Libri dalla categoria Autolesionismo
Tutti Gli Scritti
Autore/i: Platone
Editore: Rusconi
prefazione, introduzione e cura di Giovanni Reale.
pp. LXXV-1852, 15 tavv. b/n f.t., Milano
Gli scritti di Platone sono un grande libro di meditazione, una Bibbia spirituale laica amata e letta in ogni tempo.
Il lettore di oggi, in particolare, trova nei dialoghi di Platone, nel suo parlare per immagini, nella sua capacità di comunicare non solo per concetti, ma attraverso il simbolo, il mito, la metafora, una coinvolgente consonanza. Perciò è sempre forte, anche oggi, l’esigenza di ritradurre gli scritti di Platone in modo vivo e attuale. Questa traduzione vuole ridare i concetti di Platone con la maggiore chiarezza possibile, in un linguaggio moderno. Ogni particolare di questa edizione mira ad aiutare la lettura in maniera cospicua: l’Introduzione generale, che fornisce un quadro dei punti essenziali del pensiero platonico; la Presentazione di ogni dialogo, che ne offre la scansione interpretativa; i titoli all’interno del dialogo, che ne evidenziano la struttura logica, le tematiche e le argomentazioni; le note, che forniscono notizie su personaggi, luoghi e eventi, ma anche indicazioni per la lettura trasversale; l’Iconografia, che offre all’immaginario del lettore una galleria di ritratti di Platone, della sua figura fisica e spirituale. La stessa riunione dei dialoghi in un solo volume obbedisce a un’esigenza di lettura, poiché solo così può essere fatta quella lettura trasversale, da dialogo a dialogo oltre che dagli scritti alle Dottrine non scritte, che consente di conoscere Platone.
L’équipe di studiosi che ha portato a termine l’impresa dopo una lunga preparazione, lavorando con piena identità di vedute e uniformità di metodi, è guidata da Giovanni Reale e composta da Roberto Radice, Claudio Mazzarelli, Maria Luisa Gatti, Maria Teresa Liminta e Maurizio Migliori.
In copertina: testa di Platone (particolare). Roma, Musei Vaticani, Galleria Geografica. Questo ritratto, utilizzato per raffigurare Aristotele, riproduce in realtà i tratti del viso di Platone.
Enneadi
Autore/i: Plotino
Editore: Rusconi
testo tedesco a fronte, introduzione, note e bibliografia a cura di Giuseppe Faggin, presentazione e iconografia di Giovanni Reale, revisione finali dei testi, appendici e indici di Roberto Radice.
pp. XXXIV-1610, 15 tavv. b/n f.t., Milano
Le Enneadi contengono tutti gli scritti di Plotino, ossia cinquantaquattro trattati, scritti fra il 254 e il 269, sistemati dal discepolo Porfirio in sei gruppi di nove trattati, donde il nome Enneadi (dal greco ennea, che vuol dire appunto nove).
Molte pagine delle Enneadi si collocano allo stesso livello delle più belle pagine di Platone e di Aristotele, e la storia dei loro influssi non è seconda a quella delle opere degli altri due grandi pensatori greci.
Quando i Greci si sono interrogati sul senso dell’uomo nel suo più alto significato e valore, hanno risposto in maniera concorde che esso consiste nel contemplare.
Il ricercare la verità e il saper guardarla nel suo intero, traendo tutte le conseguenze che ne derivano, è la cifra emblematica del grande pensiero dei Greci. In Plotino la “contemplazione” assurge a forza creatrice di tutta quanta la realtà.
E proprio in questo consiste il messaggio più sconvolgente di Plotino all’uomo contemporaneo: l’uomo di oggi crede che la prassi possa mutare ogni cosa e salvarlo; Plotino spiega invece che la prassi è solo l’orma scomposta della contemplazione che svanisce. Il vero e costruttivo fare suppone sempre strutturalmente un contemplare, che lo sorregge e lo motiva. Nella prassi l’uomo si svuota di sé; nella contemplazione, invece, si riempie dell’Assoluto.
Inoltre, l’uomo di oggi non conosce le ansie del “permanere nell’essere” e del “ritornare”: cerca di respingere in vari modi autorità e tradizioni culturali in cui trovare un approdo, né accetta sostegni metafisici in cui trovare la quiete dello spirito. Il suo paradigma emblematico è la velocità del correre, il fuggire da sé, l’andare oltre, e il rifiuto di tornare e di fermarsi.
Ma per l’uomo di oggi che con Brecht dice: “Non lasciatevi sedurre: non esiste ritorno”, Plotino costituisce come l’anamnesi metafisica del contrario: “Non lasciatevi sedurre: il ritorno è il destino irreversibile dell’uomo”.
I nuovi studi sulla storia della scienza, di recente, hanno messo in rilievo il fatto che le Enneadi e il Neoplatonismo hanno avuto un ruolo determinante nell’affermarsi e nel diffondersi della rivoluzione scientifica e in particolare di quella copernicana. La grande rinascita che il Neoplatonismo ha avuto nell’età umanistico-rinascimentale ha contribuito alla dissoluzione di concezioni aristoteliche che facevano da supporto al paradigma tolemaico, spianando così la via alla diffusione di quello eliocentrico alternativo.
