Libri dalla categoria Rivoluzione Francese
Psicoterapia e psicologia Umanistico-Esistenziale – 3 Volumi
Volume 1: La Psicologia Esistenziale – Volume 2: I Nuovi Modelli Terapeutici – Volume 3: I Seminario Nazionale dell’i.c.s.a.t.
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni C.I.S.S.P.A.T.
introduzione e raccolta a cura di Luigi Peresson.
vol. 1 pp. 328, vol. 2 pp. 344, vol. 3 pp. 152, nn. tavv. b/n f.t., Padova
Atti del 2° Congresso Internazionale promosso dal C.I.S.S.P.A.T. – Jesolo Lido (Venezia) 6-7-8 Maggio 1977
«Un incontro scientifico rappresenta sempre un avvenimento di grande interesse, ma non c’è dubbio alcuno che questo 2° Congresso Internazionale del C.I.S.S.P.A.T., svoltosi a Jesolo Lido (VE) nei giorni 6-7 e 8 Maggio 1977, ha segnato un momento fondamentale nella ripresa degli studi sulla Psicoterapia e sulla Psicologia Esistenziale.
Lo sta a dimostrare la raccolta stessa delle Relazioni e delle Comunicazioni che occupano ben due grossi volumi senza dire dei richiami che il tema generale del Congresso ha avuto anche in sede del 1° Seminario Nazionale dell’I.C.S.A.T. che costituisce il terzo volume di questi Atti.
La presenza a Jesolo Lido dei massimi studiosi italiani e stranieri di questa tanto importante ed attuale branca della scienza psicologica; l’interesse largamente suscitato; la richiesta da più parti avanzata di proseguire gli incontri anche oltre le giornate congressuali, sono chiari segni che il problema dell’Uomo Totale è sentito come preminente anche, e forse specialmente, in un mondo come il nostro dove sembra primeggiare per lo più il tecnicismo settorializzato ed un esasperato positivismo.
Il C.I.S.S.P.A.T. – Centro Italiano per lo Studio e lo Sviluppo della Psicoterapia e dell’Autogenes Training – è onorato di essersi fatto promotore di un avvenimento di così vasta portata, nella certezza che, come ben dice il motto scelto a significare questo suo 2° Congresso Internazionale, solo riscoprendo se stesso l’Uomo ha la possibilità di ritrovare una sua dimensione più vera e più degna.» (C.I.S.S.P.A.T. – Padova)
Gli Angeli Planetari
E i loro benefici influssi nella vita di ogni giorno
Autore/i: Haziel
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
presentazione e introduzione dell’autore, traduzione di Marina Panatero.
pp. 136, ill. b/n, Milano
Tutti noi possiamo affrancarci dalla povertà spirituale e accedere ai mondi del sacro abitati dagli angeli, vera patria della nostra anima. Se le nostre vite sembrano imprigionate nella rigida concatenazione di cause ed effetti, in realtà ci è possibile tornare alla purezza delle origini, invocando le potenze celesti. Gli Angeli Planetari e i loro cori aiuteranno allora generosamente ed efficacemente l’uomo a realizzare il suo desiderio di pace e di amore. Questo libro raccoglie testi, densi di concetti spirituali e di significati profondi, eppure comprensibili a tutti; sono preghiere e invocazioni che ogni giorno, ogni settimana e ogni mese dell’anno, ci permettono di entrare in risonanza e in armonia con le potenze angeliche. Uno strumento prezioso che apre le porte all’energia degli angeli, e che trasformerà il nostro destino e la nostra vita in modo definitivo.
Haziel (François Bernard Termès – Gerona, Catalogna, 1927), illustre studioso cattolico della Cabala, firma i suoi libri con il nome di un Angelo, il cherubino Haziel. Ha scritto numerosi trattati di angelologia. Negli Oscar Mondadori ha pubblicato: Gli Angeli Custodi, Angeli e Arcangeli, Gli Angeli Planetari, Il grande libro dei sogni, Il Grande Libro delle Invocazioni e delle Esortazioni, Il nostro Angelo Custode, I poteri dell’Angelo Custode, Preghiere agli Angeli e Riti e preghiere per tutte le situazioni della vita.
Wumenguan – I Precetti Segreti dei Koan Zen
Autore/i: Wumen Huikai
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione e cura di Thomas Cleary, traduzione di Chandra Livia Candiani e Giuseppina Valenti.
pp. 224, Milano
I koan sono semplici storielle che, nelle fulminanti battute di un dialogo o in un’essenziale trama narrativa, nascondono gli insegnamenti fondamentali della filosofia zen. Enigmatici e sfuggenti, essi appaiono a prima vista incomprensibili al lettore occidentale. Questa nuova traduzione del Wumenguan, una delle più popolari raccolte di koan, ci introduce nel mondo del maestro Wumen Huikai, vissuto in Cina tra il 1183 e il 1260.
Thomas Cleary, profondo conoscitore della cultura e della letteratura cinesi, ci guida alla comprensione di questi piccoli tesori di saggezza e, attraverso cinque livelli progressivi di lettura (dalla semplice percezione sensoriale all’illuminazione spirituale), ci spiega il significato letterale e quello nascosto dei koan, corredando ogni testo con i commenti, in versi e in prosa, degli antichi maestri zen.
Lo Spirito questo Sconosciuto
Ogni elettrone del nostro corpo è immortale e contiene il nostro intero spirito
Autore/i: Charon Jean E.
Editore: Armenia Editore
traduzione di Emilio De Paoli
pp. 224, ill. b/n, Milano
Nel fondo del nostro inconscio noi crediamo a volte di percepire, come in sogno, immagini di un’altra età che traducono in maniera più o meno simbolica un’esperienza che risale a molto tempo prima della nostra nascita. Questo pensiero millenario dimostra la sua presenza anche nel cuore di ciascuna delle nostre cellule, capaci di armonizzare e coordinare in ogni istante tutti i movimenti di questa macchina meravigliosa che è il nostro corpo. Il nostro spirito non ha forse le sue radici in un passato così antico come quello dell’universo? Il nostro Io, quell’essere che pensa in noi, finirà con la morte corporale oppure dividerà l’avventura spirituale dell’universo fino alla fine dei tempi?
