Libri dalla categoria Isola di Cipro
Fiabe Popolari Inglesi
Una grande studiosa presenta i tesori del folclore britannico: un universo magico in cui convivono fate, folletti, draghi, fantasmi e antichi cavalieri.
Autore/i: Briggs Katharine
Editore: Giulio Einaudi Editore
traduzione di Stefania Bertola.
pp. 444, nn. ill b/n, Torino
Fate, streghe, folletti, tutto il magico mondo che siamo soliti considerare l’unico abitatore delle raccolte di fiabe convive felicemente in questo testo con fantasmi, personaggi storici quali Cromwell e Bacone, tremendi banditi, sciocchi di villaggio, santi, draghi, spiriti maligni: questo mondo ha contorni sfumati, e fra tali margini imprecisi trova spazio l’esistenza di esseri soprannaturali e la possibilità di straordinarie avventure. Per affrontarle ci vuole coraggio, parola decisa, passo fermo, e tutta una serie di astuti accorgimenti tramandati di padre in figlio (i bottoni d’argento sono i proiettili migliori contro le streghe; mai mangiare quai do si è nel regno delle fate; se per caso si incontra il proprio doppio, maltrattarlo e insultarlo, pena la morte; ricordare che l’acqua dolce è un ostacolo insuperabile per gli spiriti maligni).
Katharine Briggs, la massima studiosa di folclore britannico, ha voluto offrire in questo libro una scelta il più possibile ampia per illustrare la varietà dei temi che costituiscono il patrimonio della letteratura popolare inglese. Alcune storie sono state trascritte con metodi moderni, altre risalgono, per la loro stesura, a centinaia di anni orsono, ma sempre rivelano il gusto del narrare e il piacere di coinvolgere nell’avventura l’ascoltatore. È un tale sentimento che ha fatto nascere, come ci rivela la Briggs, anche questa raccolta: «… il mio principale criterio di scelta è stato il piacere e il diverti mento che’ciascuna storia mi aveva pro curato».
Panchen Lama Ostaggio di Pechino
Autore/i: Van Grasdorff Gilles
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Edi Vesco.
pp. XXI-248, nn. foto b/n f.t., ill. b/n, Milano
«Protagonista di questa vicenda è un bambino la cui sola colpa è di essere nato; un bambino che ha già vissuto un terzo della sua breve esistenza prigioniero del governo cinese; un bambino privato della sua infanzia che, a causa di una pretesa ragion di stato, è diventato “il più piccolo prigioniero politico del mondo”.
Questa sola definizione dovrebbe essere sufficiente a suscitare l’indignazione generale. Tanto più che questo bambino, il cui silenzio ci soffoca, ha qualcosa di importante da dirci. Attraverso di lui, è possibile leggere la storia di tutti i bambini oppressi della Terra.»
Nel luglio del 1995 un bambino tibetano di sei anni viene sequestrato con tutta la sua famiglia dal governo cinese. Da allora, è tenuto in una località segreta e nessuno sa più niente di lui. Il suo nome è Gedhun Choekyi Nyima, e rappresenta una figura chiave nella vita politica e religiosa del sue Paese natale: è infatti stato riconosciuto dal Dalai Lama quale undicesima incarnazione del Panchen Lama, una delle più alte autorità del buddhismo tibetano. A lui spetterà dunque, secondo la tradizione, il delicato compito di designare e istruire il prossimo Dalai Lama, la suprema guida spirituale e temporale del popolo che abita il Tetto del Mondo. Ma dal 1950, anno dell’invasione militare, la Cina si adopera in tutti i modi per sradicare da questa terra occupata e ferita ogni segno di indipendenza e di identità culturale e nazionale. Per questo, al piccolo Gedhun ha sostituito un altro bambino, figlio di comunisti fedeli al governo di Pechino, che i tibetani considerano un usurpatore. Intanto, ormai da anni, la storia di quello che Amnesty International ha definito rimane avvolta dal silenzio, un silenzio vergognoso e colpevole, cui intende reagire questo libro. Uno straordinario reportage, che attraverso la vicenda dei due giovanissimi protagonisti, entrambi ostaggi di Pechino, ricostruisce in modo preciso e a volte impietoso la recente storia del Tibet, la sua situazione attuale e le strategie politiche che lo riguardano, ponendosi interrogativi cruciali. La cultura millenaria di questa terra è condannata, come è accaduto a tante altre in passato, all’estinzione? Lasceremo scomparire una civiltà e un’arte di vivere che sono uniche al mondo? La sorta di Gedhun Choekyi Nyima, legata a quella del suo popolo, ci coinvolge tutti, perchè da essa leggeremo quale futuro attende l’umanità.