In copertina: «Sarcofago di Plotino» (particolare raffigurante i volti di Plotino e Porfirio), databile tra il 265 e il 270. Città del Vaticano, Museo Gregoriano Profano (già Lateranense), Galleria dei Sarcofaghi. Foto A. Bracchetti.
Il Contemplatore Solitario
Autore/i: Jünger Ernst
Editore: Ugo Guanda Editore
a cura di Henri Plard, traduzione di Quirino Principe.
pp. 344, Parma
Chi conosce Ernst Jünger e la sua straordinaria attitudine a vedere attraverso le parole e le cose, troverà finalmente raccolti in questo libro saggi leggendari, sempre sottintesi nel ritratto che ci si e fatti di questo scrittore. Poco accessibili ai lettori italiani, gli scritti che costituiscono Il contemplatore solitario sono qui tradotti quasi in omaggio al centesimo compleanno (29 marzo 1995) di questo indistruttibile testimone della verità e dell’immutabile che s’intravede oltre la verità. I temi sono già in parte familiari allo jüngeriano fedele, ma qui si caricano di forza irresistibile, e l’incalzare delle idee, raggiunto il vertice di densità e d’intensità, si conclude sempre con un aforisma luminoso e trasparente che ogni volta sembra riassumere il significato supremo. Il tema più nuovo per il lettore italiano è quello che si articola in una formidabile architettura logica e insieme temeraria in Linguaggio e anatomia: il reciproco rapporto di mimesi e di specchio tra il linguaggio e la struttura del corpo umano. Quel saggio coabita con folgoranti pagine di diario, nate da soggiorni in terre solari, neolatine. La parte primaria è assegnata all’Italia, e in particolare alla sua terra storicamente più tenuta ai margini, la Sardegna (Presso la torre saracena, Terra sarda, Lo scarabeo spagnolo). Con la «trilogia sarda» si armonizza perfettamente il grandioso affresco di Una mattina ad Antibes: l’immagine della Provenza marittima sfolgora di colori diversi, ma ne balena un simile luccichio di abitatori degli abissi marini o del fogliame o delle altezze montane e celesti.
Forse con maggiore energia che in altri scritti jüngeriani erompe qui l’energia dello stile, che travolge il lettore nell’insolita esperienza di una penetrazione visiva della natura il cui fascino è quello di un’avventura epica e fantastica.
Un diario più breve e Balcone sull’Atlantico, nato da un soggiorno a Lisbona: qui non è la natura l’oggetto reso trasparente dallo sguardo dello scrittore, ma l’arte. Quelle pagine sono un ponte tra la forma del diario e la critica d’arte che raggiunge altezze sovrane nel saggio che chiude la raccolta, I demoni della polvere, dedicato all’opera di Alfred Kubin: un’arcata gotica dai colori nordici, eccentrica rispetto a gran parte del libro, e proprio per questo fortemente saldata, posta com’è alla fine, con lo scritto ancora più eccentrico – un piccolo capolavoro di «espressionismo metafisico» – che apre il libro: Lettera dalla Sicilia all’uomo nella luna. Qui, come nello Scarabeo spagnolo, come nel fulmineo Tre ciottoli, il lettore troverà forse la chiave decifratoria dell’eroica battaglia intellettuale di Jünger tesa a sottrarre la bellezza, fine ultimo dell’Essere, alla tragedia del tempo che fluisce.
Le Lacrime di Eros
Autore/i: Bataille Georges
Editore: Arcana Editrice
introduzione di Mario Perniola, traduzione dal francese di Dolores Ritti.
pp. 144, nn. ill. b/n, Roma
“Le lacrime di Eros” è l’ultimo libro a cui Bataille ha lavorato prima della sua morte e queste lacrime – che il tempo ha trasformato in pietre dure – sono il suo ideale testamento sull’erotismo, la chiave che decifra gli assurdi rapporti fra morale e desiderio, fra poesia ed estasi.
Questo libro è «il primo passo verso la coscienza della morte… il primo passo verso ciò che porta a dimenticare l’infanzia della ragione, della ragione che non seppe mai misurare i suoi limiti… attraverso la violenza del superamento ho allenato, nel disordine delle mie risate e dei miei singhiozzi, nell’eccesso dei miei trasporti che mi spezzano, la somiglianza dell’orrore e di una voluttà che mi eccede, del dolore finale e di una insopportabile gioia!» …mai libro è stato più profetico e insieme sofferto, lo provano le lettere di Bataille che l’accompagnano, come una indispensabile chiave interpretativa del suo progetto, e che mostrano lo straordinario intreccio di Eros e di Tanatos sul caduceo della vita corrente.
