Libri dalla categoria Civiltà Sioux
Antico Trattato dell’Indovino e del Negromante
Autore/i: Merlino Nathaniel
Editore: Giuseppe Brancato Editore
riproduzione anastatica dell’edizione del 1878, introduzione dell’autore.
pp. 480, nn. ill. b/n, Catania
Contenente l’interpretazione dei sogni e delle visioni notturne, l’arte di predire il futuro, la cartomanzia e tutte le specie di divinazioni.
Polarity
La tecnica di massaggio per liberare il flusso dell’energia vitale
Autore/i: Gordon Richard
Editore: Red Edizioni
traduzione dall’americano di Giovanna Stucchi, illustrazioni di Meg Studer.
pp. 160, nn. ill. b/n, Como
Polarity: un termine nuovo per indicare una facoltà di guarire e di alleviare i dolori che risiede nelle nostre mani.
Alcuni ritengono che sia un dono esclusivo, altri ne hanno forse timore; in realtà basta seguire determinate tecniche per ottenere risultati che vanno al di là di ogni aspettativa.
La tecnica del massaggio bipolare non ha nulla a che vedere con la magia: si basa invece su un’ipotesi scientifica che consente di capire perché avvengono molte guarigioni che talvolta sembrano avere del miracoloso.
Negli Stati Uniti è stato recentemente messo a punto questo metodo, che da un lato si ricollega all’antica saggezza del massaggio e dall’altro tiene conto delle più moderne ricerche di neurofisiologia.
Questo manuale illustrato ne è la prima introduzione veramente alla portata di tutti.
Richard Gordon è considerato un pionieri della guarigione energetica. Fondatore di Quantum-Touch, organizzazione finalizzata alla formazione di terapeuti che lavorano con quest’energia, è un oratore di fama internazionale e ha tenuto conferenze presso centri medici, istituti di medicina olistica e studi di chiropratici.
Il Pensiero Sociologico da Auguste Comte a Max Horkheimer
Autore/i: Ferrarotti Franco
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
pp. 288, Milano
Nei saggi qui raccolti viene proposto un quadro essenziale ma esauriente deh disciplina sociologica attraverso le tappe dei sociologi rappresentativi – Comte, Spencer, Lombroso, Veblen, Pareto, Horkheimer. «Rappresentativi» chiarisce Franco Ferrarotti facendo il bilancio e indicando le prospettive della sociologia, «non nel senso che siano necessariamente più importanti, ma nel senso che indicano in maniera perspicua i modi fondamentali di guardare», ossia teorizzare, ricercare e riflettere, intorno ai fenomeni umani e ai problemi che nel loro insieme costituiscono la «realtà sociale». Nel saggio conclusivo l’autore chiarisce inoltre le dimensioni dell’attuale crisi della sociologia – crisi di crescita anziché di esaurimento, – sociologia che sancisce il suo carattere di scienza in «tensione» rispetto ai problemi del presente.
Nato nel 1926, Franco Ferrarotti è titolare della cattedra di sociologia dell’università di Roma, la prima cattedra di questa materia nell’ordinamento universitario italiano. A Ginevra nel 1949 è stato tra i promotori del consiglio dei comuni d’Europa e nel 1951 ha fondato con Nicola Abbagnano i «Quaderni di sociologia». Direttore dell’OECE a Parigi nel 1958-59, deputato al parlamento per la terza legislatura, si è ritirato dalla vita politica al fine di dedicarsi in piena autonomia allo studio e alla ricerca. Autore di alcune opere di grande impegno scientifico e speculativo, dirige la rivista «La critica sociologica».
