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Selezione di volumi

Il Tao del Corpo

Il Tao del Corpo

Come raggiungere l’equilibrio spirituale con l’attività fisica

Autore/i: Lynch Jerry; Al Huang Chungliang

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione degli autori, traduzione di Adriana Apa.

pp. 252, ill. b/n, Milano

Il Tao del corpo insegna a raggiungere una maggiore consapevolezza spirituale attraverso lo sport e l’esercizio fisico, nella convinzione che l’attività atletica possa diventare uno strumento per ritrovare l’unità totale della persona e per creare armonia tra corpo e mente. Grazie a semplici esercizi di respirazione, visualizzazione e meditazione, ogni sportivo può scoprire di essere un individuo pieno di fiducia in se stesso, pronto ad affrontare le sfide di ogni giorno con rinnovata forza interiore. Unendo taoismo e filosofia sportiva, Il Tao del corpo ci insegna perciò non solo a integrare l’attività fisica con il lavoro interiore sulla mente e sull’anima, ma anche a trionfare nel gioco più difficile di ogni tempo: la vita.

Jerry Lynch, psicologo dello sport nonché allenatore e atleta a livello nazionale, ha tenuto conferenze in campo internazionale e ha insegnato in diverse università degli Stati Uniti. Molto noto per la sua attività in ambito olimpionico, è inoltre direttore del Taosports Center for Excellence di Santa Cruz (California). Con Chungliang Al Huang ha scritto anche Corpo che pensa, mente che danza (Longanesi 1995).

Chungliang Al Huang, apprezzato artista calligrafo, è uno dei maggiori esperti di taoismo a livello internazionale. È inoltre presidente e fondatore della Living Tao Foundation e dirige in Cina il Lan Ting institute. Fra i suoi libri: Il Tao. La via dell’acqua che scorre (Astrolabio 1977), scritto con Alan Watts.

Il Diavolo e l’Inferno

Il Diavolo e l’Inferno

Ai tempi di Gesù

Autore/i: Teyssedre Bernard

Editore: ECIG – Edizioni Culturali Internazionali Genova

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Mauro Castagneto, prefazione e revisione di Paolo Aldo Rossi.

pp. 408, Genova

Questo libro fa parte di un’ampia ricerca sull’archeologia dell’immaginario che Bernard Teyssèdre va conducendo da decenni. Si tratta del secondo volume della grande trilogia composta da: Nascita del Diavolo, da Babilonia alle grotte del Mar Morto; Il Diavolo e l’Inferno, ai tempi di Gesù; Angeli Astri e Cieli. Si è scelto di iniziare la pubblicazione dell’intera opera partendo dal secondo volume perché profonde sono le ragioni storiche, sociali e culturali che fanno di noi tutti «i contemporanei dell’Apocalisse». In Nascita del Diavolo, da Babilonia alle grotte del Mar Morto, si procede nel senso della storia: si vede emergere la figura del “satana” dagli abbozzi che l’hanno preceduta. Ne Il Diavolo e l’Inferno, ai tempi di Gesù, si va nel senso della memoria. Qui si ritrova, in un personaggio ritenuto ben noto, tutto lo spessore del tempo che è trascorso per fornirgli precisamente la forma che oggi ha. Nel recuperare questo suo spessore prospettico, il Diavolo tanto banale diventa l’ignoto e noi dobbiamo imparare a riconoscerlo, o piuttosto a conoscerci per suo tramite. L’immaginario, entro il quale Teyssèdre scava, non è solo quello venuto da lontano e che ha dato forma al mondo cristiano, ma, e forse soprattutto, è l’immaginario che non cessa di essere segretamente attivo in noi. Le forme di pensiero sulle quali basiamo i nostri discorsi sono l’aspetto di superficie che sottende la trama di un non-detto.
Che nome dare a ciò che scorre sotto le nostre parole? Il sentito, l’immaginato, il desiderato – con la loro capacità di tracciare la strada del pensiero – costituiscono l’estetica, non intesa come una branca della filosofia o della religione, ma come la loro radice. Il programma di un’archeologia estetica, nell’applicarsi alle origini del mondo cristiano, colloca nel polo negativo i démoni, il Diavolo e l’Inferno. Dominio immenso, che va aldilà del nostro pensiero. Al polo positivo, le delizie angeliche, ma esse finirebbero presto per cadere nella monotonia senza l’ambiguità degli astri che risplendono lassù dove vengono fissati i destini immutabili e dove il Creatore sembra sospeso fra il mondo meccanico e quello del libero arbitrio.

Bernard Teyssedre insegna all’Università di – Parigi. Ha fondato l’U.E.R. des Arts plastiques e dirige l’Institut d’Esthétique. Tre dei suoi libri sono stati premiati dall’Institut de France. Fa parte della Fondazione Guggenheim (New York) e del Consiglio Superiore delle Arti del Canada. Critico d’arte al Nouvel Observdteur, ha pubblicato numerose opere sia letterarie che di estetica e critica d’arte.

Fisiologia del Gusto

Fisiologia del Gusto

Ovvero meditazioni di gastronomia trascendente

Autore/i: Brillat-Savarin Anthelme

Editore: Rizzoli

con una nota di Honoré de Balzac, introduzione di Jean-François Revel, traduzione di Dino Provenzal, illustrazioni di Andrew Johnson.

pp. 400, nn. ill. b/n, Milano

La «Fisiologia del gusto» è il primo libro filosofico sulla cucina e sulla gastronomia e ha nobilitato un settore della vita umana che fino a Brillat-Savarin era intellettualmente trascurato.
Non è un vero libro di cucina, anche se contiene alcune ricette, perché tratta i principi generali della gastronomia: dei sensi, del gusto, dell’appetito, dei piaceri della tavola, della digestione, del riposo e del sonno. Brillat-Savarin vuole cogliere il tipicamente umano del «saper mangiare», che non si fonda sul bisogno fisiologico ma sul desiderio psicologico.
Al di là del bisogno di mangiare, il piacere della tavola è come una rappresentazione teatrale: la messa in scena del lusso del desiderio. Il nutrimento desiderato è una forma di cerimonia etnografica in cui l’uomo celebra il suo potere, la sua essenza, la libertà di bruciare le sue energie senza scopo. Inoltre la «Fisiologia del gusto» è un libro di ricordi e di aneddoti: ecco la storia della signora che attribuisce alle virtù erotiche del tartufo la sua eccessiva indulgenza alle profferte di un corteggiatore; ecco il ritratto di cavalieri e abati, due categorie eminenti e scomparse dopo la Rivoluzione francese: ecco i devoti, altra categoria («i monasteri erano i veri magazzini delle più squisite leccornie… I cuochi del clero hanno fatto progredire l’arte della cucina»). il tutto scritto nello stile più amabile e ironico, uno stile che fa di questo celebre libro, come dice Jean-François Revel «molto più di un documento storico, ne fa il messale della decolpevolizzazione dell’epicureo moderato».

