Libri dalla categoria Credenze
L’Uomo e la Tecnica
Autore/i: Spengler Oswald
Editore: Ugo Guanda Editore
introduzione di Stefano Zecchi, traduzione di Giovanni Gurisatti.
pp. 104, Parma
«In queste pagine», scrive Spengler, «ho voluto verificare la tenuta dell’approccio applicato nel Tramonto dell’Occidente», applicandolo «la storia dell’uomo a partire dalle sue origini».
In questo breve, ma densissimo saggio del 1931, che dunque si collega strettamente, anzitutto sul piano del metodo, all’opera maggiore, Spengler affronta storicamente il rapporto dell’uomo con la tecnica. «Per Spengler», scrive Stefano Zecchi nell’introduzione, «nella tecnica si rappresenta il destino dell’uomo occidentale, cioè dell’uomo ’faustiano’ che ha assegnato al logos il significato di “azione” e che ha fatto dell’esperienza vissuta – del bisogno di amore e di potere, del desiderio di infinito e di eterno – il principio stesso della conoscenza e della propria formazione. La tecnica è destino: ciò significa che non possiamo sottrarci ad essa e che la sua storia e antica quanto quella dell’uomo». Nel Tramonto dell’Occidente, vi erano pagine piuttosto centrali sull’origine magica e cultuale della tecnica.
Ora, di questo non c’è più traccia. La tecnica assume, nel pensiero spengleriano, una dimensione eroica, perché è eroico il rapporto che l’uomo faustiano stabilisce con la natura. «Da un lato» (ancora dall’introduzione) «è sottolineato l’imporsi della tecnica sulla natura come norma della modernità, dall’altro viene messo in evidenza l’aspetto eccezionale di queste imposizioni, con l’evocazione della figura dell’eroe.»
Oswald Spengler nacque a Blankenburg (Harz) nel 1880. Studiò scienze naturali e matematica a Monaco, Berlino e Halle, e per tre anni fu professore di ginnasio di queste materie ad Amburgo. Si trasferì poi a Monaco, dove si dedicò privatamente agli studi e dove morì nel 1936. Fece parte di varie organizzazioni scientifiche e in particolare, come membro del comitato di fondazione, del Forschungsinstitut für Kulturmorphologie, divenuto poi Frobenius-Institut. Tra le sue opere: Il tramonto dell’Occidente (1918-1922) – edito da Guanda -, Il socialismo prussiano (1920) e Anni decisivi (1933).
Le Nostre Erbe e Piante Medicinali
Autore/i: De Maria Giorgio
Editore: Fratelli Melita Editori
premessa dell’autore.
pp. 272, riccamente e interamente illustrato da foto e disegni a colori, Genova
Dalla premessa dell’autore:
“Quando si affronta un discorso che ha come oggetto le «Piante medicinali» si evidenziano quasi sempre dei piccoli problemi di presentazione e di impostazione. Infatti il settore erboristico investe oggi non solo il campo scientifico, ma soprattutto quello economico-commerciale e di riflesso, in certi casi non tutti giustificabili, anche quello consumistico.
E innegabile infatti che, attualmente, sotto le sollecitazioni generiche di un «ritorno alla natura», tanto auspicabile in linea generale quanto retorico se non accompagnato da valide argomentazioni, si celino gli interessi più disparati che possono travisare il senso più genuino di questo ravvicinamento alla Natura e al mondo vegetale in particolare, rendendo più difficile il compito di chi si propone di descriverne le reali funzioni e le possibilità di sfruttamento.
La vasta ”letteratura pseudo-scientifica apparsa in questi ultimi anni, avente come tema specifico il binomio «pianta-salute», e le azioni pubblicitarie, promosse attraverso i più comuni mezzi di comunicazione, hanno indubbiamente ridato vita ad un campo, come quello erboristico-medicinale, per lungo tempo dimenticato, riproponendolo all’attenzione, in termini «nuovi», sotto «nuove» prospettive e con più ampie possibilità di impieghi terapeutici. Se, da un lato, questo discorso è valido, perché tiene conto delle più recenti acquisizioni scientifiche nel settore della ricerca chimica-farmacologica applicata alle piante così dette «medicinali», è altrettanto vero che una cospicua fonte di informazioni e di suggerimenti ci proviene, inalterati nel tempo, dalle tradizioni popolari e dalle esperienze mediche del nostro passato, troppo in fretta dimenticate, perché poco apprezzate, nel loro valore storico-scientifico reale. Non si può certo negare infatti, che fino a pochi decenni fa la scienza medica e farmaceutica basasse le proprie risorse terapeutiche sull’impiego, quasi esclusivo, di certe piante, dette «officinali», perché usate nelle «officine» farmaceutiche di un tempo, da cui si ricavavano indiscussi successi. Sulla scorta di tali acquisizioni, sì sono poste le basi di una ricerca chimica, per l’isolamento di principi,validi terapeuticamente.
E proprio ad un gruppo di piante medicinali, che tradizionalmente sono note come «piante officinali» o «piante della medicina popolare», che abbiamo rivolto la nostra attenzione, sia perché fanno parte della flora spontanea italiana, e per questo costituenti un patrimonio prezioso del nostro territorio, sia perché ampiamente rivalutabili, al tempo attuale, a scopi salutari, allorquando si richiedano terapie «blande» e prive di effetti collaterali indesiderati, nella cura di alcune affezioni del nostro organismo.
Per questi motivi, è auspicabile che una maggiore conoscenza botanica e una giusta valorizzazione di questo gruppo di piante, possa ampliare le possibilità di ricerche più specifiche sui principi in esse contenuti e sulle loro azioni, ed essere, al tempo stesso, fonte di nuovi impieghi terapeutici.
