Libri dalla categoria Biografie
I Templari in Italia
Autore/i: Capone Bianca
Editore: Armenia Editore
prefazione di Alberto Cesare Ambesi, introduzione dell’autrice.
pp. 170, nn. ill. b/n, Milano
Diviso in due parti, il cui titolo è rispettivamente “I Templari nella leggenda e nella storia” e “I Templari in Italia”, questo volume di Bianca Capone vuole essere un documento d’indagine storica “aperta”, non chiusa cioè alla possibilità di ulteriori, più minuziose, indagini.
Nella prima sezione viene delineato l’arco delle leggende e degli avvenimenti che si collegano alla nascita, fioritura e morte della Milizia del Tempio. Qui la discussione, impostata soprattutto da un punto di vista teorico, cerca di mettere in luce quella che è stata la verità di un Ordine su cui si è fatta molta confusione.
La seconda parte, del piacevole tono quasi diaristico, ci trasporta invece nel cuore degli avvenimenti di cui i Templari sono stati protagonisti in Italia, offrendoci un quadro inedito della loro parabola nella penisola.
L’attenzione e la pazienza con cui l’autrice, attraverso una continua opera di ricerca, ha raccolto tanto materiale documentativo fanno del libro un saldo, indiscutibile punto di partenza per un discorso che la storiografia ufficiale non ha ancora sviluppato a fondo.
Insegnamenti Tibetani su Morte e Liberazione
Testi inediti dalle più antiche tradizioni del Tibet.
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni Mediterranee
traduzione, introduzione, commento e cura di Giacomella Orofino.
pp. 136, ill. b/n, Roma
Le concezioni espresse nel «Bar-do thos-grol», noto al pubblico occidentale come il «Libro tibetano dei morti hanno le loro fonti nelle dottrine esoteriche dello «rDzogs-chen», termine che significa «La grande perfezione». Tali dottrine costituiscono il sistema di meditazione più alto ed essenziale delle scuole religiose tibetane, che è presente sia nella tradizione buddhista non riformata dei «rNying-ma-pa», o gli «Antichi», sia nella tradizione religiosa prebuddhista dei Bonpo.
I testi, qui tradotti per la prima volta, sono una testimonianza fondamentale per approfondire e comprendere realmente il significato delle dottrine segrete concernenti la morte secondo le tradizioni più antiche del Tibet. I brani presi in analisi, corredati di numerose e utili note, sono tratti dal Tantra, di tradizione Dzogs-chen degli «Antichi» della «Grande segreta unione del sole e della luna», e dal testo bonpo della tradizione prebuddhista rDzogs-chen, «La dottrina delle sei luci».
In entrambi gli scritti vi è una accurata descrizione di tutte le fasi che seguono il momento della morte; in esse l‘individuo, a seconda della propria capacità spirituale, potrà ottenere la liberazione dal ciclo inesauribile di nascita e di morte della cosiddetta catena della trasmigrazione, e la definitiva vittoria sulla morte. Il messaggio degli insegnamenti e il riconoscimento di tutto ciò che appare dopo la morte: le visioni, le luci, i suoni, come un puro riflesso della propria mente, onde evitare l’errore di credere nell’esistenza concreta ed oggettiva dei vari fenomeni che appaiono.
In appendice è riportato un testo prebuddhista: «La lampada che rende chiari i segni della morte». Completano il volume il glossario dei termini sanscriti e un‘utile bibliografia.
Giacomella Orofino, studiosa e ricercatrice nel campo degli studi tibetani, si è laureata presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli in lingua e letteratura tibetana. Ha trascorso un lungo periodo di studio presso la Library of Tibetan Works and Archives in Dharamsala e il Tibetan Bonpo Monastic Centre, nel nord dell’India, approfondendo la conoscenza della religione prebuddhista, e ha effettuato viaggi e ricerche nelle comunità religiose dell’India e del Nepal.
Il Māhābharata
Autore/i: Narayan Rasupuram K.
Editore: Edizione CDE
introduzione dell’autore, traduzione di Riccardo Mainardi, l’indice e il glossario dei termini in sanscrito sono stati curati da Alberto Pelissero.