Kappa
Autore/i: Akutagawa Ryūnosuke
Editore: Se
traduzione di Mario Teti, in copertina: Kunichika, L’attore Kawarazaki Gon-nosuke nel ruolo di Daruko, 1869 (particolare).
pp. 96, Milano
«Prima di procedere nel racconto, penso di dover dire qualcosa sugli animali chiamati kappa. Taluni ancora dubitano della loro esistenza, che invece è reale, com’è vero che io stesso ho vissuto tra loro. Hanno capelli corti, e le dita delle mani e dei piedi congiunte da una membrana […]. In media, sono alti poco più di un metro. Secondo il dottor Chack il loro peso oscilla tra i nove e i dieci chili, ma alcuni eccezionalmente grossi raggiungono i venticinque chili. La parte superiore del loro cranio è concava, rotonda come una scodella, e pare che diventi sempre più dura col passar degli anni. […] Ma ciò che più colpisce nei kappa è la facoltà, ignota agli uomini, di cambiar colore a seconda del luogo in cui si trovano. […] I kappa devono avere un considerevole deposito di grasso sotto la pelle. Infatti non usano nessun indumento nonostante la temperatura piuttosto bassa – circa 10 gradi – del loro paese sotterraneo. Invece usano occhiali e portano con sé portasigarette, libri in edizioni tascabili e cose del genere, ma non per questo hanno bisogno di vestiti e di tasche, giacché, come i canguri, sono naturalmente forniti di una graziosa borsa sul ventre. La cosa che mi sembrò più curiosa è che essi non si coprono neppure con un perizoma».
Pubblicato nel 1926, un anno prima della morte dell’autore, Kappa è il capolavoro di Ryŭnosuke Akutagawa, qui riproposto nella magistrale versione di Mario Teti.
Miti Romani
I racconti mitici sulla fondazione della città eterna e le sue antiche leggende.
Autore/i: Gardner Jane F.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
introduzione dell’autrice, traduzione di Claudio Lamparelli.
pp. 144, nn. ill. b/n, Milano
«Un giorno, mentre Romolo stava passando in rivista le truppe al Campo Marzio, scoppiò un improvviso temporale: una fitta nube lo nascose alla vista di tutti, e nessuno mai più lo rivide.»
I miti romani non narrano tanto storie sugli dei quanto piuttosto sui romani stessi: scrittori come Livio, Virgilio e Ovidio traspongono infatti sul piano mitico il racconto delle origini e dei primi sviluppi di Roma e del suo popolo. Alcuni offrono modelli di comportamento virtuosi e improntati a un alto senso civico che i cittadini sono incoraggiati a emulare; altri intendono dare lustro alla reputazione delle grandi famiglie romane. Le leggende di Enea, Romolo e Remo e i «Sette Re» propongono diverse versioni della fondazione della città: ma il destino glorioso di Roma – la sua predestinazione divina alla potenza e alla grandezza – è comunque presente in tutte.
L’Anticristo e il Giudizio Finale
Autore/i: Barbarin Georges
Editore: Editrice Atanòr
prefazione dell’autore, traduzione dal francese di Paolo Castorina.
pp. 152, Roma
Dalla prefazione dell’autore:
«Quanto è strana la figura dell’Anticristo che, da quasi venti secoli, la tradizione cristiana presenta a tutti gli uomini come il segno dell’inizio della loro fine.
Ma quanto più singolare ancora il riserbo delle ortodossie che lasciano quasi completamente nell’ombra il personaggio più tipico degli “ultimi tempi”.
Infatti, l’insegnamento ufficiale delle Chiese è muto sull’Anticristo e sulle condizioni della sua venuta come della sua scomparsa.
Per la teologia cristiana la storia dell’Anticristo non ha, per così dire, maggiore consistenza di quella dell’Ebreo Errante. Ciò non pertanto la curiosità del mondo cristiano vi è particolarmente attratta dato il suo carattere premonitore ed eccezionale.
Senza dubbio la maggior parte degli uomini, appartengano o meno ad una confessione religiosa, vivono nel disinteresse di ciò che non è l’ora presente; ma gli spiriti veramente religiosi non possono non tener conto degli avvenimenti futuri dell’Umanità.
Specialmente oggi, in quanto il mondo sembra in preda alla follia e tutto sembra annunciare la fine di un ciclo e prossima la scadenza di uno spaventoso rendiconto. Questa e l’opinione generale, sicchè molti pensano di essere alla fine dei tempi e credono pure che questo mezzo secolo, in cui siamo appena entrati, sarà l’ultimo prima del Grande Millennio. Cosicché essi interpretano l’attuale dramma del mondo come il preludio dell’Apocalisse e del Giudizio Finale.[…]»
Il Rotolo di Rut
Analisi del testo ebraico
Autore/i: Niccacci Alviero; Pazzini Massimo
Editore: Franciscan Printing Press
prefazione degli autori.
pp. 112, Jerusalem
Questo libro contiene l’analisi morfologica e sintattica del Libro di Rut (85 versetti in totale). Nella parte morfologica il lettore è guidato ad un’analisi completa del testo ebraico, con particolare attenzione alle forme verbali. La parte sintattica guida alla scoperta di un metodo di lettura di un testo narrativo.
Il libro è destinato sia agli studenti di ebraico, sia alla schiera sempre più numerosa di uomini e donne che nella Chiesa si accostano alle Scritture nelle lingue originali.