Yoga
La salute e la felicità nelle nostre mani
Autore/i: Almini Lucia
Editore: Tecniche Nuove
prefazione di Imogen Dalmann e Martuin Soder, disegni di Viniyoga e Daniele Conserva.
pp. 180, nn. ill. b/n, Milano
Portavoce della saggezza e del pragmatismo dello yoga, questo libro offre un importante contributo alla letteratura contemporanea sull’argomento. Nella prima parte del testo, l’autrice si rivolge a chi desidera accostarsi a questa disciplina ed espone, con un linguaggio volutamente semplice, alcuni punti salienti dell’insegnamento yoga. La seconda parte è rivolta ai praticanti e agli insegnanti di yoga, ma anche a tutti coloro che, operando nell’ambito della salute, desiderano conoscere l’approccio dello yoga. Con pagine ampiamente argomentate, ricche di spunti, di modelli e di ipotesi di lavoro, l’autrice fornisce una chiara descrizione di alcuni principi esposti nei testi antichi e ne mostra la rilevanza nel complesso ambito della salute. Una citazione dal Sâmkhya esprime il tema centrale dell’opera: «… Quando piove sull’oceano non succede nulla, se la pioggia cade su un terreno inaridito, riporta la vita, se la stessa pioggia cade su un terreno prima della mietitura, rovina tutto il raccolto. Qui la pioggia è senza effetto, là fa rivivere, altrove distrugge».
Il rischio è quello di applicare i principi dello yoga in modo meccanico e standardizzato: occorre invece modellarne la forma sull’individuo, le sue condizioni psicofisiche, la sua sensibilità, le sue reali necessità, la sua cultura.
Lucia Almini studia da parecchi anni sotto la guida di T.K.V. Desikachar, uno dei più noti maestri contemporanei. Nel corso di regolari soggiorni in India, ha approfondito lo studio della filosofia e della psicologia dello yoga, dei fondamenti tecnici, della metodologia e della didattica dello yoga. Ha studiato le applicazioni di questa disciplina in ambiti diversi, quali quello della prevenzione e del trattamento di vari disturbi, della preparazione al parto, dell’insegnamento alle persone in situazione di handicap o ai giovani. Negli ultimi anni si è interessata in modo particolare alla possibilità di utilizzare lo yoga come supporto delle terapie convenzionali, insegnando, sia in Italia che in India, a persone con problemi di salute e tenendo seminari su questo tema. Tiene corsi di formazione per insegnanti yoga e conduce seminari e corsi di aggiornamento sull’utilizzo dello yoga in campo educativo. Insegna a Varese – dove vive – e a Milano.
Il Vuoto e la Quiete
Scienza e mistica nel ’600. Elena Cornaro e Carlo Rinaldini
Autore/i: Pighetti Clelia
Editore: Franco Angeli Editore
pp. 144, Milano
La prima donna laureata è stata da tempo consegnata alla storia, ma il suo percorso culturale continua a stimolare la critica. Una rilettura dei tempi e delle opere rivela la precarietà di un profilo agiografico. Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è qui fotografata accanto a Carlo Rinaldini, accademico del Cimento, entrambi sullo sfondo allegorico del cardinal Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova, censore dello spiritualismo religioso, annoiato dalle finte miracolate e dalla santa anoressia. Se Elena non fu laureata in teologia, ma solo in filosofia, il Barbarigo ne custodiva le recondite ragioni. La vicenda di tutti i personaggi si svolge all’ombra e con il dominio della decaduta repubblica di Venezia, tra echi postsarpiani e fanatismi religiosi.
Clelia Pighetti è storica delle idee scientifiche del Seicento, con qualche incursione nel mondo canadese dell’Ottocento. Tra le sue opere: Scienza e colonialismo nel Canada ottocentesco (Firenze, Olschki, 1984); L’influsso di Robert Boyle nel tardo Seicento italiano (Milano, Angeli, 1988), Atomi e lumi nel mondo spagnolo (Milano, Angeli, 1993).
Prologo – All’ombra di Sua Eminenza
Un lemma galeotto
Una peregrina
Percorsi d’inquietudine
Una manciata di lettere, con oroscopo personale
Il vuoto e la quiete
Epilogo
Cronologia
Consigli bibliografici
Indice dei nomi
Gli Dei Sovrani degli Indoeuropei
traduzione di Anna Marietto Solmi.
