Libri dalla categoria Memorie
La Raccolta della Roccia Blu
Cento casi dello Zen modello di tutti i koan – Volume 2
Autore/i: Autori vari
Editore: Ubaldini Editore
traduzione del testo cinese Pi Yen Lu e commento a cura di Thomas e J. C. Cleary, prefazione di Taizan Maezumi Roshi, traduzione di Fabrizio Pregadio.
pp. 216, Roma
“La raccolta della roccia blu”, l’opera più venerata della tradizione buddhista zen, ci rivela cos’è l’illuminazione, cos’è la vita illuminata, e come i patriarchi e i maestri del passato si sforzavano di raggiungerla, la ottenevano, la realizzavano e la praticavano.
La Raccolta della roccia blu è una traduzione del classico testo cinese Pi Yen Lu (in giapponese Hekigan Roku) in cui sono presentati cento aneddoti di detti e Vicende tratti principalmente da racconti tradizionali di maestri e discepoli ch’an, illustrati in versi e in prosa da valenti maestri ch’an di periodi successivi. I cento kung an, ‘casi pubblici’ di avvenimenti antichi, in essa contenuti, furono riuniti durante la dinastia Sung dal grande maestro Hsueh Tou il quale indicò il senso di ogni Storia con versi e con l’aggiunta di osservazioni personali.
Circa sei anni dopo la sua morte, un altro eccellente maestro ch’an, Yuan Wu, in una serie di discorsi spiegò gli aneddoti originali e i versi della raccolta di Hsueh Tou. Gli aneddoti e i versi di Hsueh Tou, insieme con le introduzioni, le osservazioni e i commenti di Yuan Wu, formano tutti insieme la Raccolta della roccia blu.
Venerata più di qualsiasi altro libro tra i buddhisti zen come un testo modello di koan, e famosa particolarmente per la sua sottigliezza e la sua profondità sia nella forma che nel contenuto, la Raccolta della roccia blu ci rivela cos’è l’illuminazione, cos’è la vita illuminata e come i patriarchi e i maestri del passato si sforzavano di raggiungerla, la ottenevano, la realizzavano e la praticavano. Dopotutto, questi casi non sono soltanto semplici aneddoti di interesse Storico e filosofico; sono il documento vivo di generazioni di pratica illuminata.
Sebbene molte altre raccolte contenenti estratti della letteratura zen esistano oggi tradotte in occidente, nessuna di esse può competere con l’ampiezza e il respiro di questo libro che a ragione è detto dalla tradizione il “primo testo dello Zen”.
L’accurata versione qui presentata in tre volumi mantiene sia la bellezza che la precisione dell’originale; i detti e gli atti degli antichi maestri, combinati con il loro mordace senso dell’umorismo, illuminano tutte le pagine, ulteriormente ravvivate dai penetranti e coloriti commenti in prosa e in versi dei Saggi della dinastia Sung.
“La raccolta della roccia blu”, l’opera più vecchia della tradizione Buddhista Zen, ci rivela cos’è l’illuminazione, cos’è la vita illuminata, e come i Patriarchi e i Maestri del passato si sforzavano di raggiungerla, la ottenevano,la realizzavano e la praticavano.
Thomas J. Cleary sì è laureato all’Università di Harvard in Lingue e civiltà dell’Asia orientale ed è membro della Buddhist Association of the United States. Vive attualmente a Berkeley, California.
J. C. Cleary ha ricevuto il diploma summa cum laude in Folklore e mitologia allo Harvard College. Attualmente risiede ad Arlington, Massachusetts.
Savitri
L’epopea della vittoria sulla morte di Sri Aurobindo
Autore/i: Iorco Tommaso
Editore: Edizioni Sarva
prefazione dell’autore.
pp. 128, Milano
Sri Aurobindo nasce a Calcutta il 15 agosto 1872. A soli sette anni il padre lo manda in Inghilterra, dove compie gli studi classici, distinguendosi nella poesia. A vent’anni, dopo essersi laureato a Cambridge, torna in India dove si butta nella lotta politica contro il dominio britannico, dedicandosi parallelamente alla ricerca interiore. Animatore del quotidiano Bande Mataram e del Partito estremista, Sri Aurobindo viene arrestato nel 1908 e passa un anno in prigione in attesa di processo.
Quell’anno di isolamento forzato gli fa prendere coscienza che l’oppressione straniera è solo un aspetto di un problema di ben altra portata: quello del passaggio verso il prossimo stadio evolutivo. Inaspettatamente prosciolto, ma sempre braccato dalla polizia britannica, nel 1910 Sri Aurobindo trova rifugio a Pondichéry, dove inizia il suo vero lavoro: la “discesa” alle radici del problema umano, che affondano fin nella coscienza cellulare. Dal 1914 al 1950 scrive il poema epico Savitri (il suo capolavoro poetico ed il più vasto poema della letteratura inglese), nel quale illustra quel “lavoro di trasformazione” intrapreso da lui stesso e da Mère, sua indispensabile compagna.
Tommaso Iorco ha pubblicato vari testi su Sri Aurobindo, tra cui Amritagni (ed. Anaphora), Rig-Veda (Psiche). Per l’associazione “Aria Nuova” ha inoltre realizzato il libro L’inganno dell’illuminazione, nonché il video Kaosmos, il CD Alla ricerca del mantra della poesia italiana e diversi spettacoli teatrali.
L’Altro Tempo della Psicanalisi
Autore/i: Autori vari
Editore: SugarCo Edizioni
introduzione di Armando Verdiglione.
pp. 256, Milano
Il tempo interviene non nel fatto, come presumeva la fisiologia del diciannovesimo secolo e come presumono ancora il neocomportamentismo e il neopavlovismo, ma nell’atto di parola come atto sessuale. Il tempo funziona nella giuntura fra distrazione e sottrazione.
