Libri dalla categoria Arte Sacra
La Società Riflessa – Saggi di Sociosemiotica
Titolo originale: La Société Réfléchie
Autore/i: Landowski Eric
Editore: Meltemi Editore
prima edizione, traduzione di Marcello La Matina (parte prima e seconda) – Roberto Pellerey (parte terza), Collana Semosfera n° 8 – collana diretta da Gian Paolo Caprettini e Guido Ferraro.
pp. 288, ill. in b/n n.t., Roma
La tesi sostenuta da uno dei più autorevoli semiologi francesi è estremamente chiara: nessuna comunicazione (del diritto, della scienza, della politica, ecc.) può riflettere puramente e semplicemente la realtà sociale. Il motivo è semplice: comunicando la realtà sociale, scrivendone, la si costruisce. Ma per il semiotico – al di là delle parole che la compongono e al di qua delle idee che esprime – la comunicazione è prima di tutto azione: è, cioé, il codice che pretende di farci agire, e che, allo stesso tempo, vorrebbe regolare le nostre azioni. Landowski applica questa tesi a differenti registri della comunicazione: della stampa, della pubblicità, del diritto e della politica. Le strategie di persuasione messe in campo, gli effetti della rappresentazione che vi si snodano, e i simulacri che vi si costituiscono, sono in questo testo oggetto di riflessione teorica e di analisi concrete.
Eric Landowski, direttore di ricerca al CNRS (Fondazione nazionale di scienze politiche) è redattore capo della Revue internationale de sémiotique juridique, e dirige il Centro di Ricerca di Socio-semiotica di San Paolo del Brasile.
Il Culto della Donna nella Tradizione Indiana
Autore/i: Schwarz Arturo
Editore: Editori Laterza
introduzione dell’autore, fotografie di Paolo Rosselli, in sovracoperta: Divinità femminile propiziatrice, Memorial Chorten, 1974, Thimphu, Bhutan.
pp. XII-400, riccamente illustrato a colori e b/n, Bari
Il ruolo della donna nello sviluppo della civiltà indiana, un libro illuminante e provocatorio basato su una rigorosa indagine interdisciplinare condotta su fonti archeologiche antropologiche e letterarie del sub continente indiano.
Arturo Schwarz (Alessandria d’Egitto, 1924), laureato in Scienze naturali a Oxford e in Filosofia alla Sorbona, è stato libraio e editore. Ora divide il suo tempo tra l’insegnamento, la scrittura, la poesia e l’impegno politico. Tra i massimi esperti di Cabbalà e alchimia, su questi temi ha pubblicato vari saggi, tra i quali, con Garzanti, Cabbalà e Alchimia (2004). Ai temi dell’amore e del culto del femminile ha dedicato, tra gli altri, L’arte dell’amore in India e Nepal: la dimensione alchemica del mito di Shiva (1980), Il culto della donna nella tradizione indiana (1983) e Introduzione all’alchimia indiana (1984). Ha insegnato in varie università americane, in Israele e alla Sorbona di Parigi.
Il Mistero della Tomba di Cristo – L’Unico Libro Mai Pubblicato sulla Vera Storia della Tomba di Cristo dalle Origini ai Giorni Nostri
«Uno studio definitivo sulla tomba di Cristo» Oxford University Gazette
Autore/i: Biddle Martin
Editore: Newton Compton Editori
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Lucilla Rodinò, collana: I volti della storia, titolo originale: The tomb of Christ.
pp. 192, numerose tavole a colori f.t., numerose illustrazioni b/n, Roma
Cosa sappiamo della tomba di Cristo, della sua forma e della struttura originaria, nonché delle costruzioni in cui è stata inserita successivamente? Ci si domanda innanzitutto se sia autentica, se sia la stessa in cui il corpo di Gesù venne deposto la sera della crocifissione. Giace nella cosiddetta “edicola” – il cui aspetto attuale risale al restauro del 1809-1810 – all’interno della chiesa del Santo Sepolcro, nel cuore di Gerusalemme, visitata ogni giorno da migliaia di pellegrini.
Per oltre dieci anni Martin Biddle ha condotto indagini archeologiche su di essa, le prime in assoluto così dettagliate e approfondite. Registrando scrupolosamente in tre dimensioni, usando sofisticate tecniche di fotogrammetria, Biddle è riuscito a rilevare particolari fino ad oggi inediti, che ci illustra in queste straordinarie pagine.
Dopo una breve descrizione delle analisi archeologiche, il libro ricostruisce la storia della tomba attraverso duemila anni, dai tempi della costruzione della prima edicola da parte di Costantino fino ai giorni nostri. A tale scopo esamina tutte le rappresentazioni della tomba dal V secolo in poi, e tutte le prove dei vari cambiamenti strutturali dell’edicola: sculture d’avorio, vasi di argento e vetro, anelli, mosaici, incensieri, scritture.
Vengono prese in considerazione anche tutte le testimonianze scritte, spesso contraddittorie, oggi a nostra disposizione.
Lo studio di Biddle è l’unico finora dedicato esclusivamente all’argomento.
Splendore e Apogeo dell’Islam – VIII-XI Secolo
Uno dei grandi temi della storia universale: l’emergere del mondo islamico
Autore/i: Lombard Maurice
Editore: Rizzoli
traduzione di Elena Bona, titolo originale: L’Islam dans sa première grandeur (VIIIᵉ-XIᵉ siècle), in sovraccoperta: Banda su cammello ad una parata di testa, miniaturista Yahya Mahmud al-Wasiti.
pp. 280, Milano
Per un singolare destino l’Occidente paga oggi lo scotto di secoli di pregiudizi anti-islamici, sco prendo, sotto rincalzare degli avvenimenti, il grande vuoto culturale che ci priva degli strumenti per conoscere l’immensa area della civiltà musulmana, una delle più vaste unità geografiche della terra, che comprende genti di diversissima estrazione etnica.
