto quanto concerne la coltivazione del tabacco, la fabbricazione dei sigari e conoscendo personalmente i principali esponenti dell’industria dei sigari dell’Avana.
Prefazione
Introduzione
- La storia dei sigari
- Le migliori marche dalla A alla Z
- L’acquisto e la conservazione dei sigari
- Elenco dei venditori di sigari
Indice analitico
Ringraziamenti
Il Libro degli Angeli – Gli Angeli non ci hanno Dimenticati
Titolo originale: Engelen
Autore/i: Moolenburgh H.C.
Editore: Hermes Edizioni
prefazione di Paola Giovetti, introduzione dell’autore, traduzione di Marika Melandri.
pp. 184, ill. in b/n, Roma
Negli ultimi tempi sembra che gli uomini abbiano un pò dimenticato queste creature particolari, essenze spirituali levitanti tra cielo e terra, che hanno il ruolo di proteggere gli esseri umani, ma anche, nelle schiere più alte, degni di stare al cospetto del Padre per intonare continuamente le sue lodi. Ma essi non ci hanno mai dimenticati. Gli Angeli non hanno mai cessato di esistere ed anche se oggi, distratti come siamo dalla televisione e dai mass-media, dalle sempre più numerose e stressanti esigenze – vere o fittizie – della vita quotidiana, pensiamo un pò meno a loro, essi non smettono un istante di pensare a noi. L’autore lo dimostra ampiamente in questo libro. Egli – che è un medico – inizia con un’ampia indagine nella quale rivolge domande sull’argomento a 400 suoi pazienti, una buona parte dei quali gli confessa di aver vissuto particolari “esperienze” che si riferiscono a tali esseri incorporei, con risultati di grande interesse. Quindi Moolenburgh passa in rassegna le nove gerarchie angeliche, che interpreta anche alla luce della realtà moderna. Tra l’altro, egli afferma che questi esseri sono costituiti di pura energia, una *energia cosmica* rilevabile anche con mezzi scientifici. È possibile per noi stabilire un contatto con gli Angeli attraverso la preghiera, il sogno e la meditazione. A ciascuno di questi canali di comunicazione è dedicato un intero capitolo. Il ritorno degli Angeli nella coscienza dell’uomo moderno, la loro presenza nella vita quotidiana, potrebbe essere uno dei più grandi eventi del nostro secolo.
Hans C. Moolenburgh medico e psicoterapeuta olandese, ha raccolto durante la sua carriera professionale migliaia di testimonianze sui contatti angelici.
Prefazione
Introduzione
- Un angelo sulla nostra strada
- Gli angeli custodi
- Gli Arcangeli e Principati
- I due cieli superiori
- Il mondo creativo
- Il mondo all’ombra di Dio
- La battaglia celeste
- Il profumo del gelsomino
- La preghiera
- Il sogno
- La meditazione
- In rotta di collisione con il cielo
Bibliografia
Islām Interiore – La Spiritualità Universale nella Religione Islamica
Autore/i: Pallavicini ’Abdal Wāhid
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione e note a cura del Centro studi metafisici René Guénon, introduzione dell’autore, collana: Uomini e religioni.
pp. XVII-206, Milano
«Il vero sufismo non è che l’aspetto interiore della religione islamica e ne costituisce l’essenza, il midollo, lo “spirito” nel “corpo” della sua espressione legale e rituale. Esso è dunque il cuore dell’Islām da cui non può in alcun modo essere separato, e del resto quest’ultimo, come ogni religione, non può prescindere dalla sua dimensione interiore o contemplativa senza cristallizzarsi in un formalismo sterile.» In tali parole è racchiuso il senso dei numerosi discorsi raccolti in questo volume.
Si tratta di interventi finalizzati all’unico scopo di ricordare all’uomo contemporaneo la necessità di una fede che si traduca anche in un’adeguata conoscenza dottrinale e pratica rituale.
Attraverso questi scritti l’autore dà testimonianza di una spiritualità che non teme di confrontarsi con i temi più scottanti del mondo attuale.
Occidentale di estrazione cattolica, l’autore si converte all’Islām nel 1951, anno della morte del metafisico francese René Guénon, del quale assume lo stesso nome islamico: ’Abdal Wāhid (il servo dell’Unico). Soggiorna per molti anni in paesi orientali, integrandosi profondamente nella tradizione acquisita fino ad aderire a una confraternita islamica all’Interno della quale svolge oggi la funzione di Maestro spirituale.