Inconiugabile e indeclinabile. Tra il sesso con il suo passo e il filo di Arianna con il suo piede. Questa aritmetica procede nella pragmatica, in relazione alla funzione vuota. Attraverso l’innumerazione, attraverso quel che accade fra lo zero e l’uno, attraverso la violenza con cui il malinteso trae la parabola nella cifra. Secondo un’abduzione che è propria appunto della dimenticanza. Schisi dunque il tempo. Il solo sovversivo che esista senza riferimento all’universale.
La logica temporale è una logica del clinamen. Da dove procede la scommessa clinica se non dal fatto che la sovversione non è sociale ma del tempo? Un corollario qui si pone: la psicanalisi non solo non è strumento d’integrazione sociale ma non è strumento di sovversione sociale.
Dalle due accezioni, integrazione e sovversione sociali, procede l’antropoanalisi che pone lo specifico sotto l’egida di una grammatica perché la cosa sia significabile. Con la scommessa clinica si tratta di ritrovare lo specifico come l’elemento che rende non processuale, non successiva, non progressiva la doppia articolazione.
Questa è una constatazione che riguarda la pratica analitica propriamente detta. Da qui per gli anni ottanta il progetto di un movimento psicanalitico.
Saggi di Gianni Baget-Bozzo. William S. Burroughs. Ruggero Chinaglia, Sergio Dalla Val, Jean Daniel, Vittorio Fagone. Viviane Forrester. Enzo Gardenghi, José Gutiérrez, Marek Halter, Shigeru Horiuchi, Franco La Polla, Bernard-Henri Lévy, Paul Mathis, Massimo Meschini, Tito Perlini, Lalla Romano. Leonardo Satne, Stuart Schneiderman, Carlo Sini, Armando Verdiglione.
il rilancio della cultura nell’Europa occidentale passa oggi, nei testi e negli eventi inediti della nostra epoca, attraverso quei due bordi che non consentendo a nessun discorso di totalizzarsi.
a nessun percorso di volgersi in monismo costituiscono i due bordi del linguaggio.
Attraverso i due bordi corre una spirale fra rimozione e resistenza, fra estetica e poetica, tra logica del godimento e logica del desiderio. La pulsione è perciò duale, mai al servizio di una rivoluzione cosmologica, mai risolta nell’unità o nell’armonia né soggetta alla promessa di un radioso avvenire.
E sul bordo della resistenza – di una resistenza che Freud trova indistruttibile – s’instaura un processo di scrittura. quindi una scienza, con il suo sapere effettuale pertanto impossibile.
Una scienza non sostenuta dall’ipostasi dell’uomo come garante. Una scienza inventiva, matematica.
Fra la teoria delle immagini semoventi, altre – nonostante il concetto di gruppo ne presupponga almeno una identica e immobile – e la pratica del linguaggio, si tratta qui in definitiva non solo delle indicazioni del discorso psicanalitica ma soprattutto di uno spazio d’intervento dei non analisti.
In India • Dell’India
Due prigionieri in fuga dall’Himalaya ai Ghat occidentali. Vicende avventurose e itinerari d’anime
Autore/i: Anderlini Edmondo; Gia Luigi
Editore: Cappelli Editore
unica edizione.
pp. 256, 78 tavv a colori e b/n, Bologna
L’avventurosa fuga di due prigionieri italiani da un campo di prigionia inglese durante la seconda Guerra Mondiale dai piedi dell’Himalaya al territorio portoghese di Damào.
Il racconto della fuga è l’occasione per rivivere il passato con gli occhi al presente di questo «favoloso» mondo indiano, anche attraverso una spettacolare serie di immagini in nero e a colori a testimonianza di un amore per un mondo che rasenta in alcune pagine il «paradiso perduto».
Edmondo Anderlini ha compiuto a Roma gli studi classici e si è laureato in giurisprudenza. Durante la seconda Guerra Mondiale fu fatto prigioniero dagli inglesi in Africa settentrionale nel gennaio del 1942; tradotto in India evase raggiungendo il territorio portoghese di Damào, dal quale rimpatriò nel 1947. Indirizzatosi alla carriera diplomatica ricoprì vari incarichi, ultimo dei quali quello di Console generale d’Italia a Bombay fino al 1976. Ha scritto numerosi articoli e saggi pubblicati sia in India che in Italia con notevole successo.
Luigi Gia, formatosi a Genova negli studi classici, nel 1939 fu richiamato alle armi e distaccato come ufficiale degli Alpini nell’Africa settentrionale. Nel gennaio del 1942 fu fatto prigioniero dagli inglesi nell’assedio di Bardia. Tradotto in India, durante la prigionia si dedicò allo studio delle principali lingue indiane, l’hindi e l’urdu. Dalla colonia portoghese di Damào, raggiunta al termine della fuga, rimpatriò nel 1947. Dopo un breve periodo d’insegnamento, lasciò la scuola per entrare nell’ambiente editoriale dove tuttora opera.
Una Civiltà Sotto Ghiaccio
“Alle soglie della scoperta del secolo” – Il più affascinante mistero archeologico di tutti i tempi
Autore/i: Barbiero Flavio
Editore: Casa Editrice Nord
prefazione di Silvio Zavatti.
pp. XIV-186, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Quando Heinrich Schliemann, l’archeologo tedesco che pur fra tanti errori trovò la Troia omerica, si accinse alla sua immortale scoperta, fu oggetto di scherno da parte degli studiosi ufficiali, non tanto perché non era un cattedratico, quanto per la fede cieca che aveva per le cose scritte da Omero. Era convinto che il poeta non avesse falsato con la fantasia la verità dei riferimenti topografici che delimitavano l’antica città di Priamo, e se Omero aveva scritto che 34 sorgenti d’acqua circondavano le mura della città, bisognava ricercare quelle 34 sorgenti e Troia sarebbe tornata alla luce del sole.
Ai cattedratici che sorridendo gli facevano notare che si trattava di un numero generico e che essi ne avevano trovate alcune ma che nessuna città era venuta alla luce nei loro pressi, Schliemann rispondeva, con cocciutaggine e assoluta convinzione, che se Omero aveva scritto quel numero, di quello si trattava e non di alcune sorgenti.