Autore/i: Dumézil Georges
Editore: Giulio Einaudi Editore
prefazione e introduzione dell’autore, unica edizione italiana.
pp. XVIII-244, Torino
Gli dei sovrani degli indoeuropei costituisce uno dei punti centrali dell’opera che George Dumézil va costruendo da più di sessant’anni attraverso un vasto e organico piano di ricerche, reso possibile dalla sua prodigiosa conoscenza delle lingue, sulla mitologia e sulla struttura delle società indoeuropee. In questo volume, egli rielabora e sviluppa i materiali accumulati per giungere a stabilire in ambito religioso la mentalità trifunzionale degli indoeuropei, ossia la loro tendenza a organizzare riti, miti e idee politico-sociali sulla diversificazione di tre modi di vedere e sentire: il sacrale, il militare e il produttivo.
I principi «teologici» qui analizzati sono ricostruiti in base alle testimonianze delle quattro principali culture che ci permettono di capire la preistoria indoeuropea: l’India vedica, l’Iran, Roma e la Scandinavia. Come Dumézil stesso osserva, «a causa della natura dei documenti, i fatti indiani e iranici sono quelli osservabili più facilmente e più completamente, e il confronto che si può fare tra gli uni e gli altri scopre nettamente uno stato indoiranico della teologia». A loro volta questi fatti orientali «illuminano i fatti occidentali, presentati nei documenti meno sistematicamente; permettono inoltre di riconoscervi organizzazioni di concetti e di figure divine che richiamano quelle degli indoiranici, ma anche di scoprirvi elementi originali che rappresentano sia innovazioni, sia antiche varianti fedelmente conservate».
Arnaldo Momigliano, in un suo studio critico dell’opera di Dumézil, ha sottolineato come questi si addentri in un terreno anche più arduo di quello esplorato da Émile Benveniste nel suo Vocabolario delle istituzioni indoeuropee (Einaudi 1976), proprio in quanto si propone di scoprire i principî fondamentali della mentalita indoeuropea. In questo ambito «la teologia degli dei sovrani», secondo lo studioso francese, «è nel complesso del lavoro la parte dove sono stati ottenuti i risultati meglio articolati».
Georges Dumézil, nato a Parigi nel 1898, è stato professore, dal 1933, all’École Pratique des Hautes Etudes e, dal 1948, al Collège de France. Dal 1979 fa parte dell’Académie Française. Di lui Einaudi ha pubblicato: Mito e epopea. Storie romane e La terra alleviata.
Mito e Epopea
La terra alleviata – L’ideologia delle tre funzioni nelle epopee dei popoli indoeuropei
Autore/i: Dumézil Georges
Editore: Giulio Einaudi Editore
unica edizione italiana, prefazione dell’autore, traduzione di Paolo Fabbri.
pp. XXX-264, Torino
Mito e epopea costituisce la sintesi di trent’anni di ricerche di Georges Dumézil sull’ideologia e la mitologia indoeuropea, condotta attraverso lo studio dell’epica, ossia la vera e propria narrativa, e non attraverso la teologia (di cui egli si è occupato altrove nella smagliante sintesi Les dieux souverains des Indo-Européens pubblicata nel 1979). Il cammino percorso da Dumézil dal lontano 1938, quando per la prima volta gli è stato possibile impostare una comparatistica dei fatti indoeuropei tra India, Germani, Roma, Celti, Iraniani, Sciti, ha trovato in quest’opera la sua formulazione. Provvisoria, agli occhi di un indagatore quale Dumézil, sempre pronto a mettere tutto in questione, come dimostrano gli studi su Apollo sonoro e sulle origini della musica occidentale. Formulazione compiuta, invece, agli occhi del lettore, cui è fornito così un insieme di investigazioni tra i pochissimi in grado, al di là delle mode strutturalistiche, di scoprire gli aspetti genetici delle più antiche civiltà e del narrare puro. In questa prima parte di Mito e epopea, La terra alleviata, è il retroterra indiano a essere analizzato attraverso il Mahābbārata, la più grande epopea dell’India, che viene raccontata ed esposta nelle sue componenti costitutive.
Georges Dumézil, nato a Parigi nel 1898, è stato professore, dal 1933, all’École Pratique des Hautes Etudes e, dal 1948, al Collège de France. Dal 1979 fa parte dell’Académie Française. Einaudi ha in preparazione: Mito e epopea. Storie romane e Gli dei sovrani degli Indoeuropei.