Gilles Van Grasdorff è un gioMalista francese specializzato nelle questioni legate al Tibet, alle quali ha dedicato numerosi saggi. Per Sperling & Kupfer ha pubblicato con successo La mia terra sul tetto del mondo, un’intervista al Dalai Lama.
Parte prima – il nono Panchen Lama (1900 – 1937)
Ho potuto rinascere uomo evento raro e prezioso
La pre-meditazione della morte è pre-meditazione della libertà
I fiori di primavera appassiscono in autunno
Racchiusi nel mio cuore, anche tre rimpianti
Il tredicesimo giorno del decimo mese dell’anno dell’Uccello d’Acqua…
I lupi sono entrati in città
La vita non dura, è un sole al tramonto
Parte seconda – Il decimo Panchen Lama (1938 – 1989)
Un dio in Terra, credo
Tu riempirai il cielo di arcobaleni e di luce
La ragione del più forte è solo momentaneamente la migliore
Presto dovrà partire per Tashilumpo
La lama di una spada non può spezzarsi da sola
Nozze di sangue e lacrime di cordoglio
I settantamila caratteri (1)
I settantamila caratteri (2)
Perchè le tenebre non si oscurano?
Parte terza – L’undicesimo Panchen Lama (n. 1989)
Una morte sospetta
La marionetta di Pechino
Il bambino eletto del Tibet
Conclusione. Io ve lo mostro, il macellaio travestito da uomo di pace!
Appendici
I quattordici Dalai Lama
Il lignaggio dei Panchem Lama
Le grandi date della storia del Tibet
Glossario
Bibliografia
Videografia
Ringraziamenti
Racconti dall’India
Autore/i: Autori vari
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
a cura di Claudio Gorlier e Paolo Bertinetti, traduzione e note di Lidia Zazo.
pp. 384, Milano
Un’antologia di racconti scritti con grande sensibilità da vari autori indiani contemporanei di lingua inglese, una raccolta che si propone di far conoscere l’aspetto non convenzionale dell’India dal punto di vista autentico dei suoi scrittori. Vi si narrano storie del mondo degli umili, degli «intoccabili», prigionieri di illusorie speranze di riscatto sociale, o di personaggi della borghesia agiata cinicamente tesi alla realizzazione di fini materiali, anche a costo di infrangere tutti i valori tradizionali della cultura d’origine. A volte il racconto si trasforma in favola, o assume una dimensione metafisica, oppure vi domina, contrapposto a una visione realistica delle cose, il senso del sacro, che, con i suoi simboli – l’albero, il fiume, il tempio -, è fondamentale nella concezione del mondo dell’India.
Origine degli Impulsi Sessuali
Autore/i: Wilson Colin
Editore: Lerici Editori
traduzione dall’inglese di Leda Mussio Sartini.
pp. 316, Milano
Molti scrittori contemporanei tendono a isolare i problemi del Sesso cercando di individuare quel momento preciso in cui le implicazioni sociali, religiose e morali, si trovano a rendere conto di se stesse di fronte all’uomo coinvolto dalla propria esperienza.
Attraverso il sesso si tenta di negare la concezione pacifica e pregiudiziale che una società si era fatta di se stessa, e nello stesso tempo si tenta di proporre, nella lacerazione di idee precostituite, la realtà contemporanea.