Questi sono alcuni degli interrogativi che tratta Jean E. Charon in questo libro. Jean E. Charon è, prima di tutto, un fisico; ma è anche un filosofo di grande notorietà. Le sue ricerche nel campo della fisica, nel corso di questi ultimi anni, lo hanno fatto approdare ad una fantastica scoperta: gli elettroni che costituiscono il nostro corpo contengono uno spazio ed un tempo differenti da quelli a cui noi siamo abituati; in questo nuovo rapporto di spazio-tempo la memoria degli avvenimenti passati si arricchisce senza tregua; in ogni elettrone del nostro corpo vi è contenuto il nostro «intero» spirito. E siccome queste particelle possiedono, in accordo con la fisica, una vita praticamente eterna, nel passato come nel futuro, anche il nostro spirito, cioè ciascuno di noi, è stato e sarà presente finché durerà il mondo.
Per la prima volta troviamo sostenute in maniera scientifica le numerose «manifestazioni» dello Spirito come i fenomeni parapsicologici o gli interventi dell’inconscio. I miti fondamentali nati in tutte le religioni della terra si accendono qui di una luce nuova. Jean E. Charon crede, come André Malraux, che «il nostro terzo millennio sarà quello dello Spirito».
Giordano Bruno
Lo specchio dell’infinito
Autore/i: Drewermann Eugen
Editore: Rizzoli
prima edizione, traduzione di Enrico Ganni.
pp. 306, Milano
Roma, 25 dicembre 1599. Una manciata di giorni all’inizio del nuovo secolo. Fuochi d’artificio e luminarie ne saluteranno l’avvento, che reca la tacita promessa di una nuova èra. In una buia cella, al tremulo chiarore di una candela, Giordano Bruno attende di conoscere la propria sorte. Le autorità ecclesiastiche, fidando in un suo pentimento, gli hanno concesso carta e penna: nasce così, nella settimana tra Natale e capodanno, l’«autobiografia possibile» di uno dei filosofi più controversi e affascinanti. Il pentimento però non verrà: il 17 febbraio 1600, in Campo dei Fiori, una vivida fiamma di rogo rammenterà alla cristianità intera che la Chiesa cattolica attraverso la santa Inquisizione vigila a che «mai possa esistere una nuova epoca».
Ma le pagine scritte in quelle notti febbrili rimarranno. Raccontano gli anni della sua formazione, l’ordinazione a sacerdote, i dubbi e le passioni, le dispute filosofiche, l’esoterismo, l’arte della memoria, i viaggi attraverso l’Europa per sfuggire ai lunghi tentacoli della santa Inquisizione; poi l’interminabile processo, il braccio di ferro con il cardinale Bellarmino, il carcere, la tortura e infine la morte.
Il testamento umano e spirituale di Giordano Bruno e ricostruito e narrato con rigore filologico e storico, ma soprattutto con sentimento, simpatia e affinità di spirito da Eugen Drewermann, un teologo che per la sua originalità e il suo desiderio di innovare si è trovato a vivere in prima persona il travaglio del conflitto contro gerarchie, istituzioni e dogmatismi.
In questo drammatico conflitto è tutta l’attualità dell’eredità di Giordano Bruno: l’ergersi solitario e coraggioso contro totalitarismo e intolleranza, nel nome della verità umana e scientifica, dell’amore per la conoscenza, per la vita e il valore della persona.
A quattro secoli di distanza, le ultime parole del Nolano ai suoi giudici suonano ancora come la ribellione dell’uomo contro un’istituzione apparentemente infallibile: «E forse maggiore la paura vostra nel pronunciare la sentenza della mia nel riceverla».
L’“autobiografia possibile” di uno dei più controversi filosofi dell’Europa moderna.
Eugen Drewermann ha studiato filosofia a Munster, teologia a Paderborn e psicoanalisi a Gottingen. Sacerdote e docente di teologia a Paderborn, nel 1992 è stato sospeso a divinis e allontanato dall’insegnamento per le posizioni assunte nei confronti della gerarchia ecclesiastica. E autore di numerosi volumi, tra i quali, pubblicati anche in Italia, Parola che salva, parola che guarisce (1990), Psicanalisi e teologia morale (1992). Rizzoli ha pubblicato nel 1993 Io discenda nella barca del Sole.
Il Pensiero Selvaggio
Autore/i: Lévi-Strauss Claude
Editore: Il Saggiatore
prefazione dell’autore, traduzione di Paolo Caruso.
pp. 320, 13 tavv. b/n f.t., 11 disegni b/n, Milano
«Pensiero selvaggio» non vuol dire «pensiero dei selvaggi», intesi nella loro figura tradizionale, primitiva, talvolta pittoresca. Questo libro, anzi, si allontana dall’etnologia più corrente e mette a fuoco un attributo universale dello spirito umano. Come è noto, per Levi-Strauss i «selvaggi» sono assai più vicini a noi di quanto si soglia o si voglia credere, e il nostro pensiero, preso in certe sue manifestazioni, e sempre «selvaggio».
Gli esempi tipici, i termini di paragone si potranno cercare nelle società ancora ignare della scrittura e delle macchine, ma essi finiranno poi sempre col presentarci sorprendenti somiglianze coi modi di pensare operanti nella poesia e nell’arte dei nostri paesi, oltre che nelle nostre forme di sapienza popolare, arcaiche o recenti. Il pensiero selvaggio, al pari del precedente libro di Levi-Strauss (Il totemismo oggi), che ne costituisce una rapida premessa, tenta appunto di delineare la struttura logica del pensiero nel suo momento «selvaggio», secondo la prospettiva aperta alle scienze dell’uomo dall’Antropologia strutturale (pubblicato in questa collana). Attraverso un sorprendente itinerario etnologico, che registra e analizza miti, riti, credenze e altri fatti di cultura, esso accantona radicalmente ogni idea di «esotismo» e ritrova la genesi dei nostri attuali schemi logici in una specie di «ricerca del pensiero perduto». Come in Tristi tropici, anche qui l’etnologia esce dai laboratori, compromette irresistibilmente nelle sue indagini la nostra natura più profonda, combatte contro le proprie concezioni tradizionali, prosegue nello smantellamento di dottrine e ipotesi ormai superate, quali la partecipazione mistica di Lévi-Bruhl, il funzionalismo di Malinowski, il totemismo. E il capitolo finale, che impegna una vivacissima polemica con Sartre circa il significato della dialettica e della storia, continuerà a destare, come già sta facendo, una eco sempre più vasta in tutti i campi della cultura.