Il Crollo della Mente Bicamerale e l’Origine della Coscienza
Autore/i: Jaynes Julian
Editore: Adelphi Edizioni
premessa dell’autore, traduzione di Libero Sosio.
pp. 560, ill. b/n, Milano
Che cos’è la coscienza? Questa, che per noi è l’esperienza più immediata e vicina, questo «teatro segreto fatto di monologhi senza parole e di consigli prevenienti, dimora invisibile di tutti gli umori, le meditazioni e i misteri», continua tuttora ad aleggiare, come oggetto inafferrabile, nella ricerca scientifica e filosofica. Julian Jaynes, psicologo sperimentale di formazione, accenna in questo libro una risposta davvero nuova all’antico quesito. E non vuole soltanto mostrarci che cosa la coscienza non è (attraverso una disamina devastante delle teorie correnti sul tema), ma che cosa essa è e come è nata, in un intreccio audacissimo fra neurofisiologia, teoria del linguaggio e storia. Il punto di partenza è qui la divisione del cervello in due emisferi. Sappiamo che uno solo di tali emisferi (generalmente il sinistro) presiede al linguaggio e domina la vita cosciente. Qual è allora la funzione dell’altro emisfero, legato da molteplici nessi all’emozione? Chi abita, chi ha abitato quell’«emisfero muto», del quale oggi riconosciamo di sapere così poco? La tesi di Jaynes è che l’emisfero destro sia stato abitato dalle voci degli dèi e che la struttura della «mente bicamerale» spieghi la nostra irriducibile divisione in due entità: divisione che un tempo fu quella fra «l’individuo e il suo dio». La coscienza, quale oggi la intendiamo, sarebbe dunque una forma recente, faticosamente conquistata, che si distacca dal fondo arcaico della «mente bicamerale». Con un’analisi serrata di testimonianze letterarie e archeologiche, soprattutto mesopotamiche, greche ed ebraiche, Jaynes disegna il profilo della «mente bicamerale» in quanto fonte dell’autorità e del culto, quale si è manifestata nella storia delle grandi civiltà. E, all’interno di essa, individua lo sviluppo di un’altra forma della mente, che prenderà il suo posto dopo un «crollo» dovuto a fattori interni ed esterni. Tale crollo separa per sempre il mondo arcaico da quello che diventerà il nostro. È questo il punto in cui Jaynes situa «l’avvento della coscienza» (intesa nel senso moderno), ultima fase di un lungo processo di «passaggio da una mente uditiva a una mente visiva». Ma la bicameralità della mente non per questo scompare: tutta la storia è traversata da una nostalgia verso un’altra mente, tutta la nostra vita psichica testimonia numerosi fenomeni, dalla possessione alla schizofrenia, che a quell’altra mente rinviano. Ciò che noi chiamiamo storia è «il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine». Ma la nostra mente a quelle voci e presenze continua a riferirsi, anche se non sa più come nominarle e ascoltarle. La dominanza dell’emisfero linguistico non riesce a cancellare l’altra metà del cervello. Così la coscienza continua a essere, come scrisse Shelley a proposito della creazione poetica, «un carbone quasi spento, che una qualche influenza invisibile, come un vento incostante, può avvivare dandogli un transitorio splendore», anche se «le parti coscienti della nostra natura non sono in grado di profetizzare né il suo approssimarsi né la sua partenza».
Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza apparve per la prima volta nel 1976.
Racconti di Cera
Orrore e fantastico in 15 racconti dell’autore de «Il Golem»
Autore/i: Meyrink Gustav
Editore: La Bussola Editrice
prefazione di Spartaco Proietti.
pp. 160, Roma
Gustav Meyrink, l’autore del celebre Il Golem, nelle sue storie brevi sembra dispiegare tutte le frecce del proprio arco di scrittore e dimostrare come non sia affatto un narratore monocorde.
Le quindici storie della presente raccolta coprono i vari toni della sua ispirazione.
