Libri dalla categoria Filosofi
Scongiuri Rituali e Controfatture – Operazioni, Metodi e Stregonerie in India
Autore/i: Cutolo Nicola
Editore: Edizioni Mediterranee
pp. 168, ill. in b/n n.t., Roma
…Riguarda gli scongiuri e la liberazione da malefici e fatture. I rituali, le invocazioni e le pratiche qui contenuti saranno di sicuro ed efficacissimo aiuto in ogni caso…
L’utilizzazione di energie occulte e di pratiche magiche è da sempre diffusa in ogni parte del mondo. In questo studio l’autore esamina e offre al lettore una serie di metodologie, soprattutto pratiche, raccolte in lunghi anni di studi ed esperienze in diversi paesi, focalizzando in particolare la propria attenzione sul patrimonio magico dell’India. Accanto agli aspetti storico e sociale, che fanno da sfondo, abbiamo le spiegazioni delle diverse pratiche magico-rituali, per le più disparate necessità. I segreti rivelati in questo volume permettono a chiunque di accedere all’antica tradizione magica indiana e all’uso di questa per gli scopi più vari, il lavoro, la famiglia, la salute.
Nicola Cutolo, sensitivo, veggente, pranoteraputa. Ha compiuto esperimenti di telepatia, psicometria e psicocinesi. Organizza e coordina convegni di Pranoterapia e Parapsicologia ai quali partecipa anche come relatore. Tra le sue opere ricordiamo: La Geomanzia (ECIG, 1986) e per Mediterranee L’Energia che guarisce, esperienza di un pranoterapeuta (1985).
Global Pharma – Confessioni di un Insider dell’Industria Farmaceutica
Titolo originale: The whistleblower
Autore/i: Rost Peter
Editore: Rizzoli
prima edizione, traduzione di Sabrina Placidi.
pp. 266, Milano
“Le multinazionali dei farmaci, come quelle della stampa e della tv, hanno regole corrotte e volte solo al profitto. Ma la salute dovrebbe essere un diritto umano, non un privilegio.” (Michael Moore)
Le vicende di Peter Rost saranno raccontate anche in Sicko, il film in uscita nel 2007 che Michael Moore ha dedicato al business della sanità in America.
Questo il destino che le aziende riservano alle “gole profonde”: il 90% viene licenziato, il 25% è vittima dell’alcolismo e il 10% tenta il suicidio.
“L’integrità è la base della fiducia di cui abbiamo bisogno per realizzare la nostra missione: diventare l’azienda più stimata al mondo.” — dal Codice di Etica e Business della Pfizer.
La vita scorre tranquilla a Pharmacia, un colosso dell’industria farmaceutica americana, quando improvvisa giunge la notizia che l’azienda è stata messa in vendita. L’acquirente è Pfizer, la ben nota, aggressiva e potente holding internazionale che opera anch’essa nel settore farmaceutico con risultati sorprendenti. Da 3 miliardi di dollari di fatturato del 1990 passa a 26 nei primi anni del Duemila, a ritmi di crescita superiori a quelli delle principali concorrenti, in un mercato, come quello statunitense, in cui si vendono farmaci per circa 200 miliardi di dollari l’anno. Ma cosa succede se, dopo questo ulteriore colpo messo a segno da Big Pharma per il controllo del mercato mondiale dei farmaci, la medicina e la ricerca si spingono al di là del lecito e della moralità? È proprio il caso di Pfizer, che, per proteggere un giro d’affari sempre più cospicuo, dal 2000 produce e vende (aggirando le indicazioni della Food and Drugs Administration) il Genotropin, un elisir di lunga vita arricchito da uno speciale eccipiente: ormoni della crescita che, se assunti in età adulta, possono causare, assieme a scarsi benefici, diabete e tumori maligni. Peter Rost, che dell’azienda farmaceutica è uno dei più importanti dirigenti, sarà il primo a spalancare alla verità la porta del suo ufficio e ad affiggere in pubblico, mentre la sua carriera se ne va in fumo, la ricetta segreta di un farmaco di immeritato successo. Global Pharma è la cronaca lucida e oggettiva di un’attualità che sembra rubata a un thriller giudiziario, un documento scottante, al centro della più grossa frode commerciale dell’era post-Enron.
Russia – Il Complotto del KGB
Titolo originale: Blowing up Russia
Autore/i: Litvinenko Aleksandr; Felštinskij Jurij
Editore: Bompiani
prima edizione, premessa di Jurij Felštinskij, introduzione di Aleksandr Litvinenko, traduzione di Alberto Cristofori, Susanna Martoni, Lorenzo Matteoli, Tanja Tion.
pp. 294, Milano
Rigorosamente documentato, scioccante e subito censurato in Russia, questo libro spiega ciò che è davvero accaduto nell’ex Unione Sovietica dopo il crollo del comunismo. Ed ecco allora una storia ’altra’ rispetto a quella ufficiale, una storia inquietante costruita pezzo su pezzo dalla volontà di potenza dei servizi segreti di uno dei paesi più grandi e (ancora) misteriosi del pianeta. I dati del problema sono: la creazione all’inizio degli anni novanta di società legate al commercio del petrolio e alla criminalità organizzata, con lo scopo di sabotare le riforme liberali di Yeltsin; il conflitto con la Cecenia, pilotato grazie ad attentati terroristici miranti a far accettare all’opinione pubblica l’inevitabilità della guerra; l’ascesa inarrestabile di Putin, il nuovo ’zar’ del Cremlino, e la strategia della tensione messa in atto per creare una forza politica indipendente, sottratta a ogni controllo del partito e della collettività. Questo libro rivela per la prima volta, in forma completa, con maggiore tensione che in una spy story, ma con la drammaticità di una testimonianza che è costata all’autore – Aleksandr Litvinenko – la propria vita, i retroscena delle decennali vicende dei servizi segreti russi.