La sua fede vinse, il suo amore e rispetto per Omero trionfarono. L’archeologo aveva accettato in blocco, come verità indiscusse, le indicazioni del poeta e così il mito di Troia fu una realtà.
In questo libro Flavio Barbiero, giovane ingegnere dalla vasta preparazione scientifica, propone una teoria secondo la quale ciò che Platone ci ha descritto di Atlantide nei suoi dialoghi Timeo e Crizia non è frutto di pura fantasia: una delle più grandi menti speculative della storia dell’umanità come fu quella· di Platone non concedeva troppo spazio alle fantasie politiche: dichiarò più volte di non avere eccessive simpatie per i poeti e non si può credere che cambiasse idea soltanto a proposito di Atlantide. Barbiero ha accettato in blocco la descrizione di Platone e ha scelto la strada più difficile per dimostrare la sua teoria: quella della sperimentazione. Il valore del metodo scientifico consiste maggiormente nel fatto che nulla è stato distorto dal racconto platoniano per piegarlo alla tesi di Barbiero: tutto doveva essere dimostrato con prove scientifiche, o nulla doveva essere accettato.
Ne è uscita un’opera appassionante a tutti i livelli: la spiegazione di una teoria sconvolgente, provata con rigore scientifico, che parte dall’immane catastrofe che rivoluzionò “assetto ecofisico della Terra, arrivando sino alla spiegazione della diffusione dell’uomo nel mondo.
Manca soltanto la prova per eccellenza, quella archeologica, che la teoria di Atlantide sia esatta, ma l’interesse che questo libro ha suscitato alla sua apparizione (la prima edizione di quest’opera è apparsa nel dicembre ’74) è tale che, giusto il tempo di organizzarla, poco tempo dopo partiva una spedizione per l’Antartide, nel corso della quale Barbiero scoprì, nell’isola Re Giorgio, una grande quantità di tronchi fossilizzati che potrebbero risalire a 10/12.000 anni fa. Questa è una prima prova ufficiale della teoria di Barbiero, ma intanto giungevano notizie di ritrovamenti di manufatti (una cinquantina di palline di sabbia e «cemento» messe su altrettante colonnine dello stesso materiale) venuti alla luce nell’isola Seymour. Mentre questa seconda edizione viene data alla stampa, Flavio Barbiero, alla testa di una seconda spedizione è partito per l’Antartide: questa volta cercherà di raggiungere le zone che nella precedente spedizione il governo argentino vietò di visitare, e ci auguriamo che riporti le prove che la sua teoria è valida e che Platone va considerato, ancora una volta, maestro di verità.
Esorcisti e Psichiatri
Autore/i: Amorth Gabriele
Editore: EDB – Edizioni Dehoniane Bologna
introduzione dell’autore.
pp. 232, Bologna
Una delle maggiori difficoltà, per comprendere chi vive in una condizione di malessere, è saper distinguere se si tratta di un disturbo di natura psichica o di un maleficio. L’autore approfondisce il tema con un gruppo di psichiatri. «Il ricorso all’esorcista deve essere l’ultima cosa a cui pensare», dice don Amorth, che rinvia ai comuni mezzi della grazia e alle preghiere di liberazione, tema che tratta ampiamente. Per la prima volta viene inoltre presentata una breve storia degli esorcismi, da Cristo a oggi: una carrellata lunga 2000 anni.
Gabriele Amorth, laureato in giurisprudenza, entra a far parte della Società di San Paolo e viene ordinato presbitero nel 1954. Dal 1986 è esorcista nella diocesi di Roma; si è formato alla scuola di padre Candido Amantini, uno dei più autorevoli esorcisti della Scala Santa a Roma. Nel 1990 ha fondato l’Associazione internazionale degli esorcisti, di cui è stato presidente fino al 2000 e di cui è attualmente presidente onorario. Esperto in mariologia, è membro della Pontificia accademia mariana internazionale. Ha pubblicato numerosi articoli su Famiglia Cristiana e dirige il mensile Madre di Dio. Presso le EDB ha pubblicato: Un esorcista racconta; Nuovi racconti di un esorcista; Padre Pio. Breve storia di un santo; Liberaci dal male.
Introduzione. Gli esorcismi nella Chiesa cattolica. Ma gli esorcisti credono nel diavolo? L’occultismo. La magia. Lo spiritismo. Un esorcista a colloquio con gli psichiatri. Quando ricorrere all’esorcista? Santi e diavoli. La preghiera di liberazione nel Rinnovamento. Le sorprese degli esorcisti: le anime dei defunti. Aiuti per un esorcista. Appendice: Il Rituale romano.
Oltre l’Illusione
Dalle Apparenze alla Realtà
Autore/i: Cerchio Firenze 77
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione di Giulio Cogni, presentazione degli autori.