Abbiamo trame di puro orrore, come L’albino, L’urna di S. Gingolph, Bal macabre, Le piante del dottor Cindarella, Il baraccone delle figure di cera: in esse si raggiunge un’atmosfera di suggestione, e quindi di tensione, estremamente efficace. Niente è gratuito, nel suo orrore, e tutto è indispensabile. Altre storie rivelano un intento satirico: Chitrakarna, Il libro di Giobbe, La storia del leone Aligi, mentre non manca neppure una sorta di apologo morale (Buddha è il mio rifugio).
Estremamente singolare l’ultimo gruppo di racconti, trame ortodosse su sfondi ora fantascientifici ora orribili (Il cervello svaporato, Castroglobina, Sapienza del brahmino, L’anello di Saturno, Ma… allora), che si concludono tutti con una catarsi «a rovescio», paradossalmente satirici pur nella vena di un «fantastico» scientifico e puro.
La Casa dell’Alchimista
Autore/i: Meyrink Gustav
Editore: Edizioni del Graal
con un saggio introduttivo di Gianfranco de Turris, traduzioni integrali di Piero Cammerinesi.
pp. 160, Roma
Germania Anni Venti. Il reporter di un giornale tedesco deve effettuare un’indagine di «colore» su una misteriosa e antichissima dimora, chiamata la «Casa dell’Alchimista». In essa sono riunite singolari personalità e si svolge un insieme di strani eventi. Al piano terra, vi è una caffetteria orientale che ha per insegna un orripilante pavone: proprietario è il persiano Khosrul Khan, adepto della setta yazida che adora il demoniaco Angelo Caduto, Malek Tā’ūs; accanto è sistemato un ostello, in cui soggiornano i dervisci di passaggio ospitati da Khosrul Khan. Sempre al piano terra la bottega di Hieronymus Gustenhover, discendente dell’antico proprietario della dimora: come il suo antenato «trasmutava» gli uomini con la sua alchimia interiore, cosi egli, riparando orologi fermi «ripara» anche le anime dei rispettivi proprietari. Accanto ad essa vi è il «laboratorio» di Papà Adam, un vecchio alienato mentale, che però ha la facoltà, una volta «risvegliato», di penetrare in un’«altra realtà» attraversando una «porta simbolica». Al piano superiore del fabbricato vi è invece lo studio cinematografico del dottor Ismael Steen, il cui tetto vetrificato serve come luogo di atterraggio per il suo biplano. Questa folla di personaggi, ma soprattutto Steen, tipico eroe negativo della letteratura popolare, diretto discendente dei supercriminali resi famosi dal cinema espressionista tedesco dell’epoca come Caligari e Mabuse, permette a Gustav Meyrink di creare un affascinante romanzo fantastico e di proporre ancora una volta le sue tematiche di sempre: l’uso delle tecniche del mondo moderno; la teoria del «risveglio»; l’amore magico; la presenza di un ’«altra realtà» spirituale accanto alla nostra. In sottofondo, come minaccia incombente sull’intero pianeta, il demoniaco tentativo di un «genio del male» di condurre l’umanità verso l’«abisso» attraverso la manipolazione delle coscienze attuata tra l’altro con la psicanalisi e il cinema.
Gustav Meyrink (1868-1932) è uno del più famosi scrittori del Novecento che si è dedicato con continuità alle tematiche fantastiche e dell’orrore. I suoi romanzi, ambientati quasi tutti nell’epoca contemporanea, fanno rivivere antiche leggende mitteleuropee, tradizioni magiche, esperienze esoteriche. Affiliato a numerose società occulte, sperimentatore di tecniche alchemiche, magiche e yoga, Meyrink era un effettivo conoscitore dell’esoterismo occidentale e orientale di cui parla nei suoi libri, a differenza di molti altri scrittori dediti al fantastico. Scrisse innumerevoli racconti tra il satirico e l’orrido, e sei romanzi: cinque sono stati già tradotti in Italiano, il sesto è stato pubblicato postumo in Germania solo nel 1973.
