Libri dalla categoria Subconscio
Storia Notturna
Una decifrazione del sabba
Autore/i: Ginzburg Carlo
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione.
pp. XLV-330,16 illustrazioni in b/n fuori testo, 4 cartine nel testo, Torino
Dietro l’immagine enigmatica del sabba affiora uno strato antichissimo, con ogni probabilità piú che millenario, di miti e riti eurasiatici a sfondo sciamanico. Una storia notturna, sconosciuta.
Per piu di tre secoli, da un capo all’altro d’Europa, donne e uomini accusati di stregoneria raccontarono di essersi recati al sabba: il raduno notturno in cui, alla presenza del diavolo, si celebravano banchetti, orgie sessuali, cerimonie antropofagiche, profanazioni di riti cristiani. In queste descrizioni, spesso estorte con la tortura, oggi si tende a riconoscere il frutto delle ossessioni di inquisitori e giudici.
Questo libro, attraverso l’analisi di processi, trattati di demonologia, prediche, documenti iconografici, materiale folklorico, propone un’interpretazione diversa. In essa eventi e strutture, storia e morfologia si susseguono, si contrappongono, si intrecciano. Perché nel 1321 lebbrosi e ebrei vennero accusati di aver ordito un complotto per impadronirsi del regno di Francia? Che cosa hanno in comune Edipo, Achille, Cenerentola? Il tentativo di rispondere a queste (e a moltissime altre) domande porta, attraverso imprevedibili andirivieni, a conclusioni altrettanto imprevedibili. Dietro l’immagine enigmatica del sabba vediamo affiorare a poco a poco uno strato antichissimo, con ogni probabilità più che millenario, di miti e riti eurasiatici a sfondo sciamanico.
Introduzione, p. XIII
Storia notturna
Parte prima
I. Lebbrosi, ebrei, musulmani, 5
II. Ebrei, eretici, streghe, 36
Parte seconda
I. Al seguito della dea, 65
II. Anomalie, 99
III. Combattere in estasi, 130
IV. Mascherarsi da animali, 161
Parte terza
I. Congetture eurasiatiche, 187
II. Ossa e pelli, 206
Conclusione, 276
Indice dei nomi, 299
Indice dei luoghi, 315
Fiabe Norvegesi
Autore/i: Asbjørnsen Peter Christian; Moe Jorgen
Editore: Giulio Einaudi Editore
a cura di Alda Castagnoli Manghi, prefazione di Vittorio Santoli.
pp. XXIII-656, 12 illustrazioni a colori fuori testo di cui una su doppia pagina, Torino
Queste fiabe popolari scelte e raccontate da due appassionati raccoglitori della narrativa orale del loro popolo, occupano nella cultura norvegese un posto singolarmente importante. Dopo il 1814, e cioè dopo lo scioglimento dell’unione con la Danimarca, si era venuta sviluppando in Norvegia la tendenza a fondare una letteratura che riflettesse la volontà d’indipendenza dei norvegesi. In questo ritorno alle origini patrie sis situano le “Fiabe” raccolte da Asbjornsen e Moe, divenute un classico non solo della tradizione folkloristica e popolare, ma anche della letteratura norvegese. Animati dall’entusiasmo romantico per la loro patria, Asbjornsen e Moe vollero cercare nel mondo della fiaba “l’anima popolare” relegata tra i monti e le valli lontane, dove continuava a vivere quella “letteratura non scritta senza nomi di autore, che ha la sua vita nel ricordo e nella parola viva”.Quando, nel 1842, uscì il primo volume di fiabe, il successo fu grandissimo. Un volume esemplare della raccolta fu inviato a J. Grimm che ne fu entusiasta e giudicò le fiabe norvegesi le più belle del mondo. Da allora le “Fiabe” sono state tradotte in tutto il mondo fino a questa versione della Manghi, ammirevole per ricchezza, fedeltà e squisita resa poetica. La raccolta comprende fiabe di carattere magico, favole di animali, filastrocche e racconti paesani. Molte delle fiabe risalgono sicuramente al Medioevo, ma di esse non si hanno notizie certe sino alla metà del XVIII secolo, epoca a cui risalgono in gran parte le illustrazioni del presente volume, testimonianze anch’esse di un gusto e di una cultura popolare, vive e piene di fascino.
Bardo Thodol – Il Libro Tibetano dei Morti
Autore/i: Padma Sambhava
Editore: Neri Pozza Editore
prefazione di Sua Santità il Dalai lama, introduzione, traduzione dal tibetano e cura di Robert A.F. Thurman, traduzione di Paolo Vicentini.
pp. 320, Vicenza
Il Bardo Thodol fu composto dal grande maestro Padma Sambhava, nell’VIII o nel IX secolo, per i buddhisti indiani e tibetani. Fu da questi nascosto per un’era a venire e ritrovato nel XIV secolo dal noto «scopritore di tesori» Karma Lingpa.
Il libro interpreta le esperienze dello stato intermedio (in tibetano bar-do), di solito riferito alla condizione tra la morte e la rinascita, secondo la prospettiva degli iniziati in un particolare mandala esoterico, il mandala delle cento divinità di buddha miti o feroci. Il titolo Il libro tibetano dei morti si deve alla traduzione di Kazi Dawa Samdup e W.H.Y. Evans-Wentz.
Bardo thos grol, tuttavia, il vero titolo tibetano, non significa il libro dei morti. Bardo indica, come si è detto, la condizione intermedia (i tibetani distinguono sei stati intermedi: l’intervallo tra la morte e la rinascita, tra il sonno e la veglia, tra la veglia e «l’assorbimento profondo», e i tre stati intermedi durante il processo di morte-rinascita), mentre le parole thos grol significano che l’insegnamento offerto da questo libro «libera» non appena lo si «apprenda» o «intenda», offrendo alla persona che affronta lo stato intermedio una comprensione così chiara e profonda da non richiedere una riflessione prolungata. Il titolo tibetano più comune dell’opera è perciò Il grande libro della liberazione naturale attraverso la comprensione nello stadio intermedio.