Djuna – Vita e Tempi di Djuna Barnes
Titolo originale: The Formidable Miss Barnes
Autore/i: Field Andrew
Editore: Edizioni Frassinelli
traduzione di Erica Joy Mannucci, in copertina fotografia di Berenice Abbott.
pp. 358, ill. b/n, Milano
Per raccontare la vita di Djuna Barnes, Andrew Field ha condotto ampie ricerche in America e in Europa, intervistando molti di quanti conobbero questa donna straordinaria. Riuscì anche a parlare con lei, che ormai viveva in volontaria reclusione, pochi anni prima che morisse. Il risultato è un ritratto vivido e acuto della Barnes artista, scrittrice, bisessuale sfrenata: una donna ossessionata per tutta la vita dal ricordo di un’infanzia sinistra che colorò di tinte cupe la sua opera, primo fra tutti il romanzo che le dette la notorietà, Nightwood. A questa segreta ossessione, tuttavia, Djuna sopravvisse a lungo, con la sua repulsione per matrimonio e figli, gli accessi di bevute incontenibili, le dozzine di storie con uomini e donne, raggiungendo momenti di vera gloria letteraria negli anni che la videro protagonista, tra le due guerre, della bohème del Greenwich Village e della esplosione di talenti della Parigi culturale, accanto a figure leggendarie quali James Joyce, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Pablo Picasso. Seguirono anni oscuri, di povertà e segregazione, fino alla morte, avvenuta a New York nel 1980, Questo personaggio eccentrico, scrittrice magistrale, Andrew Field ha illuminato di nuova luce in quello che è stato definito «un autorevolissimo studio critico-biografico».
Andrew Field, professore di Letteratura Comparata alla Griffith University, in Australia, è autore di una importante biografia di Nabokov.
Piccola Filocalia della Preghiera del Cuore
Titolo originale: Petite Philocalie de la Prière du Cœur
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni Paoline
a cura di Jean Gouillard, premessa dell’editore, traduzione dal francese di G. Boffa.
pp. 270, Milano
La Filocalia è una raccolta di testi tradizionali sulla preghiera ortodossa, soprattutto «solitaria». Questo tipo di orazione e ascesi prende le mosse dagli anacoreti egiziani del IV secolo per giungere fino ai monaci del Monte Athos del XV secolo. Per il contenuto, oltre che per l’ispirazione dei suoi compilatori, la Filocalia converge verso la preghiera del cuore o la preghiera di Gesù, che alcuni hanno chiamato il “cuore” della spiritualità ortodossa.
Il Pellegrino russo dei famosi «Racconti» fece della Filocalia il suo specchio di coscienza e il suo breviario; gli ortodossi praticanti la tengono in altissima considerazione e la venerano come un libro sacro.
Questo volume è un contributo per approfondire e crescere nella dimensione spirituale e raggiungere l’armonia tra azione e contemplazione.
Le Fiabe del Lieto Fine – Psicologia delle Storie di Redenzione
Titolo originale: The Psychological Meaning of Redemption Motifs in Fairytales
Autore/i: Von Franz Marie-Louise
Editore: Red Edizioni
prefazione di Isabella Bossi Fedrigotti, traduzione di Donatella Besana.
pp. 144, Novara
Incantesimi, peripezie, metamorfosi… Una grande psicologa junghiana, specializzata nell’interpretazione di fiabe, allaccia suggestivamente questi temi al motivo della salvezza, della redenzione.
L’eroe, o la fanciulla, vengono colpiti da un sortilegio. Tutto sembra perduto ed è allora, invece, che incomincia il percorso di redenzione, di salvezza, di liberazione. Verrebbe da dire che ciò di cui ci si libera è la nevrosi, l’infelicità profonda… Ma sarebbe semplificare la maniera geniale in cui l’autrice affronta il motivo fiabesco dell’incantesimo. Meglio allora seguire il percorso delle storie: coprendosi di una pelle di animale (recuperando cioè l’istinto perduto), con sudori e lavacri (e cioè purificandosi), e in molti altri modi, l’eroe e la fanciulla ritroveranno la libertà perduta, un lieto fine non scontato, perché conquistato con sofferenza come accade in ogni vera trasformazione esistenziale.
Marie-Louise von Franz (1915-1998), allieva di Jung, è fra i principali esponenti della psicologia analitica. Particolarmente importanti le sue ricerche sul patrimonio fiabesco popolare, cui appartiene questo volume.
L’Ultimo Viaggio – L’Inquietante Mistero di Otto Navi Scomparse Senza Lasciare Traccia
Titolo originale: Without Trace
Autore/i: Harris John
Editore: Eco
introduzione dell’autore, traduzione di Giorgio A. Pagliaro.
pp. 256, Milano
Un’indagine accurata e obiettiva sui grandi misteri dell’oceano che ci restituisce intatto il fascino dei segreti gelosamente custoditi dal mare. John Harris, in questo volume, si ripropone di aprire uno spiraglio su alcuni dei più misteriosi e intriganti casi degli ultimi 160 anni, accomunati tutti da un unico denominatore: nessun testimone sopravvissuto.