Lo Specchio di Perfezione
Speculum perfectionis o Legenda antiquissima
Autore/i: Anonimo
Editore: Angelo Signorelli Editore
volgarizzato da Francesco Pennacchi, introduzione e note di Francesco Russo, illustrazioni di Attilio Razzolini.
pp. XXVII-252, ill. b/n, Roma
Opera datata intorno al 1318 sulla vita di San Francesco d’Assisi.
Il Buddhismo del Tibet e La Chiave per la Via di Mezzo
Un volume scritto per il mondo occidentale dalla massima autorità vivente del Buddhismo tibetano.
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Ubaldini Editore
premessa dell’autore, traduzione di Giuseppe Sardelli dall’inglese tradotto da Jeffrey Hopkins e Lati Rinpoche con la collaborazione di Anne Klein.
pp. 92, Roma
Il Dalai Lama, il capo supremo del Buddhismo tibetano, è venerato quale incarnazione del bodhisattva Avalokiteśvara. L’autore di questo libro, Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, può essere considerato la massima autorità vivente nel campo del Buddhismo tibetano e, tenuto conto che il Tibet è l’unico luogo in cui la tradizione buddhista si sia conservata viva e relativamente incontaminata, si può dire che è la massima autorità del Buddhismo contemporaneo in generale.
Il libro è stato scritto espressamente dal Dalai Lama per il mondo occidentale e per essere letto in Occidente; è diviso in due parti: la prima, “Il Buddhismo del Tibet”, è come un trattato breve ma estremamente concentrato ed essenziale sui principi e sulle pratiche meditative fondamentali del Buddhismo tibetano, sul rapporto di questo con l’Hīnayāna e sul significato e sulle aspirazioni del Mahāyāna.
La seconda parte, “La chiave per la Via di Mezzo”, è un trattato di estrema chiarezza e profondità sulla teoria del vuoto, sulla meditazione e sul raggiungimento dell’illuminazione.
È un testo insolito sia per la sinteticità di espressione che per la chiarezza; esso tratta sia l’aspetto dottrinale che quello pratico meditativo del Buddhismo e, cosa assai importante, è ispirato direttamente dalla viva tradizione orale del Tibet.
Per integrare il suo libro il Dalai Lama ha scelto e pubblicato due classici del Buddhismo: La preziosa Ghirlanda di Nāgārjuna e Il cantico delle Quattro Consapevolezze, di Kaysang Gyatso (VII Dalai Lama), raccogliendoli in un volume anch’esso tradotto nella presente collana.
la Scienza e il Mondo Invisibile
Autore/i: Eddington Arthur Stanley
Editore: Fratelli Bocca Editori
seconda edizione, prefazione e traduzione sulla sesta edizione inglese di Gastone De Boni.
pp. 78, Milano
Sommario:
Prefazione del traduttore
CAPITOLO I
Lineamenti di un’evoluzione conducente all’avvento dell’uomo nel mondo fisico
CAPITOLO II
Una voce domandò: «Che fai tu qui?»
CAPITOLO III
Concezioni mutevoli riguardo ai fini della teoria fisica e l’ideale della spiegazione fisica
CAPITOLO IV
Nel «problema dell’esperienza» sono coinvolte, ad un tempo, due concezioni: quella scientifica e quella mistica
CAPITOLO V
La «legge naturale» è insufficiente a spiegare alcuni aspetti della mente e della coscienza
CAPITOLO VI
Importanza del «significato» e conseguenze della sua eliminazione dall’ambito dell’inchiesta
CAPITOLO VII
Si richiede piuttosto l’assicurazione della rivelazione di Dio che quella della sua esistenza
CAPITOLO VIII
Nella vita d’ogni giorno (sia essa materiale o spirituale) l’analisi scientifica supplisce a una concezione familiare, ma non può sostituirla
CAPITOLO IX
Lo spirito di ricerca nella scienza e nella religione
Vita Interna di Gesù Cristo – 3 Volumi
Manifestata da Gesù alla sua serva Donna Maria Cecilia Baij (1694 – 1766) Badessa del monastero di S. Pietro di Montefiascone
Autore/i: Donna Maria Cecilia Baij
Editore: Monastero di S. Pietro – Benedettine del SS. Sacramento
terza edizione, a cura di Mons. Pietro Bergamaschi (1863 – 1928)
vol. 1 pp. 576, vol. 2 pp. 476, vol. 3 pp. 356, Montefiascone (Viterbo)
Gesù parla a Cecilia Baij dei sentimenti che provava mentre era sulla terra, dalla concezione nel seno di Maria fino allo spirare sulla croce, e delle preghiere che rivolgeva al Padre per la salvezza dell’umanità.
