Libri dalla categoria Tecniche di Rilassamento
Viaggio nell’Impero dei Mongoli 1253-1255
Autore/i: Guglielmo di Rubruck
Editore: Lucarini Editore
a cura di Claude e René Kappler, nota dell’editore, traduzione e nota di Riccardo Gualdo.
pp. 282, nn. cartine b/n f.t., Roma
Sedicimila chilometri in due anni, un po’ a piedi ma soprattutto a cavallo, da Costantinopoli a Karakorum, capitale dell’impero delle steppe: un francescano fiammingo passa da un’orda all’altra, nelle condizioni più difficili. Inviato nel 1253 da Luigi IX il Santo, presso un principe mongolo che si credeva cristiano, egli si reca nel cuore dell’Asia centrale dove incontra il gran khan Mangu. La relazione del suo viaggio, scritta in latino con vero talento di narratore, «precorre» Marco Polo ed è una delle fonti medievali più importanti sui mongoli per la ricchezza delle osservazioni, per le notizie scientifiche e etniche sugli usi e i costumi di quelle popolazioni, e per lo spirito di avventura che la percorre tutta.
Allegro ma non Troppo – Le Leggi Fondamentali della Stupidità Umana
Pepe, vino (e lana) come elementi determinanti dello sviluppo economico nell’età di mezzo
Autore/i: Cipolla Carlo M.
Editore: Società Editrice Il Mulino
traduzione di Anna Parish.
pp. 84, Bologna
Un «divertissement», un guizzo anarchico dell’intelligenza. È Così che crediamo di poter definire queste pagine nelle quali Carlo M. Cipolla abbandona gli austeri panni dello studioso e giocando sul filo del paradosso e dell’assurdo costruisce due brevi saggi: il primo che delinea una ilare parodia della storia economica e sociale del Medioevo; il secondo in cui si elabora una sorta di scherzosa teoria generale della stupidità umana.
Questi due piccoli capolavori di giocoso funambolismo intellettuale ci propongono una pausa di eccentricità e comicità tanto più preziosa nei tempi frenetici e stressanti in cui viviamo.
Carlo M. Cipolla è autore di vari libri tradotti in diverse lingue.
Tra gli altri vanno ricordati «Storia economica dell’Europa preindustriale» (Il Mulino 1974), «Le avventure della lira» (Il Mulino 1975), «Contro un nemico invisibile» (Il Mulino 1986), «Tra due Culture: Introduzione alla storia economica» (Il Mulino 1988).
Pilato
Autore/i: Gurgo Ottorino
Editore: Rusconi
prima edizione.
pp. 192, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Nella cronaca della conquista romana Ponzio Pilato è una figura comune di funzionario che la storia avrebbe dimenticato se egli non avesse governato la Giudea negli anni 26-36 e perciò non fosse stato chiamato a decidere la morte di Gesù Cristo. Questa circostanza, che è l’unico dato storico non controverso su Pilato, ha trasformato un uomo in personaggio e simbolo, in personificazione del cinismo pavido e opportunista.
La curiosità storica non rinuncia però a scavare lo stereotipo per ricostruire un ritratto che almeno si avvicini alle reali fattezze dell’uomo. Ottorino Gurgo tenta questa strada percorrendo due solchi. Una prima traccia è segnata dalle testimonianze contemporanee o della prima tradizione cristiana, dalle quali esce una figura contraddittoria di Pilato. Il romano, Agrippa I, suo superiore diretto, e l’ebreo Filone di Alessandria concordano nel definirlo «inflessibile, ostinato e intransigente», visceralmente ostile ai giudei che con la loro caparbietà religiosa rappresentano ai suoi occhi un pericolo per l’esistenza dell’impero romano. Sorprende invece la testimonianza dell’apologeta cristiano Tertulliano, per il quale Pilato aveva recepito nell’animo il messaggio cristiano; la Chiesa cristiana copta giunse addirittura a elevarlo all’onore degli altari, forse perché egli fu lo strumento provvidenziale della Redenzione.
Più suggestiva appare la traccia che guida a ricostruire le varie fasi della vita di Pilato e del suo ufficio di procuratore di Roma in Giudea attraverso l’indagine degli umori e delle trame su cui la sua vita si intessé, e soprattutto attraverso l’analisi del fatale processo a Gesù Cristo che lo vide protagonista. Un uomo che avanza una domanda quale: “Che cos’è la verità?”, suggerisce una persona tormentata e travagliata. Pilato identificò un nuovo Dio nel prigioniero per il quale gli si chiedeva la condanna capitale? Il nuovo Dio che avrebbe seppellito per sempre i vecchi dèi, dei quali tuttavia egli avrebbe dovuto difendere la sopravvivenza? Ma anche i giudei, i loro capi, il Sinedrio, il sommo sacerdote Caifa e l’onnipotente suo suocero Anna, difendevano un Dio che Roma non poteva accettare, ma nel cui nome, paradossalmente, Cristo doveva morire come suo bestemmiatore.
Il libro di Gurgo, perciò, non delinea soltanto il ritratto di un uomo-personaggio, ma propone l’affresco di una vicenda che segnò le sorti dell’umanità.
Pensieri vaghi, ma tormentosi, assalivano il procuratore e, più che pensieri, immagini, sensazioni, che gli davano un leggero senso di stordimento. Per tutta la vita aveva creduto in due cose soltanto: la potenza di Roma di cui anche gli dèi erano strumenti, e la sua personale ambizione di carriera e di successo. Ma l’una e l’altra delle sue fedi erano scosse e uno scetticismo disperato s’era impadronito di lui, alimentato dal rancore e dall’incomprensione per quei sudditi giudei con i quali da troppo tempo si sentiva costretto a convivere. Quel Nazareno dallo sguardo febbrile, così parco di parole, ma che quando parlava assumeva la dignità di un dio, lo turbava proprio perché intaccava la solida corazza del suo scetticismo e, irrazionalmente, lo obbligava a mettere in discussione convincimenti radicati, lasciandogli intravedere scenari che lo attraevano e lo sgomentavano allo stesso tempo.
