Libri dalla categoria Poesia
Eros Indiano
Autore/i: Bussagli Mario
Editore: Bulzoni Editore
pp. 112, 48 foto e tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Roma
Un libro sull’Eros dell’India? Sì, certo! Ma un libro che non vuole sottolineare soltanto le tecniche erotiche e gli aspetti più sconcertanti di una sensualità divenuta leggendaria (anche per il fatto di non essere facilmente avvicinabile dagli occidentali, soprattutto nelle sue modulazioni più intense e sincere) come spesso accade in opere similari. Perché al di là delle tecniche erotiche, al di là della trattatistica sistematica che esamina freddamente le sorgenti del piacere, l’India di ieri e, in parte, quella di oggi possono di nuovo insegnare, agli occidentali smarriti, che esiste anche l’Amore, la dedizione completa, la lealtà e la confidenza reciproca di esseri che, unendosi, sfidano – insieme – la vita e la morte.
Mario Bussagli. Nato a Siena il 23 settembre 1917 è professore ordinario di Storia dell’arte dell’India e dell’Asia centrale nell’Università di Roma. Attualmente Direttore dell’Istituto di Studi dell’India e dell’Asia Orientale e della Scuola Orientale di Perfezionamento nella Facoltà di Lettere dello Ateneo romano, ha al suo attivo oltre cento pubblicazioni scientifiche di carattere artistico, storico, filologico. Basterà ricordare: Profili dell’India antica e moderna, ERI 1959; La Peinture de l’Asie centrale, Skira, Genève, 1963; Che cosa ha detto veramente il Buddha, Roma, Astrolabio 1968; Oriente e Occidente (con M. Deneuve), SADEA, Firenze 1970; Culture e Civilità dell’Asia centrale, ERI 1970; Asia centrale e mondo dei nomadi, in «Storia Universale dei Popoli e delle Civiltà», vol. XX, UTET, Torino 1970. Five thousand years of Indian Art (in collaborazione con Calembur Sivaramamurti), New York, Abrams, 1971. Già direttore della sezione orientale dell’«Enciclopedia Universale dell’Arte» edita dall’Istituto per la Collaborazione Culturale e direttore di ricerca del CNR. ed è membro della Commissione italiana dell’UNESCO. Ha svolto notevole attività divulgativa su quotidiani e riviste, attraverso documentari cinematografici (Arpa e Sitar. Inserti orientali nella pittura senese ed umbra del XIV e XV sec., prodotto dall’Istituto Luce, regista Enzo Trovatelli, vinse la Targa del Leon d’Oro di Venezia) e televisivi («India» in 9 puntate con Folco Quilici) nonché attraverso il 30 programma della RAI.
Attualmente ha in preparazione studi sull’architettura indiana, sull’immagine del Buddha in Asia centrale (per l’U.N.E.S.C.O.), sull’evoluzione figurativa dell’India (editore M. Bulzoni).
- L’età della gran madre: Premesse per la fase storica
- Il valore della donna
- Valore dell’atto sessuale
- L’amore come una delle belle arti
- La tecnica sessuale
- Conclusione
L’Evoluzione Interiore dell’Uomo
Introduzione alla psicologia di Gurdjieff
Autore/i: Ouspensky Peter Demianovich
Editore: Edizioni Mediterranee
la presente edizione è stata tradotta dall’edizione francese sotto la direzione di Henri Thomasson.
pp. 128, ill. b/n, Roma
Questo libro è costituito da cinque conferenze scritte da Ouspensky e destinate a essere lette in Russia, poi a Londra e a New York, a coloro che erano interessati alle idee di Gurdjieff. Partendo dall’idea fondamentale che l’uomo non è un essere compiuto, Ouspensky studia l’uomo così com’è, dal punto di vista di ciò che può divenire, precisando le condizioni e gli sforzi necessari al suo sviluppo interiore. Nella sua introduzione, così l’Autore si esprime a proposito del contenuto di quest’opera: «…So che non è cosa facile riconoscere di ascoltare cose nuove. Siamo talmente abituati ai vecchi ritornelli, alla solita musica, che da molto tempo abbiamo disimparato a sperare e persino a credere, che possa esistere qualcosa di nuovo. Solitamente, quando ascoltiamo delle idee nuove, le scambiamo per vecchie oppure pensiamo che possono essere spiegate e interpretate servendoci delle idee vecchie. È vero che è un compito difficile riconoscere la possibilità e la necessità di idee veramente nuove; questo richiede – col tempo – una revisione di tutti i valori correnti. Non posso garantire che fin dall’inizio troverete qui delle idee nuove, di cui non avete mai sentito parlare. Ma se siete pazienti, ben presto comincerete a notarle. E vi auguro, allora, di non lasciarvele sfuggire e di stare attenti a non interpretarle alla vecchia maniera».
Ouspensky Peter Demianovich nacque a Mosca nel 1878. I suoi libri “Tertium Organum” (pubblicato nella presente collana) e “A New Model of the Universe” rivelarono la sua grandezza come matematico e pensatore e il suo vivo interesse per i problemi dell’esistenza umana. Dopo l’incontro con Gurdjieff nel 1915, concentrò il suo interesse sullo studio pratico dei metodi per lo sviluppo della consapevolezza, com’è esposto in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e “La Quarta via”.
Bestie, Uomini, Dei
Autore/i: Ossendowski Ferdinand Antoni
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione di Julius Evola, edizione italiana a cura di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco.
pp. 352, Roma
Un’opera di grande interesse, che unisce agli elementi di carattere storico e autobiografico una quantità di nozioni e scoperte direttamente legate al misterioso mondo dell’Oriente.
Nel tempo in cui l’autore errò fuggiasco per quelle lontane e deserte regioni, poté, per primo tra gli occidentali, venire a conoscenza di segreti iniziatici, storici e religiosi che con tanta maestria narrativa descrive in queste pagine. In un crescendo irresistibile, l’opera si conclude con alcune gravi ed importanti rivelazioni.
Quest’opera, pubblicata per la prima volta in Polonia nel 1922, ebbe una traduzione inglese nel 1923, una francese nel 1924 ed una italiana nel 1925, suscitando molte reazioni, positive e negative, a causa del suo contenuto. L’importanza dell’opera, infatti, è tutta nella grande messe di notizie inedite che essa espone, con un’ottica storicamente oggettiva, in quanto il suo autore, il polacco Ferdinand Antoni Ossendowski (1871-1945) è un chimico-fisico, cioè uno scienziato abituato a guardare alla sostanza degli avvenimenti. Bestie, Uomini, Dèi è un’opera dai molteplici aspetti: è un affascinante libro di viaggi; è una testimonianza agghiacciante della vocazione al genocidio del comunismo sin dalle sue origini e delle ultime lotte anti-bolsceviche condotte nel 1920-1921 agli estremi confini dello sterminato Impero russo, in Mongolia, è la biografia di un personaggio ignorato e inquietante come il barone generale Ungern; è la rivelazione in Occidente, del “mistero dei misteri”: il “Re del Mondo”. Fu questo libro che ispirò a René Guénon il suo Roi du Monde (nel 1924 come saggio su rivista, nel 1927 ampliato a libro), un contributo decisivo allo studio del “centro iniziatico”, denominato “Agartha”. Avventura, politica, guerra, misticismo; viaggi attraverso pianure gelate; le battaglie fra mongoli, russi e cinesi; gli intrighi politici di tre diplomazie; la figura allucinata del barone Ungern; il mistero dell’Agartha; la profezia del Re del Mondo; le visioni dei Lama; le leggende e le realtà di un popolo diverso da tutti gli altri; le cavalcate e le meditazioni; le sorti future del mondo e la guerra locale; Ossendowski ha saputo descrivere tutto questo, assieme alla sua vicenda personale, con uno stile avvincente, che rende indimenticabili fatti e personaggi di un passato solo apparentemente lontano da noi.