pp. 218, Milano
È nella grande piana del Kuruksetra, fra il bagliore e il cozzare fragoroso delle armi, che culmina la lunga inimicizia fra i Pandava e i Kaurava, i due rami della famiglia regale dei Kuru. E quella battaglia incarna, in un certo senso, la lotta fra il bene e il male, non fosse che un’invincibile perplessità si insinua nell’animo del principe vittorioso: il bene e il male abitano vicini nei recessi più intimi di ogni essere, ed è facile, per chi difende una giusta causa, scivolare sulla china della violenza. L’antica epopea indiana si conclude in un senso di vuoto, di molto rumore per nulla, di inutile dispendio di energie e di sangue; è come se qualcosa ci avvertisse che, dopo la catastrofe, tutto continuerà come prima… Così, almeno, siamo portati a leggere il Māhābharata, l’antichissimo poema epico sanscrito, nella versione che R.K. Narayan ci ha fornito. il racconto, che offre al pubblico d’oggi una straordinaria occasione per accostarsi a questo monumentale epos, colpisce innanzitutto per una magica virtù di seduzione: attraverso il ricco terreno della mitologia e della spiritualità dell’induismo, il lettore è condotto per mano da una narrazione suasiva, vibrante, ignara di pause e di rallentamenti. Dalle iniziali movenze di fiaba, scandite in sequenze fantastiche sullo sfondo di una natura idilliaca e stranita, affiora a poco a poco la vena di un vero e proprio romanzo, dai personaggi complessi e sfumati, al di là della loro vigorosa evidenza. E nell’eroica statura di Yudhisthira, il maggiore dei cinque Pandava che, caduto in errore, sopporta con pazienza l’esilio; in quel suo vivere doppiato da un vedersi vivere, alla perenne ricerca di una misura morale, è la cifra dell’arduo, nobile tentativo dell’uomo di trovare se stesso.
Rasupuram Krishnaswami Narayan, nato a Madras nel 1906, è uno dei maggiori romanzieri indiani. La sua ricchissima produzione narrativa, ambientata nel microcosmo della cittadina immaginaria di Malgudi, segue l’evoluzione della vita indiana dal colonialismo all’indipendenza, con un’attenzione particolare all’incontro della cultura britannica con la civiltà e le tradizioni locali. Prima di The Māhābharata (1978) Narayan aveva già dato, con The Ramayana (1972), una versione in prosa moderna dell’antico epos indiano.
Il Gioco del Tarocco
La divinazione attraverso le Carte del Tarocco di M. le C. de M. °°° cui segue I Sette Re Amministratori l’Impero delle Mode da Il Mondo Primitivo (1773-1784)
Autore/i: Court de Gébelin Antoine
Editore: Ottaviano
pp. 144, nn. ill. b/n, Milano
Un testo raro e prezioso sul Tarocco: non solo perché introvabile, non solo per l’epoca in cui è stato scritto (gli anni 1780) ma soprattutto per l’inedito che risulta dall’interpretazione dell’insieme del mazzo, che, lungi dal porsi come mera divinazione personale, si colloca nel modulo molto più comprensivo e ampio e spiraliforme di Storia e Allegoria. E tra Storia e Allegoria, Court-de-Gébelin rintraccia lo stesso percorso, sotterraneo e pure apparente del perduto «Libro di Toth» attraverso le Carte da Gioco e le loro attribuzioni e varie vicende: le spagnole, le francesi, il Gioco de l’Hombre, dei Trionfi, dei Tornei. Ne consegue una lettura rapida e appassionante, qualsiasi sia la ragione per cui ci si accosti o ci si interessi al Tarocco.
Il testo contiene anche le Tavole – i 22 Arcani maggiori e gli assi dei minori – fatte disegnare in bianco e nero secondo le indicazioni simboliche di Court-de-Gébelin.
I Miti Ebraici
Autore/i: Graves Robert; Patai Raphael
Editore: Longanesi & C.
prefazione degli autori, traduzione di Maria Vasta Dazzi.
pp. 400, 3 cartine b/n, Milano
In questo volume, scritto in collaborazione con Raphael Patai, Graves prende in esame i miti contenuti nel Libro della Genesi, ricollegandoli alle tradizioni greche e mesopotamiche, persiane ed egiziane. La profonda somiglianza fra la narrazione biblica e le leggende dell’area mediterranea mette in luce la singolarità di determinate componenti del mito biblico, quali la presenza di un dio unico e la promessa di un paradiso per gli uomini giusti. Gli autori sottolineano la funzione politico-sociale di questa singolarità, individuando le circostanze storiche dietro al mito. L’analisi, portata avanti con rigore e suffragata da un vastissimo corpo di note, di riferimenti e di rimandi, è condotta con passione e ricchezza narrativa, in modo tale che la lettura risulta affascinante, coinvolgente, illuminante, quanto il più noto I miti greci, dello stesso Graves.
Robert Graves (Londra, 1895) è autore di oltre 130 opere tra romanzi, saggi critici, raccolte di poesie, riadattamenti. Dopo aver insegnato letteratura inglese, vive da oltre un cinquantennio a Majorca, dove ha scritto i suoi libri di maggior successo. Fra questi, sono stati tradotti in italiano: Io Claudio (1935), Il divo Claudio e sua moglie Messalina (1936), Sette giorni fra mill’anni (1954), La figlia di Omero (1956), Una goccia di veleno (1959), La dea bianca (1962) e I miti greci (1963).
Storia e Dottrine dei Rosa-Croce
Autore/i: Sédir
Editore: Napoleone Editore
prefazione dell’autore.
pp. 408, ill. b/n, Roma
«Vicino a questi teosofi i sapienti sono stupidi. Non potendo comprendere né la loro anima né il loro scopo. il mondo dichiara che l’una e l’altro sono futili».
Questo quanto sui Rosa-Croce ha scritto Hargrave Jenning.