I Misteri del Castello di Millesimo
Un’Incredibile Storia Vera di Medianità – Alla ricerca di un dialogo con l’al di là
Autore/i: Ferraro Alfredo
Editore: Casa Editrice Meb
prefazione e introduzione dell’autore.
pp. 320, nn. ill. b/n, Padova
Nel 1926, il capitano pilota marchese Vittorio Centurione Scotto, allenandosi per correre la “Coppa Schneider”, fu inghiottito col suo idrovolante dalle acque del lago di Varese. Questa tragedia personale indusse il padre, Carlo, a tenere delle sedute spiritiche nella speranza di riuscire a prendere contatto col figlio, sfruttando prima il famoso medium americano George Valiantine e poi le sue stesse facoltà. La maggior parte degli incontri ebbero luogo nel castello Centurione Scotto a Millesimo, in provincia di Savona.
A distanza di decenni dagli accadimenti di Millesimo, Alfredo Ferraro ha scovato un carteggio riservato concernente quelle straordinarie sedute. Basandosi su una circostanziata documentazione, l’autore riesamina quei fatti clamorosi che, per la notorietà dei personaggi coinvolti, ebbero risonanza a livello internazionale e suscitarono accese polemiche tra i cultori dei fenomeni paranormali. Lo stile, incalzante e stilisticamente piacevole, è quello del romanzo, ma la ricostruzione di Ferraro è tracciata nel pieno rispetto della realtà dei fatti.
Questo libro completa la trilogia di Ferraro pubblicata dalla MEB nella collana Mistero (“Testimonianza sulla parapsicologia” e “Testimonianza sulla medianità” i due precedenti), che costituisce un percorso apprezzato da tutti gli appassionati.
Alfredo Ferraro, nato a Brescia nel 1916, pubblicista, s’è laureato in Fisica all’Università di Bologna. La sua formazione scientifica non gli ha impedito di entrare in contatto con le dimensioni del paranormale e del “non razionalmente spiegabile”, spingendolo a scrivere la sua testimonianza in numerose pubblicazioni.
Arte Primitiva Americana
Autore/i: Johnson Harmer
Editore: Fabbri Editori
consulente per «l’Arte Precolombiana» Gillett Griffin, consulente per «l’Arte Indiana Americana» Peter T. Furst, traduzione di Annita Biasi.
pp. 240, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Milano
Questa autorevole rassegna, presentata sotto forma di enciclopedia, offre specifiche informazioni atte a formare e sviluppare con competenza una o più collezioni di opere create dalle complesse e raffinate civiltà che fiorirono nei continenti americani molto prima delle invasioni europee. Fornisce inoltre dati che possono rivelarsi indispensabili a studiosi, sovrintendenti alle belle arti, conservatori di musei, galleristi, periti d’arte, antropologi, archeologi ed etnologi.
L’introduzione include una storia del collezionismo dell’Arte Precolombiana e dell’Arte Indiana Americana e le opportune considerazioni sui più importanti argo menti che interessano i collezionisti: le fonti degli oggetti da collezionare; i vari tipi di collezioni; l’identificazione degli oggetti; i falsi e le contraffazioni; lo stato di conservazione, i restauri e le riparazioni; l’esposizione; la protezione; gli acquisti nelle gallerie d’arte e nelle case d’asta ; e un’indagine sul mercato di questi oggetti d’arte. L’autore osserva che è cresciuto l’interesse in questi campi, ormai quasi i soli in cui lavori di qualità equivalente a quella di opere create nel passato sono ancora alla portata di un largo numero di collezionisti.
Per ciascuna delle due sezioni del libro – Arte Precolombiana e Arte Indiana Americana – l’autore espone una breve storia dell’argomento e illustra i tipi di opere disponibili. I testi sono seguiti da illustrazioni in bianco e nero e a colori, che, disposte in ordine sistematico, presentano gli esempi più interessanti delle varie categorie di opere. Queste illustrazioni e le didascalie che le descrivono offrono la possibilità ai collezionisti di identificare le caratteristiche di ogni opera e di giudicarne la qualità mediante un opportuno confronto.
Le carte geografiche indicano le localizzazioni delle più importanti culture e dei popoli delle Americhe, e le tabelle riportano la cronologia di ciascuna cultura in riferimento ai quasi quattromila anni in cui spazia questo libro.
La prefazione mette a confronto le controverse questioni che sconvolgono il mondo del collezionismo; arte contro scienza, rivendicazioni nazionali nei riguardi di antichi capolavori, e problemi relativi ai manufatti religiosi.
Un’appendice contiene un pregevole elenco senza eguali di musei, mercati e gallerie d’arte nel mondo che possiedono collezioni di Arte Precolombiana e Indiana Americana, oltre che una bibliografie e un indice.
Arte Primitivo Americana riunisce le arti dei nativi di tutte le Americhe – Nord, Centra e Sud – in un unico libro, in un’ottica di grande interesse, dato che le culture dei popoli indigeni del ”Nuovo Mondo”, dall’Artico allo Stretto di Magellano, sono ora ben conosciute e possono essere descritte.
Harmer Johnson è stato l’esperto nell’arte tribale e antica per la Sotheby’s di New York e ora è un perito d’arte molto influente (ed ex presidente dell’Associazione dei Periti d’Arte) oltre che un antiquario di libri di questo argomento.
Gillett Griffin è un assistente universitario nel Dipartimento di Arte e Archeologia della Princeton University e ricopre la funzione di sovrintendente dell’Art Museum della Princeton University per la Sezione dell’Arte Precolombiana.
Il dottor Peter T. Furst è il professore (emerito) di Antropologia dell’Università statale di New York ad Albany, ed è docente associato alla ricerca nel Museo di Archeologia e Antropologia dell’Università della Pennsylvania.