Ferdinand Antoni Ossendowski (Vitebsk, 1871 – Zólwin, 1945) polacco, chimico-fisico, scrittore e giornalista, si distinse in opere e lavori scientifici, pubblicando una quindicina di libri di interesse generale sia in polacco che in russo. Consulente scientifico del Consiglio Superiore della Marina, fece parte del Ministero delle Finanze e dell’Agricoltura del governo della Siberia. Nel 1905 presiedette il governo rivoluzionario dell’Estremo Oriente che proclamava l’indipendenza della Siberia Orientale dalla Russia. Arrestato dopo il fallimento della rivoluzione, fu condannato a morte ma la pena gli fu commutata in due anni di carcere. Nel 1922 fu consulente tecnico per gli affari dell’Estremo Oriente presso l’Ambasciata di Polonia e, in seguito, professore alla scuola di Guerra di Varsavia.
L’Eredità Messianica
Dai primi cristiani al Priorato di Sion e ai giorni nostri, la storia dell’intreccio tra fede e potere
Autore/i: Baigent Michael; Leigh Richard; Lincoln Henry
Editore: Marco Tropea Editore
introduzione degli autori, postfazione di Giorgio Galli, traduzione di Vittorio Curtoni.
pp. 368, Milano
Secondo Baigent, Leigh e Lincoln la fine del millennio si avvicina in un clima di ansia e inquietudine simile a quello che accompagnò la vita terrena di Gesù. Allora la speranza di un progresso morale dell‘umanità si legava all’attesa di un capo rivoluzionario. Ma l’intreccio di religione e politica caratterizza il mondo occidentale anche in questa fine secolo, in cui misteriosi gruppi di potere cementati da un ideale spirituale sono segretamente all‘opera nella nostra società. Un‘indagine accurata e coinvolgente come un thriller getta luce su alcune tra le più arcane vicende dell’eterno connubio tra fede e potere.
“Con questo libro si torna a parlare del primo cristianesimo e del Priorato di Sion… Gesù Cristo sarebbe stato in sostanza un capo corrente, un Messia, cioè un re.” (Il Giornale)
Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln hanno scritto uno tra i grandi best seller di questi anni, Il Santo Graal. Michael Baigent e Richard Leigh sono anche gli autori di Il mistero del Mar Morto.
Introduzione all’Egittologia
La nascita e lo sviluppo dell’egittologia come disciplina scientifica.
Autore/i: Pernigotti Sergio
Editore: Società Editrice Il Mulino
prefazione dell’autore.
pp. 176, Bologna
L’interesse per l’antico Egitto da parte della cultura europea ha conosciuto fasi alterne. In alcuni momenti ha dato luogo a veri e propri fenomeni di “egittomania” e a immagini distorte, scientificamente imprecise, di quel mondo. Pensato per un corso universitario di base, questo volume rende conto delle vicende che hanno portato alla scoperta e riscoperta della civiltà egiziana antica, facendo il punto sullo stato delle nostre conoscenze e indicando le questioni ancora aperte. Nell’analizzare la nascita e l’evoluzione dell’egittologia, l’autore ripercorre le tappe che hanno portato alla decifrazione dei geroglifici, fa la storia delle grandi spedizioni in Egitto, descrivendo le avvincenti scoperte archeologiche antiche e moderne grazie alle quali sono venuti alla luce importanti testimonianze e documenti di quella civiltà.
Sergio Pernigotti insegna Egittologia nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Bologna, ed è direttore del Dipartimento di Archeologia. Con Mario Capasso, dirige la Missione archeologica congiunta delle Università di Lecce e Bologna a Bakchias e a Soknopaiou Nesos in Egitto.
Prefazione. – Avvertenze e abbreviazioni. – Cronologia. – Parte prima: Gli studi sull’Egitto dall’antichità ai nostri giorni. – I. La nascita dell’egittologia: dall’antichità alla decifrazione dei geroglifici. – II. La conoscenza dell’antico Egitto dopo la decifrazione. – III. Storia della ricerca. – Parte seconda: Lo stato attuale della ricerca. – IV. Archeologia e storia dell’arte. – V. Storia, regni, religione. – VI. Letteratura. – Bibliografia. – Indici.
Antropologia della Scrittura
Autore/i: Cardona Giorgio Raimondo
Editore: Loescher Editore
introduzione dell’autore, in copertina: donna namdhari in pellegrinaggio al santuario himalayano di Gangotri; sul viso e sul sārī è ripetuto ininterrottamente il nome dell’eroe divino Rāma.
pp. 242, nn. ill. b/n, Torino
Per molto tempo la scrittura è stata considerata una grande invenzione tecnica e nulla più; di qui un suo studio soprattutto storico, dedicato a origini, diffusione, modificazione dei principali sistemi grafici. Ma la scrittura è anche, e soprattutto, un luogo privilegiato della produzione ideologica e simbolica delle società; il suo dar forma tangibile alle effimere sequenze della parola non è l’unica sua funzione. Al contrario, a un esame più ampio, essa si rivela, proprio nella sua forma concreta di tracciato, incisione, campitura di colore, uno tra i più potenti strumenti di conoscenza e manipolazione della realtà, di governo e selezione della società. Osservati in culture e tempi diversi, gli aspetti conoscitivi, sociali, magici, sacrali della scrittura sono qui esaminati e giustapposti perché infine emerga, attraverso la varietà e la differenza, la sostanziale identità che li regola.
Giorgio Raimondo Cardona (1943-1988), è stato ordinario di glottologia nell’Università di Roma La Sapienza, occupandosi in particolare dei rapporti tra lingua e cultura e dei fenomeni del contatto linguistico (vedi presso queste edizioni l’Introduzione alla sociolinguistica, 1987); complementare a questa Antropologia della scrittura è la sua Storia universale della scrittura (Milano 1986).
Il Libro del Principio e della sua Azione – Tao-tê-ching
Autore/i: Lao-Tze
Editore: Edizioni Mediterranee
nuova presentazione commentata con uno studio sul taoismo, a cura di Julius Evola.
pp. 208, Roma
Il Tao-tê-ching di Lao-tze è uno dei principali testi tradizionali dell’Estremo Oriente. Esso contiene una particolare riformulazione dell’antica dottrina del Tao – il Principio, la «Via» – in termini sia di metafisica, sia di presentazione di un ideale umano superiore (l’«Uomo Reale»).