Alviero Niccacci (San Niccolò di Celle, 1940) appartiene alla Provincia Francescana dell’Umbria. Laureato in Teologia (Pontificia Università Lateranense, 1969), in Studi Orientali (Pontificio Istituto Biblico, 1970), in Sacra Scrittura (PIB, 1972) e in Lettere (Università di Roma, 1977), è professore ordinario presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Di quest’ultimo è stato anche segretario, vice direttore e direttore (dal 1990 al 1996).
Massimo Pazzini (Villa Verucchio, 1955), ofm, licenziato in Teologia biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme (1985), BA in Lingua ebraica e Lingue semitiche antiche all’Università Ebraica di Gerusalemme (1990), laureato in Lingue e civiltà orientali all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (1998), insegna ebraico, aramaico e siriaco allo Studium dal 1991. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Grammatica siriana (1999), Il libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto. (2004) con A. Niccacci e R. Tadiello.
Il Grande Conflitto
La psicologia della distruttività e le strade per la riconciliazione
Autore/i: Hellinger Bert
Editore: Urra
premessa dell’autore, prefazione di Attilio Piazza, traduzione di Maria Teresa Pozzi.
pp. XV-176, Milano
Bert Hellinger presenta ne Il Grande Conflitto una panoramica della sua visione del mondo, concentrandosi sui meccanismi psicologici che sono alla base dei grandi conflitti, delle guerre tra i popoli e le religioni. I conflitti fanno parte della vita dell’essere umano, si può dire che sia del tutto normale trovarsi ad affrontare piccoli conflitti quotidiani.
Essi ci aiutano a superare i nostri limiti e a crescere. Diversi sono invece i grandi conflitti, quelli che hanno luogo tra i popoli e i gruppi etnici: al loro interno opera una volontà di distruzione.
Responsabili di tale dinamica distruttiva sarebbero, secondo l’autore, due fattori: la convinzione è spesso collegata a un’ideologia – e la coscienza di entrambe le parti. Quando un gruppo è convinto di agire secondo coscienza, si rifà al modello nero/bianco, che porta a identificare l’altro nel male e, in casi estremi, a negargli qualsiasi caratteristica umana.
L’applicazione di queste idee porta l’autore inevitabilmente anche in una dimensione politica. Hellinger sottolinea che i due avversari in conflitto sono comunque (ed entrambi) esseri umani, e pertanto preda di irretimenti come tutti gli altri. Riuscire a vedere la natura umana presente anche nell’assassino (fino a seguire l’insegnamento religioso “ama il tuo nemico”) è per Hellinger non solo un dovere etico, ma anche pragmatico: l’unica via possibile verso la guarigione.
Bert Hellinger, psicoterapeuta sistemico, da molti anni apprezzato in Germania per il suo lavoro con le costellazioni familiari, sta ora raggiungendo un pubblico sempre più vasto e internazionale. Nato nel 1925, ha studiato filosofia, teologia e pedagogia.
Ha lavorato per 16 anni in un ordine missionario cattolico dagli Zulu, in Sudafrica.
In seguito è divenuto psicanalista e, nel corso delle sue esperienze con la dinamica di gruppo, Primal, Gestalt, analisi transazionale, terapia familiare, ipnosi eicksoniana, programmazione neurolinguistica, ecc., ha elaborato la propria Terapia Sistemica della Famiglia, a cui deve la notorietà. In Urra sono stati già pubblicati due suoi libri, Riconoscere ciò che è e Ordini dell’amore.
Il Libro dell’Estinzione nella Contemplazione
Autore/i: Ibn Al-’Arabī
Editore: Se
traduzione di Younis Tawfik e Roberto Rossi Testa, postfazione e note di Michel Vâlsan, in copertina: Frammento del Corano in scrittura kūfī (IX secolo).
pp. 80, Milano
Il Libro dell’Estinzione nella Contemplazione è uno dei numerosi trattati brevi di Ibn ’Arabî, «il più grande Maestro» sūfī (nato nel 1165 a Murcia, in Spagna, e morto nel 1240 a Damasco), che si situano spesso ai margini delle sue opere maggiori. Tesi fondamentale del trattato è che la Realtà Essenziale divina, la meta della Via della conoscenza metafisica, può essere contemplata soltanto attraverso una realizzazione che è, da una parte, estinzione di quanto nell’essere o nell’occhio contemplante vi è di contingente e relativo, e dall’altra permanenza di quanto vi è in esso di assoluto e necessario. Quello che viene meno è per definizione caduco e in via di estinzione da sempre, ciò che permane è immutabilmente identico dall’eternità. La sola Visione appare come nuova all’occhio contemplante, ed essa è l’attributo proprio di quel vertice della realizzazione metafisica che vien detto «Stazione della Quiete e della Sussistenza Immutabile».
La Via per giungervi è esoterica: solo gli iniziati, i Conoscenti, potranno attingere la Visione Suprema, conseguente all’Estinzione metafisica e coincidente con il Levarsi del Sole essenziale.