La presentazione, nel testo, di circa un centinaio di specie della flora spontanea italiana, riportate sottoforma di schede e accompagnate da immagini fotografiche, è preceduta da brevi cenni sulla storia delle piante medicinali attraverso i tempi, a cui fa seguito una parte generale, dedicata ai costituenti principali delle piante medicinali e ai loro principali e più comuni impieghi.
Completano il testo un capitoletto relativo alle «piante velenose» e una «chiave analitica pratica», per l’identificazione botanica delle specie citate, che può essere di un certo aiuto per chi voglia accostarsi al mondo delle piante e conoscerne più da vicino le caratteristiche morfologiche e le leggi che governano la loro esistenza.”
Economia Naturale ed Economia Monetaria
Nella storia universale
Autore/i: Dopsch Alfons
Editore: Sansoni Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Bruno Paradisi.
pp. 276, Firenze
L’oggetto del presente volume costituisce un problema più che famoso della storia economica generale. La concezione dell‘economia naturale e dell’economia monetaria come di un susseguirsi di epoche economiche in uno sviluppo lineare e crescente dai primitivi e dalla più remota antichità fino all’alto livello della nostra cultura attuale, crolla non appena si sia acquistata coscienza della grande varietà di forme che le fonti mostrano ovunque.
Tale pluralità di fenomeni storici rende impossibile costringere la verità in uno schema così semplice. Anche la scappatoia, che è necessaria a quella teoria dell’evoluzione, di spiegare tutti i fatti storici che le si oppongono congetturando delle ricadute dall’economia monetaria nell’economia naturale, fallisce allorché i singoli procedimenti vengano accertati con una più precisa indagine. Le qualificazioni tipologiche usate fin qui si dimostrano assolutamente inadatte a rappresentare la verità storica, poiché l’economia naturale e l’economia monetaria non sono affatto suscettibili di essere distinte l’una dall’altra così come si è usato fare per lo più.
All’autore è sembrato opportuno perciò prima di tutto chiarire i fatti storici e a questo fine è parso necessario comprendere fondamentalmente in questo esame tutti i popoli e tutti i tempi; e ciò non soltanto per conseguire una visione complessiva ma, insieme, per offrire il più ampio materiale possibile di confronto.
Questo libro può contribuire così al nuovo orientamento della nostra conoscenza complessiva della storia economica; esso ci deve aiutare specialmente a liberarci da quella unilateralità di cui era stata causa per lungo tempo la teoria economica, prima ancora che la completezza dei singoli dati storici fosse in grado di ottenere una più benemerita reazione sul complesso.
Nato il 14 giugno 1868 a Lobositz (Boemia), Alfons Dopsch, dopo essersi rivolto agli studi di storia austriaca (insegnò storia all’università di Vienna dal 1900 al 1938, dopo aver compiuto viaggi di studio in tutta Europa), orientò i suoi interessi alla storia economica e sociale, scrivendo una serie di opere di grande importanza per la conoscenza delle età economiche nella storia universale. Dopsch è morto a Vienna nel 1953.
Istruzioni dall’Aldilà
Per vivere più sereni, per superare le avversità, angosce e paure, per curare le malattie ed allontanare il dolore, per comunicare con i trapassati – Rivelazioni medianiche su quanto proveremo al momento della morte e subito dopo
Autore/i: Cellina Federico
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione di Paola Giovetti.
pp. 248, Roma
L’Autore ci offre in queste pagine una sintesi dell’insegnamento dai Maestri della Dimensione Spirituale, un riassunto della “filosofia degli Spiriti” quale è pervenuta nelle più importanti comunicazioni medianiche degli ultimi centocinquanta anni. Tale insegnamento è in grado di risolvere tutti i perché della vita e può essere utile a ciascuno per viverla in modo migliore. In questa chiave, Federico Cellina spiega come sia possibile superare difficoltà, angosce e paure, malanni e malattie fisiche e psichiche, dolori e sofferenze morali, la paura di essere vittime di “fatture” o del malocchio, il terrore della morte e dell’inferno. Le istruzioni “operative” dei Maestri insegnano come vincere tutto questo e il libro si conclude con insegnamenti relativi al trapasso, spiegando anche le modalità per comunicare più agevolmente con il cosiddetto “aldilà”.
Federico Cellina, laureato in legge, specializzato in politica internazionale e consulente europeo di marketing, vive a Milano. Da sempre segue e studia con grande interesse i fenomeni spirituali relativi ai contatti e alle comunicazioni tra il nostro mondo e il mondo invisibile. Si interessa inoltre di problemi di ricerca spirituale ed evolutiva.
Demonologia
Come avvicinarsi ad una materia scottante e ricca di fascino • Conoscere rituali e incantesimi • Svelare verità tenute occulte da secoli. Metodo pratico per tracciare pentacoli, talismani, e cerchi magici • Entrare in contatto con forze misteriose • Compiere azioni magiche.
Autore/i: Marchiaro Claudio
Editore: Casa Editrice Meb
pp. 128, ill. b/n, Torino
Il Diavolo esiste. Le recenti affermazioni della Chiesa e tutta una tradizione antica di secoli confermano che questa misteriosa presenza partecipa alla nostra vita quotidiana.
Ma chi è il Diavolo? Come agisce, con quali manifestazioni compare e si presenta? È possibile evocarlo seguendo i rituali e le pratiche magiche tramandateci dai grandi maghi ed occultisti del passato?
A queste e a molte altre inquietanti domande questo libro propone una risposta esauriente e chiara.