Si sa che la lingua cinese è ideografica, per cui già per questo i termini ammettono diverse interpretazioni. Ciò vale ancor di più pel testo di Lao-tze, dato il carattere ellittico e spesso «ermetico» delle sue massime. Così nelle scuole taoiste il grado di maturità di un discepolo veniva misurato in base ai significati sempre più profondi che egli aveva misurato in base ai significati sempre più profondi che egli aveva saputo via via cogliere studiando il testo e meditando. Nel presentarlo al pubblico italiano in una nuova edizione, J. Evola si è tenuto al livello interpretativo più alto, utilizzando anche, nel commento, citazioni delle opere dei principali Padri del taoismo – Lieh-tze e Chuang-tze – per un inquadramento più completo, mentre nello studio introduttivo ha indicato lo spirito e gli aspetti essenziali del taoismo in genere tradizione, questa, che ha anche avuto interessanti sviluppi iniziatici e operativi (si confronti ad esempio il testo Il mistero del Fiore d’Oro, pubblicato in questa stessa collana). Si potrà vedere, fra l’altro, quale è il senso vero della nota dottrina del wu-wei, del «non agire» (come «agire senza agire», cioè agire sottilmente), ridotta, da non pochi traduttori, alle norme di un banale, passivo quietismo.
Con essa, anche diversi altri insegnamenti sono stati messi sotto la giusta luce, per cui il lettore potrà orientarsi in modo adeguato per utilizzare nella sua pluridimensionalità questo testo fondamentale, unico nel suo genere.
Non è stata trascurata la presa di visione delle principali traduzioni esistenti, in varie lingue, in un quadro comparativo e per uno scrupolo scientifico. Però la distanza qualitativa rispetto ad esse di quella qui presentata è stata riconosciuta anche da ambienti autorevoli.
Coscienza – La Ricerca della Verità
Autore/i: Ouspensky Peter Demianovich
Editore: Edizioni Mediterranee
introduzione di Merrily E. Taylor, traduzione di Palmiero Perugini.
pp. 160, 4 disegni b/n, Roma
Ouspensky era un maestro della parola, sia parlata, sia scritta. Era un insegnante, soprattutto, e i cinque lavori riuniti in questo libro sono il frutto dell’opera di un uomo che non si limitava a scrivere – avendo anzi scarsa fiducia nella parola scritta come mezzo principale per giungere alla Verità -, ma trasmetteva direttamente il suo insegnamento, secondo i canoni tradizionali della scuola iniziatica. Gli studi e le ricerche di Ouspensky si concentrarono sempre su quegli aspetti del sapere e della conoscenza che fossero al di sopra e al di fuori dei campi tradizionali, essendo egli dell’opinione che i professori uccidono la scienza, così come i preti uccidono la religione. Ouspensky sosteneva infatti l’importanza del lavoro su se stessi nell’ambito di un gruppo o di una scuola, con lo scopo di un risveglio del proprio io, mediante la tecnica dell’”autoricordo”. Il risultato era il conseguimento di una coscienza oggettiva che conduceva spontaneamente al sapere esoterico. In questo libro sono raccolti gli insegnamenti e le conferenze tenute da Ouspensky in diversi anni. Si tratta di cinque saggi brevi relativi ai seguenti argomenti: Memoria, Personalità apparente, Autovolontà, Sentimenti negativi, Note sul lavoro. Di particolare importanza l’ultimo saggio per quanti decidessero di intraprendere il “lavoro” su se stessi.
Peter Demianovich Ouspensky nacque a Mosca nel 1878. I suoi libri “Tertium Organum” (pubblicato nella presente collana) e “A New Model of the Universe” rivelarono la sua grandezza come matematico e pensatore e il suo vivo interesse per i problemi dell’esistenza umana. Dopo l’incontro con Gurdjieff nel 1915, concentrò il suo interesse sullo studio pratico dei metodi per lo sviluppo della consapevolezza, com’è esposto in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e “La Quarta via”.
Il Libro del Consiglio di Zarathushtra
E altri testi – Compendio delle teorie zoroastriane
Autore/i: Zaehner R. C.
Editore: Ubaldini Editore
traduzione di Aldo Giuliani.
pp. 120, Roma
Una raccolta di testi fondamentali scelti da uno dei massimi orientalisti del nostro tempo allo scopo di fornire al lettore occidentale un quadro intelligibile delle principali dottrine degli zoroastriani.
Ecco una chiara ed erudita introduzione alle principali dottrine del dualismo zoroastriano presentate in gran parte nelle parole dei testi zoroastriani stessi.
Fine dell’autore, che è stato uno dei massimi orientalisti del nostro tempo, è dimostrare l’essenziale ragionevolezza del dualismo zoroastriano, il dualismo di uno spirito buono e uno cattivo, e mostrare cosa ciò significhi nella vita quotidiana e come sia filosoficamente giustificato. Zaehner ribadisce che questo dualismo è ben distinto da quello di tipo gnostico-manicheo, ben noto all’occidente.
Ci sono capitoli sulla cosmologia, sulla relazione dell’uomo con Dio, sulla natura della religione, sull’etica, su sacramenti e sacrifici, sul destino dell’anima alla morte e sull’escatologia.
Dove era possibile, Zaehner ha lasciato che i testi zoroastriani parlassero da soli, evitando di intromettere punti di vista suoi propri nella discussione dei testi.
R. C. Zaehner, nato da genitori svizzeri emigrati in Inghilterra, è stato bilingue (francese e inglese) fin dalla fanciullezza. Fu per tutta la vita un eccellente linguista. Dopo la scuola a Tonbridge proseguì gli studi a Oxford. Ha tenuto corsi di persiano alla Oxford University e per cinque anni ha lavorato all’ambasciata inglese in Iran. È stato Spalding Professor di religioni ed etica orientali alla Oxford University e membro dell’All Souls College dal 1952 alla sua morte nel 1974. In un altro suo libro, Hindu and Muslim Mysticism, sono raccolte le Jordan Lectures da lui tenute alla London University nel 1959.
Orione a Proposito dell’Antichità dei Veda
Autore/i: Tilak Lokamanya Bâl Gangâdhar
Editore: ECIG – Edizioni Culturali Internazionali Genova
presentazione di Renato del Ponte, premessa, traduzione e commenti di Giuseppe Acerbi.
pp. 270, Genova
Scopo precipuo di quest’opera è dimostrare che gli antichi testi vedici sono chiaramente ed esattamente databili in base a citazioni astronomiche contenute nei Veda. «Nel mio Orione – afferma l’Autore in un suo scritto successivo – ho cercato di dimostrare che le convenzionali prove di datazione dei Poemi Vedici a non più di 2400 a.C. erano troppo vaghe ed incerte, mentre tutti i ragguagli astronomici contenuti nei testi vedici ci offrono datazioni degne di maggior fede. La composizione degli Inni Vedici, su tali basi astronomiche, si può far risalire a circa 4500 anni a. C. allorché l’equinozio di primavera cadeva nella costellazione di Mriga (Orione), mentre quella dei Bràhmana risale intorno al 2500, tempo in cui l’equinozio di primavera si era spostato nella costellazione di Krittikà (Pleiadi). Equinozi, solstizi, stagioni, posizioni degli astri, tempo dei riti religiosi, calendario, posizioni delle grandi costellazioni vengono minutamente analizzati e criticati assieme alle teorie e ai calcoli matematici di altri studiosi indù ed europei, al fine di raggiungere l’Ultima Thule dell’antichità Ariana.