325 • 814 L’Urto delle Civiltà nell’Alto Medioevo
Dagli stanziamenti barbarici all’unificazione carolingia – La civiltà del Medioevo Europeo
Autore/i: Brezzi Paolo
Editore: Istituto di Cultura Nova Civitas
presentazione dell’autore.
pp. 526, 56 tavv. b/n f.t., Roma
Paolo Brezzi, nato a Torino e laureato in quella Università in Storia Medioevale, già libero docente di Storia Medioevale e incaricato all’Università di Roma, ‘e stato dal 1948 al 1967 Professore ordinario di Storia del Cristianesimo nell’Università di Napoli; ora è Ordinario di Storia Medioevale nella Facoltà di Magistero dell’Università di Roma. È membro della Giunta centrale degli Studi storici, del Consiglio direttivo della Società degli Storici italiani, dell’Istituto Storico per il Medio Evo e dell’Istituto di Studi Romani. È autore di vari importanti studi di Storia Medioevale.
Questa sua nuova Opera prende in esame il periodo tra la fine del IV secolo e l’inizio del IX nell’Europa occidentale. È il periodo in cui si verificarono grandi sconvolgimenti, che non furono soltanto l’occasione o il frutto di violenze e soprusi, ma consentirono la formazione di una nuova società, quella che di solito viene chiamata altomedioevale. È compito degli studiosi superare ogni atteggiamento polemico o moralistico di fronte a situazioni all’apparenza irrazionali e urtanti, e preoccuparsi d’intendere dall’interno quel periodo storico, di seguirne il decorso, evidenziarne le caratteristiche, illustrarne le strutture e attività. Posti in rilievo i punti di partenza (l’eredità politica e culturale del mondo classico; l’idealità religiosa e la forza organizzativa della Chiesa cristiana), il presente volume traccia un quadro dettagliato delle vicende svoltesi nei principali paesi europei durante gli stanziamenti barbarici, chiarendo il gioco delle forze e le linee del processo, senza perdersi in dettagli pedanteschi. Altre due sezioni del volume sono riservate alla vita culturale e ecclesiastica ed alle condizioni economiche e sociali.
È parso più rispondente agli interessi storiografici odierni, assai più che dilungarsi sui «fatti», penetrare nel vivo della realtà umana e fare conoscere ad un largo pubblico il tenore di vita e i tipi di coltivazioni, gli scambi dei prodotti e gli strumenti del lavoro, la cultura e la pietà, le città e le campagne, i signori e gli schiavi, i monaci e i guerrieri che vissero ed agirono in quei secoli.
Dall’insieme delle informazioni – tutte basate sui dati sicuri delle fonti anche se esposte senza un corredo erudito che appesantirebbe il discorso – risulterà quanto di nuovo e di positivo fu costruito anche allora e quali siano le impostazioni metodologiche più attuali in questa materia; in tal modo resteranno anche individuate meglio le premesse, già esistenti in quel momento storico tormentato e cruento, per un fecondo sviluppo della viltà medioevale nelle sue fasi successive, che formeranno oggetto di ulteriori ricerche e pubblicazioni.
Oro Miraggio e Flagello dei Popoli
La favolosa storia dell’oro
Autore/i: Hochheimer Albert
Editore: Editrice Massimo
prefazione dell’autore, traduzione di Graziella Rizzini.
pp. 344, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Avvenimenti reali e avvenimenti leggendari si alternano in questa storia dell’oro dal tempo dei Faraoni ai tempi moderni; su tutti domina incontrastata la presenza del prezioso metallo, della dorata e fatale chimera che esercita, da secoli, sugli uomini, lo stesso immutato fascino.
Dai palazzi sontuosi dei re egizi, dalle miniere dell’antica Ofir, l’autore ci trasporta di capitolo in capitolo, nelle miniere di Spagna al tempo dell’impero romano, dai ricchi tesori della città di Tenochtitlan o del Santuario di Delfi alle botteghe degli orafi medioevali e rinascimentali, alle officine degli alchimisti colme di mistero, dai campi d’oro californiani alle moderne industrie minerarie della Siberia, dell’Australia e del Sudafrica.
Simbolo di potenza e di ricchezza, strumento di conquista nelle mani di grandi condottieri, dopo i vani sogni e tentativi degli alchimisti medioevali e rinascimentali, dalla scoperta del nuovo mondo fino ai nostri giorni, «Oro» significò «America»: fu il desiderio dell’oro stimolo ai viaggi di scoperta e alla colonizzazione di zone inesplorate e selvagge; fu il desiderio dell’oro, che accanto al grande Colombo fece sorgere i personaggi dei «conquistadores». Cortez, Pizzarro, Almagro, Balboa e con essi anonime schiere di avventurieri e predoni che sospinti e divorati da una sempre crescente brama di possesso, affrontarono le più inimmaginabili avventure.
È storia che si legge d’un sol fiato e che sa tener sempre vivo l’interesse del lettore.
Il Guasto della Città Antica e del Paesaggio
Autore/i: Barbacci Alfredo
Editore: Le Monnier
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. XVII-366, 67 tavv. b/n f.t., Firenze
Dalla Prefazione:
«Immaginiamo che in una ricca quadreria si comincino ad asportare dipinti dei secoli scorsi, ricollocandoli al loro posto dopo averli raschiati e ridipinti in forma moderna; queste operazioni sarebbero giudicate sacrileghe sia per la distruzione di opere antiche e pregevoli, sia per l’anacronistica, antiestetica mescolanza.
« Nei riguardi estetici, il caso è analogo a quello delle sostituzioni edilizie negli antichi quartieri delle nostre città, ove si distruggono pregevoli edifici dei secoli scorsi, per erigerne, sullo stesso terreno, altri di forma moderna, tecnicamente aggiornati bensì, ma il più delle volte di forma deteriore.
«Uccidere una persona è un delitto; abbattere un albero è un’operazione economica. Ma se l’albero, il giardino, il parco hanno valore estetico, la distruzione dovrebbe pure considerarsi un delitto, contro il Paese. Ugualmente, gli edifici, economicamente considerati, hanno una scadenza, che ne consiglia la sostituzione; ma se possiedono un valore artistico, la distruzione è condannata dagli esteti.