La Sindrome Dinastica
Autore/i: Ferrarotti Franco
Editore: Lalli Editore
prefazione dell’autore.
pp. 128, Poggibonsi
Si sa che le «prefazioni», come gli articoli o le conferenze, non fanno libro. Le ragioni sono intuibili: carattere occasionale, andamento rapsodico, frammentario. Difficile negarlo. E tuttavia un filo rosso, molto consistente e coerente, percorre queste «prefazioni». Ne risulta un libro curioso in cui il dato biografico si lega al ragionamento teorico, l’aneddoto alla teoria. Sarebbe arrischiato scorgervi un embrione di sociologia della sociologia. È indubbio però che restano come le biffe di una traiettoria, che è esistenziale e teoretica nello stesso tempo, tanto da consentire una lettura su piani molteplici. Che ciò comporti un certo grado di ambiguità non dovrebbe; sorprendere.
E ad ogni buon conto la partita è ancora aperta.
Lo Yoga
Immortalità e Libertà
Autore/i: Eliade Mircea
Editore: Rizzoli
premessa dell’autore, a cura di Furio Jesi, traduzione di Giorgio Pagliaro.
pp. 432, Milano
In questa stagione di ”fuga in Oriente” per eludere i dolori, e con essi le responsabilità, della storia, è specialmente opportuno un libro capace di porre l’europeo dinanzi alla tradizione yoga con tutto il rigore di uno scienziato che ha affrontato concretamente, di persona, l’itinerario yoga verso la liberazione. Il pregio dell’opera di Eliade consiste nella sua severità scientifica, nella sua esattezza documentaria, e al tempo stesso nel suo presupposto, ben attuato, di non sterilizzare un’esperienza di vita e di saggezza come un oggetto di enciclopedia, un preparato di laboratorio. Consapevole, esplicitamente, dell’estrema difficoltà che si pone di fatto tra le ambizioni dell’europeo affascinato dall’India, ed un autentico rapporto con la tradizione yoga, Eliade in questo libro (che contiene la sintesi delle sue lunghe ricerche) si è proposto di collocare di fronte alla cultura occidentale il quadro scientifico dei tratti di un modo di essere che è radicalmente diverso dal nostro, di oggi, e che con la sua differenza funge da stimolo di libertà e di vivacità di pensiero. L’opera di Eliade è, del resto, una summa molto ricca e criticamente accurata non solo della tradizione yoga, ma di tutti gli aspetti delle culture indiane che in qualche modo ebbero o hanno a che fare con tale tradizione. Si tratta dunque di un libro che unisce i caratteri e i pregi del trattato e del saggio.
Mircea Eliade è nato a Bucarest nel 1907. Ha studiato nelle università di Bucarest e di Calcutta, perfezionando durante una permanenza nell’ashram di Rishikesh, alle pendici dell’Himalaya, la sua conoscenza delle religioni e delle filosofie dell’India. Docente a Bucarest nel 1934, addetto culturale romeno a Londra (1940-41) e a Lisbona (1941-44), Eliade si è trasferito nel 1945 a Parigi, assumendo la direzione del Centro Romeno di Ricerche e tenendo corsi di storia delle religioni all’Ecole des Hautes Etudes. Dal 1957 è professore di storia delle religioni nell’Università di Chicago. Ha diretto la rivista di studi religiosi «Zalmoxis» (Parigi-Bucarest, 1938-42), ed è condirettore della rivista «History of Religions» (Chicago, 1962 e seg.). Tra le sue opere principali ricordiamo.Manuel d’histoire des religions, Parigi 1949, trad. it. Torino 1954; Le Chamanisme et les techniques archaïques de l’extase, Parigi 1951, trad. it. Torino 1954; Le Mythe de l’éternel retour, Parigi 1949, trad. it. Milano 1969; Mythes, rêves et mystères, Parigi 1957; De Zalmoxis à Gengis-Khan, Parigi 1970. Eliade è pure autore di opere poetiche e narrative: ricordiamo in particolare i romanzi Maitreyi (trad. franc. La nuit bengali, Parigi 1950) e Noaptea de Sânzienne (trad. franc. Forèt interdite, Parigi 1955).
Mille Sentenze Indiane
Autore/i: Autori vari
Editore: Sansoni Editore
scelte e tradotte dai testi originali, con introduzione e note a cura di Paolo Emilio Pavolini.
pp. XXXIII-156, 2 tavv. b/n f.t. di cui 1 ripiegata, Firenze
Dall’introduzione di Paolo Emilio Pavolini:
«Le mille sentenze che qui si offrono tradotte, e delle quali potrebbe andar superba qualsiasi delle più gloriose letterature antiche e moderne, non sono che una piccolissima parte della sterminata poesia gnomica dell’India. Le due raccolte citate per prime nell’Elenco bibliografico, ne contengono rispettivamente 7613 e 10240; aggiungendovi quelle ricavate da altri testi, sono non meno di diciannovemila, in cifra tonda, le sentenze da me lette per sceglierne il migliaio (I), che mi parve necessario a dare un’idea non inadeguata di questa meravigliosa fioritura. La quale, germogliante già nell’antichissimo periodo vedico, riempie di una lussureggiante vegetazione le due grandi epopee nazionali, Mahâbhârata e Râmâyana e colorisce e profuma le scene dei drammi, le favole e le novelle, persino i trattati del giure e della scienza, sinchè vien raccolta e bellamente ordinata nei giardini e nelle serre delle antologie.[…]»
La Stregoneria dei Vani
Atti di Studio e Ricerca
Autore/i: Heid Laugrith
Editore: Anaelsas Edizioni
prima edizione, introduzione di Ottavio Adriano Spinelli, prefazione di Ylenia Oliverio.
pp. 240, nn. ill. b/n, Capannori (LU)
Questo testo nasce da una ricerca teorico pratica dell’autrice.