Le radici dell’unità culturale e religiosa di popoli così diversi vanno ricercate nella storia prima dell’Islam, in quello che Maurice Lombard, 1 autore di questa importante opera storica, chiama ”il momento islamico della storia universale , tra l’VIII e l’XI secolo. Maurice Lombard divide il mondo musulmano in tre aree geografiche: regione degli istmi, Iran e Asia Centrale, Occidente musulmano. In ognuna di queste aree analizza le trasformazioni provocate dalla penetrazione islamica, mettendo in rilievo gli effetti vivificatori e stimolanti che essa ebbe sulle società preesistenti, eredi dei grandi popoli della Meso-potamia, della valle del Nilo, dell’Indo, dei greci e dei romani. Lo sviluppo di una civiltà urbana e mercantile, che darà luogo a centri di raffinatissima elaborazione intellettuale, avrà come effetto, attraverso l’estendersi dei rapporti commerciali, di investire anche l’Europa continentale, allora vero e proprio mondo sottosviluppato, ponendo così le premesse di quel risveglio economico e culturale che a partire dall’anno mille riporterà in Occidente il baricentro della civiltà. L’autore, attraverso lo studio dell’Islam in tutte le sue componenti, e soprattutto attraverso l’analisi delle strutture economiche, porta così alla luce gli elementi basilari della potenza del mondo musulmano nel momento della sua massima espansione. Ma la sua tesi, scientificamente prestigiosa, è di più largo respiro: quella fioritura, dispiegatasi dai confini occidentali dell’India fino alla penisola iberica, costituisce una tappa essenziale dell’integrazione fra Oriente e Occidente, fra Europa Asia e Africa dopo la frattura provocata dal crollo dell’Impero Romano. Attraverso quest’opera di Maurice Lombard, è finalmente possibile compiere quell’indispensabile viaggio attraverso quello sconfinato luogo di incontro di razze, tradizioni ed esperienze che fu l’Islam all’epoca del suo splendore.
Maurice Lombard, già professore all’École Pratique des Hautes Études e a la École Normale Supériore, è stato un esponente di grande rilievo di quell’indirizzo storico che fa capo a Fernand Braudel. Al centro della sua elaborazione teorica vi è stata la concezione dell’opera storiografica non come narrazione di eventi, ma come analisi della società in un determinato momento storico. Come è noto questa tesi modernissima è al centro di un grande dibattito fra gli storici del nostro tempo.
Lo Spirito dell’Arte Indiana
Titolo originale: Originalité de l’Art Indien
Autore/i: Delahoutre Michel
Editore: Editoriale Jaca Book
prima edizione, prefazione all’edizione italiana di A.L. Dallapiccola, prefazione all’edizione francese di C. Tarot, introduzione dell’autore, traduzione di Alberto Pelissero, in copertina: Testa di Buddha, arte greco-buddhista, ca. primo secolo.
pp. 160, 16 tavole in b/n f.t., Milano
Per entrare nello spirito dell’arte indiana il lettore europeo, la cui formazione estetica si radica principalmente nella tradizione greco-latina, deve innanzitutto apprendere un linguaggio. Questo non è fatto di parole, ma di forme, di regole, di scelte estetiche e di misteriose corrispondenze con la natura e il cosmo.
L’arte indiana ha privilegiato la forma umana, ma trasfigurandola per permettere di esprimere la grandezza e la profondità degli esseri raffigurati: dèi, grandi spiriti, Buddha e Jaina.
L’originalità dell’arte indiana si scopre poco a poco grazie alla frequentazione delle opere e insieme grazie ad una riflessione sul divino, il sacro, lo spirituale, l’eterno e l’effimero.
Dopo avere lungamente cercato e meditato, Michel Delahoutre propone in questo libro una via d’accesso alla spiritualità e all’estetica dell’arte indiana.
Michel Delahoutre è nato nel 1923 nel Nord della Francia. Alla fine dei suoi studi liceali, nel 1939, scopre con ammirazione che l’arte indiana classica utilizza un linguaggio plastico assai elaborato e insieme assai semplice per esprimere il mistico e lo spirituale. Decide allora di consacrare la sua vita allo studio di tale linguaggio. Dopo aver compiuto studi di filosofia, teologia, indianistica e stona dell’arte, nel corso di un viaggio in India egli incomincia a ricercare le radia estetiche di questa arte seguendo l’antica tradizione di Samudra. Alla Sorbona, a Parigi, sotto la direzione del professor Jean Boisselier, discute una tesi sul valore iconografico dei lakṣaṇa (tratti fisici caratteristici attribuiti al Buddha in quanto Mahāpuruṣa, Grand’Uomo). Ha insegnato per vent’anni induismo e arte indiana all’Istituto di Scienza e e Teologia delle Religioni (Institut Catholique di Parigi), ed è stato il coordinatore della redazione della terza edizione del Dictionnaire des Religions diretto da P. Poupard (PUF, Paris 1993). Tutti i suoi sforzi sono oggi diretti a partecipare al grande pubblico la gioia delle sue scoperte.