Una Psicologia per la Liberazione

Una Psicologia per la Liberazione

Contributi del Gruppo di Firenze di psicologia analitica

Autore/i: Autori vari

Editore: L’Individuale

introduzione di Francesco Donfrancesco.

pp. 190, Fiesole (Firenze)

In quest’epoca tecnologica e in questa crisi esistenziale della comunità umana, su che strada si mette la psicologia? Sul carro del padrone, autorità, sistema, o sulle barricate della libertà, autonomia; autogestione democratica? Un gruppo di studiosi di psicologia, di psicoterapeuti, di scrittori, di artisti riunitisi per caso, per destino o per sorte esprimono qui la loro esperienza di ricerca di autogestione e la polemica, il dibattito con l’Associazione di psicologia analitica serve come occasione e come sfondo per un dibattito interno-esterno ben più profondo sulle sorti di gruppi e individui oggi all’interno dei sistemi formali, delle strutture cosi dette sociali.
Qui si innesta il tema del pluralismo in politica, da un lato, e dall’altro i grandi temi incandescenti degli archetipi, del problema religioso, della pace perpetua di ascendenza kantiana.
Questo dibattito serrato e diverso secondo le voci dei vari partecipanti offre lo spunto a una meditazione per la liberazione dal convenzionale, dai condizionamenti, dalle strutture di ogni genere per una terapia su se stessi e su gli altri che, cercando di inglobare i vari filoni culturali nelle posizioni di ricerca per una psicologia dell’individuazione di Jung e di Bernhard, arriva a diagnosi sorprendentemente collimanti con altri filoni del pensiero scientifico, pone domande complesse e abissali ed è una strada aperta che tenta di rispondere sia alle domande profonde della psicologia dell’individuo sia ai problemi concreti del tempo. (Giancarla Innocenti)

Homo Ridens

Homo Ridens

La dimensione comica dell’esperienza umana

Autore/i: Berger Peter L.

Editore: Società Editrice Il Mulino

prologo dell’autore, traduzione di Nicola Rainò.

pp. 312, Bologna

«Mio padre, accanito raccontatore di barzellette, mi incoraggiò a intraprendere quest’arte più o meno nel periodo in cui andavo all’asilo… Prima o poi questo libro doveva essere scritto». Quasi scusandosi, Berger spiega l’origine del suo ultimo, singolare, lavoro. In particolare, egli si scusa con i librai, immaginandone le angosce nel decidere dove collocare il volume: nello scaffale dell’umorismo, della religione o della sociologia? Senza contare che la parte sulla comicità ebraica potrebbe suggerire la sezione Ebraismo, la difesa di Oscar Wilde la sezione Omosessualità. Ma qual è la tesi di fondo? La dimensione comica evoca sempre un mondo distinto da quello ordinario, operante secondo regole differenti: il comico rappresenta – possiamo dire – una sospensione della quotidianità che apre squarci verso una realtà «trascendente». Tutto congiura, tra le pagine, a insinuare l’idea che se un paradiso esiste dev’essere un luogo dove si ride, dove approderanno gli scampati all’inferno della mancanza di humour e al purgatorio della seriosità. Solo un «grande vecchio» poteva regalarci un libro come questo: egli stesso confessa di essersi risolto a scriverlo sentendosi vicino alla soglia della senilità. Ma a noi piace immaginarlo come questa lettura ci invita a fare: allegramente ispirato da giovanile curiosità, un luterano-zen che ama le barzellette yiddish, il cabaret e il sorriso di Buddha.

Peter L. Berger, sociologo dell’Università di Boston, è autore di numerose opere, tra cui, pubblicate dal Mulino: «In difesa della famiglia borghese» (con B. Berger, 1984), «Una gloria remota. Avere fede nell’epoca del pluralismo» (1994), «Sociologia. La dimensione sociale della vita quotidiana» (con B. Berger, 1995), «Il brusio degli angeli. Il sacro nella società contemporanea» (1995), «La realtà come costruzione sociale» (con T. Luckmann, 1997).

Profumi e Filtri Magici

Profumi e Filtri Magici

Autore/i: Bregliano Guido M.

Editore: Edizioni Mediterranee

pp. 112, Roma

Fin dai tempi più antichi, gli aromi naturali estratti dalla corteccia delle piante, dai fiori o da particolari grassi animali, costituirono quell’elemento magico che l’uomo cercò di imprigionare come parte eterica sovrastante i regni naturali dell’Universo. L’aroma che quasi d’incanto si sprigiona dalle sostanze odorose rappresenta infatti quell’essenza magica e metafisica da collegarsi strettamente alla rappresentazione divina sulla terra: un modo cioè che l’uomo può utilizzare per comunicare con gli dèi. Inoltre, i profumi magici hanno il potere di salvaguardare da influssi malefici e consentono, attraverso l’assimilazione delle sostanze aromatiche, di ottenere poteri soprannaturali. Infatti, l’essenza profumata può far germinare nel corpo fisico una potenza magica capace di effetti straordinari. Questo libro offre uno studio accurato dei profumi, delle essenze e dei filtri magici nei secoli, e contiene numerose ricette di oli, unguenti e profumi, aromi e filtri magici, della loro preparazione e dei loro usi. Tratta infine del significato degli amuleti e talismani magici basati sui profumi, della loro preparazione e del loro uso.

Guido M. Bregliano si dedica da molti anni allo studio degli aspetti magici e misteriosi della conoscenza umana. Autore di varie opere e articoli su questo argomento, ha raccolto nel presente libro il meglio della sapienza occulta circa i profumi, gli amuleti e i filtri magici, di cui espone anche numerose ricette.

Le Religioni non Cristiane

Le Religioni non Cristiane

Autore/i: von Glasenapp Helmuth

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione italiana, a cura di Clara Gallini, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione dal tedesco di Simona Vigezzi Martini.

pp. 356, nn. ill. b/n, Milano

Antiche religioni orientali – Baha’ismo – Buddhismo – Caodaismo – Induismo – Islamismo – Jainismo – Manicheismo Religione assiro-babilonese – Religione Bon – Religione celtica – Religione egizia – Religione dei Germani – Religione giudaica – Religione greca – Religione dei Mandei – Religione romana – Religione degli Yazidi – Religioni baltiche Religioni coreane – Religioni ellenistiche dei misteri – Religioni delle grandi civiltà precolombiane – Religioni slave Religioni tribali primitive – Religioni ugro-finniche – Shintoismo – Sikhismo – Universismo cinese – Zoroastrismo.