È incentrato sulle fasi archeologiche del lavoro della Gimbutas: lo studio di ricercatori europei in ambito accademico e politeistico; la tracciatura dei testi norreni, al fine di cercare un filone conduttore che possa coadiuvare la ripresa del più antico dei culti Autoctoni ed Europei.
Il sentiero politeistico tracciato su questo è una Stregoneria tradizionale senza filtri né rimaneggiamenti, diretta da fonte a fonte. Riprende i sincronismi di tutte le più abili tecniche esoteriche sposate da antiche ritualistiche, anch’esse tracciate dalle Saghe e dai suppellettili votivi di età Pre ed Indoeuropea.
La Stregoneria dei Vani è la Stregoneria Occulta, Oscura, Necromantica, Ritualistica del Pantheon Vanico.
«Da Verbo trassi Verbo
Da Opera trassi Opera…
Nel privilegio di sacrificare me a me stessa…
Poiché ogni varco è sospiro tra cielo e terra»
Spesso la ricerca del passato, attraverso delle reminiscenze storiche e tracce residuali della tradizione orale, è complicata e a dir poco difficile da relazionare.
Con questo libro si pubblica un lavoro di ricerca e tematica didattica livello stregonico svolta negli ultimi due anni.
Dove è possibile, verranno date delle brevi tracce sulla mitologia in esame, ma non sarà il cuore di questa tesi, poiché non ne rappresenta lo scopo; si sottintende che questo venga fatto, a priori, da chiunque si diletti a leggere tale lavoro.
Il termine nordico non è facilmente gestibile in quanto il suo spazio semantico è a dir poco vasto e richiede ben diverse applicazioni.
È un corpus di culture che vanno dall’inizio del III secolo all’avvento cristiano.
Se si esamina la regione Baltica (Prussiani, Lituani e Lettoni), il periodo percorre una imponente fase preistorica, che diverrà una base di fonti che si estendono per tutta l’area da Mosca e Berlino.
Le antiche credenze baltiche costituiscono imponente schema di valuta-auree della Religione del Nord, dove si evincono le caratteristiche dei culti autoctoni di matrice matriarcale, culti fondati su divinità femminili come Lamia, Ragana e Gabjas, che ritroveremo nelle tipologie dei culti Vanici, le quali riprendono deità autoctone.
Nella sapienziale mitologia scandinava, elaborata dal filologo Dumézil, i principali ruoli si scambiano tra due dei gruppi divini: Asi e Vani.
In origine le fazioni vivevano in pace; questa fusione la troviamo esplicata da Adamo di Brema nella descrizione del Tempio di Uppsala.
“Dal Cuore della Terra emerge
Forgiato nei Toni Antichi
della Vanica Essenza
Il Desiderio della Strega.
Con affilati artigli
la sua mano incide il tronco
Gesto Segno e Volontà
Nettare di Sapienza sgorga copioso
Ora, Tu
sii pronto a suggere, avido,
il Seme della Tradizione”
(Cesare Minucci)
Le Razze Europee
Autore/i: Romano Olivieri
Editore: Alkaest
pp. 160, Genova
Ha senso parlare di “razze” umane? E che dire del differenziamento fra bianchi europei? Con un originale metodo interdisciplinare che ha come momento centrale un rigoroso compendio dei dati forniti dall’antropologia fisica, la filogenesi dell’uomo europeo viene scrupolosamente ricostruita attraverso lo sterminato catalogo dell’archeologia preistorica, coinvolgendo geologia e linguistica, mitologia e biologia: per la prima volta in Italia si rende accessibile al lettore non specialista una mappa antropologica europea, redatta seguendo le svolte fondamentali nella macrostoria del continente.
Esemplare nella chiarezza dell’enunciato scientifico fino ad assumere la funzione di un vero e proprio manuale, il saggio sviluppa su un piano parallelo la storia culturale delle opinioni sulla razza nell’otto e novecento, con l’affabilità e l’ironia tipiche dell’opera letteraria. Restituiti in un lucido quadro d’insieme denso di richiami alla psicanalisi, nello stile catturante del narratore, il lettore troverà il labirinto del pensiero razzista e l’insorgere delle voci contrarie.
Romano Olivieri è nato a Genova nel 1940. Avviatosi alla carriera militare, se ne è staccato laureandosi in ingegneria e impiegandosi nell’industria in varie città italiane. Attualmente vive e lavora a Genova.
Ha esordito con un’opera di narrativa ( “Ragioniere”, Edikon, Milano 1970). Si è laureato successivamente in lettere, occupandosi per vari anni di storia della tecnica e soprattutto di antropologia e di preistoria, con ricerche anche sul campo. Nel 1979 ha pubblicato un secondo romanzo (“O mia patria”, Carpena, Sarzana).
I Piedi di Fumiko – Ave Maria
Autore/i: Tanizaki Junichiro
Editore: Marsilio Editori
unica edizione, a cura di Luisa Bienati, traduzioni di Luisa Campagnol e Luisa Bienati.
pp. 170, Venezia
Ave Maria e I piedi di Fumiko, la Madonna della tradizione cristiana ovvero il simbolo, al femminile, della purezza e del divino e una concubina giapponese, Fumiko, o meglio una sola parte di lei, i suoi piedi: due titoli che evocano immagini di stridente contrasto, in un accostamento in apparenza azzardato. Da un lato la bellezza angelicante simbolo etereo di un «bello» irraggiungibile e dall’altro la bellezza corporea, terrena, quella che si può toccare ed esprimere.
Entrambi i racconti trasportano il lettore fedele di Tanizaki in un’atmosfera che ben conosce: un uomo e l’oggetto del suo desiderio, una donna, una parte di una donna, un’astrazione che tende alla immaterialità di un fantasma.