Un’approfondita descrizione del processo di morte ricavata dalla vasta letteratura tibetana sullo yoga supremo, e vaste parti mai tradotte prima dell’opera più ampia (Il profondo insegnamento della liberazione naturale attraverso la contemplazione delle divinità di buddha miti e feroci) di cui il Bardo Thodol costituisce una sezione, fanno di questa versione, curata da uno dei maggiori tibetologi viventi, l’edizione di riferimento per molti anni a venire di un grande classico del pensiero orientale.
Robert A.F. Thurman è uno dei maggiori esponenti del buddhismo tibetano in Occidente. Docente di studi indotibetani alla Columbia University di New York, autore di importanti libri tra i quali Wisdom and Compassion: The Sacred Art of Tibet e The Central Philosophy of Tibet, ha curato la traduzione del Bardo Thodol, pubblicata in Italia da Neri Pozza.
Wolff e Baumgarten
Studi di terminologia filosofica
Autore/i: Pimpinella Pietro
Editore: Leo S. Olschki Editore
pp. 156, Firenze
I saggi che compongono il volume sono stati scelti, con l’eccezione di quello dedicato al concetto di ingenium, tra i contributi che l’Autore ha presentato negli anni ai convegni del Lessico Intellettuale Europeo: hanno quindi una grande omogeneità di impostazione e costituiscono un libro unitario su Wolff e Baumgarten. Le opere dei due filosofi sono indagate attraverso le analisi sistematiche di termini chiave come experientia, spiritus, imaginatio, sensus, ingenium, machina.
Pietro Pimpinella lavora all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee (Roma) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dove ha coordinato progetti scientifici internazionali. Studioso della cultura filosofica dell’età moderna, ha pubblicato numerosi saggi su Christian Wolff e Alexander G. Baumgarten con particolare attenzione al lessico filosofico dei due autori. I suoi studi sono rivolti alla genesi del linguaggio della filosofia critica di Immanuel Kant e al dibattito sull’estetica nell’Europa del Settecento. Ha tra l’altro curato i volumi di indici e concordanze di alcune opere di Leibniz, Baumgarten e Kant. (febbraio 2006)
Il Destino come Scelta
Psicologia esoterica
Autore/i: Dethlefsen Thorwald
Editore: Edizioni Mediterranee
traduzione di Paola Giovetti.
pp. 208, Roma
La psicologia esoterica consente di capire meglio la propria vita e specialmente di vedere il significato della malattia e della morte.
L’Autore esamina anche i problemi di base dell’astrologia, dell’omeopatia e della reincarnazione, ed afferma che confrontandosi con queste antiche, basilari conoscenze, l’uomo moderno potrà prendere in mano responsabilmente e consapevolmente le redini del proprio destino.
Thorwald Dethlefsen dà una risposta nuova alle antichissime domande che da sempre l’uomo si pone sul significato della vita e del destino. E questa risposta si basa su antiche dottrine segrete, sulle quali egli ha costruito la sua psicologia esoterica.
Queste conoscenze segrete circa il compito e il destino ultimo dell’uomo possono cambiare totalmente la nostra vita. Nel quadro delle scienze moderne non c’è posto per le dottrine segrete e l’occultismo.
Sebbene la scienza abbia preso le mosse dalle dottrine segrete (l’alchimia ha dato l’origine alla chimica e l’astrologia all’astronomia) gli odierni scienziati dedicano al massimo un po’ di attenzione ai fenomeni paranormali, tentando di interpretarli in termini scientifici: tutto ciò che resta al di fuori delle leggi scientifiche non viene da loro in alcun modo considerato.
Thorwald Dethlefsen con quest’opera provoca la scienza moderna, fornendo, sulla base delle antiche dottrine segrete, una immagine esoterica del mondo.
Thorwald Dethlefsen psicologo e psicoterapeuta tedesco, dirige a Monaco di Baviera “l’istituto privato di psicologia straordinaria”, da lui stesso fondato, nel quale mette in atto le sue particolari terapie sulla reincarnazione e la psicologia esoterica.
Il Cristo Vero
Realtà del Cristo oltre il mito dei Vangeli
Autore/i: Di Simone Giorgio
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione dell’autore.
pp. 208, Roma
Giorgio Di Simone in quest’opera propone alla meditazione del pubblico più attento una serie di interventi della “Entità A” – con premesse, commenti e inquadramento generale critico dell’Autore – sull’antico e sempre nuovo tema della figura di Cristo e del “lavoro” che egli ha svolto in Terra. Un grande tema, sempre ricchissimo di nuovi spunti, anche se da sempre avvolto da luci e ombre, soprattutto circa la genuinità del verbo evangelico. In questo senso – cioè di rettifica di fatti storici e spirituali deformati da errori e dal peso di interessi più temporali che spirituali – il libro appare come un macigno scagliato nel tranquillo ma falso stagno dell’interpretazione religiosa tradizionale e della parabola cristica, da errori anche grossolani e da deliberate manipolazioni dei fatti originali. Il senso profondo del libro si riallaccia quindi ad una Fonte che, al di là dei consunti schematismi umani e dei miti, esplicita una serie di chiarimenti reali, attraverso i quali l’idea di Gesù il Cristo viene rafforzata nella prospettiva della sua grandiosa umanità e del primario ruolo spirituale che egli ha svolto per i suoi simili. Nella quarta Sezione del libro il discorso prosegue, indicando ad ogni individuo una più ampia, realistica presa di coscienza dei rapporti tra Dio e Umanità, con una dialettica che non concede nulla al sentimentalismo acritico, ma dalla quale – per converso – si sviluppa una concezione di Dio che, oltre ad ogni puerile antropomorfismo, svela di riflesso una più precisa nozione della grandezza dello spirito che vive in ogni uomo.
