Libri dalla categoria Storia Giudaica
Metrò
Autore/i: Curcio Renato
Editore: Sensibili alle Foglie
collana: Collana Verde n° 17.
pp. 144, Roma
Metrò è l’ultimo testo della collana verde di Sensibili alle Foglie. L’autore è Renato Curcio, direttore editoriale della piccola casa editrice romana nata quattro anni fa. “Vogliamo raccontare l’invenzione continua della vita da parte delle persone recluse: è l’elaborazione della sofferenza. O si inventa o si muore. “Sono sensibile al mio dolore nonostante tutto quello che mi è successo, sono sensibile a tutto, anche alle foglie”. Così scriveva a Renato Curcio una signora da un manicomio. “Quell’espressione l’abbiamo fatta nostra, partendo dall’esperienza di dolore di un corpo recluso”, spiega Curcio, che di dolore s’intende, avendolo patito ma anche avendolo seminato a lungo in un periodo terribile della storia italiana. Metrò è una storia di sguardi, di gesti, di voci raccontata come un’epopea, un percorso dentro se stessi alla ricerca di valori. Ci rivolgiamo a tutte quelle persone”, dice Curcio, “che non hanno perso la fiducia nel cambiamento e che mantengono forte l’attenzione verso se stessi e la propria sofferenza.
Renato Curcio è un brigatista, sociologo e saggista italiano, tra i fondatori delle Brigate Rosse. Arrestato nel 1974 ed evaso l’anno dopo, rimase nuovamente latitante per un breve periodo, e fu in seguito condannato a 28 anni di carcere. Negli anni ’90 è stato quindi scarcerato, tornato all’attività di sociologo, nella cooperativa editoriale e sociale Sensibili alle foglie, da lui fondata, la quale si occupa di tematiche legate alla disabilità, nonché ad istituzioni totali (come carceri, manicomi e aziende della grande distribuzione), immigrazione e studi sulle nuove forme di controllo sociale nella società di massa.
- I me
- Discesa
- Odori
- Sertão
- Gli dèi dimenticati
- Giochi
- Graffiti & tags
- Malesseri
- Artisti
- Mode
- Viaggiatori vagabondi passeggeri
- Nord-Sud
- Occhi
- Scrivere
- Leggere
- Volti
- Solitudini
- Approcci
- Paure
- Razzismi
- Pubblicità
- Risalita
Notizie e ringraziamenti
La Meccanica del Testo – Tipi Narrativi e Tipologie Testuali
Autore/i: Grande Maurizio
Editore: Lerici Editori
unica edizione.
pp. 136, Cosenza
Le pratiche di produzione del testo, debbono oggi più che mai, fare i conti con le pratiche di lettura e con i diversi canali e meccanismi :di elaborazione socioculturale del senso. La produzione del ’senso appare ormai riconsegnata alle strategie della lettura, in una dinamica completamente nuova e dotata di potenzialità fino a poco tempo fa impensabili. Per questo le strategie di lettura diventano vere e proprie strategie di produzione della testualità e del senso, accanto (o contro) quei meccanismi che producono il testo «all’origine », nelle mani di un autore o nelle istituzioni canoniche della cultura (la scuola, la ricerca scientifica, l’accademia, il museo, ecc.). Il nodo centrale dello dominanza culturale si gioca oggi nel campo disseminato delle pratiche testuali più diverse e conflittuali, e il testo assume una posizione di punta nel rapporto tra cultura e dominio. Sulla base di queste premesse, il libro propone due «esercizi di lettura» dedicati alla testualità narrativa assunta in due manifestazioni divergenti e «estreme» dell’impalcatura teorica e strutturale del testo letterario: Gadda e Borges ,divengono agevolmente due esempi capaci di rappresentare la peculiarità del rapporto tra testualità e cultura; rapporto regolato dalla tensione dell’orientamento testuale che spetta al lettore (il lettore-lettore, il lettore-critico, l’analista e il teorico) decifrare e rendere esplicito.
Maurizio Grande è nato a Roma nel 1944. Studioso di estetica e di semiotica, si è occupato prevalentemente di teoria e analisi del linguaggio poetico e del linguaggio cinematografico, pubblicando numerosi saggi su riviste specializzate («Nuova Corrente», «Filmcritica», Bianco e Nero», «Fiction», «Quadrangolo»). È autore di alcune monografie (Carmelo Bene il circuito barocco, Roma, 1973; Marco Ferreri, Firenze, 1974; Billy , Milano, 1978) e coLlabora alle pagine letterarie di «Paese Sera». Dal 1975 è incaricato di Estetica nella Libera Università della Tuscia (Viterbo).
L’Erede – Pietro Maso, una Storia dal Vero
Autore/i: Bettin Gianfranco
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione.
pp. 184, Milano
“Piove forte, tuona. Il vento soffia. Il tempo grida. È la notte perfetta. Nessuno sentirà niente, nessun rumore, nessun lamento.”
È la notte tra il 17 e il 18 aprile 1991. A Montecchìa di Crosara, in provincia di Verona, un ragazzo ventenne, Pietro Maso, insieme a tre amici ancora più giovani, sta aspettando che i propri genitori tornino a casa. Li sta aspettando al buio, in agguato, perché vuole ucciderli.