Seguono pagine sulla Resurrezione, la vita gloriosa e la permanenza sacramentale nelle specie eucaristiche.
Cagliostro
Santo, mago o impostore?
Autore/i: Ribadeau Dumas François
Editore: Sugar Editore
traduzione di Marco Inserillo.
pp. 352, tavv. b/n f.t., Milano
Il conte di Cagliostro, o l’uomo che comunque si fa chiamare così, appare sulla scena della Storia nel 1776, a Londra. Grazie alle sue straordinarie doti di veggente e di guaritore, in breve tempo diviene l’idolo della capitale inglese. Sempre seguito dalla bellissima moglie, viaggia per tutta l’Europa, ospite di re e di principi, visita le logge della massoneria e tutte le più importanti società segrete, ricche a quel tempo di fermenti rivoluzionari. Bruxelles, Francoforte, Pietroburgo, Strasburgo: lo seguiamo nelle sue avventure, negli intrighi che vengono orditi alle sue spalle. Nel 1781 è a Parigi; la buona società rimane conquistata da quello straordinario fascino, dalla sua fama di mago e di saggio, finché non scoppia lo scandalo della collana della regina: il buon nome di Cagliostro pare compromesso. Ma chi è Cagliostro? Da dove viene? È siciliano, maltese o arabo? Perché si nasconde di un velo di mistero? Perché dopo essere stato venerato come un santo, viene arrestato a Roma nel 1795, condannato dal tribunale dell’Inquisizione e, forse, assassinato nella prigione della fortezza di San Leo? Qual era il suo segreto? François Ribadeau Dumas, autore di una magistrale «Storia della magia», dopo anni di ricerche che gli hanno fruttato la scoperta d’importanti documenti inediti, descrive in questo libro ammirevole uno dei più inquietanti personaggi della Storia europea.
La Dottrina del Risveglio
Saggio sull’ascesi buddista
Autore/i: Evola Julius
Editore: All’Insegna del Pesce d’Oro – Vanni Scheiwiller
pp. 304, Milano
Sommario:
IL SAPERE:
I – Sulle varietà dell’«ascesi»
II – Arianità della dottrina del risveglio
III – Luogo storico della dottrina del risveglio
IV – Distruzione del dèmone della dialettica
V – La fiamma e la coscienza samsarica
VI – La genesi condizionata
VII – Determinazione delle vocazioni
L’AZIONE:
I – Le qualità del combattente e la «partenza»
II – Difesa e consolidamento
III – Drittura
IV – La presenza siderea – Le ferite si chiudono
V – I quattro jhâna – Le contemplazioni irradianti
VI – Gli stati liberi da forma e l’estinzione
VII – Discriminazione dei «poteri»
VIII – Fenomenologia della Grande Liberazione
IX – Tracce del Senza Simile
X – Il «vuoto». «Se la mente non si spezza»
XI – Fino allo Zen
XII – Gli Ariya seggono ancora al Picco dell’Avvoltoio
Fonti
Il Cammino del Cinabro
Autore/i: Evola Julius
Editore: All’Insegna del Pesce d’Oro – Vanni Scheiwiller
nota dell’editore, 2000 copie numerate, nostro esemplare numero 922. – pp. 244, Milano
pp. 220, Milano
Sommario:
Il fondo personale e le prime esperienze
L’arte astratta e il dadaismo
Il periodo speculativo. L’idealismo magico e la teoria dell’Individuo Assoluto
L’approccio all’Oriente e il mito «pagano»
Il «Gruppo di Ur»
L’esplorazione delle origini e la Tradizione
L’esperienza de «La Torre» e i suoi prolungamenti
L’ermetismo e la critica allo spiritualismo contemporaneo. Il problema del cattolicesimo
La «Rivolta contro il mondo moderno» e il mistero del Graal
L’azione in Germania e la «Dottrina del Risveglio»
Il problema della razza
Ricerca di uomini fra le rovine
Bachofen, Spengler, la «Metafisica del Sesso» e la «Via della Mano Sinistra»
Dall’«Operaio» a «Cavalcare la Tigre»
I Problemi Fondamentali della Fenomenologia
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Il Melangolo
a cura di Friedrich-Wilhelm von Herrmann, edizione italiana a cura e traduzione di Adriano Fabris, introduzione di Carlo Angelino, introduzione dell’autore.