Giorgio Di Simone professore universitario, parapsicologo, co-fondatore del C.l.P. (Centro Italiano di Parapsicologia) di Napoli, ne è stato Presidente dal 1963 al 1989. È Presidente dell’Istituto GNOSIS per la Ricerca Multidiscplinare sulla Ipotesi della Sopravvivenza da lui creato nel 1981. Premio 1980 per la Parapsicologia della SWP (Schweizerische Vereinigung fur Parapsychologie), ha al suo attivo numerosi articoli sulle riviste “Metapsichica”, “Luce e Ombra” e “Il Giornale dei Misteri” e svariati volumi.
L’Eterna Ricerca dell’Uomo
Autore/i: Paramahansa Yogananda
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione di Daya Mata.
pp. 464, 1 tavv. b/n f.t., Roma
Questo è un libro su Dio: sul posto di Dio nella vita dell’uomo, nelle sue speranze, volontà, aspirazioni, realizzazioni. Paramahansa spiega perché e come l’uomo fu creato da Dio, come egli sia immutabilmente una parte di Dio e cosa ciò significhi per ciascuno, personalmente. Tutta l’essenza dello Yoga sta nel comprendere l’unicità dell’uomo e del suo Creatore. Una comprensione dell’ineluttabile bisogno di Dio da parte dell’uomo toglie alla religione la sua qualità ultraterrena e fa della conoscenza di Dio la base di un approccio scientifico e pratico della vita.
Lo Yoga di Gesù
Come comprendere gli insegnamenti esoterici dei vangeli
Autore/i: Paramahansa Yogananda
Editore: Casa Editrice Astrolabio
traduzione a cura della Self-Realization Fellowship.
pp. 208, Roma
Paramahansa Yogananda rivela lo yoga nascosto nei Vangeli e conferma che Gesù, come gli antichi saggi e maestri orientali, non solo conosceva lo yoga ma impartì gli insegnamenti di questa scienza universale ai suoi discepoli più vicini. Questo piccolo volume denso di intuizioni penetranti è un compendio di “The Second Coming of Christ: The Resurrection of the Christ Within You”, in cui Paramahansa Yogananda trascende i dogmatismi e i travisamenti che nei secoli hanno oscurato gli insegnamenti originali di Gesù, mostrando come essi indichino una via unificatrice che permette ai ricercatori di ogni fede religiosa di raggiungere il regno di Dio.
Prefazione
Parte prima
Gesù il Cristo, un avatar e uno yogi
1. Un avatar di nome Gesù
2. Gesù e lo yoga
3. Lo yogi Gesù e i suoi insegnamenti esoterici
Parte seconda
Una sola via o una via universale?
4. La ’seconda nascita’: il risveglio dell’intuizione dell’anima
5. ’Innalzare il Figlio dell’uomo’ alla coscienza divina
6. Il vero significato di ’fede nel suo nome’ e di salvezza
Parte terza
Gesù e il suo yoga di amore divino
7. Le Beatitudini
8. L’amore divino: il fine più alto della religione e della vita
9. Il regno di Dio è dentro di voi
Glossario
Indice analitico
Nota della Self-Realization Fellowship
Il Maestro dei Sogni
Autore/i: Kharitidi Olga
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prologo dell’autrice, traduzione di Tea Pecunia Bassani e Daria Restani.
pp. 240, Milano
Gli antichi conoscevano l’aldilà e sapevano come usarlo per guarire la mente e il corpo. È ciò che sostiene l’autrice, psichiatra russo-americana, che in questo libro narra la sua avventurosa iniziazione alla tecnica millenaria degli sciamani uzbeki di Samarcanda.
Addestrata da un Maestro a varcare la soglia della coscienza e della morte, Olga ha appreso i segreti che le permettono di superare le proprie sconfitte e di liberarsi dai traumi, anche da quelli che la mente non osa ricordare.
Candomblè Afro-Brasiliano
Macumba – Magia, riti, cerimonie
Autore/i: Santana Alice
Editore: Hermes Edizioni
traduzione dal portoghese di Mauro Modelli (Filho de Ogum), prefazione di Carla Rocchi.
pp. 168, 24 foto b/n f.t., Roma
Il Brasile è una terra di magia, ed è forse per questo che i suoi abitanti trovano del tutto normale stabilire contatti con il mondo invisibile. Il candomblé, antico culto magico-religioso di derivazione africana, annovera numerosi seguaci in tutto il Brasile: i misteri, le credenze ed i rituali specifici ne fanno una vera e propria religione, del tutto diversa e indipendente dalle altre. Il candomblé è strettamente legato alla natura e alle forze che la animano. L’Autrice, che è stata iniziata alle sue pratiche fin da bambina, ne traccia una breve storia, ne presenta tutti gli aspetti e ne illustra tutti i rituali, anche i più misteriosi. Il lettore troverà in queste pagine le descrizioni delle cerimonie più importanti che si officiano a Bahia, i metodi di terapia naturale usati nel culto per la cura e la guarigione, le aree attribuite alle singole divinità (orixàs), le ricette relative ai piatti sacri e le offerte per i santi nei giorni di festa, un glossario con le principali terminologie usate nel candomblé, uno schema per individuare la propria divinità protettrice e la spiegazione della divinazione con le conchiglie comunemente chiamata “Jogo de Buzios”. Per la prima volta in Italia, con quest’opera una mãe de santo (sacerdotessa) rivela i segreti di alcuni fondamenti della tradizione magico-religiosa brasiliana, avvicinando il lettore alla conoscenza di una cultura fino ad oggi avvolta nel mistero.