Il collegamento fra i Gesuiti, la Massoneria e la società segreta dei Rosa-Croce: guardiani della tradizione esoterica. interpreti della luce dei Vangeli. medici del corpo e delle anime.
Un lavoro arduo e temerario, omaggio pio a quelle fiaccole per mezzo delle quali alcune luci dello Spirito sono discese fino a noi.
Manuale del Parto Attivo
Per essere sicure, agili e piene di energia dalla gravidanza in poi – Gli esercizi per arrivare al parto con la sicurezza e l’energia necessaria
Autore/i: Balaskas Janet
Editore: Red Edizioni
traduzione dall’inglese di Giovanna Nobile.
pp. 224, nn. foto e ill. b/n, Como
È desiderio di ogni donna incinta arrivare al parto in piena forma fisica, senza stanchezza, mal di schiena, gambe gonfie.
Questo libro propone una serie di esercizi facili e sicuri, cui basta dedicare pochi minuti al giorno per acquistare la scioltezza e l’energia così necessarie per portare a termine l’impegnativo lavoro del parto.
Questo tipo di preparazione, nato in Inghilterra con il nome di “parto attivo”, aiuta a entrare in sintonia con il proprio corpo e a sfruttarne appieno tutte le capacità di movimento.
“Parto attivo” perché la donna sia protagonista cosciente e vitale del parto.
Non più “paziente passiva”, come dice Sheila Kitzinger nella sua presentazione, ma “attiva donatrice di vita”.
Janet Balaskas Studiosa di fama internazionale, ha fondato nel 1982 l’International Active Birth Movement (Movimento internazionale per il parto attivo). Si occupa da anni di preparazione al parto; È autrice di numerosi libri, alcuni dei quali pubblicati da Red Edizioni.
I Nostri Poteri Sconosciuti
Autore/i: Bergier Jacques; Duval Pierre
Editore: Edizioni Dellavalle
unica edizione, prefazione di Remy Chauvin, traduzione di Angelo Safina.
pp. 320, Torino
Il giorno in cui cento anni di ricerche nel paranormale e nella parapsicologia troveranno conferma pratica scoppierà, all’interno delle scienze positive, una grave crisi che cambierà la vita stessa degli uomini. la crisi è non solo possibile, ma probabile e molto vicina.
Labirinti
La chiave segreta per svelare l’enigma – Un percorso iniziatico per ritrovare il centro
Autore/i: Conty Patrick
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, prefazione di Marc De Smedt, traduzione a cura di Daniele Ballarini.
pp. 256, nn. ill. b/n, Casale Monferrato (AL)
«Come nel paradosso eleatico, un sogno si disgrega in un altro sogno e questo in un altro ancora, e poi in altri che tessono oziosi un ozioso labirinto.» (Jorge Luis Borges)
La fascinosa storia dei labirinti. da quello mitico di Minotauro ai mandala tibetani.
La geometria dei labirinti. la chiave logica segreta che ne svela l’enigma.
Il labirinto paradigma e simbolo dell’esistenza umana: la ricerca del senso nel labirinto come percorso iniziatico verso il centro di sé.
Tutte le civiltà, in ogni tempo, hanno costruito labirinti: dal mitico labirinto di Cnosso, dove la crudeltà del Minotauro viene sconfitta dall’astuzia di Arianna, ai labirinti degli indiani hopi, dai giardini-labirinto delle ville cinquecentesche ai mandala buddisti tibetani. La vita stessa è labirintica, a partire dal corpo umano con le circonvoluzioni del cervello e il groviglio delle vene, per non parlare della rete del sistema nervoso fino ai meandri della mente che si perde nei sogni e nei pensieri; labirintico è il tessuto stesso dell’esistenza e dei rapporti umani. L’antica scienza dei nodi e degli intrecci dedalici rivela in realtà una scienza dello spirito e una poetica dell’universo: cercare la chiave che svela l’enigma del labirinto significa penetrare in un sapere iniziatico che conduce al centro di se stessi, punto stabile per orientarsi nel mondo. Leggere questo libro di Patrick Conty è come seguire una traccia alla ricerca del senso.
Patrick Conty, di origine francese, ha studiato arti figurative presso le accademie di Parigi e di Stoccolma, prima di trasferirsi negli Stati Uniti.
Cultore di filosofia esoterica orientale, da molti anni studia i labirinti antichi e moderni, la loro simbologia, le regole geometriche che ne guidano la realizzazione. Ha disegnato e progettato diversi labirinti in Francia e negli Stati Uniti.