Il suo scopo è entrare in possesso dei loro averi, ereditandoli subito, per fare così la “bella vita”. Un delitto atroce e sconvolgente. In questo libro se ne fa la storia, che non è solo quella di un ragazzo strano e inquietante, protagonista di un atto mostruoso, e dei suoi amici e complici. È anche il racconto di un ambiente, di un’intera società con pesanti tratti di ipocrisia e falsità, affollata di adulti, autorità e pretesi educatori che trasmettono soprattutto disvalori. Una storia affrontata sul campo, attraverso gli atti ufficiali e un lavoro di ricostruzione e analisi condotto con osservazioni dirette e interviste ai principali4 protagonisti della vicenda. Una storia dal vero, dunque, un romanzo-reportage che dal fondo più oscuro dei nostri anni.
Gianfranco Bettin, veneziano, 37 anni, si occupa di studi e di ricerche sociali. Collabora ai quotidiani “Il Mattino” di Padova, “la Nuova Venezia” e “la Tribuna” di Treviso e alla pagina libri de “l’Unità”. Ha collaborato con Gad Lerner a Profondo Nord, la trasmissione della terza rete televisiva della Rai.
È redattore di “Linea d’ombra”. Ha pubblicato, fra l’altro, Radici e percorsi della protesta giovanile (Padova 1983), il romanzo Qualcosa che brucia (Milano 1989) e Dove volano i leoni Fine secolo a Venezia (Milano 1991).
Il Primo Libro del Mondo – Prima Parte: Enoch Etiopico
Autore/i: Pincherle Mario; Palazzini Finetti Luigi
Editore: Filelfo
pp. 224, Ancona
IL PRIMO LIBRO DEL MONDO. Per la prima volta in Italia l’opera completa di Enoch, l’antichissimo patriarca che scrisse, per “una generazione futura”, pagine considerate “LA CHIAVE PER CAPIRE LA BIBBIA”.
Mario Pincherle è nato a Bologna nel 1919. Ha fatto studi classici. Si è laureato in ingegneria e si interessa alla “paleotecnologia”. A lui si debbono fondamentali scoperte all’interno del “Tempio del Sole”, la Grande Piramide d’Egitto. Scrive libri di Archeologia. Collabora a riviste di archeologia italiane e straniere, scrive sui Rendiconti dell’Accademia dei Lincei.
Luigi Palazzini Fumetti è nato a Roma nel 1919. Ha conseguito diverse lauree in materie umanIstiche. Si è interessato di Storia del Diritto Antico. Ha effettuato molti viaggi, in particolare in India, che conosce perfettamente. Conosce numerose lingue antiche e moderne. Assieme a Pincherle ha tradotto i tre libri di Enoch. Collabora con molte riviste italiane e straniere.
L’AVVENTURA DELL’UOMO: in questa collana i grandi ed inquietanti problemi di sempre drammi dell’uomo, i suoi immensi poteri latenti extrasensoriali e paranormali e le vestigia di i passato favoloso, in un panorama affascinante sotto l’insegna del mistero.
La Lista
Titolo originale: Schindler’s List
Autore/i: Keneally Thomas
Editore: Edizioni Frassinelli
nota e prologo dell’autore, traduzione di Marisa Castino.
pp. 374, Milano
La straordinaria, eroica storia di un industriale cattolico tedesco che con audacia e scaltrezza riuscì a salvare la vita a migliaia di ebrei.
Che cosa significava esattamente finire nella «lista di Schindler»?
E chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico amante del lusso e irriducibile corteggiatore di belle donne?
Avvalendosi anche della testimonianza di chi lo conobbe, Thomas Keneally ricostruisce la straordinaria esistenza di questo personaggio ambiguo e contraddittorio.
Da molti considerato un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne, bambini allo sterminio hitleriano, trasferendoli dai campi di concentramento ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico.
Fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone.
Che cosa spinse Schindler alla sua personalissima lotta al nazismo? Che cosa lo portò a diventare l’eroico salvatore di tanti ebrei? È proprio questo enigma a rendere affascinante la storia di Oskar Schindler e a fare della sua vita un appassionante romanzo.
Thomas Keneally è nato nel 1935 a Sydney, in Australia, dove vive con la moglie e i due figli. È autore di numerosi romanzi tra cui si ricordano: Gossip from the Forest, A Season in Purgatory e Confederates. Con La lista ha vinto il Booker Prize per la narrativa, uno dei più prestigiosi premi letterari inglesi.
Vivere è Bello – Appunti per una Biografia di Benedetta Bianchi Porro
Autore/i: Ghini Emanuela
Editore: Rizzoli
prima edizione, presentazione dell’Arcivescovo di Torino Anastasio A. Card. Ballestrero, premessa dell’autrice.
pp. 200, Milano
In soli ventotto anni di esistenza Benedetta Bianchi Porro, 1936-1964, ha saputo esprimere una straordinaria esperienza di fede vissuta attraverso il dolore e l’ascesi spirituale. Colpita da neurofibromatosi, o morbo di Recklinghausen, una forma tumorale che aggredisce i tessuti nervosi, non si abbandona alla disperazione, affronta il destino con lucida consapevolezza e sconcertante serenità. Si spegne dopo aver dato un’umanissima testimonianza di pienezza di vita. Vivere è bello non è una biografia di Benedetta Bianchi Porro: è una cronaca della sua vicenda interiore, è un libro che l’ascolta parlare e l’osserva vivere inseguendo, con affettuosa e oggettiva attenzione, i suoi diari, le sue lettere, i suoi scritti editi e inediti. «Lettura scarna e impressionante», come scrive, nella sua Presentazione, il cardinale Anastasio Balestrerò, arcivescovo di Torino, Vivere è bello si rivolge a credenti e non credenti per far udire parole di una creatura nostra contemporanea che, con il linguaggio di una fede semplice, diretta e concreta, suggerisce spunti per meditazioni sul significato, il valore e l’importanza della vita, sul male fisico, sul dolore e sulla morte.
