Libri dalla categoria Dottrina
Roma Ebraica – Jewish Rome
Duemila anni di immagini – A pictorial history of 2000 years
Autore/i: Geller Ruth Liliana; Geller Henryk; Geller Ard
Editore: Viella Libreria Editrice
edizione bilingue Italiano e Inglese, prefazione e testo di Ruth Liliana Geller, foto di Henryk e Ard Geller, traduzione inglese di Desmond O’ Grady.
pp. 168, 72 tavv. b/n, ill. b/n, Roma
Ottanta generazioni di ebrei hanno intessuto a Roma, senza soluzione di continuità, la storia bimillenaria di questa comunità, che oggi può vantare di essere la più antica del mondo Occidentale.
Nella mutevolezza dell’ambiente circostante – repubblica, impero d’Occidente e d’Oriente, regno dei barbari, vicende medioevali, predominio papale ed infine regno e Repubblica Italiana – gli ebrei di Roma sono vissuti, sapendo difendere da ogni avversità umana e da ogni tempesta politica il loro patrimonio religioso e culturale, che è sempre stato Un inconfondibile e profondo legame con la loro terra d’origine. In ventun secoli di storia essi hanno saputo quindi conservare intatta, con forza e con fede, la loro entità ebraica.
Le vedute di «Roma Ebraica», precedute. da introduzione, ci presentano la storia bimillenaria degli ebrei di Roma. Queste immagini di luoghi – monumenti, strade e piazze -, di reperti archeologici – sarcofaghi, lucerne ed epigrafi – e di oggetti rituali di varie epoche, sottolineano quindi la continuità storica della comunità ebraica romana dal lontano 161 prima dell’E.V. fino ai nostri giorni. Esse altresì illustrano le varie manifestazioni della vita ebraica e seguono il filo conduttore delle vicende di questo piccolo gruppo di ebrei, robusta radice di quello che, nello scorrere dei secoli, sarebbe stato l’ebraismo italiano.
Prefazione
Roma ebraica
Tavole
Note alle tavole
bibliografia
Preface
Jewish Rome
Plates
Notes on the plates
Bibliography
Antichi Tarocchi Italiani
1880
Autore/i: Anonimo
Editore: Lo Scarabeo – RBA – Fabbri
78 carte, Milano
Questo bellissimo mazzo venne stampato nel 1880 dall’azienda Cartiera Italiana di Serravalle Sesia, un piccolo paese della provincia di Vercelli, in Piemonte.
Fin dal Cinquecento, a Serravalle Sesia, esistevano alcune fabbriche di carta che rifornivano le tipografie della regione, ma la prima notizia di carte da gioco prodotte in quella località risale al 1736. Se ne conosce un solo esemplare, oggi conservato al Museo Fournier de Naipes di Vitoria (Spagna), che sul due di Denari porta la scritta “TAROCHI FINI FATTI DA GIVS. OTTONE AN SERRAVALE 1736”.
Nel Settecento, sempre a Serravalle Sesia, si installarono altri produttori di carte da gioco, la cui attività era agevolata dal basso costo della materia prima: la carta. Tra i vari mazzi di carte da gioco non poteva di certo mancare la produzione di Tarocchi, che a quell’epoca era uno dei giochi più in voga sia in Piemonte, sia nella vicina Lombardia.
I Tarocchi di Serravalle Sesia, e del Piemonte in generale, erano identici ai Tarocchi di tipo “marsigliese” in uso al di là delle Alpi, in Savoia e in Provenza. Bisognerà attendere più di un secolo per vedere la nascita di un nuovo modello.
In effetti, gli Antichi Tarocchi Italiani, molto diversi dai Tarocchi Marsigliesi, risalgono alla metà dell’Ottocento e derivano da un mazzo di Ferdinando Gumppenberg, un fabbricante di origine tedesca che dal 1810 aveva avviato a Milano un’intensa attività produttiva basata sull’invenzione di nuove carte da gioco.
L’esecuzione di questi Tarocchi venne affidata da Gumppenberg all’incisore Carlo Della Rocca. Il primo mazzo fu stampato intorno al 1830 ed ebbe un successo immediato, come prova il fatto che fu presto copiato da altri fabbricanti: i milanesi Bordoni e Dotti, il bergamasco Masenghini e il genovese Armanino.
I Tarocchi ”Gumppenberg-Della Rocca” furono accolti con favore anche nel vicino Piemonte, cosicché i fratelli Avondo di Serravalle Sesia decisero di copiarne le figure per avviare, intorno al 1860, una loro produzione. Dopo la chiusura della fabbrica Avondo, nel 1880, gli impianti della stampa vennero rilevati dalla Cartiera Italiana, che continuò a produrre questo mazzo solo per un decennio. Da qui deriva la rarità degli Antichi Tarocchi Italiani, presenti solo in poche collezioni private. (Giordano Berti)
Minchiate Fiorentine – Tarocchi
1806
Autore/i: Anonimo
Editore: Lo Scarabeo – RBA – Fabbri
78 carte, Milano
Le Minchiate nacquero a Firenze in seguito all’ampliamento dei Tarocchi da 78 a 96 carte. I due mazzi, in effetti, sono quasi identici, senonchè le Minchiate hanno 42 Trionfi anziché 22. L’anonimo inventore, infatti, aggiunse al mazzo tradizionale i dodici segni zodiacali, i quattro Elementi, le tre Virtù Teologali e la figura della Prudenza. Le carte numerali sono le stesse, con semi italiani, ma le figure di corte si differenziano per il fatto che al posto dei Cavalieri vi sono esseri fantastici con il corpo animale e il busto umano.