Un brano:
“Il principale risultato della nostra ricerca dovrebbe essere evidente dal titolo stesso del saggio. L’alta antichità della civiltà egizia è ora generalmente ammessa. Ma gli studiosi ancora esitano a porre l’inizio della civiltà vedica più in là del 2400 a. C.. […] le tradizioni registrate nel Rigveda indicano indubbiamente un periodo non più tardo del 4000 a. C., quando il punto vernale si trovava in Orione, o, in altri termini, quando la Stella del Cane (il Cane, com’è chiamate nel Rigveda) dava inizio all’anno equinoziale. Molti dei testi vedici e delle leggende addotte a sostegno di questa conclusione sono state citate in conformità con essa e spiegate per la prima volta in modo razionale e comprensibile, gettando una luce significativa sulle leggende e sui riti delle opere sanscrite più tarde. Abbiamo tentato ulteriormente di mostrare come queste leggende siano straordinariamente confermate da leggende e tradizioni dell’Iran e della Grecia”.
Lokamanya Bâl Gangâdhar Tilak (1856-1920). Chiamato dai suoi compatrioti «Lokamanya» ossia «maestro onorato nel mondo intero», Tilak fu, per tutto l’arco della sua vita, lo strenuo paladino della liberazione dell’India dal dominio coloniale britannico. Animatore del Partito del Congresso, propugnatore della disobbedienza civile, fondatore di due giornali, il Kesari e il Marhatta, divulgatore instancabile della tradizione del suo popolo e tutore inflessibile dell’induismo, fu perseguitato e condannato per lunghi anni in un carcere birmano. Muore il 1° agosto 1920, giorno in cui Gandhi dava avvio alla sua prima operazione non-violenta, alla quale gli Inglesi risposero con il massacro di Amritsar. Le sue due opere principali sono: The arctic home in the Vedas del 1903 (trad. it. La dimora artica nei Veda, Ecig, 1986) e il presente Orion del 1893.
Presentazione – Premessa del traduttore – Prefazione dell’Autore – Capitolo I. Introduzione – Capitolo II. Il Sacrificio ovverossia l’Anno – Capitolo III. Le Krittika – Capitolo IV. Agrahayana – Capitolo V. La Testa di Antilope – Capitolo VI. Orione e la sua cintura – Capitolo VII. I Ribhu e Vrishakapi – Capitolo VIII. Conclusione – Appendice. Agrayana e Orione
I Poteri Nascosti
Suggestione – Memoria – Volontà
Autore/i: Atkinson William Walker
Editore: Fratelli Melita Editori
pp. 462, Genova
Sommario:
Libro primo:
Suggestione e Autosuggestione
Libro secondo:
Il Segreto della Memoria
Libro terzo:
La Volontà. La sua Natura, Forza e Sviluppo
Il Lato Attivo dell’Infinito
Nell’ultimo profetico libro di Castaneda, gli eventi memorabili e sconvolgenti del suo itinerario iniziatico
Autore/i: Castaneda Carlos
Editore: Rizzoli
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Alessandra De Vizzi e Maria Barbara Piccioli.
pp. 306, Milano
Il 19 giugno 1998 è stata diffusa nel mondo la notizia della morte di Carlos Castaneda, uno dei più influenti maestri spirituali della nostra epoca… Il certificato di morte recava la data del 27 aprile, e le sue ceneri, dopo una cerimonia a cui hanno partecipato pochi intimi, sono state sparse in un luogo segreto nel deserto del Messico… Questo libro, ultimato poche settimane prima, è insieme un testamento spirituale e il metodo di conoscenza e di ricerca interiore di cui si è servito Castaneda per andare incontro con serenità e consapevolezza al proprio destino.
Il “lato attivo dell’infinito”, infatti, è la regione, reale e concreta, a cui accedono gli sciamani dopo la morte.
Per prepararsi all’ultimo viaggio nell’ignoto, essi ripensano e rivivono gli atti e i momenti fondamentali della loro vita, così da raccogliere la somma totale delle proprie emozioni e conoscenze, della propria energia vitale. Perciò, all’inizio di questo libro estremo e rivelatore, don Juan Matus, lo sciamano Yaqui che aveva scelto Castaneda come discepolo, esorta il suo allievo a comporre l’“album” delle proprie esperienze. Questo libro singolare e appunto l’album di un guerriero dello spirito, nel quale l’autore racconta per la prima volta gli eventi memorabili di una vita rimasta sempre avvolta nel mistero più fitto. Tra questi eventi c’è anche il “viaggio definitivo” di don Juan, che dopo gli ultimi insegnamenti al discepolo predestinato ascende al cielo in forma di sfera di fuoco: prefigurazione di un’altra morte, narrata da un uomo che si sentiva anch’egli sulla soglia del Lato Attivo dell’Infinito.
I Giardini Incantati
Le piante e la magia lunare
Autore/i: Scott Devon
Editore: Venexia
pp. 256, nn. ill. b/n, Roma
«La magia della luna dedicata alle donne che desiderano mettere in pratica un antico sapere a loro riservato»
Questo libro incantevole, elegantemente illustrato, è destinato soprattutto alle donne appassionate di stregoneria moderna. Il testo approfondisce in modo particolare le piante sacre e i ricettari naturali di potere secondo la magia lunare. L’autrice insegna a coltivare un giardino esoterico e offre indicazioni d’uso per molte specie di piante magiche e medicinali. Approfondisce inoltre ricette afrodisiache, di cucina e di bellezza, e soprattutto gli incantesimi legati alle piante. Su tutto ciò domina la Luna di cui ripercorre la storia esoterica, e il suo influsso sulla vita umana e le coltivazioni.
Eros nella Cabbalà
Il mistero dell’amore: mistica e psicologia del profondo
Autore/i: Langer Jirí Georg
Editore: Edizioni Appunti di Viaggio e La parola
prefazione di Marco Morselli, traduzione di Daniele Capuano e Marco Morselli.
pp. 204-k, Roma
“Tre cose hanno in sé una primizia del mondo futuro: il sole, lo Shabbat e l’atto sessuale” (Berakhot 57h). La meraviglia dell’eros ha affascinato sia gli antichi autori ebrei che le altre antiche civiltà. Già la Genesi (1,27) gli riconosce un’immensa importanza, dal momento che scopre un corrispettivo dell’unione sessuale nell’essenza divina: E Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò: Prese una delle sue Costole e ne fece una donna (2,22); Per questo I’uomo lascerà padre e madre per unirsi alla propria donna (2,24). Gli antichi Sapienti del Talmud interpretavano questi versetti cosi: “Egli li creò con due volti, e solo dopo li separò”.