«Perciò, in una società civile, si dovrebbe ottenere senza contrasto che agli edifici e alle piante dotati di un’intrinseca bellezza e di una fusione estetica ambientale, venisse assicurata la conservazione, anche quando avessero superato la scadenza economica. In altre parole, accorciare a scopo di lucro la vita di un edificio monumentale…. dovrebbe essere considerato delittuoso come sopprimere una persona anziana, solo perchè non è più in grado di produrre quanto produceva da giovane….
«Convinti di questa necessità e superando la naturale riluttanza di chi è in tante altre faccende affaccendato, ci siamo risolti a difendere, anche con la penna, le nostre città e le nostre campagne….».
Partendo da queste premesse, il Barbacci denuncia in questo libro, di palpitante interesse e attualità, gli scempi apportati da certa speculazione privata al paesaggio urbano ed extraurbano di tante città e plaghe d’Italia. Una casistica che lascia interdetti e perplessi, e che spesso indigna; e non poco merito del libro sarà se tante persone colte, mosse dalla lettura di queste pagine, si uniranno a coloro che da decenni si battono per la conservazione del nostro più vivo patrimonio comune: il paesaggio italiano.
I Veda
Minotauri e personaggi misteriosi sugli antichissimi reperti della valle dell’Indo. Vennero dal cosmo per sopravvivere? Un preistorico conflitto nucleare.
Autore/i: Aprile Giuseppe
Editore: Armenia Editore
pp. 208, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Gli inni più antichi del mondo, che costituiscono il rig Veda, «depurati» da Aprile della componente liturgica e riduttivamente analizzati, rivelano una preistorica presenza di esseri semiumani, provenienti dal cosmo, nella valle dove scorre il grande fiume Indo, i quali, dopo aver assoggettato gli Ari, nostri lontanissimi progenitori, scatenarono un catastrofico conflitto in cui furono impiegate «navi volanti per mezzo di magia» e armi nucleari d’insospettata potenza.
Si tratta di favola o di realtà tramandata confusamente?
Giuseppe Aprile, per rispondere a questa e ad altre domande, esamina comparativamente il «Ramayana», i miti cretesi e quelli ellenici che, integrandosi a vicenda, sviluppano il tema vedico; 50 secoli fa, la fantascienza, le fecondazioni artificiali, l’ingegneria genetica, le armi psicotroniche e quelle nucleari furono una cruda realtà, il cui ricordo deformato è inciso frammentariamente nel «cervello» dei rig Veda. L’autore cerca ulteriori convalide alla sua teoria (in parte deduttiva) nella cosiddetta Archeologia misteriosa della valle dell’Indo, dell’isola di Creta e di quella di Pasqua. Il libro si arricchisce, così, di nuove tematiche comparative che sembrano far emergere dalle tombe vediche le cattedrali volanti, le Atlantidi rosse, i minotauri cosmici, i ricordi pietrificati di strani amori e di ibridi connubi .
Quasi un romanzo, di agevole lettera per lo stile asciutto e incisivo, questa scorribanda nel perduto mondo del rig Veda.
Il Culto dell’Estasi
La via orientale all’amore: sesso tantrico e misticismo erotico
Autore/i: Kamala Devi
Editore: Olympia Press Italia
prefazione dell’autrice, traduzione di Attilio Trentini, illustrazioni di Peter Schaumann.
pp. 192, nn. ill. b/n, Milano
Molto prima delle moderne tecniche di liberazione sessuale, i tantrici, gruppo religioso elitario dell’Oriente, tenevano lezioni su molti aspetti della sessualità che noi occidentali dobbiamo ancora scoprire. Nel Tibet, Nepal e nell’India meridionale insegnavano il Sentiero del piacere e lo insegnano tuttora segretamente. Ma chi sono i tantrici, cos’è il tantrismo? Il tantrismo è un culto dell’estasi, una religione personale basata sull’esperienza mistica della gioia. Il sesso è sacro per il tantrico, è fonte di energia e di vita. Tramite il tantrismo è possibile conseguire il tipo di esperienza sessuale che consente di diventare tutt’uno con l’universo. Il potere conseguito mediante simile esperienza sessuale può cambiare la vita umana. Può trasformare donne depresse, sciatte, fastidiose in creature soddisfatte, eccitanti, sensuali; uomini stanchi, disillusi. e ansiosi in esseri pieni di fascino e di vita. Il presente libro, opera di una giovane studiosa americana, che ha assunto il nome di Kamala Devi, offre una versione, adattata per l’Occidente, ma rigorosamente tratta dagli antichi insegnamenti tantrici, dello yoga del sesso. Presenta in dettaglio l’iniziazione al rito sessuale segreto del tantrismo per la singola coppia e per il gruppo. Elenca gli esercizi necessari per incrementare il piacere e include, inoltre, un capitolo sul prolungamento, quasi indefinito, dell’estasi sessuale. Riccamente illustrato, Il Culto dell’estasi mette per la prima volta a disposizione dei lettori i poteri sessuali magici del tantrismo capaci di cambiare radicalmente la vita di ognuno di noi.
Alcuni dei capitoli più significativi del presente volume: Rito Sessuale Segreto del Tantrismo, Le Svariate Posizioni dell’estasi, La Sottile Arte del Prolungamento dell’estasi, Liturgia per un Rito Sessuale di Gruppo, Meditazione: Dhyana, Esercizi Erotici.
Rapporto sugli Uomini
Autore/i: Papini Giovanni
Editore: Rusconi
prima edizione, nota introduttiva di Luigi Baldacci.
pp. 452, Milano
Nel Diario, alla data del 15 febbraio 1944, Papini scriveva: «Mi sembra che nessuno abbia avuto il coraggio di dire agli uomini tutta la nuda, cruda, crudele verità sulla vita e natura loro. […] Il libro da me sognato fin dal 1908 (il Rapporto sugli uomini) e al quale ho lavorato per tanti anni, senza esserne mai contento, potrebbe essere l’opera più nuova che mai sia stata scritta». Il 22 ottobre 1949 lo scrittore rammenta per l’ultima volta nel Diario il libro di tutta la vita (pensato, in realtà, già dal 1907, che è l’anno stesso in cui si chiude l’esperienza del «Leonardo»): «Ho riletti alcuni capitoli del Giudizio universale. Vi sono idee ingegnose (talora sofistiche), espressioni felici e qua e là qualche segno di poesia, ma l’insieme non è quale avevo sognato, quale vorrei che fosse. Torna l’antica perplessità: le confessioni di centinaia di risorti o una recisa e atroce e sintetica requisitoria della vita umana? Sotto questa forma mi balenò la prima idea […], a Bulciano: il Rapporto sugli uomini. E anche oggi mi tenta».
