Libri dalla categoria Rivoluzione Francese
Memorie
Titolo originale: Vospominanija
Autore/i: Sacharov Andrej
Editore: SugarCo Edizioni
unica edizione, traduzione dal russo di Elena Gori Corti.
pp. 932, numerose fotografie b/n f.t., Milano
Pioniere della fisica, padre della bomba H sovietica, premio Nobel per la Pace 1975, Andrej Sacharov è stato una delle maggiori figure del XX secolo. Ha rinunciato a tutti i privilegi che gli derivavano dalle posizioni di prestigio raggiunte quale fisico per assumere il ruolo di leader del movimento dei dissidenti sovietici e della lotta in favore dei diritti umani per la quale è diventato famoso in tutto il mondo. Secondo molti, è a lui che va attribuito il merito dei cambiamenti che hanno sconvolto la geografia socio-politica dell’Unione Sovietica e dell’Europa dell’Est. In questa sua autobiografia, completata poco prima della morte avvenuta nel dicembre del 1989, Sacharov ricostruisce in prima persona la vita straordinaria di un uomo il cui nome è destinato a restare nella memoria delle generazioni future. Nato da una famiglia della borghesia intellettuale di Mosca, Sacharov è cresciuto fisicamente e culturalmente durante i primi travagliati decenni del regime comunista. Rievoca qui il lavoro che svolse in una fabbrica di munizioni durante la seconda guerra mondiale e come nel 1945 abbia cominciato gli studi superiori di fisica che alla fine lo avrebbero portato a far parte del programma di sviluppo della bomba all’idrogeno. Sacharov ci fornisce l’inedito, fascinoso resoconto degli sforzi compiuti per vincere la corsa alla bomba H (la sua narrazione getta nuova luce sulla questione ancora controversa di chi abbia costruito per primo la bomba) e una descrizione dei personaggi coinvolti nel progetto come il suo maestro, il premio Nobel Igor Tamm, e il capo della polizia segreta di Stalin, Lavrenti Berija. Descrive l’«impianto», la Los Alamos sovietica, dove ha passato diciotto anni della sua vita, ci parla di scienza raccontandoci al tempo stesso la tragedia umana.
Eletto all’Accademia delle Scienze a soli trentadue anni, Sacharov ne divenne un influente membro. Spiega la trasformazione interiore cui andò incontro e perché abbia cominciato a dubitare dell’affidabilità del governo entrato in possesso della nuova e terribile arma di distruzione. Rivela le drammatiche prove di forza che sostenne con Nikita Chruščev, i suoi tentativi di influenzare le autorità, l’ostracismo cui venne sottoposto dalla comunità scientifica sovietica e le vessazioni, che divennero un evento quasi quotidiano, subite ad opera di responsabili di governo.
Rimasto vedovo della prima moglie, Sacharov conobbe Elena Bonner e qui racconta le circostanze in cui si sviluppò un’eccezionale relazione tra due individualità differenti ma consacrate alla medesima causa e al loro meraviglioso, reciproco amore. Rievoca con dovizia di particolari i suoi continui scontri con i leader sovietici su questioni di politica interna ed esterna; le azioni compiute in favore delle vittime della persecuzione politica; ì tentativi del governo di ridurlo al silenzio e di gettare discredito su di lui e su sua moglie. Nei primi anni Ottanta denunciò Tinvaslone dell’Afghanistan e la vivacità della sua narrativa ci consente di rivivere il momento in cui venne prelevato in una strada di Mosca dal Kgb ed esiliato a Gor’kij, dove rimase relegato per sette anni. Alla fine, nel dicembre del 1986, giunse un’inaspettata telefonata da parte di Michail Gorbačev e Sacharov ed Elena Bonner poterono tornare a Mosca, finalmente liberi.
Il Libro dei Sogni – Oltre 5000 Voci per Interpretare i Sogni
Autore/i: Kolosimo Caterina
Editore: Sonzogno
a cura di Claudia Azzola, introduzione di Maurizio Costanzo.
pp. 544, Milano
Capire i propri sogni, svelarne i misteriosi messaggi: è possibile, con questo libro. È il primo manuale che raccoglie le più avanzate tesi interpretative del nostro secolo ponendole a confronto con le tradizioni popolari e magiche, in un discorso finalmente completo che abbraccia e sintetizza il sapere antico e nuovo. Dall’A alla Z un viaggio affascinante attraverso gli elementi e le situazioni oniriche più frequenti: non responsi sibillini, ma chiare indicazioni e validi suggerimenti che vogliono essere di stimolo a dialogare con le visioni notturne, dunque con la parte più nascosta di noi stessi. È in questo senso che va letta la prima parte introduttiva, che espone brevemente le più accreditate teorie degli studiosi che si sono occupati del mondo onirico, fino alle più recenti, impensate applicazioni: è possibile “controllare” il sogno, “entrare” nelle visioni notturne? E perché è utile farlo? Drammatico, enigmatico, immaginifico, grandioso, spettacolare, il nostro personale “teatro della notte” è anche gioioso, ludico, e ci invita ad abbandonarci alle intuizioni irrazionali: un aspetto che Il libro dei sogni non ha tralasciato, riservando la parte finale ai numeri da giocare al lotto. Buona fortuna!
Caterina Kolosimo, giornalista, scrittrice, conduttrice televisiva, si è specializzata nei settori attinenti alla psicologia, in particolare nell’interpretazione dei sogni. Ha avuto come grande maestro il marito Peter Kolosimo. Da anni cura rubriche sull’interpretazione dei sogni per importanti periodici. Ha già pubblicato alcuni libri di notevole successo e, sempre in campo onirico, svolge un’intensa attività televisiva. Vive e lavora a Roma e Milano.
La Curva dei Silenzi – Il Caso Senna
Autore/i: Santoro Nicola
Editore: Di Renzo Editore
unica edizione, prefazione di Daniele Azzolini.
pp. 256, numerose tavole a colori f.t., Roma
Che libro potrebbe mai uscirne da un processo… una cronaca giudiziaria? Un diario? Un resoconto minuzioso, magari un po’ noioso? Nicola Santoro ne ha fatto un romanzo. Dunque, egli ha compiuto una piccola impresa, o forse una grande impresa, non sta a noi misurarla in centimetri. Sappiamo solo che non era facile, e non soltanto perché i processi, nudi e crudi quali sono, poco si prestano a palpitare e a coinvolgere, tantomeno a innalzarci sopra gli stessi fatti, per indurci a osservare cose e persone, modi di fare e di essere con l’ampiezza del quadro d’assieme, che è appunto la forza del romanzo in sé. I processi, si sa, procedono alla ricerca di minuzie, edificano sui piccoli particolari, un mattone alla volta, la ricerca della verità è primaria; mentre il romanzo vive di emozioni, e la verità non è sempre il fine da perseguire. Semmai le sue contraddizioni, e il gioco vitale che essa svolge su di noi.