Emanuela Ghini è monaca carmelitana scalza. Si è laureata a Bologna, dove ha iniziato la carriera accademica in filosofia teoretica. Oltre a vari lavori in collaborazione, ha pubblicato: Lettere di Paolo ai Tessalonicesi. Commento pastorale (Bologna 1980); Scandalo di un amore senza frontiere. Il libro di Giona (Torino 1982); Una straniera antenata di Gesù. Il libro di Rut (Torino 1982). Collabora a diverse riviste.
La Verità e il Nulla – Il Rischio della Libertà
Autore/i: Coda Piero; Severino Emanuele
Editore: Edizioni San Paolo
prima edizione, a cura di Piergiuseppe Bernardi.
pp. 80, Cinisello Balsamo
Il tema del rapporto fra verità e libertà costituisce indubbiamente uno dei nuclei teorici più peculiari e sintetici dell’intera vicenda del pensiero occidentale. La verità, la libertà e il loro intrinseco rapporto si configurano infatti come aspetti fondanti non solo della riflessione che l’Occidente è venuto sviluppando, ma anche dell’intera civiltà che, in evidente osmosi con questo pensiero, è venuta prendendo forma.
L’orizzonte culturale in cui l’Occidente ha portato avanti la riflessione su questo tema ha visto giocare un ruolo di primo piano alla filosofia e alla teologia, che hanno trasformato il problema del rapporto fra verità e libertà nel luogo di un confronto non di rado divenuto scontro acceso e intransigente.
Alle soglie del terzo millennio, Emanuele Severino e Piero Coda, qualificati rappresentanti rispettivamente della filosofia e della teologia contemporanee, sono stati invitati a confrontarsi apertamente su questo tema decisivo. Ne è nato un dibattito nel quale i protagonisti hanno saputo dialogare in modo autentico, senza rinunciare alla propria identità, ma anche senza cercare di evitare gli interrogativi posti da una riflessione “altra” dalla propria.
Il Simposio dei Sultani – Dal più Antico Trattato di Cucina Arabo-Musulmano
Autore/i: Ibn Sayyār al-Warrāq
Editore: Jouvence Società Editoriale
introduzione e cura di Sabrina Favaro, in copertina: Pittura da Ispahan, XVII secolo, Museo delle Arti Decorative di Teheran (n° 125).
pp. 140, Sesto San Giovanni (MI)
Ibn Sayyār al-Warrāq, libraio e uomo di lettere versato nella conoscenza di tutte le arti, raccolse in un’unica opera il patrimonio culinario della sua epoca e della sua terra, così da esaltare i fasti della dinastia califfale degli Abbasidi anche nell’arte gastronomica. Egli collezionò in un solo testo venti antichi libri di cucina, andati perduti, tra tutti quello di Ibrahim ibn al-Mahdī, il più celebre cuoco arabo, principe abbaside e famoso quanto il fratellastro Harūn al-Rašīd, il califfo delle Mille e una notte. Si tratta del più antico Trattato di cucina arabo-musulmano a oggi noto e conservato nella sua interezza, risalente al X secolo (il Kitāb al-tabīḫ, da cui è tratto il presente volume). Le ricette spaziano dai primi piatti ai dolci, dai secondi alle bevande, dalle salse alle erbe, corredate da un’accurata analisi dei procedimenti, dei dosaggi, dell’uso di spezie e accompagnate da una sapiente esposizione delle proprietà dietetiche dei piatti e delle nozioni per una corretta igiene degli alimenti e degli utensili da cucina. al-Warrāq arricchì l’esposizione di alcune ricette con poesie e racconti, così da stuzzicare non solo il palato ma anche la fantasia del lettore. Sono proprio tali ricette a costituire l’oggetto del Simposio dei sultani, con l’auspicio di offrire la scoperta sia delle stravaganze gastronomiche tipiche delle cucine dei califfi sia di un testo antico, di importanza capitale, ancora sconosciuto al grande pubblico.
La Miniatura nella Badia di Cava – Volume Secondo
La Raccolta di Miniature Italiane e Straniere
Autore/i: Rotili Mario
Editore: Di Mauro Editore
prima edizione fuori commercio riservata al Credito Commerciale Tirreno e alla Compagnia Tirrena di Capitalizzazione e Assicurazioni.
pp. 372, numerose illustrazioni a colori e b/n, Cava dei Tirreni
Sommario:
- I. La Biblioteca e la Sua Raccolta di Codici Miniati Italiani e Stranieri
Note - II. La Bibbia Visigotica di Danila
Note - III. L’Isidoro, le Leggi Longobarde, il Lezionario di S. Lupo e la Miniatura Beneventana
Note - IV. Miniature Senesi Del XIV e del XV Secolo
Note - V. Due Libri d’ore Francesi
Note - VI. Codici Fiorentini e Napoletani del Rinascimento
Note - VII. Gli Altri Codici e gli Incunabuli Miniati
Note
Catalogo
Bibliografia
Tavole
Indici
Indice Analitico
Indice delle Illustrazioni
Referenze Fotografiche
Libere! – 21 Storie di Donne Radicali e Famose che Hanno Sfidato la Morale e Trasformato le loro Vite in Mito
Autore/i: Izquierdo Paula
Editore: Cavallo di Ferro
prologo dell’autore.
pp. 240, ill. in b/n n.t., Frosinone
La sessualità è uno degli aspetti fondamentali nella vita delle 21 donne che figurano in questo libro. Donne con una forte personalità, che andarono contro la morale e i costumi del loro tempo. Donne disinibite, provocatorie, audaci, ma che cercavano solo il loro giusto posto nel mondo. Senza pudori e senza complessi, contro tutto e tutti, queste straordinarie protagoniste riuscirono ad essere pienamente se stesse. Nella vita ottennero la fama desiderata e dopo la morte diedero origine al mito, un mito che ancora persiste e ci accompagna. Un libro originale, che narra le biografie di 20 donne, tutte famose, da Elisabetta I d’Inghilterra, attraverso George Sand fino a Janis Joplin che hanno vissuto la loro vita al limite, scontrandosi anche con la mentalità del tempo, in vari aspetti della loro vita.