Il Libro dell’Estinzione nella Contemplazione
Note al testo
Postfazione di Michel Vâlsan
Hermaphrodito
Autore/i: Savinio Alberto
Editore: Giulio Einaudi Editore
in copertina una fotografia di Alberto Savinio.
pp. 264, Torino
Si è parlato spesso in questi anni del contributo che Alberto Savinio ha dato all’arte e alla poetica del nostro secolo (citazione d’obbligo, il riconoscimento tributatogli da Breton nell’Antologia dello Humour nero, pubblicata in questa stessa collana); ma l’esatta natura e la genesi del suo surrealismo o presurrealismo sono rimaste nell’ombra, forse perché la poliedricità della figura di Savinio e la vastità della sua opera letteraria, parzialmente dispersa in riviste, giornali e plaquettes di difficile reperimento hanno ostacolato una conoscenza non mediata dell’artista e della sua attività. Un vero accostamento a Savinio non può quindi cominciare che da una rilettura dei suoi testi meno vulgati, che sono spesso i più ricchi di qualità e di sorprese. È questo certamente il caso di Hermaphrodito, il suo primo libro che, pubblicato nel 1918 e non più ristampato nella sua integrità, contiene già in se’ quasi tutta l’impalcatura e la suppellettile del cosmo letterario saviniano: dalla problematica «metafisica» al lessico «moltilingue» e tendenzialmente anfibologico, dal tema del «vuoto» alla tensione fantastica e grottesca dei racconti più tardi e famosi.
Al testo di Hermaphrodito è stato premesso quello dei capitali Chant’s de la mi-mort, pubblicati nel 1914 da Savinio nella rivista di Apollinaire, «Les Soirées de Paris».
Fiabe Russe Proibite
Autore/i: Afanasjev Aleksandr Nikolaevič
Editore: Edizione CDE
con un saggio introduttivo di Boris Andreevič Uspenskij e le «Note comparative» attribuite a Giuseppe Pitré, a cura e traduzione dal russo di Pia Pera.
pp. 322, Milano
I russi «parlano di depravazione, di vizi immondi, di indecenze… Raccontano ogni sorta di fiabe sconce, e chi dice le parolacce peggiori e fa gli scherzi più sconvenienti, accompagnandoli con movimenti indecenti del corpo, viene considerato il migliore e il più gradevole dei compagni in società»: così scriveva il viaggiatore tedesco Adam Olearius nel ’600. Questo aspetto della cultura popolare sarebbe andato perduto se Aleksandr Nikolaevič Afanasjev (1826-1871), lo studioso e folklorista a ragione considerato il Grimm russo, non avesse raccolto le 77 fiabe di questo volume. Non poté includerle negli otto volumi di Fiabe popolari pubblicati tra il 1855 e il 1863: la «ignobile e vile censura» aveva soppresso quanto era stato ritenuto offensivo della morale, anticlericale o erotico; «sanguinari pennini» avevano «lacerato e ferito» il manoscritto.
Afanasjev, dopo un viaggio a Londra nel 1860 e i contatti con esponenti dell’emigrazione russa, fra cui Herzen, trovò i canali che permisero poi di pubblicare a Ginevra, nel 1872, le Fiabe russe proibite. Entravano così a far parte della cultura scritta testi che, nella cultura orale, erano di dominio comune. Il grande Dostoevskij restò colpito da uno strano paradosso: «il nostro popolo non è dissoluto, ma addirittura molto casto, benché sia senza dubbio il popolo che dice più sconcezze al mondo; e su questo contrasto vale davvero la pena di riflettere almeno un poco». È quanto fa un illustre semiotico come Boris Uspenskij, nell’introduzione a questo volume: nelle «fiabe proibite» si avverte la forte presenza di riti pagani, che sopravvivono nella Russia ortodossa, alimentando la dialettica tra sacro e profano che è tipica della cultura popolare russa. Non a caso il racconto delle fiabe era di prammatica ogni volta che le circostanze prevedevano un rovesciamento della norma, come durante i giochi di Natale e di Carnevale, le feste nuziali e le veglie funebri. Questi materiali non hanno mancato di suscitare l’interesse dei folkloristi europei. Lo testimoniano anche le note alla traduzione francese, ospitate in questo volume e attribuite al grande studioso siciliano Giuseppe Pitrè.
Il Mito Ariano
Storia di un’antropologia negativa
Autore/i: Poliakov Léon
Editore: Rizzoli
prima edizione, avvertenza di Norman Cohn, traduzione e presentazione a cura di Alfredo De Paz, introduzione dell’autore.
pp. 384, Milano
Questo nuovo volume fa parte della serie del Columbus Centre della Università del Sussex dedicata allo studio del genocidio e delle sue motivazioni psicologiche e sociali. Dopo Il destino degli zingari, di Kenrich e Puxon, e La libertà di uccidere, di H. V. Dicks sulle SS, esce ora Il mito ariano una ricerca culturale sulla antropologia europea e sul pregiudizi, le superstizioni e le paure che generarono il «mito ariano», mito che ingloba una razza eletta e una razza «maledetta». Infatti l’ariano e l’ebreo risultano due concetti culturali che sono le facce opposte di una medesima medaglia.