pp. 296, 18 tavole a colori e b/n f.t., Roma
L’argomento che forma oggetto del presente volume era già sostanzialmente esposto in un brano del precedente volume del Cerchio: «Dai Mondi invisibili». Infatti, alla conclusione del capitolo «Libertà», si legge: «Oltre l’illusione delle forme, oltre il mondo delle ombre, oltre il continuo cangiarsi del quadro della natura, al di là della natura, al di là della materia, dell’energia, della mente, è la Realtà, è la radice di ogni cosa, la causa delle cause, lo Spirito infinito o Divina Sostanza». Tali enunciazioni sono, in questo nuovo libro, portate avanti fino all’evidenza, in una conseguente evoluzione logica perfettamente compiuta. Le entità guida del Cerchio che da oltre trent’anni accompagnano le manifestazioni paranormali che ivi si svolgono, in un vertiginoso «crescendo» giungono ad affermazioni finali che potrebbero essere definite sconvolgenti. Il volume si apre, come il precedente, con una raccolta di relazioni e testimonianze di invitati alle sedute, i quali confermano senza ombra di dubbio la genuinità dei fenomeni e delle comunicazioni. Tra essi, gli studiosi di parapsicologia Gastone De Boni, Ugo Dèttore, e vari altri. Numerose fotografie, anche a colori, di eccezionali apporti, documentano in maniera visiva e diretta i più evidenti fenomeni fisici del Cerchio. Quindi, entrando nel vivo della trattazione e proseguendo il discorso di Dai Mondi invisibili, si giunge alla rivelazione di alcune grandi verità di tipo iniziatico, che per la prima volta vengono comunicate medianicamente. Anche i messaggi etici delle Guide rispecchiano una più ampia visione dei problemi esistenziali e vanno ben oltre gli insegnamenti di una morale scontata e conformista. Superando tutte le verità contingenti, relative e temporanee, questo libro straordinario spiega come il divenire altro non sia che una parvenza dell’Essere e porta a tutti la Verità Assoluta. Esso costituisce un prezioso mezzo per avvicinare tra loro il mondo visibile e i mondi invisibili.
Il Cerchio Firenze 77 avvalendosi dell’opera del celebre medium Roberto Setti, scomparso nel 1984, ha contribuito ad affermare e documentare in modo sistematico la presenza di Entità di mondi paralleli.
La Chiave dell’Astrologia
Rivelata a tutta l’umanità per conoscere con chiarezza e verità passato, presente e futuro – Manuale pratico – “365 Oroscopi di natività” – In questo libro è rivelata tutta la scienza pratica Astrologica – Oroscopica nei 365 giorni dell’anno in perpetuo
Autore/i: Iuvara Elia
Editore: Siculiana Editrice
premessa dell’autore.
pp. 256, ill. b/n, Catania
Dalla premessa dell’autore:
«Dopo molti anni di faticoso studio e lunga esperienza, nel compilare il presente libro, mi proposi di esporre un completo Oroscopo, pratico ed accessibile ad ogni grado d’intelligenza e con struttura facilissima per essere compreso dalla moltitudine profana in materia Astrologica. E mi auguro, ch’essa risulti gradito e possa aiutare tutti secondo le necessità della vita.
Questa Scienza Astrologica, chiamata dagli Orientali Astro-Verba (la parola degli Astri) fu rivelata in visione a Brahama che secondo la storia dell’India, nacque alcune migliaia di anni prima dell’origine del popolo ebreo. La visione raffigurò i dodici segni Celesti in simbolica forma di nove animali (Ariete – Toro – Cancro – Leone – Libra – Scorpione – Sagittario – Capricorno – Pesci) e tre in forma umana (Gemelli – Virginia – Acquario) Brahama vide uscire dalla sua testa l’Ariete, dal collo il Toro, dalle braccia due bambini gemelli, dal suo petto (nella parte superiore) il Cancro e nella sottostante parte il Leone, dal suo ventre una ragazza (Virginia), dai suoi Zombi la Lira che subito si trasformò in Bilancia, dai genitali lo Scorpione, dalle sue coscie il Sagittario, dalle sue ginocchia Capricorno, dai polpacci un giovane con una brocca traboccante d’acqua, dai suoi piedi due Pesci. Brahama sbigottito e attratto da una forza misteriosa uscì all’aperto, vide il firmamento che splendeva meravigliosamente e in ogni suo segno rivedeva ciascuna immagine della visione. Poi, rimase a contemplare come rapito in ispirito, fino all’alba. Brahama udì una voce melodiosa che lo invitava a contemplare ogni notte il meraviglioso firmamento ed essere istruito dai Segni Celesti, per pronosticare il destino di ogni uomo, per condurlo sulla via della verità e della giustizia.
Brahama divenne dall’ora un vero Profeta dell’Astrologia (Astro-Verba) ossia la parola delle Stelle.[…]»
Il Volto e l’Anima
Fisiognomica e passioni
Autore/i: Magli Patrizia
Editore: Edizione CDE
introduzione dell’autrice.
pp. 436, nn. ill. b/n, Milano
Per l’antica scienza della fisiognomica il volto è specchio dell’anima: tra un naso aquilino o un mento puntuto e le inclinazioni o le passioni più segrete esisterebbe un legame originario e irriducibile. Ma niente è naturale nella relazione tra il volto e l’anima. Questo libro riporta alla luce, in maniera sistematica, i meccanismi culturali che da sempre presiedono all’attribuzione di un senso, di un sentimento, a una determinata forma. Si tratta di un’esplorazione storica che dall’antica fisiologia greca ad Aristotele, da Della Porta a Le Brun, da Camper a Lavater, da Humbert de Superville a Lombroso, ricostruisce, tappa dopo tappa, le complesse vicende di questa scienza e del modo in cui essa si è trasformata da pura impresa interpretativa in strumento di controllo sociale e norma su ciò che è bello o brutto, buono o cattivo, normale o anormale.
Ma la prospettiva storica non basta a ricostruire l’attribuzione di un sentimento a una forma. È necessario uno sguardo semiotico più acuto e attento alla genesi delle categorie che articolano questo rapporto. L’obiettivo del presente volume consiste infatti nello scoprire come, esercitando un procedimento semiotico e storico a un tempo sull’evoluzione del sentimento di una forma, si possa scoprire il meccanismo che sta a fondamento della genesi delle forme e come gli strumenti espressivi che la manifestano non siano mai neutri per la loro struttura: da semplici veicoli di senso spesso si trasformano, essi stessi, in senso.
Patrizia Magli insegna Semiologia all’università di Bologna. Ha scritto e curato vari libri, tra i quali: Corpo e linguaggio e Le donne e i segni.