Ma quando nacquero esattamente le Minchiate?
Non si sa di preciso. Qualcuno sostiene che siano comparse verso il 1460, ma testi inequivocabili risalgono agli inizi del Cinquecento. In realtà, gli esemplari più antichi sono alcuni fogli intonsi denominati “Fogli Rosenwald”, della fine del XV secolo o inizi XVI, conservati alla National Gallery of Art di Washington D.C., negli USA, e allo Spielkarten Museum di Leinfelden, in Germania. Però, nonostante le somiglianze con le Minchiate, c’è chi sostiene che si tratti di un altro tipo di carte.
Sono sicuramente Minchiate, invece, i cosiddetti “Germini di Ronciglione”, della fine del Cinquecento, e i “Germini di Leinfelden”, della metà del Seicento, conservati allo Spielkarten Museum. Sono fogli intensi che non contengono tutte le figure, ma è evidente che si tratta di Minchiate.
I più antichi mazzi oggi conosciuti risalgono agl’inizi del Settecento. In quel secolo, le Minchiate si diffusero anche fuori della Toscana, arrivando fino in Francia, dove l’incisore Francois de Poilly realizzò a Parigi, verso il 1730, una bellissima variante con figure mitologiche.
Altre varianti interessanti sono le “Minchiate storiche” (Firenze, 1725) e le “Minchiate geografiche” (Firenze, 1779).
Il mazzo qui presentato, del quale si conoscono anche meravigliosi esemplari stampati su seta, è forse il più bello che sia mai stato realizzato. Fu inciso verso il 1720 da un anonimo maestro fiorentino, e per la raffinatezza delle sue immagini ebbe notevole fortuna per tutto un secolo. Infatti, il retro con la legenda “Etruria” prova che venne stampato fra il 1806 e il 1814. Nel corso dell’Ottocento, le Minchiate si avviarono a un declino inesorabile e solo in tempi recenti si e risvegliato l’interesse per questo gioco di abilità e di intelligenza. (Giordano Berti)
Miti e Leggende del Medioevo
Miti e Leggende del Mondo
Autore/i: Autori vari
Editore: Club degli Editori
introduzione e cura di Domenico Novacco.
pp. VII-260, nn. tavv. a colori e b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano
Il Medio Evo è il momento della storia umana in cui il mito si sposa alla leggenda, e questa trae origine da avvenimenti storici, per lo più trasfigurati in una immaginazione poetica.
Più lontana nello spazio e nel tempo è la mitologia nordica che sorge da quella scandinava, ricca e misteriosa, allusiva e magica, da cui nascerà quella germanica e quella finnica con i due monumenti letterari che sono I canti dell’Edda e il Kalewala.
Con la Canzone dei Nibelunghi. la Germania trova la sua più connaturale espressione, che ispirerà Wagnen Anche Carlo Magno è all’origine della leggenda, ed il ciclo carolingio avrà radici storiche e poetiche”insieme mitizzando la figura di Orlando, il cavaliere senza macchia, l’eroe tradito, il combattente oltre ogni limite.
La Spagna medievale identifica il proprio ideale nel Cid, che simboleggia la resistenza e la vittoria contro gli invasori mori, il trionfo della lealtà e della giustizia. Altrettanto grande esempio è nel mito del cavaliere errante del ciclo di re Artù e della Tavola rotonda.
cosi come nei miti inglesi dal Beowulf a Robin Hood.
Si può negare che nella più profonda coscienza dei popoli esista ancora il seme di questi sentimenti, fondamento di una civiltà morale e spirituale?
Il meraviglioso, il soprannaturale, il divino si mescolano nel mito ai sentimenti e ai comportamenti umani come la gelosia, la vendetta, l’amore; ed un tale misto di favola e di realtà aveva, fino a pochi anni fà, indotto a vedere nella Mitologia soltanto la matrice antichissima di fantasie che la poesia aveva trasformato in avventurosi racconti.
Ma neppure i miti sono sfuggiti al progresso delle scienze umane, dall’etnologia all’antropologia culturale, e attraverso una più profonda conoscenza delle remote civiltà, si è giunti a sollevare i veli che rendevano segreti ed oscuri i loro significati originari. Non solo il nascere delle religioni, come già si era intravisto, ma le origini della storia stessa, le ascendenze, le discendenze, le migrazioni che portavano con sé narrazioni e credenze, il loro trasformarsi e arricchirsi da un popolo all’altro, da una terra all’altra, tutto questo ci sta svelando lo studio dei miti.
Ma se la scienza ed una più approfondita serie di operazioni culturali sono entrate nel tessuto della Mitologia, questo non ha appannato i lucidi smalti delle narrazioni poetiche che ancor oggi parlano alla nostra immaginazione con la freschezza che in ogni secolo ha ispirato ad essi tutte le arti.