Ottorino Gurgo è nato a Napoli nel 1940 e vive a Roma dove, a diciotto anni, ha cominciato l’attività giornalistica. Giornalista parlamentare, è stato per dieci anni notista politico del «Giornale», al fianco di Indro Montanelli, ed è ora capo della redazione romana e editorialista del «Mattino» di Napoli. È autore di due saggi: Vietnam controrapporto (1967) e Perchè i Kennedy muoiono (1968), e della biografia Celestino V. Il fascino e le ragioni del gran rifiuto al potere (1982).
Le Antiche Chiese di Roma
Autore/i: Colonna Pierluigi
Editore: Polo Books
introduzione dell’autore.
pp. 240, nn. ill. b/n, Roma
Un itinerario affascinante alla scoperta dei tesori d’arte, delle curiosità e della storia di tutte le Chiese di Roma, dalle origini al ’700.
Antichi Dèi Mediterranei
Autore/i: James Edwin Oliver
Editore: Il Saggiatore
prefazione dell’autore, traduzione di Orazio Nicotra.
pp. 424, 35 fotografie b/n, Milano
Questo volume, aggiornato alle più recenti scoperte archeologiche, riesamina tutto il materiale documentario e di scavo disponibile oggi, per fornire una nuova, illuminata teoria sull’insorgere dei miti e dei riti nell’antico Medio Oriente e nel Mediterraneo centro-orientale. L’impresa è già stata tentata in passato da diversi studiosi; purtuttavia, al momento della sintesi finale erano mancati quegli elementi che qui, invece, ci vengono presentati quali indubbi legami tra una religione e l’altra, tra un rito e l’altro. L’autore ha soprattutto concentrato la sua attenzione sulla decifrazione e traduzione di numerosi testi fino ad oggi non interpretati, i quali hanno grandemente contribuito a rendere più chiare alcune figure mitologiche e i riti effettuati in loro onore nelle regioni affacciantisi su quel mare che vide affermarsi le prime civiltà organizzate. Il libro prende le mosse da una indagine sui riti compiuti durante il Paleolitico, per trovare un più ampio campo di indagine nelle manifestazioni religiose del Neolitico, che vide i primi popoli agricoltori erigere santuari e monumenti alla Dea Madre, dispensatrice di vita e di abbondanti messi. Di qui prendono lo spunto alcuni tra i capitoli più interessanti dell’opera, che ci descrivono a vivacissimi colori i riti celebrati in occasione delle feste della semina, dell’anno nuovo, del raccolto, tutte legate mitologicamente con la figura sacra del re e della Dea Madre, congiunti in un matrimonio mistico. La complessa mitologia derivata e sviluppatasi attorno a questi concetti interessa l’Egitto, Creta, Malta, la Grecia, Cipro, la Palestina, la Siria e la Mesopotamia, quei paesi dove si affermarono le più alte civiltà del mondo antico che, pure nella loro organizzazione «moderna» e quasi perfetta, rimasero sempre legate con tradizioni leggendarie e con la ricca mitologia ai sacri drammi e alla liturgia di un passato legato alle origini stesse della civiltà.
Edwin Oliver James è nato il 30 marzo 1888. Ha seguito la carriera ecclesiastica e quella accademica. Pastore della Chiesa d’Inghilterra, ha assolto compiti del suo ministero in varie località inglesi dal 1911 al 1933. Divenuto presto assai noto nel campo degli studi religiosi ed etnologici, ha tenuto la cattedra di storia e di filosofia delle religioni dal 1933 nelle Università di Leeds e di Londra. È autore di oltre venti volumi sui culti dell’uomo preistorico e sulla storia del cristianesimo; nel frattempo, dal 1932, ha curato la rivista «Folklore». Ha anche preso parte a numerose campagne archeologiche in Francia e Spagna, nelle isole del Mar Egeo e del Mediterraneo orientale.
Il Trionfo dell’Alfabeto
Autore/i: Moorhouse Alfred C.
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, traduzione di Roberto Bosi.
pp. 320, 43 disegni b/n, Milano
Esistono ancora oggi molti popoli, appartenenti a gruppi linguistici diversi, che non hanno mai conosciuto la scrittura: tutto ciò che appartiene alla loro tradizione è stato tramandato oralmente. Se dovessero scomparire, scomparirebbe anche il loro ricordo. Questo è già successo, ed è storia di ieri. Dei Tasmaniani, che pur possedevano un ricco patrimonio mitologico e che vissero fino al secolo scorso in una grande isola a sud-est dell’Australia, oggi non si sa più nulla. Popoli in queste condizioni ce ne sono molti; ma numerosi sono anche quei gruppi umani che hanno saputo escogitare sistemi ingegnosi per trascrivere le parole della loro lingua, anche se la loro cultura si era sviluppata in condizioni assai sfavorevoli.
Questo libro narra, con un succedersi affascinante di colpi di scena, la storia delle scoperte archeologiche e delle difficili decifrazioni che hanno condotto alla ricostruzione e alla lettura di testi antichissimi e dimenticati. La vicenda dello sviluppo della scrittura, veramente avventurosa come la storia dei popoli che la concepirono, culmina nell’invenzione dell’alfabeto in uno dei territori più desolati della terra: il Sinai. Ciò dimostra che, ancora una volta, l’uomo ha saputo vincere, con la versatilità del suo genio e la tenace sua volontà, una durissima battaglia.