Paula Izquierdo è una delle più premiate e famose giovani autrici spagnole. In questo libro, un misto tra biografia, saggio e pettegolezzo, si è avventurata nel misterioso mondo della vita sessuale di donne così profondamente libere da cambiare la morale dell’epoca in cui hanno vissuto e ottenere un posto nella Storia. Esplorando i meandri più oscuri di queste vite coraggiose, la Izquierdo ha scritto un libro sorprendente, inatteso, senza riserve mentali. Della stessa autrice Cavallo di Ferro ha pubblicato nel 2008 il romanzo La mancanza.
Prologo
- Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603)
Vergine per forza - Erzsébet Bàthory (1560-1614)
Assassina di bambine - Caterina la Grande (1729-1796)
Una stratega del sesso - Paolina Bonaparte
Morire dalla voglia - George Sand (1804-1876)
Una vita tutta sua - Lola Montes (1818-1861)
La prediletta - La contessa di Castiglione (1837-1899)
Manovre orchestrali a letto - Sarai Bernhardt (1844-1923)
Sogni caldi - Colette (1873-1954)
Un’ermafrodita mentale - Natalie Barney (1876-1972)
L’amazzone dei venerdi - Mata Hari (1876-1917)
Una spia giavanese - Isadora Duncan (1878-1927)
Muoviti, muoviti, divina - Alma Mahler Werfel (1879-1964)
Ammaliatrice di geni - Virginia Woolf (1882-1941)
La tortura della carne - Simone de Beauvoir (1908-1986)
Ognuna è responsabile di se stessa - Anaïs Nin (1903-1977)
La ricerca del meraviglioso - Joan Crawford (1905-1977)
La ricerca del meraviglioso - Joséphine Baker (1915-1963)
La Perla Nera - Edith Piaf (1915-1963)
Il piacere mai rinviato - Janes Joplin (1943-1970)
Canto come se avessi un orgasmo - Anonima
24 ore nella vita di una sessodipendente del XXI secolo
Epilogo
Appendice I: Classificazione delle anomalie sessuali
Appendice II: Classificazione delle parafilie
Appendice III: Indicatori di una condotta sana o dipendente
Appendice IV
Appendice V
Bibliografia
La Morte di Hitler – Le Ultime Ore del Führer nelle Rivelazioni degli Archivi Sovietici
Titolo originale: Der Tod des Adolf Hitler
Autore/i: Besymenskij Lev
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione di Karl-Heinz Janssen, traduzione di Enrico Cicogna, collana: Le Scie.
pp. 188, 14 ill. in b/n f.t., Milano
Ecco l’opera definitiva sulla morte di Hitler. L’ha scritta com’era naturale, un russo. Furono infatti i russi a giungere per primi a Berlino; frugare le stanze della Cancelleria, i bui corridoi del suo bunker, il suo giardino sconvolto dalle esplosioni; a interrogare coloro che avevano assistito al fosco epilogo del Terzo Reich. Ma i risultati di quelle ricerche rimasero segreti. Come per un incantesimo wagneriano, il corpo del Führer sembrò essersi dissolto in “notte e nebbia”. Lo storico Trevor-Roper evocò Alarico, sepolto nell’alveo del Busento: come il capo barbarico, i resti di Hitler erano forse stati sottratti per sempre all’odio dei nemici e alle curiosità dei posteri. Altri avanzarono l’ipotesi di un trafugamento dell’urna, che conteneva le ceneri, da parte di un anonimo devoto. E la fantasia popolare non mancò di figurarsi un Hitler ancora vivo, rifugiato in qualche remota regione, o risalito sulla sua scala di imbianchino, e pronto per un secondo avvento. Di tutte queste ipotesi, fantasie, sinistre assunzioni, ben poco resta dopo le rivelazioni di Lev Besymenskij: un puzzo di carne bruciata, due piedi che spuntano dal terriccio di una buca, due rigide mascelle che serrano le schegge sottili di una fiala, un odore di mandorle amare che si sprigiona da un corpo sezionato per l’autopsia.
Lev Besymenskij, maggiore dell’Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale, partecipò nel 1945, alla battaglia e alla presa di Berlino. Giornalista e studioso di storia contemporanea, si è occupato particolarmente degli ultimi anni del nazismo, di cui ha ricostruito aspetti e figure attingendo a un ricchissimo repertorio di documenti inediti. Nel 1966 ha pubblicato Auf den Spuren von Martin Bormann e nel 1968 Der Tod des Adolf Hitler (La morte di Hitler).
Il Pensiero dell’Uomo che Divenne Giovanni Paolo II
Autore/i: Buttiglione Rocco
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Pier Luigi Pollini, prefazione di Michael Novak, in copertina: Karol Wojtyla nei primi anni del suo sacerdozio (Foto Epipress).
pp. 480, Milano
In mezzo alla lotta Dio
fa risuonare una campana immensa.
Per un Papa Slavo
Egli ha preparato il trono…
Attenti, il Papa Slavo viene,
Un fratello del popolo.