Le Inquietudini di Shanti Andía
Titolo originale: Las Inquietudes de Shanti Andía
Autore/i: Baroja Pío
Editore: Lerici Editori
unica edizione, traduzione di Ileana Acuti.
pp. 436, Milano
Il protagonista di Las inquietudes de Shanti Andía (1911), nella sua vecchiaia disincantata, mette insieme i frammenti di un diario scritto in diversi momenti della sua vita. Grazie ad esso veniamo a conoscenza della sua infanzia nel paesino basco di Lúzaro, della sua giovinezza sognante nei pressi di Cadice, delle sue avventure e disavventure come capitano di fregata e soprattutto della fascinazione per lo zio Juan de Aguirre, discendente da antichi marinai baschi e vero eroe del romanzo, la cui vita avventurosa è costellata di peripezie pittoresche. Consapevole di aver sprecato la propria vita, Shanti Andía mostra una nostalgia immensa per il mare di una volta, solcato da uomini carichi di virilità e desiderio d’avventura, sempre in conflitto con la società convenzionale. Come in altre delle sue opere, Pío Baroja (1872-1956), che si ispirò ai ricordi della sua famiglia, in questo romanzo bello e appassionante coniuga magistralmente l’azione con gli slanci lirici e intimi.
Pío Baroja y Nessi (San Sebastián, 28 dicembre 1872 – Madrid, 30 ottobre 1956) fu uno dei principali rappresentanti della «generazione del 98», così chiamata per l’impatto che ebbe sui suoi membri la perdita delle ultime colonie spagnole (il «disastro del 98») sottoforma di dolorosa presa di coscienza della decadenza nella quale andò sprofondando il paese. Dentro quel gruppo, Baroja spicca come il più esimio romanziere, con una produzione orientata verso tematiche esistenziali e sociali, per quanto sia anche apprezzato per un altro aspetto della sua opera: la narrativa d’azione e d’avventura. Fu un grande viaggiatore; i libri e i viaggi furono le sue grandi passioni, tanto da poter dire che siano state le uniche. Baroja fu uno degli scrittori che conobbe meglio la Spagna del suo tempo, come dimostrato dai suoi romanzi, raggruppati – un po’ arbitrariamente – in nove trilogie e due tetrologie, nonostante in alcune di esse sia difficile distinguere elementi comuni.
Carlomagno – Un Padre della Patria Europea
Autore/i: Cardini Franco
Editore: Rusconi
introduzione dell’autore.
pp. 192, Milano
Chi fu davvero Carlomagno?
Il re dei franchi uscito da um giovane dinastia di avventurieri che raccolse e fece fruttare la complessa eredità del suo casato? Un “cavaliere di ferro” fortunosamente asceso fino a un ambiguo trono imperiale, inventato apposta per lui? Un capo barbaro abbastanza megalomane (e/o lungimirante) da osar trattare da pari a pari con gli imperatori bizantini e con i califfi di Baghdad? Un geniale riformatore politico, fondatore di un nuovo ordine istituzionale e giuridico?
Un semianalfabeta innamorato della cultura e del sapere? Un cinico e violento padre-padrone della sua famiglia e del suo regno, l’eredità del quale poco gli sopravvisse? O uno statista geniale, fondatore d’una nuova realtà – l’Europa moderna – che negli anni del suo regno vide una lunga, laboriosa gestazione?
Carlo ha riempito di sé la storia, la leggenda, il mito, eppure non tutto pare sia stato detto. Franco Cardini, in queste pagine, traccia dell’imperatore franco una biografia fortemente radicata nei fatti. Eccellente guerriero e abile politico, Carlo proietta la sua ombra fino ai nostri giorni. Già ai contemporanei, che gli tributarono l’appellativo di magnus, egli apparve come il degno capo della società occidentale, romano-germanica e cristiana. La sua figura e il suo tempo, infatti, stanno in un certo senso proprio sulla soglia di quel Medioevo dal quale l’Europa e la coscienza europea hanno finito a poco a poco con l’emergere.
Se il secolo XXI sarà quello della trasformazione della Comunità in Unione, dovremo tornare a riflettere sul personaggio secondo una dimensione nuova, anche critica, per salutare in lui – oltre gli equivoci e le celebrazioni retoriche – un padre della patria.
Franco Cardini insegna storia medievale all’Università di Firenze e ha insegnato in alcuni grandi atenei d’Europa, d’America e d’Asia. Fra i suoi libri, Alle radici della cavalleria medievale (1981) e Quell’amica festa crudele (1985). È attualmente membro del Consiglio d’amministrazione di Cinecittà Holding e del Comitato scientifico del Salone del Libro di Torino. Presiede le Associazioni culturali “Europe Near East Centre”, “Identità Europea” e “Firenze Europa”. È elzevirista di «Il Giornale», «Avvenire», «Il Tempo», «La Nazione», «La Gazzetta del Mezzogiorno».
I Super Ricchi
Una nuova categoria sociale nell’analisi dell’autore de «I Persuasori Occulti»
Autore/i: Packard Vance
Editore: Bompiani
traduzione di Andrea D’Anna, titolo originale: The Ultra Rich.
pp. 368, Milano
Che significa essere multicentomilionari, miliardari, o multimiliardari, in dollari? Come ci si sente? Come si gestisce la propria vita? Come si maneggiano i propri soldi? Che cosa si fa per gli altri?
E che significa una tale accumulazione di ricchezza nelle mani di un ristretto numero di privati per una nazione in generale, per la sua vita economica? Che succede quando più di un terzo della ricchezza di un paese è monopolizzato dall’uno per cento della popolazione? È un fatto moralmente e razionalmente giustificabile? È ammissibile in una società autenticamente democratica?