Per poter dare una visione completa di questi tentativi – e dei risultati raggiunti – l’Autore ha preso in esame un’epoca che corre dal IV millennio a. C. fino all’invenzione della stampa e all’apparire dei primi libri. Partito dai ciottoli dipinti rinvenuti nelle caverne pirenaiche e della Dordogna, egli giunge, attraverso l’Egitto, la Mesopotamia, gli Hittiti, la Cina, l’isola di Pasqua, i Maya, i Tuareg, i Pellerossa, gli Arabi, fino all’unciale e al carolino, precursori degli ultimi, moderni sviluppi della scrittura.
Uno dei massimi esperti britannici nel campo della filologia indoeuropea, soprattutto greca e italiana, A. C. Moorhouse è Lettore di Lingue Classiche nell’Università del Galles, a Swansea. Già assai noto nel mondo anglosassone per numerosissimi articoli di linguistica e di divulgazione sulla storia delle civiltà classiche e orientali, ha raggiunto la più ampia notorietà col presente libro che, per la prima volta, offre un quadro completo e documentato nei minimi particolari delle varie forme di scrittura apparsi nei millenni della storia dell’uomo in tutti i continenti. Alla chiarezza dell’espressione egli unisce uno straordinario amore per la materia trattata, ciò che colora di vivacità e di appassionata umanità anche le più remote memorie del passato.
Alla Scoperta del Tassili
Autore/i: Lhote Henri
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione dell’autore.
pp. 302, 67 fotografie b/n, 3 tavole a colori, 4 carte geografiche b/n, Milano
Nella lingua berbera dei nomadi Tuareg del Sahara centrale, Tassili significa «altipiano dei fiumi». Ma dove sono oggi i fiumi del Sahara, di questo deserto vasto come un continente? Ci fu un tempo in cui verdi pascoli occupavano buona parte del territorio, oggi dominio delle sabbie, e grandi mandrie di bovini transumavano secondo le stagioni da una regione all’altra. Le tracce dei fiumi sono oggi i letti asciutti degli uadi, che compongono una fitta rete visibile da un aereo in speciali condizioni di luce. È qui che Henri Lhote ha scoperto la più grande raccolta di pitture rupestri esistente al mondo. Per ben 16 mesi i componenti la spedizione francese al Tassili è rimasta accampata tra le rocce frastagliate di una fantastica città rupestre. Qui essi hanno scoperto delle località come Jabbaren, Sefar, Aouanrhet che possono eguagliare, se non superare, i più celebri centri d’arte preistorica della Francia e della Spagna. Vari sono gli stili e le influenze riconosciute in queste pitture: alcune, antichissime, appartengono forse al primo periodo di popolamento neolitico, o ancora più arcaico; altre denotano influenze egizie; altre negroidi, delle culture provenienti dalle grandi savane e foreste equatoriali. Alcune pitture, che un passaggio con la spugna fa ravvivare nei loro splendidi colori, hanno dimensioni assolutamente notevoli, come quelle del Grande Dio «Marziano» di Sefar, che raffigura una scena di culto e di offerta in un luogo oggi praticamente inaccessibile. Scene di caccia con ippopotami, elefanti, giraffe, bufali, tutti animali scomparsi dal Sahara, mostrano le condizioni di vita di una civiltà un tempo assai fiorente; scene di culto magico e di iniziazione rivelano aspetti imprevedibili della cultura spirituale di quelle antichissime genti; pitture di carri da guerra che si ricollegano ad altre scoperte più a nord, verso la Sirte, e più a sud, verso il Niger, dimostrano la veridicità storica dell’esistenza di una via che congiungeva il Mediterraneo ai paesi della Guinea, ancora prima che i Romani avessero messo piede nell’Africa settentrionale.
Uno dei più noti esploratori moderni, studioso d’arte preistorica e di etnologia, Henri Lhote ha consacrato se stesso, fin dal 1929, alla esplorazione scientifica del Sahara. In questo vastissimo deserto, che egli conosce come nessun’altra persona al mondo, ha già percorso oltre 80.000 chilometri con tutti i mezzi, comprese numerose traversate a dorso di cammello. Iniziata la sua attività in Africa con uno studio approfondito sui caratteri geologici, etnici e storici del Sahara, si dedicò in seguito all’indagine sui costumi di vita dei nomadi del deserto, cioè dei Tuareg: per meglio apprendere le loro usanze, imparò la loro lingua e visse a lungo nei loro accampamenti. Ha esplorato in questo periodo le numerose catene di montagne che sorgono tra il Sud algerino e il Niger, mettendo piede per primo in numerosissime località dell’Hoggar, del Tassili, dell’Air e dell’Adrar degli Ifoghas. Ma non soltanto il Sahara ha richiamato l’attenzione di Lhote su quanto di ancora ignoto e incerto esiste in Africa: i suoi viaggi di esplorazione lo portarono anche a studiare la zona del lago Ciad, dove popolazioni antiche si sono sovrapposte nel corso dei secoli; come pure esplorò vaste zone del Sudan e del Camerun settentrionale, dove, fra aspre montagne, vivono ancora tribù primitive e mal note.
Ma la sua più grande scoperta è stata quella delle pitture rupestri che abbondano sull’altipiano del Tassili, in caverne, sotto ripari di roccia, lungo le rive scoscese degli antichi fiumi oggi prosciugati. Si è trattato indubbiamente della più importante scoperta di arte preistorica dopo il ritrovamento delle pitture rupestri nella grotta di Lascaux, in Dordogna.
