Libri dalla categoria Karma
Il Kennediano
Autore/i: Fiore Ilario
Editore: Lerici Editori
unica edizione.
pp. 320, Milano
Questo romanzo è ambientato a Washington, nello spazio di trentasei ore, nei giorni dei festeggiamenti per l’elezione del Presidente Kennedy. Sono due giornate particolari, l’atmosfera eccitata sottolinea un evento determinante per la storia degli Stati Uniti. Sono momenti di tensione internazionale, il Paese chiede una speranza e una tranquillità per l’avvenire, la fine del terrore di una guerra totale. Tutto è legato alla personalità e alla volontà del nuovo eletto. La gente sente di avere forse l’ultima carta da giocare per la sopravvivenza dell’intera nazione. A lui, al Presidente giovane, si chiede di interpretare queste speranze. Forse mai elezione e battaglia politica presidenza hanno significato tanto non solo per gli Stati Uniti ma per il mondo intero. Questa drammatica elezione, cosi essenziale e decisiva, ha coinvolto con le sue istanze la vita privata di cinque personaggi che si ritrovano insieme a Washington la sera dei festeggiamenti, in una tormenta di neve di dimensioni polari. Le inquietudini e le incertezze interiori dei protagonisti hanno perduto, in un certo senso, il loro carattere di problemi personali una volta inseriti in un ambiente e in un momento storicamente fondamentali ed estremi. Nello stesso tempo, queste inquietudini e incertezze riflettono una più vasta esigenza morale. È la novità dell’impostazione data dal nuovo Presidente, rappresentante di una nuova generazione con ambizioni più precise e maggior orgoglio. Sembra quasi che lo sconvolgimento della coscienza in personaggi secondari rispetto alla Storia, preluda alle difficoltà di un processo storico inattuabile senza gravi scosse e drammatiche interruzioni.
Ilario Fiore, corrispondente da oltre sei anni, è nato ad Asti nel 1925. Ha alla Resistenza e dopo guerra partecipato ha studiato all’Università di Torino. Si quindi dedicato al giornalismo e ha p calo volumi sulla rivoluzione ungherese l’Algeria. Nel 1962 ha pubblicato presso la nostra casa una documentata storia del gangsterismo in America intitolata Coprifuoco a Chicago.
I Racconti della Rustica
Autore/i: Manes Sabina
Editore: Guaraldi Editore
unica edizione, con una nota di Glauco Carloni.
pp. 144, numerose tavole a colori, Rimini
Una giovane, laureatasi con una tesi sui bambini ritardati e i metodi di recupero, si trova ad insegnare nelle borgate romane in cui il disadattamento infantile è provocato da ben precise cause socioeconomiche. Verifica subito l’insicurezza dei test psicologici costituiti ad uso e consumo di una società capitalistica. Applica il test proiettivo. Ascoltiamola: «Suggerii ai miei alunni di scrivere la storia di un uomo, una donna e un bambino. In queste storie l’identificazione col soggetto e i propri genitori risultava chiara e immediata.» «Ma pian piano i bambini sentirono la necessità di uscire fuori da questo schema preformato e cominciarono a scrivere storie, favole, racconti. Ed in genere, proprio quei bambini che avevano più problemi e maggiori difficoltà di adattamento erano quelli che più volentieri scrivevano per comunicare con me.» «Il loro modo di comunicare è simbolico, ma quasi sempre molto chiaramente essi mi parlano dei loro desideri, delle loro paure, della vita che essi vivono, di ciò che vogliono che io faccia per loro». Questo libro raccoglie appunto queste storie e i disegni che le accompagnano. Il documento che presentiamo ci pesa sul cuore: i Miserabili di Victor Hugo sono personaggi letterari e floreali al confronto. Questi che qui scrivono sono bimbi che vivono il nostro tempo, o meglio che muoiono nel nostro tempo: un tempo da cancellare al più presto.
Sabina Manes , psicologa e psicoterapeuta infantile, ha fondato ed è presidente dell’Associazione culturale J.L. Moreno. Ha ideato e condotto per il Dipartimento Scuola educazione della Rai numerose trasmissioni radiofoniche e televisive tra cui Psicologia dell’infanzia, Il bambino e la psicoanalisi, l’altro bambino, La biblioteca di Alice . Ha pubblicato: I racconti della Rustica (Guaraldi, 1973), Leggere per fare (Giunti, 1977), Lavoro minorile (Savelli, 1977), L’altro bambino (Eri, 1981), La mamma è una farfalla, papà un delfino (Mondadori, 1994), L’intelligenza: istruzioni ed avvertenze per l’uso del cervello (Minerva, 2000). Per la FrancoAngeli ha ideato e curato: 83 giochi psicologici per la conduzione dei gruppi (1998) e 68 nuovi giochi psicologici per la conduzione dei gruppi (1999).
La Sfida della Eternità
Autore/i: Magliocco Vito
Editore: Edizioni Sipiel
unica edizione.
pp. 216, Milano
Copernico e Galileo • scienza e religione • credere non credere • vita eterna • infallibilità • messaggio divino • Einstein: “dio non gioca ai dadi” • e il caso? • la vita un assurdo? • 300 scienziati e premi nobel in convegno a Roma • il mio regno non è di questo mondo • l’universo si espande • e dove va? • e l’inizio? • Brahma Vishnu Shiva Buddha Krishna e Gesù • maya l’insondabile incantatrice che regge il gioco cosmico • e Abramo e Mosè?…
Quasi cinque miliardi di persone popolano la Terra e sei miliardi nel 2000. Discendenti dei primi e rari uomini dispersi nei vasti spazi con l’ignoto, la paura della notte, l’urlo del vento, dei tuoni, l’ansia che il sole più non sorgesse. Una voce risuonava sulla soglia di una caverna, e ci sembra di riudirla attraverso migliaia di ère. L’antenato, gli occhi al cielo fitto di stelle come gettate dalla mano di un seminatore, e nel fondo della sua coscienza cominciava a formulare il pensiero, la Grande domanda: «Chi sono?». Ed il mondo divenne magico, si popolò di dèi che si integravano nella natura, nelle cose, nelle piante, salivano e scendevano dal cielo, intervenivano nelle vicende degli uomini. Sciamani, stregoni, pastori, lama, sacerdoti, messia, profeti, vescovi, papi, rabbini, bonzi, brahmani, ulema e muezzin. Tutto l’Universo per il destino dell’uomo, ordinato, retto da leggi immutabili.