Fin dalle prime pagine di questo saggio, Colin Wilson si domanda quale determinante peso gioca il sesso e il concetto che si ha di esso, nella totalità dell’esistenza umana. Egli ne affronta il problema e le conclusioni in maniera tale che potrebbero sorprendere il lettore incline ad accettare la nozione freudiana di libido. Wilson sostituisce al concetto freudiano quello di esistenzialismo psicologico, in riferimento al metodo di Straus e Binswanger. Come già fece nel volume La Straniero, Colin Wilson fa largo uso di esempi tratti dalla narrativa, da Tolstoj a Lawrence a Henry Miller e della sua larga conoscenza nel campo della criminologia. Il saggio è appunto arricchito da testimonianze tratte da documenti privati che furono sottoposti al suo esame quando si seppe che egli stava lavorando intorno a questo argomento.
Il risultato non è un sommario di sessuologia, ma forse una delle più brillanti e provocanti teorie sull’origine degli impulsi sessuali dopo la pubblicazione di Al di là del principio del piacere di Freud. Inoltre il saggio s’inserisce nella viva discussione della cultura contemporanea, poiché non si confina in un settore puramente psicologico, ma affronta e contribuisce ad analizzare i concetti della Gestalt e della fenomenologia di Husserl.
L’Ultimo Segreto di Tesla
C’è chi è disposto a tutto pur di distruggere la scoperta che può cambiare i destini dell’umanità
Autore/i: Flacco Anthony
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, traduzione di Sara Puggioni.
pp. 364, Milano
New Jersey, 1895. Un uomo scruta nella notte, in cerca dei bagliori di un incendio di cui ha avuto notizia. L’uomo è Thomas Alva Edison, il celeberrimo inventore, un nome che è quasi sinonimo di elettricità. Ma c’è un altro uomo che ha in questo campo enormi meriti, superiori a quelli di Edison, e di molti altri. Quello che sta bruciando è il suo laboratorio. E certo non è un caso…
In un avvincente romanzo-verità, Anthony Flacco ricostruisce vita e vicissitudini di Nikola Tesla, geniale e poliedrico inventore, scopritore di principi fondamentali e rivoluzionari nel campo dell’elettricità, affascinante catalizzatore di mille misteri, divenuto prima ricco e celebre e quindi povero e dimenticato. Solitario e tormentato, oggetto di invidie e persecuzioni, quando, dopo aver rifiutato nientemeno che il premio Nobel, Tesla morì, agenti del governo che sorvegliavano l’albergo in cui dimorava irruppero e sequestrarono tutte le sue carte. Solo un prezioso incartamento riuscì a sfuggire alla razzia: il piano per il sistema di energia universale. Produrre elettricità gratuita: per tutti, ovunque, per sempre. La più grande delle scoperte che la sua Musa gli aveva ispirato. Un progetto che molti avrebbero avuto interesse a distruggere.
Anthony Flacco vive in un’isola vicino a Seattle. Dopo aver lavorato a lungo come attore teatrale e sceneggiatore per Touchstone Pictures, Walt Disney Studios e Discovery Channel, si dedica a tempo pieno alla sua grande passione: la scrittura. Per Piemme ha pubblicato con straordinario successo La danzatrice bambina e Lunga è la notte, che ha vinto l’USA Book News Best True Crime Award.
Apparizioni d’Oriente
Novelle Cinesi del Medioevo
Autore/i: Autori vari
Editore: Editori Riuniti
prima edizione, introduzione e cura di Giorgio Casacchia.
pp. 368, nn. ill. b/n, Roma
«Discorsi da poco», hsiao-shuo, cosi nella Cina imperiale si etichettava la narrativa, un genere a lungo disprezzato, riservato ai momenti d’ozio, apprezzato per lo più dal popolo minuto, che ne godeva nelle fiere e sulle piazze di paesi e città. Ma, per i colti, una letteratura di second’ordine, proprio come in Occidente, dove un analogo destino è toccato a capolavori come il Decameron e i Racconti di Canterbury. E invece novelle, racconti e fiabe cinesi ci schiudono un mondo di personaggi e una civiltà affascinanti, un Oriente inedito che con questo libro cominciamo a esplorare: storie da ridere, intrecci polizieschi, veri amori e falsi fantasmi, avventure picaresche si alternano sullo sfondo di un grande paese che svela profonde, inattese analogie col nostro modo di sentire, meravigliarci, ridere, amare.