La Poetica dello Spazio
Autore/i: Bachelard Gaston
Editore: Edizioni Dedalo
introduzione dell’autore, traduzione di Ettore Catalano.
pp. 288, Bari
Qual è il luogo in cui nasce la poesia? Tale domanda percorre tutta l’opera che Bachelard ha dedicato all’individuazione dell’origine specifica e particolare dell’immaginazione che si fa parola, verso. Protagonisti di questa ricerca sono alcuni temi fondamentali: la vita, la morte, l’amore, la natura. Tra questi Bachelard individua anche «lo spazio», sia quello aperto dei grandi orizzonti, del cielo, del mare, sia quello chiuso, delimitato dalla casa; uno spazio della «immensità intima», dove la nostra esperienza trova la sua dimora, il suo stare con se stessi, il «guscio» entro cui riparare e ritrovarsi.
Gaston Bachelard (1884-1962) è uno dei filosofi che più profondamente hanno segnato la cultura del nostro tempo. La sua formazione fu prevalentemente scientifica (laurea in Scienze matematiche), ma il suo insegnamento alla Sorbona (1940-1954) ebbe carattere filosofico ed epistemologico, spaziando dalla logica alla psicoanalisi, dalla storia della scienza alla letteratura. Il suo pensiero ha direttamente influenzato alcune delle posizioni teoriche di questi ultimi anni: da Foucault a Derrida, da Althusser a Canguilhem, da Deleuze a Lyotard e Lacan.
La Via degli Angeli
Il restauro della decorazione scultorea di Ponte Sant’Angelo
Autore/i: Autori vari
Editore: De Luca Editore
a cura di Luisa Cardilli Alloisi e Maria Grazia Tolomeo Speranza.
pp. 272, interamente illustrato con un ricco apparato di tavole e illustrazioni a colori e b/n, Roma
Sommario:
GIANFRANCO REDAVID
Presentazione
ALITALIA
Presentazione
LUISA CARDILLI ALLOISI
Introduzione a Ponte Sant’Angelo
MARIA GRAZIA TOLOMEO SPERANZA
Cenni storici
MARIA GRAZIA TOLOMEO SPERANZA
La decorazione del ponte
ALESSANDRA UGUCCIONI
Il ponte attraverso le immagini
PETER ROCKWELL
Gli angeli di Ponte Sant’Angelo. Le tecniche dello scultore
IL RESTAURO
MARIA GRAZIA TOLOMEO SPERANZA
Considerazioni sul restauro
CECILIA BERNARDINI
Il restauro delle dodici sculture in marmo che ornano il Ponte Sant’Angelo in Roma
Schede di restauro
Appendice
CLELIA GIACOBINI MAURIZIO PEDICA
Ricerche microbiologiche sulle statue del Ponte Sant’Angelo
GUIDO CHIESURA
Auscultazione microsismica con ultrasuoni
STEFANO FUNARI GIUSEPPE BIUNNO
Ponte Elio: le trasformazioni ottocentesche
APPENDICE
Documenti
Bibliografia essenziale
Il Libro Tibetano dei Morti
Una gemma del Buddhismo tibetano
Autore/i: Padmasambhava
Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati
a cura di Giuseppe Tucci.
pp. 220, Milano
Il libro tibetano dei morti è forse il testo buddhista che più ha colpito l’interesse dei lettori occidentali, sin dal 1927, quando apparve la prima versione inglese derivata da una traduzione del lama Kazi Dawa Samdup. Redatto nella forma di breve trattato iniziatico, Il libro tibetano dei morti e, nel significato espresso dal suo titolo originale (Bardo tödöl), «il libro che conduce a salvazione dall’esistenza intermedia con il solo sentirlo recitare».
«Per i Tibetani la morte è o il cominciamento di una nuova vita, come accade per le creature che la luce della verità non rigenerò e trasse a salvazione, o il definitivo disparire di questa tatua personalità – effimera e vana come il riflesso della luna sull’acqua – nella luce indiscriminata della coscienza cosmica, infinita potenzialità spirituale. La pace è nel dissolversi inconsapevole in quella luce incolore da cui tutte le cose traggono nascimento e che, senza che ne siamo consapevoli, brilla in noi stessi.»
Sole Nero
Depressione e melanconia
Autore/i: Kristeva Julia
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
traduzione dal francese di Alessandro Serra.
pp. 216, tavv. b/n f.t., Milano
Due tesi ardite sostengono questo libro. La prima è che la “melanconia” degli antichi, la atra bilis studiata da Aristotele, da Ippocrate e da Galeno, indagata nel Rinascimento da Marsilio Ficino e immortalata da Dürer, abbia assunto il volto di una malattia riconoscibile: la depressione. La seconda è che quest’ultima, proprio perché sperimenta l’inconsistenza del senso delle cose, sia capace di una trasformazione rivoluzionaria: di cambiare il pensiero e le forme artistiche. Un viaggio affascinante attraverso la psicoanalisi, la filosofia, l’estetica letteraria, la storia, l’arte. Dopo avere affrontato tre figure della depressione femminile Kristeva si confronta con le storie di quattro grandi artisti, nei quali la malinconia ha prodotto opere di alto valore simbolico, in epoche e contesti differenti: Hans Holbein, Gérard de Nerval, Fëdor Dostoevskij e Marguerite Duras. Spaziando dall’idea del sublime a quella di morte, dalla nostalgia al dolore della mente, “Sole nero” costituisce un’indagine sulla sofferenza contemporanea e sui suoi effetti sulla società. Una riflessione sul dolore, certo, ma anche sul senso di una nuova forma del sacro, perché “oggi non è tanto il sesso che incomoda o che fa paura, quanto il dolore permanente, il cadavere potenziale che noi siamo. Chi osa guardarli negli occhi? La depressione è il segreto, forse il sacro della nostra epoca”.