Juliusz Słowacki (1803-1849)
Oggi per lo più si fa filosofia scrivendo a proposito di altri libri, sforzandosi di interpretare i testi della tradizione che ci vengono dal passato. Così la genuina esperienza umana su cui la filosofia deve riflettere sembra storia avvenuta in un tempo lontano cui non è possibile accedere direttamente.
Diverso è l’orientamento di Karol Wojtyla. Pur fondandosi su una solidissima erudizione e su un gusto appassionato per la tradizione autentica, il nostro autore cerca di far parlare le cose stesse, svolge una riflessione sull’esperienza dell’uomo comune che si sforza di sopravvivere in un mondo sempre più complicato salvaguardando al tempo stesso la propria dignità. Il suo lavoro conduce il lettore, attraverso la filosofia, la teologia e la letteratura, ad assumere pienamente la propria umanità, a diventare cosciente del tesoro sempre imprevedibile e originale della propria interiorità personale.
Per meglio intendere il Papa della Redemptor hominis, della Laborem exercens, della Centesimus annus, non sarà inutile conoscere la riflessione del filosofo teologo e poeta Karol Wojtyla. Al pensiero di Wojtyla questo libro vuole semplicemente introdurre, nella speranza che il lettore si senta stimolato a proseguire originali sia nella riflessi sul senso della vita e sul destino dell’uomo.
Rocco Bottiglione è nato a Gallipoli. Ha compiuto gli studi liceali al Massimo d’Azeglio di Torino e si è laureato in giurisprudenza a Roma con una tesi in storia delle dottrine politiche condotta sotto la guida del professor Augusto Del Noce di cui diverrà assistente e amico e con il quale vivrà un sodalizio intellettuale durato oltre vent’anni. Si è occupato di filosofia, etica sociale, economia e politica presso l’Accademia internazionale di filosofia del Principato del Liechtenstein di cui è stato prorettore e ha tenuto lezioni e seminari di etica presso l’università Cattolica di Lublino che gli ha conferito nel 1994 la laurea honoris causa in filosofia. Ha tenuto lezioni, corsi e seminari in diverse università e istituzioni culturali europee, nordamericane e latinoamericane. È stato membro consultore della Pontificia Commissione Justitia et Pax e della Pontificia Accademia delle scienze sociali.
Ha pubblicato diversi volumi, oltre a saggi scientifici e articoli sulla stampa italiana ed estera. Fra le opere ricordiamo: Dialettica e nostalgia, 1978; La crisi dell’economia marxista e gli inizi della Scuola di Francoforte, 1979; Il pensiero di Karol Wojtyla, 1982; L’uomo e il lavoro, 1982; Metafisica della conoscenza e politica in San Tommaso d’Aquino, 1985; L’uomo e la famiglia, 1991; La crisi della morale, 1991; Augusto Del Noce. Biografia di un pensiero, 1991; Il problema politico dei cattolici. Dottrina sociale e modernità, 1993. Insieme a Mario Luzi, Giustizia e politica tra prima e seconda Repubblica, interviste di Giorgio Tabanelli, 1998.
Storie Filippiche – Epitome da Pompeo Trogo
Autore/i: Giustino
Editore: Rusconi
prima edizione, a cura di Luigi Santi Amantini, carte geografiche di Riccardo Orsolano, in sovracoperta: Moneta (tetradracma) di Filippo II di Macedonia.
pp. 644, XVI tavv. Milano
Singolari possono certamente dirsi la sorte di quest’opera e il modo in cui essa è giunta alla nostra conoscenza.
Le Storie Filippiche erano una vasta storia universale in quarantaquattro libri, che spaziava dall’Oriente (Assiri, Medi e Persiani, Egizi, Sciti, Indiani al tempo di Alessandro Magno, Parti) fino all’Occidente iberico, anche se trattava soprattutto di storia greca e specialmente ellenistica, riservando a Roma uno spazio assai ristretto. Scritta in età tiberiana (secondo altri, augustea) da Pompeo Trogo, autore originario della Gallia e appartenente a una famiglia che da tre generazioni aveva ricevuto la cittadinanza romana, questa storia universale non sopravvisse al naufragio in cui scomparve tanta parte della letteratura classica ed andò interamente perduta: pochissimi sono Ì frammenti sicuramente originali che ancora possiamo leggerne.
Tuttavia, in un certo senso, è proprio questa la prima storia universale antica di cui possiamo affermare di conoscere con esattezza il disegno complessivo ed, entro certi limiti, la distribuzione della materia e il contenuto. Infatti, delle Storie Filippiche di Pompeo Trogo fu redatto un compendio, che godette di larghissima fortuna durante il Medioevo e che numerosi codici ci hanno integralmente conservato. La data di composizione di quest’epitome rimane, peraltro, incerta; del suo autore (personaggio altrimenti ignoto) sappiamo soltanto il nome: Giustino.
Alcuni codici, poi, contengono anche brevissimi riassunti di ogni libro (Ì cosiddetti prologi), che non si possono attribuire né a Giustino né, tanto meno, a Pompeo Trogo. È innegabile che una parte almeno della curiosità suscitata nel lettore moderno da tale opera derivi appunto dall’alone di oscurità e di mistero che l’avvolge: un destino parzialmente analogo a questo toccò (nel campo della storiografia) soltanto alla Storia romana di Cassio Dione, della quale si hanno i riassunti dei bizantini Giovanni Xifilino e Giovanni Zonara (oltre, però, al testo originale dei libri XXXVI-LX e di gran parte dei libri LXXIX e LXXX).