Alice Santana (Valdelice Mota Santana) – pronipote di schiavi provenienti dalla Nigeria – nata nel 1952 a Ipuaçu, nello stato di Bahia, battezzata ad Oxum nel 1978, è divenuta Mae de Santo dopo anni di devozione e di preparazione nel culto del candomblé naçao Keto.
Nel 1982 si è trasferita in Italia, dove ha continuato il suo impegno religioso, fondando a Roma, nel 1996, il centro culturale Axé Bahia che si propone di divulgare la cultura afro-brasiliana. Le conferenze, i corsi, gli incontri che organizza sono finalizzati a far comprendere che le energie della natura – orixàs – sono vive e radicate nell’anima degli esseri umani e che la conoscenza di queste può aiutarci a superare gli ostacoli che la vita quotidianamente ci pone dinanzi.
Materia Medica Omeopatica
Lezioni classiche di J. T. Kent sui 179 rimedi essenziali dell’omeopatia
Autore/i: Kent James Tyler
Editore: Red Edizioni
introduzione di Tommaso De Chirico, prefazione, traduzione e adattamento di Carlo Cenerelli dall’originale americano.
pp. XXI-650, Novara
Dopo le opere di Samuel Hahnemann questo è il testo classico più autorevole del genere. Pubblicata per la prima volta nel 1905 è un’opera di chiarezza esemplare, che deriva da una diretta esperienza di insegnamento: si basa infatti su una serie di lezioni tenute dall’autore, J.T. Kent. Nonostante la sua mole, ha un’impostazione sintetica che ne esalta la praticità. Per ogni rimedio viene fornito un ’quadro’ vivace, adatto a essere memorizzato e collegato con le azioni di altri rimedi. Il terreno di studio fondamentale per chi voglia approfondire e comprendere l’omeopatia “dall’interno”.
James Tyler Kent, medico americano, professore di anatomia all’università di Saint-Louis, nel Missouri, si “convertì” all’omeopatia negli anni 1878-1880. Insegnò Materia Medica Omeopatica sia a Saint-Louis sia, dal 1900, a Chicago, dove cominciò a preparare un Repertorio, raccogliendo i numerosi appunti delle sue lezioni. Quest’opera, che deriva da una diretta esperienza di insegnamento, nonostante la sua mole ha un’impostazione sintetica che ne esalta la praticità. Per ogni rimedio viene fornito un “quadro” vivace, adatto a essere memorizzato e collegato con le azioni di altri rimedi.
I Veda – 2 Volumi
Mantramañjarĩ – Testi fondamentali della rivelazione vedica
Autore/i: Panikkar Raimon
Editore: Rizzoli
a cura di Milena Carrara Pavan.
vol. 1 pp. XL-626, vol. 2 pp. XXXIII-627-1192, ill. b/n, Milano
“Un’antologia è un intero universo”. Con queste parole Raimon Panikkar esprime il senso e il valore di quest’opera: una selezione dei passi più significativi dei Veda, le Sacre Scritture degli hindu. Una raccolta che da un lato esibisce l’immensa saggezza custodita nel mondo vedico, dall’altro invita il lettore a vivere un’autentica esperienza interiore: l’esperienza vedica, capace di rispondere ai più sottili e urgenti interrogativi dell’uomo di oggi. Il criterio di selezione richiama il nucleo più profondo dell’essere stesso, uno schema che è contemporaneamente geologico e biologico, storico e culturale, e che si fonda sul senso cosmico del divenire (Nascita, Crescita, Pienezza, Declino, Dissoluzione, Libertà). Un meraviglioso monumento alla spiritualità universale, che lascia un segno indelebile nell’anima di ogni ricercatore della verità ultima.
Teoria e Pratica del Mandala
Con speciale riguardo alla moderna psicologia del profondo
Autore/i: Tucci Giuseppe
Editore: Ubaldini Editore
prefazione dell’autore.
pp. 168, tavv. b/n f.t., ill. b/n, Roma
Ricostruzione negli schemi essenziali della teoria e pratica dei mandala (psicocosmogrammi), nei quali si rivela l’arcano gioco delle forze che operano nell’universo e in noi medesimi. Un classico del massimo studioso contemporaneo del mondo tibetano, tradotto in numerose lingue.
Giuseppe Tucci (1894-1984) è stato uno dei più insigni orientalisti, che allo studio delle fonti letterarie ha sempre unito un vivo interesse per la conoscenza e l’esperienza diretta dei paesi e delle genti orientali. Nato a Macerata e laureato in Lettere presso l’Università di Roma, in questa stessa Università ha poi insegnato Religioni e Filosofia dell’India e dell’Estremo Oriente, portando un contributo rilevante soprattutto alle ricerche sul pensiero religioso e filosofico dell’India e del Tibet, in particolare sul Buddhismo. Il risultato delle sue ricerche è consegnato in una vasta serie di opere, fra le quali vanno ricordate Il Buddhismo (1926), Indo Tibetica (1932-42), Tibetan Painted Scrolls (1949), Minar Buddhist Texts (1956-58), Storia della Filosofia Indiana (1957), Tibet (1968) ecc.: in gran parte di esse è pubblicato e studiato il ricco materiale storico, letterario ed artistico raccolto nel corso delle numerose spedizioni scientifiche compiute dal 1928 nel Tibet Centrale e Occidentale e nel Nepal, in regioni pressoché inesplorate. Come Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, Giuseppe Tucci ha dato poi un grande impulso allo sviluppo dei rapporti culturali tra l’Italia e l’Oriente e dal 1956 ha diretto le Missioni archeologiche italiane in Afghanistan, Iran e Pakistan che hanno riportato alla luce nuove importantissime testimonianze delle più antiche civiltà di quei paesi.
