Reincarnazione
Alla scoperta delle vite passate
Autore/i: Pompas Manuela
Editore: Rizzoli
prima edizione, introduzione dell’autrice.
pp. 240, Milano
- Rivivere le vite passate e le diverse incarnazioni che si sono susseguite lungo Il corso dei secoli.
- Sapere che questa non è l’unica vita che ci è stata concessa, ma che torneremo a esistere e conserveremo l’impronta di ciò che siamo stati.
- Riconoscere nelle persone che incontriamo l’identità che rivestirono un tempo lontano.
- Avvicinarsi sempre più al se per poter procedere in armonia con le leggi dell’evoluzione.
- Modificare se stessi, risolvere disagi profondi, fugare paure, fobie, ossessioni.
Ecco soltanto alcune delle possibilità che ci può offrire una conoscenza approfondita della reincarnazione – una teoria, una dottrina, una speranza che risalgono alla notte dei tempi.
In questo libro Manuela Pompas, con uno stile semplice e chiaro, unito a una profonda padronanza delle fonti, ci guida a conoscere quanto si è detto, scritto e pensato sulla reincarnazione nell’arco dei secoli in Occidente e in Oriente; ci insegna a distinguere i ricordi delle vite passate dai fenomeni medianici, dai poteri extra sensoriali, dalle semplici fantasie; ci illustra casi famosi – e sorprendenti – di reincarnazione; ci dimostra come la terapia R, basata sulla regressione ipnotica nelle vite passate, ci può aiutare a scoprire in noi stessi talenti e capacità innate. Un libro che intende gettare una luce – una luce di speranza – su uno dei sogni dell’uomo che da sempre affonda nel mistero.
Manuela Pompas, giornalista e scrittrice, insegna dal 1978 training autogeno, tecniche mentali per lo sviluppo delle facoltà psichiche e svolge una ricerca sperimentale sulla regressione ipnotica nelle vite passate. E autrice di Siamo tutti sensitivi (1980), Le dimensioni dell’impossibile (Rizzoli 1981), Avrò un bambino (1982), I sogni (1983), I poteri della mente (Rizzoli 1983, quattro edizioni), La chiaroveggenza (Rizzoli 1985).
Amuleti e Talismani
Come farli – Come usarli – Come si preparano, come si usano, che cosa significano
Autore/i: Lippman Deborah; Colin Paul
Editore: Edizioni Mediterranee
introduzione degli autori, traduzione di Roberta Rambelli.
pp. 224, riccamente ill. b/n, Roma
L’uomo primitivo considerava il mondo un luogo pieno di vitalità. Ciascuna cosa possedeva un potere animato ed occulto, invisibile all’occhio umano. Tale potere, detto “mana”, è la forza della magia. Alcuni oggetti posseggono una maggiore quantità di mana degli altri, e pertanto vengono usati ancora oggi come amuleti. Essi possono essere erbe, pietre, conchiglie, ossi, corna attraverso particolari parole o rituali. Oltre a tali amuleti e talismani naturali, l’uomo può crearne di nuovi. Essi sono rappresentazioni dei poteri divini o segni simbolici, e possono essere fatti per sé o per gli altri. Amuleti e talismani hanno il potere di attirare e trasformare le energie cosmiche, indirizzandole ai fini per i quali vengono messi in opera. Possono pertanto apportare salute, fortuna, amore, ricchezza, amicizia e protezione in genere. Tuttavia, potrebbero anche essere usati per i fini opposti, costituendo così un’arma a doppio taglio. Questo libro insegna in maniera molto pratica come tali oggetti possono essere confezionati, gli scopi per i quali possono venire adoperati e il loro modo d’uso. Le spiegazioni sono chiarissime, e contengono, per ciascun amuleto, le esatte misure, i materiali da usare e il procedimento di fabbricazione.
Astrologia Indiana
Teoria e Pratica
Autore/i: Marinangeli Luciana
Editore: Edizioni Mediterranee
pp. 208, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Roma
L’astrologia occidentale è basata sul Sole, cioè su valori patriarcali, maschili, volontari, razionali.
L’astrologia orientale parte invece dalla Luna: ciò che si è dentro, la vera natura, quella che si sarebbe vissuta se non ci fossero coercizioni e inibizioni ad impedircelo.
L’astrologia indiana descrive esattamente ogni vita, prevede tutto nei minimi particolari, fino alla data della morte. Ma per essa l’uomo non è impotente di fronte ai vortici delle stelle: i pianeti sono divinità che possono essere commosse e piegate; conoscere il proprio oroscopo serve ad evitare le difficoltà della vita; la libera scelta dell’uomo rimane sempre possibile.
La prima parte di quest’opera di grande originalità è una introduzione generale all’astrologia in India, nel Nepal, e in Tibet, dalle origini ai tempi attuali. Segue una breve storia dell’astronomia e dell’astrologia indiana, dai «rishi» ai re astrologi, corredata da una serie inedita di fotografie dei monumenti e strumenti astronomici di Jaipur, Delhi e Benares.
Quindi, l’autrice propone il vademecum dell’astrologo indiano, una traduzione inedita dell’unica versione occidentale esistente, che illustra l’etica dell’astrologo, il suo ruolo sociale, i suoi requisiti scientifici e morali. Seguono un trattato antico dedicato alla Luna, anch’esso inedito, e un’ampia parte riguardante la tecnica, che espone, tra l’altro, il metodo per convertire un oroscopo occidentale in uno indiano (e viceversa) e contiene gli oroscopi di persone ed eventi famosi, da Gandhi a Rajneesh, dalla Rivoluzione d’Ottobre alla prima esplosione atomica.
Luciana Marinangeli, allieva della psicolinguista MA. Sèchéhaye a Ginevra, di Elèmire Zolla e dell’analista junghìano Mario Moreno a Roma, nonché dell’astrologo Jeff Mayo a Londra, ha voluto riunire in questo libro il frutto dei suoi viaggi in Oriente alla ricerca di una spiegazione del mondo, quale è quella astrologica indiana, non opposta o alternativa, ma complementare a quella occidentale.