La raccolta è curata da Giorgio Casacchia (Roma, 1949) ricercatore in lingua e letteratura cinese presso l’Università di Roma «La Sapienza». Attualmente Casacchia è addetto culturale presso l’ambasciata italiana a Pechino.
Fatture Tarocchi e Malocchi
Autore/i: Fo Jacopo
Editore: Demetra
pp. 128, nn. ill. b/n, Bussolengo (VR)
Il vostro amore è fuggito?
Vi vogliono sfrattare? Gli Stati Uniti d’America vi hanno dichiarato guerra e il Ku Klux Klan vi dà la caccia anche se siete bianchi come un lenzuolo?
Bhè, saper leggere il futuro non vi sarà utile. Anche senza tarocchi potete prevedare un mare di guai.
Comunque può essere un’attività rilassante nei lunghi mesi che dovrete trascorrere nascosti nella lavastoviglie di un vostro amico.
Grazie a questo libro potrete comunque spezzare qualunque malocchio, il che vi eviterà che quelli del Ku Klux Klan vi strappino le unghie prima di bruciarvi vivi.
Inoltre mentre arderete sul rogo, potrete fare incantesimi bellissimi che renderanno l’odore del fuoco più aromatico. Un vero manuale di magia bianca, numerologia e incantesimi. L’unico che non cerca di imbrogliarvi. Indispensabile per sedurre i tipi spirituali.
Mitico in caso di alluvione.
L’autore inizia a occuparsi di tarocchi 20 anni fa durante una spaventosa crisi politica, gastrica e musicale. Per conquistare una ragazza coi riccioli tenta ogni tipo di sortilegio, mangia decine di talismani e spende una fortuna in filtri d’amore che gli provocano una prostatite vulcanica. Coperto di amuleti dalla testa ai piedi cerca di diventare allievo di un mago che nella vita fa l’edicolante. Gli compra migliaia di copie di Playmen ma quello non cede.
Debilitato nella salute, nei guai con l’I.V.A., si ritira sulle colline dove inizia studi megalitici sul Li King, la cabbala, la numerologia pitagorica e la disposizione dei puntini sui corpi degli insetti muniti di puntini.
Scopre la complementarietà tra taoismo ed ebraismo, la tavola alchemica degli elementi, la formula matematica sulla quale l’universo è basato e la ricetta originale delle lasagne verdi che lo rendono irresistibile alle donne.
Nel 1990 parte per la Russia con l’intento di regalare le sue enormi conoscenze al blocco sovietico.
Subito c’è il colpo di stato e Gorbaciov viene deposto.
Attualmente l’Autore vive sulle colline tra Gubbio e Perugia.
E convinto di essere l’ultimo depositario dello Schu Du Zai e, contemporaneamente, l’ultimo dei Moicani.
Se glielo chiedete vi dirà che vive a Parigi nel 1929 facendo tardi la notte con pittori surrealisti, anarchici situazionisti e boemien.
Comunque a Risiko è quasi invincibile.
Il Mercato dell’Angoscia
Autore/i: Pradal Henri
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
premessa, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Gabriella Ernesti.
pp. 204, Milano
Nel mondo occidentale l’angoscia è un buon affare: fa vivere molta più gente di quanta non ne uccida. Fa la fortuna di tutti gli specialisti in «psi» (psicologi, psicanalisti, psichiatri, ecc.) e di maghi d’ogni genere. È una materia prima inesauribile, a basso costo, reperibile ovunque. Il sistema industriale la sfrutta, la rielabora e la controlla scientificamente, restituendola agli individui sotto forma di bisogni, desideri, scopi. Infatti l’angoscia è l’eterno motore dell’azione. Solo qualche volta il sistema perde dei colpi.