Vance Packard rivolge la sua attenzione a coloro che hanno beneficiato di strategie persuasive e arrampicatorie arricchendosi a dismisura. Per la sua indagine, oltre ad attingere a una vasta esperienza e a un’approfondita ricerca, si è documentato recandosi da un capo all’altro degli Stati Uniti a intervistare una trentina di uomini e donne che si collocano nella categoria dei superricchi, cioè delle persone scandalosamente ricche. Capitale medio: 330 milioni di dollari.
Il quadro che ne emerge è per molti versi stupefacente. Per esempio, se l’entità della ricchezza di questi nababbi da il capogiro all’uomo comune, neppure loro stessi riescono ad afferrarla psicologicamente. Anche per loro il troppo è troppo. Nell’impossibilità materiale di spendere una parte apprezzabile del loro capitale in un ulteriore soddisfacimento di bisogni o desideri, la maggior parte si accontenta di un treno di vita ben al di sotto dei loro mezzi, in certi casi decisamente modesto. La loro principale soddisfazione consiste nel processo dell’accumulazione in sé, nell’acquisizione del prestigio e del potere, spesso con sistemi discutibili o disonesti, e nell’architettare inghippi per aggirare il fisco. Gli intrighi, le faide familiari, I colpi di mano, le rivolte di palazzo scatenate dall’avidità fine a se stessa di alcuni di questi magnati fanno apparire edulcorate le vicende televisive di Dallas.
La rassegna dei superricchi si chiude con un colloquio con un imprenditore che dimostra il proprio senso di responsabilità sociale invocando drastici interventi che ridimensionino le concentrazioni di capitale. Packard propone, oltre all’instaurazione di una tassa patrimoniale, una misura radicale come l’imposizione di un “tetto” alla ricchezza individuale, oltre il quale il capitale in eccesso debba essere speso per la comunità.
Le conclusioni di Packard si estendono dall’American way of life all’intera società occidentale e suggeriscono soluzioni valide anche per la realtà di casa nostra, per i nostri problemi nazionali di concentrazione di ricchezza e di potere.
Mosè il Profeta di Israele
Romanzo
Autore/i: Messadié Gerald
Editore: Rizzoli
prima edizione, premessa dell’autore, traduzione di Antonella Viale e Agostino Loi.
pp. 360, Milano
Lasciati gli splendori del regno d’Egitto, gli ebrei si accingono ad attraversare il deserto diretti alla Terra Promessa, la meravigliosa terra di Canaan. È l’inizio dell’Esodo, un’impresa titanica che cambierà il volto della storia.
Guidato da Mosè, “stella del destino”, e dal Signore di Abramo, il Dio più grande di tutti, un intero popolo quasi trentamila persone – fugge verso un avvenire libero e prospero: lontano dai lavori forzati e dalle umiliazioni, lontano dal servizio a quel re folle – Ramses – che non cessa di costruire edifici per la propria gloria.
Ma il viaggio è irto di difficoltà. Bisogna organizzare e nutrire quell’immensa folla affamata. Bisogna attraversare il Mare dei Giunchi, un’infida distesa d’acqua che in presenza di condizioni atmosferiche avverse potrebbe risultare fatale. E bisogna affrettarsi perché il faraone, che pur si è convinto a lasciarli partire, potrebbe cambiare opinione e lanciare il suo esercito all’inseguimento.
Un’impresa forse impossibile anche per il giovane e forte Mosè, l’uomo cui il Dio di Abramo ha parlato dopo ben quattro secoli di silenzio.
Ma il Signore protegge il suo popolo e compie straordinari prodigi. Dopo che i flutti hanno sommerso l’armata egiziana arrestandone l’avanzata, provvidenziali escrescenze bianche spuntate sui cespugli di tamerice – la manna contribuiscono a placare la fame di quella folla sterminata e irrequieta in cui sembra spesso attecchire il germe della rivolta. Infine su un’alta montagna, durante una tempesta di fuoco e di pioggia, Dio fa sentire a Mosè la propria voce: “Io sono Colui che è”.
Mentre Mosè si accinge a portare a termine la sua impresa impossibile, condurre il suo popolo nella Terra Promessa, una moltitudine di personaggi si muove sullo sfondo di questo grande romanzo corale, fra cui le leggendarie figure di Aronne, il fratello tormentato di Mosè; Miriam, la sorella turbata da visioni profetiche; Giosuè, l’organizzatore del primo esercito d’Israele; Sefora, l’unica, amatissima sposa dell’eroe, la donna grazie alla quale egli può fare la volontà di Dio.
Nessuno come Gerald Messadié ha saputo ricostruire con altrettanta vivacità, autenticità e immediatezza questo capitolo della Bibbia, la più grande e appassionata storia di tutti i tempi, rendendola viva e palpitante agli occhi del lettore di oggi.
Gerald Messadié romanziere fecondo, saggista, spirito curioso del mondo e delle culture, ha scritto fra l’altro L’uomo che divenne Dio. Dalla sua esperienza come redattore di una rivista scientifica ha tratto il gusto e la passione per l’indagine storica. Mosè, il profeta d’Israele è il volume conclusivo della grande saga iniziata con Mosè, il principe d’Egitto (Rizzoli).