L’Apocalisse dei Templari
Missione e destino dell’ordine religioso e cavalleresco più misterioso del Medioevo
Autore/i: Cerrini Simonetta
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, premessa e introduzione dell’autore.
pp. 198, Milano
Nel XIII secolo i templari consegnarono a un affresco di grande forza simbolica, dipinto sulla controfacciata della chiesa perugina di San Bevignate, il compito di delineare i tratti salienti e più enigmatici del loro ordine religioso. Dipingendo un itinerario immaginario dalla terra al cielo, i frati del Tempio rappresentarono, in quattro scene sovrapposte, ciascuna contrassegnata da un animale – il cavallo, il leone, il pesce, l’aquila che tiene fra gli artigli l’ultimo libro della Bibbia -, il cuore della loro missione e visione del mondo: la battaglia contro gli avversari del Santo Sepolcro, la sfida al nemico interiore dello spirito, il legame con la Chiesa di Cristo e la prospettiva apocalittica.
Simonetta Cerrini, autorevole studiosa dei templari, assume l’affresco di San Bevignate come bussola narrativa per addentrarsi nei territori inesplorati della loro storia. Affidandosi a molteplici strumenti d’indagine – dall’arte figurativa all’analisi documentale – e con uno stile che fonde l’attendibilità storica e il gusto per la curiosità e l’aneddoto, l’autrice ricostruisce le imprese della prima congregazione di religiosi laici in armi della cristianità, che mosse i suoi passi in un’età permeata dall’ansia della Fine dei tempi.
Il lettore affronterà così il deserto degli eremiti, ritroverà le tracce della reliquia più prestigiosa, la Sindone, dopo aver recuperato in Spagna quella di Bevignate, il misterioso santo templare. Assisterà al dialogo sulla “vera fede” tra il patriarca di Baghdad e il califfo al-Mahdi.
E con il cuore e gli occhi alla Città Santa – gli stessi di quei crociati che partirono convinti che là si sarebbero compiute le profezie sull’anticristo e sul ritorno salvifico del Signore – non potrà restare insensibile all’attesa escatologica che non abbandonò mai i cavalieri dalla veste bianca, capaci di immaginare un “nuovo mondo” dopo la cocente disillusione seguita al fallimento delle ragioni ideali delle crociate.
«I templari nacquero da un momento di crisi profonda, personale e collettiva: dopo la conquista della Gerusalemme terrena, si sentirono senza meta, privi della strada per la Gerusalemme celeste. Il loro mondo era finito. Si risollevarono pensando a una sola cosa: “C’è bisogno di noi”. Anche noi siamo alla Fine di un’epoca. I templari possono forse indicarci la strada per uscirne.»
Simonetta Cerrini (Chiavari 1964), laureata all’Università Cattolica di Milano, nel 1998 ha discusso alla Sorbona una tesi di dottorato sui templari che comprende la nuova edizione critica della loro regola. Si occupa di storia della cultura e della spiritualità dei laici nel Medioevo. Considerata una delle maggiori autorità internazionali sui templari, abbina all’attività di conferenziera quella di consigliera scientifica per eventi storico-artistici e testi teatrali. Ha pubblicato per Mondadori La rivoluzione dei templari (2008), tradotto in numerosi Paesi, e L’apocalisse dei templari (2012).
I Moghul Imperatori dell’India
Splendore e potenza degli imperatori dell’India dal 1369 al 1857
Autore/i: Behr Hans-Georg
Editore: Garzanti Editore
prima edizione, traduzione dal tedesco di Adriano Caiani.
pp. 302, 11 ill. a colori f.t., Milano
Per quasi 500 anni la dinastia islamica moghul, di ascendenza tartara, tenne il dominio sul subcontinente indiano e le distese dell’Asia centrale, fino al 1857, quando i resti dell’impero si sbriciolarono sotto i colpi di un altro impero in espansione, quello coloniale britannico.
Fu una vicenda storica di orde nomadi lanciate alla conquista di spazi smisurati e di favolose città da un condottiero diventato proverbiale per ferocia e rapina: Tīmūr-i lang, «Tīmūr lo Storpio», il «terror mundi», il Tamerlano. Da lui diramò una stirpe di sovrani ugualmente capaci di ogni più crudele atrocità banditesca, di opere edili ancora oggi stupefacenti, di innovazioni amministrative grandiose, in anticipo sui tempi europei.
Il consumo e l’esibizione di immense ricchezze diede ai regnanti moghul un alone di fantastica raffinatezza: da ogni parte del mondo musulmano e cristiano giunsero in India artefici e avventurieri, religiosi e trafficanti. La via delle spezie portava in Occidente riverberi di mai veduto splendore. Monumenti di architettura moghul come il Taj Mahal ad Agra o l’osservatorio astronomico di Jaipur appartengono alle più alte manifestazioni della cultura e dell’arte indo-islamica.
Con acume di storico documentato e con estro di cronista curioso, Hans-Georg Behr rivisita una dominazione per molti versi sconcertante e davvero unica, della quale un padre gesuita secentesco poteva scrivere: «Mai il mondo ha visto una simile magnificenza e una simile ricchezza, e per quanto a lungo Dio la farà durare, non ne sarà più possibile una uguale».
Hans-Georg Behr è nato a Vienna nel 1937. Ha studiato psicologia e storia. Si è dedicato al teatro, come autore e regista, e al giornalismo, presso il settimanale «Stern». Più tardi si è trasferito a Katmandu, dove ha scritto tra l’altro importanti reportages sul Nepal e sull’Islam.
La Chiesa di Palestina e le Controversie Cristologiche
Dal Concilio di Efeso (431) al secondo Concilio di Costantinopoli (553)
Autore/i: Perrone Lorenzo
Editore: Paideia
premessa dell’autore.