Un quadro vivo e suggestivo delle religioni del passato e del presente vita e dottrina dei fondatori, origine storia ed essenza delle concezioni, delle forme di culto e dei simboli religiosi il ruolo nelle religioni non cristiane nel nostro tempo.

Carnevale si Chiamava Vincenzo

Carnevale si Chiamava Vincenzo

Rituali di Carnevale in Campania

Autore/i: Rossi Annabella; De Simone Roberto

Editore: De Luca Editore

unica edizione, introduzione di Jacopo Recupero, prefazione di Ivos Margoni, con la collaborazione di Paolo Apolito, Enzo Bassano, Gilberto Marzano e del Gruppo di ricerche antropologiche dell’Università di Salerno, fotografie di Marialba Russo.

pp. XVI-722, ricchissimo apparato di fotografie e tavole b/n nel testo, Roma

Questo lavoro sul carnevale è il risultato di una ricerca condotta in Campania dall’antropologa Annabella Rossi e dall’etnomusicologo Roberto De Simone, con la collaborazione di Marialba Russo, Paolo Apolito, Enzo Bassano, Gilberto Marzano. Ha inoltre partecipato al lavoro il gruppo di ricerche antropologiche della Università di Salerno; il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari ha incoraggiato questo studio che appare nella sua collezione di saggi e ricerche.
Lavorando per quattro anni sul campo, gli autori di «Carnevale si chiamava Vincenzo» hanno stabilito un rapporto diretto con situazioni oggi realmente esistenti in Campania. Questo tipo di approccio ha permesso innanzitutto di «scoprire» alcuni rituali considerati scomparsi fin dagli anni ’50 da studiosi di fama, e di rilevare numerosi cerimoniali drammatici e le loro varianti locali, come le Rappresentazioni dei Mesi, la Canzone di Zeza, la Morte di Carnevale, i balli processionali, i rituali di Sant’Antonio Abate, ecc.
Per quanto riguarda l’impianto metodologico e i criteri di interpretazione, si deve sottolineare il fatto che, dopo le esperienze di Ernesto De Martino, questa è una delle prime ricerche che tenga effettivamente conto dell’esigenza della interdisciplinarietà, che qui si manifesta secondo le grandi articolazioni dell’antropologia, dell’etnomusicologia e della psicanalisi. Visti in questa triplice prospettiva, che esclude con decisione ogni tentazione folkloristica, i fenomeni del carnevale in Campania si rivelano come una delle più ricche espressioni della cultura popolare meridionale, in cui il collettivo e l’individuale, il mitico e il quotidiano, l’economico e lo psicologico si fondono in un vero e proprio linguaggio, in una serie di segni e di simboli dotati di un’eccezionale densità semantica e di una forza d’urto destinata a provocare un «cambiamento provvisorio» di condizione sociale, esistenziale e addirittura sessuale.

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Introduzione (J. Recupero)

Premessa (I. Margoni)

Il cambiamento provvisorio (A. Rossi)

Il gesto somatico ritualizzato (R. De Simone)

Il ciclo invernale (A. Rossi)

S. Antonio Abate (A. Rossi)

Le danze processuali (R. De Simone)

La canzone di Zeza (R. De Simone)

Le rappresentazioni dei Mesi (P. Apolito)

L’espulsione del male (A. Rossi)

La lamentazione funebre per Carnevale (R. De Simone)

Pulcinella (R. De Simone)

Il travestimento da donna e altre maschere (A. Rossi)

Appendice prima: Note di contestualizzazione (P. Apolito)

Appendice seconda: Descrizione dei rituali di Carnevale (gruppo di ricerca antropologica)

Appendice terza: Testi inediti (a cura di E. Bassano)

Appendice quarta: Antropologia e Computer (G. Marzano)

Tabulati

Illustrazioni

Indice dei nomi

Indice degli argomenti

Costantinopoli

Costantinopoli

Nascita di una capitale (330-451) – Costantinopoli, fondata per ricordare al mondo le vittorie dell’imperatore Costantino, diventa l’unica vera rivale di Roma.

Autore/i: Dagron Gilbert

Editore: Giulio Einaudi Editore

introduzione dell’autore, traduzione di Aldo Serafini.

pp. XIV-586, 8 tavv. a colori f.t., 4 tavv. b/n f.t., Torino

Per celebrare i propri fasti, immediatamente dopo la vittoria di Crisopoli, Costantino pensa di fondare una città che porti il suo nome. La scelta, dopo varie esitazioni, cade sul luogo dove sorgeva la ormai decaduta Bisanzio, punto di passaggio obbligato e privilegiato tra Occidente e Oriente. Nasce così, intorno al 330, Costantinopoli.
Tutto sembra già stabilito nell’atto stesso della fondazione: mura possenti fatte per contenere fastosi monumenti e grandi palazzi; un senato che precede e provoca il formarsi di una classe senatoria; una prefettura che anticipa lo sviluppo urbano; un Circo-Ippodromo che trasforma la gente di una città orientale in populus romanus.
Costantino elabora un progetto dal fascino sottile e nel proiettare verso oriente le istituzioni di Roma riapre l’eterna dialettica fra Occidente e Oriente. Costantinopoli non è stata fondata per sostituire Roma, ma per esserne il prolungamento.
Finché la capitale occidentale esiste, il legame è forte: è a Roma che Costantino concepisce il nuovo Impero, è a Roma che Costanzo comincia a legiferare per la nuova capitale, è a Roma che si sono formate e si riformano le nuove istituzioni di cui egli prevede il trasferimento. La città non è una capitale secessionista; al contrario è stata creata per essere un avamposto dell’Occidente cristiano. La Via Egnazia e la Mese all’interno della città formano un lungo cordone ombelicale che collega il Palazzo alla capitale storica dell’Impero; al di là del Palazzo vi è la grande cesura del Bosforo, che indica dove bisogna fermarsi.
Ma via via che l’autorità di Costantinopoli si impone, il progetto si riempie di contenuti e al di sotto delle antiche istituzioni (Senato, Prefettura, Patriarcato) si apre la strada una realtà completamente nuova.
Gilbert Dagron ha esplorato con minuzia calligrafica e grande passione il formarsi e lo svilupparsi di queste istituzioni civili e religiose; e, partendo da esse, ha saputo misurare le difficoltà di una trasposizione del modello romano e i rischi di fallimento delle tappe che avrebbero portato invece una società originale a divenire la prima grande città del Medioevo e all’affermarsi di Costantinopoli, nel 451 con il Concilio di Calcedonia, come unica vera rivale di Roma.

Gilbert Dagron è professore di Storia e Civiltà del mondo bizantino presso il Collège de France.