Jirí Georg Mordekhai Langer nacque a Praga nel 1894 da una famiglia ebraica assimilata. A 19 anni divenne discepolo del Rebbe chassidico di Belz, in Galizia: tornato in Boemia (che dapo la Grande Guerra sarebbe diventata la Repubblica Cecoslovacca), si dedicò ad intensi studi, frequentando Franz Kafka e Max Brod, che fu tra i suoi più intimi amici. L’occupazione nazista Io indusse ad una tragica e aVventurosa emigrazione (aliyah) in Terra d’Israele, dove morì nel 1943.
Ottanta Canzoni
Autore/i: Ḥāfeẓ
Editore: Giulio Einaudi Editore
testo persiano a fronte, a cura di Stefano Pellò, traduzione di Stefano Pellò e Gianroberto Scarcia
pp. XXVII-204, Torino
Ḥāfeẓ è il poeta persiano più celebre e più amato. In Iran è ancora oggi molto popolare: si dice che due libri non possono mancare in ogni casa: il suo Canzoniere e il Corano. Dai suoi versi, che tutti sanno recitare a memoria, si ricavano addirittura vaticini per predire il futuro. Importato in Europa con tutti gli onori da Goethe, che ad Ḥāfeẓ si ispirò per il suo Divan occidentale-orientale, ha conosciuto traduzioni in molte lingue moderne. La sua opera poetica si compone di circa cinquecento canzoni. In questo volume ne viene offerta un’accurata scelta che mostra l’affascinante intreccio di amore carnale e mistica sufi in un contesto antitetico di figure dell’ipocrisia (il predicatore, il censore, ecc.) e di figure della sincerità (il bevitore, il libertino, il mendicante) che configurano una «controcultura» innervata nell’amore e nell’ebbrezza o nell’ebbrezza dell’amore.
“L’eternità sta nel vino, coppiere, a me versane l’ultima goccia: lassù non fiorita è radura, non quale a Shiraz riva d’acque.
Di liuti parlatemi solo, parlatemi solo di coppe: il segreto di questo mondo è un enigma che mai saprà scioglier sapienza.”
Shams al Din Moḥammad Shirāzi visse nel XIV secolo nella città persiana di Shiraz. L’appellativo di Ḥāfeẓ con cui divenne famoso significa «colui che conosce a memoria il Corano». Svolse la sua attività poetica negli ambienti cortigiani della propria città prima dell’invasione di Tamerlano.
Il Risveglio della Shakti
Il potere trasformativo delle Dee dello Yoga
Autore/i: Kempton Sally
Editore: Verdechiaro Edizioni
traduzione di Carla Arosio.
pp. 448, nn. ill. b/n, Baiso (Reggio Emilia)
«Manca qualcosa di profondamente importante in un mondo in cui il potere del divino femminino non è compreso e le donne non sono in contatto con la loro Shakti.»
Come si fa a vivere una vita di risveglio spirituale, abbondanza esterna, libertà interiore e profonda intimità? Come si fa a servire il mondo disinteressatamente, ma celebrare la vita con passione? I sapienti tantrici sanno da secoli che quando si segue il percorso di Shakti – il sacro principio femminile personificato dalle dee dello yoga – questi doni possono manifestarsi spontaneamente. Quando conosciamo questi poteri per quello che sono, essi aumentano la nostra capacità di aprirci spiritualmente, di amare più profondamente e senza paura, di creare con maggiore padronanza, e muoverci nel mondo con abilità e gioia. In Il Risveglio della Shakti impareremo a riconoscere e a invitare (tra le altre):
- Kali, portatrice di forza, feroce amore e libertà selvaggia
- Lakshmi, che conferisce prosperità e bellezza
- Saraswati, per la chiarezza di comunicazione e l’intuizione
- Radha, che porta l’energia divina del desiderio spirituale
- Parvati, che risveglia la creatività e la capacità di amare.
Ricco di meditazioni, visualizzazioni, mantra, insegnamenti e storie ben raccontate, Il Risveglio della Shakti fornisce una guida pratica per attivare le correnti del divino femminile in ogni aspetto della vita.
Un estratto:
Capitolo 1
Una corona di disegno femminile
Le Dee incarnate
Io sono la regina sovrana, il tesoro di tutti i tesori, il cui respiro dà origine a tutti i mondi e tuttavia si estende al di là di loro – così grande sono io in magnificenza.
Devi Sukta (Inno di lode alla Dea) dal Ṛg Veda
Se ci dovrà essere un futuro, indosserà una corona di disegno femminile.
Aurobindo Ghose
Una notte di ottobre nell’India rurale, mi innamorai della Dea. Accadde la seconda notte di un festival chiamato Navaratri, che celebra il divino femminino nella guerriera Durga, colei che uccide i demoni di ego e avidità. Come molti festival in India, Navaratri è sia una grande festa che un’occasione per la comunione mistica con il divino. Le donne indossano le vesti più belle; i templi straripano di fedeli. Le notti sono piene di danze e racconti. Le persone hanno esperienze amplificate, anche visionarie, dell’energia che il festival evoca.
Quella notte eravamo raccolti in parecchie centinaia nel luccichio delle candele intorno a un’enorme statua di Durga alta più di due metri, seduta su una bianca tigre, col suo sari rosso, le braccia irte di armi. Io dovevo raccontare una delle mie storie mitologiche preferite: la storia d’amore della Dea Sati.
Ero entusiasta dell’opportunità di raccontare una storia – talvolta mi piace farlo – in un’atmosfera così carica di attenzione. Ma quando mi alzai per parlare, fui sopraffatta da una sensazione molto più grande dell’eccitazione. Fu una sorta di estasi, una profonda gioia pulsante che quasi mi distrusse mentre cercavo di dar forma alle parole della mia storia. In seguito avrei imparato a riconoscere questa sensazione come uno dei segni distintivi caratteristici della presenza della Dea. Il divino femminino ha un migliaio di nomi e un migliaio di caratteri, ma quando decide di rivelarsi a te, si presenta come estasi.
L’estasi è un sentimento difficilmente descrivibile e impossibile da ignorare. Ogni manciata di minuti dovevo smettere di parlare perché le lacrime minacciavano di spezzarmi la voce. Quando passò, sapevo che era appena accaduto qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita. Non fu solo la storia a compiere ciò. Ad ogni modo, ve la racconterò.