Credo nello Spirito Santo – Meditazioni
Autore/i: Ballestrero Anastasio
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, prefazione di Don Paolo Ripa di Meana.
pp. 158, Casale Monferrato (AL)
Dalla prefazione di Don Paolo Ripa di Meana:
«Parleremo dello Spirito Santo. Questo mistero della nostra fede sul quale troppo poco si riflette e che invece è il mistero attraverso il quale siamo continuamente vivificati da Dio.» […]
Banchiere di Complemento – L’Olivetti, il Psi, la BNL nella Storia di un Manager al Servizio del Paese
Autore/i: Nesi Nerio
Editore: Sperling & Kupfer Editori
prologo dell’autore.
pp. 396, Milano
«Riattaccai il telefono e indugiai stupito. Non è normale che un banchiere venga convocato alla Banca d’Italia per le ventidue e trenta di un venerdì di mezza estate. Anche se presiede il maggiore istituto di credito del Paese. […]
Il messaggio proveniente dalla segreteria del governatore Carlo Azeglio Ciampi era molto chiaro: quello stesso 4 agosto 1989 ero atteso in via Nazionale da Lamberto Dini, direttore generale della Banca Centrale. L’invito era a nome del governatore, assente da Roma, e la questione da trattare “molto delicata”.
Scacciai un vago presentimento e chiamai il direttore generale della Banca, Giacomo Pedde.
Lo trovai perplesso ma sereno. Aveva appena ricevuto una telefonata identica alla mia. Saremmo andati insieme in via Nazionale.»
Serio Nesi si definisce banchiere sì, ma «di complemento», per chiarire che fare carriera in questo campo non è stato frutto di una vocazione o di una scelta, ma più che altro del caso. La sua è la vicenda di un uomo di sinistra che ha raggiunto posizioni di notevole rilievo nel sistema finanziario del Paese, un tecnico che deve alle sue simpatie politiche la designazione a cariche di prestigio e, da ultimo, la presidenza del maggior istituto di credito, la BNL. Citi elementi autobiografici, inseriti in questo insolito saggio, riflettono l’evoluzione e la mutazione genetica di un partito, il Psi, dagli anni Sessanta ai giorni nostri e nello stesso tempo consentono di gettare uno sguardo privilegiato sugli episodi più significativi e sulle figure emergenti dell’industria e della finanza italiane. Nesi rievoca situazioni e personaggi con obiettività ma anche con il fervore dell’esperienza diretta: l’assalto dei partiti alla Rai, la crisi dell’Olivetti, la Spagna clandestina, la « scoperta » del grande capitale, l’espansione internazionale della BNL e la creazione del sistema parabancario, i rapporti tra il mondo finanziario e la P2, il salvataggio dell’Ambrosiano e le vicissitudini del Corriere della Sera e dell’Einaudi, il polo BNL-Ina-Inps e infine l’intrigo di Atlanta con le drammatiche dimissioni dell’autore. Un libro scritto con un linguaggio chiaro e accessibile, che svela molti interessanti retroscena della nostra storia recente.
Nerio Nesi è nato a Bologna dove si è laureato in giurisprudenza, ma si considera torinese. Dal 1950 al 1958 ha lavorato alla Rai come capo dei servizi amministrativi. Fino al 1970 è stato direttore dei servizi finanziari del gruppo Olivetti, poi ha ricoperto importanti cariche in vari istituti di credito. Dal 1979 al 1989 è stato presidente della Banca Nazionale del Lavoro. Attualmente è a capo di una società da lui creata per l’introduzione di aziende italiane in alcuni mercati esteri. Dopo trent’anni di militanza nel Psi, sempre seguendo le posizioni di Riccardo Lombardi, e quindi in aperta opposizione al craxismo, ha lasciato il partito nel 1992.
L’Enigma d’Amore nell’Occidente Medievale
C’è stato un tempo in cui l’amore era declinato al femminile?
Autore/i: Mattei Annarosa
Editore: La Lepre Edizioni
prefazione di Franco Cardini, introduzione dell’autore.
pp. 288, Roma
Nel XII secolo, nei castelli a sudovest della Francia, fiorì una civiltà fondata sulla centralità della donna, vista come portatrice di amore, gentilezza e sapienza, celebrata dal canto dei trovatori, che riconobbero in lei il vero motore della vita e della conoscenza. La parola amor nova, fin’amor – femminile in lingua d’oc – significò per questi grandi poeti e musicisti l’amore che fa rinascere a nuova vita. Eleonora d’Aquitania, due volte regina, favorì la diffusione della ‘rinascenza cortese’.
La figlia, Maria di Champagne, fece scrivere un codice, il De amore, perché il cavaliere imparasse ad avvicinare la dama secondo le prescrizioni e i riti di un graduale percorso formativo. Fu così che nacque una vera e propria ‘scienza dell’amore’ che, per la prima volta nella storia occidentale, fondava il dialogo tra l’uomo e la donna sulla parità, il reciproco rispetto, la conoscenza di sé.
Vincitore del Premio Internazionale Capalbio 2017 nella sezione storico-divulgativa con la seguente motivazione: L’enigma d’amore nell’Occidente medievale di Annarosa Mattei ci restituisce una genealogia al contempo storicamente impeccabile (come testimonia nella sua prefazione un medievista del rango di Franco Cardini) e letterariamente raffinata dei temi della fin’amor e del discorso amoroso dal XII secolo al XIV secolo: dai trovatori provenzali alla lirica d’amore italiana, dai feudi occitanici all’“avanguardia poetica” di Cavalcanti e di Dante: da cui prende avvio quella straordinaria innovazione linguistica e quel peculiare intreccio poetico-filosofico che costituiranno più tardi il tratto innovativo del Rinascimento italiano.
Passeggiando tra i Draghi Addormentati
Autore/i: Arbasino Alberto
Editore: Adelphi Edizioni
pp. 276, Milano
Quando si riaprono certi paesi “mitici”, dopo decenni di stragi ideologiche, forse non sarà più permesso fare ancora i decadentismi naïfs o i maoismi all’italiana. L’approccio – finalmente – ai leggendari templi e ai favolosi monumenti spesso si svolgerà camminando letteralmente sui teschi delle infinite vittime delle ideologie e delle utopie. E solo qualche vecchio fatuo e sciocco potrebbe fare ancora dell’estetismo gregario o dell’engagement subalterno fra le tragedie e sulle macerie.