La Belva nell’Ombra
Tokio anni ’20: una donna bellissima, uno scrittore scomparso…
Autore/i: Ranpo Edogawa
Editore: Marsilio Editori
traduzione dal giapponese di Graziana Canova.
pp. 144, Venezia
Edogawa Ranpo (1894-1965) è considerato l’iniziatore del mystery in Giappone e La belva nell’ombra (1928), tradotta per la prima volta in italiano, è la sua opera più nota. L’intreccio emerge poco per volta, in un crescendo di colpi di scena in cui il sottile gioco psicologico si mescola a elementi di ambiguo erotismo. Samukawa, autore di romanzi polizieschi, s’improvvisa detective quando conosce una donna affascinante, Shizuko, che gli confida di essere perseguitata da un innamorato respinto che la terrorizza minacciando di uccidere lei e suo marito. Lo scrittore si trova così implicato in una storia misteriosa dove l’identità del colpevole appare sempre più sfuggente. Quando la ricerca dell’assassino del marito sembra non approdare più a nulla, un piccolo particolare, il bottoncino di un guanto, fa capire a Samukawa che tutto il castello delle sue deduzioni è fondato su un errore e che il colpevole è più vicino di quanto egli avesse immaginato. Il tragico finale gli lascerà però per sempre il tarlo del dubbio.
Lo Squalificato
Romanzo
Autore/i: Dazai Osamu
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prefazione di Donald Keene, traduzione dall’americano di Marcella Bonsanti.
pp. 160, Milano
Lo Squalificato è quasi un simbolo della situazione in cui si trovano oggigiorno gli scrittori giapponesi. È la storia d’un uomo escluso dalla comunità dei suoi simili perché essi si rifiutano di prenderlo sul serio. Gli è precluso l’affetto del padre, gli amici si approfittano di lui, ed egli è, a sua volta, crudele con le donne che lo amano. Ma le proprie esperienze non lo autorizzano a sostenere che tutti gli altri abbiano torto e lui solo ragione. Al contrario, registra con accorata sincerità il proprio perpetuo trasgredire a un codice d’umana condotta che egli non riesce a capire completamente. Eppure, come Dazai ben sapeva (anche se l’ “io” del romanzo lo ignora), atti di viltà e momenti d’abiezione non raccontano l’intera storia. In uno splendido epilogo l’unica testimone obbiettiva dichiara: “Era un angelo,” e improvvisamente ci accorgiamo dell’incompiutezza dell’autoritratto di Yozo. Come la maggior parte degli uomini è incapace di vedere la propria crudeltà, così Yozo non s’è accorto della propria dolcezza e della propria capacità d’amore.
Le esperienze di Yozo non sono certo tipiche di tutti gli intellettuali giapponesi, ma il senso d’isolamento, che essi avvertono tra sé e il resto del mondo, è forse analogo alla consapevolezza di Yozo, d’essere lui solo “non umano.” E ancora, le sue delusioni all’università, l’equivoco rapporto col partito comunista, gli amori disastrosi, tutto ciò appartiene anche alla biografia di molti altri autori contemporanei. D’altra parte, è chiaro che i singoli particolari della storia si rifanno all’esperienza individuale dello stesso Dazai. Forte è la tentazione di considerare il libro una autobiografia, appena trasposta in forme narrative, ma sarebbe, a mio giudizio, un errore. Dazai possedeva il genio del grande fotografo. Il suo obiettivo si punta più volte su certi momenti del passato, ma, grazie alla sua splendida maestria di composizione e di scelta, le sue fotografie non sono di quelle che affollano di solito gli album. Manca in Dazai ogni traccia del tortuoso annotatore di reminiscenze; in lui tutto è netto, conciso, evocativo. Quando anche le scene de Lo squalificato fossero dalla prima all’ultima puntuale rispecchiamento d’un episodio dell’esistenza di Dazai – e, s’intende, non è il caso – la tecnica che lo scrittore possedeva conferirebbe comunque all’opera nel suo complesso la qualità d’una narrazione originale. (Donald Keene)
Il Triangolo del Drago
Una storia incredibile di fenomeni inquietanti
Autore/i: Berlitz Charles
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Giorgio Arduin.
pp. 180, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Nell’Oceano Pacifico, agli antipodi delle Bermude, esiste un settore – il Triangolo del Drago – a esse sorprendentemente simile per la sua storia di navi e aerei scomparsi. I giapponesi conoscono quest’area pericolosa da mille anni e l’hanno chiamata Ma-no Umi: il Mare del Diavolo. Per secoli i marinai hanno creduto che mostri spaventosi abitassero quegli abissi, pronti a inghiottire gli incauti invasori. In effetti la sparizione di centinaia di navi – alcune di grossa stazza – di aerei, di sottomarini, di pescherecci e i disturbi al funzionamento degli strumenti, le inspiegabili accelerazioni del tempo e le anomalie elettromagnetiche riscontrate nel Triangolo del Drago hanno fatto sì che questa zona venisse considerata rischiosa e da tenere sotto controllo. Chiuso su due lati da profonde fosse che raggiungono cinque e otto miglia di profondità, il fondale oceanico è qui caratterizzato da creste e da un’intensa attività vulcanica, come se in questo punto si formasse una confluenza di poteri forti e ineluttabili. Che cosa nasconde la trappola del Triangolo del Drago? Quali forze sono responsabili dell’incredibile numero di navi, aerei, equipaggi letteralmente svaniti entro i suoi confini?