Segni Celesti
Autore/i: Gilbert Adrian G.
Editore: Edizione Mondolibri
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Elisa Frontori.
pp. 384, tavv. a colori f.t., ill. b/n, Milano
Ai tempi degli antichi profeti, in un mondo senza elettricità, il firmamento eterno risplendeva sulla terra riempiendo ogni notte di stupore e ammirazione gli uomini che lo contemplavano.
La rivoluzione delle stelle e la progressione delle costellazioni diventarono in tal modo grandiosi strumenti per misurare il tempo. Molti monumenti delle grandi civiltà del passato sono stati edificati per segnare il ciclo del tempo tracciato dal sole, dalla luna e dalle stelle: Adrian Gilbert, passando dai testi biblici allo studio delle piramidi, si inoltra in una ricerca che svela i misteri dei profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento. La costellazione di Orione, immagine dell’Uomo tra le stelle, è oggi giunta nella sua posizione più settentrionale, dopo un viaggio durato quasi 13.000 anni. Ora la Cintura di Orione sorge sopra il monte degli Ulivi a Gerusalemme e, sull’altro versante della costellazione di Orione, saranno visibili i sette pianeti degli antichi – i sette angeli della profezia.
Potrebbe essere questo il Segno del Figlio dell’Uomo nel Cielo dell’Apocalisse, l’inizio degli avvenimenti che il libro descrive? Lo scopriremo presto.
Adrian Gilbert, è autore e coautore di numerosi libri tutti di grandissimo successo. Corbaccio ha pubblicato I re pellegrini, Il mistero di Orione in collaborazione con Robert Bauval, Le profezie dei Maya in collaborazione con Maurice Cotterell e Il regno sacro. I primi due titoli sono anche in edizione TEA, il secondo e il terzo sono disponibili anche in edizione Mandala. Nel 1991 l’autore ha fondato la Solos Press, una piccola casa editrice specializzata in misticismo cristiano, gnosticismo e nella tradizione ermetica dell’antico Egitto.
La Catena delle Esistenze
La reincarnazione è una realtà
Autore/i: Kelsey Denys; Grant Joan
Editore: Casa Editrice Astrolabio
traduzione di Elika De Vargas Machuca.
pp. 192, Roma
Ci sembra che questo libro meriti la qualifica di sensazionale, tanto per il suo contenuto, quanto per la personalità degli Autori Il dottor Kelsey psichiatra e membro del Collegio Reale Britannico di Medicina non esita infatti a pronunciarsi in favore della reincarnazione, e ci propone una sorprendente serie di casi clinici pazienti incurabili sono stati ricondotti alla normalità mediante la terapia antiortodossa, ma dimostratasi efficace, di far loro rivivere episodi sepolti non solo nell’inconscio ma addirittura in una vita anteriore. Per questo sondaggio nell’ignoto, egli si avvale oltre che dell’ipnosi già largamente praticata in psicoanalisi anche delle straordinarie doti di veggenza della propria moglie, la quale, col nome di Joan Grant, ha pubblicato nove racconti di sue vite anteriori che hanno avuto larghissima eco nei paesi di lingua inglese. Gran parte dell’umanità accetta, da sempre, la reincarnazione, mentre dopo gli gnostici alessandrini – l’Occidente cristiano l’ha relegata tra le favole, anche se vi è chi non esita a trovarne tracce persino nel Vangelo. Oggi però, l’antica credenza riprende quota in seguito a una casistica ben documentata che università e studiosi vanno raccogliendo in ogni angolo del mondo. E bisogna riconoscere che il giorno in cui tali prove dovessero dimostrare in modo veramente incontrovertibile che fummo già e saremo ancora, la consapevolezza che la nostra evoluzione individuale non è condizionata ad una singola ed effimera esistenza non potrà non essere eticamente valida e meravigliosamente consolante per l’Uomo che ha e avrà sempre, fame e sete di giustizia e di eternità.
I Tesori Perduti dell’Afghanistan
Sulle tracce di un patrimonio archeologico di una civiltà millenaria
Autore/i: Flandrin Philippe
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Alberto Di Bello.
pp. 224, nn. tavv. a colori f.t., Milano
Afghanistan, terra di «avori, oppio, cannoni e lavatrici» dove tutto da almeno vent’anni è in contrasto stridente, mascherato solo in parte dalla dolcezza di pronuncia degli antichi toponimi – Kandahar, Ghazni, Battra, Kabul… Crogiolo di tre grandi civiltà – quella mediterranea, quella indiana e quella cinese -, crocevia di religioni – la grecoellenistica, il buddhismo e l’islam, nonché di popoli che in passato hanno convissuto in un mirabile esempio di tolleranza e sincretismo culturale, l’Afghanistan si è fatto recentemente teatro di oscurantismi a sfondo religioso, persecuzioni e morte. Una delle gravissime conseguenze e stata la dispersione del suo millenario patrimonio artistico, brutalmente saccheggiato nell’arco di un terribile ventennio, in parte distrutto dalla furia iconoclasta d’ispirazione coranica, in parte illecitamente portato all’estero. Negare importanza ai tesori di Ai Khanum e Begram, ai gioielli di Tillya Tepe, alle migliaia di pezzi rari «spariti» misteriosamente dal museo nazionale di Kabul che generazioni di archeologi ed esperti di tutto il mondo hanno raccolto e catalogato è annientare la memoria storica di un popolo.
L’autore, mettendo insieme testimonianze orali e scritte, indiscrezioni apprese sul posto durante i ripetuti viaggi in quelle zone, ricostruisce minuziosamente l’appassionante e contorta vicenda afghana, letta a partire dalle sue opere d’arte poco conosciute in Occidente, eppure d’inestimabile valore e bellezza, con un punto di vista privilegiato: reimmergersi nell’avventura di decenni di scavi archeologici, far rivivere l’emozione della scoperta di tesori sepolti.