Poliakov con una rigorosa metodologia di analisi in profondità, e servendosi di strumenti di indagine ricavati dalle scienze umane (antropologia culturale, sociologia, psicanalisi) mette a fuoco il processo di formazione degli antichi miti d’origine dei principali paesi europei (Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Italia) e come questi si affermarono anche nell’ambito più propriamente scientifico ai fini dell’emergere delle ideologie razziste e nazionaliste. Questo lo porta a scandagliare i contenuti e le tematiche più profonde, psicologiche e sociali, su cui si fonda il mito delle origini ariane e, per contro, della razza semita, con i suoi macroscopici equivoci biologici, storici e filosofici. Ne emerge una fenomenologia allucinante, che percorre interi periodi della storia europea con il suo orrore e la sua barbarie, con gli eccidi, le stragi e le guerre. E ciò che più stupisce è come il tarlo di questo delirio abbia intaccato in modo più o meno sensibile gran parte del pensiero scientifico e filosofico, nonché della letteratura europea nel corso degli ultimi due secoli, giungendo al massimo dell’orrore con la seconda guerra mondiale. Il libro del Poliakov si ferma sulla soglia dell’abisso della guerra mondiale che segna il massimo sviluppo e insieme la fine del «mito ariano».
Léon Poliakov nato a Leningrado nel 1910 si trasferì a Parigi nel ’20, dove studiò alla facoltà di Legge, dedicandosi successivamente al giornalismo. È stato uno dei principali organizzatori del Centro di Storia Ebraica Contemporanea nel 1944. Da allora si è dedicato a una storia completa dell’antisemitismo, recentemente pubblicata in tre volumi. Attualmente lavora per il Centro nazionale di ricerche scientifiche francese.
Introduzione
Parte prima. Gli antichi miti d’origine
I. Spagna
Il mito gotico
II. Francia
La disputa delle due razze
III. Inghilterra
Stirpe di Sem e giogo normanno
IV. Italia
Il seme di Enea
V. Germania
La lingua e la razza
VI. Russia
Il crogiolo eurasiatico
Parte seconda. Il mito delle origini ariane
I. Preludi
I predamiti – Le grandi scoperte – Le nuove genealogie – Le utopie della ragione
II. L’antropologia dei Lumi
Gli antropologi moderati (i monogenisti) – Gli antropologi estremisti (i poligenisti)
III. Alla ricerca di un nuovo Adamo
Magie dell’India – L’atto di nascita del mito ariano – Indomania, germomania e antisemitismo – Il mito ariano a livello europeo
IV. Gobineau e i suoi contemporanei
Rivoluzione, ideologia e fisiologia – La razza, motore della storia – Metafisici e megalomani
V. L’era ariana
La tirannia dei linguisti – L’arianesimo e la guerra franco-prussiana – Il manicheismo razziale – Dai preadamiti alla psicanalisi – La sopravvivenza del più adatto – La mistica ariana
Conclusione
Ex Libris Eroticis : Impotenza e Potere
“Libro di cultura vietato ai minori 18 anni”
Autore/i: Autori vari
Editore: Sarmi
presentazione e cura di Guido Terreni.
pp. 92, interamente illustrato b/n, Roma
Questa singolare raccolta di incisioni tende ad evidenziare, attraverso l’analisi dell’espressione inconscia del mondo che le ha generate, il rapporto tra repressione sessuale e autoritarismo che la classe dirigente esprime quando, abbassata la maschera del perbenismo, si concede il piacere di progettare «opere d’arte personali» allo scopo di contrassegnare le preziose collezioni di libri erotici. L’ossessiva ripetitività dei temi allegorici osceni, è in effetti assai più impressionante per la violenza dei contenuti di quanto non la sia per la spregiudicatezza delle immagini: un presagio di quel disfacimento che doveva concretizzarsi nell’aberrazione fascista.
Padre Pio e il Diavolo
Gabriele Amorth racconta…
Autore/i: Tosatti Marco
Editore: Edizioni Piemme
pp. 144, Casale Monferrato (AL)
«Caddi riverso sul letto e udii che diceva: “È isso, è isso!”.
Mentre ero in quella positura vidi l’animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire». (Padre Pio da Pietrelcina)
È una notte di fine estate nel convento di sant’Elia a Pianisi, dopo la recita del mattutino il giovane fra Pio si ritira in cella. L’afa gli impedisce di prendere sonno, per sentire un po’ di refrigerio apre la porta della piccola stanza e decide di recitare il Rosario, ma dopo la prima Ave Maria percepisce forte un intenso odore di zolfo. Si affaccia sul corridoio, e con terrore vede giungere un enorme cane nero, la bava incandescente alla bocca, che lo assale lasciandolo tramortito sul letto. È uno dei primi incontri di Padre Pio con il Demonio. Da quella notte, il fraticello – che ha solo 17 anni – riceverà gli attacchi e i tormenti di questo oscuro nemico per tutta la vita. La storia della battaglia fisica e spirituale del santo con il Maligno è raccontata attraverso i documenti più inquietanti del processo di canonizzazione e attraverso la lunga testimonianza di padre Gabriele Amorth, il sacerdote esorcista, che conobbe e frequentò Padre Pio per oltre vent’anni. Emergono episodi poco noti o del tutto sconosciuti di questa vicenda misteriosa, che gettano una luce eroica e particolare sulla figura del santo più amato del secolo scorso.