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Elenco delle abbreviazioni

Costantinopoli

Introduzione

PARTE PRIMA  La città imperiale
I. La fondazione di Costantinopoli
Bisanzio prima di Costantino, Costantino, Roma e l’Impero, La fondazione, La «nuova Roma».

II. Costantinopoli nell’Impero
Le due città regine dell’Impero, Prima città o seconda capitale, Costantinopoli e l’Impero delle città, La spartizione dell’Impero, Gli imperi possibili.

III. L’imperatore nella città
Residenza e capitale, Il Palazzo e gli itinerari imperiali, L’esercito, la capitale e l’Impero.

PARTE SECONDA  Senato e senatori
IV. La fondazione di un senato
Il senato di Costantino, Il recupero istituzionale sotto Costanzo II, L’istituzione senatoria.

V. La formazione di una classe senatoria
Le grandi linee dello statuto fiscale dei senatori, L’accesso al senato. Funzionari e non funzionari, Una differenziazione sociale: gli illustres e i senatori di provincia, Definizione della nuova aristocrazia senatoria.

VI. Il ruolo politico del senato e dei senatori nel IV-V secolo, 188
Da Costantino a Valente: il senato costantiniano, L’inizio della prima «crisi barbarica», La seconda «crisi barbarica»: il senato, il palazzo, l’esercito, Il senato e la crisi della legittimità imperiale.

PARTE TERZA La prefettura urbana
VII. Proconsolato e prefettura urbana: da Roma a Costantinopoli
I tempi dei proconsoli, La prefettura urbana, da Roma a Costantinopoli.

VIII. I prefetti: studio prosopografico
Regno di Costanzo II (337 – novembre 361), Regno di Giuliano (novembre 361 – 26 giugno 363), Regni di Gioviano e di Valente (giugno 363 – agosto 378), Regno di Teodosio I (gennaio 379 – gennaio 395), Regno di Arcadio (gennaio 395 – maggio 408), Regno di Teodosio II (maggio 408 – luglio 450).

IX. Ruolo ed evoluzione dell’istituzione prefettizia
La camera dei prefetti, Il campo di attività dei prefetti, La situazione politica del prefetto, Prefetto urbano e prefetto del pretorio, Il «paganesimo» dei prefetti di Costantinopoli.

PARTE QUARTA Il popolo della capitale
X. «Populus romanus» e «popolo di Costantino»
Populus romanus, 305Da Costantino a Teodosio I, Il mondo istituzionale dell’ippodromo.

XI. L’organizzazione di uno spazio politico all’Ippodromo
Il circo-ippodromo, Simbolismo solare e riti sottostanti, Gemelli e fratelli nemici, Uno spazio politico.

XII. Le fazioni cittadine
Popolo savio e popolo pazzo, I demi: ricerca di una definizione.

PARTE QUINTA La Chiesa di Costantinopoli
XIII. Costantinopoli cristiana
Bisanzio pagana, Pagani di Costantinopoli, Chiese e martyria delle origini, La chiesa dei Santi Apostoli.

XIV. La sede episcopale di Costantinopoli al tempo della crisi ariana
Giurisdizione e gerarchia secondo i primi canoni disciplinari, La successione di Alessandro: da Bisanzio a Costantinopoli, Paolo di Costantinopoli: il «doppio» di Atanasio, Macedonio e i macedoniani, Arianesimo e ortodossia dal 360 al 381.

XV. Nascita del patriarcato
Il Concilio di Costantinopoli (381), La giurisdizione di Costantinopoli dal 381 al 451, Al Concilio di Calcedonia.

XVI. La Chiesa e la società
Il clero della capitale, Il patrimonio ecclesiastico, Un sistema economico: il mondo dei poveri e dei monaci.

XVII. La popolazione di Costantinopoli nel IV e V secolo
Topografia urbana e politica demografica degli imperatori da Costantino a Teodosio II, L’habitat e la sua evoluzione, L’approvvigionamento e l’annona civica.

Conclusioni

Bibliografia
Indice analitico
Indice dei termini greci notevoli

Il Libro delle Erbe

Il Libro delle Erbe

Le loro proprietà medicinali, il loro uso culinario, dove trovarle, come coltivarle e raccoglierle

Autore/i: Lieutaghi Pierre

Editore: Rizzoli

prefazione dell’autore, traduzione e adattamento di Tito A. Spagnol.

pp. 416, nn. ill. b/n, Milano

In quest’epoca in cui tanti prodotti si ornano col nome di una pianta e nella quale le erbe medicinali e quelle aromatiche non stanno più chiuse nei cassetti dei rari erboristi, ma si affacciano anche nelle mostre dei droghieri e dei farmacisti, mancava per il pubblico un libro che consentisse al lettore di iniziarsi alla pratica affascinante della ricerca delle erbe benefiche, al modo di conservarle e di usarle, conoscendone le proprietà medicinali, oltre alle loro qualità gastronomiche.
Pierre Lieutaghi non è soltanto un insigne botanico, ma alla scienza arida e specifica unisce una vasta erudizione e un vivace spirito letterario. Infatti, presentata come un dizionario, quest’opera interesserà tutti gli appassionati della natura, facilitando il compito dei non specialisti mediante opportune appendici e lessici scientifici, rivelando i segreti delle erbe, i loro benefizi e anche i loro malefizi, riportando sia le stravaganti ricette degli antichi, riesumate spesso da testi vetusti, chiosati argutamente dall’autore, sia le ricette dei moderni fitoterapeuti.

Harun al-Rashid

Harun al-Rashid

Il califfo delle «Mille e una notte»

Autore/i: Clot André

Editore: Rizzoli

traduzione di Gabriella Cillario.

pp. 336, 1 cartina b/n f.t., Milano

Harun al-Rashid fu il califfo più celebre della dinastia abbaside. Regnò per più di un quarto di secolo e fin dal Medioevo fu circondato da un’aura leggendaria e favolosa. Amante della cultura e dell’arte, diede un formidabile impulso a questi settori quando Bagdad era la città più grande e più bella del mondo. Le cronache raccontano la sua «dolce vita» nel lusso dei sontuosi palazzi di Bagdad, in mezzo alle sue innumerevoli spose e concubine, circondato da musicisti e da filosofi. Raccontano anche della grande prosperità economica raggiunta e dei suoi rapporti con Carlomagno a cui mandò dei regali che stupirono l’austera corte franca.
Fu anche un soldato e combatté a lungo contro i Bizantini. Harun al-Bashid è il califfo delle «Mille e una notte».

André Clot ha vissuto a lungo in Medio Oriente studiando la storia musulmana. Nel 1983 ha pubblicato «Solimano il Magnifico» (Rizzoli, 1986) e nel 1990 «Mehmed II. Le Conquérant de Byzance». i due volumi sono stati’tradotti in diverse lingue.