Ora, dopo la Cambogia (subito raccontata in Mekong), anche la Birmania ha riaperto destinazioni avventurose e a lungo inaccessibili: Rangoon, Mandalay, i santuari dorati, i mille templi di Pagan. E l’Iran socchiude spiragli contraddittori sui suoi luoghi fantastici: Persepolis, Isfahan, Shiraz… Ma intanto anche l’America Centrale, tradizionale e instancabile produttrice di insurrezioni e guerriglie grandi e piccole, continua a presentare le sue eccitanti rivoluzioni, sempre così suggestive: una vecchia finisce in Guatemala, una nuova è alla moda in Chiapas. Mentre i segnali di pericolo turistico si sviluppano magari nelle destinazioni storiche di successo: Sanaa, Palmira, Petra.
E perché non un giro tra i draghi Fafner assopiti in Sicilia o in Argentina, dopo tutto? Assolutamente non un’ennesima indagine sociopolitica o moralistica sui noti mali e guai della sventurata isola, bensì un rinnovo dei viaggi culturali compiuti da Bernard Berenson un secolo fa. E una rivisitazione della Buenos Aires postmoderna, cioè dopo Borges.
I testi di viaggio qui raccolti traggono origine da reportages apparsi su «la Repubblica».
Breve Storia delle Aggressioni Americane
Autore/i: Colleoni Angelo
Editore: Giorgio Bertani Editore
prefazione di Vittorio Vidali, introduzione dell’autore.
pp. 280, nn. illustrazioni b/n, Verona
«Si dirà… che il presidente Jimmy Carter …uomo di profonde convinzioni religiose, di indubbia moralità, ha proclamato il proposito di rispettare i diritti umani, di non intervenire negli affari interni degli altri Paesi e di promuovere la cooperazione economica, che, insomma, la politica delle aggressioni e delle ingerenze non fa parte dei suoi programmi ed appartiene al passato. Rispondo ricordando che la storia è storia… che il presidente Johnson diceva di essere per la pace, e invece fu la guerra; che Nixon affermava di essere per la legge e l’ordine, e si ebbe il Watergate; rispondo che i falchi e gli interessi delle multinazionali potrebbero prevalere… rispondo infine che ancor oggi gli Stati Uniti sono larghi di aiuti economici e militari alla dittatura cilena di Pinochet, a quella boliviana di Banzer, a quella paraguayana di Stroessner e ad altre; che dopo aver negato nel giugno 1977 aiuti al dittatore nicaraguano Somoza, l’8 agosto gli hanno concesso duecento milioni di dollari in armamenti… E ciò mentre nel luglio del 77 il Congresso escludeva dagli aiuti alimentari il Laos, il Vietnam, la Cambogia e Cuba perchè poco rispettosi dei diritti dell’uomo ».
Giornalista e scrittore, Angelo Colleoni ha trascorso moltianni in America Latina. Attualmente, vive e lavora a Monfalcone.
Storia del Terrorismo – L’Analisi Storica del più Drammatico Fenomeno del Nostro Tempo
Titolo originale: Terrorism
Autore/i: Laqueur Walter
Editore: Rizzoli
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Loni Sandermann.
pp. 376, Milano
Il terrorismo è uno dei fenomeni più drammatici e dibattuti del nostro tempo, ma continua a restare uno dei meno compresi. Le azioni terroristiche più tragiche e sconvolgenti occupano i titoli di prima pagina dei giornali, vengono riprese e seguite dalla televisione, ne parlano noti romanzieri, psicologi, ecclesiastici, ma nessuno ha finora intrapreso uno studio scientifico del fenomeno cercando di dipanare i complessi filoni storici e sociali del terrorismo. È perciò che quest’opera di Walter Laqueur, già famoso per aver affrontato i complessi problemi culturali e umani dell’età di Weimar e per aver studiato con rigore scientifico la guerra di guerriglia, è già diventata un classico in tutto il mondo. La Storia del terrorismo è una ricerca pionieristica e autorevole che va alle radici del fenomeno e si preoccupa di sfatare molti luoghi comuni ormai radicati anche in chi dovrebbe affrontare i problemi del terrorismo sotto il profilo della sicurezza o sotto quello della ricerca storica e scientifica. Laqueur esamina e spiega la dottrina del terrorismo sistematico «dal basso», le sue matrici storiche e culturali, la sociologia dei gruppi terroristici contemporanei e dei loro predecessori più illustri, le interpretazioni giornalistiche, i modelli correnti, le motivazioni, gli scopi e infine i risultati a cui giunge il terrorismo. Ne esce un quadro sconvolgente, ma anche inaspettato e ricco di motivi umani, lucido e drammatico. L’Autore affronta anche i problemi che il terrorismo pone alla società: da quello della repressione a quello dei simpatizzanti, alle differenti motivazioni dei terroristi che operano contro le democrazie e di coloro che operano contro le dittature più spietate. Anche le tattiche dei vari gruppi terroristi, le armi usate, i vari effetti psicologici sulle vittime costituiscono motivo d’indagine e la Storia del terrorismo si chiude con il drammatico interrogativo: che cosa potrebbe accadere se un gruppo di terroristi riuscisse a impadronirsi di una bomba atomica? Laqueur riesce a dare un quadro oggettivo anche a questa effettiva e inquietante possibilità.
Walter Laqueur è direttore dell’Institute of Contemporary History e della Wiener Library di Londra, e presidente dell’International Research Council del Center of Strategical and International Studies di Washington.
È coeditore della rivista Journal of Contemporary History e insegna Storia moderna all’università di Tel Aviv, in Israele.