Di più, il processo che Santoro ha trasformato in romanzo tratta di sport, di un grande personaggio dello sport, Ayrton Senna. E questo rende tutto ancora più complesso, e di difficile abbordaggio. È materia incandescente quella che scivola tra le pagine de “la Curva dei Silenzi”, perché è ancora viva e forse lo resterà per sempre. Così come lo stesso Ayrton è vivo nel ricordo di tutti e lo resterà per sempre. Ma dite: non è lo sport già così simile a un romanzo? E non lo sono ugualmente i suoi protagonisti? Dunque, come si fa a scrivere un romanzo di un romanzo, a dare spessore, e magari raccontare daccapo personaggi di cui tutti sanno e sui quali ognuno di noi ha un parere preciso, talvolta incrollabile?
Ecco la duplice difficoltà in cui si destreggia con grande abilità Santoro: trasformare in racconto la materia dura del processo, renderla malleabile, presentabile, comprensibile: ridare calore e colore a personaggi che nelle pieghe della mera cronaca giudiziaria divengono sbiaditi e collaterali; e insieme, modellare il romanzo dello sport, quello conosciuto da tutti, quello recitato a memoria dagli appassionati, fino a farlo diventare parte integrante di un romanzo ancora più vasto, dove alia fine tutto si somma acquistando la dimensione di un affresco. Quello sulla vita di un uomo speciale, che faceva un mestiere speciale, sulla cui morte si è svolto un processo “lungo, difficile, tecnico, che era già in discussione prima di cominciare”. Un uomo che apparteneva a tutti, ma meno di tutti a se stesso.
Nicola Santoro è nato a Roma il 2/10/1971. Attratto sin da giovanissimo dai motori.
A vent’anni ha iniziato a collaborare con la Redazione Motori del quotidiano romano “Paese Sera”, dove ha ricoperto anche l’incarico di inviato per la Formula Uno, e dal 1991 è iscritto all’elenco pubblicisti dell’albo dei giornalisti.
Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Roma “La Sapienza”, procuratore abilitato, alterna l’attività forense ad un’intensa attività pubblicistica.
Nel 1997 è stato inviato al Processo Senna per conto della rivista specializzata Rombo Auto & Sport, quotidiani e network radiofonici privati.
Il Sangue dei Gracchi • Roma II Secolo a.C. – Passioni, Intrighi e Speranze di una Rivoluzione Perduta
Autore/i: Canali Luca
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, con la collaborazione di Maria Pellegrini, premessa dell’autore.
pp. 192, Casale Monferrato (AL)
Una città nata da due omicidi, uno stupro, sistematiche razzie e da una popolazione prevalentemente costituita da fuggiaschi, vagabondi e ladri di strada, non avrebbe potuto non avere impressi nel proprio DNA caratteri di violenza. E infatti così è stato. Come è noto, la storia non si può rifare con i se e con i ma, tuttavia, esplorare possibili alternative può servire almeno a delineare scenari diversi. Che corso avrebbe avuto la storia dell’Occidente se Annibale, dopo aver sterminato cinquantamila legionari, avesse devastato Roma, come gli consigliava il comandante della sua cavalleria? E cosa sarebbe accaduto se Cesare non avesse licenziato la sua scorta qualche giorno prima delle fatali Idi di Marzo? Domande interessanti e difficili. È certo, invece, che la tragica fine di Tiberio e Gaio Gracco non sarebbe avvenuta se Roma non avesse privato i piccoli agricoltori delle loro terre per farne rudi soldati alla conquista dell’Italia intera, della Spagna e del vicino Oriente. Quelle campagne, ormai spopolate, divennero preda di ricchi latifondisti, mentre gli antichi proprietari, dopo la vittoria, furono trasformati in disoccupati o nullafacenti cronici. Fu la ’rivoluzione’ dei Gracchi a opporsi a questo arbitrio. Se si fosse realizzata, Roma non sarebbe stata invasa da migliaia di sottoproletari affamati, e non avrebbe conosciuto una lunga, sanguinosa epoca di guerre civili. I fratelli Gracchi sarebbero stati gli eroi di un mondo diverso. Invece, divennero due illustri vittime di Stato.
Luca Canali, (Roma 1923), dopo un lungo impegno politico, si è dedicato all’attività letteraria e didattica. Ha insegnato fino al 1981 nell’università di Roma e di Pisa. È stato redattore e condirettore de “Il Contemporaneo” e ha collaborato con “Paragone”, “Il Verri”, “Nuovi Argomenti”.
Fra le numerose opere di saggistica ricordiamo: Personalità e stile di Cesare, I volti di Eros; Vita, sesso, morte nella letteratura italiana; Potere e consenso nella Roma di Augusto. Ha molto tradotto, tra gli altri, Lucrezio, Virgilio per intero, Odi ed Epodi di Orazio, Farsaglia di Lucano, Satyricon di Petronio. Ha pubblicato alcuni volumi di poesia: La deriva; Il naufragio; Toccata e fuga; Zapping. Anche romanzi e racconti, fra cui: La Resistenza impura; Autobiografia di un baro; Il sorriso di Giulia; Spezzare l’assedio; Segreti; Diverse solitudini; Diario segreto di Giulio Cesare; Nei pleniluni sereni (finalista al Premio Strega); Pietà per le spie. Recentemente ha pubblicato Memorie di un libertino depresso; Controstoria di Roma; Intervista a cinque fantasmi. Con la Piemme il romanzo L’uomo che non stava al gioco (1988). Con l’Editore Scheiwiller è in uscita il libro in versi Bordeline.