Miti e Leggende Nordiche

Miti e Leggende Nordiche

Le straordinarie avventure di dèi ed eroi, Valchirie ed Elfi, Vichinghi e Nibelunghi: nel fantastico scenario delle nevi nordiche rivivono personaggi, magie e luoghi d’un universo mitico multiforme, da sempre ispiratore di grandi artisti

Autore/i: Tufano Salvatore

Editore: Newton Compton Editori

introduzione dell’autore.

pp. 256, nn. ill. b/n, Roma

Le nevi incontaminate del nordeuropa fanno da scenario alle gesta di Valchirie, mostri straordinari, eroi impegnati in epiche avventure, giganti e folletti di cui questo libro narra. Un mondo arcaico, ricco di insondabili simbolismi emerge attraverso i miti che raccontano la nascita della poesia e degli astri, coinvolgendo dèi e uomini nei misteri dell’universo. Di questo affascinante patrimonio, da cui attinsero a piene mani artisti di ogni epoca, da Wagner a Tolkien, questo volume vuole riproporre le strabilianti avventure» dei Vichinghi e dei Nibelunghi, inserite nel loro contesto originale e liberate dalle mistificazioni di tante rivisitazioni, restituendo in tal modo al lettore la freschezza dei colpi di scena e dell’imprevisto.
Attraverso un’attenta lettura delle fonti rivive un universo magico religioso multiforme, dove la sapienza degli antichi nordici diviene pura invenzione poetica.
Questi antichi miti, narrati qui con lo stile proprio del loro linguaggio, privo di pesantezze e incrostazioni erudite, daranno al lettore moderno la possibilità di conoscere un mondo ancora capace di sognare e di sottrarsi alla banalità del quotidiano.
Il volume è corredato di un’ampia bibliografia e di un dizionario completo dei personaggi e dei luoghi.

Salvatore Tufano si è laureato in Storia delle religioni all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, completando poi la sua formazione accademica all’Università di Amburgo. Collabora a riviste specializzate italiane e tedesche e ha curato l’edizione italiana del libro di T. Hauschild Il Malocchio (Firenze 1987). Collabora a Il Giornale di Napoli ed è professore incaricato presso l’Istituto di Etnologia dell’Università di Colonia.

Demoni, Miti e Riti Magici della Sardegna

Demoni, Miti e Riti Magici della Sardegna

Un viaggio affascinante e singolare tra i misteri millenari di una regione straordinariamente ricca di tradizioni

Autore/i: Liori Antonangelo

Editore: Newton Compton Editori

pp. 288, nn. ill. b/n, Roma

Un viaggio affascinante in un mondo misterioso, che si conserva ancora praticamente intatto nel cuore della Sardegna.
Frutto di un’attenta ricerca etnografica svolta interamente sul campo, il libro descrive con la cadenza di un racconto mitico l’intreccio di demoni e di eroi, riti sacri e rituali magici che rappresentano la religione tradizionale dell’Isola. Una terra dove la tradizione cattolica si è inserita nell’alveo di una ben radicata religione animistica dando vita a un singolare sincretismo. Fate sospettose e streghe crudeli, terribili scongiuri e deliziosi filtri magici diventano i diversi componenti del medesimo discorso. Il libro parla di una società antica, allo stesso tempo eternamente uguale a se stessa e in continuo movimento. I personaggi di questa insolita peregrinazione dentro l’«immaginario collettivo» sono eroi e banditi, demoni e santi, un popolo degli inferi che confonde menzogna e sortilegio. Il libro si può leggere sia come un racconto mitico-allegorico, sia come un saggio etnografico. La prospettiva dell’autore è originale: superstizione ed esasperato scetticismo sono due modi entrambi distorti di esaminare la religiosità tradizionale. Se una formula verbale cura una malattia si tratta di un fatto oggettivamente vero. Se poi la nostra razionalità non riesce a spiegarlo non è colpa della formula ma dei limiti della nostra ragione.

Antonangelo Liori ha 28 anni e da oltre dieci e giornalista de L’Unione Sarda.
Dopo gli studi di legge e filosofia si è laureato in antropologia culturale con una tesi sul diritto consuetudinario. Oltre ad aver realizzato numerose sceneggiature televisive (alcune delle quali per la Rai), ha pubblicato tra l’altro diversi libri, tra i quali il romanzo Ipotesi del sogno e della veglia (1986) e alcuni saggi di tradizioni popolari: I Segni dell’identità (1984), La festa e la morte (1987), Personaggi, luoghi e cerimonie della Sardegna tradizionale (1989), Il meglio della grande poesia in lingua sarda (1990), Manuale di sopravvivenza in Barbagia (1991), Il teatro sardo (1992).

Il Martirio delle Streghe

Il Martirio delle Streghe

Una nuova drammatica testimonianza dell’inquisizione laica del Seicento

Autore/i: Mazzali Tiziana

Editore: Xenia Edizioni

introduzione dell’autrice.

pp. 212, Milano

Nonostante che la scienza abbia sempre inseguito una spiegazione razionale per tutte le cose, tuttavia nell’essere umano ha sempre allignato un bisogno insopprimibile del magico e del misterioso, un anelito profondo volto ad esplorare il mondo affascinante dell’Occulto, a carpire i poteri sovrumani di tante forze inspiegabili.
Questa collana raccoglie appunto le storie, le testimonianze recenti o passate di questo nostro arcaico bagaglio culturale fatto di credenze favolose, di convinzioni religiose popolari tradizionali e persistenti, nate talvolta nella notte dei tempi, ricco di ricordi di prodigi inquietanti, di stregonerie e di magiche esperienze, di feroci e assurde lotte inquisitoriali condotte per reprimere, tra roghi e torture, quelle manifestazioni o quelle eresie che si attribuivano ad ispirazioni demoniache.
Di questo vasto bagaglio storico, letterario e popolare, questa collana seleziona ed offre le opere più significative di ogni tempo oltre che libri recenti scritti per approfondire questa abbondante fenomenologia folklorica, anche antichi tomi piacevolmente tradotti dal Latino e commentati autorevolmente da esperti e studiosi della materia.