Un’altra sublime variazione di quell’eterna rappresentazione di archetipi che potrebbe forse essere la cifra comprensiva di tutta l’opera di Tanizaki. Ma il lettore fedele sa anche che non deve lasciarsi trarre in inganno, sa che la familiarità e la vicinanza, la tentazione di riconoscere come proprio quel mondo è frutto solo della raffinata maestria dello scrittore, al quale riesce di costruire un ponte, di rendere comprensibile anche per noi un modo di sentire che ci resta lontanissimo: «Man mano che diventavo adulto, bianco si identificava con donna.
Eppure il sentimento di amore verso voi tutte non è diverso dal sentimento di amore per bambole e topi. Tu dici che non è così, che nei confronti delle donne doveva entrare in gioco il desiderio sessuale, ma se così fosse cosa diavolo è il desiderio sessuale?
Anche quello dopotutto non è forse un sentimento di amore per il bianco?».
Jun’ichiro Tanizaki (1886 – 1965), il più grande scrittore giapponese moderno, è noto in Italia per una serie di capolavori comparsi già a partire dagli anni sessanta. Dei racconti qui presentati, I piedi di Fumiko (1919) è in prima traduzione italiana, mentre Ave Maria (1923) è in prima traduzione mondiale. Di Tanizaki la Marsilio ha pubblicato nel 1994 Storia di Tomoda e Mastunaga.
Il Veleno di Afrodite
Autore/i: Tanizaki Junichiro
Editore: Garzanti Editore
unica edizione, traduzione dal giapponese e cura di Emanuele Ciccarella.
pp. 208, Milano
I veleni di Afrodite raccoglie due inquietanti racconti di Jun’ichirō Tanizaki, inediti in Italia: Fino ad essere abbandonato (1913) e Jōtarō (1914). Sono le storie parallele di due rapporti di coppia estremi, perturbanti, costruiti intorno a un comune nucleo di ossessioni. Proiettandosi nel profondo dei misteri delle passioni umane, esplorando gli squilibri su cui si edifica ogni incontro tra un uomo e una donna, Tanizaki rende un tormentato e temerario omaggio al misterioso intreccio di vita e arte, alla religione della bellezza, alla sofferenza e al martirio che essa esige.
Il protagonista di Fino ad essere abbandonato, il giovane Kōkichi, vive l’amore come una sorta di «atto artistico»: la donna prescelta andrà educata, influenzata, trasformata giorno per giorno, fino a diventare un’opera d’arte, «l’arte più sublime, perché fatta di carne e di sangue». Alla fine del processo, tuttavia, questa «donna-opera-d’arte» finirà inevitabilmente per rivoltare le proprie armi contro chi ha liberato i suoi desideri più profondi.
Anche Jōtarō, il protagonista dell’omonimo racconto, vuole conciliare «verità» e «bellezza»: per lui, la bellezza s’incarna in una donna bella e malvagia da adorare, una sorta di divinità femminile di cui diventare schiavo e dalla quale farsi umiliare. TI masochismo psicologico di Kōkichi evolve fino all’accettazione della propria natura, fino a un masochismo fisico che Tanizaki descrive in termini assai espliciti, anche se con una venatura grottesca e crudele: «Il corpo pingue di Jōtarō fu messo sul pavimento a pancia in giù come una palla. In un batter d’occhi tutte e due le gambe furono piegate all’indietro all’altezza del bacino e legate insieme ai polsi. Sembrava uno strano animale senza membra, una vera e propria pancia vivente».
Jun’ichirō Tanizaki (1886-1965) è uno dei massimi scrittori del nostro secolo. Sono numerose le sue opere tradotte in italiano, tra cui L’amore di uno sciocco (1924), Gli insetti preferiscono le ortiche (1929), Neve sottile (1945-48), La chiave (1956), Il diario di un vecchio pazzo (1962) e Libro d’ombra (1933).
Tertium Organum
Una chiave per gli enigmi del mondo
Autore/i: Ouspensky Peter Demianovich
Editore: Casa Editrice Astrolabio
prefazione dell’autore, nota introduttiva di Claude Bragdon, traduzione di Pietro Negri.
pp. 328, Roma
I fondamenti di una nuova logica al la di quella di Aristotele e di Bacone. Un ponte tra il razionalismo dell’Occidente e il misticismo dell’Oriente.
Ouspensky è al tempo stesso un matematico e un mistico, e con la fredda logica dell’uno e la visione ispirata dell’altro ha formulato una filosofia basata sul concetto matematico noto comunemente come la Quarta Dimensione. Di questo concetto si serve per costruire un ponte fra il razionalismo dell’Occidente e il misticismo dell’Oriente: un’impresa che mai prima era stata portata a termine in modo così convincente.
Secondo Ouspensky, la dimensionalità dello spazio corrisponde allo sviluppo della coscienza e la quarta dimensione potrebbe essere definita come la quarta forma di manifestazione della coscienza. Questa coscienza superiore, o cosmica, davanti alla cui soglia si trova oggi l’umanità, esige una nuova logica, una logica che vada al di là di quella di Aristotele e di Bacone. Di qui il titolo di Tertium Organum, il nuovo canone del pensiero.
Questo è il primo libro importante che tratti della Nuova Matematica e della teoria della Relatività dal punto di vista della filosofia. È un’opera profonda, semplice, audace, provocante: un’opera geniale.
P. D. Ouspensky è nato a Mosca nel 1878. Nel suo primo libro, The Fourth Dimension (1909), offriva un contributo alla teoria matematica; furono Tertium Organum (1912) e A New Model of the Universe (scritto nel 1914) a rivelare la sua statura di pensatore e la sua profonda preoccupazione per i problemi dell’esistenza umana.