La grande rivolta della Scienza, ed oggi, con le scoperte e le invenzioni stupefacenti, passati dalle grotte ai grattacieli, le automobili, gli aerei, l’atomo, i voli interplanetari, la Grande domanda rimane. Che cosa ci sta a fare l’umanità nell’infinito di tempo e di spazio di cui ci rendiamo sempre più conto con le continue scoperte?
Un caso senza destino? Un destino con uno scopo? Quale la reale posizione degli uomini in quella che, in definitiva, è la sfida uomo-eternità?
Tema appassionante, sviluppato in modo originale. Libro per credenti e non credenti, per i dubbiosi, per quelli che hanno tutte le certezze.
Austria e Italia
Titolo originale: Österreich und Italien. Ein Bilaterales Geschichtsbuch
Autore/i: Furlani Silvio; Wandruszka Adam
Editore: Cappelli Editore
presentazione di Amadou Mahtar M’Bow, prefazione di Franco Valsecchi, introduzione degli autori, traduzione di Adam Wandruszka e Wanda Peroni Bauer.
pp. 236, Bologna
Fra l’Italia e l’Austria è rimasto, a lungo, il solco del passato: l’eredità di un secolo di storia che ha visto i due paesi a fronte, nonostante la parentesi della Triplice, dal Risorgimento alla prima guerra mondiale. La caduta dell’impero asburgico non valse a cancellare gli antichi rancori: la eco delle polemiche d’un tempo non si era spenta, si era convertita in un seguito di luoghi comuni, ribaditi e consacrati dall’educazione e dalla scuola, ai quali si conformava l’opinione corrente.
L’atmosfera, ora, è mutata: l’evoluzione degli ultimi anni ha attutito, insieme ai contrasti dei presente, i ricordi del passato. Al di qua e al di là della frontiera si sono moltiplicati, come per germinazione spontanea, i contatti, soprattutto nel campo della cultura. Le terre di confine si vanno mutando da punti di scontro in punti d’incontro; la disputa si va convertendo in dialogo.
Questo volume, che affronta le vicende secolari dei due popoli con nuovi strumenti storiografici, vuole appunto favorire il processo di comprensione in atto, correggendo le tradizionali interpretazioni nazionalistiche, fonte irrazionale di tanti contrasti.
L’Amore di Dio
Con un saggio di Augusto Del Noce su «Simone Weil, interprete del mondo di oggi»
Autore/i: Weil Simone
Editore: Borla
prima edizione, saggio introduttivo di Augusto Del Noce, nota dell’Editore, traduzione di Giulia Bissaca e di Alfredo Cattabiani, titolo originale: Pensé sans Ordre Concernant l’Amour de Dieu.
pp. 232, Torino
I saggi di Simone Weil raccolti in questo libro appartengono all’ultimo periodo della sua vita e ci rivelano l’animo della scrittrice, le sue preoccupazioni, le sue meditazioni mistiche.
I temi centrali del suo pensiero più maturo sono trattati compiutamente: cioè la critica del progressismo e della desacralizzazione nel mondo contemporaneo, la ricerca ecumenica, la riflessione acuta e profonda sull’amore di Dio, su Cristo, sulla Croce e sull’infelicità umana.
Simone Weil si rivolge anche alla Chiesa ponendole una serie di domande e di obiezioni, quelle stesse che le hanno impedito di chiedere pubblicamente il battesimo, anche se è evidente che ricevette, al termine della vita, il battesimo di desiderio.
Augusto Del Noce ha premesso a questa raccolta un ampio saggio introduttivo su «Simone Weil, interprete del mondo di oggi» in cui sottolinea da un lato i limiti teologici del suo pensiero, dovuti alla compresenza di due motivi, uno gnostico e l’altro cristiano, dall’altro il suo valore come diagnosi della crisi della cultura e della società tecnologica, e come rivendicazione del primato della verità sulla prassi. Del Noce sottolinea «il carattere profetico delle sue vedute nei riguardi del destino dell’Europa, del processo irreversibile del laicismo verso lo scientismo e il sociologismo, del neomodernismo, della presente situazione morale».
Questo libro, in cui si incontrano simbolicamente Simone Weil e Augusto Del Noce, è un documento essenziale per orientarsi nell’attuale dibattito, in seno al cattolicesimo, sulla secolarizzazione, sulla società tecnologica, sulla necessità della metafisica tradizionale nella riflessione teologica e sull’ecumenismo.
Simone Weil nacque a Parigi nel 1909. Allieva del filosofo Alain dal 1925 al 1928, subì profondamente l’influenza del maestro. A ventidue anni ottenne la laurea in filosofia. Insegnò fino al 1934 nei licei di Le Puy, Auxerre, Roanne. Temperamento mistico e rivoluzionario, abbandonò l’insegnamento lavorando come semplice operaia nelle officine. Questa esperienza scosse per sempre la sua salute. Intanto cominciò a pubblicare i suoi primi articoli su «Révolution prolétarienne», «Critique sociale», «Nouveaux Cahiers» e infine sui «Cahiers du Sud».
La guerra civile spagnola la spinse ad arruolarsi con lo schieramento antifascista.
Nel 1940 lasciò Parigi per Marsiglia dove ripeté la sua esperienza di operaia. Nel 1942 si trasferì a New York, ma, presa dai rimorsi per essersi sottratta al rischio delle persecuzioni, tornò in Europa stabilendosi a Londra nella speranza di partecipare più attivamente alla resistenza. Morì in sanatorio ad Ashford nel 1943, sfinita dagli stenti.
Le sue opere sono state pubblicate postume. Il suo pensiero religioso, vicino al cristianesimo e nello stesso tempo nutrito della tradizione greca e orientale, è uno dei più fecondi di oggi ed ha assunto per le nuove generazioni europee un interesse profondo. Anche la sua critica, da un lato al totalitarismo nelle sue varie manifestazioni, dall’altro alle ideologie marxiste e progressiste, è ricca di intuizioni feconde.