Evocata in un aggiornatissimo resoconto, arricchito da un inserto fotografico, la regione di Kabul emerge orgogliosa e suadente dalla pagina, una terra che ha visto il passaggio di grandi condottieri, da Alessandro Magno alle prese con l’Indukush, ai re antichi fino al comandante Massud, al recente fanatismo dei talebani e ai bombardamenti americani. A suggellare la tragedia di un Paese bellissimo e martoriato, il terrificante scempio alle gigantesche statue di Buddha, fatte saltare a cannonate nella falesia di Bamiyan nel marzo del 2001: una ferita nella pietra, ma difficile da rimarginare nella memoria collettiva…
Un paese aspro e bellissimo, in cui la storia ha lasciato tracce di grandi imprese, nasconde tesori dal valore inestimabile e opere d’arte irripetibili.
Un libro-indagine che scava tra i misteri secolari e gli scempi degli uomini.
- Perchè l’Afghanistan può considerarsi l’anello mancante tra civiltà lontanissime fra loro come quella mediterranea, quella indiana e quella cinese?
- Come nacque la Via della seta?
- Quali tesori hanno portato alla luce anni di scavi archeologici ad Ai Khanum e a Tillya Tepe?
- Quali sono le ragioni della furia iconoclasta dei talebani, che nel marzo 2001 hanno fatto saltare a cannonate le gigantesche statue di Buddha nella falesia di Bamiyan?
Philippe Flandrin, corrispondente di guerra e scrittore studioso delle grandi civiltà del passato come quella egizia, è autore di saggi-inchiesta che hanno riscosso grande successo in Francia.
Grecia Arcaica
Autore/i: Homann-Wedeking Ernst
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Maria Stella Arena.
pp. 232, 55 tavv. a colori, 19 ill. b/n, 37 disegni b/n, 1 carta b/n, Milano
Finché la civiltà occidentale rimarrà essenzialmente informata da principi umanistici, ogni nostro incontro con l’arte greca non sarà privo di profonde emozioni e scoperte illuminanti; che, forse, risultano tanto più vive se l’incontro avviene proprio con l’arte arcaica, interamente percorsa da movimenti di scoperta e da un laborioso rapporto dialettico tra la realtà del mondo e quella dell’uomo, due atteggiamenti assai vicini all’inquieta sensibilità contemporanea. Tutto ciò emerge con particolare chiarezza nella scultura e nella pittura dell’epoca, il cui grande protagonista è l’uomo. Ma se, di questo periodo, si conoscono generalmente i monumenti architettonici (spesso celebrati in ogni sorta di pubblicazione scolastica e divulgativa, e reperibili nei più famosi itinerari turistici), della scultura e della pittura è noto un panorama assai più frammentario, per la scarsità delle opere stesse, tutte disperse, inoltre, nei musei del mondo intero. Trovarne qui raccolte le riproduzioni, disposte secondo la loro sequenza storica, corredate delle indispensabili notizie archeologiche e di una opportuna esegesi critica, permette di ricostruire un processo irripetibile della coscienza umana: quello che si svolse tra l’800 e il 500 a. C. nei centri ormai fiorenti delle diverse città greche, attraverso un’intensa elaborazione spirituale del pensiero filosofico e un altrettanto teso sviluppo delle conquiste tecniche. Il passaggio dalle raffigurazioni geometriche, fortemente stilizzate, a quelle che si propongono come memoria assoluta di qualità essenziali (secondo un’elaborazione sensibile dell’idea platonica), prelude a un momento di grazia dell’arte greca, situabile negli ultimi decenni del VI secolo. È allora che la figura umana, perduta l’immemore, enigmatica felicità dei sorridenti volti arcaici, acquista peso, volume, vita, e soprattutto si colloca, entro la sua realtà storica, in un atteggiamento che oggi definiremmo «esistenziale». L’Aiace di Exekias, nella sua tragica solitudine di fronte alla morte, o le assolute profondità marine sulle quali si regge la nave nel Viaggio di Dioniso, o il passo leggero e morbido dell’Arciere, tuttavia vigile al pericolo, nel gesto pronto a impugnare l’arco, sono la testimonianza di una presa di coscienza fondamentale nella storia dell’uomo: la consapevolezza del suo destino mortale, al quale gli dei l’hanno abbandonato, e del quale deve affrontare con dignità, fra gli altri uomini, le scelte possibili e i colpi più duri.
E pare un miracolo che un cosi terribile tema sia stato espresso con tanto compiuta e sobria bellezza formale: la rappresentazione non ne risulta che più sublime e toccante, come raramente si attuò in seguito, nell’arte umana di tutti i tempi. Tutto ciò, come abbiamo detto, risulta da quel poco che è rimasto: la pittura, ad esempio, è unicamente quella eseguita sui grandi vasi »spesso urne cinerarie »che ci sono pervenuti perché custoditi nelle sepolture, e cosi molti piccoli bronzi; mentre la statuaria in marmo, che ci ha offerto una messe tanto ricca per quanto riguarda l’età classica, è assai scarsamente testimoniata nell’epoca arcaica, spesso da pezzi recentemente rinvenuti, i cui frammenti, smembrati in luoghi diversi, sono stati laboriosamente riaccostati dalla sagace opera degli archeologi.
Altro merito del presente volume è di rendere conto di queste ricostruzioni, che colmano lacune essenziali nel panorama artistico dell’epoca.
Ernst Homann-Wedeking insegna archeologia, dal 1959, all’Università di Monaco. Nato nel 1908, è docente universitario dal 1950, successivamente a Francoforte e ad Amburgo. Dirige il Museo di Monaco di calchi di opere classiche.