L’incontro con Gurdjieff (1915) segnò una svolta nella sua vita. Da quel momento in poi il suo interesse si volse esclusivamente allo studio pratico dei metodi di sviluppo della coscienza nell’uomo.
Di Ouspensky, in questa collana, sono già apparsi La Quarta Via e Frammenti di un insegnamento sconosciuto.
Colloqui con un Diavolo
Due allegorie metafisiche
Autore/i: Ouspensky Peter Demianovich
Editore: Edizioni Mediterranee
prefazione e note di Gianfranco de Turris, introduzione e cura di John G. Bennett, traduzione di Stefania Bonarelli.
pp. 160, Roma
Colloqui con un diavolo fu scritto da Ouspensky nel 1914, durante un periodo di ricerche in India e a Ceylon precedente all’incontro con Gurdijeff. L’opera contiene due racconti, o «allegorie metafisiche», scritti da Ouspensky per render nota la sua convinzione che l’errore principale dell’uomo consiste nel credere che il mondo materiale sia l’unica realtà. Le novelle di questo libro esaminano due problemi che Ouspensky reputava fondamentali. Il primo è quello del «male consapevole». L’Autore era profondamente convinto che il male è sonno, meccanicità e assenza di intenzione, cose delle quali siamo indirettamente responsabili, perché è nostro potere non dormire e non essere meccanici. Questo tema è il filo conduttore de «L’inventore», il quale arreca danno proprio quando crede di operare bene. Il «Diavolo benevolo» protagonista del secondo racconto desidera che il genere umano sia felice e non si proponga di raggiungere un chimerico «altro mondo». Questa allegoria enfatizza la portata della delusione, dell’autoinganno dell’uomo, che rimane attaccato alla Terra perché dorme, perché non conosce la realtà, perché «non desidera» svegliarsi. In ambedue le storie il diavolo non raggiunge i suoi obiettivi: è indifeso quanto le sue potenziali vittime. Ma ciò indica solo che il mondo è del tutto irrazionale, che non dobbiamo aspettarci né risposte ai nostri interrogativi, né una morale per le nostre storie. In questa visione pessimista, Ouspensky propone un’unica, disperata speranza: «Noi non possiamo sapere se quest’opera è possibile. Non vi dobbiamo rinunciare, sebbene nulla provi che essa ci affrancherà dalle tenebre. Non esiste nient’altro, e quindi dobbiamo aggrapparci tutti a quest’unico appiglio».
Peter Demianovich Ouspensky, nacque a Mosca nel 1878. I suoi libri Tertium Organum (pubblicato nella presente collana) e A New Model of the Universe rivelarono la sua grandezza come matematico e pensatore e il suo vivo interesse per i problemi dell’esistenza umana. Dopo l’incontro con Gurdjieff nel 1915, concentrò il suo interesse sullo studio pratico dei metodi per lo sviluppo della consapevolezza, com’è esposto in Frammenti di un insegnamento sconosciuto e La Quarta via.
Storia della Letteratura Egiziana Antica
Autore/i: Donadoni Sergio
Editore: Nuova Accademia Editrice
prefazione dell’autore.
pp. 340, 1 tavv. a colori ripiegata f.t., Milano
“È un assioma piuttosto diffuso fra gli egittologi che scrivere una storia della letteratura egiziana non sia possibile; e con malizia è stato notato come i rari tentativi abbiano confermato la giustezza della sentenza. E, in verità, essa sembra confortata da una serie di considerazioni sulla non controllabile arbitrarietà del caso che ci ha salvato i testi, sulla difficoltà della interpretazione, sulla anonimia usuale della maggior parte delle opere, sulla solo imperfetta conoscenza che della lingua abbiamo in quel che e il suo più intimo carattere di stile. È veramente un deserto in cui si levano rovine.
Ma c’è, nella dichiarazione di impotenza, anche un implicito errore di prospettiva: ché si ha davanti agli occhi un modulo già predeterminato di che cosa sia storia di una letteratura, ed è riferendosi a tale modulo che si dice l’incapacità di quella egiziana ad adeguarvisi. Mi sembra che il problema vada affrontato altrimenti: bisognerà partire da quel che effettivamente ci è restato, e stabilire in che rapporti possano essere messi gli uni con gli altri i singoli monumenti, quali problemi di cultura comune circoscrivano, come si condizionino vicendevolmente. Cosa possa essere una storia della letteratura egiziana lo dirà solo questo processo di identificazione e di interpretazione dei testi come elementi di un organismo unico: la definizione di certi indirizzi di «cultura letteraria», e, più profondamente, di esperienze umane come esperienze di una società.[…]”
Sergio Donadoni, pisano, è professore titolare della cattedra di egittologia all’Università di Milano.
Egli ha fatto parte di varie missioni archeologiche tra cui quella dell’Università di Firenze ad Antinoe e quella dell’Università di Milano a Madinet Madi. Ha, inoltre, partecipato alla Missione epigrafica egiziana al tempio di Abu Simbel in Nubia, come membro straniero designato dall’UNESCO.
Sergio Donadoni ha, dunque, avuto modo di approfondire e ampliare direttamente alle fonti il campo dei propri studi e delle proprie conoscenze. Frutto di questa attività sono numerosi scritti e opere; tra queste ultime ricordiamo: La Civiltà Egiziana (1940), Arte Egizia (1955), La religione egiziana (1955). Ad esse viene ora ad aggiungersi la presente Storia della letteratura egiziana, opera che risalta come una delle più eccezionali, culturalmente importanti e, insieme, suggestive di tutto il «Thesaurus Litterarum».