Il Gioco dei Potenti – Grandezze e Debolezze, Stile e Mancanza di Stile di quelli che Contano
Autore/i: Ottone Piero
Editore: Longanesi & C.
introduzione dell’autore.
pp. 424, Milano
«Vivono, come gli aristocratici di un tempo, in maniera diversa dai comuni mortali; tengono la loro corte nelle ville di Cape Cod o della Foresta Nera, o in palazzi di città, massicci, opulenti, inaccessibili… La loro potenza è il denaro.»
Negli ultimi quarant’anni, la scena italiana è stata dominata da alcuni protagonisti che hanno controllato i veri centri di potere. I più importanti, i più interessanti sono Enrico Mattei ed Eugenio Cefis, per il settore pubblico; con un tragico epigono, Roberto Calvi, il quale – pur essendo presidente di una banca privata – ha svolto una parte notevole nel campo del «capitalismo di Stato»; e, nel settore privato, Gianni Agnelli e Leopoldo Pirelli, in rappresentanza di un capitalismo che era delle grandi famiglie e oggi si sta trasformando e frazionando, anche per la spinta di uomini come Carlo De Benedetti. Conosciamo le gesta di questi personaggi. Ma chi sono essi in realtà? Quali sono state di volta in volta le loro motivazioni? Quali traguardi cercavano di raggiungere? Per capirli, bisogna studiare la loro mentalità, seguire le loro vicende personali, sorprenderli nei momenti meno noti della loro esistenza, come fossero i protagonisti di un romanzo: solo in tal modo è possibile tracciare di ciascuno un ritratto. D’altra parte, perché il ritratto sia verosimile, bisogna che il personaggio sia presentato in movimento, mentre fa le cose, non staticamente come fosse un busto di marmo. E quindi ecco, per fare qualche esempio, la rievocazione della guerra delle «sette sorelle», la scalata alla Montedison, l’acquisto del Corriere della Sera e di altre testate; ecco lo stuolo degli amici, dei collaboratori, dei consiglieri, da Boldrini a Vanoni, da Cuccia a Romiti. E si scopre che, se è vero che tutti giocano, ciascuno si muove a modo suo, con i suoi problemi e i suoi guai: che talvolta diventano, purtroppo, i guai di tutti noi.
Piero Ottone è nato a Genova nel 1924. Giornalista dal 1945 al 1977 presso il Corriere Ligure, La Gazzetta del Popolo, il Corriere della Sera, Il Secolo XIX, ha diretto Il Secolo XIX e il Corriere della Sera. Attualmente rappresenta Mondadori nella proprietà de la Repubblica. Fra i suoi libri: Gli industriali si confessano (1965), Fanfani (1966), La nuova Russia (1967), De speri (1968), Intervista sul giornalismo italiano (1978), Come finirà (1979) e, in questa stessa collana, La scienza della miseria spiegata al popolo (1980), Giornale di bordo (1982) e Le regole del gioco (1984).
Trilogia del Ritorno • L’Amico Ritrovato – Un’Anima non Vile – Niente Resurrezioni, per Favore.
Titoli originale: Reunion – No Coward Soul – No Resurrection, Please
Autore/i: Uhlman Fred
Editore: Ugo Guanda Editore
introduzione di Arthur Koestler, traduzioni di Bruno Armando ed Elena Bona, in copertina: Autoritratto con carta d’identità ebraica, Felix Nussbaum (1943).
pp. 224, Parma
“Mi sentivo prima tedesco, poi ebreo”. In questa frase piena di rimpianto, più ancora che nel tema sconvolgente dell’Olocausto, è racchiuso il fascino dei tre romanzi brevi di Fred Uhlman. L’amico ritrovato, Un’anima non vile e Niente resurrezioni, per favore nascono dalla tragedia di chi, disperatamente innamorato della Germania e della sua cultura, se ne vide nel 1933 improvvisamente allontanato in nome di una motivazione aberrante come quella razziale. In L’amico ritrovato questa lacerazione coincide con la fine di una fortissima amicizia fiorita al liceo di Stoccarda tra due adolescenti: l’ebreo Hans Schwarz, figlio di ricchi borghesi, e il nobile Konradin von Hohenfels, per molti aspetti diversi, ma accomunati dall’amore per Goethe, Schiller, Hölderlin e la dolce campagna del Württemberg. Il nazismo travolge questo legame con la forza di un contagio che sembra colpire anche l’amico prediletto e condurlo al tradimento. La smentita verrà solo trent’anni dopo, imprevista e commovente, dalle righe di un vecchio album di scuola e dall’ultima lettera scritta ad Hans da Konradin, divenuto ufficiale della Wehrmacht e prossimo a essere giustiziato per aver preso parte alla congiura contro Hitler: una confessione che è anche l’appassionato tentativo di spiegare come un popolo intero possa precipitare nella barbarie, e risponde ai quesiti che L’amico ritrovato aveva lasciato aperti. Ma per Uhlman quanto è avvenuto non può essere archiviato nel segno consolatorio del ricordo giovanile, e forse proprio per questo la chiave dell’intera Trilogia va considerato Niente resurrezioni, per favore: il confronto, nella Germania opulenta del dopoguerra, fra l’ebreo emigrato Simon Elsas e i suoi vecchi compagni di scuola non garantirà la riconciliazione, ma suggellerà la ferita dell’animo, la reciproca incomprensione, la colpevole dimenticanza del passato. Nella Trilogia del ritorno, con una scrittura di grande sobrietà, Fred Uhlman ha così dettato la condanna di una delle pagine più agghiaccianti della nostra storia, creando tre gioielli di prosa che si illuminano vicendevolmente e riuscendo a trarre una musica semplice e malinconica dalla tragedia di un’intera civiltà.
Fred Uhlman nacque a Stoccarda nel 1901. Nel 1933 abbandonò la Germania per sfuggire al nazismo. Visse in Francia, Spagna e Inghilterra, dove lavorò come avvocato, affermandosi al tempo stesso con la sua attività di pittore. È morto a Londra nel 1985. Apprezzati pienamente solo dopo la sua scomparsa, i tre romanzi di Trilogia del ritorno sono stati al centro di uno dei più clamorosi casi letterari degli ultimi anni. Nel catalogo Guanda, anche Sotto i lampi e la luna e Marocco.