Dopo accurate ricerche, espone le sue conclusioni, «tessere» di un gigantesco mosaico di fatti, ricordi, eventi storici e leggende legati alle singolari traversie di otto imbarcazioni:
- la Erebus e la Terror, le navi della disastrosa spedizione di Sir John Franklin;
- la Mary Celeste, ritrovata in mezzo all’Atlantico senza equipaggio;
- la nave da guerra Maine esplosa nel porto a l’Avana;
- il transatlantico Waratah e la carboniera Cyclops, svaniti nel nulla;
- la motonave Joyita e lo yacht Teignmouth Electron, avvistati alla deriva nell’oceano.
L’autore ripercorre, tappa dopo tappa, l’ultimo viaggio delle
navi, riportando, per completezza di informazione, non solo la versione ufficiale dei fatti, ma anche le indiscrezioni e fermate, a volte, forse, più vicine alla realtà.
Otto casi emblematici presentati con perizia e perspicacia da indagatore dell’ignoto.
“ Loro ” si Ricordano di Noi – Chi Abbandona questa Terra Rimane in Contatto con Noi per l’Eternità
Titolo originale: We Are Not Forgotten
Autore/i: Martin Joel; Romanowski Patricia
Editore: Eco
traduzione di Anna Gibillaro.
pp. 288, Milano
“Loro” si ricordano di noi raccoglie le storie di persone defunte così come queste ultime le hanno raccontate dall’aldilà a George Anderson, il più famoso medium degli Stati Uniti.
Le storie riunite in questo saggio non possono lasciare indifferenti nemmeno coloro che si proclamano scettici nei confronti dei fenomeni medianici. Non è possibile rimanere freddi leggendo la tragedia del padre assetato di vendetta nei confronti dell’assassino della figlioletta, nonostante quest’ultima lo supplichi dall’aldilà di perdonare; né si può fingere indifferenza di fronte alla storia dell’uomo, considerato da tutti probo e onesto, colpevole invece di aver abusato della nipote, il quale però dall’aldilà chiede perdono per tutto il male arrecato; né si possono trattenere le lacrime nel venire a conoscenza della tragica vicenda di un padre che ripudia il figlio malato di AIDS e che in un momento di follia si toglie la vita, per poi dare voce a tutta la sua disperazione dall’aldilà.
“Loro” si ricordano di noi è un saggio di enorme impatto emotivo e anche se il messaggio inviatoci dai defunti: «State in pace perché il vostro amore non è dimenticato e pregate per noi», venisse accolto alla leggera o peggio respinto, il lettore non potrà certo lamentarsi di essersi annoiato e avrà la conferma che la realtà è superiore a ogni fantasia.
Oro – Il Mistero dei Sarmati e degli Sciti
Autore/i: Autori vari
Editore: Electa – Metropolitan Museum of Art
a cura di Joan Aruz, Ann Farkas, Andrei Alekseev, Elena Korolkova, con un’introduzione di Ermanno A. Arslan.
pp. 260, interamente e riccamente illustrato a colori e b/n, Milano
Il fascino e il mistero delle preziose oreficerie dei popoli dell’Eurasia: le uniche tracce dell’esistenza di una civiltà fortemente creativa, ma improvvisamente scomparsa.
Gli abitanti delle steppe fra la Crimea, il Caucaso e le pianure russe seppero plasmare, tra il V e il IV secolo a.C., inestimabili tesori, che rappresentano oggi l’unica traccia dell’esistenza di una civiltà fortemente creativa, ma improvvisamente scomparsa nel III secolo. Il catalogo della mostra milanese, ricco di immagini preziose e densi contributi critici, propone al pubblico la bellezza, il fascino e il mistero dei preziosi manufatti dei popoli dell’Eurasia. Oltre agli ori degli Sciti, da tempo noti fra i più importanti reperti dell’archeologia euroasiatica, analizza duecento preziosissimi lavori in oro assolutamente inediti e scoperti una decina d’anni fa a Filippovka, nella Russia meridionale. Un sensazionale ritrovamento che, accanto a numerosissime appliques dorate raffiguranti animali di ogni tipo – cervi, volpi, leopardi, uccelli, cammelli, pesci, arieti – , comprende le meravigliose statuette di cervi dorati dalle lunghe corna intrecciate con l’eleganza e la leggerezza di un ricamo.