Il professor Laqueur oltre che autorevole commentatore nel campo degli affari internazionali, è anche autore di saggi di grande successo, tradotti in tutto il mondo, tra i quali citiamo La Repubblica di Weimar (Rizzoli, Milano, 1977), e Guerrilla, A historical and criticai study.
Attualmente ricopre il ruolo di « visiting professor» di Storia all’Università di Harvard.
L’Enigma dell’Uomo – I Retroscena Spirituali della Storia Umana
Titolo originale: Das Rätsel des Menschen – Die geistigen Hintergründe der menschlichen Geschichte – Opera Omnia n° 170
Autore/i: Steiner Rudolf
Editore: Editrice Antroposofica
seconda edizione, i disegni nel testo furono eseguiti da Assia Turgenieff, sulla base di quelli fatti alla lavagna da Rudolf Steiner, traduzione di Leila Trevese dall’edizione tedesca del 1964, collana: Storia Cosmica e Umana volume primo.
pp. 264, ill. in b/n n.t., Milano
…L’antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo…
In questo volume sono trattati argomenti che costituiscono come un passaggio dai temi trattati principalmente fino al 1915, e quelli più spiccatamente umani, storici e sociali; in particolare si esaminano l’origine cosmica e terrena dell’uomo e i suoi nessi con l’intero universo.
Rudolf Steiner è stato un filosofo, architetto e riformista austriaco, fondatore dell’antroposofia, una corrente esoterica che mischia diversi dettami della scuola teosofica e filosofico – idealista tedesca del tempo. Sin dai primi anni della sua formazione culturale, Steiner ambì a trovare la sintesi perfetta tra misticismo e scienza. A suo dire la realtà è una manifestazione spirituale in continua evoluzione che può essere studiata attraverso l’“osservazione animica”, una specie di chiaroveggenza che secondo lui aveva delle vere e proprie basi scientifiche. Questa ricerca continua lo portò, dopo aver conseguito il dottorato, a trasferirsi da Vienna a Weimar per lavorare al Goethe und Schiller Archiv, l’archivio Goethe. Questo lavoro gli permise di pubblicare il saggio “Introduzione agli Scritti Scientifici di Goethe” e di maturare la sua personale visione del mondo. Nel 1894, pubblicò il suo saggio più importante, “La Filosofia della Libertà”, che proponeva un concetto rivoluzionario per l’epoca: la scoperta che il pensiero può portare alla realizzazione dello spirito del mondo. Lui riteneva di non dover rinnegare le realtà scientifiche, ma semplicemente di offrire una visione più completa che tenesse conto anche della spiritualità. Il tomo non raggiunse molto successo ma Steiner aveva creato una solida base per la conoscenza dello spirito, e si sentiva in grado di portare avanti le sue ricerche in questo campo senza alcuna remora. Inoltre, il lavoro su “La Filosofia della Libertà” gli permise di sciogliere una serie d’enigmi sull’esistenza che lo perseguitavano da tempo. Gli interessi di Steiner sono stati molteplici, spaziando infatti dalla filosofia, alla sociologia, alla musicologia, all’antropologia ma sicuramente le discipline su cui ha maggiormente incentrato il suo lavoro e la sua dedizione sono:
- La medicina antroposofica: una medicina alternativa o pseudo-medicina che utilizza come sostanze medicamentose principi naturali ricavati da minerali, piante o organi di animali. Condivide alcune similitudini con l’omeopatia ma si discosta da quest’ultima soprattutto per la formulazione dei medicamenti, solitamente liquidi per quel che concerne l’omeopatia, solidi per la medicina antroposofica.
- La pedagogia Waldorf o steineriana: un approccio educativo basato sull’antroposofia, quindi un percorso di formazione mistico-spirituale con risvolti esoterici; è abbastanza controverso e non prevede nemmeno l’uso di libri di testo né di programmi scolastici. Esistono scuole con pedagogia steineriana in tutto il mondo, Italia compresa, e adottano un percorso educativo articolato su vari livelli che abbracciano tutta la formazione di un individuo dall’età prescolare (quindi prima dell’inizio della scuola materna) al compimento del diciottesimo anno di età.
- L’agricoltura biodinamica: un tipo di agricoltura che cerca di studiare le connessioni e gli influssi dei corpi celesti sulle coltivazioni al fine di ottenere un ecosistema perfettamente in equilibrio.
Un altro ambito a cui Steiner dedicò molte delle sue energie è quello della vita dopo la morte, infatti lui credeva fermamente nella reincarnazione secondo la legge del karma, sosteneva quindi che le vite precedenti influenzano ogni nuova vita.
L’Ordine Simbolico della Madre
Autore/i: Muraro Luisa
Editore: Editori Riuniti
prefazione dell’autrice, collana: Gli Studi – Filosofia e Scienze Umane n° 20.
pp. 150, Roma
…Come il sistema linguistico-concettuale sessuato al maschile si fonda sulla figura e sulla Legge del Padre e si riverbera nell’ordine simbolico descritto da Lacan, così il nuovo ordine simbolico delle donne deve fondarsi sulla figura della madre e sul suo rapporto armonico con la figlia. Tornare alla madre, avere verso di lei riconoscenza, costruire una genealogia, un continuum della figura materna, significa dunque sottrarsi all’ordine simbolico maschile, che rappresenta la donna attraverso la determinazione della sua natura o della sua condizione e la relega perciò a un destino di procreazione e di cura, e cominciare a costituirsi in soggetto libero di formulare giudizi e addivenire a interpretazioni…
Se guardo alle opere dei grandi filosofi, quasi penso che veramente il problema si riduca al cattivo uso della filosofia da parte di gente (donne, me) che non è dotata per essa. Quelli parlano in maniera bellissima, s’immergono nelle acque profondissime del dubbio senza annegarvi e ne escono rigenerati poche pagine dopo progettano e realizzano decostruzioni vaste e radicali da cui nulla si salva eppure sono sempre ottimamente assistiti dalla lingua; scelgono e scrutano con criterio sicuro fra i dati del loro contesto storico; si distaccano dalla realtà data senza perdere il contatto con essa, come pure dalla tradizione ma non del suo alimento (in questo punto ho in mente specialmente il rapporto dei filosofi cristiani con i greci), mostrando in tutto ciò di non essere nemmeno sfiorati dai fantasmi di ritorsione della potenza materna. Che io li accuso di aver tacitato, dopo averla imitata e spogliata.