Les Vitraux Légendaires de Chartres – Des Recits en Images
Autore/i: Deremble Jean-Paul; Manhes Colette
Editore: Desclée de Brouwer
preface de Michel Pastoureau.
pp. 192, interamente e riccamente illustrato a colori, Parigi
«Une étude entièrement nouvelle pour ces “monstres sacrés” et prolifiques (41 récits et 1 100 tableaux) que sont les verrières basses de Chartres. Leur réussite est totale.» (Michel Pastoureau)
Les vitraux de la cathédrale e Chartres sortent de l’obscurité ou l’usure du temps les avaient plongés. Aujourd’hui restaurées, les verrières livrent lignes et couleurs avec un éclat nouveau qui en permet une lecture claire. Au-delà du premier regard – un pur miroitement de lumières et de formes – ces vitraux doivent être lus comme des récits qui instruisent et enchantent. En marge de recherches historiques ou archéologiques, le présent ouvrage sur Les vitraux légendaires de Chartres propose une analyse de la structure et de l’organisation de récits en images que le Moyen Age goûtait particulièrement. Tel est le pari audacieux d’une étude littéraire qui veut rendre compte du génie narratif des imagiers médiévaux.
Claudel, dans Œil, décrit la force de ces murs qui parlent : Car cela n’est pas en repos! Cela vit et cela palpite, cela dort et cela rutile, éclair ou braise, rubis, émeraude et cobalt… Toutes ces couleurs ensemble, tous ces points divers, tout cela ne reste pas immobile, tout cela chauffe et chante, et du seul fait de sa variété produit un prodigieux ramage… J’ai l’impression que cette instabilité du feuillage mystique, sans parler de la changeante inclinaison de la journée et de l’incessante modification de notre ciel français, n’est pas seulement l’effet du babil des couleurs divisées, de la variété des tons, mais de celles des tensions. Le verre oppose à la lumière une résistance et une résistance diverse suivant le pigment dont il est imprégné. Il transforme l’instant en durée.
Colette Manhes, ancienne élève de l’École normale supérieure, agrégée de lettres classiques et licenciée en théologie, est chargée de recherches au CNRS.
Jean-Paul Deremble, docteur en littérature comparée, habilité au doctorat de théologie, est assistant à l’Université Paris XII.
Proverbi Romaneschi
Autore/i: Cibotto G. A.; Del Drago G.
Editore: Aldo Martello Editore
introduzione di G. A. Cibotto, nota degli autori.
pp. XIII-118, numerose illustrazioni a colori e b/n, Milano
Sommario:
Introduzione
- Agricoltura – Raccolti – Animali
- Amore – Donna – Matrimonio
- Colore locale – Costumi – Abitudini – Riti
- Meteorologia
- Malattie – Morte – Medicine
- Povertà – Ricchezza – Commercio
- Religione – Preti – Devozione
- Tavola – Cibi – Vino
- Vari
Bibliografia
Maometto in Europa • Arabi e Turchi in Occidente 622-1922
Autore/i: Carretto Giacomo E.; Lo Jacono Claudio; Ventura Alberto
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Francesco Gabrieli.
pp. 280, interamente e riccamente illustrato a colori e b/n, Milano
Maometto in Europa: all’estremo sudoccidentale dell’Europa una rupe protesa nel Mediterraneo, Gibilterra, il monte di Tariq, ricorda nel nome il primo berbero musulmano che mise piede nel continente. All’estremità orientale gli arabi avevano già attaccato Costantinopoli, il cuore dell’Impero erede di Roma, invano (e altre volte ritenteranno). Poi ci saranno l’occupazione e la lunga permanenza nella Spagna, la puntata offensiva nel centro della Francia fino al campo di Poitiers, la conquista della Sicilia, le scorrerie nella penisola italiana fino alle porte di Roma stessa. Più tardi, nuova «ala marciante dell’Islàm», i turchi dilagheranno nell’Europa orientale: in Grecia, nei Balcani, in Ungheria, cancellata l’ultima vestigia – Costantinopoli – dell’impero bizantino, fallendo l’assedio di Vienna, rifluendo ma pur tenendo ancora un lembo a occidente del Bosforo con Istanbul, la città di Costantino, ed Edirne, la città di Adriano. Su questo complesso sfondo storico il tema del libro è quindi, come scrive uno degli autori, Francesco Gabrieli, « i tempi e i modi con cui la religione d’Arabia, e i popoli che l’accolsero e trasmisero, vennero a contatto con questa parte del mondo » che sarà l’Europa, « cosa essi vi apportarono, come si insediarono e in parte acculturarono sul suo suolo; quali furono i risultati di questo incontro-scontro fra genti diverse e prima dell’Islàm lontanissime tra loro ». L’incontro fu più lungo e fecondo nella penisola iberica dove si svolse un « grandioso fenomeno di mediazione culturale » prezioso per la civiltà europea nei secoli della sua formazione, ma i particolari del quadro, sul vasto teatro dell’Europa mediterranea e orientale, nel lungo arco dei secoli, nelle splendide vestigia artistiche e civili come nelle insospettate sopravvivenze, sono sorprendenti e stimolanti.
Più parole di quante solitamente si pensi – e con la parola spesso anche la cosa – sono mutui dall’arabo (algebra, divano, bailamme, alamaro, gazzarra, camicia, azzurro, per esempio); e molti elementi anche della cultura materiale, il riso, l’albicocca, il cotone, la carta o l’uva sultanina; e immaginari personaggi vivi nella realtà fantastica (Ali Baba operoso ladrone, i viaggi favolosi del marinaio Sindibad, Aladino con la sua lampada e il genio, l’astuta Sherazade infaticabile tabulatrice) possono essere il casuale stimolo che inducono a riflettere sulla grandiosa pagina storica della presenza islamica in Europa, dell’«incontro-scontro fra genti diverse e prima dell’Islàm lontanissime fra loro» (Francesco Gabrieli), delle conseguenze che ne derivarono. È il tema di questo libro. In un’epoca in cui le genti che poi avrebbero potuto dirsi europei costruivano dolorosamente la propria identità culturale, l’Islàm era un prodigioso universo ricco, dinamico, colto, civile. La biblioteca di Cordova andalusa contava i volumi a centinaia di migliaia quando la maggior parte dei potenti dell’Europa era analfabeta e la Vaticana contava poche decine di manoscritti; più tardi il matematico pisano Fibonacci scriverà d’esser stato istruito «nell’abbaco» e di aver conosciuto Euclide e i matematici arabi viaggiando «per cagion di commercio» nel Mediterraneo islamico. In termini generalissimi l’Islàm ha avuto la funzione di conservare, elaborare e trasmettere il patrimonio culturale dell’antichità o almeno parte cospicua di esso, di rimescolare e trasportare elementi culturali su un’area che andava dai mari della Cina all’Atlantico. Delle conquiste si sa: gli arabi in Spagna e in Sicilia, più tardi i turchi nei Balcani, da Costantinopoli a Vienna, lasciando nel riflusso minoranze musulmane e il caffè alla turca; ma anche nello “scontro” vi sono episodi (gli arabi sulle Alpi, i turchi in Friuli) che riaffiorando dagli archivi possono sorprendere. I termini dell’ “incontro” tuttavia sono certamente di più fruttuosa ricognizione, per tanto che la consapevolezza del passato aiuti l’attuale essere nel mondo.