Papini fu il primo a capire la differenza sostanziale tra le due opere: una, il Giudizio, composta negli anni maturi della conversione, l’altra, il Rapporto, nata come intuizione laica, al tempo delle più strabilianti avventure intellettuali, ripresa poi tante e tante volte negli anni del ritorno all’ordine: ma senza riuscire mai a cancellare quell’impronta profana, quel sigillo cinico della prima ideazione. Ed è forse questa la ragione occulta che faceva dire a Papini di non essere stato mai contento di quel suo lavoro, che pure lo aveva impegnato in modo ben più totale che non il Giudizio.
Il Rapporto sugli uomini è, tra gli inediti di Papini, il più sorprendente: quello che si richiama più intimamente alla matrice culturale, antropologica e psicologica – schopenhaueriana e nietzschiana – del Papini giovane, vale a dire di una personalità che, comunque la si voglia giudicare, è essenziale al bilancio culturale del primo Novecento: non meno di Marinetti, non meno di Soffici.
«Mi sembra che nessuno abbia avuto il coraggio di dire agli uomini tutta la nuda, cruda, crudele verità sulla vita e natura loro. Furon detti, ogni tanto, frammenti di verità particolari, personali e più per impeto di passione che per meditato proposito. Il libro da me sognato fin dal 1908 (il Rapporto sugli uomini) e al quale ho lavorato per tanti anni, senza esserne mai contento, potrebbe essere l’opera più nuova che mai sia stata scritta» (Giovanni Papini, Diario, 15 febbraio 1944).
Libro nietzschiano e cristiano, cinico e pietoso, libro di una vita fino al punto di assommare in sé la contraddizione esistenziale di quella vita medesima, questo inedito nasce con la gioventù di Papini, nel momento in cui essa è più intimamente legata alle sorti della cultura novecentesca. Perché non fu mai pubblicato? Per l’incontentabilità che Papini per primo confessa in alternativa al suo stesso trionfalismo, e anche, certamente, per ragioni contingenti che oggi ci appaiono chiarissime. Capitoli come Conquista o Guerra o Giornali, non avrebbero mai potuto vedere la luce, per ragioni di censura, negli anni in cui furono scritti (1928). Da queste pagine risulterà un Papini doppiamente inedito. Ma si trattò anche, negli anni più tardi, di una censura di diverse carattere, cioè interiore. A Papini sembrerà sempre «troppo presto per pubblicare un libro così crudo e sconsolante» (Diario, 4 marzo 1944). Alla sensibilità del cristiano ripugnava ormai un’opera così ignuda, così priva di carità e di speranza. Ma è appunto da questa prospettiva che ci è concesso oggi di esplorare l’altra faccia di Papini.
Giovanni Papini (Firenze, 1881-1956) è stato, con Giuseppe Prezzolini, il maggiore impresario culturale del Novecento italiano: dal «Leonardo » a «La Voce» a «Lacerba» (e si citano, tra quelle imprese, solo le maggiori) la presenza di Papini è tanto ingombrante quanto originale. Come pragmatista, giovanissimo attira su di sé l’attenzione europea: da Croce a James a Bergson. Nel 1906 debutta col Crepuscolo dei filosofi, che sarà il modello delle successive Stroncature (1916), ma è altresì un esempio per le migliori pagine critiche di Soffici. Nel 1912 pubblica il suo libro più famoso, Un uomo finito. Di lì a poco si getta nell’avventura futurista, ma nel 1921, con la Storia di Cristo, propone di se’ un’altra immagine, e questa volta definitiva, quella dell’apologeta della fede cristiana. Moltissimi i titoli di questo inesausto poligrafo. Basti ricordare, tra le ultime opere, Sant’Agostino (1929), Dante vivo (1933), Lettere agli uomini di Papa Celestino VI (1946), fino alle bellissime pagine giornalistiche, Schegge, dettate alla nipote Anna nel progredire della paralisi che aveva colpito lo scrittore nel 1952. (Luigi Baldacci)
La Cina Prima degli Han
Autore/i: Watson William
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Antonio Cettuzzi.
pp. 304, 77 fotografie b/n, 65 disegni b/n, 3 carte geografiche, Milano
Nel 1929, a quaranta chilometri da Pechino, Teilhard de Chardin (il gesuita oggi celebre anche per il suo pensiero religioso) scopri uno dei più antichi antenati dell’uomo, quel Sinanthropus, che abitò la terra mezzo milione di anni fa. Era piuttosto basso di statura (1,56), non somigliava per nulla ai giganti e titani che i nostri miti amano immaginare alla vigilia dell’uomo. Eppure anche le leggende della Cina proiettano, sugli orizzonti grandiosi e ambigui tra la cosmologia e le cronache umane, imprese gigantesche: come quella del re che scaraventa la testa del nemico vinto contro il Fu Chon, la montagna inclinata che regge il cielo e ne fa pendere la volta si da costringere le stelle al loro corso verso occidente. Ricchissima di rivelazioni sulle origini dell’uomo, l’archeologia della Cina lo è anche di documenti sulle primitive civiltà materiali, senonché sconcerta le nostre ormai classiche idee sul succedersi delle età della pietra, del bronzo, del ferro: si può dire, anzi, che in Cina il Neolitico si protrasse molto oltre l’inizio delle epoche successive. Comunque, la decifrazione dell’immenso materiale di scavo, secondo i metodi scientifici invalsi in Occidente fin dal sec. XIX, data per la Cina da soli cinquant’anni, cioè dalla rivoluzione intellettuale che rovesciò il vecchio ordine. Sicché questo libro del Watson rinnova tutte le immagini che finora si possedevano sulla preistoria e sulle albe storiche di quell’immenso paese: le sostituisce con ricostruzioni altrettanto meravigliose ma per di più garantite dagli incomparabili connotati del vero.