Verso il Vero Amore – Come Liberarsi dalla Dipendenza Affettiva e Imparare ad Amare in Modo Maturo
Titolo originale: Vers l’amour vrai. Se libérer de la dépendance affective
Autore/i: Labonté Marie Lise
Editore: Edizioni Corbaccio
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione Simona Lari.
pp. 272, Milano
…L’avete attesa con impazienza, credevate di averla finalmente conquistata, però adesso siete a un punto cruciale e vi ponete mille domande: è la persona giusta per me? Mi ama davvero? Quanto durerà ancora? E non riuscite a prendere una decisione. Verso il vero amore vi porterà a conoscere l’universo dei sentimenti e a trovare le risposte a tutti gli interrogativi che sorgono durante una relazione amorosa. E a scoprire un modo di amare e di essere felici attraverso la conoscenza della vostra personalità. Dedicato a tutti quelli che credono nell’amore…
Le situazioni in cui l’amore si manifesta nei suoi aspetti critici sono varie e numerose e ciascuna di esse racconta una storia particolare. Quella del nostro condizionamento affettivo. Esso fa parte della nostra vita, ma riconoscerlo e imparare a guardarlo con distacco ci permette di capire come essere indipendenti dai modelli che ci hanno accompagnato sin dalla nascita e ci rende liberi di amare con maggior consapevolezza poiché il modo in cui siamo stati amati influenza il modo in cui ameremo. Ciò che Marie Lise Labonté si propone in questo libro è fornirci le indicazioni utili a decifrare le nostre ferite, quelle che ci impediscono di amare veramente perché abbiamo paura di essere abbandonati, rifiutati o traditi. Per ogni fase della vita esistono infatti momenti particolarmente importanti, in cui veniamo plasmati nello sviluppo della personalità e il cui mancato riconoscimento può indurci in una trappola da cui non riusciamo a trovare facilmente la via d’uscita. È per questo che, divenuti adulti, riproduciamo soprattutto i due modelli che ci hanno influenzato: l’amore fusionale, in cui si continua a cercare quel legame che non si è riusciti a realizzare da bambini, e amore caratteriale, nato dall’odio e dal risentimento che ostacola gli slanci d’amore spontanei. Riflettere su noi stessi e individuare i condizionamenti di cui siamo stati oggetto in queste fasi è il modo migliore per raggiungere il vero l’amore, quello creativo che ci riporta a noi stessi.
Marie Lise Labonté, psicoterapeuta, è autrice di numerosi libri. Colpita da una malattia incurabile è riuscita a guarire elaborando un metodo basato sull’interazione tra corpo e spirito. Da questa esperienza di guarigione è nato il metodo con cui da anni cura i suoi pazienti. Tra le sue opere: Au coeur de notre corps. Se libérer de nos cuirasses; Le déclic. Transformer la douleur qui détruit en douleur qui guérit.
Il Lato Oscuro – Un Grande Psichiatra Racconta Nove Storie Italiane di Crimini e Follia
Autore/i: Andreoli Vittorino
Editore: Rizzoli
prima edizione, introduzione dell’autore.
pp. 322, Milano
…Tra normalità e follia, un viaggio alle radici della violenza…
Vittorino Andreoli torna a sondare le complesse dinamiche che inducono un uomo a dare la morte, anche a persone a lui care. E lo fa offrendo al lettore altri casi giudiziari in cui come perito psichiatrico, ha aiutato i magistrati a meglio comprendere chi dovevano giudicare. I fatti di cronaca, interpretati alla luce della biografia e del ritratto psicologico dell’omicida, oltre che del contesto sociale in cui sono accaduti, vengono chiariti, ma mai giustificati, nelle loro cause più autentiche. e cosi prendono forma storie in cui la violenza giunge inaspettata a stravolgere una tranquilla quotidianità. Storie di fallimenti e di grandiosità delirante, come quella di Michele Profeta che uccide due volte per ribadire la sua onnipotenza; di degrado e avidità, come quella di Eugenio Michelotto che accoltella il padre e la matrigna per non perdere l’eredità; di frustazione e inadeguatezza come quella di Marisa Pasini che lascia scivolare in un canale il figlio di tre anni perché incapace di accettarlo nelle sue menomazioni; di disadattamento, come quella di Mariano Molon che per non perdere il posto di lavoro spara ai suoi colleghi durante una riunione. Con un taglio del tutto originale, poi, vengono affrontati i casi di due grandi killer italiani del nostro tempo. Il primo è quello di Donato Bilancia, responsabile della morte di diciassette persone, che in lettere e appunti scritti durante l’indagine psichiatrica ripercorre con la propria voce un’esistenza vissuta al limite. Il secondo è quello del presunto Mostro di Firenze, Pietro Pacciani, la cui personalità viene ricostruita a partire dall’analisi dei suoi disegni. In un’epoca in cui i delitti sono ridotti a mero spettacolo invadendo televisioni e giornali, Andreoli sceglie di non fermarsi alla superficie nel posare il suo occhio esperto sulle intricate profondità dell’animo umano, si propone di raccontare ogni storia, che è unica e irripetibile nella sua concretezza, nel rispetto dei suoi protagonisti. Solo così si può cercare di restituire un senso al dolore e ridare dignità alla disperazione.
Vittorino Andreoli, psichiatra di fama mondiale, è stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona – Soave ed è membro della New York Academy of Sciences.
Tra le decine di saggi pubblicati per Rizzoli: Le nostre paure (2011), Elogio dell’errore (2012, con Giancarlo Provasi), Il denaro in testa (2012).