Francesco Gabrieli già professore di lingua e letteratura araba nell’Università di Roma, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e di varie accademie del mondo arabo, si è occupato principalmente di letteratura araba e persiana e di storia dell’antico e moderno Islàm.
Giacomo E. Carretto redattore della rivista Oriente Moderno e curatore del settore turcologico dell’Istituto per l’Oriente, di Roma, si occupa della storia della cultura in area ottomana. Ha pubblicato studi su riviste specializzate e due volumi presso l’Università di Venezia (Saggi su Mes’ale. Un’avanguardia letteraria turca del 1928 e Hars-Kultùr. Nascita di una cultura nazionale).
Claudio Lo Jacono docente di storia e istituzioni musulmane presso l’Università di Cagliari, ha pubblicato lavori di storia del mondo arabo, tra cui un volume sulla storia dei partiti politici iracheni, e di diritto musulmani. È redattore della rivista Oriente Moderno.
Alberto Ventura è bibliotecario presso l’Istituto per l’Oriente di Roma. Oltre ai lavori bibliografici, si occupa essenzialmente di islamistica, con particolare riguardo al pensiero classico del mondo musulmano.
Il Popolo del Sole
Titolo originale: El Pueblo del Sol
Autore/i: Caso Alfonso
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, premessa dell’autore, disegni di Miguel Covarrubias, traduzione di Dario Puccini.
pp. 136, numerose illustrazioni a colori, Milano
Le culture indigene dell’America precolombiana e preispanica hanno sempre più vivamente sollecitato la nostra attenzione, da quando i nuovi indirizzi dell’etnologia, della storia delle religioni, della psicologia del profondo consentono una lettura più rivelatrice dei monumenti e dei documenti di civiltà in qualche modo remote; e soprattutto promettono di darci, visibile attraverso strati della storia umana rimasti finora estranei, quella più conscia immagine dell’uomo che andiamo incessantemente cercando negli strati inafferrabili della nostra psiche. Che l’America precolombiana fosse depositaria di alcuni di quei segreti era presentito dai miti dell’Atlantide. Gli studi odierni sull’Antica America operano una risurrezione dell’Atlantide, fanno varcare alla nostra cognizione dell’uomo quelle colonne d’Èrcole che nemmeno il viaggio di Colombo era riuscito a violare. Non per niente Il Saggiatore ha dedicato a quel mondo parecchi dei suoi libri: dalla fantasmagorica Arte Precolombiana, al Perù delle «Silerchie», a Quetzalcoatl, il serpente piumato dell’«Uomo e Mito», ad Antica America del «Marcopolo». Il Popolo del Sole arricchisce la serie con una affascinante iniziazione alla cultura azteca. Col titolo La religión de los aztecos, Alfonso Caso l’aveva pubblicato nel 1936, per poi rifonderlo sotto il nuovo e più ampio titolo nell’edizione del 1953, qui tradotta. Effettivamente, l’indagine descrittiva e interpretativa si allarga dalla sfera religiosa alla complessiva visione della vita, nonché alla morale e alla filosofia di quello che volle chiamarsi il «popolo del Sole», quanto dire un popolo che la divinità aveva eletto a testimoniarla tra gli uomini. Un’idea, dunque, che dall’Antica America sembra fare eco a una concezione del tutto analoga, a cui è toccata la parte drammatica di protagonista nello sviluppo delle nostre religioni. Ma, oltre che infondere questo senso sacrale di festa come ripetizione di un evento solenne, il libro di Alfonso Caso è una festa anche come celebrazione: per l’intelligente e veloce eleganza del testo, per lo splendore delle immagini illustrative, di cui si penetra il significato senza che se ne menomi l’arcana forza di apparizione.
Alfonso Caso è nato nel 1896 a Città del Messico da una famiglia ormai illustre nella cultura della sua nazione. Il fratello maggiore Antonio, con la sua attività di filosofo, ha validamente promosso il formarsi di una corrente messicana di pensiero contemporaneo. Da parte sua, egli si è valso di una solida preparazione di antropologo, di etnologo e di archeologo per indagare, con aggiornata perizia scientifica e con Pintuito di chi è nato sui luoghi, la cultura e le civiltà indigene della propria terra. I suoi studi, i suoi scavi a Mitla e quelli a Oaxaca, che l’hanno condotto alla scoperta delle Tombe di Monte Alban, gli hanno fruttato una cospicua produzione e lo hanno designato a posti di guida nella sua specialità. £ stato a capo del Museo Nazionale di Città di Messico, dell’Istituto Nazionale di Antropologia e di Storia, della Scuola Nazionale Preparatoria, è stato rettore della Università Nazionale. L’Istituto Nazionale Indi-genista è, si può dire, una sua creazione. Dirige la Revista Mexicana de Estudios Antropológicos, dopo di avere assolto lo stesso compito al Boletin Bibliogràfico de Antropologia Americana. Tra i molti suoi lavori, oltre i resoconti degli scavi da lui compiuti, vanno ricordati quello sulla Cultura mixteca y zapoteca (1936), sull’arte preispanica in Venti secoli di arte messicana (1949), sull’Indigenismo (1957) e, per l’apertura di orizzonti di cui è indizio, il saggio sui contributi della cultura indigena messicana alla cultura mondiale (in Mexico y la Cultura, 1946). Nel 1946 gli è stato conferito il Premio Viking Fund della Wenner Gren Foundation.