Filosofia e Cultura nel Settecento Britannico
Hume e Hutcheson. Reid e la scuola del senso comune – Volume II
Autore/i: Autori vari
Editore: Società Editrice Il Mulino
presentazione e cura di Antonio Santucci.
pp. XXXVIII-530, Bologna
In anni recenti la cultura filosofica inglese e scozzese del diciottesimo secolo ha visto un intenso fiorire di studi e ricerche: si rileggono testi e si scoprono documenti che modificano i giudizi consegnati dalla tradizione e aiutano a capire come siano nate alcune delle leggende storiografiche che hanno segnato l’interpretazione della filosofia dell’Illuminismo. I saggi qui presentati riflettono in più di un caso le nuove prospettive e le alternative della ricerca, secondo prospettive diverse e talvolta divergenti, ma accomunate da una puntigliosa attenzione per il contesto storico e testuale. Tra i più importanti terni affrontati: lo scambio culturale tra Gran Bretagna e continente – in particolare la fortuna di Malebranche in Inghilterra; la penetrazione del newtonianismo in Prussia; i legami tra liberi pensatori inglesi e circoli olandesi; la recezione dei moralisti britannici in terra tedesca – la funzione anti-autoritaria della pubblicistica di John Toland; il dialogo tra Hume e i suoi interlocutori scozzesi; l’analisi di testi chiave di Thomas Reid e i suoi rapporti con la scienza. I saggi, presentati da Antonio Santucci, sono ordinati in due volumi autonomi, dedicati rispettivamente all’Inghilterra e alla Scozia.
Antonio Santucci è professore ordinario di Storia della Filosofia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Autore di studi su Hume e l’Illuminismo scozzese, sul positivismo e sul pragmatismo, ha pubblicato con il Mulino «Esistenzialismo e filosofia italiana» (19672), «Il pragmatismo in Italia» (1963), «Eredi del positivismo.
Ricerche sulla filosofia italiana fra ’800 e ’900» (1996) e ha curato «Scienza e filosofia scozzese nell’età di Hume» (1976), «Interpretazioni dell’Illuminismo» (1979), «L’età dei Lumi. Saggi sulla cultura settecentesca» (1998).
Cagliostro il Grande Cofto
Autore/i: Montini Carlo
Editore: Alkaest
unica edizione, introduzione dell’autore.
pp. 260, tavv. b/n f.t., Genova
Cagliostro fu certamente la figura più discussa del suo secolo: questo libro non si limita quindi ad una biografia addomesticata o ad una raccolta di aneddoti più o meno credibili, tratta, invece, attraverso uno studio ponderoso, dell’ambiente storico e filosofico in cui Cagliostro ha vissuto ed Operato.
Contiene un’analisi delle teorie cagliostrane alla luce dell’ambiente esoterico dell’epoca e delle precedenti Tradizioni.
In appendice alcuni documenti ed una ricca bibliografia per chi Vuole cercare la sua propria verità.
La Raccolta di Lin-chi
Rinzai Roku
Autore/i: Lin-chi I-hsüan
Editore: Ubaldini Editore
a cura di Ruth Fuller Sasaki, premessa di Yamada Mumon, prefazione di Kazuhiro Furuta, traduzione di Patrizia Nicoli.
pp. 120, Roma
La prima traduzione scientificamente fondata e al tempo stesso accessibile al lettore comune, di uno dei più celebri testi seminali dello Zen.
Il presente volume è la traduzione integrale di un celebre testo fondamentale dello Zen: il Lin-chi lu (in giapponese, Rinzai roku), la vita e l’insegnamento del maestro Lin-chi (Rinzai). Lin-chi I-hsüan fu un grande maestro ch’an (zen) vissuto al termine della grande dinastia T’ang (IX secolo d.C.), il fondatore della scuola Lin-chi (Rinzai) dello Zen moderno.
Nel mondo turbolento della Cina del IX secolo Lin-chi predicò la dignità e la libertà assolute dello spirito intrinseco dell’uomo, rifiutando senza compromessi qualsiasi forma di autorità esterna, fosse anche quella di Buddha stesso. Egli si scrollò di dosso le concezioni di uomo e religione che si erano in gran parte standardizzate nel suo periodo storico, e proclamò un nuovo Buddhismo basato sull’esperienza personale della realtà in un modo di vivere libero e aperto.
“Rendetevi padroni di ogni situazione, e ovunque voi siate sarà il vero luogo”: con proposizioni vigorose e dirette come questa Lin-chi scatenò un turbine rivoluzionario nel mondo ch’an del suo tempo, portandovi quei caratteri distintivi che ancora oggi segnano drasticamente la sua differenza con le altre ’vie’ del Buddhismo.
La presente traduzione è stata condotta sul testo inglese stabilito da un gruppo di eminenti studiosi e filologi americani e giapponesi, sotto la direzione di Ruth Fuller Sasaki, ed è stata riveduta e autorizzata dall’Istituto per gli Studi dello Zen dell’Università di Kyoto. Grazie alla concentrazione sul medesimo obiettivo di celebri autorità nei tre campi della lingua cinese antica, della storia della Cina e della pratica autentica dello Zen, questa edizione, corredata da un ampio apparato di note esplicative, consente anche al lettore non specialista di approssimarsi quanto è possibile alla piena comprensione di un testo di incredibile pregnanza e modernità, il cui accesso era finora riservato a studiosi della materia.
Ruth Fuller Sasaki (1892-1967) è stata tra i pionieri della diffusione dello zen Rinzai in Occidente e soprattutto negli Stati Uniti. Appartenente a un’ottima e ricca famiglia di Chicago, studia musica tra gli Stati Uniti, la Svizzera e altri paesi europei. A trentaquattro anni, sposata e con una figlia, si iscrive all’Università per seguire corsi di Sanscrito, Pali e filosofia indiana. Negli anni trenta si trasferisce in Giappone dove incontra D. T. Suzuki e studia e pratica lo zen con Nanshinken Roshi al tempio Nanzen-ji; è la prima donna ammessa in uno zendo. Ordinata monaca, qualche anno dopo la morte del suo maestro ritorna negli Stati Uniti dove continua la sua pratica con Sasaki Sokei-an Roshi, che poi sposerà, ed è coinvolta nello sviluppo della Società buddista americana che diventerà il primo Istituto Zen d’America. La nuova sede di New York viene inaugurata il giorno prima dell’attacco a Pearl Harbor. All’inzio degli anni cinquanta ritorna in Giappone dove, nel 1958, è ordinata sacerdote di Ryosen-an, divenendo il primo sacerdote straniero, nonché occidentale, nonché donna, di un tempio di Zen Rinzai. Per decenni si è dedicata alla traduzione di antichi testi cinesi e giapponesi per diffondere l’insegnamento dello zen in Occidente.