Da un’Isola all’Altra – Il pensiero Utopico nella Narrativa Inglese da Thomas More ad Aldous Huxley
Autore/i: Corrado Adriana
Editore: Edizioni Scientifiche Italiane
unica edizione, premessa dell’autrice.
pp. 192, Napoli
Se è vero che le utopie sono sostanzialmente le uniche risposte possibili, in ambito strettamente terreno, alla inesauribile speranza dell’uomo di superare i propri angusti e troppo imperfetti limiti storici, e tendere alla perfezione, non si può non sottolineare quanto provvisori, limitati, persino opprimenti e statici, e quindi di per sè contrari alla legge del divenire, siano i paradisi terrestri, i giardini dell’Eden, le utopie proposte al lettore dagli scrittori utopisti nel corso dei secoli. Nonostante l’insistenza su alcuni principi fondamentali che tutti i modelli utopici hanno in comune, come la necessità di abolire la proprietà privata ed il riconoscimento dell’uguaglianza degli uomini e dei cittadini, si possono individuare due distinti filoni nelle utopie narrative inglesi. L’un filone, quello iniziato da More, vuole dare al cittadino uguaglianza di beni materiali ma garantiti dalla presenza di uno stato forte e, mentre mostra fiducia nel progresso scientifico, si chiude di fatto al nuovo, in difesa della stabilità interna. Il secondo filone va connotandosi, invece, verso la fine del Settecento e chiarendosi nell’Ottocento quando, mentre si insiste da parte di tutti sulla fondamentale esigenza di uguaglianza tra cittadini, d’altra parte solo in pochi si fa chiara l’idea che eguaglianza non deve voler dire appiattimento, livellamento tra esseri umani ed anzi si accentua la necessità di non mortificare ogni forma di individualismo e difendere l’identità personale. Le utopie appartenenti a questo secondo filone hanno riscosso poco successo, ed avuto scarso seguito, proprio perchè non forniscono modelli definiti, codificati e sottolineano, invece, costantemente l’aspirazione alla libertà e la necessità di lasciare vivere e potenziare l’arte ed il bello, altrettanto vitali per l’esistenza umana quanto i beni materiali. William Godwin è il vero padre di questo secondo filone con il suo modello anarchico di convivenza civile, che resta ancora oggi la sola utopia proponibile, con la duplice valenza di nowhere perfetto ma irrealizzabile. E proprio perchè irrealizzabile ancor più valido come modello.
Adriana Corrado è docente di Lingua e Letteratura Inglese alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’istituto Universitario Orientale di Napoli. E autrice di numerosi saggi sulla cultura inglese del Settecento, su autori come Burke, Addison, Godwin, scrittori di opere utopiche, oltre a lavori critici di più ampio respiro, quali i Precursori di Robtnson Crusoe e Lemuel Gulliver (1976), Il femminismo nelle prime commedie di George Bernard Shaw (1978), A proposito del romanzo gotico (1979) e William Godwin illuminista romantico (1984).
Premessa
- I. Il problema di definire
a) – Origini del pensiero utopico
b) – Cosa è un’utopia
c) – Limiti dell’utopia
d) – Quali utopie e perché - II. La stasi come utopia:
La Repubblica di Platone - III. La stabilità sociale come utopia:
Utopia di Thomas More - IV. – La scienza come utopia:
New Atlantis di Francis Bacon - V. – L’armonia sociale come utopia:
Le Memoirs di Simon Berington - VI. – L’anarchia come utopia:
Imogen: A Posterai Romance di William Godwin - VII. – La bellezza come utopia:
News from Nowhere di William Morris - VIII. – La distopia come utopia:
Nineteen Eigbty-Four di George Orwell - IX. Il misticimo come utopia:
Island di Aldous Huxley
Conclusione
Bibliografia
Indice dei nomi
La Regina d’Africa Ovvero come Sono Finita in Africa con Bogart, Bacall e Huston e per Poco non ho Perso la Ragione
Titolo originale: The making of the African Queen, or how I went to Africa with Bogart, Bacall and Huston and almost lost my mind
Autore/i: Hepburn Katharine
Editore: Gremese Editore
unica edizione, traduzione dall’americano di Mario Fratti.
pp. 140, numerose fotografie b/n, Roma
In questo libro scoprirete che effetto mi ha fatto incontrare per la prima volta in vita mia, prima a Londra e poi in Africa, John Huston, Humphrey Bogart e Lauren Bacall.
E lavorare con loro senza tregua per tre mesi. E com’è stato che – pur bloccati lì senza scampo, per amore o per forza, nella buona e nella cattiva sorte, tutti insieme, crollasse il mondo o si aprisse la terra – mi sono lo stesso divertita un mondo. (K.H.)
A più di trentanni dall’uscita di quello che è uno dei più amati cult-movies hollywoodiani, Katharine Hepburn presenta i suoi personali ricordi sulla lavorazione del celebre film di John Huston La regina d’Africa, che la vide indimenticata protagonista. Fra Hollywood, Londra e l’Africa nera, l’avventura divertente e sconclusionata di una grande attrice rompiscatole (la Hepburn), un duro hollywoodiano (Humphrey Bogart) e un potente regista americano (John Huston) con contorno di splendida attrice-moglie al seguito (Lauren Bacali, presente sul set al fianco di Bogart per tutte le riprese). In un delizioso miscuglio di acute notazioni psicologiche e spassose note di colore, maliziose frecciate e commosse rievocazioni, la Hepburn riesce a trasferire sulla pagina la caleidoscopica varietà del suo talento d’attrice. Scritto con il decantato distacco reso possibile dal tempo trascorso, ma con un’immediatezza stilistica che rende quei volti e quei fatti vivi e freschissimi, il libro è testimonianza di un incontro-scontro di personalità d’eccezione, carrellata su un universo cinematografico che da sempre ha sollecitato la fantasia dello spettatore. Una lettura piacevolissima e divertente.
Katharine Hepburn è probabilmente l’attrice cinematografica americana che vanta la carriera più lunga e prestigiosa che si conosca. Unica personalità dello schermo ad avere vinto quattro Oscar, ha attraversato in cinquant’anni di cinema tutti i generi e tutti gli stili, sempre al massimo livello. Autentica istituzione americana, è al suo primo libro.
Rispetto per la Vita
Titolo originale: An Anthology
Autore/i: Schweitzer Albert
Editore: Edizione CDE
traduzione di Costanza Walter.
pp. 296, Milano
Moltissime persone del mondo considerano Albert Schweitzer come una delle più luminose figure del nostro tempo, l’esempio elevato di chi ha saputo far confluire le proprie aspirazioni etiche, e i propri valori spirituali in una vita insieme ideale, coraggiosa e pratica. Nel 1952 gli fu assegnato il premio Nobel per la pace, dopo cinquant’anni trascorsi come medico al totale servizio degli indigeni nell’ospedale-lebbrosario da lui fondato a Lambaréné, nel Gabon.