Nata nel 1940, l’autrice di questo libro ha studiato filosofia con Bontadini, Severino e Sofia Vanni Rovighi. Nel femminismo ha preso posizione contro la politica della parità per una politica della differenza. E ha scritto un gran numero di articoli e di libri, fra i quali La Signora del gioco (Feltrinelli 1976, nuova edizione in corso di stampa presso La Tartaruga), Maglia o uncinetto (Feltrinelli 1981, Manifestolibri 1998), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga 1985, 2003), Il Dio delle donne (Mondadori 2003). L’ordine simbolico della madre, apparso nel 1991, è uno dei suoi lavori più citati, tradotto in tedesco, spagnolo, francese.
Canzoni dell’Amore Infinito
Una raccolta di versi di contemplazione dell’amore infinito e universale
Autore/i: Kabir
Editore: Sellerio Editore
a cura di Brunilde Neroni, collana: Il divano n. 118, titolo originale: Bijak.
pp. 160, Palermo
«Le Canzoni – scrive Brunilde Neroni nell’Introduzione al volume – celebrano l’amore infinito e universale, rivelano l’atteggiamento della persona che si scopre vera e nuda di fronte al divino, ma non solo, ci sembrano soprattutto appunti poetici questi canti colmi di tenerezza, testimoni dello stupore dei sentimenti di fronte alla natura, al silenzio, ai propri errori».
Storia della Città Orientale
Autore/i: Benevolo Leonardo
Editore: Editori Laterza
seconda edizione, introduzione dell’autore.
pp. 350, interamente e riccamente illustrato in b/n, Bari
Dai più antichi insediamenti preistorici alle odierne megalopoli, la prima storia della città nell’Estremo Oriente, dove lo spazio urbano è simbolo dell’universo celeste. Uno straordinario viaggio in mondi lontani, attraverso l’analisi delle tecniche costruttive e dei materiali, degli stili e delle teorie.
Santi
Autore/i: Giorgi Rosa
Editore: Electa
introduzione dell’autrice.
pp. 384, interamente e riccamente illustrato a colori, Milano
“Che cosa significa? Chi sono quei personaggi?” Domande che assillano i visitatori delle mostre e dei musei. Un tempo, le opere d’arte “parlavano” anche agli analfabeti, ma oggi, nel moltiplicarsi delle culture e dei riferimenti, il loro linguaggio visivo risulta spesso ostico. Da Agata a Zeno, questo libro presenta le immagini e le caratteristiche di oltre centoventi santi, i più ricorrenti nell’arte sacra, fra storia e leggenda, tradizione e devozione. Ogni santo è introdotto da una pratica scheda di identificazione, note sulla vita e il martirio, e una serie di riferimenti visivi per riconoscere senza indugi i personaggi, le loro vicende, le particolarità della devozione.
La Civiltà Romana Oltre i Confini dell’Impero
Ricostruita attraverso suggestive scoperte e itinerari archeologici l’avventurosa penetrazione di soldati e mercanti romani oltre i confini dell’impero.
Autore/i: Wheeler Mortimer
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Lucia Pigni Maccia, titolo originale: Rome Beyond the Imperial Frontiers.
pp XVI-212, numerose tavole b/n f.t., numerose illustrazioni b/n, Torino
Nel 1945 l’autore di questo libro, Sir Mortimer Wheeler, professore di archeologia romana all’Università di Londra, e uno dei più autorevoli studiosi moderni di questa scienza, era sovrintendente alle ricerche archeologiche in India. Un giorno, mentre stava dirigendo degli scavi lungo la costa del golfo del Bengala, egli vide uno dei suoi studenti indiani balzar fuori da un vasto fossato, sul cui fondo stava compiendo delle ricerche, agitando un grande frammento d’un piatto rosso: portava la firma d’un vasaio i cui forni avevano prosperato circa duemila anni prima nei sobborghi di Arezzo. Da quest’episodio – cosi racconta Wheeler nella prefazione – nacque in lui l’idea di scrivere questo libro, che è un avvincente resoconto delle spedizioni rischiose e dei lunghi viaggi a prezzo dei quali i soldati e i mercanti della Roma imperiale si spinsero oltre gli estremi confini dell’Impero, in Europa, Asia, Africa, alla ricerca di orizzonti più vasti e di maggiori guadagni. Gli scambi commerciali, le battaglie vinte o perdute, se facevano convergere a Roma da lontani paesi le merci più diverse, diffondevano anche i prodotti romani sino ai limiti del mondo allora conosciuto: dalla Cina alla Norvegia al Sahara. La ricostruzione del Wheeler si appoggia prima di tutto a testimonianze di ordine materiale – merci romane ritrovate oltre i confini dell’Impero o prodotti indigeni che nella fattura rivelano l’influsso della civiltà romana – ma tiene conto anche delle prove di carattere letterario (e qui sta la conferma dell’ampiezza degli interessi del Wheeler), badando a ritrovare riferimenti alla penetrazione romana oltre frontiera nei documenti asiatici, nelle opere dei geografi, degli storici, dei poeti d’ogni lingua e paese.
Le Strutture Antropologiche dell’Immaginario – Introduzione all’Archetipologia Generale
Una sintesi fondamentale delle ricerche antropologiche sulle strutture, sui loro contenuti simbolici e sul significato da attribuire ai miti.