pp. 340, ill. b/n, Brescia
Sommario:
Premessa
Elenco delle sigle
Bibliografia
I. Da Efeso a Calcedonia. Vita religiosa, teologia e dogma nella prima fase delle controversie cristologiche
1. Il monachesimo
2. I pellegrinaggi
3. L’organizzazione del culto. Due innovazioni del calendario liturgico e le loro implicazioni teologiche
A. La festa della Theotokos
B. La celebrazione del Natale il 25 dicembre
4. La teologia
A. Esichio di Gerusalemme e il dibattito cristologico
B. Esegesi e teologia in Esichio: un confronto con Cirillo d’Alessandria e con Teodoreto di Ciro
C. Reazioni dinanzi alla controversia nestoriana: la «Storia ecclesiastica» di Esichio; gli echi nel mondo monastico
5. L’episcopato e la questione cristologica: la partecipazione dei vescovi palestinesi ai concili
II. Fra opposizione e consenso. L’epoca del calcedonismo minimale
1. La ribellione palestinese: Calcedonia come «tradimento della fede»
2. Dopo la restaurazione di Giovenale: la prima unione (456)
3. Verso nuovi equilibri: Il ventennio del patriarca Anastasio (458-478)
4. La ricerca di un compromesso con gli anticalcedonesi: il patriarca Martirio (478-486) e la seconda unione
III. Dall’«equilibrio del silenzio» alla riaffermazione del dogma di Calcedonia
1. Risveglio del calcedonismo: l’epoca dei patriarcati di Sallustio (486-494) e di Elia (494-516)
2. Un decennio cruciale ( 508-518): tentativi di rivincita monofisita e difesa dell’ortodossia calcedonese
IV. Sviluppo del «calcedonismo integrato»
1. Chiesa e monachesimo palestinesi nella politica ecclesiastica dell’età giustinianea
2. Un nuovo fronte teologico: la crisi origenista
3. Il secondo concilio di Costantinopoli (553): condanna dell’origenismo e dei Tre Capitoli
V. Aspetti della teologia e della spiritualità monastica fra quarto e quinto concilio ecumenico
1. Orientamenti teologici nella seconda metà del V secolo
2. L’elaborazione della teologia calcedonese: dall’apologia alla dialettica
3. Leonzio di Bisanzio e Leonzio di Gerusalemme: preoccupazioni dogmatiche e dimensioni soteriologiche
4. Elementi cristologici negli scritti degli asceti di Gaza
A. Abba Isaia
B. Barsanufio e Giovanni di Gaza
C. Doroteo di Gaza
Conclusione
Indici
Sensitivi
Tutto ciò che avreste voluto sapere sulla Medianità
Autore/i: Gehring Slavy
Editore: Anima Edizioni
introduzione dell’autore.
pp. 136, Milano
Scopri come sviluppare le tue capacità extrasensoriali e medianiche attraverso i contatti con gli Spiriti Guida e i Trapassati, la trance e la guarigione.
L’intento dell’autrice è quello di rendere partecipi i lettori alle esperienze medianiche vissute e raccontare questa straordinaria verità, che traspare tra le righe del suo libro a chiunque vi si accosti disposto a credere, con tutta la propria sensibilità, nella certezza del principio che va oltre la materia.
Ognuno di noi possiede capacità straordinarie, non è certo un segreto.
Il loro utilizzo dipende spesso dal percorso di vita che decidiamo di intraprendere consapevolmente
C’è chi non crede affatto nei fenomeni extrasensoriali, chi è scettico… ma vi sono anche persone, con una visione diversa, per le quali la spiritualità e la scoperta delle capacità sensitive rappresentano il senso della vita.
Sono la classica persona che, senza essere nata con particolari capacità medianiche, è riuscita con grande passione e volontà a sviluppare il proprio lato spirituale e sensitivo.
Per questa ragione credo fermamente che se nel vostro cuore sentite il bisogno di avvicinarvi alla Luce Divina che è in ognuno di noi, potete farlo senza alcun dubbio.
Introduzione
Prima Parte – Spiritualità e contatti con il mondo dello spirito
Seconda Parte – Domande legate al channeling e alle guide
Terza Parte – Domande legate ai contatti con i trapassati
Quarta Parte – Domande legate allo stato di trance e alla guarigione
Il Diavolo
“… esiste e lo si può riconoscere”
Autore/i: Balducci Corrado
Editore: Edizioni Piemme
introduzione dell’autore.
pp. 360, Casale Monferrato (AL)
Sta diffondendosi l’idea che il diavolo non esista, essa viene anche favorita da pubblicazioni di alcuni teologi in aperto contrasto con l’insegnamento biblico e magisteriale e il comune sentire di sempre. Su questo il libro vuol fare luce come pure sull’agire demoniaco.
Nella prima parte si precisa di che diavolo si debba parlare.
Nella seconda parte ci si sofferma sulla sua esistenza.
Nella terza parte si controbattono alcune argomentazioni e si intende chiarire gli equivoci sui quali si fondano coloro che lo negano.
Nella quarta parte si espone quanto concerne l’attività demoniaca.
Nella quinta parte si prospetta un nuovo criterio scientifico per individuarne le poche vere presenze tra le tante che, pur simulandole, non lo sono.
Nella sesta parte, infine, si illustra il corretto comportamento per non cadere vittima delle sue molestie.
In Appendice il volume illustra il difficile problema del maleficio.
Mons. Corrado Balducci, è uno dei più noti demonologi viventi e il massimo esperto in tema di possessione diabolica. Laureatosi in Teologia, in Filosofia, in Diritto canonico e civile, ha ampliato la sua formazione scientifica dedicandosi allo studio della psichiatria e della parapsicologia.
Dopo aver conseguito il diploma della Pontificia Accademia Ecclesiastica, svolse la sua attività in Segreteria di Stato e successivamente in alcune Rappresentanze Diplomatiche della Santa Sede. E stato poi Officiale della Congregazione De Propaganda Fide, Direttore dell’Ufficio Evangelizzazione e Culture e Responsabile dell’Ufficio Relazioni Pubbliche. È autore di tre significativi volumi, tradotti in varie lingue: Gli indemoniati (1959), La possessione diabolica (1974 alla nona edizione), Il diavolo (Ed. Piemme, 1988, uscito aggiornato e ampliato nella decima edizione). Egli è inoltre autore di numerosi articoli su giornali, riviste, dizionari ed enciclopedie. Da alcuni anni ha rinunciato ai suoi uffici per dedicarsi maggiormente agli studi demonologici e parapsicologici e ai crescenti impegni derivanti da tali specializzazioni.