Il Prezioso Ornamento di Liberazione
Dam.chos yid.bžin.gyi nor.bu thar.pa rin.po che’i rgyan žes.bya.ba theg.pa chen.po’i lam.rim.gyi bśad.pa
Autore/i: sGam.po.pa
Editore: Ubaldini Editore
tradotto dall’originale tibetano, annotato e a cura di Herbert V. Guenther, traduzione di Donatella Rossi e Costantino Albini.
pp. 308, Roma
In tutta la letteratura buddhista non esiste un’altra opera che in forma così semplice e concisa tratti di tutto il Buddhismo come esperienza vivente e come compito umano.
Nato nel 1079, sGam.po.pa fu il discepolo prediletto di Milarepa. Fondò l’ordine Kargyupta (dei “Cappelli Rossi”), i cui lama tuttora serbano questo libro come manuale d’istruzione. Il testo, che è una magistrale rassegna del Buddhismo tibetano e che descrive lo speciale addestramento necessario per conseguire l’illuminazione, non trova paragone in tutta la letteratura buddhista per la forma semplice e concisa in cui tratta del Buddhismo come esperienza viva.
La vivezza del libro è dovuta non solo agli studi filosofici di sGam.po.pa come monaco Kadampa, ma anche ai suoi anni di esperienze meditative sotto Milarepa, nel corso dei quali riuscì a raggiungere il punto d’incontro della meditazione con l’attività intellettuale.
Fu molto abile nel far incontrare lo Yoga Tantrico Buddhista di Naropa e la disciplina monastica Hinayana dei Sarvastivadin.
Il libro è particolarmente utile agli studiosi del Buddhismo, poiché non presenta complesse pratiche della visualizzazione o altre pratiche simboliche profondamente complicate, ma, saggiamente, nell’ambito della tradizione, si occupa per prima cosa dell’aspetto nevrotico della mente samsarica. Con la comprensione delle idee positive del Tathagatagarbha e dell’utile base operante del corpo umano, l’itinerario diventa di totale creatività.
Herbert V. Guenther è nato nel 1917. Laureatosi alle università di Monaco e di Vienna, si è trasferito in India nel 1950 dove ha insegnato alla Luknow University e dal 1958 alla Sanskrit University di Varanasi. Attualmente è Chairman del Department of Far Eastern Studies all’Università di Saskatchewan in Canada. È autore di numerose traduzioni e commenti di testi sul Buddhismo Tibetano tra cui, apparsi in questa collana, La vita e l’insegnamento di Naropa, La concezione tantrica della vita, La filosofia buddhista nella teoria e nella pratica, Tesori della via tibetana di mezzo, La mente nella psicologia buddhista (in collaborazione con L.S. Kawamura) e L’alba del Tantra (in collaborazione con Chögyam Trungpa).
Gli Dei Venuti dalle Stelle
Autore/i: Sendy Jean
Editore: Edizioni Dellavalle
traduzione di Anna Maria Del Mastro.
pp. 280, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Torino
Le Genesi è una leggenda sacra uscita dalla fantasia di un profeta o è la narrazione realistica della permanenza sulla Terra di alcuni cosmonauti, molte migliaia di anni fa? Nessuno è oggi in grado di rispondere con esattezza a una o all’altra delle due ipotesi ugualmente attendibili. L’Autore, sostenuto in questo da alcuni famosi teologi e scienziati, propende per la seconda. La verifica la troveremo, in un futuro assai prossimo, sulla Luna.
Jean Sendy è autore di Les cahiers de cours de Moïse, La lune clé de la Bible, Les dieux nous sont nés, Nous autres, gens du Mayen Age, opere che uniscono all’audacia delle ipotesi, la fantasia, la profondità e l’humour. Di lui dice la stampa: «Non abbiamo mai visto l’esoterismo sorridere. Con Jean Sendy è cosa fatta. I suoi libri sono un fiore di humour all’occhiello della Sfinge».
Come Consultare I King
Per predire il vostro futuro
Autore/i: Da Liu
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Aldo Giuliani.
pp. 164, ill. b/n, Roma
La penetrazione dell’I King nelle forze fondamentali dell’universo ha impressionato anche illustri figure occidentali come Jung e Messe, ma può l’uomo comune afferrare quest’opera misteriosa ed enigmatica fino a farne influire la profonda saggezza sulla propria vita? In questo libro Da Liu ci offre un metodo chiaro, interessante e fecondo per ottenere le risposte alle nostre domande.
Usando normali monete e il sistema di esagrammi che costituisce il nucleo dell’I King, Da Liu descrive con chiarezza e semplicità sia il metodo che la storia della predizione con le monete. “I miei due interessi principali – scrive – sono dare una spiegazione più dettagliata delle linee, dei trigrammi e degli esagrammi ai fini della predizione; e spiegare il metodo delle monete, che non richiede i complicati calcoli numerici di altre tecniche”.
Ma la predizione dell’I King non è tutta qui. Una volta trovato l’esagramma giusto, bisogna trovare le forze che lo influenzano. Da Liu insegna quindi che, trovate tali forze, si può individuare il modo in cui evitare la disgrazia e prolungare la fortuna, oltre che prevedere la direzione del futuro.