Introduzione
- Marisa Pasini
- Donato Bilancia
- Paolo Pasimeni
- Eugenio Michelotto
- Michele Profeta
- Riccardo
- FRanca Maria Bauso
- Mariano Molon
- Pietro Pacciani
Il Cristo dell’Islam – Scritti Mistici
Autore/i: Al-Ḥisayn Ibn Manṣūr Al-Ḥallāj
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione e cura di Alberto Ventura.
pp. 172, ill. b/n, Milano
La Baghdad dei califfi, celebre per le scintillanti storie delle Mille e una notte, nell’anno 922 fu teatro di una sanguinosa tragedia: il processo e la messa a morte di Al-Ḥisayn Ibn Manṣūr Al-Ḥallāj. Personaggio straordinario e complesso, al-Ḥallāj può essere considerato non solo uno dei massimi mistici dell’Islam, ma anche uno dei suoi pensatori più sublimi. Ammirato per la sua eloquenza, per l’infaticabile ascesi, per i miracoli sbalorditivi, fu odiato da tutti coloro che vedevano nella sua predicazione una minaccia all’ordine costituito. Fu per questo che funzionari di corte e dottori della legge, scandalizzati dal suo proclama «Io sono il Vero», si adoperarono affinché il califfo ne sentenziasse la morte.
Al-Ḥallāj fu crocifisso al termine di un supplizio particolarmente crudele. Anche nella morte, quindi continuò a incarnare il modello di Gesù, che aveva segnato tutta la sua esperienza spirituale. Il Cristo di cui seguì le tracce è quello del Corano e della tradizione islamica, per molti aspetti diverso da quello che i cristiani hanno imparato a conoscere, ma per i musulmani la somiglianza tra le due figure è tanto intensa da portarli a considerare al-Ḥallāj un vero e proprio «Cristo dell’Islam».
In questo volume il lettore italiano potrà trovare, riuniti per la prima volta, tutti gli scritti sicuramente attribuibili a al-Ḥallāj: un Canzoniere, che raccoglie le sue splendide mistiche; Il Libro dei Ṭawāsīn, opera sfavillante di intuizioni sul mistero dell’identità tra l’uomo e Dio; e, infine, i Detti ispirati, sentenze in cui Dio parla agli uomini per indicare loro la via dello spirito.
Pittura Giapponese – Dal XV al XIX Secolo
Catalogo della mostra tenuta a Milano e Roma nel 1990
Autore/i: Autori vari
Editore: ET&B – Editrice di Travel & Business
unica edizione, edizione italiana a cura di Gian Carlo Calza, presentazione di Paolo Battistuzzi e Keiichi Takeuchi, saluti di Yasue Katori e Yosoji Kobayashi, prefazione di Kimio Nakayama, traduzione di Carolina Retta.
pp. 164, riccamente illustrato a colori con 102 tavole, Todi – Osimo (AN)
Sommario:
- Paolo Battistuzzi e Keiichi Takeuchi, Presentazione
- Yasue Katori, Saluto
- Yosoji Kobayashi, Saluto
- Kimio Nakayama, Prefazione
- Isao Yamada, La pittura nel Giappone premoderno
- Gian Carlo Calza, Linee della pittura giapponese nei secoli della formazione moderna
- Cronologia
- Avvertenze
- Tavole
- Notizie storico – artistiche delle opere
- Glossario dei termini
- Bibliografia
Foto a cura del Museo d’Arte Moderna della Prefettura di Gunma.
In copertina: Beltà femminile che guarda la luna.
Il Concetto di Cultura – I Fondamenti Teorici della Scienza Antropologica
Autore/i: Autori vari
Editore: Giulio Einaudi Editore
introduzione e cura di Pietro Rossi, avvertenza e traduzione di Daniele Pianciola.
pp. XXXI-340, Torino
In questo volume sono raccolti dieci testi (saggi o capitoli di opere) dedicati alla formulazione del concetto scientifico di cultura, ossia a quel concetto che la scienza antropologica è venuta elaborando a partire da Primitive Culture di Edward Burnett Tylor (1871) e che ha costituito, fin dall’inizio del secolo, il centro di riferimento dei più importanti indirizzi di ricerca antropologica. La storia del concetto scientifico di cultura coincide infatti, in larga misura, con lo sforzo dell’antropologia contemporanea – sia essa intesa come antropologia «sociale», secondo la tradizione britannica, oppure come antropologia «culturale», secondo l’impostazione prevalsa negli Stati Uniti – di definire la propria base teorica e di estendere il suo interesse al di là dello studio dei popoli primitivi, ai quali si era originariamente rivolta la sua attenzione. Attraverso il mutare delle formulazioni concettuali è possibile seguire il passaggio dallo schema storico-evolutivo dell’antropologia positivistica alla rivendicazione dell’individualità storica di ogni cultura, il tentativo di garantire l’autonomia della scienza antropologica nei confronti non soltanto delle discipline naturalistiche ma anche della psicologia e della sociologia, la polemica sul diffusionismo, l’elaborazione di una teoria funzionalistica, l’incontro con il relativismo sumneriano, infine la nuova impostazione dei rapporti tra antropologia e sociologia su base non piu oggettiva ma formale.
Testi di: Edward Burnett Tylor, Franz Boas, Robert H. Lowie, Alfred L. Kroeber, Bronislaw Malinowski, George Peter Murdock, Ralph Linton, David Bidney, Clyde Kluckhohn, Melville J. Herskovits.
Romanzi Medievali d’Amore e d’Avventura
Autore/i: Autori vari
Editore: Garzanti Editore
terza edizione, introduzione, note, traduzione dal francese e cura di Angela Bianchini, prefazione di Leo Spitzer, in copertina: La Tavola Rotonda, miniatura francese da un codice del XV secolo, Parigi, Bibliothèque Nationale (ms. franç. 116).
pp. LI-312, Milano
Appartengono alla coscienza letteraria europea senza tuttavia possedere connotati individuali: questi romanzi risalenti ai secoli XII e XIII sono a un tempo noti e sconosciuti. Della cosiddetta «materia di Bretagna» restano i temi immortali, i mondi fiabeschi, le imprese straordinarie che gli eroi affrontano con acume e coraggio, le figure fissate nei loro ruoli: la corte di Artù e i cavalieri della Tavola rotonda, la ricerca del Santo Graal, Perceval, Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra. Ma dei primi creatori, di coloro che con tutta probabilità trasformarono le leggende in opere letterarie, si perde, in poco più d’un secolo, perfino la memoria.