Wlliam Watson ha compiuto i suoi studi di storia dell’arte al Gonville e al Caius College di Cambridge, dove si è laureato alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, a cui partecipò come addetto al Servizio Informazioni, congedandosi nel 1945 col grado di maggiore. È quindi entrato al British Museum, dapprima nel reparto delle Antichità inglesi e medievali, poi in quello delle Antichità orientali e qui svolge tuttora la sua attività di assistente alla direzione. Le varie tecniche e «specialità» in cui si è approfondito (da una sicura conoscenza della lingua cinese a una matura esperienza della metodologia archeologica e storica) gli permettono di decifrare con letture dirette e comparative, spesso originali, i documenti e le opere d’arte tratti in luce dagli scavi cinesi antichi e recenti, di ricavarne notizie, informazioni, interpretazioni fin qui ignote alla cultura occidentale.
Mandala – Il Linguaggio del Profondo
Autore/i: Albanese Marilia; Cella Al-Chamali Gabriella
Editore: Xenia Edizioni
prefazione delle autrici.
pp. 204, 16 tavv. a colori, nn. ill. b/n, Milano
Insostituibile strumento di meditazione per la spiritualità indiana, i mandala riproducono nei loro colori e nelle loro forme geometriche le tappe di un complesso percorso conoscitivo che conduce a pacificare la psiche e ad attivare le potenzialità della coscienza. Chi medita sul mandala e chi lo disegna compie sempre un viaggio dentro di sé: riconosce nelle divinità terrificanti del mandala i propri ostacoli interiori e ammira nelle figure celesti il riflesso delle proprie forze di luce.
Questo libro non solo illustra la profonda simbologia religiosa dei mandala buddhisti e degli yantra hindu, ma pone anche in risalto l’influenza di questi simboli sulla storia dell’architettura sacra indiana e buddhista.
Il testo, illustrato a colori, fornisce consigli pratici che insegnano a costruire da sé un mandala e a usarlo come supporto alla pratica yoga dei chakra per il risveglio della coscienza.
Marilia Albanese è direttore della sezione lombarda dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, ove insegna cultura indiana. Per la Xenia ha scritto Il tantrismo. Il gioco della Dea (Milano 1996) e (con G. Cella e F. Zanchi) I chakra. L’universo in noi (Milano 1996).
Gabriella Cella dirige la scuola di formazione Yoga Ratna (SIYR), in cui insegna uno yoga che integra le varie correnti tradizionali e moderne.
Ikebana – Fiori Viventi
Autore/i: Banti Pereira Jenny
Editore: Club degli Editori
graphic design di Bruno Munari, introduzione dell’autrice.
pp. 176, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Milano
Dall’introduzione dell’autrice:
«Venuto in uso nel sec. XVIII, il termine stava ad indicare in modo generico qualsiasi composizione naturale di fiori o di piante esistente nella tradizione, ad eccezione del Rikka. In tale senso è usato ancor oggi, sebbene arricchito di tutte quelle accezioni e quelle sfumature che è andato acquistando nel volger dei tempi: Rikka o Chabana, Shôka o Nageire, cioè, di volta, in volta, ieratica costruzione geometrica o ascetica composizione intuitiva; formalismo calligrafico o ricerca espressionistica; scultura o disegno, nel gusto e secondo l’intenzione e il ritmo di vita della società che lo generava.
Fiori viventi, composizione naturale, arte di disporre i fiori alla maniera giapponese.
E soprattutto natura vivente: fiori, foglie, tronco o corteccia, radici vegetanti o rami disseccati, e ancora sassi, sabbia, acqua. Tutto quanto esiste in natura può essere trasformato in materiale compositivo, purché interpretato nella sua essenza di elemento naturale, riordinato e riespresso e, da inerte, reso vivente.
All’origine è dunque la natura, fonte inesauribile di materia prima, modello perfetto che l’uomo non può imitare e l’artista non deve contraffare.
Viene quindi la regola: la capacità di assicurare entro uno schema inalienabile ma mobilissimo, la perfezione di una formula compositiva, e rendere possibile il ripetersi all’infinito di una creazione divenuta, per selezione, assoluta. Non copia di se stessa, ma ricostruzione; poiché la natura non ripete mai identica una stessa forma, pur moltiplicandola in una quantità potenzialmente infinita.
Sorta in Cina nel periodo T’ang, l’arte dei fiori divenne disciplina in Giappone. E soltanto in Cina o in Giappone poteva infatti fiorire un’attitudine cosi intensa e di tale autocontrollo, specchio di una civiltà e di un’etica fondate sull’antica verità buddista che integra l’uomo nella natura e la natura in Dio, che identifica l’artista nella creazione e la creazione nel ritmo della natura.[…]»
Lotta di Classe e Karma
Autore/i: Scaligero Massimo
Editore: Perseo
unica edizione.
pp. 232, Roma
La mancata meditazione del tema del karma nella cultura del presente tempo, ha tolto anche ad osservatori qualificati la possibilità di cogliere il retroscena degli eventi. Il lento spegnersi della Democrazia su tutta la Terra, oggi si riesce appena a collegare con il fatto che il Potere centrale superpolitico, espressivo della saggezza e dell’autodeterminazione dei Popoli, epperò capace di garantire l’autonomia delle forze sociali, viene assunto da una corrente di parte, o da un meccanismo politico.
L’agonia dello Stato, quale nucleo supernazionale di una collettività, è visibile su tutta la Terra, nel suo mancare alla funzione di superiore imparzialità regolatrice, venendo esso portato fuori di se’ a operare nei processi socioeconomici e a impedire lo svolgersi di questi secondo il loro proprio principio. Quando ciò si verifica, non è più lo Stato che opera, esso invero non c’è più: al suo luogo opera una corrente che ha sopraffatto le altre e conferisce potere statale al proprio impulso di parte. Lo Stato, che dovrebbe garantire l’espressione verace della Cultura, l’uguaglianza di tutti dinanzi alla Legge, l’autonomia nazionale-internazionale dell’Organismo Economico, non c’è più. La Democrazia si riduce a un mero nome, la lotta di classe può essere chiamata in causa.