Ancor oggi nell’immagine e nella letteratura romanzesca «Strega» è sinonimo di maleficio, incantesimo, convegno satanico, notte di Valpurga: dal Malleus Maleficarum ai romanzi di Gustav Meyrink o di Michail Bulgakov «stregoneria» continua a esser simbolo di adorazione di Satana, infanticidio, orgia luciferina, volo verso il sabba…
Agli occhi dello storico, tuttavia, leggenda e realtà si distinguono, assumendo aspetti contrastanti, alla luce di una minuziosa ricerca.
Poschiavo è una cittadina svizzera di lingua italiana del Cantone dei Grigioni, situata ai piedi del Pizzo Bernina. La valle di Poschiavo, che già nel corso del Medioevo fu teatro di contese politiche, divenne nell’età della Riforma campo di sanguinose lotte religiose, che impoverirono notevolmente la già umile economia della valle. In questo ambito storico e sociale si situano, fra il XVI e il XVII secolo, i circa trecento processi di stregoneria condotti dall’Inquisizione laica. «Strega» diviene un’accusa che si trasmette di madre in figlia, che colpisce per emarginare o per trovare presunti colpevoli di calamità naturali, carestie, morte del bestiame, epidemie. Un’accusa dietro la quale incombono il processo, la tortura, la morte.

Tiziana Mazzali si è laureata in lettere nel 1984 con una tesi di laurea sulla stregoneria, attraverso lo studio di una ricca documentazione inquisitoriale, con cui ha vinto la borsa di studio CUEM «La stregoneria nella società occidentale».
Attualmente collabora con la cattedra di Storia del Cristianesimo dell’Università Statale di Milano.
È intervenuta al convegno «Como e Aquileia. Per una storia della società comasca (612-1751)» svoltosi a Como nell’ottobre 1987 con la relazione:” «L’inquisizione secentesca in Val Poschiavo e a Como: il caso di Domenica Pagano».

Il Ghetto sul Tevere

Il Ghetto sul Tevere

Storia degli Ebrei di Roma

Autore/i: Waagenaar Sam

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Giacometta Cantatore Limentani.

pp. 400, 49 ill. b/n f.t., Milano

La più antica e stabile comunità israelitica d’Occidente è forse quella romana. Prima dei Cesari, gli ebrei erano già stabiliti a Roma: e c’erano ancora quando nel giugno 1944 le SS naziste abbandonarono la città. Erano arrivati, con la loro robusta fede religiosa e i rotoli della Legge, quando i romani ignoravano che cosa fosse il monoteismo; erano già lì da più di due secoli quando vi giunse il primo capo della nuova chiesa di Cristo; ed erano ancora lì, con la stessa fede e la stessa Legge, quando il Concilio ecumenico di papa Giovanni XXIII passò un colpo di spugna sull’antica accusa di «deicidio».
Le sculture che, sotto l’Arco di Tito, celebrano il trionfo del conquistatore di Gerusalemme, raffigurano prigionieri giudei curvi sotto le opulente spoglie del Tempio: una visione che, mille anni dopo, non cessava di incutere orrore in un discendente di quei prigionieri, il magnate Baruch, pur tanto integrato nella Città Eterna che dalla sua casa sistemata nel Teatro di Marcello uscì il «papa ebreo» Anacleto. Tuttavia fu proprio un papa che, quattro secoli più tardi, ai piedi di quel Teatro creò il ghetto: un lager d’un ettaro di superfìcie, percorribile a piedi in sette minuti – e allagabile dal Tevere in minor tempo -, dove per trecento anni ottomila esseri umani di religione diversa da quella d’Oltretevere vissero ammassati, condannati ai mestieri più degradanti eppure riuscendo a salvaguardare le loro affascinanti usanze, finché non giunsero a liberarli prima Napoleone, poi Mazzini e infine i bersaglieri del generale Cadorna. Nella comunità in tal modo emancipata dopo secoli di artificiosa segregazione l’Italia unita potè allora reclutare uomini di governo, imprenditori, scienziati, artisti: ma giunsero in scena Preziosi, Farinacci, Interlandi, Mussolini, si trascinarono dietro gli uomini di Kappler, e sull’antico ghetto tornò la notte dell’Inquisizione. A questo punto il libro di Waagenaar, dopo una narrazione a rapidi scorci densa di vivacissima aneddotica, rallenta il proprio corso per rivelare nei suoi mille particolari inediti la storia straordinaria di un pugno di uomini che nella lunga notte del terrore nazifascista, armati solo di astuzia, coraggio e senso della solidarietà umana, riuscirono a strappare migliaia di vittime all’infame olocausto. Il gruppo era guidato da un cappuccino francese, padre Marie-Benoît: ed è emblematico che questa storia degli ebrei di Roma si concluda col nome di un umile frate insignito della più alta onorificenza ebraica, ma scarsamente e mal ricordato negli annali ufficiali romani.

Sam Waagenaar è ormai romano d’adozione, ma è nato ad Amsterdam e ha girato tutto il mondo, come dirigente della MGM, fotografo e giornalista. Autore di vari sceneggiati televisivi, di eccellenti volumi illustrati (Countries of the Red Sea, Women of Israel, Children of Israel, The Little Five, sul Vaticano, San Marino, Monaco, Andorra e Liechtenstein), in italiano ha pubblicato Donne di Roma, con testi di Moravia e Pasolini, e una biografia di Mata Hari, tradotta in undici lingue.

I Grandi ci Parlano dall’Aldilà

I Grandi ci Parlano dall’Aldilà

Eccezionali contatti medianici con le entità astrali di Mussolini, Hitler, Stalin, Churchill e Roosevelt

Autore/i: Baschera Renzo

Editore: Casa Editrice Meb

presentazione dell’autore.

pp. 152, nn. ill. b/n, Torino

Gli eccezionali documenti a sfondo medianico contenuti in questo libro possono considerarsi qualcosa di più di semplici profezie sul futuro del mondo. Essi, infatti, ci giungono «dall’aldilà», una dimensione in cui i condizionamenti del tempo crollano e dove passato e futuro esistono solo nel presente.
Tramite i grandi uomini che, viventi, hanno determinato le vicende più drammatiche del nostro evo contemporaneo, si è potuta raccogliere una lunga serie di Messaggi Esoterici che loro stessi, defunti, hanno voluto egualmente far conoscere all’umanità, per metterla in guardia sul suo, ancora una volta, appassionante destino.

  • Monaco capitale del IV Reich
  • Inghilterra-Germania, la coppia vincente
  • S. Pietro: una stalla per i cavalli berberi
  • Quando il comunismo diventerà borghesia
  • La seconda battaglia del grano
  • Ci sarà ancora un Savoia nella storia d’Italia
  • Una cometa passerà sul Cremlino

Renzo Baschera è uno dei più conosciuti ricercatori nel campo del messaggio profetico.
Nel 1971 completò l’interpretazione delle Profezie del «Ragno Nero»; incarico che venne affidato nel 1938 personalmente da Adolf Hitler al sensitivo L. Birzer.
Tra le sue opere più conosciute va ricordato «L’Anticristo e la fine dei tempi», «Le Profezie della Monaca di Dresda», «I Messaggi Profetici del Papa Buono», «La Santa Sindone e i suoi segreti».
Il professor Baschera – nato a Cassacco (Udine) nel 1930, ma residente da molti anni a Torino – è stato spesse volte citato dai più autorevoli settimanali d’Europa per le sue rivelazioni sui contenuti del «Messaggio di Fatima».