Ma Schweitzer non era solo medico, era anche teologo, filosofo e musicista finissimo. Nelle pause lasciategli dal suo apostolato laico tra l’umanità sofferente, tra un giro di conferenze e uno di concerti, egli trovava il tempo di affidare alla pagina i ricordi della sua vita avventurosa, le meditazioni filosofiche o estetiche, le più profonde esperienze umane. Tutto ciò che è disperso in molti libri, spesso introvabili. Rispetto per La Vita è appunto una raccolta antologica delle pagine più suggestive da lui scritte. Pagine che qualunque sia l’argomento trattato – la medicina, le religioni, la musica, i costumi degli indigeni, i diritti dell’uomo – tutti pongono naturalmente in risalto la bellezza e il mistero di una vita intensamente vissuta.
Albert Schweitzer nato nel 1875 a Kayserberg nell’Alsazia, studiò teologia, filosofia e teoria all’ Università di Strasburgo. Ordinato pastore della chiesa di San Nicola nel 1900, più tardi divenne rettore del seminario teologico San Tommaso. A trent’anni, maturata la decisione dedicare la sua vita agli indigeni dell’Africa equatoriale, si iscrisse alia facoltà di medicina dell’Università di Strasburgo. Conseguita la laurea e compiuto un corso di specializzazione in malattie tropicali, nel marzo del 1913 si imbarcò per l’Africa con la moglie Hélène Breslau e si stabilì a Lambaréné, sperduto villaggio del Gabon, sulle rive del fiume Ogooué, dove costruì le prime capanne del suo ospedale. Dapprima internato, poi trasferito con la moglie in Francia durante la prima guerra mondiale, ritornò Africa nel 1924 e riedificò il suo ospedale che era caduto in rovina. Da allora alternò i suoi soggiorni in Africa con viaggi e soggiorni in Europa dove tenne conferenze e concerti. Nel 1952 gli fu conferito il premio Nobel per la pace. È morto a Lambaréné nel 1965.
Il Magico Mondo di Chimel – Storie di una Bambina Maya
Titoli originali: Li M’in, una niña de Chimel – El vaso de miel – El legado secreto
Autore/i: Menchú Rigoberta; Liano Dante
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Elena Liverani, Marcella Trambaioli, Ana Pace, illustrazioni di Alejo Azurdia, Helman Tebalán.
pp. 282, numerose illustrazioni, Milano
«Queste sono le storie che mi raccontava la Nonna, le storie che mi raccontava il Nonno.
Ve le racconto così come mi sono state raccontate. Sono storie antiche, antiche come il mondo, da ascoltare di notte, intorno al fuoco, un attimo prima di chiudere gli occhi e incominciare a sognare.»
Questo volume riunisce tre storie che narrano di un popolo antico, quello dei maya. La bambina di Chimel è il racconto fiabesco dell’infanzia di Rigoberta Menchú, vissuta in un piccolo paese immerso nella magica natura del Guatemala; Il vaso di miele ci porta nel mondo incantato della tradizione indigena, abitato da strani animali e buffi personaggi dai poteri prodigiosi; L’eredità segreta ci fa scoprire, grazie alla sua intrepida, giovanissima protagonista, l’esistenza di bizzarri spiritelli molto saggi che custodiscono i segreti della Terra. Leggende fantasiose, curiose e ricche di poesia, illustrate da disegni originali, nelle quali si ritrovano la bellezza e la profondità degli insegnamenti di una civiltà millenaria: l’importanza di ascoltare la voce della natura, di essere fedeli alla missione che è stata affidata a ciascuno di noi, di cercare l’armonia con tutti gli esseri viventi.
Rigoberta Menchú Tum, indigena maya nata in Guatemala, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1992 per la sua lotta in difesa dei poveri, degli emarginati e, in modo particolare, dei popoli indigeni del pianeta. Ha avuto inoltre numerosi riconoscimenti e lauree honoris causa in diverse nazioni. Il suo impegno è conosciuto in Italia anche grazie a due libri autobiografici: Mi chiamo Rigoberta Menchú (1996) e Rigoberta, i maya e il mondo (1997).
Dante Liano, scrittore guatemalteco, vive a Milano ed è docente di letteratura ispanoamericana. Tra le sue opere, sono tradotti in italiano Il mistero di San Andrés, L’uomo di Montserrat (Sperling & Kupfer, 1998 e 1999) e Il figlio adottivo (Frassinelli, 2003). Nel 1991 ha vinto, nel suo paese d’origine, Premio nazionale per la letteratura.
Sopra le Ali dell’Aquila – Quando il Dolore si Alza in Volo
Autore/i: Garofalo Rosanna
Editore: Editrice Àncora
presentazione di P. Raniero Cantalamessa.
pp. 320, Milano
«Questa è la storia vera di una grande vittoria “sul” dolore – o, forse meglio, “del dolore” -, in cui centinaia di migliaia di famiglie possono leggere oggi, punto per punto, la propria storia, il proprio dramma (quello delle cosiddette “malattie brutte”) e trovarvi nello stesso tempo una via d’uscita non illusoria, non auto-consolatoria, ma reale, almeno quanto il dramma stesso e anzi di più». «È uno dei pochi libri che mi sono accorto di aver letto d’un sol fiato, senza riuscire a staccarmene».
«Un talento naturale di scrittrice, tenuto a lungo come in serbo, in attesa, esplode in queste pagine, come chi ha trattenuto a lungo il fiato, in attesa della parola degna di essere gridata. E finalmente quella parola è arrivata ed è “la Parola”. Il lettore che ne accoglie il messaggio si accorge immediatamente di non essere un estraneo a tutto ciò, solo lettore, appunto, o spettatore, ma di essere parte dello stesso miracolo, “invitato a nozze” anche lui».
«Mi auguro che questo libro riesca a superare, con il suo messaggio di umanità e di speranza, tutti gli steccati e giungere alle tante persone che sognano di un messaggio come questo, “quando viene la sera”» (dalla Presentazione di p. Raniero Cantalamessa).
La madre di Serenella, insegnante, è nata nel 1949. Vive a Ragusa con il marito Salvatore e gli altri figli: Emanuele e la piccola Candida, di pochi mesi.