Charles Berlitz, il maestro dell’inspiegabile, l’esploratore del mistero, getta il suo occhio penetrante su questi affascinanti fenomeni e offre, a tale proposito, un’ipotesi interessante e nuove interpretazioni sull’inquietante enigma che si cela in questo angolo di mare iracondo e inespugnabile.
«Il Triangolo del Drago ha sempre registrato una quota anormale di sciagure marittime misteriose e inspiegabili. Anche tenendo conto dell’insolita attività vulcanica e della predisposizione a tempeste subitanee e violente che producono mortali onde di marea, troppe sono le navi la cui sorte è ignota. Sembra quasi che un tsunami fantasma attraversi il Triangolo dando alle sue vittime come unico avvertimento il brontolio di un tuono. Troppi uomini hanno udito, troppe radiotrasmittenti hanno taciuto nei momenti critici, troppo poche navi naufragate sono state trovate a testimonianza della propria sorte. Le caratteristiche atmosferiche, oceanografiche e sismiche sembrano veramente fare del Triangolo la tana di un drago, una zona pericolosa per la navigazione e una trappola inesorabile per le sue vittime ignare.»
Charles Berlitz si è laureato alla Yale University. Archeologo, esploratore, linguista, è autore di libri di successo quali Bermuda: il Triangolo maledetto e La nave perduta di Noè, pubblicati in Italia da Sperling & Kupfer.
Gli Assassini
Storia e leggenda della più temuta setta islamica
Autore/i: Bartlett W.B.
Editore: Edizioni Corbaccio
prologo dell’autore, traduzione dall’inglese di Chiara Brovelli.
pp. 304, 1 cartina b/n, Milano
Gli Assassini sono uno dei fenomeni più misteriosi e affascinanti della storia medievale. A partire dai resoconti fantasiosi di Marco Polo, che parla di ricchezze, lussi strabilianti ed efferate crudeltà, il mito che è cresciuto intorno a loro ha fatto velo alla realtà dei fatti che è diventata sempre più difficile da comprendere.
Nati nell’undicesimo secolo come fazione della setta segreta islamica degli Ismailiti, i Nizari, come in realtà si chiamavano, venivano definiti Assassini dagli altri musulmani in base al termine dispregiativo hashishiyyun, «consumatore di hashish». Nel corso dei due secoli successivi si diffusero in Persia, Siria, Asia centrale e India, dove costruirono fortezze inaccessibili fra le montagne. Temuti e odiati, si servivano dell’omicidio come mezzo per raggiungere i propri scopi ed erano tanto più pericolosi perché non temevano la morte. Anzi, le missioni suicide erano considerate garanzia di vita eterna nel giardino dell’eden: proprio per questo sono stati considerati i precursori dei terroristi moderni. Il libro di Bartlett, documentato e ricco di riferimenti ai testi di viaggiatori e cronisti medievali, riesce a dimostrare che la vera storia degli Assassini è appassionante almeno quanto la leggenda.
Gli Assassini: una realtà del mondo islamico ammantata dalla leggenda.
I cronisti medievali ne favoleggiano le ricchezze, la crudeltà accentuata dall’uso di droghe, l’assoluta dedizione alla mitica figura del Vecchio della Montagna. Gli storici ne ricostruiscono il ruolo all’interno delle fazioni più estremiste degli sciiti, avverse tanto agli invasori cristiani quanto ai sunniti. Alcuni li ritengono gli antenati dei terroristi moderni. Il loro metodo d’azione: l’omicidio politico. La loro forza: la capacità di camuffarsi.
Nella loro storia molto rimane ancora in ombra…
W.B. Bartlett, saggista e divulgatore inglese, si dedica da anni allo studio della storia medievale e ai rapporti fra civiltà cristiana e musulmana. Ha scritto God Wills It! An Illustrated History of the Crusades e Ungodly War: The Sack of Constantinople and the Fourth Crusades. Gli Assassini è il suo primo libro pubblicato in Italia.
Prologo
- I primi anni dell’Islam
- L’ascesa degli Ismailiti
- Il visionario
- La divisione
- L’eredità di Hasan-i Sabbah
- La dimensione siriana
- La resurrezione
- Il Vecchio della Montagna
- La reintegrazione
- La nemesi
- Il tramonto siriano
- Dalla storia alla leggenda
Epilogo
Gli anni del crepuscolo
Ringraziamenti
Bibliografia
Indice dei nomi
Oracoli Caldaici
Autore/i: Anonimo
Editore: Coliseum Editore
introduzione e cura di Angelo Tonelli.
pp. 336, Milano
Nella “Vita di Proclo”, scritta dal discepolo marino, si legge che – di tutti i testi antichi – il maestro avrebbe voluto salvare soltanto gli “Oracoli Caldaici” e il “Timeo”. Tale era il fascino degli “Oracoli”, che Gemisto Pletone raccolse all’inizio del XV Secolo, attribuendoli ai discepoli di Zoroastro, e Kroll edito nel 1894.