In questo volume:
Benoît de Sainte-More
- Il romanzo di Troia
Chrétien de Troyes
- Erec e Enide
- Perceval il Gallese o Il racconto del Graal
- La ricerca del Santo Graal
- La morte di Re Artù
Beroldo
- Il romanzo di Tristano
- La follia di Tristano di Berna
Maria di Francia
- I due amanti
- Il lai dell’uccelletto
- La Castellana del Vergy
La Condizione Umana
Titolo originale: La Condition Humaine
Autore/i: Malraux André
Editore: Bompiani
quinta edizione, introduzione di Renata Pisu, traduzione di A. R. Ferrarin, in copertina: Henri Cartier-Bresson, Shanghai (1949).
pp. 312, Milano
La condizione umana, Premio Goncourt 1933, è un grande romanzo (celebratissimo da Trotsky, Gide ed Hemingway) sulla tragedia della Rivoluzione cinese del 1927, una lucida analisi dell’epica dell’azione. La rivoluzione diviene qui simbolo di libertà, di fraternità umana, di palingenesi del mondo. I tre protagonisti – il samurai Kyo (che incarna l’eroismo come disciplina), il terrorista Cen (che interpreta l’eroismo come vocazione) e il libertario Katov (che vive l’eroismo come riscatto sociale) – guidano la rivolta comunista per la liberazione di Shangai prima dell’arrivo di Chiang Kai-shek alla testa delle truppe del Kuomintang: ma il patto Chiang-Stalin (ratificato passivamente dal Comintern) sottrae loro la vittoria e li condanna al massacro. Siamo in una Cina urbana, cosmopolita, popolata di avventurieri, esaltati romantici e cospiratori eroici: la rivoluzione è qui un’esplosione di atteggiamenti volontaristici estremi e di sfide metafisiche che non rifiutano la morte come metamorfosi.
André Malraux, (Parigi 1901 – Créteil 1976). Dopo una missione archeologica in Oriente pubblicò il saggio La tentazione dell’Occidente (1926) e i due romanzi I conquistatori (1928) e La condizione umana (1933, premio Goncourt, disponibile nei Classici contemporanei Bompiani, 2018), accomunati dal tema della libertà umana che si esprime unicamente nell’azione individuale: ne deriva un’estetica del mistero e dell’eterno, che privilegia la sensibilità artistica sulle diverse forme di sopravvivenza. Tra le altre sue opere: La via dei re (1930), Antimémoires (1967).
Scritti sull’Esoterismo Islamico e il Taoismo
Titolo originale: Aperçus sur l’Ésotérisme Islamique et le Taoïsme
Autore/i: Guénon René
Editore: Adelphi Edizioni
prefazione di Roger Maridort, traduzione di Lorenzo Pellizzi.
pp. 160, Milano
Nell’ultima parte della sua vita René Guénon si ritirò al Cairo, come convertito all’Islam. Quanto egli ha scritto su questa tradizione assume perciò nella sua opera un significato peculiare. E tanto più quanto ha scritto sul Sufismo, che per Guénon non è certo una setta accanto ad altre, ma il cuore esoterico dell’Islam. Del tutto opposta nel modo di manifestarsi, ma orientata verso le stesse verità iniziatiche, la tradizione cinese, di cui qui si esamina la polarità Taoismo-Confucianesimo. Un importante testo intitolato Creazione e manifestazione tocca poi un punto estremamente delicato e complesso nella dottrina delle Religioni del Libro (Giudaismo, Cristianesimo, Islamismo): in che senso l’idea di creazione appartiene in modo specifico al loro ambito, e qual è il significato della «creazione dal nulla»? Densi e trasparenti, questi testi, redatti fra gli anni Trenta e la morte dell’autore ma raccolti in volume solo nel 1973, ci permettono di accedere ad alcune elaborazioni fra le meno conosciute e le più significative di Guénon.
I Re Magi di Benozzo a Palazzo Medici
Autore/i: Cardini Franco
Editore: Mandragora
prefazione di Cristina Acidini Luchinat, con un saggio di Lucia Ricciardi.
pp. 96, riccamente illustrato a colori, Firenze
«La Cappella dei Magi in Palazzo Medici Riccardi è uno di quei luoghi d’Italia (molti, ma non moltissimi) in cui la storia e le arti sembrano addensarsi, fino a raggiungere un grado assolutamente eccezionale di testimonianza del passato. E per giunta, di un tratto di passato straordinariamente celebrato, amato e indagato fino a diventare un mito: l’età del Rinascimento in Firenze, al tempo dei Medici. (…)
Dalla conclusione del restauro, e dalle pubblicazioni che ne seguirono (sia indipendenti, sia nell’ambito delle manifestazioni laurenziane), sono passati quasi dieci anni, ed è ora quanto mai opportuno che il succo di quegli scritti sia distillato da Franco Cardini, autore di tanti illuminanti studi sul Medioevo e Rinascimento fiorentino nonché sulla cappella, in una sintesi cui il testo finale di Lucia Ricciardi aggiunge informazioni utili a orientarsi nella fitta selva di immagini araldiche, simboliche e allegoriche collegate alla famiglia Medici. (…)
Se è vero – noi ci crediamo – che ogni antica testimonianza della creatività umana porta il segno della propria unicità e irripetibilità, è a maggior ragione unica e irripetibile la Cappella dei Magi, dove l’arte, la fede, la cultura e il potere si sono alleati in una congiuntura eccezionale di circostanze, per donare al mondo un capolavoro di capacità evocativa senza uguali. Dalle pareti della cappella, nel riverbero degli apparati preziosi che le incorniciano, le pitture di Benozzo coniugano il passato remoto della Natività e dei Magi con il presente della Firenze quattrocentesca, presentandoci il ritratto collettivo, affascinante e ancora misterioso, di una casata prima inter pares nella società del suo tempo: i Medici all’apogeo della pienezza familiare e della ricchezza nel felice anno 1459, dall’anziano Cosimo al figlio primogenito Piero, ai nipotini Lorenzo e Giuliano, con i consanguinei, gli alleati, gli ospiti illustri. Ammessi tra quelle memorie, ancora tanto vivide ed espressive dopo più di cinque secoli, compianmo ogni volta un breve viaggio a ritroso nel tempo, che ci arricchisce e ci emoziona.»