Natura e Pensiero Ebraico
Autore/i: Laras Giuseppe
Editore: Editoriale Jaca Book
premessa dell’autore.
pp. 152, Milano
«Quanto sono grandi le Tue opere, o Signore, quanto infinitamente profondi i tuoi pensieri» (Slm XCII, 6). Le parole di questo Salmo bene illustrano l’apprezzamento profondo, da parte del pensiero dell’ebraismo, del creato e della natura, esaltando la positività intrinseca della dimensione concreta e materiale di questo mondo fisico. Tale prospettiva «materiale» inoltre è, al contempo, profondamente intrisa di spiritualità. La natura, cioè, rende testimonianza della grandezza e della sapienza del Creatore, esaltandole. Esistono conciliazioni possibili tra scienza e tradizione religiosa? Eventualmente, cosa è possibile recepire delle acquisizioni scientifiche in seno alla riflessione religiosa ebraica? Non sono esistite né tuttora esistono risposte univoche; tuttavia un confronto, ricercato positivamente o ineluttabilmente subìto, non ha mai cessato di essere e di prosperare in seno alle varie stagioni del pensiero di Israele, alimentandolo. Tra Qabbalah, riflessione teologica razionale, spinozismo e Halakhah (la normativa religiosa), un maestro contemporaneo dell’ebraismo ci restituisce una visione di insieme inedita e ricca di spunti.
Giuseppe Laras e uno dei più eminenti rabbini europei e una voce autorevole della cultura italiana. Studioso insigne del pensiero ebraico medievale e rinascimentale, e conosciuto e apprezzato a livello internazionale. Strettamente legato al cardinale Carlo Maria Martini, e tra i massimi esponenti e interpreti del dialogo ebraico-cristiano in Italia, Europa e Israele. Rabbino Capo ad Ancona, poi a Livorno e a Milano, per quasi tre decadi è stato il Presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana.
Attualmente presiede il Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia. Ha insegnato Storia del pensiero Ebraico presso l’Università Statale di Milano. Tra i suoi numerosi scritti La mistica Ebraica (Jaca Book 2012).
La Sociologia del Rito
Il rito nella vita quotidiana
Autore/i: Cazeneuve Jean
Editore: Il Saggiatore
traduzione di Salvatore Veca.
pp. 400, Milano
La principale utilità delle scienze sociali, dice Cazeneuve, è quella di far comprendere i fenomeni sociali più ordinari, cioè di aiutarci a orientarci nelle più comuni circostanze della vita. Tra i tipi di condotta umana ve ne sono alcuni il cui disegno e, più in generale, la cui logica sono manifesti, altri che risultano interpretabili solo dal sociologo. Da questo punto di vista, i riti rappresentano un terreno d’indagine privilegiato. Sul piano metodologico, l’Autore si muove tra la tesi comparativa di Lévy-Bruhl e la tesi storicistica di Marcel Mauss, senza trascurare la lezione strutturalistica di Levi-Strauss e le risorse della Psicanalisi.
Jean Cazeneuve è nato, a Ussel (Francia) nel 1915. È stato allievo all’École Normale Supérieure e si è laureato in lettere. Dal 1954 al 1955 ha compiuto una missione etnografica presso gli Indiani Zuni. Dal 1966 insegna alla Sorbona. Delle opere di Cazeneuve il Saggiatore ha pubblicato La sociologia di Mauss.
Il Libro della Tradizione
Simboli e significati della tradizione iniziatica
Autore/i: Angebert Jean-Michel
Editore: Edizioni Mediterranee
edizione italiana a cura di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, introduzione dell’autore, traduzione di Riccardo Leveghi, in copertina: materializzazione visiva in un campo elettronico di una vibrazione sonora (da un filmato di R. Nameth).
pp. 384, tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Roma
Questo librò può essere definito una «storia segreta dell’umanità», una storia diversa, vista dietro le quinte, laddove le motivazioni profonde e spesso misteriose di tanti avvenimenti acquistano una nuova e autentica spiegazione. La vicenda storica, religiosa e intellettuale dell’uomo è esaminata al di là delle apparenze, nella ricerca di un filo conduttore extraumano. Questo filo segreto è stato dagli autori rintracciato nelle dottrine esoteriche, insegnamenti occulti limitati ad un ristretto numero di adepti e sopravvissuti a tutti gli sconvolgimenti della storia.
Jean-Michel Angebert risalgono alle origini della nostra civiltà, fino agli iniziatori della attuale umanità, che sono da ricercare nel misterioso continente del Pacifico, Mu, e tra gli «Uomini di Cristallo» della favolosa Thule iperborea. Dall’età d’oro della Tradizione alla moderna Età del Ferro, assistiamo ad una eterna lotta tra i custodi di un antico Sapere e le religioni ufficialmente stabilite e riconosciute. Di volta in volta, druidi, eretici, Catari e Templari hanno operato la trasmutazione dell’uomo in una operazione alchemica simboleggiata dalla ricerca del Graal. Spiegato il senso superiore degli ordini cavallereschi e il significato spirituale dell’Alchimia, gli autori arrivano fino ai tempi moderni, in una contro-storia che mette in luce valori e tradizioni occulte spesso sconosciuti o dimenticati.
Mumonkan – La Porta Senza Porta
Autore/i: Zenkei Shibayama
Editore: Ubaldini Editore
testo originale col commento e introduzione del Maestro Zen Zenkei Shibayama, prefazione di Kenneth W. Morgan, prefazione di Shuan, traduzione italiana di Fabrizio Pregadio, traduzione inglese di Sumiko Kudo.
pp. 352, Roma
Per oltre sette secoli i monaci cinesi e giapponesi si sono esercitati sui quarantotto criptici detti del “Mumonkan”, la più celebre e caratteristica raccolta di “koan” dello Zen e il testo fondamentale per mostrare agli allievi la direzione del loro addestramento.