Julia Kristeva, Sofia 1941, saggista francese di origine bulgara. Trasferitasi in Francia nel 1966, ha aderito al gruppo di «Tel Quel», aprendo il proprio lavoro di analisi delle opere letterarie alle sollecitazioni della semiotica, della psicoanalisi, del marxismo e della filosofia derridiana (? Derrida): Semeiotik. Ricerche per una semanalisi (Semeiotiké, recherches pour une sémanalyse, 1969), La rivoluzione del linguaggio poetico (La révolution du langage poétique, 1974), La traversata dei segni (La traversée des signes, 1975). Negli anni successivi i suoi interessi si sono rivolti prevalentemente alla psicoanalisi: Storie d’amore (Histoires d’amour, 1983), In principio era l’amore: psicanalisi e fede (Au commencement était l’amour: psychanalyse et foi, 1985), Sole nero. Depressione e melanconia (Soleil noir. Dépression et mélancolie, 1987). Una importante trilogia è dedicata al genio femminile: Hanna Arendt. La vita, le parole (Le génie féminin. Hannah Arendt, 1999), Melanie Klein: la madre, la follia (Le génie féminin. Melanie Klein, 2000), Colette. Vita di una donna (Le génie féminin. Colette, 2002). Tra le altre opere recenti si segnalano Il rischio del pensare (Au risque de la pensée, 2001), Il bisogno di credere (Cet incroyable besoin de croire, 2007), Il loro sguardo buca le nostre ombre (Leur regarde perce nos ombres, 2011). La K. è autrice anche di romanzi: I Samurai (Les Samouraïs, 1990), La donna decapitata (Possessions, 1996).
I Salmi
Autore/i: Ravasi Gianfranco
Editore: Editrice Àncora
prefazione e introduzione dell’autore.
pp. 280, nn. ill. b/n, Milano
“Psalterium meum, gaudium meum!” Questa esclamazione di sant’Agostino esprime tutto l’amore con cui la tradizione cristiana ha accolto la collezione dei 150 Salmi biblici. Il Salterio è, però, simile a una cittadella con molte strade, con palazzi monumentali e case modeste, con templi solenni e piazze rumorose: nei Salmi, infatti, si concentra tutta la vita dell’uomo credente, il suo riso e le sue lacrime, le sue speranze e le sue paure, la lode e la supplica. Questo volume vuole essere come una mappa di quella cittadella. Attraverso sette itinerari diversi, corrispondenti ai «generi letterari» salmici, si indica la planimetria poetica e spirituale del Salterio. Ma non si tratta di una guida generica: infatti le sette traiettorie sono illustrate attraverso trentadue Salmi emblematici, attentamente studiati e resi preghiera del nostro oggi.
Tarocchi di Bosch
1999
Autore/i: Atanassov A. Alexandrov
Editore: Lo Scarabeo – RBA – Fabbri
78 carte, Milano
Il maestro fiammingo Jeroen Anthoniyszoon van Aken, meglio noto come Hieronymus Bosch, è uno dei più grandi pittori di, ogni tempo. Le sue opere evidenziano una rara capacità costruttiva ma anche una potenza visionaria ancor oggi ineguagliata. il genio di Bosch è strettamente legato alla cultura tardomedievale, eppure stupisce ancor oggi la sua capacità di affascinare critici e spettatori appartenenti a epoche e culture diverse; tale fascino deriva anche dagli enigmi e dal mistero che circondano la sua opera. Le poche notizie su Bosch sono offerte perla maggior parte dai documenti della Confraternita di Nostra Diletta Signora, importante sodalizio cattolico di ’s-Hertogenbosch, o Bosco Ducale, la cittadina dove il pittore nacque intorno al 1453 e dove morì nel 1516. Si può affermare che egli fu “figlio d’arte”, perché il nonno, il padre e due zii furono anch’essi pittori, ma la sua straordinaria genialità lo fece immediatamente distinguere e accogliere favorevolmente già dai suoi contemporanei. inoltre, l’appartenenza alla rispettata Confraternita gli procurò importanti commesse da parte di ecclesiastici, ricchi commercianti e aristocratici i quali, in quell’epoca di forti conflitti sociali e religiosi, apprezzavano molto le immagini moralistiche e i “sermoni dipinti”. Sono state dette molte assurdità rispetto all’esoterismo presente nei dipinti di Bosch; per esempio, la presunta ispirazione ai Tarocchi Visconti—Sforza che sarebbe evidente nel Figliol prodigo (1510) analogo al Matto, nel Prestidigitatore (1475-80) analogo al Bagatto, nel Carro del fieno (1502 circa), analogo al Carro, nelle Tentazioni di sant’Antonio (1510), analogo