Questa bibbia orientale dei neoplatonici, scritta in esametri, forse nel II secolo d.C., e tramandata a noi specialmente dalle testimonianze di Damascio, Sinesio, Proclo, Psello e Giovanni Lido, è stata vanamente attribuita sia a Giuliano il Caldeo sia a suo figlio, Giuliano il Teurgo.
Leggendo questi frammenti, soffrendone le lacune, viene da biasimare l’incuria del tempo. Eppure, essi si uniscono a figurare “Le Opere del Fuoco”, a evocare l’arte teurgica delle mescolanze e i riti di congiunzione che rendono presente il Dio.
Questi volubili frammenti – più che oracoli invocazioni, insegnamenti – rasentando un silenzio ci dicono ancora le vicissitudini dell’anima nel corpo e l’amoroso legame di tutte le cose.
Il Dio Cannibale
Anoressia e culture del corpo in Occidente
Autore/i: Testoni Ines
Editore: Utet
presentazione di Emanuele Severino, introduzione dell’autrice.
pp. 292, Torino
Il disagio diffuso nel rapporto con gli alimenti, che talora dà origine a squilibri paradossali come la morte per fame volontaria, è al centro di un dibattito che coinvolge l’opinione pubblica e interessa molte discipline. Il dio cannibale offre una chiave di lettura dell’anoressia come sintomo di una «follia» che interpella ogni abitante dell’Occidente e illustra le ragioni per cui colpisce soprattutto le donne, ma è destinata a interessare sempre più anche gli uomini. Se la bibliografia scientifica considera l’anoressia come una «malattia», Ines Testoni concentra la propria riflessione sulla natura del nesso esistente tra l’opulenza propria dell’Occidente e il manifestarsi stesso dell’anoressia, la quale – come qualsiasi sofferenza psichica – è espressione della società in cui emerge, oltre che dell’angoscia dell’individuo che ne è portatore. Ed è proprio a partire dalla doppia origine sociale e individuale dell’anoressia, che l’Autrice intraprende una ricerca tesa a individuare le specifiche dinamiche culturali e psicologiche in cui trova origine quel «patimento» che nel Novecento si è rivelato attraverso il digiuno femminile.
Cleopatra
Vita, intrighi e amori della Regina dei Sogni – Dopo di Lei nessun Re fu mai più un Dio
Autore/i: Foss Michael
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, traduzione dall’inglese di Gioia Guerzoni.
pp. 184, nn. tavv. a colori f.t., nn. ill. b/n, Casale Monferrato (AL)
Il suo fascino stregò il mare non di un Cesare, ma di due.
Orazio la definì “troppo orgogliosa per sopportare le catene di Roma”.
Ma chi fu in realtà, la misteriosa Regina del Nilo?
Cleopatra VII, una frivola tentatrice orientale, che sedusse Giulio Cesare e Marco Antonio per fini di politica egiziana. La sua esotica sensualità, unita alla sua mancanza di scrupoli, avrebbe pervertito il corso della storia dell’impero romano.
Proprio mentre gli archeologi stanno riportando alla luce i palazzi in cui la regina e Marco Antonio si tolsero la vita inseguiti da Augusto, questa nuova biografia, in cui Foss si avvale dei risultati di ricerche anche recenti, mostra invece che l’ultima regina del Nilo fu donna e madre virtuosa, oltre che sovrana abile e intelligente.
La dinastia dei Tolomei, nei quasi tre secoli dalla morte di Alessandro, aveva adottato cultura e religione dell’Egitto pur senza rinnegare morale e filosofia dell’originaria Macedonia. Cleopatra governò dunque in modo illuminato la sincretica, ricca e tollerante società alessandrina, opponendosi al brutale dominio romano con saggezza tutta orientale. Anzi, il saggio di Foss narra la vita di una donna che si può dire sia stata l’ultima vera figura di Dio-Re dell’antichità orientale.
Michael Foss è nato in India nel 1937 e si è laureato sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Vive a Londra, dove è scrittore free-lance e giornalista. Ha pubblicato vari saggi storici, tra cui una storia della mitologia greca, uno studio sul vero re Artù e uno sulla prima crociata. Questa monografia è il risultato di una collaborazione con la BBC.
Nanà
Autore/i: Zola Emile
Editore: Fratelli Melita Editori
pp. 354, La Spezia
Gli scandali che accompagnarono la pubblicazione dei libri di Emile Zola sono il segno di una vita che si andava via via sempre più impegnando. La continua minuziosa attenzione alla realtà quotidiana e alla storia danno di Zola l’immagine di uno scrittore perfettamente conscio del proprio tempo. A ben guardare in lui si prefigura lo scrittore impegnato dei nostri giorni. Egli però non fu mai un «politico», e nemmeno un socialista; ciò che ce lo fa sentire contemporaneo e il suo far politica come scrittore.
Gli scandali non fecero che acuire il suo gusto innato per la polemica, e questo Nanà di scandali e polemiche ne provocò parecchie. Nanà che si rimira nuda nello specchio e si bacia non poteva che scatenare la scandalizzata protesta di una Francia bigotta, preoccupata come sempre non tanto dei mali che l’affliggevano ma della pubblica denunzia degli stessi.