Gli Uomini Leopardo
Autore/i: Joset Paul-Ernest
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Roberto Bosi.
pp. 252, 25 fotografie b/n, Milano
C’è qualcosa nell’anima di alcune popolazioni africane che appartiene ancora e, forse, apparterrà sempre, a un passato che noi non conosciamo e che mai è stato chiaramente esplorato da sociologi, etnologi e storici. Qualcosa che a intervalli di tempo non tanto lunghi da offuscarne il ricordo riaffiora ed esplode, agghiacciando di terrore intere popolazioni inermi e facendo scorrere il sangue in molti villaggi. La sanguinosa guerriglia dei Mau Mau nel Kenya ha rivelato a tutto il mondo, in anni recenti, un cupo, ossessionante «abisso» della vita dell’Africa meno nota. Qualcosa era già trapelato, nell’ultimo trentennio; ma tutta una catena di eccidi e di atti terroristici era finora sfuggita alle cronache. Si trattava quasi sempre di imprese che facevano capo alla società segreta degli Uomini Leopardo o ad altre che analogamente prendono il nome da alcuni animali particolarmente operanti e temuti in determinati territori : Uomini Pantera, Uomini Leone, Uomini Caimano, Uomini Coccodrillo. Il nome dato a questi uomini, organizzati in vere bande a delinquere, nulla aggiunge alla selvaggia ferocia con cui furono compiuti centinaia e centinaia di crimini contro vittime inermi: anzi, solo la ragione umana poteva dirigere delle belve più feroci delle fiere della foresta a compiere imprese che pongono mandanti ed esecutori al più basso grado della criminalità. È difficile oggi concepire questi delitti come mossi da rivalità o liti territoriali o semplici desideri di vendetta: è difficile anche per l’Africano consapevole redimere il proprio popolo da tale vergogna. Eppure è qui, nel drammatico racconto di questo serrato e documentatissimo volume, che sorge alta la figura tragica e allucinante, a volte, dell’uomo della foresta e della savana, accerchiato dai pregiudizi e dal malcostume, dalle tradizioni terribili e dai riti cruenti: una figura che infine si libera dalla paura ancestrale per entrare nella Storia a fianco di tutti gli altri popoli.
Paul-Ernest Joset, nato ad Arlon nel 1909, appena laureatosi in scienze politiche all’Università Coloniale di Anversa (1932), fu nominato amministratore territoriale nel Congo Belga. L’entrata in carriera non lo allontanò dagli studi: egli prese ancora altre lauree, tra cui quella in lettere a Parigi. Frattanto, in Africa, era diventato capo-servizio della colonizzazione presso il governo di Léopoldville, poi amministratore capo del territorio del Ruanda-Urundi. Tra esperienze anche di lotta ebbe la possibilità di iniziare un’inchiesta sulle bande terroristiche degli Uomini Leopardo; per dargli modo di portarla a compimento il Ministero delle Colonie lo incaricò di una missione in Africa Centrale. Joset è membro di molte associazioni scientifiche internazionali, ha fondato il Centro di Studi Sociali del Congo Belga; le sue numerose pubblicazioni di argomento etnografico ed economico tengono d’occhio anche il dato tradizionale e letterario, oltre che i problemi attuali delle popolazioni indigene.
I Boscimani del Kalahari
Autore/i: Bosi Roberto
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione dell’autore.
pp. 206, 45 fotografie b/n, 59 disegni b/n, 4 carte geografiche b/n, Milano
La storia dei Boscimani è l’avventura tragica di un popolo perseguitato. Diretti discendenti di uomini arcaici, apparsi in Africa agli albori della preistoria, collegati razzialmente con antropoidi fossili emersi da caverne e terrazze alluvionali dell’Africa centro-meridionale, i Boscimani percorsero in una lunghissima migrazione il Continente Nero da Nord a Sud, dalle lussureggianti terre alte attorno ai laghi equatoriali fino alle coste estreme dell’Africa meridionale, dove l’Oceano Atlantico si confonde con l’Indiano. Qui avevano trovato, dopo lunghissime e strenue lotte con popolazioni negre confinanti, una nuova patria: considerati paria e disprezzati per la piccola statura, per la pelle giallastra e per l’estrema povertà di cacciatori nomadi dai Negri e dagli Ottentotti, dovettero poi trovare rifugio e scampo nelle terribili, arroventate piane del Kalahari, un deserto che li ha inghiottiti, tribù dopo tribù. Sparati a vista dai primi Bianchi che sbarcarono in Sud Africa, decimati dai Negri che cercavano nuove terre per il loro bestiame, stroncati dalle malattie, i Boscimani – le poche centinaia di sopravvissuti – si nascosero e scomparvero sulle montagne più alte e nelle paludi impraticabili dell’Africa meridionale. Oggi rimangono poche famiglie nel deserto del Kalahari, che conducono una vita grama ai limiti delle società negre del Bechuanaland, dell’Africa del Sud Ovest e del Capo. Ma probabilmente altri si aggirano in territori sconosciuti e scompariranno senza essere mai stati scoperti. Di loro rimarranno fra poco soltanto le straordinarie e splendide pitture, e le incisioni che hanno lasciato nei paesi della loro lunga migrazione: dal Tanganyika alla Rhodesia, dal Transvaal allo Swaziland, dai Drakenberg al Witteberg. Una vera folla di personaggi mitologici, leggendari e di scene di vita idillica e venatoria appaiono sulle rocce di rifugi e caverne, alternate spesso da scene di violenza e di rapine, in cui appaiono alti negri e misteriosi personaggi dall’aspetto egizio o arabo. Alla ricerca delle loro gallerie d’arte, l’Autore ha ripercorso l’ipotetico sentiero della lunghissima migrazione.
Roberto Bosi è nato a Faenza nel 1924. Dopo aver seguito gli studi classici, si laureò in giurisprudenza all’Università di Bologna, ma i suoi principali interessi furono rivolti all’archeologia. Partecipò infatti a campagne di scavo e a ricerche preistoriche in grotte e giacimenti appenninici e della Sardegna. Compiuti alcuni viaggi in Lapponia tra il 1952 e il 1954, intraprese indagini sulle civiltà artiche, pubblicando un volume sui Lapponi in questa stessa collezione, estendendo poi il suo campo di studi alle civiltà del bacino del Mediterraneo e dell’Africa. Negli ultimi anni ha viaggiato in Europa settentrionale, in Grecia, in Jugoslavia, nel Medio Oriente, in Egitto, Sudan, Rhodesia, Uganda, Kenya e Tanganyika, dove si è occupato di ricerche sull’arte e sulle migrazioni dei residui dei cacciatori primitivi.