Tu Vipera Gentile
Delitto di Stato – Soccorso a Dorotea – Tu Vipera Gentile
Autore/i: Bellonci Maria
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, in sopracoperta: Stemma visconteo del secolo XV (particolare), da uno stemmario della Biblioteca Trivulziana.
pp. 304, Milano
Sotto il titolo Tu vipera gentile, primo verso di un’antica canzone viscontea, Maria Bellonci presenta tre grandi racconti: Delitto di Stato, che ha per sfondo la sommossa e controriformistica Mantova del Seicento tra ombre e luci caravaggesche; Soccorso a Dorotea, che si svolge nella Mantova del Quattrocento dove l’umanesimo era forza e limpidezza anche se contraddetto; e Tu vipera gentile, racconto visconteo che si muove sullo sfondo di una Milano tra Medioevo e primo Rinascimento, rosseggiante, ricca di traffici, di tumulti, di partiti, di fazioni. La chiave dei tre racconti e l’elemento che li unisce, nella diversità dei tempi e dei personaggi, è l’idea del delitto di stato e cioè del potere che, mentre fa le sue prove di aggregazioni e di invenzioni nel governo degli uomini, devia dalla sua stessa moralità e usa la sua forza per disgregare la vita umana nella naturalezza dei sentimenti. In Delitto di Stato, infatti, Maria Bellonci – ricercatrice dall’intuizione magica di tante carte d’archivio che costruisce qui per la prima volta i documenti di una narrazione nella rigorosa prospettiva di avvenimenti reali – fa scorrere su piani di realtà differenti e paralleli la storia di Tommaso Striggi, cancelliere del duca di Mantova, che, per una diabolica follia di fedeltà dinastica si trova coinvolto in una catena di delitti, delitti riscattati poeticamente da una storia d’amore misteriosa e struggente. Anche il secondo racconto Soccorso a Dorotea, tracciato con un segno nitido fino alla crudeltà, è una storia gonzaghesca; ma tutti i documenti che la testimoniano, per la maggior parte inediti, esistono negli archivi; su di essi l’autrice ha operato i suoi sottili sondaggi interpretativi narrando le vicende di Dorotea, vittima del delitto di stato, creatura tenera e straziata incappata nelle maglie ferree delle ambizioni politiche; tradita dall’ambiguo uomo che ama senza possibilità di soccorso; tanto che, nemmeno i suoi animosi genitori, nutriti di umanesimo, riescono a vincere con la ragione morale le ragioni spietate del potere. Sulla traccia di una trasmissione radiofonica di alcuni anni or sono, Maria Bellona svolge poi quella che si potrebbe chiamare la saga dei Visconti, di quella signoria della vipera (serpe, biscia, biscione) che dominò la Lombardia e l’Italia per centosettanta anni. In primi piani di potente espressività vivono i dodici Visconti – i dodici Cesari lombardi – nelle azioni di governo, spesso veri e propri delitti di stato e a volte anche delitti di famiglia; e sono essi stessi dominati dalla necessità che li scatena, necessità di comando, passione di potere che finirà per annullarli nell’assoluto autodistruttivo di Filippo Maria, ultimo dei Visconti. Racconto dal ritmo inesorabilmente essenziale; in esso, come negli altri, storia e fantasia narrativa si fondono insieme al calore di una fantasia creatrice affascinante che rende i libri di Maria Bellonci quali Lucrezia Borgia e Segreti dei Gonzaga, unici nel loro genere. Ancora una volta in questa nuova opera l’autrice restituisce al presente per forza di stile i suoi protagonisti rivelandoli nelle flessioni più intime della loro vita che diventa attuale ipotesi di vita; siano i corruschi Visconti, o gli Sforza – lo splendente Francesco, il torbido Galeazzo Maria – o i valorosi Gonzaga con la loro trafitta Doro tea; o Tommaso Striggi, o il vivido, giovanissimo Paride Maffei, o, apparizione enigmatica, Flaminia, «l’amore stesso nella sua essenza pura».
Maria Bellonci, di famiglia piemontese (il nome di suo padre, Vittorio G. Villavecchia, è legato a importanti volumi di chimica e di merceologia), è nata a Roma, dove ha compiuto gli studi classici e ha sempre vissuto, a fianco del marito Goffredo Bellonci, scomparso nell’agosto del 1964. Nel 1939 ha pubblicato il suo primo, ormai celebre libro, Lucrezia Borgia, frutto di otto anni di studio e ricerche negli archivi italiani e Premio Viareggio di quell’anno; nel 1947 Segreti dei Gonzaga, entrambi tradotti in molti paesi; seguirono poi Pubblici segreti (1965), Come un racconto gli anni del Premio Strega (1970 e 1971). Presidente del Pen Club Italiano, collaboratrice del «Messaggero» e della RAI, nonché delle maggiori riviste italiane e straniere. Dal 1944, insieme col marito, ha fatto della propria casa un centro della vita letteraria italiana: in questo ambiente ha istituito, nel 1947, il Premio letterario Strega, del quale è tuttora l’animatrice. In edizione Mondadori: Lucrezia Borgia, 1939 – Segreti dei Gonzaga, 1947 – Pubblici segreti, 1965 – Come un racconto gli anni del Premio Strega, 1971 – Tu vipera gentile, 1972.
Della Mia Vita
Titolo originale: De Vita Propria Liber
Autore/i: Cardano Girolamo
Editore: Serra e Riva Editori
a cura di Alfonso Ingegno, in copertina: un ritratto di Gerolamo Cardano, Biblioteca Bertelli, Milano.
pp. 238, Milano
Chi era veramente Gerolamo Cardano? Uno scienziato o uno stregone? Un sapiente o un ciarlatano? Un profeta incompreso o un narcisista? Quest’autobiografia è un’orgogliosa rivendicazione della sua superiorità di uomo e di scienziato. Da medico ha guanto pazienti spacciati: nobili e alti prelati in tutta Europa lo coprono d’oro per assicurarsene le cure. Da matematico contende a Tartaglia la paternità della formula per la soluzione delle equazioni di terzo grado. Da astrologo ha osato persino prevedere l’anno della propria morte. Conosce a memoria i testi greci, discute di filosofia con un’eloquenza e un rigore tali che i colleghi rifiutano di misurarsi con lui. La sua curiosità sfrenata di scoperta, il suo entusiasmo polemico, il suo desiderio di affermazione sono continuamente ostacolati, con ogni mezzo, dai suoi avversari: osteggiato negli atenei da congreghe intriganti, ripudiato dal collegio dei medici, vittima di attentati, minacciato, processato, a tutti risponde lapidario: “Ho imparato non solo a disprezzare i miei rivali, ma ad aver pietà della loro pochezza”.