È un affare colossale, ma al di là del mercato dell’angoscia Pradal, con questo libro, ci dà uno strumento di riflessione sul modo di vivere nel mondo di oggi. Un modo di vivere che non può prescindere dall’angoscia fin dal concepimento dell’individuo e sino alla morte.
Henri Pradal, medico e tossicologo, ha lavorato per alcuni anni in diversi ospedali parigini. Feroce critico dell’abuso indiscriminato dei medicinali, è autore del libro Guida ai medicinali più comuni, Oscar Mondadori, 1976.
Fiabe del Sottosuolo
Analisi chimica delle fiabe di Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola…
Autore/i: Sermonti Giuseppe
Editore: Rusconi
prima edizione, introduzione dell’autore.
pp. 244, nn. ill. b/n, Milano
«Tutta la favolosa storia greca, fenicia, egiziana appartiene alla chimica», scrisse tre secoli fa J. TALLIUS (1687), e voleva dire che gli accadimenti mitici non sono che metafore del processo alchemico. Anche le fiabe del focolare – sostiene Sermonti in questo libro – contengono le stesse metafore.
Che cosa dà a un racconto l’incanto della fiaba? Non è il lieto fine: è il velato riferimento alla magia alchemica. Mantelli che rendono invisibili e stivali che lanciano in velocità, apposizioni di vesti splendide in luogo di miseri abitucci, divoramenti e riapparizioni sono allegorie di sublimazioni e volatilizzazioni, di trasformazioni dorate delle sostanze Vili, di purificazioni negli alambicchi o nelle fornaci.
In questo libro le fiabe più belle sono interpretate in chiave chimico-mineralogica. Così Biancaneve è l’argento e, come il bianco metallo si conserva nativo tra rocce vili, così ella si serba vergine tra 7 piccoli minatori e ancora, come l’argento è sprofondato nella blenda fusa entro il forno a coppella, da cui emerge splendente, così la bianca bambina si ridesta ridendo dal sonno profondo della morte in cui l’ha precipitata una strega. La Bibbia conosce queste metafore:
Le parole di Jahve sono parole pure argento colato in coppella dalla ganga purgato 7 volte (Salmo 12,7)
Il libro fa da controcanto a Fiabe di lana (Rusconi, 1986). «Abitanti di una notte opposta a quella astrale, i 7 metalli sembrano saperne di più dei 7 pianeti, e avere voglia di raccontare, di echeggiare dalle profondità gli squilli ultramondani della luna».
Fiabe del sottosuolo parte dalla interpretazione alchemica dei miti, secondo Dom Pernety (1758) e, dopo aver presentato i personaggi delle fiabe, introduce Cappuccetto Rosso come mercurio, Biancaneve come argento, Cenerentola come zolfo. Le novelle sono riferite alle zone minerarie del Monte Amiata (Toscana), del Sarrabus (Sardegna) e della piana di Enna (Sicilia).
Le fiabe non sono cronache abbellite del vissuto: sono svolgimenti di trame narrative antichissime, con cui sono composti non solo miti e raccontini, ma talvolta persino il percorso della vita umana. La uccisione di una strega (Katharina Schnaderin) ad opera di due fratelli non generò la favola di Hänsel e Gretel (come sostiene Traxler). Si può provare che, al contrario, «Katharina fu uccisa da una fiaba».