Introduzione
Parte prima: Alla scoperta di un popolo
I cacciatori preistorici – La scoperta e la distruzione
Parte seconda: La vita materiale
La famiglia – Abitazioni, vesti e ornamenti
Caccia, cibi e bevande
Parte terza: La vita spirituale
Dèi e miti – Racconti e leggende – L’arte rupestre
Bibliografia – Tavole – Note alle tavole
La Reincarnazione e la Legge del Karma
Prove Argomenti Testimonianze
Autore/i: Atkinson William Walker
Editore: Edizioni Riforma dello Stato
prefazione dell’autore.
pp. 160, nn. ill. b/n, Roma
La reincarnazione, la credenza secondo la quale l’anima dopo la morte passa in altri corpi umani o animali, è un’idea antichissima e affascinante. Ma dove e come nasce questa idea?
Cosa c’è di vero?
Questo libro si propone di far luce su questa verità spesso negata, partendo dalle sue origini più remote, che vanno dal mondo egizio a quello greco-romano, da quello ebreo a quello indiano, per arrivare fino ai nostri giorni.
Il risultato è un’indagine accuratissima che raccoglie prove, argomenti, testimonianze, e spiega non solo la genesi e l’evoluzione di questo credo ma anche il suo significato, la sua importanza, la sua portata.
Una fede che oltre essere un momento fondamentale della religione induista, professata oggi da più di due terzi dell’umanità, sta diventando oggetto di crescente interesse da parte del mondo occidentale, conquistando un numero sempre maggiore di persone.
La Mente del Samurai
Il codice del bushido
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
introduzione e cura di Thomas Cleary, traduzione di Giusi Valent.
pp. XIX-316, Milano
L’etica dei samurai, il bushido, o Via del guerriero, è caratterizzata da un misto di onore, calma, coraggio, pensiero strategico e azione decisa. Un codice morale che Thomas Cleary ci presenta in questa antologia che raccoglie testi di vari guerrieri, studiosi, insegnanti e consiglieri politici dal XV al XIX secolo: un’ampia panoramica sulla vita e la filosofia dei samurai, i loro modelli etici, l’addestramento militare e spirituale, la profonda influenza delle tradizioni shintoiste, buddhiste e confuciane nella creazione dei loro ideali. Ma anche una raccolta di testi particolarmente profondi su diverse materie, dalla strategia per ottenere i propri obiettivi allo sviluppo della personalità, dalla disciplina di vita alla crescita interiore.
Thomas Cleary (1949), laureato in lingue orientali a Harvard e Berkeley, è uno dei maggiori esperti occidentali di religione, filosofia e letteratura orientale. Ha tradotto e commentato i principali testi buddhisti, taoisti e confuciani, diffondendone la conoscenza in tutto l’Occidente. Tra le sue traduzioni più note, quella dell’Arte della guerra di Sun Tzu, dei koan zen e del Corano.
Kendo
Gli insegnamenti di spada di un maestro zen samurai
Autore/i: Takuan Sōhō
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
introduzione e cura di Marina Panatero e Tea Pecunia, traduzione di Yoko Dozaki.
pp. 160, Milano
“L’avversario non deve occupare la mente. Ma non lasciare che la tua mente sia catturata dal Vuoto”
Sia lo Zen sia l’arte della spada vantavano già tradizioni plurisecolari in Giappone, ma fu Takuan Soho a sancire la loro unione, tanto da influenzare in modo decisivo gli scritti dei maestri di spada suoi contemporanei e i praticanti dei secoli a venire. Takuan Soho ci ha lasciato svariate opere, fra cui i tre saggi che presentiamo qui: Fudochishinmyoroku, ovvero “La testimonianza segreta della saggezza immutabile”, Reiroshu, “Il limpido tintinnio delle gemme”, e Taiaki, “Il trattato della spada Taia”. Il cuore dell’insegnamento di Takuan consiste nel rimuovere ogni genere di attaccamento, per conseguire l’illuminazione e lo stato di nonmente. Per chi vi riesca, spada e corpo si muoveranno all’unisono, spontaneamente, esprimendo insieme la tecnica e lo spirito dell’arte. A un livello più profondo, lo scopo della nonmente è quello di realizzare in ogni azione il Vuoto, la realtà suprema dello Zen. Perché un libro di un maestro zen sulla Via della spada, nel tempo, difficile, che stiamo vivendo? Perché coniugando Zen e Bushido – la Via dei samurai – il suo insegnamento ci invita a vivere lo splendore dell’esistenza e a essere padroni di noi stessi, a essere coraggiosi, a non cedere mai.
Takuan Sōhō, monaco zen, scrittore e poeta, pittore e calligrafo, maestro di cerimonia del tè e di arte dei giardini, oltre che di spada, nacque nel 1573 nell’antichissimo villaggio di Izushi. Benché fosse nato in un clan di samurai, da bambino entrò in un monastero del buddhismo della Terra Pura (Jodoshu) per poi passare, quattordicenne, allo Zen Rinzai: a soli trentacinque anni divenne il cinquantaquattresimo abate del tempio Daitokuji, il più giovane della storia. Tuttavia, soltanto tre giorni dopo l’investitura, diede le dimissioni e si ritirò a vivere in un tempietto del suo paese natale. Feltrinelli ha pubblicato Kendo. Gli insegnamenti di spada di un maestro zen samurai (Ue, 2017).