Hackers
Gli eroi della rivoluzione informatica
Autore/i: Levy Steven
Editore: ShaKe Edizioni
prefazione dell’autore, traduzione di Ermanno (Gomma) Guarnieri e Luca (Syd) Piercecchi.
pp. 352, Milano
Il libro definitivo, più completo sulla nascita del personal computer e sulle controculture che ne sono state alla base. Tutto iniziò nel 1958 al Mit, con gli amanti dei trenini del Tech model railroad club, le loro furtive utilizzazioni dei computer militari e la creazione dei primi programmi per suonare. Qui nacque l’”etica hacker”, una sorta di manifesto programmatico, che non poteva che fare presa sull’humus libertario degli anni Sessanta. “Secchioni” che persero la testa per l’informatica, tecniche di scassinamento delle porte dei laboratori, telefonate gratuite e radio pirata, i primi “computer da tavolo”, l’arrogante Gates, l’Apple e lo “user friendly”, le “strane” ditte di videogiochi, il mercato, la lotta per l’accesso all’informazione… un viaggio avvincente, dagli anni Cinquanta fino al Richard Stallman dei nostri giorni, tra cervelloni, hippy e professori coraggiosi. Hackers è fortemente indicato per possessori di personal computer, amanti della scienza e della libertà.
“Questa non è una storia ’ufficiale’ dell’informatica, anzi, molte delle persone che incontrerete qui non fanno parte dei nomi più famosi negli annali di questa scienza. Sono invece quei geni da laboratorio nel garage che hanno capito la macchina fin nei suoi livelli più profondi e ci hanno regalato un nuovo stile di vita e una nuova specie d’eroe”.
Prefazione. Gli eroi della rivoluzione informatica
di Steven Levy
La ragione per cui ho iniziato a scrivere degli hacker, quei programmatori e progettisti di computer che considerano l’informatica come la cosa più importante al mondo, era che si trattava di gente affascinante. Anche se alcuni, in campo informatico, usavano il termine come forma di derisione, sottintendendo che gli hacker erano secchioni e sfigati da non invitare alle feste, oppure programmatori “scorretti” che scrivevano codice “non standard” e sporco, li scoprii molto diversi. Sotto le loro apparenze, spesso dimesse, erano avventurieri, visionari, gente disposta a rischiare, artisti… quelli che riuscirono a vedere più chiaramente di tutti che il computer sarebbe diventato uno strumento veramente rivoluzionario. Loro, inoltre, da veri hacker, sapevano quanto profondamente ci si potesse immergere nella concentrazione profonda: in maniera infinita. Finii per capire perché gli hacker considerano il termine un titolo d’onore piuttosto che un dispregiativo. Nel parlare con questi esploratori digitali, da quelli che, negli anni Cinquanta, domarono macchine da decine di milioni di dollari, fino ai giovani maghi contemporanei che dominano le proprie macchine nelle loro camerette di periferia, scoprii un elemento comune, una filosofia condivisa che pare legata al flusso elegante della logica dello stesso computer. E una filosofia di socializzazione, di apertura, di decentralizzazione e del mettere le mani sulle macchine a qualunque costo, per migliorarle e per migliorare il mondo. Questa “etica hacker” è il loro dono per noi: qualcosa che ha valore anche per chi non ha alcun interesse per i calcolatori. È un’etica non scritta o, meglio, non codificata, ma è incarnata nel comportamento degli stessi hacker. Vorrei presentarvi queste persone che non solo videro, ma vissero la magia nel computer e operarono per liberarla, perché tutti potessero beneficiarne. Vi parlerò dei veri hacker del laboratorio per l’intelligenza artificiale del Mit negli anni Cinquanta e Sessanta, degli hacker hippy della California anni Settanta, dei giovani hacker dei giochi che hanno lasciato il segno negli anni Ottanta e arriverò fino a Stallman, al suo Gnu e agli hacker degli anni Novanta. Questa non è, assolutamente, una storia “ufficiale” dell’informatica, anzi, molte delle persone che incontrerete qui non fanno parte dei nomi più famosi (senz’altro non dei più ricchi) negli annali di questa scienza. Sono invece quei geni da laboratorio nel garage che hanno capito la macchina fin nei suoi livelli più profondi e ci hanno regalato un nuovo stile di vita e una nuova specie d’eroe umano. Hacker come Richard Greenblatt, Bill Gosper, Lee Felsenstein e John Harris, sono lo spirito e l’anima dell’informatica stessa. Credo che la loro storia, le loro visioni, la loro intima confidenza con la macchina le esperienze nel loro mondo particolare e i loro “interfacciamenti” col mondo esterno, a volte drammatici, a volte comici, costituiscano la vera storia della rivoluzione informatica.