Autore/i: Durand Gilbert
Editore: Edizioni Dedalo
seconda edizione, prefazioni e introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Ettore Catalano, titolo originale: Les Structures Anthropologiques de l’Imaginaire.
pp. 560, Bari
Tra le più importanti opere contemporanee di antropologia, il libro di Gilbert Durand rappresenta una sintesi delle ricerche sulle strutture e sulla tipologia dei contenuti simbolici, quali risultano dai miti e dai frequenti rimandi alle arti, alla letteratura e alle diverse civiltà. Una sorta di «giardino» delle immagini, ordinato come la «botanica» di Linneo. Un repertorio organizzato attorno ad alcuni grandi schemi strutturali. Qui l’immaginario si manifesta in una retorica profonda, che conferisce il primato allo spazio «figurativo», sostituendo ai processi della spiegazione discorsiva classica, processi esplicativi spaziali e topologici.
Prefazione alla prima edizione
Quando il filosofo comincia a scrivere una sorta di manuale di Antropologia dell’Immaginario, si trova paradossalmente diviso tra una facilità insolita e difficoltà ineluttabili.
Facilità, poiché nel regno delle immagini «tutte le metafore sono uguali» e si cancellano le «precedenze» della logica o della cronologia contemporaneamente allo sfumare delle articolazioni della ragione e dell’ordine concettuale. In questo fantastico territorio la libertà del cultore di studi comparati è regina; l’elucubrazione di uno psicopatico vale un mito di Platone e le visioni di uno sciamano ostiak non sono meno autentiche della Weltanschauung di un pensatore razionalista.
Ma, come contropartita, lo «specialista di generalità», quale è per definizione il filosofo, si trova di fronte ostacoli considerevoli quando è portato a utilizzare il linguaggio e i lavori del tutto specializzati degli antropologi. Bisogna allora che si sottometta con modestia al più prudente criterio d’autorità e preferisca sempre una documentazione di seconda mano, cioè una documentazione già elaborata dagli esperti del settore: etnologi, psicoanalisti, storici delle religioni e mitologi.
Tuttavia, nel corso stesso dei capitoli in cui ho dovuto contentarmi di classificare i materiali forniti dall’antropologia, mi è parso necessario unificare, per quanto possibile, le regole di grammatica e di lessico anarchicamente ammesse dagli specialisti. Dal momento che sia le traslitterazioni sia l’ortografia dei nomi di tribù adottate dai diversi autori presentano innumerevoli varianti, mi sono attenuto ad alcune convenzioni: eccetto i casi di citazioni dirette indicate tra virgolette, restano invariabili i vocaboli riprodotti in corsivo, così come gli epiteti etnografici poco usuali che cominciano per lettera maiuscola; seguono al contrario le regole usuali di concordanza tutti i nomi di gruppi etnici e gli epiteti scritti con iniziale minuscola. Infine, poiché questo libro non ha alcuna pretesa di erudizione filologica, mi sono permesso di semplificare l’accentazione dei nomi traslitterati, attenendomi, ogni volta che fosse possibile, all’ortografia dei nomi propri in uso nel dizionario Larousse.
Intraprendere un tale lavoro comportava certo il rischio di alienarmi la filosofia senza guadagnarmi l’antropologia, pertanto non potrei concludere questa prefazione senza esprimere la mia gratitudine verso tutti coloro, filosofi e antropologi, che mi hanno dimostrato benevola comprensione: Étienne Souriau – che ha volentieri accettato la direzione di un lavoro di cui la presente opera costituisce l’indispensabile introduzione –, il professor André Leroi-Gourhan – che ha indirizzato con tanta pazienza i primi passi di un filosofo verso la documentazione etnologica –, il professor Jean Hyppolite – la cui cortesia ha facilitato in maniera determinante il mio compito –, il mio maestro Gaston Bachelard, i professori Ferdinand Alquié e Leon Cellier, miei amici, e tutti coloro che hanno compreso, incoraggiato, guidato e assistito lo sforzo di sintesi alla base di questo libro: a loro offro l’omaggio dei miei ringraziamenti.
G.D.
gennaio 1960
Libro primo
IL REGIME DIURNO DELL’IMMAGINE
Semanticamente parlando, si può dire che non c’è luce senza tenebre mentre il contrario non è vero, dal momento che la notte ha un’esistenza simbolica autonoma. Il regime diurno dell’immagine si definisce dunque, in maniera generale, come il regime dell’antitesi.
Questo manicheismo delle immagini diurne non è sfuggito a quanti si sono cimentati nello studio approfondito dei poeti della luce. Abbiamo già notato, con Baudouin, la doppia polarizzazione delle immagini di Hugo attorno all’antitesi luce-tenebre. Analogamente Rougemont ha cercato di isolare il dualismo delle metafore della notte e del giorno nei trovatori, nei poeti mistici del sufismo, nel romanzo bretone, di cui Tristano e Isotta è un illustre esempio, e nella poesia mistica di san Giovanni della Croce. Secondo Rougemont si tratta di un dualismo di ispirazione catara che strutturerebbe tutta la letteratura occidentale, irrimediabilmente platonica. Guiraud, da parte sua, rileva in maniera eccellente l’importanza delle due parolechiave più frequenti in Valéry, «puro» e «ombra», che formano «l’asse portante della scenografia poetica». «Semanticamente» questi due termini «si oppongono e formano i due poli dell’universo valéryano: essere e non essere […] assenza e presenza […] ordine e disordine». Guiraud sottolinea la forza di polarizzazione insita in tali immagini assiomatiche: attorno alla parola «puro» gravitano «cielo», «oro», «giorno», «sole», «luce», «grande», «immenso», «divino», «duro», «dorato», ecc.; a «ombra» si associano invece «amore», «segreto», «sogno», «profondo», «misterioso», «solo», «triste», «pallido», «pesante», «lento». Il fonetista evidenzia altresì l’opposta sonorità dei due termini: «u», o meglio «i», è la più acuta delle vocali, mentre «on» è la più grave. L’istinto fonetico del poeta, facendogli prediligere la ricerca di questi due suoni, coincide con la vocazione delle immagini. È perciò del tutto naturale che i capitoli dedicati al regime diurno dell’immagine si dividano in due grandi parti antitetiche, la prima – il cui titolo acquisirà senso grazie alla stessa convergenza semantica – incentrata sul fondo di tenebre da cui si staglia lo splendore vittorioso della luce, la seconda intesa a illustrare la riconquista antitetica e metodica degli avvaloramenti negativi della prima.