Dai Confini della Realtà
Un’indagine scientifica – Un famoso cardiologo americano attraverso l’esame diretto di 107 casi di persone prima entrate e poi uscite dal coma ne riporta le singolari esperienze percepite sulla soglia dell’aldilà e ci rivela l’esistenza di un’indefinita e misteriosa realtà sospesa fra due mondi
Autore/i: Sabom Michael B.
Editore: Longanesi & C.
traduzione dall’americano di Franco Ossola.
pp. 266, Milano
«Quando il mio spirito fuoriuscì dal corpo provai la più piacevole e gioiosa impressione della mia vita!… Era tutto così bello! Non so davvero immaginare nulla al mondo, né fuori di esso, paragonabile a quella sensazione. Persino i momenti più felici dell’esistenza di un uomo svaniscono al confronto.» Queste parole non sono la descrizione di un’estasi mistica, ma la testimonianza riferita da un paziente dell’ospedale di Atlanta sull’«esperienza di pre-morte» accadutagli mentre si trovava in coma dopo una crisi cardiaca. Gli eventi straordinari vissuti in stato di incoscienza da numerose persone, che hanno subìto crisi vitali e che sono state riportate in vita grazie alle odierne tecniche di rianimazione, sono al centro di questa indagine di Michael Sabom. L’autore ha raccolto, esaminato e classificato le esperienze di pre-morte, adottando criteri scientifici (sotto il profilo medico e statistico) e verificando l’attendibilità delle narrazioni riferite dai pazienti intervistati. Si profila così in questa inchiesta una vasta gamma di eventi e di sensazioni che sembrano contraddire fortemente la concezione negativa del morire come un doloroso processo di agonia. Tutte le esperienze di pre-morte sono infatti contrassegnate dall’assenza di dolore e da un sentimento di gioiosa serenità, e hanno prodotto, in chi le ha vissute, un mutato atteggiamento nei confronti del problema della fine. Che cosa accade in quel limbo temporale che sta tra la vita e la morte, quando nell’individuo le facoltà psichiche sembrano dissociarsi dalla fisicità? Gli eventi particolari vissuti al crepuscolo della vita rappresentano l’anticipazione di un’ulteriore realtà o sono solo il riflesso di un’attività cerebrale che si sviluppa ancora nell’intervallo tra l’apparente morte clinica e l’effettiva morte biologica? L’autore non rinuncia ad affrontare tali interrogativi e analizza il significato e le possibili spiegazioni di queste esperienze particolari, senza indulgere in ipotesi fantascientifiche; ma il valore principale del «rapporto Sabom» non si trova nelle risposte che propone, quanto nell’aver dato l’avvio a un nuoV0 e inesplorato settore di ricerche.
Michael B. Sabom è professore aggiunto di Medicina alla Emory University e membro dello staff medico dell’Atlanta VA Medical Center. Specializzato in medicina interna e cardiologia, è membro dell’American College of Cardiology. È autore di numerosi articoli su tematiche di cardiologia e su questioni concernenti le esperienze di pre-morte.
Usare Bene i Sogni
Strumenti, tecniche, esercizi per incanalare l’energia salutare che si sprigiona ogni notte nei sogni.
Autore/i: Morris Jill
Editore: Red Edizioni
traduzione dall’americano di Donatella Besana.
pp. 192, Como
Vi siete mai domandati perché trascorriamo sognando quasi la stessa quantità di tempo che impieghiamo nella vita a nutrirci?
Da che parte si può cominciare per interpretare i bizzarri segnali che l’inconscio ci lancia nel sonno?
Possono questi diventare fonte di crescita, di sviluppo, di benessere?
A queste domande risponde il libro.
Viene qui presentato un metodo non solo per interpretare e conoscere, ma s0prattutto per «lavorare sui sogni» come ricordarli, come registrarli, analizzarli e utilizzarli, come smontarne o ampliarne la trama…
Tale lavoro sui sogni rappresenta un infallibile catalizzatore per la scoperta del proprio io, per risolvere i problemi e i conflitti interni, per stimolare la creatività e accrescere le proprie capacità.
Usare bene i sogni è soprattutto un manuale pratico (anche se vi vengono esposte con chiarezza tutte le principali teorie psicologiche e scientifiche): presenta una trentina di esercizi concreti, che conducono il lettore a sfruttare, in modo estremamente piacevole e creativo, quella che è forse la più ricca risorsa della nostra vita inconscia.
Le Fucine della Civiltà
Autore/i: Cottrell Leonard
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, premessa dell’autore, traduzione di Berto Renna.
pp. 326, 32 fotografie b/n, 6 carte geografiche b/n, Milano
Più volte ci si domanda dove per la prima volta sorse la civiltà; dove per la prima volta gli uomini abbandonarono la loro esistenza di cacciatori o di pastori nomadi per organizzarsi in stabili insediamenti, sottomettendosi volontariamente (o, talvolta, costrettivi) a leggi che proteggevano o limitavano i diritti dei membri della comunità. Si potrebbe rispondere in diverse maniere, a seconda se si considera un continente o l’altro. Ma la civiltà di cui tutti noi facciamo parte, quella, per intenderci, che ha permeato tutto il mondo occidentale in Europa, America e in differenti contrade degli altri continenti, sorse lungo le rive del Mediterraneo. Questo libro riguarda quei paesi del Mediterraneo (o vicini ad esso) che costituirono la fucina dove i forgiatori di civiltà compirono la propria opera. L’area, in relazione alla grandezza degli oceani e dei continenti, non è vasta. Da oriente a occidente si estende dalla Corsica alle valli del Tigri e dell’Eufrate. Da nord a sud è ancor più limitata, estendendosi dai Balcani alle frontiere meridionali dell’Egitto. Entro questa zona sorse per la prima volta la «civiltà» sul nostro pianeta. Qui per la prima volta l’uomo si trasformò da cacciatore in cittadino, sviluppò l’organizzazione politica ed economica propizia alle arti e all’industria, effettuò quelle prime esperienze che noi oggi chiamiamo «civiltà».