Grandezza e Limiti del Pensiero di Freud
Autore/i: Fromm Erich
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
introduzione dell’autore, traduzione di Francesco Saba Sardi.
pp. 204, Milano
Sotto il trasparente pretesto di una critica della psicoanalisi, Grandezza e limiti del pensiero di Freud costituisce una coerente summa del pensiero di Fromm: una resa dei conti con la matrice freudiana, ma insieme il perentorio richiamo alla necessità, intuita da Freud – e in questo va vista essenzialmente la sua «grandezza» -, di «privare l’uomo dell’orgoglio per la propria razionalità», andando alle radici e scoprendo che il pensiero conscio spesso vela i nostri pensieri e sentimenti inconsci, e pertanto «nasconde la verità». Se la scoperta di Freud, vale a dire un metodo per giungere alla «verità » al di là di ciò che un individuo crede sia la verità, era rivoluzionaria non meno dell’interpretazione di Marx dell’ideologia borghese (e Fromm sottolinea di continuo il parallelismo), d’altro canto i suoi «limiti» sono individuabili, nell’obbedienza, del resto inevitabile date le premesse sociali e culturali, allo scientismo della sua epoca, alla visione paternalistica della società e all’illusione acritica che l’essere umano potesse venire ridotto a un coacervo di istinti, secondo una visione miopemente pansessualistica.
Freud, argomenta Fromm, ha straordinariamente ampliato il concetto di verità, mostrando che non è solo «ciò che credo consciamente, ma anche ciò che reprimo perché non voglio pensarci». Ma, fatta questa premessa, e in polemica indiretta con certe correnti, come la lacaniana, che esigono il ritorno a un’interpretazione letterale del freudismo, Fromm critica spietatamente il suo maestro, dimostrando il carattere gerarchico della concezione di un «es» (le masse) sottoposto al controllo dell’«io» (l’élite razionale), l’inconsistenza del «complesso di Edipo», gli errori connessi alla concezione del transfert e la povertà dell’interpretazione freudiana dei sogni, che tiene conto solo del loro «contenuto» e mai della loro «forma ».
Il dinamismo che costituisce comunque l’essenza del pensiero di Freud è stato però completamente cancellato dai suoi epigoni, gli psicoanalisti, così come il «pensiero critico» di Marx e stato completamente soffocato e spento dai marxisti e dal «socialismo reale». Gli psicoanalisti hanno «fatto proprie le tendenze del pensiero borghese»: la nevrosi, per essi, è il risultato della mancata soddisfazione sessuale frutto della repressione, e così – Reich alla testa – si è celebrato il trionfo del consumismo sotto specie erotica. Sconfiggere la repressione, afferma invece Fromm, significa riaffermare che «è la verità che fa liberi», con Giovanni e con Buddha, con Socrate e con Spinoza, con Hegel e con Marx. È questa la grande, serena, limpida e inequivocabile «lezione» di Fromm: l’illusione, cioè l’ignoranza, è, insieme con l’odio e la brama di possesso, uno dei mali di cui ci si deve liberare, pena altrimenti il permanere in una situazione di cupidigia, che comporta inevitabilmente la sofferenza. Perché, come ha detto Marx, «si devono distruggere le proprie illusioni al fine di cambiare le circostanze che richiedono illusioni». (Francesco Saba Sardi)
Erich Fromm è nato nel 1900 a Francoforte e ha studiato alle Università di Heidelberg e di Monaco e all’Istituto di Psicoanalisi di Berlino. Con Adorno, Horkheimer, Marcuse e altri ha lavorato nell’ambito del famoso Institut fur Sozialforschung di Francoforte. È vissuto negli Stati Uniti dal 1934, ha insegnato al Bennington College, alla Columbia, Michigan e Yale University, oltre che all’Università nazionale del Messico.
È uno dei maestri della psicoanalisi. Tra le sue opere più famose tradotte in italiano: Psicoanalisi della società contemporanea, Fuga dalla libertà, L’arte di amare, Marx e Freud. In edizione Mondadori: La crisi della psicoanalisi (1971), Anatomia della distruttività umana (1975), Avere o essere? (1977).
Psichiatria e Società
Il rapporto tra elemento biologico e ambiente sociale nella genesi delle malattie mentali
Autore/i: Autori vari
Editore: Editori Riuniti
prima edizione, a cura di Giovanni Berlinguer e Sergio Scarpa.
pp. 324, Roma
Scopo di questo volumetto – che segue, dopo un certo intervallo di tempo, gli altri due già da noi pubblicati Psichiatria, psicologia e rapporti di potere, atti di un convegno tenuto a Frattocchie nel giugno 1969 e Psichiatria e potere di G. Berlinguer – è quello di far conoscere nei suoi termini più recenti la discussione che le forze democratiche svolgono sul tema sociale della psichiatria nel nostro paese e sulle questioni ideologiche, politiche e scientifico-culturali connesse con tale argomento. L’occasione più immediata di questa pubblicazione è stata fornita dall’ampio dibattito che ha avuto luogo nel quotidiano del PCI, l’Unità, dal “mese di luglio alla seconda metà di ottobre 1974,e che ha testimoniato il vivo interesse esistente per i problemi dell’emarginazione, della esclusione sociale e della repressione esercitata negli istituti di cura, e per il rapporto “biologia-società nella genesi delle malattie mentali. Il livello elevato di un notevole numero degli scritti apparsi durante tale dibattito rendeva evidente, fin dalla prima fase dello svolgersi di quella discussione, l’utilità di riprodurre in volume l’intero arco di quel confronto di opinioni.
Si è poi voluto aggiungere qualche, altro testo a quelli del dibattito giornalistico, per dare un quadro il più possibile completo delle travagliate discussioni e delle difficili realizzazioni che hanno caratterizzato l’espandersi in Italia della sperimentazione psichiatrica più avanzata.
Giovanni Berlinguer, docente universitario, dirige il settore della ricerca scientifica e dell’università presso la sezione culturale del PCI.
Sergio Scarpa, deputato al parlamento, è responsabile del gruppo di lavoro per la sicurezza sociale della direzione del PCI.
Aspetti dell’Amore
Autore/i: Armstrong John
Editore: Ugo Guanda Editore
traduzione di Federica Oddera.
pp. 192, Parma
Che cos’è l’amore? Esiste la persona giusta per ciascuno di noi? Come si può distinguere una semplice infatuazione da un sentimento maturo, destinato a durare nel tempo? E l’amore è davvero sempre e soltanto irrazionale? Sono poche e fondamentali le domande da cui muove la riflessione di John Armstrong: ma sono domande decisive, che tutti ci siamo posti per trovare un punto di orientamento nelle vicissitudini della nostra biografia sentimentale. E allora diventa necessario, quasi naturale, affidarsi alle parole di coloro che, scrittori, artisti e filosofi, hanno indagato i misteri del sentimento amoroso: Ovidio e Stendhal, Platone e Freud, Turgenev e Goethe ci vengono così in aiuto, per illuminare un viaggio che a nessuno di noi è del tutto sconosciuto. Dosando sensibilità poetica e rigore filosofico, Armstrong sa guidarci verso una maggiore consapevolezza dei sentimenti senza mai cadere nel facile sentimentalismo e rifuggendo al tempo stesso da sterili intellettualismi. Con un tono affabile, che segue i ritmi naturali e spontanei di una conversazione, Aspetti dell’amore è un vademecum prezioso che illumina un sentimento grande e misterioso e, al tempo stesso, difficile e faticoso.