L’Impero e il Vuoto – Conversazioni con David Barsamian
Titolo originale: The Checkbook and the Cruise Missile
Autore/i: Roy Arundhati
Editore: Ugo Guanda Editore
introduzione di Naomi Klein, traduzione di Federica Oddera.
pp. 160, Parma
«In India e in tutto il mondo i nostri margini di libertà si stanno riducendo a una velocità spaventosa» denuncia Arundhati Roy. L’autrice del Dio delle piccole cose ha già messo le sue doti di narratrice al servizio della democrazia e dei diritti umani. Ora, nelle conversazioni con David Barsamian qui raccolte, smaschera gli schemi del potere globalizzato e ci obbliga a riflettere e a prendere una posizione. Perché Arundhati Roy non si accontenta di sventolare bandiere. La sua è una nuova forma di attivismo politico: quella di una cittadina indiana che non solo arriva al cuore dell’impero, ma parla «da schiava che pretende di criticare il suo sovrano». Che parli dell’asservimento al potere dei media occidentali, dl terrorismo internazionale o delle corrotte politiche di privatizzazione in India, Arundhati Roy dimostra tutta la sua capacità di «visualizzare la struttura invisibile dell’impero odierno», come scrive Naomi Klein nell’introduzione. Ma in queste pagine la narratrice indiana parla anche di sé, della sua vicenda umana e famigliare segnata dall’assenza della figura paterna, e poi degli studi, dei viaggi, del successo mondiale dei suoi libri. Ne esce così il fulmineo ritratto di una protagonista della letteratura contemporanea, diventata icona del movimento contro la guerra e per i diritti civili.
Il Segreto Viaggio di Dietrich Taufriegel – Il Sogno di Abramo
Autore/i: Siracusa Marzio
Editore: Edizioni Polistampa
pp. 276, Firenze
Sul lungomare nordafricano due uomini si raccontano e ci raccontano la repulsa del protagonista, l’antropologo Dietrich Taufriegel, a vedere l’immagine delle cose, ma anche la fuga dalla missione dell’amico prete Heilmitt perché “nel tempo dell’arricchimento soccorrere è intollerabile”. Le loro verità ultime innescano il lavacro teologico sognato da Heilmitt, l’uccisione di Isacco da parte di Abramo, ossia la disubbidienza e la cesura estrema col divino, tali da imporre l’esaurimento del presente fare. Perché l’uccisione di Isacco, biblico ascendente di Gesù, mira a interrompere l’inferno eucaristico che slegato dal divino e calato nella materia dona all’uomo la potenza per trasformarla. L’uccisione di Isacco decide la fine della condanna al costruire infinito e al suo infinito rinvio in altro costruire. Ne è preludio la folgorante intuizione di Taufriegel, che brucia l’alfa e l’omega di ogni storia umana: “quando le cose sapranno tutto di noi non le vedremo più”. Ma l’approdo del segreto viaggio di Taufriegel è segnato dalla terribile eredità lasciata da Heilmitt, e pure dall’obbligo di cercare un’apertura vitale, perché “se tutto è coinvolto nel pensiero che spazio ci resta nel gioco biologico?”. Una mutazione s’impone, per la quale però mancano l’intelligenza e il vettore.
Nella Germania chiusa tra la finzione solare della svastica, la ricostruzione e gli anni Settanta invasi dalle cose, Il segreto viaggio di Dietrich Taufriegel è romanzo di formazione che tenta il racconto del pensiero critico contro l’insistenza a difendere l’immagine e l’idea di un’umanità che non esiste più.
La narrativa di Marzio Siracusa (Firenze, 1943) si avvale della reinterpretazione dei fondamenti delle tecnoscienze profilando il loro materiale esaurimento. Attento alle intersezioni antropologiche tra storia delle tecnoscienze e esiti della religiosità occidentale, in numerose interventi su «Nuovi Argomenti», «Paragone», «Antologia Vieusseux» ecc. ha sempre affrontato la prosa e la poesia del Novecento, come gli essenziali snodi culturali del presente, nell’ottica della conclusione di un’epoca della conoscenza. L’obiettivo di vincere il nostro tempo storico ostruito da un’eterna attualità, ma evitando nel contempo la ricaduta antimoderna, convince Siracusa della necessità di coltivare e addentrarsi in un’idea di mito materiale estraneo alle favole degli antichi sul numinoso, come pure alle mitologie e al loro uso politico.
Il Regno dei Lupi – Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco
Titolo originale: A Clash of Kings – Book Two of A Song of Ice and Fire
Autore/i: Martin George R. R.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
traduzione di Sergio Altieri.
pp. 528, Milano
Nel cielo dei Sette Regni, travolti da una guerra devastatrice, compare una cometa dal sinistro colore di sangue. E’ l’ennesimo segno di immani catastrofi che si stanno preparando? L’estate dell’abbondanza sembra ormai definitivamente passata e ben quattro condottieri si contendono ferocemente il Trono di Spade. Intanto al di là del mare caldo l’orgogliosa principessa in esilio Daenerys Targaryen è pronta a rischiare tutto per la corona che le appartiene di diritto. Solo per lei, forse, la cometa di sangue non è un presagio di tragedia ma l’araldo della riscossa… Ambientato in una terra di magia e violenza, ma anche di eroismo e passione, Il Regno dei Lupi è il terzo romanzo della saga “le cronache del Ghiaccio e del Fuoco”.
George R.R. Martin (Bayonne, New Jersey, 1948) è l’autore delle celebri “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Sceneggiatore per il cinema e la televisione, ha pubblicato racconti e romanzi di fantascienza, vincendo numerosi premi, tra cui l’Hugo, il Nebula, il Bram Stoker e il Locus. Mondadori ha pubblicato tutti i libri delle “Cronache” compreso il recente prequel Il Cavaliere dei Sette Regni (2014) e La Principessa e la Regina (contenuto in La Principessa e la Regina e altre storie di donne pericolose, antologia curata da Martin stesso assieme a Gardner Dozois, 2015), e il volume Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco: la storia ufficiale di Westeros e del Trono di Spade (2014, con Linda Antonsson e Elio M. García Jr.), le raccolte di racconti Le Torri di Cenere (2007) e I re di sabbia (2008), il romanzo Il Pianeta dei Venti (2012, con Lisa Tuttle), i due volumi di racconti I Canti del Sogno (2015) e la serie di romanzi a mosaico da lui coordinata Wild Cards.