“È meglio tacere cento cose che andrebbero dette” scrive Cardano “piuttosto che dirne una sola che meriterebbe di essere taciuta”. E quando, nel 1575, inizia a narrare la storia della propria vita – “senza infingimenti, e senza la pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno” – sa bene che cosa dire e che cosa tacere: non racconta di sé per vanità, ma per ottenere giustizia. Quasi settantacinquenne, ha alle spalle una straordinaria carriera di filosofo e scienziato; ma anche un processo infamante, conclusosi con l’abiura sugli aspetti più innovatori del suo pensiero. L’autobiografia è dunque un’apologia di se stesso, una riabilitazione della propria figura di uomo e di uomo di scienza. E, allo stesso tempo, il punto culminante -l’“umbilicus” – di tutta la sua opera: la chiave di un’esistenza sorretta da un entusiasmo di ricerca, da una sottigliezza nell’osservare i fenomeni naturali, che fanno di Cardano una delle figure più affascinanti del Rinascimento europeo. Già l’autobiografia è significativa per la sua struttura. Anziché seguire un ordine cronologico, è suddivisa per argomenti: come un quadro astrologico. Come tessere di un mosaico il cui disegno si vedrà solo alla fine, Cardano allinea via via i vari aspetti e avvenimenti della sua vita: l’attività di medico, con le guarigioni prodigiose, le scoperte e i libri scritti, il metodo di ricerca; la salute precaria, le disgrazie che sembrano accanirsi su di lui, i riconoscimenti e le delusioni, i contrasti in famiglia e negli ambienti accademici; la felicità, la morale, la labilità della condizione umana; le forze occulte contro cui ha dovuto combattere e il demone benigno che Io assiste. Man mano che la personalità di Cardano si viene delineando, ci si rende conto che si tratta di un uomo fuori del comune, e che egli è ben conscio di esserlo. Certo, il ritratto non è privo di chiaroscuri, né ottenuto senza compromessi. Cardano non può più ardire definirsi “mago, incantatore, spregiatore della religione e dedito ai piaceri più turpi”; ed è costretto a negare il suo interesse per le scienze occulte. Anzi, si professa moralmente integerrimo, e ringrazia Dio del sapere che gli ha concesso. Ma quel che non può esser taciuto, perché le opere stesse lo documentano, è rivendicato con forza, ed è merito solo dell’uomo: è la sua vita stessa, esemplare pur se non scevra da errori, dedicata sempre, quasi con avidità, alla ricerca della verità e all’approfondimento della conoscenza, anche contro l’autorità dei sacri testi.
Gerolamo Cardano nasce a Pavia nel 1501; si laurea in artibus a Venezia e in medicina a Padova. Vastissima la sua opera in campo medico (Contradicentium medicorum, De tuenda sanitate), matematico (Ars magna, De proportionibus), filosofico e morale (De utilitate, Proxeneta, De subtiliate, De rerum varietate, De animi immortalitate), astrologico (commento al Quadripartito di Tolomeo). Genio inquieto e polemico, è costretto a frequenti spostamenti e viaggi, sia per esercitare la professione medica, sia per le alterne vicende della sua carriera accademica a Milano, a Pavia e a Bologna. Nel 1570 è arrestato sotto accusa di eresia e di pratiche occulte; condannalo all’abiura, inibito all’insegnamento e alla pubblicazione, scrive nel 1575 Della mia vita, per riabilitare la propria figura. Dopo aver finalmente ottenuto una pensione papale da Gregorio XIII, accolto dal Collegio dei medici che a lungo lo aveva respinto, muore nel 1576 a Roma.
Gerusalemme – Romanzo
Dai lupanari di Alessandria ai decadenti palazzi di Pilato ed Erode, attraverso le accidentate strade della Palestina romana fino ai piedi del Calvario.
Autore/i: Nash N. Richard
Editore: SugarCo Edizioni
unica edizione, traduzione di Katia Bagnoli, titolo originale: Behold the Man, in copertina: particolare di un quadro di Quintin Metsys.
pp. 416, Milano
Sulla vita di Gesù e degli apostoli unica fonte sono i Vangeli. Per quanto possa sembrare strano, nessuno storico dell’epoca, neppure il grande Giuseppe Flavio nelle sue documentatissime opere La Guerra giudaica e Antichità giudaiche, che pure si occupano dettagliatamente di quel difficile periodo, fa cenno alla figura del Redentore (se si eccettuano due brevi passi che la storiografia moderna ritiene, a ragione, interpolati). La vita di Gesù e le sue azioni ci sono dunque state tramandate soltanto dalle parole dei discepoli e, per di più, limitatamente o quasi ai pochi anni della sua predicazione prima del martirio. Il resto, soprattutto per quanto riguarda le altre figure del suo seguito, è lasciato alla nostra immaginazione. Raccogliendo la sfida, N. Richard Nash ha scritto un romanzo appassionato e paradossale che getta una nuova luce su avvenimenti che, sebbene familiari, sono sempre apparsi avvolti in un certo mistero. Leggendo queste pagine possiamo così seguire il destino dei due principali protagonisti di Gerusalemme, Giuda Iscariota e Maria Maddalena, legati tra loro e al Nazzareno da un amore appassionato, dai decadenti palazzi romani dove ogni eccesso è consentito alle enclavi nel deserto dei ribelli zeloti o dei misteriosi Esseni, dai bordelli di Alessandria alle dimore di Pilato e di Erode fino ai piedi del Calvario, in una perfetta interrelazione che non è soltanto la storia di un uomo e di una donna, ma la splendida ricostruzione di un’epoca tra le più decisive per il destino dell’Occidente.
N. Richard Nash è autore di numerosi romanzi, che hanno avuto un notevole successo di pubblico e di critica, nonché di raccolte poetiche e di testi teatrali. Docente universitario, attualmente vive a New York.