Il fenomeno è riconoscibile come paralisi delle forze organizzatrici dell’umano, ad opera di forze della polarità opposta, la cui insorgenza è possibile grazie alla surrettizia collusione della dialettica con il sub-umano. Da una simile situazione di consunzione, non è possibile uscire se non mediante la conoscenza delle forze in giuoco: il cui retroscena è sovrasensibile. Prescindendo dalle condizioni richieste a un’indagine del genere, si può dire che il retroscena è cognitivamente afferrabile, grazie alla vivificazione attuale dell’idea tradizionale di karma: termine sanscrito il cui ampio significato è in particolare riferibile al tipo di forza operante nell’umano, come struttura del ”destino” individuale e collettivo, secondo una logica trascendente, di cui l’uomo è, nella profondità della coscienza, cooperatore. La necessità di ravvisare la presenza di una simile forza nell’attuale processo umano-sociale, è il tema del presente libro: nel quale tra l’altro viene mostrato come la cultura sia dominata da impulsi che si oppongono all’idea di karma, nell’epoca in cui questa può essere, per la cultura, germe di reintegrazione.
I. Via a una metafisica cosciente
II Genesi «borghese» della dialettica di classe
III. Spiritualismo, Hegelismo, Materialismo
IV. L’Arabismo e l’equivoco esoterico
V. La via del Marxismo verso la libertà
VI. Il karma operaio
VII La coscienza «operaia» come coscienza di classe «borghese»
VIII. L’opposizione gnostica all’idea di karma
IX. Karma e libertà
X. Coscienza dell’Io come coscienza del karma
XI. Crepuscolo e alba della comunità umana
XII. Istanza ultima del karma
Le Civiltà dell’Oriente – Arte
Volume IV
Autore/i: Autori vari
Editore: Edizioni Casini
sotto la direzione di Giuseppe Tucci, con la collaborazione dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente.
pp. 1400, riccamente illustrato b/n, Roma
La grande sintesi de «Le Civiltà dell’Oriente» iniziata con i volumi sulla storia, sulle letterature, sulle religioni la filosofia e le scienze, si conclude ora con questo quarto volume che offre una larga visione panoramica dell’arte dei popoli orientali nel suo sviluppo millenario, dalle origini ai giorni nostri.
Studiosi italiani e stranieri fra i più noti hanno delineato per ciascun paese, dall’Egitto al Giappone, l’evolversi delle forme e delle tradizioni artistiche, i loro rapporti e la loro diffusione, così che dalle singole monografie è possibile ricostruire un quadro d’insieme dell’arte orientale e coglierne quei caratteri essenziali che fanno di essa una delle più alte espressioni dello spirito umano. Ma insieme all’evoluzione e ai valori propri di quest’arte è possibile rilevare dai vari capitoli anche gli incontri, gli influssi e i rapporti che sono stati sempre vivi e fecondi, non solo tra gli stessi paesi orientali, ma anche tra l’Oriente e l’Occidente, fin dai tempi più remoti. Risaltano così gli scambi e le irradiazioni dei motivi delle culture protostoriche e dell’arte delle steppe nella vasta area euro-asiatica, l’espandersi dell’arte islamica, da una parte verso l’India, l’Asia Centrale e Sud-Orientale, dall’altra nel bacino del Mediterraneo, la diffusione dell’arte indiana nel Tibet, nel Nepal, in Cina, in Giappone e nei paesi dell’Asia Sud-Orientale e infine, oltre la presenza dell’arte ellenistica e romana in Egitto e nell’Asia Minore, si possono seguire gli influssi dell’arte classica su quella corrente greco-buddhista del Gandhāra che sorta ai confini dell’India vide la sua eco giungere attraverso l’Asia Centrale in Cina e spegnersi nel lontano Giappone.
Conclusa dunque con un’ampia sintesi sull’arte, quest’opera, che ha visto la collaborazione dei più insigni specialisti di tutto il mondo sotto la direzione scientifica di Giuseppe Tucci, ci presenta attraverso la disamina sapiente ed acuta dei fatti storici, letterari, religiosi ed artistici il vero volto dei popoli orientali che, rotto il velo di ignoranza e di mistero che ancora li circonda, debbono essere meglio conosciuti e compresi nella loro intima essenza, perché si riaffacciano ora prepotentemente alla ribalta della storia.
Arte dell’Egitto antico; Donadoni – Arte dell’Etiopia, Ricci – Culture protostoriche e arte delle steppe, Bassain – Arte della Mesopotamia e dell’Asia Minore, Woolley – Arte ellenistica nell’Asia anteriore e in Egitto, Laurenzi – Arte dell’Iran pre-sasanide, Ghirshman – Arte dell’Iran sasanide, Scerrato – Arte cri.stiana in Asia, Talbot Rice – Arte cristiana e musulmana del Vicino Oriente, Monneret De Villard – Arte dell’India e di Ceylon, Hallade – Arte del Gandhāra, arte antica dell’Afghanistan e dell’Asia Centrale, Hallade – Arte dell’India musulmana e correnti moderne, Goetz – Arte del Nepal, Goetz – Arte del Tibet, Tucci – Arte dell’Indocina (Birmania, Thailandia, Cambogia, Laos e Viêt-Nam), Cœdès – Arte dell’Indonesia, Van Lohuizen-de Leeuw e Taddei – Arte della Cina, Fontein, Giuganino, Sullivan Arte della Corea, Gompertz – Arte del Giappone, Buhot.
Giordano Bruno
Tra cosmologia ed etica
Autore/i: Badaloni Nicola
Editore: De Donato Editore
unica edizione, premessa dell’autore.
pp. 160, Bari
La tenace polemica anti-aristotelica; la religiosità orientata in senso razionalistico e naturalistico; l’ermetismo stratificato e complesso, aperto alle suggestioni di una magia assai poco misterica e di una scienza che si va emancipando dalla propria condizione di ancella della teologia; la ferma adesione a un’etica eroica e civile. In un libro di grande chiarezza e rigore scientifico Badaloni analizza le molteplici componenti di cui è intessuta l’opera di Giordano Bruno, dai giovanili scritti lulliani fino alle opere latine della maturità, restituendoci il profilo di un filosofo strategicamente situato alle origini del moderno.
Nicola Badaloni è nato a Livorno nel 1924. Insegna Storia della filosofia all’Università di Pisa.