pp. XIII-338, Genova
I problemi fondamentali della fenomenologia è il volume con cui Martin Heidegger inaugurò nel 1975 l’edizione definitiva delle sue opere. La scelta non fu casuale: infatti, in nota alla prima pagina del volume Heidegger afferma che il corso cosi intitolato del semestre estivo 1927 è “una nuova rielaborazione della terza sezione della prima parte di Essere e tempo”, in sostanza di quella sezione teoretica della sua opera maggiore che Heidegger non ha mai pubblicato unitamente alla parte storica.
L’insistenza con cui Heidegger; alle soglie della morte, ha voluto fissare con estrema precisione l’esatta collocazione dei problemi fondamentali della fenomenologia nell’evoluzione del suo itinerario filosofico ha un significato chiarissimo: è una sorta di estremo messaggio alla posterità, un suggerimento ermeneutico volto a richiamare l’attenzione del lettore sulla sempre ribadita opportunità che ogni genuino confronto con il suo pensiero debba necessariamente iniziare da una rilettura e da un ripensamento dell’opera maggiore, ora accessibile – con I problemi fondamentali della fenomenologia – nella sua interezza.
Concetti Fondamentali della Metafisica
Mondo – finitezza – solitudine
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Il Melangolo
a cura di Friedrich-Wilhelm von Herrmann, edizione italiana a cura di Carlo Angelino, premessa dell’autore, traduzione di Paola Coriando.
pp. X-502, Genova
Queste lezioni del ’29-30 – specie nei loro capitoli conclusivi -, ci consentono di cogliere in fieri meglio di qualunque altro testo di Heidegger; come il progetto sistematico di ricondurre ogni genuina questione filosofica alla sua scaturigine e ai suoi presupposti originari nella finitezza dell’essere, cioè all’identità antimetafisica di tempo ed essere, abbia condotto Heidegger sulla via di una scepsi sempre più radicale e afline a quella intrapresa, in tempi diversi e con esiti altrettanto diversi, da Nietzsche. Concetti fondamentali della metafisica rappresentano perciò un capitolo essenziale nel cammino che avrebbe portato Heidegger; qualche anno più tardi, a decretare la fine della metafisica, e a porre contestualmente la questione del suo superamento.
Prolegomeni alla Storia del Concetto di Tempo
Autore/i: Heidegger Martin
Editore: Il Melangolo
a cura di Petra Jaeger, edizione italiana a cura di Renato Cristin e Alfredo Marini, introduzione dell’autore, traduzione di Renato Cristin e Alfredo Marini.
pp. 432, Genova
La ricostruzione della preistoria e della genesi di un capolavoro filosofico e senza alcun dubbio uno dei temi più affascinanti per chi vuole penetrare nel laboratorio concettuale di un pensatore e cogliere così dal vivo i segreti della creatività umana.
Le lezioni che Heidegger tenne a Marburgo nel semestre estivo del 1925 sono a questo proposito un documento eccezionale: contengono infatti – nella seconda parte – una prima redazione di Essere e tempo e rappresentano perciò una stazione decisiva nel processo di formazione dell’opera che più di ogni altra ha segnato la filosofia del nostro secolo. Ma altrettanto singolare, se non più importante perché del tutto inedita, è altresì la prima parte, in cui Heidegger fa emergere dal confronto critico con il suo maestro Husserl la concezione della fenomenologia e quindi dell’indagine filosofica che ha guidato l’intero progetto di Essere e tempo.