L’autore di questo libro, Giuseppe Sermonti, ha compiuto un lungo itinerario. Formatosi come genetista microbiologo (è del 1970 Genetics of Antibiotic Producing Microrganisms, Wiley & Sons), ha raggiunto in questo campo alti riconoscimenti internazionali, mentre teneva cattedra di Genetica a Palermo e Perugia. Dalla critica degli abusi della Scienza (Il crepuscolo dello scientismo, Rusconi, 1971) e dall’opposizione al funzionalismo darwinista (con R. Fondi, Dopo Darwin, Rusconi, 1980), è giunto a una visione strutturalista della biologia (Le forme della vita, Armando, 1981) costituendo in Giappone, insieme a biologi e matematici di vari paesi, l’Osaka Group for the study of dynamic structures (1986). Riconosciute nelle trame delle fiabe le stesse strutture essenziali delle leggi dell’Universo e della Natura, è approdato all’esegèsi del fiabesco. Dopo aver scritto alcune fiabe scientifiche (Il Ragno, il Filo e la Vespa, Mondadori, 1973) ha preso ad esaminare le fiabe tradizionali in chiave astronomica (Fiabe di luna, Rusconi, 1986) e, in questo libro, in chiave chimico-mineralogica.
In sovraccoperta: Tavola del Filosofo Solidonius, riprodotta da E. Canseliet. La giovane vergine svestita prima delle nozze corrisponde alla pietra grezza portata a purezza elementare prima della combinazione chimica.
Antiche Cosmologie
Autore/i: Blacker Carmen; Loewe Michael
Editore: Casa Editrice Astrolabio
introduzione di C. E. B., traduzione di Pietro Negri.
pp. 228, nn. ill. b/n, 32 tavv. b/n f.t., Roma
Nell’antichità la cosmologia non era ciò che è nell’età contemporanea; non era, cioè, solo una concezione dello stato fisico della terra e degli astri. Era bensì questo, ma era anche una cosmogonia, e quindi una visione della creazione, per cui non era affatto distinta nettamente dalla religione e dalla narrazione mitologica. Inoltre, che il cosmo fosse concepito in un modo o in un altro non era senza conseguenze, o per meglio dire senza interrelazioni strettissime, con una concezione dei rapporti tra gli uomini, con la struttura della società, con l’ethos di un popolo. In questo senso la cosmologia non era separata neppure dall’etica, dalla politica, dalla filosofia.
La conoscenza delle cosmologie dei popoli dell’antichità, dunque, non è la conoscenza di un particolare aspetto della scienza dell’epoca, ma è anche e soprattutto un elemento essenziale per comprendere e collegare tutta la cultura e il messaggio che da quei popoli ci può provenire.
Questo risulta particolarmente chiaro nel capitolo finale del presente, volume, “L’eredità europea”, in cui, grazie alle notizie precise, essenziali ma esaurienti fornite dai precedenti capitoli sulle cosmologie egiziane, babilonesi, ebraiche, cinesi, indiane, arabe, scandinave e greche, si scoprono le potenti spinte che le idee cosmologiche antiche hanno dato nella storia delle idee occidentali, in campi e con conseguenze impensati e affascinanti.
Data la natura del testo, risulta, più che opportuno, indispensabile che la trattazione di ciascun capitolo sia assegnata a uno specialista del campo, salva restando l’omogeneità nello sviluppo e nella trattazione dei singoli argomenti. Il vasto apparato di figure e illustrazioni consente una precisione, un dettaglio e un’accessibilità dell’informazione che altrimenti avrebbero richiesto un libro almeno doppio di quello presente.
Miti dalle Galassie
Ercole, eroe extraterrestre – Le ricetrasmittenti di Teseo e Arianna – Gli scafandri degli Argonauti – Il segreto del “cavallo di Troia” – Esiste una mitologia spaziale?
Autore/i: Aprile Giuseppe; Kolosimo Caterina
Editore: SugarCo Edizioni
pp. 200, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Era inevitabile che anche la mitologia classica non sfuggisse ad una revisione degli schemi tradizionali, quelli che ci sono stati inculcati sui banchi di scuola.
Ora che è stata compiuta, ci si chiederà come mai si sia atteso tanto prima di effettuarla. Questa indagine, infatti, giunge in ritardo rispetto ad altre ricerche svolte negli ultimi anni in settori analoghi, ricerche che hanno contribuito alla nascita di ipotesi sconvolgenti circa il lontano passato dell’umanità.