Al principio dei tempi, fu chiesto alla grande Dea, che crea il mondo e poi vive come mondo, di incarnarsi come Sati (Colei che è) per compiere il sacro matrimonio con il suo consorte eterno, Shiva. Senza la sua presenza Shiva non può agire nel mondo. Egli siede su un monte, perso in meditazione, disdegnando di portare a termine la sua funzione cosmica. Ciò crea caos nel cosmo. Perciò, le grandi divinità, Brahma il Creatore e Vishnu, colui che sostiene, si inginocchiano davanti alla Dea. La pregano, per la salvezza del mondo, di prendere forma di donna e, con le lusinghe, sottrarre Shiva dalla sua trance yogica. Daksha, una divinità primordiale minore, sarà suo padre.
La Dea accetta, ma solo a una condizione: ha sentito che uomini e dèi hanno cominciato a trattare le donne come proprietà, creature inferiori nella gerarchia cosmica. «Se accetto di divenire tua figlia» dice a Daksha «devi promettere di onorarmi come la Grande Dea. Se non lo farai, lascerò all’istante il mio corpo perché saprò che per me non è ancora giunto il tempo per agire pienamente nel mondo.»
Daksha umilmente accetta e Sati nasce nella sua casa. All’età di sedici anni sposa Shiva, strappandolo alla meditazione attraverso il fascino della sua irresistibile bellezza e il potere di creare beatitudine. Shiva è il principale outsider del pantheon hindu: signore dei ladri e degli yogi. Sciamano originario e yogi primordiale, egli risiede nel profondo delle foreste e delle montagne, accompagnato da fantasmi e folletti. E rifiuta di cambiare il suo stato di senza dimora solo perché ha una moglie. Così, per eoni, Shiva e Sati amoreggiano appassionatamente ed eroticamente sotto gli alberi o vicino ai ruscelli, nei sottili reami al di là delle nuvole e nelle grotte segrete delle montagne. Si adorano l’un l’altro con cosmica passione.
Poi cominciano i problemi. Sono passate alcune migliaia di millenni. Daksha ha lavorato fino a giungere a una posizione di potere come divinità alla guida dell’ortodossia religiosa. In questo processo ha dimenticato la promessa fatta alla Dea – e anche la vera natura di sua figlia. Disapprova il comportamento ribelle di Shiva e si sente personalmente minacciato dall’ovvio disprezzo di Shiva per le convenzioni. Daksha progetta un enorme rituale cosmico col fuoco che stabilirà per sempre le strutture religiose dell’universo. Invita ogni dio, titano, musico celeste, divinità serpente e ninfa dell’universo ma, in un attacco di celestiale malizia, deliberatamente non invia l’invito a sua figlia e al suo consorte.
Sati sente la notizia del giorno del sacrificio. È sbigottita oltre misura. Daksha ha compiuto l’impensabile: non solo ha insultato pesantemente il suo amato, ma ha disonorato la Madre del Mondo, il potere stesso della vita, senza il quale la religione non ha significato. Sati sa che non può rimanere in un mondo che non la riconosce: siede in meditazione, raccoglie il suo fuoco yogico interiore e invia la sua forza vitale nell’etere, lasciandosi dietro il corpo.
Quando la trova, Shiva impazzisce. Si getta sul suolo rituale e distrugge il sacrificio. Poi prende il corpo di Sati tra le braccia e si inoltra barcollando nei mondi. Dovunque porti il suo corpo, accadono terremoti e maremoti, i vulcani eruttano e le foreste si incendiano. Alla fine, gli dèi fanno l’unica cosa che possono per salvare l’universo: inviano il grande girovago Saturno perché tagli in pezzi il corpo di Sati. Non appena le parti del suo corpo cadono sulla Terra, diventano sacche fisiche di sacra estasi, reliquie terrestri. Per eoni, nelle grotte nascoste e dentro gli alberi, negli specchi d’acqua e nel cuore dei villaggi, la gente troverà la dea custodita nel suolo e nella roccia stessa. Il suo corpo è il sacrificio che infonde il divino femminino nella terra.
La storia, come l’ho raccontata, viene dalla tradizione Shakta, il ramo dell’induismo che adora la Dea come realtà suprema. Nelle versioni più tradizionali, Shiva è la figura principale della storia e Sati è descritta come una sottomessa sposa indiana che balza nel fuoco sacrificale poiché il marito è stato insultato. (Questa versione infatti ha un lato oscuro: divenne un modello per le vedove hindu che spesso, a imitazione di Sati, erano incoraggiate a immolarsi sulla pira funebre del marito) La versione Shakta rivela un modo molto più interessante di affrontare la storia. Essendo essa stessa una grande Dea, Sati ha il potere di scegliere se vivere o morire. Non lascia il corpo perché il marito viene insultato: lo lascia perché, come molti padri e il mondo convenzionale che egli rappresenta, Daksha ha mancato di onorare il suo potere e la sua indipendenza. Egli incarna l’incapacità patriarcale di vedere la divinità originaria del femminile. Essa se ne va perché sa che se la dignità del femminile non viene riconosciuta, la vera unione di maschile e femminile non è possibile. La storia rivela, più chiaramente di ogni altra nella mitologia orientale, il momento in cui il patriarcato rimosse l’adorazione della dea dai rituali convenzionali, lasciando che la Dea si nascondesse nei posti segreti della terra.
Poiché la Dea conosce la profondità del tempo, sa anche che la sua morte non è una vera fine, perché un giorno arriverà il momento giusto per reincarnarsi e, una volta ancora, congiungersi al suo consorte. In quel momento, forse, il mondo sarà pronto per lei.[…]
Sally Kempton da quasi mezzo secolo pratica, studia e insegna meditazione e filosofie spirituali. È autrice del bestseller La Meditazione per amore (ed. Verdechiaro). La sua più recente pubblicazione è Doorways to the Infinite, un audio-corso sul grande testo tantrico Vijnana Bhairava. Giornalista di successo, Sally ha abbracciato lo studio a tempo pieno e la pratica spirituale nel 1974. Come swami ha vissuto e studiato con Maestri illuminati dell’India e ha ricevuto la formazione nella tradizione dello Shivaismo del Kashmir. Gli insegnamenti di Sally combinano profonda conoscenza dei testi dello yoga e del tantra con la saggezza pratica della psicologia contemporanea e del pensiero integrale.
Ringraziamenti
Capitolo 1 – Una corona di disegno femminile: le Dee incarnate
Capitolo 2 – La grande narrativa tantrica: Dèi, Dee e mondi
Capitolo 3 – Durga: Dea guerriera della protezione e della forza interiore
Capitolo 4 – Lakshmi: Dea dell’abbondanza e della buona fortuna
Capitolo 5 – Kali: Dea della rivoluzione
Capitolo 6 – Parvati: Dea del matrimonio segreto
Capitolo 7 – Saraswati: Dea che fluisce come linguaggio, intuizione e suono
Capitolo 8 – Sita: Dea della devozione e della sottomissione mistica
Capitolo 9 – Dhumavati: la megera, Dea della delusione e del lasciar andare
Capitolo 10 – Radha: Dea dell’anelito romantico
Capitolo 11 – Chinnamasta: Dea della radicale trascendenza del sé
Capitolo 12 – Lalita Tripura Sundari: Dea della spiritualità erotica
Capitolo 13 – Bhuvaneshwari: Dea dello spazio infinito, Colei il cui corpo è il mondo…
Epilogo – Dialogare con le Dee
Appendice 1 – Le famiglie delle Dee e i loro consorti
Appendice 2 – Richiamare il potere del Mantra: quadro d’insieme
Appendice 3 – Quiz: il potere della Dea in azione
Appendice 4 – Che dea sei tu? Guida per un gruppo di lettura
Bibliografia commentata per letture di approfondimento
L’Autrice
L’Illustratore
Aghi Celesti
Storia e fondamenti razionali dell’agopuntura e della moxibustione – Crescita storica e interpretazione scientifica di una pratica millenaria.