L’etica hacker, tratta dal capitolo 2:
- L’accesso ai computer – e a tutto ciò che potrebbe insegnare qualcosa su come funziona il mondo – dev’essere assolutamente illimitato e completo. Dare sempre precedenza all’imperativo di metterci su le mani!
- Tutta l’informazione dev’essere libera.
- Dubitare dell’autorità. Promuovere il decentramento.
- Gli hacker dovranno essere giudicati per il loro operato, e non sulla base di falsi criteri quali ceto, età, razza o posizione sociale.
- Con un computer puoi creare arte.
- I computer possono cambiare la vita in meglio.
Steven Levy vive a New York ed è il responsabile della sezione Tecnolgie per il “Newsweek”. È autore di Artificial Life, Insanely Grat: the Life and Times of Macintosh, Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica (ShaKe, 1999), Crypto (ShaKe edizioni 2002) sulla crittografia, una delle nuove frontiere dell’hacking.
Nei-Ching – Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo
(Huang Ti Nei Ching Su Wên)
Autore/i: Anonimo
Editore: Edizioni Mediterranee
saggio introduttivo, premessa, prefazione e traduzione dall’originale cinese di Ilza Veith, presentazione di Henry E. Sigerist, traduzione italiana di Ferro Ledvinka.
pp. 288, ill. b/n, Roma
Questo libro, divenuto ormai da tempo un classico, costituisce un punto di riferimento nella storia della civiltà cinese. La sua influenza, peraltro, ha raggiunto anche le culture vicine. Fin dal 1949, allorché appare la prima pubblicazione di questo che può essere considerato il più antico documento della medicina cinese, vi è stato un grande risveglio della medicina tradizionale, non solo nella stessa Cina, ma, in maniera sorprendente, anche in molti paesi del mondo occidentale. Opportune ricerche moderne, in senso scientifico e razionale, su queste terapie tradizionali (ivi compresa l’Agopuntura) hanno reso ancora più vivo l’interesse per i loro fondamenti storici e filosofici.
Con l’approfondimento del pensiero dell’Estremo Oriente e le maggiori cognizioni che ne abbiamo oggi, il Nei Ching ha trasceso i confini della storia della medicina, per entrare in quelli della storia dell’uomo.
Presentazione
Premessa alla seconda edizione
Prefazione
Ringraziamento
Introduzione: Analisi del Huang Ti Nei Ching Su Wen
– Esame dell’epoca storica e dell’attribuzione del Nei Ching
– I Fondamenti Filosofici
(Tao, 31 – La Teoria del Tao applicata al Nei Ching,
33 – Yin e Yang, 34 – Yin e Yang nel Huang Ti Nei
Ching Su Wen, 36 – I Cinque Elementi ed il Sistema del
Numero, 39 – I Rami Celesti, 45)
– Concetti Anatomici e Fisiologici del Nei Ching
– La Diagnosi
– Le Malattie esaminate nel Nei Ching
– Concetti Terapeutici del Nei Ching
– Agopuntura e Moxa
Appendice I: Commento di Wang Ping della Dinastia T’ang
Appendice II: Introduzione al Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo
Appendice III: Introduzione all’edizione ampliata e com-mentata del Huang Ti Nei Ching Su Wen
Bibliografia
Huang Ti Nei Ching Su Wen
(Il Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo)
– Libro primo (Capitoli 1-4)
– Libro secondo (Capitoli 5-7)
– Libro terzo (Capitoli 8-11)
– Libro quarto (Capitoli 12-16)
– Libro quinto (Capitoli 17-18)
– Libro sesto (Capitoli 19-20)
– Libro settimo (Capitoli 21-24)
– Libro ottavo (Capitoli 25-30)
– Libro nono (Capitoli 31-34)
Vita di Gesù Cristo
2 Volumi
Autore/i: Ricciotti Giuseppe
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
premessa di Luigi Santucci, introduzione critica dell’autore.
vol. 1 pp. 412, vol. 2 pp. 413-758, Milano
Giuseppe Ricciotti, storico del cristianesimo e orientalista, scrisse questa fortunata Vita di Gesù Cristo agli inizi della seconda guerra mondiale, in un momento in cui, come egli stesso si espresse, «essendo tornato il sangue sul mondo bisognava pure che tornasse il Vangelo». Attraverso una rigorosa interpretazione delle fonti e dei testi, Ricciotti ha seguito passo per passo, episodio per episodio la vita privata e pubblica del Cristo, nei luoghi, negli ambienti, nel clima storico-politico in cui la sua esistenza e la sua azione si svolsero, riuscendo a dare un quadro di drammatica evidenza del primo sorgere e affermarsi del cristianesimo. A più di trent’anni dalla sua prima apparizione, questa “vita”, sopravvissuta agli uragani della “morte di Dio”, mantiene intatta la suggestiva freschezza del suo messaggio. Essa – scrive Santucci – «si consegna al tempo come un’opera canonica, rigorosa e preziosa… punto dinamico di sutura fra uno storicismo sterile e appassito e l’avvenire tumultuoso, davvero imprevedibilmente rivoluzionario, di Cristo e della sua perenne presenza».