Ma non sono unicamente le vicende esterne, pur così inconsuete, subite dall’opera, che attirano su di essa l’interesse del lettore di oggi, e non soltanto dello specialista. Ciò che più importa è che ci troviamo di fronte alla più antica opera di storia greca ed ellenistica scritta in latino, per lettori romani: eppure (inaspettatamente) essa è percorsa da un insolito spirito critico proprio nei confronti dell’Urbe (causa, questa, certamente non ultima della scomparsa del testo originale). L’epitome, poi, fu compilata con intenti dichiaratamente aneddotici e moralistici, tanto da incontrare l’apprezzamento di uno scrittore cristiano come Orosio (che largamente se ne servì nel comporre le sue Storie contro i pagani) e da esser largamente diffusa (quasi un “best seller”) nel Medioevo: sicché essa interessa anche lo studioso della cultura tardo-antica e dell età di mezzo. Ma soprattutto quest’epitome, a causa della perdita (totale o parziale) di molte opere di storici greci e latini, è la sola fonte letteraria che sia rimasta a informarci (sia pure non senza gravi limiti) su tanti momenti, anche importanti, della storia antica, specialmente ellenistica.
Vite e Frammenti
Autore/i: Cornelio Nepote
Editore: Rusconi
traduzione, introduzione, note, indici, bibliografia, carte geografiche a cura di Antonio Sartori.
pp. 388, VIII tavv. b/n f.t., Milano
Cornelio Nepote nacque nella Gallia Cisalpina, in una città non lontana dal medio corso del Po, forse ad Ostiglia più che a Pavia, e più certamente che a Verona, come è stato proposto.
L’anno della sua nascita è incerto, probabilmente intorno al 100 a.C., come ignoto è quello della morte, forse di poco posteriore al 27 a.C. Ma è tutta la sua vita, che pure si svolge in uno dei periodi più tormentati della storia romana, ad essere priva di determinatezza.
Scarsa di fatti significativi, la sua biografia si dipana tra poche circostanze sicure. Ancora giovane si trasferì a Roma, partecipe non insignificante del cenacolo dei «Cisalpini», poeti ed eruditi, tra cui meritò l’amicizia e la stima di un Catullo. Colà trascorse tutta la sua vita attiva in lunghi anni di severe ricerche e di opere ponderose; colà svolse attività imprenditoriale di «editore» in collaborazione con l’amico Tito Pomponio Attico, cui lo legò un diuturno sodalizio di affetti, di devozione, di iniziative comuni, e alla cui ombra egli si ritenne pago di coltivare l’unica attività per lui consona e degna, l’otium più rigoroso, come rifugio e difesa nel privato.
Delle opere di Cornelio Nepote si propone qui tutto quanto è giunto a noi, una parte modesta di una ben più ampia produzione.
Delle venticinque biografie che si possono leggere, ventitré costituiscono un’intera sezione dedicata ai condottieri stranieri, due forse appartengono ad una sezione comprendente gli storici latini; ma l’opera intera dovette essere ben più ampia, se, come sembra, comprendeva sedici sezioni. Perché, nella loro completa estensione, le Vite di Cornelio Nepote volevano essere una panoramica esaustiva di tutti i “grandi” più noti, romani e stranieri. Cornelio Nepote fu l’innovatore, anzi l’iniziatore, del genere biografico a Roma.
Toccò infatti a Cornelio Nepote di contemperare e fondere la lunga complessa e colta tradizione biografica ellenistica con la non meno robusta, ma spontanea e pratica, propensione della tradizione romana per il culto delle memorie e per il ricordo degli antenati, applicandovi la sua consuetudine per la ricerca e per l’ampia esposizione sistematica.
Ma Cornelio Nepote si sentì e fu prima di tutto scrittore erudito ed enciclopedico, come testimoniano i Frammenti qui allegati, scampati al gran naufragio di tutte le sue opere, tutte nel filone della cultura del suo tempo: le Cronache o Cronologie, gli Esempi, vera antologia di ogni scibile umano, ma anche una certa produzione poetica.
Pure, proprio nelle Vite egli trovò la sua vena più originale, nella scelta del genere, nuovo per un romano, come negli scopi. Giacché l’intento retorico e didascalico (non da storico, per sua dichiarazione di modestia) era quello di presentare il migliore “campio-’ di ogni categoria, sagacemente distinta per attività professionale, per epoca, per carattere, accostando per completezza esempi romani e stranieri, secondo uno schema fortunato cui più tardi Plutarco darà grande risalto.
I risultati? Una forma piana e discorsiva (non per nulla Cornelio Nepote… deliziò fino a ieri i primi passi di ogni studente di latino), per presentare un’affollata galleria di personaggi, in cui il romano Cornelio Nepote ha modo di esprimere, volta a volta, stupore, ammirazione, rimpianti, ricerca di introspezione; pur ponendo sempre ogni cura nel rispettare un preciso e forse spontaneo autocontrollo nel non esporsi mai in giudizi personali troppo marcati: un atteggiamento che pure gli consente una singolare comprensione per il “diverso”, un’indulgenza accomodante per l’insolito o per il non compreso, che, tra Romani giunti a credersi i signori del mondo, non è cosa da poco.
La Guerra Civile
Autore/i: Gaio Giulio Cesare
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione, note, bibliografia e tavola cronologica di Elio Marinoni, consulenza storica di Ida Calabi Limentani, traduzione di Enrico Oddone, disegni di Riccardo Orsolano.
pp. XXXIV-340, VIII tavv. b/n f.t., Milano
Gaio Giulio Cesare, nato tra il 102 e il 100, morì assassinato alle Idi di marzo del 44 a.C. Console nel 59, 48, 46, 45, 44; dittatore nel 49, 48, 46 (con validità di dieci anni), nel 44 e, lo stesso anno creato dittatore perpetuo, riceve anche il titolo di imperator a vita. Pontefice massimo (dal 63), insignito della praefectura morum (“prefettura dei costumi”, potere censorio) per tre anni nel 46, della sacrosanctitas propria dei tribuni della plebe, che conferiva l’inviolabilità personale nel 44, autorizzato a creare i consoli e a designare la metà degli altri magistrati, raggiunse un potere simile a quello di un re.