all’Eremita; in realtà si tratta di suggestioni derivate dall’uso di allegorie molto diffuse a quell’epoca in tutta Europa. Questo mazzo di Tarocchi, realizzato dal pittore bulgaro Atanas Alexandrov Atanassov, nasce dalla forza suggestiva delle opere di Bosch: stupefacenti visioni demoniache e paradisiache che dai mondi ultraterreni si estendono sino alla realtà terrestre. In sostanza, i Tarocchi di Bosch non riproducono i particolari di questo o quel dipinto ma creano nuove figure, nuovi scenari, nuove entità soprannaturali capaci di trasportare l’osservatore moderno in un mondo fantastico più vicino a noi di quanto non si pensi. (Giordano Berti)
Tarocchi di Dalí
1971
Autore/i: Dalí Salvador
Editore: Lo Scarabeo – RBA – Fabbri
78 carte, Milano
Dagli inizi del Novecento a oggi, numerosi artisti si sono lasciati affascinare dalle arcane figure dei Tarocchi e le hanno reinterpretate, secondo il gusto personale: Tra questi, il più famoso e certamente Salvador Dalí (1904-1989). Nativo di Figueras, un paesino a nord di Barcellona, Dalí dimostra sin da giovanissimo il suo grande talento pittorico. Nel 1921, entra alla Scuola di belle arti di San Fernando, a Madrid, dove stringe amicizia con Federico Garcia Lorca e con Luis Buñuel. Tuttavia, due anni dopo, viene espulso dalla scuola per aver provocato una rivolta studentesca.
Nel 1928, Dalí si reca per la prima volta 3 Parigi, dove conosce Pablo Picasso. Tornato in Spagna, svolge il servizio militare e, nel 1929, insieme con Buñuel, realizza Un chien andalou, cortometraggio che segna l’ingresso ufficiale dei due artisti nel movimento surrealista. Quello stesso anno, conosce Gala, cioè Helena Devulina Diakanoff, moglie di Paul Éluard, punto di riferimento intellettuale dei surrealisti, e se neinnamora. Sarà proprio Gala la musa ispiratrice del pittore, sarà lei a “guarire”, con il proprio amore, la follia giovanile di Dalí, a guidare per i successivi cinquant’anni le sue visioni oniriche, a “orientare” le scelte espressive (e commerciali) che condurranno il pittore catalano nell’Olimpo dell’arte di ogni tempo.
I “Tarocchi Universali”, realizzati negli ultimi anni di vita del grande artista, nascono dalla collaborazione con Rachel Pollack, studiosa di esoterismo e appassionata di Tarocchi, che, nell’immensa marea dell’arte mondiale, ha individuato una serie di immagini coerenti con la simbologia tradizionale degli Arcani Maggiori e Minori e le ha sottoposte al maestro di Figueras per creare un’opera nuova, originale e omogenea.
Il termine “universale” si riferisce non solo all’uso di fondamentali simbologie esoteriche, ma anche, e soprattutto, al fatto di restituire alle opere d’arte un senso nuovo, che va oltre il momento contingente chele ha viste nascere, per proiettarle in una dimensione che supera le barriere dei continenti, attraversa le epoche storiche e trascende le divisioni culturali imposte da una visione ristretta del vivere e del pensare. (Giordano Berti)
Metodo Pratico di Autoelevazione col Qi Gong Tradizionale Cinese
Autore/i: Li Xiao Ming
Editore: Erga Edizioni
a cura di Vincenco La Bella, traduzione e note di Giulia Boschi.
pp. 234, nn. ill. b/n, Genova
Il Qi Gong è un insieme di tecniche antichissime, sviluppatesi in Cina, nell’ambito della medicina tradizionale, durante i millenni, con un duplice scopo: terapeutico da un lato e, dall’altro lato, di rafforzamento e sviluppo delle capacità energetiche di ogni individuo sano.
Questo volume raccoglie e organizza, con la diretta supervisione e approvazione del Prof. Li Xiao Ming, il materiale concernente i seminari di Qi Gong da lui tenuti annualmente in Italia, nel corso di diversi anni di attività didattica.
Viene affrontato in maniera completa e sistematica il percorso che caratterizza la pratica del Qi Gong, dalle posizioni ed esercizi più semplici e basilari ai gradi più evoluti, attraverso i suoi nove livelli di elevazione.
Li Xiao Ming, professore e medico primario, è nato nel 1952 a Lanzhou, Gansu, Cina. In gioventù impara da eminenti maestri le pratiche di Qi Gong tradizionale cinese, Shaolin, arti marziali di Wudang e il massaggio terapeutico cinese. Nel 1976 si laurea all’Istituto Superiore di MTC di Pechino, ove rimane a insegnare.