“Ciao!” … e Poi? – La Psicologia del Destino Umano
Titolo originale: What do you say after you say hello?
Autore/i: Berne Eric
Editore: Bompiani
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Roberto Spinola e Laura Bruno.
pp. 284, Milano
Il titolo sembra un indovinello, un gioco, uno dei tanti proposti in questo libro. Eric Berne, nella parte del terapeuta, attraverso i giochi che noi tutti conosciamo ci insegna a liberarci da ciò che limita la nostra piena espressività, utilizzando l’analisi transazionale da lui ideata che suddivide l’io nei tre stati di Genitore, Adulto, Bambino e con un insieme di transazioni esplicative dei rapporti tra due o più persone. Berne inserisce le regole dei giochi in un sistema più ampio che comprende l’intero arco dell’esistenza dell’individuo: dal “gioco”, resoconto di un “motto di spirito”, al “copione”, modello ereditato dai genitori nella prima infanzia sotto forma di ordini e insegnamenti. Il gioco, se costrittivo, impedisce di giocare e il copione, inteso come modello del destino umano, se negativo impedisce di vivere; ma sia dal gioco, sia dal copione, ci si può liberare e grazie all’analisi transazionale ogni individuo può opporre alla programmazione parentale un piano di vita autonomo.
Eric Berne (1910-1970), medico e psicoterapeuta, è noto in America e in Europa come colui che ha dato origine e sviluppo all’analisi transazionale. Tra le sue opere pubblicate da Bompiani: La mente in azione, A che gioco giochiamo e Fare l’amore.
Strutture e Processi Cognitivi della Motivazione e della Personalità
Titolo originale: The Cognitive Structures and Processes of Human Motivation and Personality
Autore/i: Hamilton Vernon
Editore: Società Editrice Il Mulino
unica edizione, traduzione di Vanda Lucia Zammuner.
pp. 512, illustrazioni b/n, Bologna
La riformulazione dei concetti e dei problemi della personalità e della motivazione secondo le categorie proprie della teoria cognitivista apre su queste tradizionali aree dell’analisi psicologica prospettive straordinariamente feconde e innovative. Proprio in tale lettura consiste l’originalità teorica di questo volume, che analizza la motivazione, la personalità e i processi di socializzazione secondo un modello «cognitivo-semantico», centrato sull’analisi delle strutture cognitive. Di esse è possibile mettere a fuoco l’organizzazione, lo sviluppo, i «linguaggi», per far luce sulle strategie comportamentali individuali e sull’organizzazione degli scopi. Nella seconda parte del volume, l’autore ben mette in luce tutte le potenzialità teoriche e applicative del modello proposto, affrontando alcuni dei problemi più classici della psicologia generale. Si passa cosi da una riconsiderazione critica delle teorie psicodinamiche a una ridefinizione, sulla base di verifiche sperimentali, dei concetti di ansia e di vulnerabilità allo stress, per concludere con una nuova interpretazione del problema del conflitto sociale.
Vernon Hamilton insegna Psicologia nell’Università di Reading.
Prefazione.
Parte prima: Introduzione.
- I. Scopi e giustificazioni.
- II. Stato applicativo delle teorie attuali.
Parte seconda: Verso un nuovo modello.
- III. Un’introduzione ai concetti di struttura e processo cognitivi.
- IV. Memoria e rappresentazione della conoscenza.
- V. Determinanti sociali delle strutture cognitive.
- VI. La rappresentazione cognitivo-semantica della motivazione e della personalità.
Parte terza: Applicazioni retrospettive e future del modello.
- VII. Alcune implicazioni per alcuni dei modelli correnti.
- VIII. Un modello cognitivo-semantico dell’ansia.
- IX. Le strutture e i processi cognitivi della vulnerabilità allo stress.
- X. Implicazioni per il ruolo dell’intelligenza e per il conflitto sociale.
Riferimenti bibliografici.
A. Schaff e L. Althusser – Umanesimo o Antiumanesimo Marxista?
Autore/i: Grimaldi Domenico
Editore: Editrice Futura
unica edizione.
pp. 212, L’Aquila
Sommario:
Nota Introduttiva
- I – Concezione unitaria del pensiero di Marx
- II – La polemica sulla VI tesi di Marx su Feuerbach
- III – L’uomo artefice delia storia?
- IV – Rottura epistemologica e lettura sintomale
- V – Ideologia e antiumanesimo teorico
- VI – La storia come processo senza soggetto
- VII – Umanesimo o antiumanesimo marxista?
Storia – Nascita dell’Inghilterra
Titolo originale: A History of the English-Speaking Peoples
Autore/i: Churchill Winston S.
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, prefazione dell’autore, unica traduzione autorizzata dall’inglese di Bruno Maffei.
pp. 452, 32 illustrazioni, 7 cartine e 3 tavole genealogiche b/n f.t., Milano
La “Storia” di Winston Churchill è un’opera che riunisce in sé una duplice qualità: se è da un lato strumento efficiente di indagine e di ricerca condotte con i rigorosi criteri dello storico, d’altro canto è anche il prodotto delle meditazioni e delle esperienze fatte sul vivo tessuto della storia da un grande uomo politico. Per questa sua particolare configurazione possiamo indicarla come opera unica nel suo genere. Raramente nel passato i reggitori dei destini umani si sono cimentati in opere di interpretazione del passato, forse perché fin troppo consapevoli delle grandi difficoltà che si oppongono alla funzione del governare. Questa la singolarità e il pregio della ricostruzione churchilliana, nella quale echeggiano temi e atteggiamenti di classica e lapidaria potenza, in ritmo alterno con la grandezza e l’impetuosità dell’animo e delle passioni dell’autore. La lotta disperata della regina Baodicea, il crollo della dominazione romana, il tumultuoso periodo delle invasioni, i Vichinghi, e poi il primo costituirsi della Nazione britannica, e le fiere e terribili figure dei re e delle regine: Alfredo il Grande, Riccardo Cuor di Leone, Eleonora d’Aquitania, Edoardo IV, la Guerra delle Due Rose…; cosi tornano davanti alla mente e alla fantasia del lettore i famosi personaggi e i tragici eventi delle tragedie di Shakespeare, in un’opera che è degno coronamento della vita di colui che ne è autore.