L’Ignoto in Noi
La realtà attuale dei fenomeni della parapsicologia
Autore/i: Inardi Massimo
Editore: Sugar Editore
prefazione di Piero Cassoli.
pp. 256, nn. tavv. b/n f.t., Milano
L’Ignoto in noi è il più recente e moderno panorama di parapsicologia, la materia che la scienza non spiega e talora evita di affrontare. L’autore, basandosi sulla sua notevole conoscenza professionale della letteratura sia parapsicologica che psicologica, analizza con rigore scientifico tutto quell’insieme di fatti e casi che rappresentano gli aspetti più trascurati o meno conosciuti della natura: dai fenomeni della parapsicologia in senso stretto (la telepatia, la chiaroveggenza, la psicometria, la precognizione e la psicocinesi) a quelli della parapsicologia in senso lato o che attendono ulteriori verifiche (la levitazione, le materializzazioni, la xenoglossia, la voce diretta, la bilocazione ecc.); agli altri non più appartenenti a tale materia o che sono in attesa di una più esatta collocazione in altri contesti scientifici (lo yoga, la magia, l’ipnosi, l’incombustibilità, la mummificazione, il fachirismo ecc.). Alla descrizione delle fenomenologie spontanee e delle tecniche sperimentali si accompagnano abbondanti citazioni da opere dei maggiori studiosi ed una vasta esemplificazione per mezzo di casi tratti dalla letteratura più seria.
Il volume, scritto in maniera rigorosa ma avvincente e corredato da un ricco e convincente materiale illustrativo, è dunque una chiara ed onesta esposizione di tutti i vari aspetti della fenomenologia paranormale e si rivela utile sia per lo specialista, sia per chi si avvicina – interessato o semplicemente curioso – per la prima volta a questa disciplina.
L’autore, Massimo Inardi, medico, è il presidente del Centro Studi parapsicologici di Bologna, una delle più importanti e note società italiane del ramo e collabora con numerose riviste specializzate italiane e straniere.
Introduzione all’Astrologia e Decifrazione dello Zodiaco
Come l’oroscopo diventa scienza della previsione
Autore/i: Morpurgo Lisa
Editore: Longanesi & C.
introduzione dell’autrice.
pp. 384, 55 ill. b/n, Milano
Mai come oggi gli oroscopi pubblicati sui giornali, sulle riviste e persino negli opuscoli, vengono consultati e spesso guidano la condotta non solo della donna di casa e della fidanzatina, ma anche quella di uomini d’affari. Non ci interessa sapere se costoro siano spinti dall’angoscia esistenziale, dalla crisi economica o altro; rimane il fatto che il fenomeno si ingigantisce ogni giorno di più e si muove sempre nell’ambito della superstizione. Ecco finalmente un libro che, seguendo un filo rigorosamente logico, dimostra come il rifiorire dell’interesse per l’astrologia non deve essere interpretato come un ritorno all’irrazionale perché, al contrario, lo Zodiaco è lo strumento di conoscenza più razionale di cui l’umanità abbia mai disposto. Anzi, è un vero e proprio « canale di informazione » a schema binario, impostato su quel sistema dello zero-uno che è strumento della matematica universale, nonché dei calcolatori elettronici. E dunque, se l’oroscopo viene tracciato e interpretato secondo i sistemi più rigorosi (che qui sono descritti in modo accessibile a tutti), offre conclusioni indiscutibili con la più ampia ricchezza di particolari. Questo va detto e per i dati caratteriali di una persona, e per il suo destino. Le implicazioni di tale scoperta, o riscoperta, poiché lo Zodiaco si trova nelle nostre mani da millenni, saranno forse più sconvolgenti per il profano che per lo scienziato. L’idea che l’uomo non sia l’unico abitante dell’universo, e che la sua intelligenza non sia la più sviluppata è, per così dire, nell’aria, e biologi e astronomi se ne stanno occupando, parallelamente, da tempo.
Lisa Morpurgo Dordoni è nata a Soncino, in provincia di Cremona. Ha già pubblicato presso la Longanesi & G. un romanzo, Madame andata e ritorno, tradotto in parecchie lingue.
Le Navi dei Vichinghi
E altre avventure archeologiche nell’Europa preistorica
Autore/i: Bibby Geoffrey
Editore: Giulio Einaudi Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Piero Jahier.
pp. 448, nn. tavv. b/n f.t., Torino
Se fino al secolo scorso il nostro concetto di storia dell’antichità era centrato quasi esclusivamente sul mondo mediorientale-greco-romano, e tutto il resto sfumava in un’oscura, atemporale età della pietra, senza monumenti e senza eroi, molta strada è stata compiuta, sulle tracce del grande archeologo danese Worsaae, per datare gli oggetti ritrovati negli scavi del Nord. La vanga dell’archeologo ha fornito le testimonianze sul passato remoto dell’Europa. Dopo la scoperta delle pitture rupestri di Altamira e della Dordogna un susseguirsi di scavi fortunati ha rivelato una serie di civiltà che si estendono dall’era glaciale fino al tempo dei Vichinghi, ognuna delle quali ci ha lasciato preziosi capi-d’opera in avorio, ambra, bronzo e oro. Passiamo cosi in rassegna i cacciatori di mammuth di Pfedmost, i cavernicoli di Grimaldi, i cacciatori di renne di Stellmoor, che crearono i primi totem, gli abitanti dei villaggi lacustri della Svizzera, gli autori dei graffiti rupestri di Monte Bego e di Val Camonica, i primi agricoltori che emigrarono dal Medio Oriente una trentina di secoli a. C., seguiti da fanatici sacerdoti che costruirono per tutta Europa monumentali sepolcri di pietra. E prosperi pacifici villaggi dell’Età del bronzo, e le orde germaniche e slave, e infine i navigatori vichinghi che seppellirono intere navi per onorare i loro re defunti.