Storia del Nome Dracula e di Altre Parole d’Oggi
Autore/i: Guţia Ioan
Editore: Bulzoni Editore
unica edizione, in sovraccoperta: ritratto di Vlad Tepes (Dracula) secondo un incunabulo tedesco del XV secolo.
pp. 144, Roma
In questo libro vengono evocate diverse centinaia di parole nuove, quasi tutte straniere, cioè parole ancora in rodaggio, sebbene alcune di esse siano ormai popolari ed altre comincino già ad essere registrate anche dai vocabolari generali. Però non si tratta di una raccolta e tanto meno di un repertorio di neologismi, bensì di una indagine circonstanziata e documentata sulle parole nuove. Alcune sono discusse singolarmente, tutte le altre sono inserite invece in gruppi di parole, polarizzati intorno ad un determinato fatto o periodo storico, contatto linguistico o mezzo di comunicazione (mass-media). Ma, più che esaurirle, si fa una scelta fra quelle che sembrano cominciare ad entrare nella lingua. Si comincia con la complicatissima ed oscura storia del nome del terribile principe valacco del Quattrocento «Dracula», che – già famoso corni nome terrificante nell’Europa centrale ed orientale nella seconda metà di quel secolo – fu resuscitato a nuova vita, questa volta come vampiro, alla fine dell’Ottocento, dallo scrittore irlandese Bram Stoker, e diffuso poi in tutto il mondo, soprattutto dal cinema. Il secondo capitolo è una succinta messa a punto di due nuovi termini, legati al concetto di documentazione, che spesso vengono confusi: « documentarista », autore (regista) di film documentari, e «documentalista», professionista della documentazione. Nel terzo capitolo si passano in rivista le principali parole, polarizzate intorno al concetto di libertà, venute in uso soprattutto nella stampa con la « guerra fredda » in seguito alla divisione dell’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, mediante la « cortina di ferro ». Il quarto capitolo vuole segnalare più che altro il contatto diretto, sebbene ancora poco rilevante, della lingua italiana con quella romena. Al riguardo riesce interessante, tra l’altro, la fortuna della parola romena «conducǎtor» nel linguaggio sportivo italiano del dopoguerra. Infine, l’ultimo capitolo è una larga scelta di parole d’America penetrate nella lingua romena, fra le due guerre mondiali, per il tramite del cinema. Siccome si tratta di parole che il cinema americano ha reso internazionali, questi americanismi li riscontriamo anche nella lingua italiana.
Ioan Guţia (nato a Sebes nel 1917) compì la sua prima formazione all’Università di Cluj, in Romania. Continuò poi gli studi in Italia, a Cagliari e Roma. È stato socio dell’Accademia di Romania in Roma. Libero docente confermato. Dal 1958 insegna alla Università di Roma.
La maggior parte dei suoi scritti di linguistica, stilistica, letteratura romena ed italiana, e letteratura comparata è stata pubblicata in periodici di specialità italiani ed esteri. In volume sono usciti: Sentimenti timpului in poezia lui Eminescu (Roma, 1957), Linguaggio di Ungaretti (Firenze, 1959), Grammatica romena moderna (Roma, 1967) e Introduzione alla letteratura romena (Roma, 1971).
Le Trachinie di Sofocle
Autore/i: Pound Ezra
Editore: Nardini Editore – Centro Internazionale del Libro
premessa e traduzione di Margherita Guidacci.
pp. 96, ill. in b/n, Firenze
…Le Trachinie rappresenta la cima più alta della sensibilità greca quale la conosciamo dai drammi tramandati fino a noi; ed è, al tempo stesso, il dramma che più si avvicina alla forma originaria della Danza Rituale…
Riproponiamo alla disattenzione della critica e del pubblico l’ultima opera di Ezra Pound – frutto di una sorprendente collaborazione, a distanza di ventiquattro secoli, fra un poeta antico e uno moderno – come ha giustamente premesso Margherita Guidacci a questa sua traduzione. Riproporre, o proporre di nuovo, significa credere nel significato e nel valore della cosa proposta; Ezra Pound, nonostante l’ostile silenzio dei critici, resta uno dei massimi poeti di questo secolo e, al tempo stesso, il più inattuale e vulnerabile. È facile disprezzare il vinto. Vae victis! si è sempre detto, fin dall’età più remota. Meno facile è disprezzare un uomo che, pur appartenendo alla forza vincente, si schierò, come lui, a fianco dei perdenti, solo perché amava l’Italia come e più della sua stessa patria. Ezra Pound pagò caro il prezzo della sua scelta sentimentale e temeraria. E nel manicomio, dove fu segregato per quattordici anni, completando i Cantos e rileggendo i classici si riconobbe e si identificò in Eracle, forse perché anche a lui, come allo sventurato eroe di Sofocle, fu cara la muta dedizione di un’umile Jole, che gli dette tutto senza chiedergli nulla. Che sia in questa ancora sconosciuta vicenda, classica e romantica insieme, la chiave delle Trachinie? Noi pubblichiamo quest’opera nell’ormai lontano 1958; la ripresentiamo oggi, in nuova veste, nella ricorrenza del primo centenario della nascita del suo Autore, con la speranza di vederla finalmente rappresentata sulla scena come è già stato fatto, con successo, in altri Paesi d’Europa.