Marco Tosatti (Genova, 1947), giornalista, ha lavorato per diverse testate. Dal 1981 segue gli avvenimenti religiosi come “vaticanista” per il quotidiano «La Stampa». Con Flavia Amabile ha pubblicato per Gamberetti Editore I Baroni di Aleppo.
Fra i vari saggi ricordiamo Giovanni Paolo Il. Ritratto di un pontefice e Le nuove apparizioni (Mondadori). Per Piemme ha scritto Fatima. Il segreto non svelato (2002), Inchiesta sul demonio (2003), Apocalisse: la profezia di papa Wojtyla (2003, con Franca Giansoldati), oltre ad aver curato l’edizione italiana, e l’aggiornamento, del volume di Jonathan Kwitny, L’uomo del secolo (2002).
Rol il Mistero
la vita e gli esperimenti del più grande sensitivo del secolo
Autore/i: Allegri Renzo
Editore: Musumeci Editore
presentazione di Roberto Gervaso, prefazioni dell’autore.
pp. XVII-148, nn. foto b/n f.t., ill. b/n, Quart (Valle d’Aosta)
Per Gustavo Adolfo Rol non esistono barriere di spazio e di tempo. Le sue azioni sembrano violare in, modo sconcertante le leggi fisiche. Scrive a distanza, legge nei libri chiusi, disintegra gli oggetti con uno sguardo, li sposta da un luogo all’altro senza toccarli, vede il futuro. È un mistero che da oltre settant’anni meraviglia e fa discutere. Un uomo entrato nella leggenda. E Renzo Allegri, in questo libro affascinante come un romanzo, traccia di Rol un ritratto assolutamente inedito, racconta i numerosi incontri avuti con lui e descrive, minuziosamente e con la massima fedeltà, gli incredibili esperimenti cui ha assistito.
Renzo Allegri, scrittore e giornalista, per 24 anni è stato inviato speciale e critico musicale del settimanale “Gente” e adesso è caporedattore per lo spettacolo e la cultura di “Noi” Nato a Verona, vive e lavora a Milano. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienze Sociali” dell’Università Cattolica.
È autore di numerose inchieste di successo, alcune delle quali hanno avuto traduzioni ed eco internazionale. Ha pubblicato: Viaggio nel paranormale, 1978; Il guaritore indiano e altre storie, 1980; in collaborazione con Giovanni Battista Meneghini, Maria Callas mia moglie, 1981, Il prezzo del successo, 1983; Padre Pio, l’uomo della speranza, 1984; Cronista all’inferno, 1990; La vera storia di Maria Callas, 1991 I miracoli di Padre Pio, 1993. Per la sua attività letteraria ha vinto prestigiosi premi, tra i quali, il Premio Illica, 1979; il Verdi d’Oro, 1981, il Venezianello, 1983; il Premio Maria Callas, 1984; il Premio Fabriano, 1986; il Premio Brianza, 1991 e il Premio Diego Fabbri, 1992. In collaborazione con Giuseppe Valdengo: Scusi, conosce Toscanini, 1984.
Fantasmi e no
Racconti della paura
Autore/i: Autori vari
Editore: Bompiani
a cura di Malcolm Skey, racconti di: H.G. Wells, A. Bierce, W. de la Mare, W.F. Harvey, A.C. Doyle, H.P. Lovecraft, M.R. James, A. Blackwood, E.F. Benson, Collins-Dickens, J.H. Riddell R. Kipling, H. James, “Saki”.
pp. XII-306, Milano
I migliori racconti della paura a cura di Malcolm Skey.
Come scrive il curatore nell’introduzione, questa antologia non vuole essere una raccolta storica, né una panoramica geografica, ma una raccolta di ghost stories articolata secondo un ordine più o meno tematico. Si va dall’adagio della sezione “I morti che tornano”, al moderato della seconda sezione imperniata sul tema dell’occulto e l’occultismo, all’allegro con brio della terza su “Vampiri e vampirismo” fino alle sezioni dedicate al tema del doppio e dell’umorismo.
Infatti la ghost story comprende una straordinaria serie di creature e presenze: vi sono i demoni custodi di M.R. James, furtivi e implacabili; i corpi smembrati di Harvey; il Doppio di due autori doppi anch’essi come l’anglo-indiano Kipling e l’europeo newyorchese H. James; i torvi negromanti, maghi e occultisti; i banshees celtici, i presagi di morte, i sogni premonitori. Tre racconti osano addirittura prendere in giro i fantasmi nell’ultima sezione dedicata all’umorismo. Un campionario di generi completo che dimostra come un tipo di letteratura spesso snobbato possa raggiungere livelli espressivi inaspettati e riesca a conciliare livelli di realtà apparentemente inavvicinabili tra loro.