Fra le sue opere più importanti, sono note: Archaìsche Vasenornamentik in Attika, Lakonien und Ostgriechenland (1938), Die Anfänge der griechischen Grossplastik (1950), entrambe esaurite.
Ha collaborato a riviste specialistiche, e soprattutto alla «Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts», con scritti apparsi sia nella «Athenische Abteilung», sia nella «Römische Abteilung». Ha collaborato all’Enciclopedia dell’arte antica, classica e orientale (Roma 1958).
La Civiltà Egea
Autore/i: Glotz Gustave
Editore: Giulio Einaudi Editore
introduzione dell’autore, traduzione di Domenico Fajella.
pp. 532, nn.tavv. b/n f.t., Torino
Dall’introduzione dell’autore:
«Da lunghi secoli la vallata del Nilo e le steppe della Mesopotamia erano uscite dalla barbarie, e per lunghi secoli ancora le selvagge tribú dell’Europa continentale dovevano rimanere immerse in profonde tenebre, allorché nacque, sulle rive del Mediterraneo, la civiltà destinata a essere la civiltà dell’avvenire. Sino allora, i soli uomini che avessero contato nel mondo erano stati dei continentali, abitatori di sterminate pianure, dove grandi fiumi favorivano la creazione di un’oasi continua, dove la natura non opponeva ostacoli all’unità dei costumi, e su di una estensione immensa le città e i villaggi potevano essere riuniti sotto lo scettro di un re. Facevan ora per la prima volta la loro comparsa dei popoli dispersi in piccole isole o in cantoni montagnosi, dotati di un vigoroso spirito di autonomia, disseminati in città poco accessibili dall’interno, ma volte verso il mare, sempre pronti a spingersi su tutte le vie del mondo. Tra non molto, il Mediterraneo avrebbe esercitato sui destini dell’umanità un’azione decisiva.[…]»
Psicoanalisi e Antropologia
I rapporti tra cultura, personalità e inconscio
Autore/i: Róheim Géza
Editore: Rizzoli
unica edizione, nota e introduzione dell’autore, edizione italiana a cura di Francesco Saba Sardi.
pp. 576, Milano
Nel 1928, iniziando la prima serie di indagini «sul campo » intraprese da un antropologo di formazione psicoanalitica, Géza Ròheim apriva un nuovo capitolo nella storia della ricerca scientifica interdisciplinare. Ne furono oggetto soprattutto gli indigeni dell’Australia Centrale, ma anche quelli dell’isola Normanby, gli indiani Yuma, i Kaingang e, di riflesso, alcuni gruppi «civili» o «moderni». Frutto lentamente maturato e meditato di queste osservazioni, Psicoanalisi e antropologia, apparso nel 1950, oltre che un affascinante panorama etnografico disseminato di annotazioni curiose e stimolantissime, costituisce anche e soprattutto la summa del pensiero di Ròheim, quella dove più esplicitamente sono esposti i risultati di un pluridecennale ripensamento del freudismo. Alla spiegazione filogenetica della cultura formulata da Freud, Ròheim contrappone l’interpretazione ontogenetica. Secondo Freud, esisterebbe un rapporto tra la cultura umana (in particolare totemismo, religione e struttura sociale) e le vicissitudini della famiglia originaria, l’orda primigenia; ma la validità dell’ipotesi di una trasmissione ereditaria delle memorie a questa connesse, era apparsa insostenibile a Ròheim fin dagli anni della sua formazione giovanile, di studioso del folklore ungherese, inducendolo ad attribuire il ruolo principale, nella costituzione dei moduli culturali e istituzionali, alla situazione infantile, biologicamente condizionata. Quella che Ròheim propone, e dunque una teoria della cultura in cui biologia e anatomia hanno importanza primaria. L’uomo, spiega Ròheim, è caratterizzato da un periodo infantile straordinariamente lungo rispetto ad altri animali, e il legame fisiologico con la madre si traduce necessariamente in nesso emozionale e sociale, obbligando l’essere umano alla creazione e al mantenimento di continui rapporti con gli altri. Il protrarsi della simbiosi madre-figlio, se da un lato spiega la coesione e l’organizzazione sociale, è d’altro canto la fonte di risvolti negativi: dipendenza e gelosia, ansia, impotenza, paura di castrazione e di separazione. Così si spiega anche la differenziazione, esclusivamente umana, tra io e nonio, tra sé e mondo esterno; e cosi anche la spinta fondamentale dell’uomo al raggiungimento della felicità, nel tentativo “di sottrarsi alla scontentezza e alla delusione”.
L’attaccamento alla madre essendo la prima fonte del piacere, il contrario di questo è dato dalla sua assenza. Sicché, l’essere umano è capace di scaricare la tensione solo tramite un altro organismo; l’«istinto» è sostituito da moduli comportamentistici appresi, il sogno è una difesa, nel senso che ristabilisce il contatto con realtà, dalla regressione e rinfantilizzazione rappresentate dal sonno; e ambivalenza, angoscia, aggressione, sono una «separazione» seguita da una «riunificazione» magari forzosa: una situazione resa drammaticamente evidente nei riti di iniziazione», e che va intesa quale ripetizione del fondamentale dualismo del rapporto madre-figlio. Allo stesso modo, il complesso di Edipo-, lungi dall’essere il risultato di un ricordo ereditario, quello dell’orda in cui il padre veniva, presume Freud, effettivamente ucciso, è, secondo Ròheim, l’inevitabile conseguenza della famiglia umana e del prolungamento dell’infanzia.