Dedica molti anni all’applicazione clinica della fitoterapia medica cinese e all’attività didattica e di ricerca nelle terapie tradizionali. Ha il privilegio di conoscere il Maestro Wu Tao-Ling che gli ha insegnato pratiche di gong taoista cinese, che sviluppa in una ricerca ininterrotta per applicarne i meccanismi all’agopuntura e al massaggio terapeutico cinese, raggiungendo tale competenza da permettergli di ottenere straordinaria e costante efficacia nel trattamento clinico. Esperto di medicina interna, pediatria, ginecologia, traumatologia, patologie rare e complesse, accumula una ricca esperienza di pratica clinica. Ha pubblicato una decina di articoli specialistici e tre trattati. Ha partecipato a numerosi convegni, tenendo decine di lezioni magistrali ed interviene frequentemente in attività clinica e di scambio accademico in molti paesi europei e americani, dove trova accoglienza favorevole di colleghi e pazienti.
Dal 1955 è Direttore dell’Istituto Superiore di Ricerca di Qi Gong Medico presso l’Università di Medicina e Farmacopea Cinese di Pechino (BUCMP). Nel 1998 viene insignito dell’onorificenza di “Commendatore della Repubblica Italiana”. Nel 1999 il Ministero del Lavoro Cinese gli conferisce l’onorificenza di “Esperto per meriti straordinari”. Attualmente ricopre inoltre le cariche di Responsabile del “Centro per la ricerca e lo scambio delle terapie tradizionali” della BUCMP, Vicepresidente dell’“Associazione Cinese di Qi Gong Medico” ed è Membro permanente del Consiglio dell’“Associazione Mondiale di Qi Gong”.
I Miti dell’Oriente
Miti e Leggende del Mondo
Autore/i: Autori vari
Editore: Club degli Editori
a cura di Mario Bussagli, con la collaborazione di Stefano Andreani, Angelo Cerino, Bruno Traversetti.
pp. IV-312, nn. tavv. a colori e b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano
I miti dell’Estremo Oriente sono soprattutto cosmogonici perché narrano la nascita e l’ordine stabilito dell’Universo, l’apparizione dell’uomo sulla Terra, la partecipazione divina alle più notevoli vicende dei fenomeni naturali, come i venti, i terremoti, le tempeste.
Ma se dall’India in cui sono nati i miti più antichi e che probabilmente da li si sono diffusi sia nel mondo europeo che in quello del continente americano se dal subcontinente indiano si passa alla Cina e al Giappone, si trova che i miti sono sempre più saturi di contenuto umano, e c’è un dio della felicità e un divino custode della guerra, un capostipite del potere imperiale e un dèmone dei fiumi.
Misteriosi ma non dissimili ci appaiono i miti dell’Africa che sono condizionati dalle credenze religiose con le quali confluiscono.
Le credenze religiose totemiche che si trovano fra gli antichi abitatori del continente americano, dagli Incas ai Pellerossa, appaiono più ingenue ed elementari, ma sono anch’esse testimonianze probatorie di provenienze antichissime – forse una comune origine asiatica – che celano misteri non ancora svelati.
Il meraviglioso, il soprannaturale, il divino si mescolano nel mito ai sentimenti e ai comportamenti umani come la gelosia, la vendetta, l’amore; ed un tale misto di favola e di realtà aveva, fino a pochi anni fà, indotto a vedere nella Mitologia soltanto la matrice antichissima di fantasie che la poesia aveva trasformato in avventurosi racconti.
Ma neppure i miti sono sfuggiti al progresso delle scienze umane, dall’etnologia all’antropologia culturale, e attraverso una più profonda conoscenza delle remote civiltà, si è giunti a sollevare i veli che rendevano segreti ed oscuri i loro significati originari. Non solo il nascere delle religioni, come già si era intravisto, ma le origini della storia stessa, le ascendenze, le discendenze, le migrazioni che portavano con sé narrazioni e credenze, il loro trasformarsi e arricchirsi da un popolo all’altro, da una terra all’altra, tutto questo ci sta svelando lo studio dei miti.
Ma se la scienza ed una più approfondita serie di operazioni culturali sono entrate nel tessuto della Mitologia, questo non ha appannato i lucidi smalti delle narrazioni poetiche che ancor oggi parlano alla nostra immaginazione con la freschezza che in ogni secolo ha ispirato ad essi tutte le arti.
Fiabe dell’Himalaya e della Mongolia
2 Volumi
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
fiabe dell’Himalaya introduzione e cura di Edi Bozza, fiabe della Mongolia introduzione e cura di Michela Taddei-Saltini.
vol. 1 pp. 272, vol. 2 pp. 304, Milano
Fiabe dell’Himalaya: La ricerca di terre migliori e di condizioni di vita meno dure ha spinto nei secoli i tibetani a emigrare nelle quattro direzioni intorno alle loro montagne, verso l’India, il Sudest asiatico, le province cinesi confinanti, le steppe dell’Asia centrale. Nelle fiabe, nei racconti popolari, nelle filastrocche e nelle canzoni dei montanari dell’Himalaya compaiono cosi motivi, personaggi e vicende di culture diverse, entrate in contatto con insediamenti tibetani di antica o recente emigrazione.