Una ragione c’è: nessuno, finora, aveva avuto il coraggio di affrontare un tema talmente consacrato dalla nostra cultura tradizionalista tanto che sembrava irriverente tentarne un’analisi controcorrente.
Ma gli autori non hanno avuto queste remore: così, dopo lunghe, pazienti ricerche su testi originali spesso irreperibili, sono riusciti a ricomporre alcune tra le più affascinanti saghe mediterranee, dando finalmente una giustificazione logica, sorprendente, ai personaggi mitici ed alle loro gesta.
Gli autori: Giuseppe Aprile, da tempo dedito a studi e ricerche insolite con rara competenza; e la giornalista Caterina Kolosimo: nata a Bolzano e milanese di adozione, ha sviluppato interessi che corrono su binari paralleli a quelli del marito Peter. Collaboratrice di diversi periodici, ha già scritto Magia dei nomi.
La Saggezza Indiana
Nei Veda e nel Vedântismo
Autore/i: Autori vari
Editore: Rusconi
a cura di Gabriele Mandel.
pp. 160, ill. b/n, Milano
All’incirca nel 3500 a.C. prese origine nella “valle dell’Indo” una civiltà che – fra le più preminenti al mondo – elaborò un pensiero filosofico e religioso sotto vari aspetti ancor oggi determinante ed attivo. Ignorata sino a poco dopo la I guerra mondiale, questa “civiltà vallinda” rivela oggi, alla luce dei non moltissimi reperti recuperati, un’urbanistica esemplare, indice di una vita sociale particolarmente progredita.
Essa giunse a formulare il concetto di un Dio origine dell’universo fenomenico, dal quale sorge una catena duale di progressioni negative e positive alla base di una realtà matematica: Dio divenne il punto (hindu) iniziale da cui derivò anche il segno grafico dello zero, con la relativa sequenza di numeri positivi e negativi.
Nel 1500 a.C. circa le successe la civiltà degli Àrya. Essi avevano una propria religione mitologica – relativamente affine a quella di altre tribù nomadiche ariane che successivamente invasero l’Europa – a cui affiancarono il racconto delle gesta della loro conquista, creando grandi poemi religiosi. Base del pensiero ârya sono i quattro Veda, compilati fra il 2000 e il 1200 a.C. secondo alcuni studiosi, tra il XV e il V secolo secondo altri. A partire dall’800 (o 600) a.C. vi si aggiunsero vari manuali esplicativi o integrativi, i principali dei quali sono i Brâhmana, gli Àranyaka e le tredici Upanisad classiche, che svilupparono il concetto di Brahman-Àtman (Brahman: il Dio supremo inconoscibile; Àtman: il Se individuale dell’essere umano).
Nel frattempo vennero via via compilati due grandi poemi epico-religiosi, che adombravano soprattutto le conquiste ârya dell’India: il Mahâbhârata (di circa 220.000 versi) e il Râmâyana (di circa 24.000 distici). Tra l’800 e il 100 a.C. nel Mahâbhârata venne interpolato il «grande poema del beato Krsna», la Bhagavad-Gîtâ: un testo ricco di insegnamenti etici, sintesi dei sei sistemi filosofici indiani.
Da questa massa di testi filosofici, simbolico-mistici e cognitivo-religiosi il curatore del volume ha tratto i passi più significativi, le frasi più rappresentative, per darci un panorama esauriente del grande pensiero ariano dell’antica India.
La Medicina Indiana
(Āyurveda)
Autore/i: Comba Antonella
Editore: Promolibri Magnanelli
prefazione di Arion Roşu, introduzione dell’autrice.
pp. 240, nn. ill. b/n, Torino
“Il saggio non maledica gli dèi, gli antenati, i demoni, quando si manifesta una malattia nata dal karman, che deriva dal suo errato discernimento; deve pensare che lui stesso crea il suo piacere e il suo dolore, perciò segua la via che conduce al bene e non abbia paura.”