Autore/i: Djen-Gwein Lu; Needham Joseph
Editore: Giulio Einaudi Editore
unica edizione, prefazione degli autori, traduzione di Paolo Lusso e Giuseppe Steffenino.
pp. XXVII-522, nn. tavv. e foto b/n f.t., nn. ill. b/n, Torino
Il volume sull’agopuntura e la moxibustione, due delle più antiche e caratteristiche tecniche terapeutiche cinesi, anticipa, con sviluppo autonomo, una parte del sesto volume, ancora in preparazione, di Scienza e civiltà in Cina: quella dedicata alla medicina cinese nel suo complesso.
Le ragioni che hanno indotto gli autori. Lu Gwei-Djen e Joseph Needham, a questa scelta sono dovute sia al crescente interesse per l’agopuntura nel mondo intero, sia al fatto che ancora non ne è stata scritta una storia esauriente in lingue occidentali, e comunque mai si è compiuto un reale tentativo per arrivare alle basi fisiologiche e biochimiche di tale pratica medica.
L’agopuntura, un sistema terapeutico dall’azione anche sedativa e analgesica, cominciò a svilupparsi già duemilacinquecento anni fa e trovò la sua sistemazione teorica definitiva nel secondo secolo antecedente la nostra era. Essa, come è noto, si basa sull’infissione di aghi sottilissimi in diverse zone del corpo umano, e in corrispondenza di punti indicati con precisione secondo una mappa schematica ispirata a concezioni fisiologiche antiche e medievali tuttora ben intelligibili.
Una pratica collaterale è la moxibustione, che impiega, anziché gli aghi, esche (moxa) di Artemisia poste o meno a diretto contatto con la cute. La trattazione di Lu e Needham si apre con la teoria classica dell’agopuntura, che costituisce il presupposto essenziale per individuare gli ago-punti sulla superficie del corpo, ossia il sistema ching-lo, di natura fondamentalmente circolatoria, che rientra in una complessa ma raffinatissima costruzione teorica, contraddistinta da componenti marcatamente filosofiche: l’interazione delle forze Yin e Yang e dei cinque elementi, nonché una visione unitaria dell’organismo psicofisico che consente al microcosmo umano di trovare perfette rispondenze nel macrocosmo universale. Gli autori esaminano quindi la crescita storica del sistema per delineare poi lo sviluppo della letteratura specialistica in materia, senza omettere gli effetti della trasmissione ad altre culture e le possibili interpretazioni fisiologiche che sembrano costituire la giustificazione razionale, in termini scientifici moderni, di questa pratica terapeutica.
Lu Gwei-Djen, figlia di un eminente farmacista di Nanchino, si è specializzata in biochimica a Cambridge, dove giunse nel 1936. Iniziò allora il suo sodalizio con J. Needham al, quale la studiosa apri insospettate prospettive sulla cultura scientifica e tecnologica della Cina. In seguito Lu Gwei-Djen ha continuato la sua attività di ricerca presso la Columbia University, e ha lavorato per l’Unesco; attualmente è la principale collaboratrice di Needham in qualità di Direttore associato dell’East Asian History of Science Library a Cambridge.
Joseph Needham è nato a Londra nel 1900 e ha compiuto i suoi studi a Cambridge sotto la guida di F. G. Hopkins, il fondatore della biochimica inglese. Nel 1931 pubblica il trattato Chemical Embriology. L’incontro con Lu Gwei-Djen e altri ricercatori cinesi induce Needham a riformulare i suoi molteplici interessi nell’ottica di una cultura totalmente diversa da quella occidentale. Nel 1942 il governo britannico invia lo studioso in Cina, a Chungking, in qualità di consigliere scientifico. Li, tra il ’42 e il ’46, egli dirigerà il Sino-British Science Cooperation Office e avvierà la raccolta di una biblioteca cinese tra le più ricche al mondo. Nel 1946 è a Parigi dove partecipa alla fondazione dell’Unesco. Torna a Cambridge nel 1948 e inizia la stesura di Scienza e civiltà in Cina a cui attende infaticabile tuttora.
Il Potere del Serpente
Shat – Chakra Nirûpana e Pâdukâ Pañchaka. Due opere sul Laya Yoga tradotte dal sanscrito, con introduzione e commento
Autore/i: Arthur Avalon
Editore: Edizioni Mediterranee
premessa e traduzione di Franco Pintore, introduzione dell’autore.
pp. 388, 8 disegni b/n, Roma
Da quando in Occidente si è diffuso l’interesse per lo Yoga e per analoghe pratiche indù, si è ripetutamente parlato della «misteriosa Kundalinî», ma quasi sempre finendo in divagazioni e in fantasie per la mancanza di conoscenze di prima mano.
La Kundalinî, chiamata simbolicamente anche «il Potere del Serpente» per via di una delle sue raffigurazioni, è la forza creatrice fondamentale dell’universo, così come e presente nel corpo umano, ma in esso trovandosi abitualmente allo stato latente e non essendo priva di relazioni con l’energia sessuale.
Nella Kundalinî e nel risveglio di essa per mezzo di tecniche precise, una delle varietà dello Yoga, forse la più interessante fra tutte, vede l’organo essenziale per tutte le sue realizzazioni, le quali non hanno un caratere semplicemente contemplativo e ascetico ma mirano al risveglio delle forze segrete del corpo, di quei «centri» invisibili e sovrasensibili nei quali si può conoscere e dominare tutta la gerarchia dei poteri dell’universo, fino al limite, costituito dall’identificazione attiva dello yoghi col Principio Primo.
La presente opera tratta dunque del Potere del Serpente, dal punto di vista sia dottrinale che sperimentale; contiene inoltre la prima traduzione dal sanscrito di due importanti testi. La trattazione investe però necessariamente tutto un insieme di insegnamenti tradizionali indù, specie quelli riguardanti l’anatomia e la fisiologia occulta dell’organismo umano, tanto da fornire al lettore una visione completa e s ria di tutto questo dominio di sapienza.
Arthur Avalon è lo pseudonimo usato da sir John Woodroffe per tutti quei suoi libri che non sono soltanto sue opere personali ma che si sono avvalse dell’aiuto, della collaborazione e delle informazioni di molte personalità indù, particolarmente di Maestri e di eruditi, con cui egli ebbe occasione di venire in contatto in un periodo di circa trent’anni trascorsi sul luogo ricoprendo un’alta carica nell’amministrazione anglo-indiana.