Riportò cinque trionfi: sulla Gallia, sull’Egitto, sul Ponto, sull’Africa, sulla Spagna.
Diede la cittadinanza romana alla Gallia Cisalpina; fondò colonie; promosse il primo piano regolatore della città di Roma; riformò il calendario.
Nessuno dubita che Giulio Cesare sia da annoverare tra gli storici, ma La guerra civile che qui si presenta e un’autobiografia, anzi un frammento autobiografia, che comprende solo due anni storia: l’opera si apre infatti con seduta senatoria del 1° gennaio 49 e termina con l’esecuzione di Potino (17 novembre 48), abbracciando un arco di tempo assai limitato per un’opera storica. Non propriamente historiae, ma commentarii, il titolo completo dell’opera era Commentari delle imprese della guerra civile. Scritto ovviamente polemico, sulla cui credibilità si è molto discusso, ma che, inquadrato nel suo genere letterario e nelle teorie storiografiche contemporanee, risulta senz’altro una delle opere più veritiere.
Storie
Autore/i: Tacito
Editore: Rusconi
introduzione di Matilde Caltabiano e Adalberto Bevivino, note e bibliografia di Adalberto Bevivino, traduzione di Enrico Oddone, carte geografiche di Riccardo Orsolano, in sovracoperta: Moneta di bronzo (sesterzio) con il ritratto dell’imperatore Galba.
pp. 460, XII tavv. b/n f.t., Milano
Uno dei maggiori storici romani, che affiancò all’attività letteraria anche una brillante carriera politica, Cornelio Tacito (è incerto se si chiamasse Publio, Gaio o Sesto), nato nel 56 o nel 57 nella Gallia Belgica o, forse, nell’Italia settentrionale, iniziò la carriera pubblica durante l’impero di Vespasiano. Nell’88 fu pretore e quindecemviro e nell’esercizio di questa funzione sacerdotale si occupò dell’organizzazione dei Ludi Secolari di Domiziano. Nel 97 divenne console suffetto e nel 112-113 proconsole d’Asia. Non si conosce il luogo e la data della sua morte.
Oltre alle Storie, scrisse gli Annali, una storia di Roma dalla morte di Augusto a quella di Nerone, un libro sulla Germania, una biografia del suocero, Vita e carattere di Giulio Agricola, e un’opera di retorica, Il dialogo sugli oratori.
Le Storie narravano le vicende di Roma dal 1° gennaio 69 d.C. alla morte di Domiziano (96 d.C.). Non ci sono giunte complete. I libri che ci restano (I-IV e primi capitoli del V su un totale, forse, di dodici) sono il drammatico resoconto del fatale anno 69 d.C. nel quale Roma vide succedersi al potere quattro imperatori (Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano), vide sollevarsi in minacciosa rivolta le Gallie e la Germania, vide incendiato per mano dei suoi stessi cittadini il Campidoglio, vide eserciti legionari scannarsi in ecatombi fratricide. Un anno nel quale il principato visse la sua prima crisi dopo l’estinzione della dinastia giulio-claudia, crisi da cui tuttavia le istituzioni imperiali riuscirono rafforzate e convalidate.
Gheddafi – Messaggero del Deserto
Titolo originale: Kadhafi, messager du Désert
Autore/i: Bianco Mirella
Editore: U. Mursia Editore
unica edizione, traduzione dal francese di Mirella Bianco.
pp. 256, nn. tavv. b/n f.t., 1 cartina b/n, Milano
Il 1° settembre 1969 il mondo apprendeva che un gruppo di giovani ufficiali dell’esercito libico, con un colpo di stato praticamente incruento, aveva detronizzato il vecchio re Idris e aveva proclamato la repubblica. Qualche giorno più tardi si veniva a sapere che a guidare i rivoltosi era stato un sottotenente di ventisette anni: Moammar El Gheddafi.
Da quel momento la figura del giovane leader libico è balzata di prepotenza sulla ribalta politica internazionale con tutta una serie di clamorose iniziative politiche e economiche (l’ultima delle quali è stata l’acquisto di una quota del capitale azionario della FIAT) che hanno sconcertato anche gli osservatori politici più scaltriti e avveduti. Che cosa vuole veramente Gheddafi? Quali sono i reali scopi della sua azione? A quali principi ideologici si ispira?
A questi e altri interrogativi dà una risposta esauriente quest’opera, attraverso le cui pagine risalta un ritratto a tutto tondo del discusso uomo di stato libico. L’autrice ne ricostruisce dapprima la biografia sulla scorta delle testimonianze di parenti, amici, condiscepoli, commilitoni, dalle quali emerge la storia di un piccolo e pensoso pastore beduino impegnato ancora adolescente nell’attività politica e clandestina, che sboccherà nella conquista del potere. Ed è poi lo stesso Gheddafi, in una lunga serie di colloqui-interviste concessi all’autrice, rispondendo alle numerose e spesso «cattive» domande rivoltegli, a spiegare la sua azione politica, a illustrare le sue motivazioni ideologiche, i fini che ha tenacemente perseguito dalla sua ascesa al potere, primo fra tutti l’unificazione del mondo arabo.