Curar Nevrotici con la Propria Autoanalisi
Autore/i: Musatti Cesare L.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
quarta edizione.
pp. 160, Milano
«Il libro da cui ora mi congedo è stato per me, volutamente, un ripasso. Allo scopo di rintracciare quelle mie esperienze personali che mi sono state di aiuto per capire le tante e tante persone venute a chiedermi assistenza.»
Alla domanda: «Si può guarire un nevrotico con la psicoanalisi?» Musatti risponde: «Sì, a patto che sia nevrotico anche lo psicoanalista». E in cento pagine, ricche di saggezza e di humour, snoda confessioni e ricordi che guidano il lettore attraverso i meandri della sanità e della follia, del transfert e della terapia analitica.
Cesare Musatti, principale esponente della prima generazione di psicoanalisti italiani, è nato nel 1897, ha passato l’infanzia e l’adolescenza a Venezia e ha tenuto la cattedra di Psicologia nelle Università di Padova, Urbino e Milano. È autore di numerose opere scientifiche, fra le quali ha particolare importanza il Trattato di psicoanalisi (Einaudi-Boringhieri, 1949). Tra i suoi recenti libri di narrativa, ricordiamo: Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori 1980 (Premio Viareggio), I girasoli, Ed. Riuniti 1985, Chi ha paura del lupo cattivo?, Ed. Riuniti 1987. Gli è stata assegnata, fra i vari premi e riconoscimenti, la Penna d’oro del Presidente della Repubblica per il 1985.
Questioni di Sopravvivenza – La Prima Rivoluzione Globale e il Futuro dell’Umanità
Titolo originale: The First Global Revolution
Autore/i: King Alexander; Schneider Bertrand
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
unica edizione, prefazione di Umberto Colombo, traduzione di Isabella C. Blum.
pp. 278, Milano
Come cambieranno i modi di vita sulla Terra nei prossimi decenni.
Uno scenario sconvolgente e le soluzioni per controllarlo.
Fondato nel 1968, il Club di Roma raccoglie intellettuali ed esperti delle più varie discipline in 53 paesi del mondo e promuove – senza alcun fine politico – la riflessione al più alto livello sui massimi temi che riguardano il futuro dell’umanità. Questo è il più recente rapporto del Club, un saggio sui prossimi vent’anni del mondo che ha avuto una enorme risonanza intemazionale. La tesi è che uno sguardo globale sulla situazione internazionale permette di cogliere sin da oggi gli indizi di una vera e propria rivoluzione – paragonabile alla Rivoluzione industriale di due secoli fa – che nei prossimi decenni cambierà radicalmente i modi di vita e di organizzazione sociale non solo in un’area geografica o in un continente, ma su tutto il Pianeta. Questioni di sopravvivenza ci guida nei meandri della problematica mondiale, dimostrando che sarebbe illusorio affrontarne gli aspetti uno per uno, isolatamente: la loro interconnessione, infatti, richiede un approccio sistemico e globale, col concorso di molte discipline e di molte istituzioni diverse. Sono esigenze, quelle che affrontiamo, a volte difficili da conciliare: proteggere l’ambiente e la stabilità del clima ma anche favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi più arretrati, senza tuttavia esercitare una pressione eccessiva sulle risorse disponibili per non pregiudicare resistenza delle generazioni future. I rischi più gravi sono infatti da un lato la rottura irreversibile del rapporto tra uomo e ambiente, dall’altro un conflitto tra il Nord e il Sud del mondo a confronto del quale sarà poca cosa aver risolto le tensioni della guerra fredda. Con grande autorevolezza e ricchezza di dati, gli autori delineano gli sconvolgenti scenari (e le possibili soluzioni per controllarli almeno in parte) che si prospettano per i prossimi decenni.
L’illustre chimico inglese Alexander King (1909) è tra i fondatori del Club di Roma di cui ora è presidente emerito. Bertrand Schneider (1929) presidente del sycor (un importante gruppo di consulenti per imprese private e governi) è segretario generale del Club di Roma. È autore, fra l’altro, di La rivoluzione a piedi scalzi (1987).
La Buonanima
Titolo originale: O Defunto
Autore/i: Eça de Queiroz Josè Maria
Editore: Passigli Editori
a cura di Paolo Collo.
pp. 80, Firenze
Apparso dapprima a puntate sulla «Gazeta de Notícias» di Rio de Janeiro nel 1895, il racconto La buonanima ha diversi punti in comune con il più celebre Il Mandarino, pubblicato in questa stessa collana. In entrambi, infatti, vivi e morti si trovano non solo a coesistere, ma anche a intrecciare i propri destini; e se nel Mandarino si narra di un vivo che per salvarsi l’anima va alla ricerca di un morto da lui stesso ucciso, nella Buonanima è il morto che, per quello stesso scopo salvifico, va alla ricerca di un vivo che possa nuovamente ucciderlo. E alla domanda se è vivo o morto, risponderà filosoficamente: «Chi può dire che cos’è la vita? Chi può dire che cos’è la morte?»
La Divina Irrealtà delle Cose
Aforismi e dintorni
Autore/i: Pessoa Fernando
Editore: Passigli Editori
prefazione e cura di Richard Zenith, traduzione di Guia Boni.
pp. 112, Bagno a Ripoli (Firenze)
«Un sigaro caro e gli occhi chiusi significa essere ricco.»
Fernando Pessoa amava il motto di spirito, la massima fulminante, l’espressione icastica e paradossale. In uno dei sette brano del Libro dell’inquietudine intitolato «Intervallo doloroso», lo stanco aiuto-contabile, riflettendo di non essere «nessuno dal punto di vista della scrittura», esprime la sua fede e la sua speranza in questo termini: «Magari restasse di me una frase, una cosa detta di cui si dicesse ’Ben fatto!’. Come i numeri che scrivo, copiandoli, sul libro della mia intera vita».
L’aforisma fu coltivato da Pessoa nel corso di tutta la vita, sotto il proprio nome e attraverso quello dei suoi eteronomi, e spunta improvviso nei quaderni manoscritti, nei margini – o persino nel mezzo – di testi con i quali non ha necessariamente rapporto. Compare anche isolato, scritto su pezzettini di carta strappati oppure in serie, separati da righe orizzontali, molti scritti in inglese, lingua nella quale Pessoa, in questo genere letterario, si dimostra decisamente brillante.
Questo volume è una piccola raccolta rappresentativa di tali aforismi e pensieri sparsi, per la grande maggioranza assolutamente inediti; piccola raccolta, ma assai indicativa dello spirito straordinario di questo grande poeta dai mille volti, sfuggente e sempre nuovo.