«Ogni archeologo in cuor suo sa perché scava, – scrive Geoffrey Bibby. – Egli scava con devozione e umiltà, perché i morti possano rivivere, perchè il passato non sia perduto per sempre, perché qualcosa possa essere posto in salvo dal naufragio del tempo».
Questo libro d’un archeologo che scrive con grande vivezza narrativa può essere posto accanto a Civiltà sepolte di Ceram – che tratta soprattutto del mondo mediterraneo – completando il «romanzo dell’archeologia» per quel che riguarda il passato ancora misterioso dell’Europa, dalle Alpi alla Scandinavia, dalla Russia all’Irlanda: dagli abitanti delle grotte di Lascaux o dei villaggi lacustri della Svizzera, dalle migrazioni delle tribù barbare descritte da Cesare e da Tacito, ai popoli delle saghe nordiche, alle straordinarie tombe dei guerrieri vichinghi, sepolti insieme alle loro navi.
Geoffrey Bibby, inglese, nato a Heversham, Westmorland, ha studiato all’Università di Cambridge. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha servito negli Intelligence Corps, operando per un certo tempo col movimento clandestino danese. Dopo la guerra si è stabilito in Danimarca, dove fa parte della staff del Museo preistorico di Aarhus. Ha partecipato a molte spedizioni archeologiche in Danimarca, Norvegia, Svezia, Scozia, Inghilterra, e nel Golfo Persico.
Templari e Templarismo
Autore/i: Ventura Gastone
Editore: Editrice Atanòr
pp. 96, Roma
Sommario:
L’ordine del tempo
L’ordine del tempo e la massoneria
Gli ordini cavallereschi del templarismo
Appendice
Note Bibliografia
Documenti
Bhagavadgītā
Il Canto del Beato
Autore/i: Anonimo
Editore: Rizzoli
testo sanscrito a fronte, prefazione, introduzione, traduzione e cura di Raniero Gnoli.
pp. 272, Milano
La Bhagavadgītā è un poemetto di settecento versi, scritti intorno agli inizi dell’era cristiana, che contiene le dottrine di una scuola religiosa indiana, la quale “vedeva nel «beato» Kṛṣṇa Vāsudena il Dio supremo. Essa è compresa nel Mahābhārata: nel punto cruciale del poema, prima della battaglia, quando Arjuna esita e si smarrisce davanti alla strage che si sta preparando. È uno dei grandi breviari dell’umanità, che concentra in sé l’insegnamento dell’India: una sublime poesia filosofica, scritta a onde, a ripetizioni successive, che ci conducono sempre più stretti verso il centro. Dio è dovunque: nella terra, nell’acqua, nel fuoco, nel vento, nella mente, nell’io. Ma, d’altra parte, questo Dio che si manifesta in tutte le cose è immanifesto nella sua essenza, occultato dalla propria stessa apparizione, dall’illusione che emana, assente dall’universo. «Tutti gli esseri risiedono in me, ma io non risiedo in loro.» Dio è il termine supremo del conoscere, una luce risplendente – ma anche una fiammeggiante forza di distruzione: e l’eterno e il tempo: è immobile e mobile, lontano e vicino, indiviso e diviso. Quanto al saggio, è colui che non si lascia turbare dal corpo e dalla materia: indifferente al piacere e al dolore, alla perdita e all’acquisto, alla vittoria e alla sconfitta: egli ha la mente stabile, imperturbata, senza passione e senza desiderio, concentrata in se stessa. Egli agisce, perché l’uomo non può non agire: ma agisce senza attaccamento e senza speranza, senza badare ai risultati, facendo dileguare l’azione nel nulla. Vede, ode, tocca, fiuta, mangia, cammina, respira, come se non vedesse, udisse, toccasse, fiutasse, mangiasse. Intorno alla Bhagavadgītā, che la BUR presenta a cura di Raniero Gnoli, Hermann Hesse ha scritto: «Quando la delusione mi fissa negli occhi e, tutto solo, non scorgo nemmeno un raggio di luce, lo rivado alla Bhagavadgītā. Trovo un verso qui e un verso là e immediatamente comincio a sorridere nel mezzo di tragedie soverchianti. Essa ci parla con una voce sovrana, serena, continua: la voce di un’intelligenza antica che in un’altra epoca e sotto un antico cielo seppe discutere e risolvere le questioni che ci travagliano».
Nunzio del Bene Venturo – Primo Appello all’Umanità Contemporanea
L’anello mancante nella catena delle pubblicazioni gurdjieffiane, fondamentale per ricomporre il quadro dei rapporti tra l’uomo, l’insegnamento e le sue fonti.
Autore/i: Gurdjieff Georges Ivanovič
Editore: Casa Editrice Astrolabio
nota all’edizione italiana e traduzione di Maurizio Toshen Graziani.
pp. 100, 4 tavv. b/n f.t., Roma
Paradossalmente, l’unico libro pubblicato da Gurdjieff mentre era in vita è quel, lo che è rimasto sostanzialmente inaccessibile al pubblico per più tempo, fino a pochi anni fa. Questo breve opuscolo, uscito nel 1933 e ritirato dalla circolazione dall’autore stesso un anno più tardi per ragioni oscure, si può considerare il suo primo e unico tentativo di dare una vasta diffusione a mezzo stampa delle sue ricerche sulla natura umana e del suo progetto di insegnamento.
L’ignoranza dei veri motivi per· cui il libro fu ritirato e la sua conseguente scomparsa hanno contribuito a creare un’aura di mistero intorno al Nunzio del bene venturo.
Nel suo “primo appello all’umanità contemporanea”, di fatto, Gurdjieff forniva un resoconto dettagliato del suo percorso di ricerca e del modo in cui intendeva aiutare l’umanità a risvegliarsi dal sonno, accennando per altro esplicitamente alle fonti del suo insegnamento: molte informazioni che il lettore troverà in questo opuscolo non sono reperibili in nessuno degli altri libri di Gurdjieff.