Varie e numerose furono queste esperienze: egizia, cretese, sumerica, babilonese, assira, micenea, fenicia, greca. Inoltre, la maggior parte delle leggi, delle istituzioni, delle lingue, delle arti e delle iniziative industriali del mondo moderno occidentale furono inizialmente forgiate in questa «fucina». Questo libro costituisce un intelligente mezzo per raffrontare cronologicamente e tipologicamente le varie civiltà tra loro, contribuendo a risolvere quegli enigmi che ancora assillano etnologi e archeologi, filologi e artisti.
Leonard Cottrell è nato nel 1913 a Wolverhampton presso Birmingham. Dopo aver studiato alla King Edwards Grammar School della sua città, si lanciò nell’attività di scrittore collaborando soprattutto con la British Broadcasting Corporation. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne corrispondente della RAF. Dopo la guerra si dedicò in particolar modo alla storia e all’archeologia dell’Egitto e della Grecia.
Compì viaggi in tutti i Continenti visitando gli Stati Uniti, il Canada e il Messico, l’Egitto e l’Asia Minore, l’India e il Siam, l’Africa Orientale e l’Australia. Pubblicò una serie di libri sull’archeologia, tra cui ebbe notevole successo il volume sui Faraoni perduti.
Altre sue opere trattano della civiltà cretese, della invasione romana in Inghilterra e della figura di Annibale. Di imminente pubblicazione in Inghilterra è il suo ultimo libro dedicato alla nascita della civiltà cinese.
I Cartaginesi al Tempo di Annibale
Autore/i: Charles-Picard Gilbert; Charles-Picard Colette
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, premessa e introduzione dell’autore, traduzione di Mario Andreose.
pp. 342, 21 fotografie b/n, 2 carte geografiche b/n, Milano
Flaubert cominciò a scrivere il romanzo ambientato nell’antica Cartagine, che ricevette nella sua ultima stesura il nome di Salammbô, in un moto di entusiasmo suscitato dalla lettura di un brano di Michelet sulla «guerra dei mercenari». Ma la sua eloquenza romantica, pur così splendida, mascherava la povertà del materiale allora disponibile per creare uno scenario il più possibile simile a ciò che Cartagine in realtà era stata. Flaubert cercò di indagare, ma trovò un vuoto tale che ne fu scoraggiato.
Oggi le cose sono cambiate, anche se la tradizione scritta non s’è arricchita di alcuna scoperta importante, né si può ormai più sperare che il suolo tunisino possa dare un’emozione futura. Illuminata soltanto dalla testimonianza di stranieri, la civiltà cartaginese rimarrà sempre in una specie di «terra di nessuno», in un campo arido e spoglio dove molti ritengono inutile avventurarsi. Eppure, con tenacia e amore, generazioni di archeologi si sono curvati sulle rovine di Cartagine cercando una conferma ai testi greci e latini, interrogando il passato delle genti indigene, studiando le sopravvivenze degli uomini delle montagne e del deserto, per carpire, là dove c’era una debole traccia, il segno del passaggio e dell’opera dei «Fenici d’Occidente». Grandi navigatori, mercanti audaci, conoscitori impareggiabili di ogni rada e porto del Mediterraneo, se non brillarono per lo splendore delle arti, diedero tuttavia prova di tenacia, di valore, di amor patrio, di estremo attaccamento ai propri ideali. Alcune figure della storia narrata in questo volume sono tra le maggiori dell’antichità, come quelle di Annone il Navigatore che, oltrepassate le colonne d’Ercole, giunse nell’Africa centrale; altre, come quelle ben note di Amilcare o di Annibale, prendono qui un sapore particolare, in quanto viste nell’ambito dell’attività quotidiana: a Cartagine, infatti, durante la dinastia dei Barcidi agiva, oltre ai punici, siriani, tirii, egiziani, greci, siciliani, italici, numidi, negri, berberi, tutta un’umanità che, a un certo punto, cercò in Cartagine una nuova patria, da sostituire alla propria su cui stavano per alzarsi ormai le insegne di Roma.
Gilbert Charles-Picard, autore del presente volume insieme alla moglie Colette, è nato nel 1913 a Nordillac, ha trascorso parte dell’infanzia in Grecia (il padre è stato uno dei massimi archeologi francesi), ha compiuto i suoi studi a Parigi: quelli liceali all’Henri IV, vivaio di tanta intellettualità francese; quelli universitari alla Sorbona dove si è laureato in lettere. Nel 1938 era « aggregato » di storia, nel 1939 membro della Scuola francese di Roma. Dal 1942 al 1953 ha diretto la Soprintendenza delle Antichità della Tunisia. Dal 1955 insegna Storia Romana all’Università di Strasburgo.
Chakras Ruote di Vita
Per vivere con serenità l’amore, il sesso, i rapporti con gli altri e influenzare in modo benefico la salute del corpo e della mente
Autore/i: Judith Anodea
Editore: Armenia Editore
prefazioni dell’autore, traduzione di Enrica Viziale.
pp. 416, nn. ill. b/n, Milano
I chakra, secondo la filosofia indiana, sono sette centri situati in particolari punti del corpo dove si concentra l’energia vitale. Il libro si propone di insegnare al lettore le pratiche per risvegliare tale energia, affinché questa possa giungere a influenzare beneficamente la nostra salute fisica e mentale.
L’autrice ci guida nell’esplorazione del sistema dei chakra, vale a dire del “sacro apparato architettonico del corpo e della mente umani”, attraverso la meditazione con la poesia, la visualizzazione e l’esercizio fisico.