Gilbert Durand è professore emerito di Antropologia culturale e di Sociologia presso l’Università di Grenoble, e co-fondatore e direttore del Centre de Recherche sur l’Imaginaire, che raggruppa organismi di ricerca di tutto il mondo. Ponendosi nella scia di maestri come Jung, Bachelard e Cassirer, Durand ha elaborato uno «strutturalismo figurativo» che rappresenta una pietra miliare nel panorama degli studi sull’immaginario, la mitologia, la sfera simbolica e, più in generale, nel campo della riflessione antropologica.
Prefazione alla prima edizione – Prefazione alla seconda edizione – Prefazione alla nuova edizione italiana – Introduzione – Le immagini da «quattro soldi» – Il simbolo e le sue motivazioni – Metodo di convergenza e psicologismo metodologico – Intimazioni antropologiche, piano e vocabolario – LIBRO PRIMO: IL REGIME DIURNO DELL’IMMAGINE – I. I VOLTI DEL TEMPO – 1. I simboli teriomorfi – 2. I simboli nictomorfi – 3. I simboli catamorfi – II. LO SCETTRO E LA SPADA – 1. I simboli ascensionali – 2. I simboli spettacolari – 3. I simboli diairetici – 4. Regime diurno e strutture schizomorfe dell’immaginario – LIBRO SECONDO: IL REGIME NOTTURNO DELL’IMMAGINE – I. LA DISCESA E LA COPPA – 1. I simboli dell’inversione – 2. I simboli dell’intimità – 3. Le strutture mistiche dell’immaginario – II. DAL DENARO AL BASTONE – 1. I simboli ciclici – 2. Dallo schema ritmico al mito del progresso – 3. Strutture sintetiche dell’immaginario e stili della storia – 4. Miti e semantismo – LIBRO TERZO: ELEMENTI PER UNA FANTASTICA TRASCENDENTALE – 1. L’universalità degli archetipi – 2. Lo spazio, forma a priori della fantastica – 3. Lo schematismo trascendentale dell’eufemismo – Conclusione – Appendice I – L’utilizzo in archetipologia della terminologia di Stéphane Lupasco – Appendice II – Classificazione isotopica delle immagini – Bibliografia – Indice dei temi simbolici, archetipici e mitici – Indice dei nomi propri mitologici
Le Religioni dell’Europa Centrale Precristiana
Titolo originale: Histoire des Religions
Autore/i: Autori vari
Editore: Editori Laterza
a cura di Henri-Charles Puech, traduzione di Maria Novella Pierini.
pp. VII-180, 1 cartina b/n, Bari
In tredici volumi della “Biblioteca Universale” la grande Storia delle religioni diretta da Henri-Charles Puech fornisce una visione completa del fenomeno religioso dall’antico Oriente sino ai giorni nostri.
Nel presente volume:
- «La Religione degli Slavi» di Frans Vyncke
- «La Religione dei Balti» di Frans Vyncke
- «La Religione dei Germani» di Jan de Vries
- «La Religione dei Celti» di Françoise Le Roux
La Via della Seta – Viaggio nel Passato e nel Futuro
Titolo originale: La Route de la Soie
Autore/i: Boulnois Luce
Editore: Rusconi
prefazione e introduzione dell’autrice, traduzione dal francese di Fernanda Littardi.
pp. 316, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Milano
Via della Seta, tre parole magiche che evocano lontane storie di uomini avventurosi striscianti per sentieri da capogiro, su fragili e stretti ponti di bambù sospesi a decine di metri sopra fiumi vorticosi, di mercanti in lunghe carovane che valicano passi innevati di montagne vertiginose, che sfiorano «laghi di fuoco»… per arrivare nel remoto Catai con carichi preziosi e poi ripartirne con seta e spezie e mercanzie pregiate. Questo è il significato «materiale» di quella strada che partendo da Singan-fu, l’antica capitale della Cina, e poi da Pechino attraversava la Porta di Giada, aggirava il deserto del Turkestan con diversi percorsi che si ricongiungevano a Samarcanda e attraverso l’altopiano iraniano e l’Asia Minore giungeva in Occidente, a Costantinopoli e al Mediterraneo. Nel suo significato pieno, Via della Seta significa fin da tempi immemorabili propagazione a due sensi, fra Est e Ovest, di colture (piante, animali), culture e religioni. E insieme il tentativo di conoscere l’altro senza scoprire troppo se stessi; l’alternarsi di aperture e chiusure soprattutto da parte della Cina; il sorgere e l’affermarsi. di politiche di potenza da parte di Stati determinati a sfruttare la propria posizione geografica agli imbocchi o sul percorso della Via.
Dopo le due guerre mondali la Via della Seta ha preso il nome una pensata anglosassone di Grande Gioco.Il gioco è in pieno svolgimento, e i protagonisti sono ancora gli stessi: gli Stati che si affacciano sul Golfo Persico, gli eredi delle antiche nazioni che adesso sono dette cumulativamente ex repubbliche sovietiche, la Cina; ma i laghi di fuoco sono diventati i pozzi petroliferi, la merce pregiata è ora l’energia atomica, la religione può essere strumento di ricatto. La storia ha la memoria lunga. E l’autrice è ottima guida su questa strada affascinante.
Luce Boulnois è nata in Francia a Possy (Yvelines) nel 1931. Si è laureata in lingue con specializzazioni in russo e in cinese presso l’attuale CNRS (Centre National de la Recherche Scientifiqùe) e dirige, nello stesso ente, il Centre d’études hymalayennes. v E autrice di tre studi specialistici sul Nepal e di uno sul Tibet pubblicati rispettivamente nel 1969, 1973, 1975, 1983 nella collana «Cahiers népalais» del CNRS. Collabora a periodici scientifici con saggi storici sull’Asia centro-orientale.