L’Omicidio di Tutankhamon – Una Storia Vera
Titolo originale: The Murder of Tutankhamen
Autore/i: Brier Bob
Editore: Edizioni Corbaccio
introduzione dell’autore, traduzione dall’americano di Lucia Corradini.
pp. 288, numerose tavole b/n f.t., Milano
Un mistero antichissimo. Un crimine che la storia ha voluto dimenticare.
- La radiografia del cranio di Tutankhamon indica una morte violenta. Si trattò di incidente o di omicidio?
- Perché la tomba di Tutankhamon è così piccola e insignificante, era forse destinata a qualcun altro?
- Diversi membri della famiglia del faraone morirono nello stesso periodo. Fu una coincidenza?
- Perché dopo la morte di Tutankhamon la vedova scrisse al re Ittita chiedendogli di inviare uno dei suoi figli a sposarla e affermando, tra l’altro: «Non permetterò mai che uno dei miei servi diventi mio marito!…Ho paura!» Chi era il servo? E perché la regina aveva paura?
- Chi uccise il principe Ittita durante il viaggio verso l’Egitto?
- Chi ordinò di cancellare da tutti i templi e i monumenti, e quindi in pratica dalla storia, il nome di Tutankhamon?
Oggi, grazie all’impiego delle tecniche di indagine più moderne applicate all’analisi di documenti e reperti antichissimi, l’egittologo Bob Brier denuncia il crimine e nel dare risposta a queste domande traccia un vivido ritratto del tumultuoso mondo dell’antico Egitto e del suo giovane faraone.
Fino alla scoperta della sua tomba nel 1922, nessuno si era reso conto dell’importanza di Tutankhamon nella storia dell’antico Egitto. Il giovane faraone visse durante un periodo molto turbolento della storia del regno. Dilaniata dalla rivoluzione, la società egizia era in balia delle lotte religiose e degli intrighi politici di ministri ambiziosi e senza scrupoli che complottavano per aumentare il proprio potere, considerato anche il fatto che Tutankhamon e la sua regina non riuscivano ad avere un erede. Fu questa situazione di instabilità che secondo l’autore portò all’omicidio del sovrano. Con l’abilità di un grande detective e facendo ricorso alle sue conoscenze di storico, Brier ci illustra in dettaglio le prove ottenute dall’esame dei resti mummificati del faraone e di altri reperti grazie all’impiego della tecnologia più recente, e ci guida con naturalezza e grande vivacità narrativa verso la «spiegazione più ragionevole» dell’omicidio di Tutankhamon e l’identificazione dell’assassino.
Un libro acuto e ampiamente documentato e, allo stesso tempo, il racconto affascinante e avvincente di
una storia vera.
Bob Brier, professore di filosofia al C.W. Post campus della Long Island University, è specializzato in paleopatologia ed è uno degli egittologi più stimati degli Stati Uniti. Autore di diversi libri è stato anche conduttore di una popolare serie televisiva intitolata The Great Egyptians.
Gli Spiriti Africani Parlano – Viaggio tra le Sangoma Sudafricane
Titolo originale: African Spirits Speak
Autore/i: Arden Nicky
Editore: Xenia Edizioni
traduzione di Kerman Licchiello.
pp. 252, Milano
Nei giorni più bui della violenza razziale, Nicky Arden scappa dal nativo Sudafrica per gli Stati Uniti, cercando di lasciarsi alle spalle l’odio e costruendo un muro di tempo e distanza tra sé e la sua anima africana. Ventidue anni dopo, un’esperienza di risveglio spirituale nel deserto californiano la induce a cercare lo spirito della terra di nascita e di intraprendere un lungo ma felice viaggio alla ricerca del suo vero io e della sua eredità. Un incontro profetico con una donna di medicina nera la spinge ad accettare due anni di faticoso apprendistato per diventare sangoma: che – in Africa – è guaritrice, indovina e psicologa: un’esperta di medicina tradizionale a cui si rivolge soprattutto la popolazione di colore. Ambientata nel periodo della transizione politica dall’Apartheid, questa è la commuovente storia di un’esule bianca che scende a patti con la storia del suo paese, del suo felice risveglio spirituale e della sua rinascita emotiva come africana e come guaritrice.
Il Cavallo Morente – Trent’Anni di Radiotelevisione Italiana
Autore/i: Chiarenza Franco
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
prima edizione, premessa dell’autore, in copertina: disegno di Tullio Pericoli.
pp. 288, Milano
Davanti all’ingresso della sede della RAI, a Roma, troneggia una grande statua in bronzo di Francesco Messina: il cavallo morente, simbolo delle antiche comunicazioni umane che soccombono di fronte alle nuove tecnologie.
Dopo trent’anni di speranze e di illusioni, anche la RAI, nata dalle ceneri dell’EIAR, appariva ormai morente come il simbolico cavallo; incapace di rappresentare le diverse componenti della società italiana, ridotta a strumento di regime, appesantita da oneri sproporzionati, il principale organo pubblico di informazione e di comunicazione giungeva, nel 1975, alle soglie della tanto discussa riforma.
Ma come si è giunti a questa riforma? Che cosa è successo in trent’anni di gestione democristiana? Come è passato l’ente radiotelevisivo di Stato attraverso gli avvenimenti politici e le massicce trasformazioni sociali che hanno scosso il nostro paese?
Questo libro ripercorre appunto la storia della RAI, dalla sua istituzione alla riforma, attraverso gli avvenimenti politici, i personaggi, i documenti, tenendo conto soprattutto di ciò che non trapelava attraverso i microfoni o non traspariva al di qua del video. Una storia vista dalla parte delle stanze dei bottoni, dove prendono corpo intrighi e scelte di potere.
La televisione è stata uno strumento importante di trasformazione della società italiana; non si può generalizzare la sua storia in un giudizio sommariamente negativo o trionfalisticamente positivo. Questo libro vuole essere un contributo sereno e obiettivo all’analisi di certe scelte compiute dal potere politico e dei riflessi che tali scelte hanno avuto sul comportamento sociale e culturale di milioni di italiani.
Franco Chiarenza è nato a Catania nel 1934. Entrato alla RAI con Gianni Granzotto, fu vicedirettore della sede siciliana della RAI; si occupò successivamente dei programmi scolastici e di studi sui rapporti tra scuola e televisione; dal 1976 è caporedattore nel giornale radio della terza rete.