Con questo volume finalmente il lettore occidentale può disporre di una notevole fonte di insegnamento pratico Zen. Non si tratta di un’interpretazione, bensì di un’opera di presentazione diretta, che potrebbe a buon diritto diventare il metro con cui giudicare altri scritti sullo Zen. Questo libro, infatti, offre per la prima volta un’istruzione Zen pura e immediata, cosi come sarebbe trasmessa ai monaci in un monastero giapponese.
La base del libro è il Mumonkan, una classica raccolta di 48 criptici detti o koan, comunemente usati nell’addestramento Zen. Questi koan furono raccolti nel tredicesimo secolo dal maestro cinese Mumon e da lui per la prima volta discussi. A rendere l’opera originale ancora più attraente e stimolante sono le brevi ma vigorose composizioni poetiche che il maestro Mumon aggiunse a ognuna delle sue discussioni. Condividendo le intuizioni di una lunga vita di ricerca religiosa e di insegnamento, Zenkei Shibayama ha aggiunto i propri commenti ai koan stessi nonché ai commenti e alle poesie del maestro Mumon.
L’effetto prodotto dai ripetuti chiarimenti ed esempi di Shibayama Roshi è una rivelazione per il lettore occidentale. Concentrando l’attenzione dapprima sulle parole dell’autore originale e poi su quelle di un commentatore moderno, il lettore è portato vicinissimo alla comprensione del significato di salari, quanto più vicino possibile senza una vera. e propria disciplina ed esperienza Zen. La traduzione inglese, da cui è tratta la presente traduzione italiana, è opera di Sumiko Kudo, cultrice di Zen e discepola di Shibayama Roshi. Il libro comprende un glossario che identifica nomi, luoghi e scritti, chiarendo il significato Zen di termini che potrebbero essere oscuri per qualche lettore.
Zenkei Shibayama è stato per vent’anni maestro Zen nell’importante Monastero Nanzenji di Kyoto, famoso per i suoi bei giardini, i dipinti e l’edificio principale che è monumento nazionale. Ha insegnato anche alle università di Hanazono e di Otani. Oggi, a più di ottant’anni di età, Shibayama Roshi è ancora Primo Abate di circa cinquecento templi Rinzai Zen in Giappone.
Prefazione
Introduzione
Prefazione di Shuan al Mumonkan
Prefazione del Maestro Mumon
KOAN
1. Il “Mu” di Joshu
2. Hyakujo e la volpe
3. Gutei alza un dito
4. Lo straniero non ha la barba
5. L’uomo sull’albero di Kyogen
6. Sakyamuni mostra un fiore
7. Joshu dice “Lava le ciotole”
8. Keichu costiuisce i carri
9. Daitsu Chisho
10. Seizei, un povero monaco
11. Joshu vede la vera natura di due eremiti
12. Zuigan chiama «Maestro»
13. Tokusan portò le ciotole
14. Nansen uccide un gatto
15. Tozan riceve sessanta colpi
16. Il suono della campana e la veste da monaco
17. Il Maestro Nazionale chiama tre volte
18. Le tre libbre di lino di Tozan
19. La mente comune è il Tao
20. Un uomo di grande forza
21. Il bastone per la merda di Unmon
22. Kasho e l’asta della bandiera
23. Non pensare né al bene né al male
24. Abbandona le parole e i discorsi
25. Il discorso del monaco del terzo trono
26. Due monaci arrotolarono le tendine di bambù
27. Né la mente né il Buddha
28. Il famoso Ryutan
29. Né il vento né la bandiera
30. La mente è il Buddha
31. Joshu scrutò la vecchia
32. Il non buddhista interroga il Buddha
33. Nessuna mente, nessun Buddha
34. La saggezza non è il Tao
35. Sen-jo e la sua anima sono separate
36. Incontrare un uomo del Tao sulla via
37. L’albero di guercia nel giardino principale
38. Un bufalo passa da una finestra
39. Unmon dice: «L’hai perso!»
40. Un calcio alla brocca
41. Bodhidharma e la pace della mente
42. Una donna esce dalla meditazione
43. Shuzan e la bacchetta
44. Basho e il bastone
45. Chi è?
46. Un passo avanti dalla cima di un palo
47. Le tre barriere di Tosotsu
48. La sola via di Kempo
Appendice
Poscritto di Mumon
Ammonimenti Zen di Mumon
Le poesie di Muryo Soju sulle tre barriere di Oryo
Teisho sul koan «Le tre barriere di Oryo»
Epilogo di Mokyo
Il quarantanovesimo discorso di Amban
Glossario
Le 22 Scintille di Vita
La comprensione del corpo attraverso i 22 arcani
Autore/i: Athias Gérard
Editore: Venexia
introduzione dell’autore, traduzione di Franco Lopiparo.
pp. 336, ill. b/n, Roma
Ispirato alle 22 lettere ebraiche e basato sui Tarocchi di Marsiglia, Le 22 scintille di vita getta un ponte tra biologia, simbolismo e archetipi, proponendosi quale valido ausilio per comprendere patologie e conflitti interiori irrisolti. Unendo all’analisi del piano psichico e organico dell’uomo quella del simbolismo legato a ogni arcano, Athias rivela il legame esistente tra malattia, arte e archetipo e mostra come i tarocchi possano diventare un prezioso strumento di introspezione nella vita quotidiana di ciascuno. Ogni arcano viene indagato in base al suo aspetto psicologico, al relativo simbolismo ebraico e alle malattie biologiche ad esso associate.