La Passigli Editori prosegue la pubblicazione delle opere di Fernando Pessoa (1988-1935), il più grande poeta portoghese del Novecento.
Volumi pubblicati dalla Passigli Editori: Poesie scelte, Trentacinque sonetti, Le poesie di Alberto Caeiro, Fantasie di interludio. Antologia personale, Messaggio, Novelle poliziesche, Maschere e paradossi, Il banchiere anarchico, L’ora del diavolo, Lisbona. Quello che il turista deve vedere, Il violinista pazzo, Una cena molto originale.
Zanoni – Un Romanzo sul Mistero dei Rosa-Croce
Romanzo
Informazioni: – pp. 392, Milano
Stampato: 2010-11-01
Codice: 978885021159
Autore/i: Bulwer-Lytton Edward
Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati
introduzione dell’autore, presentazione e cura di Madeline Merlini, titolo originale: Zanoni, in copertina: simbolo dei Rosa-Croce in una stampa del XIX secolo.
pp. 392, Milano
Romanzo esoterico o classico racconto gotico? Testo iniziatico o tradizionale romanzo storico ambientato all’epoca del Terrore? Da oltre centocinquant’anni i lettori sono catturati da questo «best seller sotterraneo», ricco di scenari di rovine classiche, atmosfere tenebrose e oscure presenze, ma anche di precisi riferimenti a fatti storici, e popolato di figure fantastiche, oltre che di personaggi realmente esistiti (l’immortale Caldeo e Robespierre, il Guardiano della Soglia e Saint-Just, l’adepto dei Rosa-Croce e Condorcet…) le cui vicende s’intrecciano dando vita a una storia illuminata da sinistri bagliori ed enigmatica come la figura del suo inquietante eroe.
Protagonista della vita politica e letteraria dell’Inghilterra dell’Ottocento, Edward George Bulwer Lytton (1803-1873) svolse diversi incarichi politici e fu Segretario di Stato per le Colonie. Amico di Charles Dickens, coltivò molti interessi, occupandosi di storia antica e di archeologia, di storia medioevale e di scienze occulte ed esoterismo. Secondo alcuni suoi biografi fu anche accolto nella setta dei Rosa-Croce. La sua fama letteraria è legata soprattutto ai numerosi romanzi storici, tra i quali spicca Gli ultimi giorni di Pompei.
Presentazione di Madeline Merlini
ZANONI
Introduzione
- Libro II. Il musicista
- Libro II. Arte, Amore, Mistero
- Libro III. Teurgia
- Libro IV. Il Guardiano della Soglia
- Libro V. Gli effetti dell’elisir
- Libro VI. La superstizione abbandona la fede
- Libro VII. Il regno del terrore
L’Arte di Essere Felici
Pagine scelte dall’edizione Barbèra, Milano, 1886
Autore/i: Mantegazza Paolo
Editore: Colonnese Editore
presentazione di Mario Pittei.
pp. 96, ill. b/n, Napoli
Difficile dire cosa sia la felicità, concetto sommamente relativo, ma Mantegazza sosteneva di averla trovata. Scrittore prolificissimo, autore di un centinaio di libri (quasi tutti di successo), antropologo e viaggiatore, nonché politico dalla parte dei ceti più popolari, in queste pagine (scelte dall’edizione Barbera del 1886), Mantegazza costruisce il suo più bel “monumento” alla ricerca della felicità. Per lui, essere felici dipende forse, in gran parte, dalla “capacità artistica di stare al mondo”, di ricostruirlo volta per volta con la nostra creatività. Per alcuni la felicità è semplicemente la mancanza della sofferenza; nelle visioni più pessimistiche, l’intervallo fra due dolori; per altri ancora, è trovare l’amore. In fondo, non vi è luogo più bello di un piccolo giardino per passeggiare e l’immensità per fantasticare: ai nostri piedi ciò che si può coltivare e raccogliere, sopra di noi ciò che si può studiare e meditare.
La Riforma dell’Alcorano
“… Una rivoluzione lontana dei montanari ceceni e ingusci del Caucaso guidata dal misterioso Mansur …”
Autore/i: Buonarroti Berlinghiero
Editore: Sellerio Editore
a cura di Alessandro Galante Garrone e Franco Venturi, in copertina: «Nel podere in primavera» di A. G. Wenezianow (particolare), Galleria Tretiakov, Mosca.
pp. 168, Palermo
«Dal Caucaso è comparso fino in Italia il codice di riforma dell’Alcorano del celebre sceicco Mansur e tosto si è veduto dall’arabo tradotto nel nostro linguaggio. L’opuscolo è singolare nel suo genere e oltre la riforma contiene alcune terribili profezie di questo nuovo settario, che predice non molto lontana l’epoca di alcune di esse». Una rivoluzione lontana dei montanari ceceni e ingusci del Caucaso guidata dal misterioso Mansur, e una serie di false corrispondenze da Costantinopoli del 1786 (pubblicate dalla «Gazzetta universale» di Firenze e poi diventate Popuscolo della Riforma dell’Alcorano), per quanto esotiche ed esoteriche, portano alle fonti del radicalismo rivoluzionario europeo, comunistico e giacobino. L’opuscolo, pubblicato come traduzione dall’arabo, era in realtà opera di un giovanissimo Filippo Buonarroti: l’attribuzione si deve alla ricerca dei due straordinari storici delle idee, Galante Garrone e Venturi, che questo opuscolo, in questo volume, introducono con due studi che ti creano il sorgere dell’aurora rivoluzionaria dal tramonto del pensiero illuminista, intorno a quello strano mito dello sceicco Mansur che si diffuse. Subito dopo l’opuscolo, Buonarroti sarebbe partito per il suo instancabile esilio di rivoluzionario professionale: la Corsica di Pasquale Paoli, la rivoluzione francese, la congiura degli Eguali di Gracco Babeuf, la rivoluzione del 1830, la fondazione delle prime sette carbonare. Nel 1786, venticinquenne, nella Riforma dell’Alcorano, costruiva intorno ai ribelli del Caucaso il laboratorio per la «scoperta della felicità», e dava basamento (l’utopia egualitaria, oltre che giusta e naturale, è anche possibile: oggi nel Caucaso domani in Europa) alle luci e alle tenebre di due secoli di rivoluzioni.