La presente edizione è stata interamente riveduta, ampliata e aggiornata, oltre che corredata di nuovo materiale iconografico.
Anodea Judith svolge l’attività di guaritrice e ha studiato le tecniche dell’agopressione, lo yoga, lo sciamanesimo e l’occultismo. I numerosi libri che ha pubblicato negli Stati Uniti hanno riscosso grande successo e sono stati apprezzati per la loro chiarezza e originalità. Della stessa Autrice, in coppia con Selene Vega, il Gruppo Editoriale Armenia ha pubblicato I sette chakras.
Detti di Rabbini
Pirqè Avot – Con i loro commenti tradizionali
Autore/i: Autori vari
Editore: Fabbri Editori
a cura di Alberto Mello.
pp. 240, Milano
In questa raccolta, Rabbi Jehudà – vissuto nel secondo secolo e.v. – volle fissare tutta la sapienza dei maestri d’Israele che l’avevano preceduto e offrire alle generazioni a venire il cuore dell’etica ebraica colto dalla bocca dei Padri. Da queste pagine emerge il mistero che sta al centro dell’ebraismo: non “chi è” Dio, ma “cosa vuole” Dio. Un mistero a favore dell’uomo perché la volontà di Dio è benedizione per l’uomo. Pagine di grande profondità e freschezza che aprono ancora oggi squarci di luce e di consolazione sull’esistenza quotidiana di ogni uomo.
Alberto Mello (Biella 1951), monaco della Fraternità di Bose a Gerusalemme e biblista, unisce alla conoscenza delle Scritture la passione per la sapienza di Israele. Oltre ad aver curato Un mondo di grazia. Letture dal Midrash sui Salmi, si è recentemente soffermato sui tesori del Salterio in L’amore di Dio nei Salmi. Sempre per Qiqajon ha curato un commentario all’Evangelo secondo Matteo e ha approfondito il messaggio profetico in La passione dei profeti, attingendo alle ricchezze della tradizione ebraica.
Storia del Mondo Antico
Autore/i: Starr Chester G.
Editore: Edizione Club del Libro
introduzione di Antonio La Penna, prefazioni dell’autore, traduzione di Clara Valenziano.
pp. XXXII-748, Milano
Quest’opera espone la storia di tutte le civiltà antiche dell’Europa e dell’Asia, dalla comparsa dell’uomo sulla Terra fino al quinto secolo d.C. È un libro che realizza una sintesi storica di eccezionale valore e impegno e al tempo stesso si propone come la più ampia divulgazione storica, un’opera limpida e agile,ottimo riferimento sia per gli specialisti che per tutti i veri appassionati di storia.
L’impostazione scelta da Starr è quella – utilissima – dell’ordinamento cronologico che permette non solo di analizzare i rapporti tra le grandi civiltà che sorsero fra l’Atlantico e il Pacifico, ma persino di inquadrare, in un unico panorama
universale, il fiorire della filosofia e del pensiero dalla Grecia all’Oriente.
Dopo aver compiuto i suoi studi all’università del Missouri e alla Cornell University, Chester G. Starr ha insegnato per lungo tempo all’Università dell’Illinois. Attualmente è docente all’Università del Michigan.
Fra le sue molte opere: The roman imperial navy (1941), The emergence of rome as ruler of the western world (1950), Le origini della civiltà greca (edizione italiana 1964), The ancient greeks e the ancient romans (1971).
Numerologia
Autore/i: Coates Austin
Editore: Casa Editrice Astrolabio
traduzione di Paolo Valli.
pp. 128, nn. ill. b/n, Roma
Le antiche civiltà dell’Egitto, del Medio Oriente, dell’India e della Cina credevano tutte che i numeri non solo rappresentassero delle quantità, ma avessero anche un loro significato. La tradizione dice che Pitagora studiò il significato dei numeri, e anche molti uomini famosi della storia, tra cui alcuni dei più illustri personaggi del Rinascimento italiano, e pensatori come Francis Bacon, hanno coltivato la numerologia, lo studio del significato dei numeri. Ciò nonostante, non si è sviluppata una tradizione né un preciso sistema numerologico, come invece è avvenuto per l’astrologia. Ciascun numerologo ha il proprio sistema, con la sua propria interpretazione dei numeri.
Austin Coates, noto orientalista e scrittore, espone in questo libro il suo sistema per leggere il carattere delle persone e predire in certa misura la loro sorte. basandosi sui loro nomi e date di nascita. Coates ha sviluppato il suo sistema per quarant’anni “calcolando i numeri delle persone” come passatempo, basandosi esclusivamente sull’esperienza personale e sull’osservazione dei numeri in relazione alla personalità umana.
Al momento della stesura di questo libro non aveva letto nessuna opera sull’argomento né aveva mai avuto contatti con altri numerologi.
Dopo trent’anni Coates si è accorto con sorpresa che le sue griglie numerologiche avevano sostanzialmente il medesimo significato degli” Otto Trigrammi, l’enigmatico diagramma che sta alla base dell’I King o Libro dei mutamenti. Nello stesso anno ha scoperto inoltre che l’indirizzo principale della sua interpretazione concordava anche con quella del massimo monumento buddhista, il Borobudur di Giava, che fu progettato nel nono secolo d.C. in base ai principi numerologici.
“L’accordo che esiste – dice Coates – tra le mie scoperte e quelle del lontano passato, mi fa credere che nella numerologia si può cogliere il principio universale dei numeri che, se studiato diligentemente, può essere adibito a molti fini utili”.
Austin Coates è nato a Londra nel 1922, ha servito nell’aviazione britannica in India nel 1944 e ha poi deciso di rimanere in Asia. È stato funzionario coloniale a Hong Kong, a Sarawak e in Malesia. Ha scritto numerosi libri sull’Asia, libri di viaggio, storici e biografici.