Alcune fiabe di questa raccolta hanno una redazione scritta che risale al XII e XIII secolo, ma la tradizione orale ricorda appenai testi originali, poiché Vi aggiunge continuamente elementi più freschi, di diversa provenienza, compatibili con i pensieri e con i sogni di narratori e ascoltatori.
Fiabe della Mongolia: Delle fiabe mongole non era apparsa finora alcuna versione italiana. Con questo libro, per la prima volta, abbiamo la possibilità di addentrarci nel magico mondo di una tradizione orale di grande fascino.
Tre sono i filoni principali in cui le fiabe e le leggende mongole possono essere suddivise: quello relativo all’origine dell’uomo e degli animali, quello in cui si narra delle lotte per il trionfo del bene sul male, e infine quello di carattere pedagogico. dove, pur parlando di spiriti e demoni, si vuole in effetti spiegare all’ascoltatore quali sono le qualità più preziose per l’uomo.
La loro intensità e profondità è simile a quella di una grande enciclopedia aperta sulla vita quotidiana del popolo che queste storie ha creato e trasmesso da una generazione all’altra.
La Morte di Satana
Sviluppo e declino della demonologia cristiana
Autore/i: Ansgar Kelly Henry
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
introduzione dell’autore, traduzione di Lucia Pigni Maccia.
pp. 168, Milano
La credenza nel diavolo e negli spiriti infernali è, nel ripensamento teologico di questi anni, una delle posizioni più indebolite e discusse. Se da un lato, al di fuori del cristianesimo come fede, si parla di un cristianesimo senza Dio, dall’altro, all’interno della fede, è ormai matura l’ipotesi di un cristianesimo senza Satana. La “morte di Satana”, e la eliminazione della demonologia dall’insegnamento cristiano, emergono da un riesame attento delle fonti bibliche nell’Antico e nel Nuovo Testamento, del pensiero patristico e scolastico, della prassi liturgica, delle opinioni teologiche moderne. Questo esame – che l’autore, un teologo laico cattolico, conduce con rigore di metodo e abbondanza di testimonianze – rivela come la demonologia tradizionale nasca in realtà da un tardo fraintendimento di dati biblici che riflettono modi di pensare propri di determinate culture, assunti dalla Bibbia come convenzioni linguistiche e non come rivelazione. La consistenza dogmatica di tali credenze deve perciò essere ripensata e posta almeno in dubbio: la conclusione dell’autore è che, sebbene sia impossibile dimostrare l’inesistenza dei demoni, è molto più saggio – anche considerando i danni provocati da questa credenza – comportarsi come se non esistessero, ciò che è altamente probabile. Ne segue non solo uno stimolo a rivedere altri concetti teologici connessi con questo, come il problema degli angeli e la fenomenologia morale, ma una liberazione del cristianesimo da elementi sempre meno accettabili e assai spuri. Evidentemente, la fede cristiana non può stare o cadere insieme al diavolo, e questo libro lo dimostra (ciò che non esclude, evidentemente, la possibilità per l’uomo di essere il proprio diavolo e di perdere sé stesso).
La Bilocazione
Esperienze e testimonianze
Autore/i: Pilloni Valter
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione di Giorgio Di Simone, presentazione dell’autore.
pp. 160, Roma
La bilocazione e lo sdoppiamento sono tra i fenomeni più caratteristici e diffusi negli ambienti religiosi ed esoterici, dall’antichità fino ai nostri giorni. Nello studio scientifico di tali fenomeni, tuttavia, non essendovi possibilità di riscontro a causa della loro assoluta soggettività, non si è ancora potuti pervenire ad una loro completa dimostrazione.
Malgrado ciò, centinaia di casi di bilocazione, spontanei o provocati, emergono dalle cronache, dai testi letterari e dagli avvenimenti di ogni giorno.
È anche provato che mistici e santoni, praticanti di yoga e zen, medium e sensitivi, iniziati ed esoteristi, nonché i primitivi sciamani sono in grado, mediante particolari tecniche, di provocare il fenomeno a volontà, compiendo i cosiddetti «viaggi astrali», mentre amplissima è la casistica di manifestazioni spontanee di fenomeni di sdoppiamento e bilocazione.
Questo volume raccoglie numerosi casi di bilocazione, ne descrive le caratteristiche e lo svolgimento, tracciando un quadro completo dei risultati delle ricerche relative al fenomeno, nonché delle tecniche eventualmente usate per produrlo.
Il Pensiero Politico Medievale
Volume terzo
Autore/i: Carlyle Robert W.; Carlyle Alexander J.
Editore: Editori Laterza
a cura di Luigi Firpo, traduzione di Vittorio Radicati.
pp. XII-556, Bari
Questo terzo volume, corrispondente alla quinta sezione della monumentale Storia dei fratelli Carlyle, è dedicato all’analisi del pensiero politico del XIII secolo, che segna il momento di maggiore maturità della civiltà medievale.
È in questo secolo infatti che i principi più caratteristici del Medioevo, già esaminati dagli Autori nei volumi precedenti (supremazia della legge e subordinazione ad essa del governante; l’intera comunità come fonte dell’autorità) raggiungono il più alto sviluppo e si concretano in un sistema rappresentativo della comunità, grazie al quale quei princìpi possono essere imposti anche al principe.