India un Pianeta
Autore/i: Quilici Folco
Editore: SEI – Società Editrice Internazionale
prima edizione, introduzione di Mario Bussagli, fotografie dell’autore.
pp. 418, numerose illustrazioni a colori e b/n, Torino
Oltre cento documentari, regie cinematografiche, trasmissioni televisive, una ventina di volumi pubblicati: questa l’attività artistica – molteplice nella forma, ma unitaria nella sostanza – di Folco Quilici. La matrice dei suoi interessi, che si traducono sempre in immagini, siano esse cinematografiche o letterarie, è una sola: la tendenza naturale a trasmettere il documento in modo oggettivo, anche se filtrato dalla sua particolare sensibilità artistica.
India, un pianeta – un’opera che gli è costata tre anni di lavoro e di ricerche nasce dal desiderio di dire qualcosa di nuovo su un Paese di cui tanto si parla, ma che si stenta a capire; di poter testimoniare ancora una volta un’esperienza diretta, vissuta, personale.
Fiumi e deserti, città e villaggi, nevi e foreste, coste rocciose e sabbie sconfinate: questo l’immenso Paese dove da ottomila anni vive e muore l’uomo indiano, il contraddittorio mondo dell’India, che si è presentato a Quilici in una molteplicità di aspetti, di volta in volta affascinanti e incomprensibili.
Il mondo della religione e della indifferenza, la terra della compassione universale, dell’assoluta apatia e del disinteresse per il dolore proprio e altrui, la terra di asceti e di ciarlatani, di immense ricchezze e allucinante miseria.
Su questo Paese, erede di una civiltà millenaria, ma che muove ancora i primi passi nella civiltà tecnologica e consumistica di oggi, si è posato l’occhio della macchina da presa dell’autore: viaggiando nelle sue campagne, visitando le città, incontrando gli indiani, Quilici ha tentato se non di comprenderlo, almeno di interpretarlo e, dal suo personale punto di vista, vuol provare con questo libro a farlo conoscere.
Folco Quilici, regista e giornalista, è nato a Ferrara nel 1930. Diplomato al C.S.C. nel 1952, esordisce giovanissimo nel lungometraggio con Sesto Continente (selezione ufficiale italiana alla mostra del Cinema a Venezia nel 1954 e 1° Premio al Festival di Mar della Piata). Nei suoi films, cortometraggi e documentari racconta storie di uomini e donne di paesi lontani, partendo da precisi dati realistici, spettacolari ed etnografici.
Come scrittore e giornalista Folco Quilici collabora a numerose riviste italiane e straniere e ha pubblicato diversi libri che descrivono i suoi viaggi e che sono dedicati particolarmente ad un pubblico giovanile.
L’attività e gli interessi di Quilici non potevano non trovare terreno e sviluppo in TV dove ha curato alcune inchieste fra le più importanti apparse sul video, in Italia, negli ultimi anni sulle storie e i problemi attuali del terzo mondo.
Mondo e Dizione – La Poesia in Gran Bretagna e Irlanda dal 1945 a Oggi
Autore/i: Ciompi Fausto
Editore: Edizioni ETS
prima edizione, collana: Percorsi Nuova Serie n° 18 – collana del Dipartimento di Anglistica dell’Università di Pisa.
pp. 592, ill. in b/n n.t., Pisa
La prima parte del volume ripercorre la storia della poesia britannica e irlandese dal 1945 ai nostri giorni. Si delineano i percorsi creativi dei poeti affermatisi fra le due guerre, come Dylan Thomas, Hugh MacDiarmid e David Jones, per giungere sino al vivace scenario contemporaneo, animato da presenze come Paul Muldoon, James Fenton, Carol Ann Duffy e Simon Armitage, oltre che da personalità più mature e spesso carismatiche come Tony Harrison, Douglas Dunn, Jeremy Prynne e Thomas Kinsella. Particolare attenzione è rivolta alle opere, lo stile e le idee dei maggiori poeti del dopoguerra: Philip Larkin, Ted Hughes, Sylvia Plath, Basil Bunting, Geoffrey Hill, Seamus Heaney, Derek Mahon…, la cui produzione è studiata in riferimento ai dibattiti letterari del momento e al susseguirsi di movimenti o tendenze: il Movement, il Group di Londra e quello di Belfast, l’Espressivismo, la poesia concreta, quella femminista e post-coloniale, il Postmoderno, i poeti marziani, la New e Next Generation…Nella seconda parte del libro, una serie di saggi monografici e di analisi ravvicinate sposta l’attenzione su singole opere o autori. Si interpretano testi che, come Briggflatts di Bunting, hanno segnato momenti decisivi nella letteratura anglofona del dopoguerra, o, comunque, opere maestre di poeti come Ted Hughes, Sylvia Plath e Louis MacNeice. Filo rosso dell’intero volume è l’assunto che la poesia presentifica metaforicamente il mondo in cui viviamo e con esso interagisce a livello conoscitivo, etico ed estetico, anche attraverso gli strumenti dello stile e della dizione.
In copertina e nei risvolti: una poesia concreta di Ian Hamilton Finlay tratta da SF, 1977. In questa sequenza la famigerata organizzazione nazista delle SS è equiparata alla Natura. Essa rappresenta cioè il polo della ferocia naturale in una scala di valori il cui estremo opposto, raffinato, è il Diciottesimo secolo. Tracciando il progresso (o la decadenza) dalla grafia civilizzata di quest’epoca – entro la quale le lettere F’s’ erano comunemente usate al posto di s’s’ – sino alla sua versione runica, ovvero alla tipica saetta tipica di uniformi e insegne delle SS.
Fausto Ciompi, ricercatore di Anglistica, insegna Letteratura Inglese Contemporanea presso l’Università di Pisa. Si è occupato di narrativa moderna, di letterature anglofone e post-coloniali, di poesia metafisica, romantica, vittoriana e contemporanea.