L’uomo ha dunque inventato la cultura a causa della sua infanzia prolungata, ovvero dell’intollerabilità delle tensioni; nel tentativo di dominare il reale, crea la società, cioè un mondo simbiotico ben funzionante di esistenza. Anziché il parricidio e l’incesto, si hanno così il Super-io e la formazione di gruppi. Ma il concetto di cultura come timore per la perdita di oggetti e l’ansia di separazione (donde il sacrificio delle gratificazioni immediate), non equivale certo a una visione ottimistica dell’essere. E accade così che l’uomo campeggi, nel vasto, articolatissimo discorso di Ròheim – un discorso che, nella sua tenace volontà di equiparazione di razionale e reale, costituisce un monumentum aere perennius alla psicoantropologia e insieme un ultimo baluardo logocentrico -, quale un coacervo di infelicità, struggimenti, ansie immedicabili. Per cui, nell‘opera di Ròheim è costantemente avvertibile un soffio di poesia e di malinconia, come del resto ben s’addice a quest’estremo, grande rappresentante della cultura mitteleuropea al tramonto.
Nato a Budapest nel 1891 da una famiglia di ricchi commercianti, Géza Ròheim fin dalla più giovane età mostrò vivo interesse per lo studio dei miti e delle favole, divenendo ben presto un esperto di folklore ungherese.
Dopo aver frequentato l’Università di Budapest, studiò a Lipsia con Karl Weule e a Berlino con Felix von Luschan. In Germania si familiarizzò con il pensiero di Freud; tornato in patria, divenne uno dei dirigenti del Museo Nazionale Ungherese e, sotto la guida di Sàndor Ferenczi, si dedicò all’attività analitica. La duplice natura della sua preparazione scientifica e le vaste conoscenze letterarie gli permisero di tentare tra i primi una convergenza tra pensiero psicoanalitico e antropologico, integrando Io schematismo scientistico con una sensibilità vivissima per gli aspetti estetici e per la «condizione esistenziale» dei gruppi umani «visitati» più che semplicemente studiati, sì da evitare quella che Roger Bastide definisce «etnologia consolare o di esportazione». Nel 1938, per sfuggire alle persecuzioni razziali, si trasferì negli USA, dove morì nel 1953. Viaggiò a lungo in quattro continenti, analizzando con metodo minuzioso e mente creativa i miti, i sogni, le credenze, le cerimonie, i giochi, le feste, le abitudini sessuali e alimentari, di somali e australiani, di melanesiani e amerindi, fedele al principio di una sostanziale unità dell’essere, rivelata dall’« universalità dell’Inconscio». Delle molte opere pubblicate in vita e postume, sono state tradotte in italiano, oltre a questa Psicoanalisi e antropologia che è il suo capolavoro, Gli eterni del sogno, Origine e funzione della cultura, Le porte del sogno, I – Il ventre materno, e Magia e schizofrenia.
Magia e Mistero della Vita e della Morte
Universi mondi
Autore/i: Rendhell Alexandra
Editore: Gangemi Editore
prefazione di Anna Mozzi, introduzione dell’autrice.
pp. 224, nn. ill. b/n, Roma
Benedetto Croce asseriva: «Non pensate alla morte. La morte non è un problema. Il vero problema è la vita». Infatti la vita è un mestiere difficile, impresa ardua, percorso impervio, accidentato, ad ostacoli. La vita è experimentum crucis, con tutti gli inquietanti interrogativi metafisici insoluti, con l’esercizio di pazienza, con le stigmate, i vulnus che ci marchiano, ci segnano, ma è anche opportunità, risorsa per autotrascenderci, evolverci, crescere in altezza, secondo un itinerario di perfezionamento ad infinitum. La sofferenza è macina, che nessuno può eludere come Alexandra Rendhell ben comprende, evidenziando con competenza, rigore e attenzione anche gli eventuali rischi connessi alla pratica magica o medianica del contatto con le altre dimensioni. «Memento mori», «Pulvis es et in pulverem reverteris», sí, ma noi non siamo solo un processo maleodorante di ossidazione e combustione: la nostra morte odora, anzi profuma di resurrezione.
Alexandra Rendhell, antropologa, profonda studiosa di tematiche dell’esoterismo e del mistero, autrice di numerosi saggi, articoli e conferenze sull’argomento. Codirettore e redattore della rivista mensile Mysterium Exotericum, esperta di religioni antiche, di riti jerogamici dell’area mesopotamica e dell’Indo, ha scritto numerosi testi sulla sacralità femminile nei culti arcaici. Ha all’attivo numerosi documentari televisivi, spaziando dalla dimensione paranormale e spiritica, alla Magia. Figlia d’arte, suo padre è il famosissimo Fulvio Rendhell, esoterista e medium di fama internazionale. Autrice teatrale e di testi per documentari e trasmissioni tv, ha collaborato con reti nazionali e internazionali. Sostenitrice di una spiritualizzazione globale, si batte per il rispetto dei diritti umani, animali e vegetali. Ha scritto e presentato, a tal proposito, un documentario contro la pena di morte e la tortura: “Quando Abele diventa Caino”.
Indice del volume: Il percorso iniziatico. Maghi & Misteri, Conoscenza e dottrine esoteriche, La fisiologia occulta degli esseri viventi, Barriere astrali e infezioni larvali. Vampirismo psichico, Fatture, incantesimi, sortilegi, maledizioni, Ciò che resta. La vita oltre la morte, Il fenomeno morte, Materializzazione degli spiriti: ectoplasma, Comunicazioni con l’aldilà. La telescrittura. La seduta spiritica, Fantasmi. Forme pensiero. Storia ed attualità, Il male e i suoi adepti. La forma del male, La teoria cabbalistica del male, L’astrale e le sue creature, Forme pensiero naturali-artificiali. Eggregore & veleni psichici, Nazismo & Esoterismo. Eggregore infernali, Vampirismo astrale, Luoghi infestati. Residui magnetici. Storiche materializzazioni, Le voci dall’aldilà. La transcomunicazione strumentale, Gli animali hanno un’anima immortale.