(Dalla prefazione di Cristina Acidini Luchinat, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.)
La Metafisica Orientale
Titolo originale: La Métaphysique Orientale
Autore/i: Guénon René
Editore: Luni Editrice
traduzione a cura di Pietro Nutrizio, in copertina: Il monosillabo sacro sanscrito OM.
pp. 56, Milano
La Metafisica Orientale è il testo dell’unica conferenza pubblica tenuta dall’Autore alla Sorbona di Parigi nel 1925. In questo scritto Réne Guénon sintetizza con ineguagliata padronanza dell’argomento le nozioni che sulla metafisica esporrà nel corso della sua opera in tutti i loro sviluppi e possibili applicazioni. Ma perché metafisica «orientale», quando la metafisica, come dice la parola stessa, non può che essere essenzialmente universale?
Perché la vera idea di «metafisica», nel suo senso tradizionale, si è andata in Occidente oscurando, nei tempi moderni, fino a perdersi pressoché completamente, e perché la sua essenza e le implicazioni metodologiche al suo accesso si possono ritrovare, all’ora attuale – in tutta la loro purezza -, esposte soltanto più nelle dottrine contenute nei testi sacri d’Oriente e nei loro commentari autorizzati.
In queste pagine il lettore scopre che esiste un tipo di conoscenza, certa e definitiva, che prescinde, trascendendole, dalle opinioni degli individui, siano pur esse di natura filosofica o «scientifica»; conoscenza il cui veicolo è una facoltà superiore alla stessa ragione umana e i cui modi di espressione sono costituiti dalle diverse forme tradizionali dell’umanità, a partire dai tempi più antichi.
Scopre che il fondamento di ogni vera civiltà sono i princìpi intemporali e immutabili in cui la metafisica consiste e che dànno vita a tali forme, le quali sole, in quanto forme, possono variare secondo i luoghi e i tempi. Scopre anche che l’intellettualità in senso proprio è costituita dall’assimilazione di questi princìpi.
In queste poche pagine il lettore trova così la chiave di tutte le civiltà tradizionali, o «normali», e la ragione dei problemi che travagliano l’Occidente attuale, a-tradizionale per la sua propria scelta.
Aelita
Autore/i: Tolstoj Aleksej
Editore: Editori Riuniti
seconda edizione, traduzione di Emanuela Guercetti, collana: Universale Economica n° 40 – Narrativa.
pp. 140, Roma
Unione Sovietica. Subito dopo la fine della guerra civile, il solitario ma geniale ingegnere Los’ decide di costruire un razzo per raggiungere il Pianeta Rosso. L’uomo, però, non ha intenzione di imbarcarsi da solo in questo primo e pericoloso viaggio spaziale. Pertanto, appende per le vie di Pietrogrado degli annunci per cercare qualcuno disposto ad accompagnarlo in questa rischiosa missione interplanetaria. A rispondere alla chiamata è il militare veterano dell’Armata Rossa Gusev, oramai ritirato a causa del sopirsi degli spargimenti di sangue in conseguenza alla fine della Rivoluzione. I due partono quindi a bordo della navicella a forma di uovo ideata da Los’ e riescono ad approdare su Marte, dove vengono in contatto con gli abitanti del pianeta. La civiltà marziana, costituita da esseri simili ai terrestri – nonostante siano di statura leggermente più bassa e con un colore della pelle blu cinereo – è intelligente e avanzata dal punto di vista tecnologico. Tuttavia, è presente un grosso divario sociale fra la classe dominante e quella lavoratrice, reminiscenza delle prime fasi di quel capitalismo che imperava sulla Terra prima della Rivoluzione. Da qui una serie di avvenimenti sconvolgerà la vita dei due astronauti russi…
…Aelita è stata indubbiamente un’opera importante, anche per il film che ne scaturì, per molti addirittura superiore al romanzo. La trasposizione cinematografica di Aelita è opera del regista Jakov Protazanov, che ricevette dalla casa di produzione Mezrabpom-Rus l’incarico di realizzare un colossal vendibile anche all’estero. Girato nel 1924 ma ambientato nel 1921, ha uno svolgimento diverso rispetto al libro, molto più rivoluzionario per l’epoca. I costumi sono dell’artista Alexandra Exter e ispirati al futurismo, il cubismo e il suprematismo…
Aleksej Nikolaevič Tolstoj (1882-1945) esordì come poeta simbolista per poi affermarsi come narratore e commediografo. Rifugiatosi a Parigi dopo la rivoluzione, tornò in patria nel 1923, proseguendo la propria attività letteraria con drammi, romanzi fantascientifici..