Storia della Magia
Personaggi, miti e misteri da Babilonia ai nostri giorni
Autore/i: Carpi Pier
Editore: Casa Editrice Meb
pp. 252, nn. ill. b/n, Padova
Pier Carpi ci offre, con questo suo libro, un testo completo e ricchissimo dedicato alla magia, dalle sue remotissime origini agli exploits avveniristici del mondo attuale. Una panoramica straordinaria su un “universo parallelo”, che ha accompagnato la nostra storia di sempre. Le conquiste dell’uomo, spesso anticipate dall’occulto e dalle sue ardite premesse, si intersecano con la magia in una fitta grata di realtà e fantasie.
La magia resiste immutata, non ha problemi di età, non invecchia e non scade, conserva ancora
le sue suggestioni.
Con immaginazione viva, ma anche con precisa aderenza alle fonti storiche, Pier Carpi ha scritto con stile piano e accessibile anche al non iniziati il suo libro, che vuole essere un contributo determinante alla pratica del meraviglioso. Con la sua conoscenza dell’argomento trattato, con l’agilità piacevole della sua scrittura, egli riesce a darci un ritratto personale e tuttavia valido della pratica esoterica, dal suo buio esordio all’alba della vita, fino al maghi moderni.
Una storia che Pier Carpi, uno del pochissimi studiosi italiani della materia, scrittore e regista appassionato dell’Insolito, era il più indicato a scrivere. Per il pubblico italiano, poi, oltre a una rivelazione “nazionale”, questa storia della magia rappresenta la prima guida sincera a un’interpretazione di fenomeni finora privi di ogni inquadramento storico, abbandonati al folclore e alla curiosità. Si potrebbe dire che nasce finalmente, con questo libro, l’avviamento alle scienze occulte, a una loro classificazione precisa e documentata, a una interpretazione critica. (Emilio de’ Rossignoli)
Pier Carpi, emiliano, si è affermato in Italia per i suoi libri di narrativa e di saggistica, in gran parte pubblicati anche all’estero. Entrato giovanissimo nel giornalismo, per venti anni ha diretto giornali e collane di libri; è stato inviato speciale e ha avuto diverse esperienze professionali, anche radiotelevisive. Attualmente si dedica esclusivamente alla sua attività di scrittore e regista cinematografico.
In questa collana ha già pubblicato il volume Cagliostro, dal quale è stato tratto il film omonimo con regia dello stesso Pier Carpi.
Magiche Piante Magiche – Feng Shui l’Arte del Vento e dell’Acqua
Un itinerario segreto
Autore/i: Autori vari
Editore: Macro Edizioni
pp. 160, nn. ill. a colori e b/n, Diegaro di Cesena (FC)
Una guida al mondo rituale e simbolico delle piante, alla loro anima e ai loro poteri vitali.
Quattro temi conducono il lettore a conoscere gli «alberi cosmici» (la quercia, la betulla il frassino…) le “piante di streghe e diavoli” (stramonio, tasso, belladonna…), le “piante protettrici” (angelica, edera, cardo santo…) le “piante delle fate” (digitale, nocciolo, campanella…). Tutte le piante sono spiegate nel loro simbolismo, nelle loro proprietà e nel loro utilizzo. Dal mondo magico delle piante si giunge poi alla concezione di un ambiente in armonia con le forze vitali: il Vento e l’Acqua, con la Terra e il Fuoco, animano, nella tradizione cinese del Feng Shui, la Natura quale organismo vivente.
Un itinerario segreto alla riscoperta delle armonie della natura per una riflessione benefica del nostro vivere. L’invito è quello di utilizzare le “tecnologie dolci”, a basso consumo energetico, a partire dalla fitodepurazione e dalle semplici tecniche di miglioramento delle condizioni abitative con lo studio della biologia.
Conclude il volume una serie di repertori tratti da testi antichi, il glossario, la bibliografia e l’indice tematico.
Una Donna Chiamata Shizu
Autore/i: Endo Shusaku
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione e cura editoriale di Piera Rupani.
pp. 240, Casale Monferrato (AL)
Uno dei più grandi maestri della narrativa giapponese contemporanea introduce il lettore nel fascino e nella discrezione del lontano Oriente dai tipici morbidi paesaggi, dialoghi, usanze, riti, quella maniera tutta particolare di amare e di odiare.
Si va dalla persecuzione dei cristiani in Giappone all’analisi spietata dell’amore di coppia, dalla storia di un missionario impeccabile che cade in una turbata storia di sesso al vecchio cane che muore al posto dell’uomo, dal caso di involontario ma reale cannibalismo a un’altra storia di fedeltà animale, dai leggeri ricordi d’infanzia a un intrigo di ricatti e spionaggio.
E come sigla, il fascino e il mistero di un nome di donna.
Shusaku Endo, nato a Tokio nel 1923, è uno dei principali scrittori giapponesi contemporanei. Ha ottenuto diversi importanti riconoscimenti letterari: il Premio Akutagawa, il Premio Culturale Mainichi il Premio Sbincho, il Premio Tanizaki e il Premio Noma. Nel 1981 è stato eletto al Nihon Geijutsuin, l’Accademia umanistica giapponese. Ha pure ricevuto dottorati onorari da alcune università americane.
I libri di Endo sono pubblicati in venticinque paesi.
In italiano sono usciti presso Rusconi Il samurai, Vulcano, Scandalo e Il silenzio, messo sulla scena da Martin Scorsese.