Da Liu, autorevole studioso della cultura cinese tradizionale, è presidente della T’ai Chi Society di New York. Newsweek gli attribuisce il merito di aver introdotto negli Stati Uniti il T’ai Chi Ch’uan, un sistema di esercizi cinese divenuto poi famosissimo. È autore di T’ai Chi Ch’uan and I Ching, ed ha appena ultimato un progetto di computerizzazione dell’I King per trarre gli oroscopi.
La Saggezza della Cabala
Gemme di virtù dall’albero della vita
Autore/i: Winkler Gershon
Editore: Armenia Editore
prefazione di Andrew Weil, introduzione dell’autore, traduzione di Anna Carbone.
pp. 386, Milano
Questo volume denso di poesia e di vivide immagini è una raccolta unica di aforismi estrapolati dalla millenaria sapienza ebraica, alcuni dei quali proposti per la prima volta al grande pubblico. Ogni giorno, in questa prospettiva, diventa l’occasione per un nuovo inizio, per comprendere la grandezza del dono della vita, la meraviglia delle prospettive del mondo e i poteri dell’anima.
Ogni citazione rappresenta un suggerimento per comprendere la ricchezza dell’essere, la saggezza oltre ogni limite e la fratellanza al di là dei confini. Cabala, infatti, significa prima d’ogni altra cosa ricevere, ovvero accogliere i consigli degli antichi maestri, le prescrizioni dei sacri libri del Talmud e i motti tramandatici dalla tradizione ebraica e rimasti nel DNA del popolo eletto, capace di autoglorificarsi, ma anche di schernirsi.
Gershon Winkler, rabbino, è da diversi anni osservatore e interprete della tradizione cabalistica, oltre che insegnante negli Stati Uniti, in Canada e in Israele.
Il Terzo Occhio
Autore/i: Lobsang Rampa T.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Bruno Oddera.
pp. 256, 1 cartina b/n, Milano
Quando l’umanità volle sostituirsi agli dèi come punizione il Terzo Occhio venne chiuso. Lobsang Rampa, lama tibetano, sostiene invece di possedere ancora questa eccezionale facoltà che gli uomini dell’Occidente, adoratori dell’oro, del commercio e della scienza, hanno irrimediabilmente perduto. L’iniziazione di un ragazzo ai misteri della vita in un mondo retto da millenarie credenze e riti plurisecolari nonché pervaso da superstiziosa pietà. Realtà o immaginazione? Il terzo occhio ci trasporta nell’atmosfera incantata del favoloso Tibet, dell’Oriente misterioso così lontano eppure così vicino.
La Suprema Guerra Santa dell’Islam
Autore/i: Massignon Louis
Editore: Città Aperta Edizioni
traduzione e cura di Domenico Canciani, calligrammi di Hassan Massoudy.
pp. 96, nn. calligrammi a colori, Troina (En)
Il racconto qui proposto è un racconto popolare che ha l’ingenuità delle leggende auree e la fragranza dei Fioretti francescani. Esso narra la storia di Al-Ḥallāj, mistico sufi giustiziato a Baghdad nel 1922. Questo testo offre l’opportunità di conoscere l’argomento, misconosciuto o frainteso, del Jihād, la guerra santa, come si usa tradurre in maniera non del tutto adeguata. Il Jihād, infatti, è prima di tutto sforzo morale, per vincere in sé le passioni e fare spazio alla divinità di cui si proclama l’unicità, poi è scontro, guerra appunto, tra Allah e il suo fedele, il mistico, il quale accetta di essere annientato nel fuoco dell’amore divino e solo da ultimo, e in casi eccezionali, lotta per assicurare ai fedeli le condizioni per la pratica della loro fede. La storia ci narra appunto di Jihād intrapreso dal mistico Al-Ḥallāj, terminato col suo martirio.
Louis Massignon (1883-1962), uno degli ultimi orientalisti sul campo, si interessò al mondo islamico attraverso figure «marginali» di mistici sufi o convertiti. Fu legato da amicizia con Charles de Foucauld (l’apostolo dei tuareg), François Mauriac, Jean Cocteau, Jacques Maritain, Giorgio La Pira. Giocò un importante ruolo politico nei rapporti tra Francia e mondo arabo. Di lui, in italiano sono stati pubblicati La parola data (Milano 1995) e L’ospitalità di Abramo (Milano 2002).
Rapporto sugli Uomini
Autore/i: Papini Giovanni
Editore: Rusconi
nota introduttiva di Luigi Baldacci.
pp. 452, Milano
Nel Diario, alla data del 15 febbraio 1944, Papini scriveva: «Mi sembra che nessuno abbia avuto il coraggio di dire agli uomini tutta la nuda, cruda, crudele verità sulla vita e natura loro. […] Il libro da me sognato fin dal 1908 (il Rapporto sugli uomini) e al quale ho lavorato per tanti anni, senza esserne mai contento, potrebbe essere l’opera più nuova che mai sia stata scritta». Il 22 ottobre 1949 lo scrittore rammenta per l’ultima volta nel Diario il libro di tutta la vita (pensato, in realtà, già dal 1907, che è l’anno stesso in cui si chiude l’esperienza del «Leonardo»): «Ho riletti alcuni capitoli del Giudizio universale. Vi sono idee ingegnose (talora sofistiche), espressioni felici e qua e là qualche segno di poesia, ma l’insieme non è quale avevo sognato, quale vorrei che fosse. Torna l’antica perplessità: le confessioni di centinaia di risorti o una recisa e atroce e sintetica requisitoria della vita umana? Sotto questa forma mi balenò la prima idea […], a Bulciano: il Rapporto sugli uomini. E anche oggi mi tenta».
Papini fu il primo a capire la differenza sostanziale tra le due opere: una, il Giudizio, composta negli anni maturi della conversione, l’altra, il Rapporto, nata come intuizione laica, al tempo delle più strabilianti avventure intellettuali, ripresa poi tante e tante volte negli anni del ritorno all’ordine: ma senza riuscire mai a cancellare quell’impronta profana, quel sigillo cinico della prima ideazione. Ed è forse questa la ragione occulta che faceva dire a Papini di non essere stato mai contento di quel suo lavoro, che pure lo aveva impegnato in modo ben più totale che non il Giudizio.