La presente edizione è corredata di una Nota all’edizione italiana in cui viene ricostruita la storia del libro e spiegata la sua struttura, composta di vari elementi paratestuali che Gurdjieff in parte concepì col libro e in parte aggiunse in un secondo momento. Essa è condotta sull’edizione inglese pubblicata dall’autore nell’agosto 1933, in una versione che mira principalmente a preservare lo stile originale, senza smussarne alcuna asperità o oscurità.
G. I. Gurdjieff nasce nel quartiere greco di Alexandropol in Cappadocia, sul versante russo del confine tra Russia e Turchia, in data dubbia (1877 secondo il passaporto, 1866 secondo Gurdjieff), da padre greco e madre armena. Dopo aver attraversato in lungo e in largo l’Asia centrale ed essere· entrato in contatto con varie fonti di insegnamento, in particolare confraternite sufi, cerca a lungo una sede adatta per il suo Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo, che stabilisce infine in Francia, a Fontainebleau, nel 1921. Dal 1933 al 1949, anno della sua morte, vive a Parigi trasmettendo il suo insegnamento principalmente ad allievi inglesi, francesi e americani e tenendo letture private delle tre serie di scritti su cui continua a lavorare fino alla morte. Eccetto Il nunzio del bene venturo, tutti i suoi libri verranno pubblicati postumi.
Fenici e cartaginesi in Sardegna
Autore/i: Moscati Sabatino
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, premessa e introduzione dell’autore.
pp. 264, 110 fotografie b/n, 8 disegni b/n, 2 carte geografiche b/n, Milano
Questo libro affronta e sviluppa sistematicamente, per la prima volta, il problema della penetrazione fenicia e cartaginese in Sardegna: i tempi, i caratteri, i risultati storici e culturali di questo fenomeno che durò circa un millennio e che non fu un semplice capitolo delle vicende dell’isola, bensì una componente organica dell’antica storia mediterranea, ricostruibile sulla base della documentazione lasciata dai suoi protagonisti. Numerosi giudizi innovatori emergono dal libro: anzitutto la Sardegna ci appare come l’unica colonia fenicio-punica in cui la penetrazione fu cosi profonda da raggiungere in sostanza il controllo dell’intera regione e da farne una piazzaforte nel Mediterraneo; in secondo luogo risulta dall’occupazione il fiorire di una cultura che, se da un lato si lega ai precedenti fenici e cartaginesi, dall’altro lato presenta una serie di aspetti originali sia per la conservazione di elementi arcaici altrove scomparsi, sia per la scarsezza della componente greca altrove essenziale, sia per l’influsso più volte emergente del sostrato sardo e i conseguenti fenomeni di adattamento e di innovazione. La trattazione ha inizio con la ricostruzione delle fasi storiche, dai primi insediamenti alla‘massima espansione e alla crisi finale; prosegue con lo studio delle notizie che restano sul governo, la società, la religione; passa poi all’esame sistematico dei monumenti, articolandoli nei resti architettonici, nella statuaria, nel rilievo e nelle arti cosiddette «minori». La conclusione generale riassume i risultati dell’opera. Una serie di campagne archeologiche, che l’autore ha promosso negli ultimi anni in Sardegna, conferisce al libro e alla sua documentazione grafica e fotografica il pregio di una larghissima novità.
Sabatino Moscati è professore ordinario nell’Università di Roma, socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e della Pontificia Accademia di Archeologia, segretario generale dell’Unione Accademica Nazionale. Ha insegnato come visiting professor nella Pacific School of Religion (California) e nella University of Wales. Ha tenuto serie di lezioni e conferenze in molte Università di Europa, Asia e America. Nel 1964 gli è stato conferito il Premio Nazionale del Presidente della Repubblica per le Scienze morali, storiche e filologiche. Come direttore dell’Istituto di Studi del Vicino Oriente ha organizzato, negli ultimi anni, varie missioni archeologiche italiane: in Palestina, dove è stata posta in luce la cittadella dei re di Giuda a Ramat Rahel; in Siria, dove è emersa la grande città di Tell Mardikh; in Sicilia, dove sono affiorate le stele sacrificali del luogo sacro di Mozia; a Malta, dove si sono individuati il celebre tempio di Giunone e i resti paleocristiani a San Paolo; in Sardegna, dove è stata scoperta la città punica di Monte Sirai. Tra i suoi libri e memorie, oltre Antichi imperi d’Oriente (Coll. «Il Portolano» n. 8 – «Il Saggiatore» Milano 1ᵃ ed. 1965) e Il mondo dei Fenici (Coll. «Il Portolano» n. 18 – «Il Saggiatore» Milano 1ᵃ ed. 1966), vanno specialmente ricordati: L’epigrafia ebraica antica (Roma 1951); L’Oriente Antico (Milano 1952); Preistoria e storia del consonantismo ebraico antico (Roma 1954); Oriente in nuova luce (Firenze 1954); I predeceuori di Israele (Roma 1956); Il profilo dell’Oriente mediterraneo (Torino 1956; traduzioni inglese, francese, tedesca); Le antiche civiltà semitiche (Bari 1958; traduzione inglese, francese, tedesca, spagnola, svedese, polacca giapponese); The Semiter in Ancient Hirtory (Cardiff 1959); Scoprendo l’antico Oriente (Bari 1962); Historical Art in the Ancient Near Bart (Roma 1963); An Introduction to the Comparative Grammar of the Semitic Language; (Wiesbaden 1964); Archeologia mediterranea (Milano 1966).
Gesù nella Storia
Autore/i: Pelikan Jaroslav
Editore: Editori Laterza
prima edizione, prefazione di Sergio Quinzio, premessa dell’autore, traduzione di Carlo Bianchi e Lucia Sollecito.
pp. XIX-308, nn. tavv. b/n, Bari
Gesù di Nazareth è da venti secoli la figura dominante nella storia della cultura occidentale. Ogni età ha creato Gesù a sua immagine, cercando nella sua vita e nei suoi insegnamenti la risposta alle proprie ansiose domande sull’esistenza e sul destino dell’umanità.
Rabbi nel I sec., uomo universale nel Rinascimento, liberatore nel XIX e nel XX secolo, le varie immagini di Gesù attraverso i secoli forniscono anche la chiave per capire quell’epoca e per risolvere alcuni problemi stimolanti che la storiografia da tempo si pone: cosa accadde nella struttura politica dell’Impero romano quando Cesare decise che Gesù doveva essere chiamato re dei re? Come spiegare l’ironia per cui nel periodo in cui furono proibite le immagini sacre vi fu la grande esplosione dell’arte religiosa? Come ha potuto la fede in un Cristo rivelatore della struttura razionale dell’universo contribuire alla nascita della scienza? Come possono i crociati medievali e moderni invocare il nome del Principe della Pace?