Al Woodroffe si deve anche l’edizione di una serie di testi tantrici, oltre a varii altri lavori su analoghi soggetti. La presente opera ha avuto parecchie edizioni inglesi ed è stata tradotta in diverse lingue. In essa il lettore troverà materiale sicuramente autentico, esposto in uno stile semplice ed oggettivo, con ampi riferimenti ai testi ed anche a fonti difficilmente accessibili. Essa costituisce un contributo essenziale nel campo delle scienze spirituali dello Yoga.
Mefistofele e l’Androgine
Autore/i: Eliade Mircea
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione dell’autore, traduzione di Enrico Pinto.
pp. 200, Roma
Mircea Eliade è uno dei più quotati scrittori contemporanei di scienza e storia delle religioni. I suoi libri, tradotti in diverse lingue e assai citati, sono caratterizzati dall’introdurre nella ricerca anche punti di vista spirituali e, in parte, tradizionali, che di solito esulano dagli studi accademici bidimensionali dedicati a questa materia. Nel presente libro questo aspetto ha un particolare rilievo. Oltre ai problemi riguardanti il metodo e la comprensione dei simboli, trattati nel capitolo finale, ha un interesse particolare il mito dell’androgine, reperibile in tradizioni molteplici, mito il quale conduce anche a quello, metafisico, della “totalità”, ossia all’idea di un supremo Principio in cui tutte le antitesi si compongono: la divinità luminosa e quella oscura, Dio e diavolo (Mefistofele), eccetera. Un altro saggio, che utilizza anch’esso un vasto materiale comparativo, è dedicato alle esperienze della “luce mistica”. Un terzo saggio riguarda le forme in cui il mito delle origini si proietta messianicamente nel futuro, coi temi di un annientamento del mondo e del tempo e di un ritorno all’età primordiale o di un ritorno ciclico: sono temi messi in luce anche nelle forme distorte presenti in credenze di selvaggi che si sono continuate fino ai nostri giorni. Non viene tralasciato il complesso che si rifà alle cosiddette “corde magiche” che, di nuovo, partendo da forme di superstizione, è innalzato fino a quello di concezioni spirituali. Il libro; che è di facile lettura; che non richiede nel lettore una qualche cultura specializzata, ha un valore indiscutibile per quel che riguarda un ampliamento di orizzonti spirituali e l’esplorazione di terre quasi ignote del patrimonio tradizionale e folkloristico.
Mircea Eliade (Bucarest 1907-Chicago 1986) formatosi come filosofo e storico delle religioni all’Università di Bucarest, insegnò Storia delle religioni all’Ecole des Hautes Etudes di Parigi e all’Università di Chicago. È considerato uno dei maggiori specialisti dello sciamanesimo, dello Yoga e dei rapporti tra magia e alchimia. Tra le sue opere ricordiamo Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Alchimia asiatica, Arti del metallo e alchimisti, Il sacro e il profano, Trattato di storia delle religioni.
Prefazione
Capitolo I
ESPERIENZE DELLA LUCE MISTICA
Un sogno, 15 – Qaumanek, 18 – L’India: la luce e l’atman, 22 Lo Yoga e le «luci mistiche », 24 – Teofanie luminose, 27 Il buddhismo, 29 – La Luce e il bardo, 33 – Luce e maithuna, 3 – Miti tibetani dell’Uomo-Luce, 37 – L’esperienza indù della Luce mistica, 39 – Tecniche cinesi, 40 – Il Mistero del Fiore d’Oro, 4 – L’Iran, 45 – Antico Testamento e giudaismo, 50 – Il battesimi e la trasfigurazione, 51 – I monaci « fiammeggianti », 54 – Palama e la luce taborica, 56 – Mistica della Luce, 59 – Esperienze spontanee della Luce, 60 – Luce e tempo, 63 – Osservazioni finali, 68
Capitolo II
MEFISTOFELE E L’ANDROGINO O IL MISTERO DELLA TOTALITÀ
La «simpatia» di Mefistofele, 71 – Preistoria della coincidentil oppositorum 74 – L’associazione Dio-Diavolo e l’immersione cosmogonica, 77 – Deva e Asura, 80. – Vrtra a Varuna, 83 – I due piani di riferimento, 86 – Miti e riti d’integrazione, 88 L’androgino nel XIX secolo, 89 – Il romanticismo tedesco, 92 – Il mito dell’androgino, 94 – L’androginia divina, 98 – L’androginazione rituale, 102 – La totalità primordiale, 104 – Dottrine e tecniche tantriche, 108 – Significati della coincidenti a oppositorum, 112.
Capitolo III
RINNOVAMENTO COSMICO ED ESCATOLOGICO
Il nudismo escatologico, 115 – L’arrivo degli Americani e il ritorno dei morti, 118 – Sincretismo pagano-cristiano, 120 – L’annientamento del mondo e l’instaurazione dell’Età dell’Oro, 123 – L’Anno Nuovo e la restaurazione del mondo presso i Californiani 130 – Il rituale Karok, 132 – Anno Nuovo e Cosmogonia, 134 – Rigenerazione periodica del Cosmo, 137 – I ludi romani e l’Açvamedha, 140 – La consacrazione del re indù, 142 – Rigenerazione ed escatologia, 144.
Capitolo IV
CORDE E MARIONETTE
Il «miracolo della corda », 149 – Alcune ipotesi, 153 – Miti tibetani della corda cosmica, 155 – Il filo di uno sciamano negrito, 156 – L’India: corde cosmiche e tessitura pneumatica, 158 – Tessitura e condizionamento, 162 – Immagini, miti, speculazioni, 162 – Corde e marionette, 165 – Aurea Catena Homeri, 167 La «corda astrale », 170 – Corde magiche, 172 – Situazioni, 175.
Capitolo V
OSSERVAZIONI SUL SIMBOLO RELIGIOSO
La moda del simbolismo, 177 – Le inibizioni dello specialista, 181 – Problemi di metodo, 183 – Ciò che «rivelano» i simboli, 189 – La storia dei simboli, 195.
Il Sentiero della Dea
Autore/i: Curott Phyllis
Editore: Venexia
prefazione dell’autore, traduzione di Valeria Trisoglio.
pp. 384, Roma
In questo libro l’autrice racconta il viaggio spirituale che l’ha portata sulle tracce della Dea, alla riscoperta del sacro dentro di noi, in un connubio inviolabile con le energie della Natura. Il suo Libro delle ombre traccia le tappe della sua scoperta della Wicca, e di un’arte tanto antica quanto contemporanea, racchiusa tra i segreti delle piante, i fenomeni atmosferici, le parole e gli spiriti invisibili. L’incontro con donne di saggezza e con i miti perpetuati dalla storia le ha svelato la bellezza e potenza di una divinità immanente, che tutti possiamo conoscere tramite i simboli, i sogni, le tecniche divinatorie e i rituali, espressioni del sacro in ogni aspetto della vita.