Uno dei personaggi più enigmatici della nostra epoca, attraverso le pagine di questo libro, rivela cosi di essere rigidamente coerente con i suoi principi religiosi, morali e politici.
Mirella Bianco, laureata in giurisprudenza, scrittrice (ha pubblicato in Francia un romanzo, L’ombra verde dei pampini, e raccolte di versi) e giornalista, è esperta dei problemi del mondo arabo dove ha compiuto lunghi
soggiorni.
Lo Strano Trionfo del Professor Capoturbine
Titolo originale: The Peculiar Triumph of Professor Branestawm
Autore/i: Hunter Norman
Editore: Vallecchi Editore
unica edizione, nota introduttiva, traduzione di Laura Draghi, illustrazioni di George Adamson.
pp. VII-136, nn. ill. b/n, Firenze
Nel montaggio tipico delle immortali comiche de cinema vivono tra realtà e fantasia, attorno ad un inventore pazzo e cacciaguai, storie e personaggi filtrati da una satira gustosa e feroce che non risparmia nessuno.
Il Tempo non si Ferma per i Topi – Un’Avventura di Hermux Tantamoq
Romanzo
Autore/i: Hoeye Michael
Editore: Casa Editrice A. Salani
traduzione dallo statunitense di Riccardo Cravero, titolo originale: Time Stops for no Mouse.
pp. 280, ill. b/n, Milano
Hermux Tantamoq è un topo per bene, che conduce una vita tranquilla e ordinata. Quando torna a casa dopo una giornata di lavoro nella sua bottega di orologiaio, si mette comodo e inizia a sfogliare il giornale. Un giorno però Hermux trova nel giornale la fotografia di una cliente che al mattino gli ha portato a riparare un orologio da polso, una topolina dinamica e sbarazzina che non era più riuscito a levarsi dalla testa. La signorina Perflinger nella foto del giornale era ritratta accanto a un aeroplano su una pista di atterraggio in mezzo alla giungla. Hermux non vede l’ora di rivederla. Chissà quando verrà a ritirare l’orologio…
A Pinchester il tempo non si ferma per nessuno: non per Tucka Mertslin, eccentrica regina della cosmesi decisa a trovare la formula dell’eterna giovinezza; non per l’intrepida aviatrice Linka Perflinger, impegnata in delicatissime missioni, in cui un secondo in più o in meno è questione di vita o di morte; e nemmeno per Hermux Tantamoq, mite topo orologiaio improvvisamente coinvolto in un’avventura più grande di lui, popolata da spie, ladri, assassini, impostori, serpenti, colibrì. Un’avventura che farebbe rizzare il pelo anche al roditore più coraggioso, figuriamoci al topo più abitudinario di Pinchester. Un piccolo eroe per caso, dalla disarmante ingenuità, dal cuore grande, che mette zelo in tutto ciò che fa. Un topo che cerca di sfuggire al ritmo frenetico della modernità nella sua vita silenziosa e tranquilla, fatta di piccoli piaceri quotidiani, che scrive tutte le sere pensierini di ringraziamento all’universo e che più di ogni altro sa che il tempo non si può fermare, perché è orologiaio, e perché crede in valori eterni come l’amore, il coraggio e la dolcezza della pura amicizia.
Roma Esoterica
Una nuova, sorprendente e affascinante lettura della storia della Città Eterna dalle origini divine alle influenze magiche orientali, dal misticismo filosofico alla spiritualità indiana, dalle misteriose iscrizioni della “Porta magica” alle inquietanti alchimie di Cagliostro
Autore/i: Spoto Salvatore
Editore: Newton Compton Editori
prima edizione, premessa dell’autore, collana: Quest’Italia – Collana di storia, arte e folclore n° 276.
pp. 322, nn. ill. in b/n, Roma
Antichi culti misterici di chiara derivazione orientale, luoghi romani che richiamano princìpi esoterici indiani, tradizioni e filosofie mistiche, fino alle singolari iscrizioni della Porta magica e alle oscure alchimie di Cagliostro. Ma è proprio vero che la storia di Roma inizia con Romolo e appartiene soltanto all’Occidente? Forse le radici della città vanno cercate anche nell’India magica, quella della religione dei Veda, culla dell’esoterismo. Sempre dall’Oriente giunsero Roma, fanciulla troiana cantata dal poeta siculo-greco Stesicoro, ed Enea, immortalato da Virgilio. Questo libro rivela pagine dimenticate dalla storiografia, scandali erotico-religiosi soffocati nel sangue, sepolture di uomini vivi come atto di espiazione; ma anche movimenti spirituali come il Pitagorismo, l’Orfismo e le religioni misteriche che spianarono la strada al Cristianesimo. Nel Medioevo Roma continuò a essere la città dei miracoli e nel Rinascimento pullulava non solo di artisti ma anche di alchimisti. Di quell’epoca restano monumenti significativi come la chiesa di Sant’Ivo e la Porta magica. E nel Settecento, l’epoca dei lumi, Roma non si spogliò della sua veste magica, come dimostra l’inquietante personaggio di Cagliostro, massone, mago e taumaturgo.
Salvatore Spoto, giornalista professionista e scrittore, ha ottenuto molti riconoscimenti per la sua attività di divulgatore e narratore. Tra i suoi libri ricordiamo: I Gattopardi, Storia e magia delle carte da gioco; Ostia Antica. Miti e misteri; Roma porta d’Oriente e I Baccanali. Con la Newton Compton ha pubblicato: Miti, riti, magia e misteri della Sicilia; Sicilia antica; Sicilia normanna; Sicilia templare e Sicilia segreta e misteriosa.