La dottrina teologica e morale, la letteratura, l’arte, la filosofia e perfino la teoria politica di ogni tempo recano il segno di un vivo confronto con l’insegnamento di Gesù e con il modello religioso e umano da lui rappresentato. Dall’Impero romano fino ai nostri giorni, dovunque si è prodotto un movimento innovativo teso a scrollare le incrostazioni dei dogmi e della convenzione sociale, lì – afferma Pelikan – si è verificata la “riscossa” di Gesù, l’esigenza profonda di un richiamo integrale alle fonti evangeliche. Così è stato nella nascita degli ordini monastici contrapposti alla chiesa «mondana», fino al rinnovamento imposto da Francesco d’Assisi, il « secondo Gesù»; così è avvenuto nella riscoperta umanistica del testo originale greco del Nuovo Testamento, in Erasmo e poi nella Riforma di Lutero. Ma anche la cultura « laica » generata dal secolo dei Lumi non ha mancato di lasciarsi sedurre dall’eccezionalità del Cristo, come testimoniano, per esempio, le elaborazioni dei padri dell’indipendenza americana. In questi ultimi cent’anni, infine, il ritorno al Vangelo ha pervaso l’idea della nonviolenza in Tolstoj, Gandhi, Martin Luther King.
Colui che è morto sulla croce – tale è in sintesi, la convinzione di Pelikan – resta il modello morale più alto e più convincente che la storia ci abbia consegnato.
Jaroslav Pelikan (1923) è professore di Storia alla Yale University. Teologo e storico di grande fama, nel,1985 ha ricevuto la Haskins Medal dall’Accademia Medievale d’America per i suoi numerosi studi sul cristianesimo medievale. Ne ricordiamo alcuni: The Christian Tradition (5 voll., 1971-84); The Vindication of Tradition ( 1984); The Mystery of Continuity (1986); Bach among the Tbeologians (1986).
La Musica nel Mondo Antico
Oriente e Occidente
Autore/i: Sachs Curt
Editore: Sansoni Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Anna Mondolfi.
pp. XIV-342, 64 tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Firenze
Tra gli storici contemporanei che hanno affrontato i vasti e complessi problemi della musica nel mondo antico, Curt Sachs è certamente il primo che non si e‘ limitato a studiare certi aspetti dei singoli paesi, Cina India o Grecia, ma ha abbracciato in una dinamica complessa e in una sintesi limpidissima tutti i diversi e multiformi stili nati nell’Oriente e nell’Occidente antico.
Questo affascinante scavo, che non ha eguali se non nelle grandi ricostruzioni archeologiche delle civiltà sepolte, ha reso palese come per migliaia di anni la musica abbia oscillato tra irrazionalità di forme primitive, senza sbocco, e razionalità di ricerca di nuovi tessuti e contenuti; come per strani parallelismi, civiltà del tutto separate tra loro si siano incontrate o abbiano percorso esperienze collaterali in questo campo: i greci e i giapponesi, gli europei e gli indiani nordamericani.
Curt Sachs ha così conferito più distinti contorni agli stili primitivi, più originali interpretazioni ai sistemi orientali, e prospettive del tutto nuove sulla musica greca, portando alla luce le profonde radici su cui poggia il fiorente tronco della musica occidentale.
L’opera si apre con un’ampia e articolata sezione dedicata alla musica primitiva, per poi prendere in esame le quattro grandi regioni del mondo antico: il Medio Oriente (Egitto, Sumer, Babilonia), l’Asia orientale (Cina, Giappone), l’India e la Grecia (con un capitolo dedicato a Roma); per concludersi con una disamina attenta sull’eredità greca nella musica islamica e sugli inizi della musica europea medievale. Curt Sachs con questo libro ha dato al mondo il maggior lavoro e la più profonda analisi della protostoria e della storia antica nel campo della musica. Sostenuto da una cultura altrettanto ricca di erudizione filologica quanto di profondità di pensiero e di chiarezza di stile, egli ha compiuto qualcosa di più di un lavoro storico: ha ricostruito per noi e per le future generazioni la base per la conoscenza della musica di oggi, fornendo gli strumenti per l’interpretazione della nostra civiltà musicale e per lo sviluppo della musica del futuro.
Una profonda cultura artistico-letteraria, formatasi presso il Collège Francais di Berlino, fu alla base degli studi di Curt Sachs.
Dopo essersi laureato con una tesi sulla scultura fiorentina nel XV secolo, egli si orientò verso l’investigazione della storia degli strumenti musicali: in un’opera monumentale Sachs pose le prime salde basi a questo settore dell’attività umana fino allora inesplorato.
Già queste ricerche sarebbero di per sé sufficienti a fare di Sachs un musicologo d’eccezione: il suo capolavoro in materia resta il libro Geist und Werden der Musikinstrumente, ove gli strumenti sono considerati come simboli della cultura umana attraverso il tempo. Ma un uomo della capacità e degli interessi di Sachs non poteva limitarsi a questo solo campo d’indagine; così egli volse la sua attenzione alla cultura musicale dell’antichità, del Medioevo, del Rinascimento e dell’Età barocca. Il risultato di queste faticose ricerche, che richiesero molti anni di paziente lavoro, fu il volume qui presentato.
Sachs pubblicò in seguito un volume del tutto nuovo per gli studi musicologici: Rhythm and Tempo, indagine , sistematica e storia degli impulsi motori e sensori e delle reazioni alla musica, uno studio cioè di carattere estetico e psicologico.
Tra le opere più notevoli dello studioso figurano inoltre: The Commonwealth of Art, Les Instruments de musique de Madagascar e Musik und Oper am Kurbrandenburgischen Hofe.
Nato nel 1881, Curt Sachs insegnò all’Università di Berlino dal 1919 al 1933, nell’Università di New York dal 1937 al 1953 ed in seguito alla Columbia University, tenendo contemporaneamente corsi presso il Queens College e l’Hunter College. La morte lo colse nel 1959.
Postumo è apparso, nel 1962, il suo ultimo lavoro intitolato The Wellsprings of Music.