I Segreti della Profezia di San Malachia

I Segreti della Profezia di San Malachia

Misteri e destini dei papi

Autore/i: Maxence Jean-Luc

Editore: Rusconi

traduzione dal francese di Renzo Fenoglio.

pp. 228, Milano

Il benedettino Arnold de Wyon, che la pubblicò per la prima volta nel 1595, attribuì al monaco irlandese San Malachia una suggestiva profezia sulla successione dei pontefici, da Celestino III (1143) alla fine del mondo, la quale, in un compendio di motti, definirebbe le caratteristiche di 111 papi. Si tratta del più misterioso dei testi medievali a noi pervenuti. Jean-Luc Maxence lo analizza alla luce della Bibbia, delle Centurie astrologiche di Nostradamus (che aveva letto Malachia) e di uno studio critico approfondito e svela una storia segreta del Vaticano, rapportata alla situazione attuale del cristianesimo e del mondo, alzando così il velo sulla domanda che oggi ci angoscia: con la conclusione di questo millennio stiamo avvicinandoci alla fine del mondo oppure, dopo la sparizione del papato e la distruzione della stessa Città dei Sette Colli, alla fine di un ciclo della storia umana?

Jean-Luc Maxence è uno scrittore cristiano impegnato tanto nel campo della narrativa quanto nella saggistica di attualità. Alla sua approfondita conoscenza della storia del papato deve l’interesse per le tematiche a confine tra storia e religione.

Donne Sûfî

Donne Sûfî

La santità islamica al femminile – (Dhikr an-niswa al-muta ’abbidât as-sufiyyât)

Autore/i: As-Sulamî

Editore: Edizioni Il leone verde

a cura di Giancarlo Rizzo, revisione di Paolo Urizzi, introduzione dell’autore.

pp. 136, Torino

Il lettore non pensi di sfogliare pagine di noiosa dottrina islamica medievale, perché gli ingredienti di questo testo sono sorprendenti: un libro per le donne, un libro per gli amanti della poesia, un libro per gli studiosi di sufismo. L’opera, che si è posta all’attenzione degli orientalisti solo in epoca recente, regala la biografia di oltre 80 sante sûfî, raccolte da uno dei più importanti trasmettitori dei detti e fatti degli antichi maestri del sufismo, Sulamî di Nîshâbûr. Il matn, ovvero la sentenza, la citazione esposta da ogni illustre figura presente nel testo, è intriso di poesia e le frasi “il lume si spegneva ma continuava a illuminare la sua casa fino al mattino”, o “non ho mai guardato la neve cadere senza pensare allo sparpagliarsi delle pagine del destino” sono i binari su cui procederà la lettura, attenta, romantica, profonda.

Sulamî (m. 1021) è il teorico del sufismo. Egli fu un modello, un iniziatore, un anticipatore e, pur senza prediligere un genere letterario all’altro, fu un esempio cui attingeranno numerosi suoi contemporanei nonché i principali biografi del sufismo. I suoi scritti di letteratura adab, le tabaqat, i tafsir del Corano, si collegano direttamente a una antichissima tradizione spirituale che risale ai primi Compagni del Profeta.

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INTRODUZIONE

I racconti del pozzo – Le donne – Dalla teoria alla poesia – 17 luglio 1081

DONNE SÛFÎ

1 Râbi’a al-’Adawiyya

2 Lubâba, la devota di Gerusalemme

3 Maryam di Basra

4 Mu’mina bint Bahlûl, una delle devote di Damasco

5 Mu’âdha bint ’Abd Allâh al-’ Adawiyya

6 Shabaka di Basra

7 Nusiyya bint Salmân

8 Rayhâna la rapita, del gruppo di asceti di Basta

9 Ghufayra la devota di Basra

10 ’Âfiyya l’appassionata, del gruppo di ’Abd al-Qays, della gente di Basra

11 Umm ’Abd Allâh, figlia di Khâlid ibn Ma’dân

12 Unaysa bint ’Amr al-’Adawiyya

13 Umm al-’Aswad bint Zayd al-’Adawiyya di Basra

14 Sha’wâna

15 Sa’îda bint Zayd, la sorella di Hammâd ibn Zayd

16 ’Athâma, la figlia di Bilâl ibn Abî ad-Dardâ’