Il Rapporto sugli uomini è, tra gli inediti di Papini, il più sorprendente: quello che si richiama più intimamente alla matrice culturale, antropologica e psicologica – schopenhaueriana e nietzschiana – del Papini giovane, vale a dire di una personalità che, comunque la si voglia giudicare, è essenziale al bilancio culturale del primo Novecento: non meno di Marinetti, non meno di Soffici.«Mi sembra che nessuno abbia avuto il coraggio di dire agli uomini tutta la nuda, cruda, crudele verità sulla vita e natura loro. Furon detti, ogni tanto, frammenti di verità particolari, personali e più per impeto di passione che per meditato proposito. Il libro da me sognato fin dal 1908 (il Rapporto sugli uomini) e al quale ho lavorato per tanti anni, senza esserne mai contento, potrebbe essere l’opera più nuova che mai sia stata scritta» (Giovanni Papini, Diario, 15 febbraio 1944).Libro nietzschiano e cristiano, cinico e pietoso, libro di una vita fino al punto di assommare in sé la contraddizione esistenziale di quella vita medesima, questo inedito nasce con la gioventù di Papini, nel momento in cui essa è più intimamente legata alle sorti della cultura novecentesca. Perché non fu mai pubblicato? Per l’incontentabilità che Papini per primo confessa in alternativa al suo stesso trionfalismo, e anche, certamente, per ragioni contingenti che oggi ci appaiono chiarissime. Capitoli come Conquista o Guerra o Giornali, non avrebbero mai potuto vedere la luce, per ragioni di censura, negli anni in cui furono scritti (1928). Da queste pagine risulterà un Papini doppiamente inedito. Ma si trattò anche, negli anni più tardi, di
una censura di diverse carattere, cioè interiore. A Papini sembrerà sempre «troppo presto per pubblicare un libro così crudo e sconsolante» (Diario, 4 marzo 1944). Alla sensibilità del cristiano ripugnava ormai un’opera così ignuda, così priva di carità e di speranza. Ma è appunto da questa prospettiva che ci è concesso oggi di esplorare l’altra faccia di Papini.Giovanni Papini (Firenze,
1881-1956) è stato, con Giuseppe Prezzolini, il maggiore impresario culturale del Novecento italiano: dal «Leonardo » a «La Voce» a «Lacerba» (e si citano, tra quelle imprese, solo le maggiori) la presenza di Papini è tanto ingombrante quanto originale. Come pragmatista, giovanissimo attira su di sé l’attenzione europea: da Croce a James a Bergson. Nel 1906 debutta col Crepuscolo dei filosofi, che sarà il modello delle successive Stroncature (1916), ma è altresì un esempio per le migliori pagine critiche di Soffici. Nel 1912 pubblica il suo libro più famoso, Un uomo finito. Di lì a poco si getta nell’avventura futurista, ma nel 1921, con la Storia di Cristo, propone di se’ un’altra immagine, e questa volta definitiva, quella dell’apologeta della fede cristiana. Moltissimi i titoli di questo inesausto poligrafo. Basti ricordare, tra le ultime opere, Sant’Agostino (1929), Dante vivo (1933), Lettere agli uomini di Papa Celestino VI (1946), fino alle bellissime pagine giornalistiche, Schegge, dettate alla nipote Anna nel progredire della paralisi che aveva colpito lo scrittore nel 1952. (Luigi Baldacci)
La Vita Quotidiana a Venezia nel Secolo di Tiziano
Autore/i: Zorzi Alvise
Editore: Rizzoli
introduzione dell’autore.
pp. 440, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Nato (probabilmente) nel 1490, morto nella pestilenza del 1576, Tiziano, senza dubbio il più celebre e, in vita, il più ammirato dei pittori veneziani, domina e impersona il secolo più splendido della lunga stagione della grandezza di Venezia. Indipendente da secoli, potente e ricchissima per i fiorenti traffici marittimi in Oriente e Occidente, la Serenissima suscita invidie e odii feroci che quasi la travolgono ai primi del Cinquecento, quando tutti i sovrani d’Europa si coalizzano per la sua distruzione. Ma vince, sopravvive, e conosce un secolo di ineguagliato splendore, oggetto di ammirata meraviglia per coloro stessi che avrebbero voluto annientarla. La vita veneziana dalla fine del Quattrocento alla fine del Cinquecento e quella di una metropoli (la terza città d’Europa quanto a popolazione, ma la prima per vivacità cosmopolita di traffici, di divertimenti, di avventure intellettuali, di creatività artistica, di libertà di costumi) che, sotto certi aspetti, può far pensare alla Parigi tra le due guerre mondiali o alla New York dei nostri giorni. Ma con connotazioni irripetibili, come la passione per lo spettacolo che pervade ogni manifestazione della vita privata, pubblica e religiosa dando vita a straordinarie coreografie quotidiane, come l’originalità di una costituzione minuziosamente articolata in una miriade di giurisdizioni, di uffici, di assemblee, eppure funzionante con successo. Alvise Zorzi, uno studioso appassionato di Venezia, ci fa rivivere, attingendo largamente alle testimonianze contemporanee e dirette, questa società variopinta, affollata di patrizi e di popolani, di nobildonne di polso e di cortigiane letterate, di mercanti orientali e di finanzieri tedeschi, di artisti e di mecenati, di marinai e di galeotti; e di monache galanti, di riformatori lungimiranti, di medici ebrei, di giovanotti rissosi, di «compagni della calza» organizzatori di feste meravigliose. E di forestieri d’ogni razza, sui quali spiccano le teste coronate, pretesti, anche loro, di uno sfoggio di ricchezza che nasconde i travagli di una vita politica spregiudicata e di una diplomazia senza confini.