Attraverso l’analisi e la discussione, come sempre minutissima, della letteratura politica (il pensiero di san Tommaso ha un rilievo di primo piano), dei giureconsulti, e più in generale di tutto quel complesso di atti che, in Inghilterra, in Francia, in Ispagna e nell’Impero, documentano la prassi ed i principi politici del Medioevo, gli Autori delineano quel sistema efficace e coerente di controllo dell’attività della Corona, e che ebbe nelle Cortes, nei Parlamenti e negli Stati generali la sua manifestazione più intellegibile.
Da questi principi fondamentali consegue il diritto alla disobbedienza, sostenuto anche da san Tommaso, nei confronti di un principe che abbia usurpato o abusato della sua autorità, e soprattutto la responsabilità del signore di fronte alla giurisdizione del tribunale feudale.
Anche questo volume, come già i precedenti, è completato da una nutrita bibliografia, dovuta alle cure di Luigi Firpo.
Il Buddhismo Tibetano
Autore/i: Meazza Luciana; Torricelli Fabrizio
Editore: Xenia Edizioni
premessa degli autori.
pp. 126, Milano
La storia, i principi religiosi e le diverse correnti del Veicolo del Diamante tibetano.
- I maestri spirituali e le sette religiose del Tibet, dal Medioevo a oggi
- La meditazione sui mandala e sui chakra secondo l’uso liturgico tibetano
- Gli insegnamenti segreti della scuola tantrica del Kalacakra
- I principi e i metodi della medicina tibetana
Gesù Messia o Mago?
Indagine sulla vera natura del nazareno
Autore/i: Smith Morton
Editore: Gremese Editore
prefazione dell’autore.
pp. 256, Roma
La ricostruzione della figura di Gesù per come fu considerata da coloro che non lo seguirono e non abbracciarono la fede cristiana, vedendolo piuttosto come un taumaturgo dotato di poteri magici, uno dei rabbi che popolavano allora le contrade della Palestina: un mago, appunto. Questa è la visuale da cui l’Autore guarda alla storia del Nazzareno, delineandone la dimensione storico-magica e tratteggiando anche l’ambiente storico in cui si svolse la sua vita. Un racconto sorprendente, che è anche un capitolo di storia della censura che, all’epoca in cui i cristiani presero il controllo dell’Impero romano, passò alla distruzione sistematica delle opere che avevano osato rappresentare il “Gesù mago”.
I Miti degli Dei
Miti e Leggende del Mondo
Autore/i: Autori vari
Editore: Club degli Editori
a cura di Stefano Andreani e Bruno Traversetti, introduzione di Francesco Gabrieli.
pp. XI-304, nn. tavv. a colori e b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano
I miti classici, quelli che la cultura umanistica, la poesia, la tragedia, le arti figurative hanno reso familiari al mondo occidentale, discendono da origini lontanissime nel tempo e nello spazio. Le prime testimonianze letterarie di questi miti si trovano in Mesopotamia e in Egitto, il che tuttavia non esclude che le loro origini siano ancora più remote. Da queste regioni del Medio Oriente, essi passano, al seguito forse di traffici e di correnti migratorie, nel mondo cretese-miceneo ed infine approdano nella più antica Ellade, che ne trarrà ispirazione per la più alta poesia che si conosca, quella di Omero; della tragedia i cui protagonisti sono sempre eroi e divinità; delle arti figurative che raffigurano per lo più dèi ed eroi.
Ma già i Greci sono talmente lontani dalle scaturigini dei miti, che lo stesso Platone attribuirà ad essi soltanto il valore di tecnica poetica applicata alla conoscenza del divino.
Dalla cultura latina al Rinascimento, e per tutti i secoli successivi, fino a quelli a noi più vicini, gli uomini troveranno nei miti molte chiavi di linguaggio poetico ed anche scientifico: basti pensare a Freud che ricorre a nomi mitologici come quello di Edipo per definire una delle sue più geniali scoperte.
Il meraviglioso, il soprannaturale, il divino si mescolano nel mito ai sentimenti e ai comportamenti umani come la gelosia, la vendetta, l’amore; ed un tale misto di favola e di realtà aveva, fino a pochi anni fà, indotto a vedere nella Mitologia soltanto la matrice antichissima di fantasie che la poesia aveva trasformato in avventurosi racconti.
Ma neppure i miti sono sfuggiti al progresso delle scienze umane, dall’etnologia all’antropologia culturale, e attraverso una più profonda conoscenza delle remote civiltà, si è giunti a sollevare i veli che rendevano segreti ed oscuri i loro significati originari. Non solo il nascere delle religioni, come già si era intravisto, ma le origini della storia stessa, le ascendenze, le discendenze, le migrazioni che portavano con sé narrazioni e credenze, il loro trasformarsi e arricchirsi da un popolo all’altro, da una terra all’altra, tutto questo ci sta svelando lo studio dei miti.
Ma se la scienza ed una più approfondita serie di operazioni culturali sono entrate nel tessuto della Mitologia, questo non ha appannato i lucidi smalti delle narrazioni poetiche che ancor oggi parlano alla nostra immaginazione con la freschezza che in ogni secolo ha ispirato ad essi tutte le arti.