17 Umm Sa’îd, la figlia di ’Alqama an-Nakha’î

18 Kurdiyya bint ’Amr

19 Umm Talq

20 Hasnâ bint Fayrûz

21 Hafsa bint Sîrîn, la sorella di Muhammad ibn Sîrîn

22 Lubâba l’adoratrice, una delle genti di Siria

23 Hukayma di Damasco, una delle donne nobili della Siria

24 Râbi’a al-Azdiyya, della gente di Basra

25 ’Ajrada

26 Umm Sâlim ar-Râsibiyya di Basra

27 ’Ubayda bint Abî Kilâb, della gente di Basra

28 Hind bint al-Muhallab di Basra

29 Râbi’a bint Ismâ’îl, moglie di Ahmad ibn Abî al-Hawârî

30 Fâtima di Nishabur

31 Umm Hârûn di Damasco, una delle più grandi donne di Siria

32 Bahriyya, la donna del mare

33 Fâtima al-Barda ’iyya

34 ’Â’isha di Dînawar

35 Amat al-Hamîd bint al-Qâsim

36 ’Â’isha, la moglie di Abû Hafs di Nîshâbûr

37 Fatima, nota con l’appellativo di Zaytûna

38 Safrâ’ di Rayy

39 Unaysa bint ’Amr

40 Umm al-Aswad bint Zayd al-’Adawiyya

41 Umm ’Alî Fâtima, moglie di Ahmad ibn Khadrawayh di Balkh

42 Fâtima bint ’Abd Allâh, nota come Juwayriyya

43 Mu’nisa

44 Fakhrawayh bint ’Alî di Nîshâbûr

45 Fâtima bint Ahmad al-Hajâfiyya

46 Dhakkâra

47 ’Â’isha la figlia di Abû ’Uthmân Sa’îd ibn Ismâ’îl al-Hîrî di Nîshâbûr

48 Fâtima Umm al-Yumn, la moglie di Abû ’Alî ar-Rûdhbârî

49 ’Amra di Farghâna

50 Zubda e Mudgha, le sorelle di Bishr al-Hâfî

51 ’Abda e Âmina, le sorelle di Abû Sulaymân ad- Dârânî

52 ’Â’isha di Merv, la moglie di Ahmad ibn as-Sarî

53 Fâtima bint Ahmad ibn Hânî di Nîshâbûr

54 Umm ’Abd Allâh, la moglie di Abû ’Abd Allâh as-Sijzi

55 Habîba al-’Adawiyya di Basra

56 Fâtima di Damasco

57 Futayma, la moglie di Hamdûn al-Qassàr

58 Amat Allâh al-Jabaliyya

59 Qusayma, la moglie di Abû Ya’qûb di Tinnîs

60 Marhâ’ di Nisibis

61 Fâtima bint Ahmad, la madre di Abû ’Abd Allâh ar-Rûdhbâri

62 Maymiìna, la sorella di Ibràhim al-Khawwâs

63 Umm Ahmad bint ’Â’isha, la figlia di Abû ’Uthmân al-Hîrî

64 ’Awna di Nishapur

65 Amat al-’ Azîz, nota come Hawra

66 Qurashiyya di Nasâ

67 Al- Wahatiyya Umm al-Fadl

68 Ziyâda bint al-Khattâb di Tazar

69 Malika bint Ahmad ibn Hayyawayh

70 Fâtima bint ’Imrân di Dâmaghân

71 ’Abdûsa bint al-Hârith di Dâmaghân

72 Umm al-Husayn, figlia di Ahmad ibn Hamdân

73 Umm Kulthûm nota con l’appellativo di Khâla

74 ’Azîza al-Harawiyya

75 Umm ’Alî, la figlia di ’Abd Allâh ibn Hamshâdh

76 Surayra ash-Sharqiyya

77 ’Unayza di Baghdâd

78 Jum’a bintAhmad ibn Muhammad ibn ’Ubayd Allâh, nota anche come Umm al-Husayn Qurashiyya

79 Umm al-Husayn al- Warrâqa dall’Irâq

80 Âmina al-Marjiyya

81 Fâtima al-Khanaqahiyya

82 ’Â’isha bintAhmad at-Tawîl di Merv, moglie di ’Abd al-Wâhid as-Sayyârî

Indice dei versetti coranici

Elenco dei luoghi

Bibliografia

Indice

Gurdjieff e le Donne della Cordata

Gurdjieff e le Donne della Cordata

Autore/i: Patterson William Patrick

Editore: La Tartaruga Edizioni

traduzione di Maria Grazia Tonetto.

pp. 384, nn. fotografie b/n f.t., Milano

«Le donne si misero a parlare di come Gurdjieff le avesse simbolicamente legate l’una all’altra “con una corda” e decisero di chiamare il loro gruppo “La Cordata”.
“Sapevamo fin dal primo giorno, credo, cosa lasciava presagire quel legame invisibile. Era una Corda grazie alla quale, con l’aiuto della mano di un maestro, ci saremmo potute pian piano issare fuori dalle caverne dell’illusione in cui eravamo vissute.”»

All’inizio degli anni Trenta, Gurdjieff formò un gruppo speciale di cercatori spirituali, costituito da sole donne, tutte lesbiche tranne una. Gurdjieff era sempre stato riservato circa l’omosessualità, e il perché avesse preso questa decisione, soprattutto nel periodo in cui aveva abbandonato l’insegnamento per dedicarsi alla scrittura, resta tra le scelte più enigmatiche di questo personaggio. Il gruppo, chiamato «la Cordata», perché tutti i membri dovevano aiutarsi come gli scalatori in montagna, era composto da donne talentuose, dall’intelligenza fuori dal comune, artiste e intellettuali. Tra loro, Jane Heap e Margaret Anderson, fondatrici della rivista «Little Review» che, tra il 1918 e il 1921, pubblicò a puntate l’Ulisse di James Joyce; Kathryn Hulme, autrice del libro Storia di una monaca; Solita Solano, scrittrice, editrice e compagna di Janet Flanner, nei cui appunti si trovano dettagliate informazioni sul metodo e sulla personalità di Gurdjieff, nonché i dialoghi avvenuti durante i pranzi e le cene con il maestro fino al 1939; Georgette Leblanc, attrice, amante e ispiratrice di Maeterlinck e intima amica di Jean Cocteau, e Dorothy Benjamin, vedova di Enrico Caruso.
Attratto dal mistero avvolto attorno a questo gruppo, l’autore ha meticolosamente raccolto materiali archiviati nelle biblioteche statunitensi: scritti, giornali, corrispondenze, diari, e foto qui contenute in un prezioso inserto. Emergono ritratti femminili unici e affascinanti, ma soprattutto la profondità, l’originalità e la sorprendente tenerezza con cui Gurdjieff si adoperò per risvegliare la loro anima e il loro intelletto.

William Patrick Patterson è uno degli esponenti di spicco e insegnante della Quarta Via. Fondatore e direttore del Gurdjieff Studies Program, direttore editoriale del «Gurdjieff Journal», ha scritto otto libri e ha diretto la trilogia-documentario The Life & Significance of G.I. Gurdjieff, con cui ha vinto nel 2002 il Premio Speciale della Giuria al WorldFest di Houston. Per oltre quarant’anni ha praticato i principi dell’insegnamento del maestro spirituale Gurdjieff.

Cassio Dione e l’Impero Romano da Nerva ad Antonino Pio

Cassio Dione e l’Impero Romano da Nerva ad Antonino Pio

Alla luce dei nuovi documenti

Autore/i: Migliorati Guido

Editore: Vita e Pensiero

introduzione dell’autore.

pp. XX-460, Milano

L’opera storica di Cassio Dione è di rilevante importanza per lo studio del II secolo d.C., poiché, nel naufragio della maggior parte degli autori antichi, conserva una certa continuità narrativa, coprendo il periodo del principato di Nerva fino alla dinastia degli Antonini. Tuttavia anche la «Storia Romana» non è completa, tràdita attraverso epitomi bizantine o attraverso gli «Excerpta» contenuti in florilegi, come la raccolta di Costantino Porfirogenito. Il confronto del testo dioneo con la ricca documentazione epigrafica, archeologica, papirologica e numismatica permette una più approfondita e corretta conoscenza della «Storia Romana» e delle tendenze storiografiche di Cassio Dione, oltre a una più ampia valutazione del secolo degli Antonini.

Guido Migliorati lavora presso l’Università Cattolica di Brescia. Ha pubblicato: Il Brutus di Accio e l’opposizione ai Gracchi, «CISA», 26, Vita e Pensiero, Milano 2000; L’idea di guerra nella propaganda di Traiano, «CISA», 27, Vita e Pensiero, Milano 2001; Volterra da Silla a Rullo, «Aevum», 2001; A proposito di L. Catilio Severo, legatus Augusti di Siria, «Epigraphica», 2002; Forme politiche e tipi di governo nella Roma etrusca del VI sec. a.C., «Historia», 2003.