Queste parole di Caraka ci mostrano il fondamento di tutta l’antica medicina āyurvedica: una profonda consapevolezza della natura del corpo, dei suoi limiti, dell’equilibrio dei diversi elementi fisici e psichici, necessaria tanto al medico intelligente quanto all’individuo desideroso di star bene.
L’autrice di questo libro ha cercato la via a tale consapevolezza nell’immenso corpus delle fonti sanscrite – un labirinto in cui è facile smarrirsi – trovando nei testi stessi, sia medici sia filosofici, le chiavi interpretative per risolvere gli enigmi dell’Āyurveda. In questo percorso di ricerca si toccano alcuni fra gli aspetti che più colpiscono il curioso d’Occidente, come l’istruzione dei medici, il rapporto fra medici e pazienti, i segni di morte utilizzati per la prognosi, le diete ingrassanti e dimagranti, i principi della terapia medica e chirurgica.
Antonella Comba si è laureata in Filosofia presso l’Università di Torino nel 1980 con una tesi di Indologia sulla Śiva-gītā. È membro della European Āyurvedic Society e della International Association for the Study of Traditional Asian Medicine. Ha pubblicato in Italia e all’estero numerosi saggi sulla medicina e sulla filosofia dell’India antica.
Prefazione
Trascrizione e pronuncia dei vocaboli sanscriti
Introduzione
PARTE PRIMA
FONDAMENTI TEORICI
Capitolo primo – Medicina e filosofia
Chiavi di lettura
Il Vaisheshika
Le categorie
Le sostanze: gli elementi
Il sé
La mente
Le qualità
Il karman: moto, atto morale, terapia
Gli universali, i particolari, l’inerenza
Il Sâmkhya
Sushruta e il Sâmkhya
Caraka e il Sâmkhya
La malattia come sostanza e come squilibrio
Capitolo secondo – Anatomia e fisiologia
La dottrina dei tre dosha
Definizione dei dosha
Varietà e funzione del vento (vâta, vâyu)
Varietà e funzioni della bile (pitta)
Varietà e funzioni del flemma (kapha, shleshman)
I dosha e gli elementi
I dosha e i guna
I dosha e le costituzioni (prakrti)
Dissezione e costituenti corporei (dhâtu)
PARTE SECONDA
APPLICAZIONI
Capitolo terzo – Medici e pazienti
Istruzione del medico
I congressi ayurvedici: i dibattiti pubblici
Medici veri e falsi
Pazienti, infermieri, case di cura
Capitolo quarto – Patologia, diagnostica e prognostìca
Le costituzioni individuali
Eziologia
Patologia
Diagnostica e prognostica
I segni nefasti nei testi medici e in quelli filosofico-religiosi
Capitolo quinto – Rivitalizzanti e afrodisiaci
Rivitalizzanti ed elixir di lunga vita (rasâyana)
Gli afrodisiaci (vajîkarana)
Capitolo sesto – Terapeutica
Princìpi generali
Farmacologia
Dietetica (âhâra)
Il pañcakarman
Igiene e comportamento
Chirurgia
Capitolo settimo – Embriologia, ostetricia, ginecologia
Concepimento e rinascita
Gravidanza e parto
Conclusione
Appendice
Bibliografia essenziale
Glossario dei fitonimi
Indice analitico
Abbreviazioni
Trattato di Alchimia e Fisiologia Taoista
Autore/i: Chao Pi Ch’en
Editore: Edizioni Mediterranee
traduzione, introduzione e note di Catherine Despeux del testo Wei sheng Sheng li Chue Ming Chih (Spiegazioni chiare sulla fisiologia e l’igene), traduzione italiana di Sole Sandri, edizione italiana a cura di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco.
pp. 164, nn. ill. b/n, Roma
Quest’opera è stata scritta da Chao Pi Ch’en all’inzio del Ventesimo secolo, in un momento in cui la Cina subiva al penetrazione degli occidentali e delle loro scienze. Come conseguenza di ciò, mentre alcuni studiosi si volsero alle scienze occidentali, altri, e tra questi l’Autore, tentarono una interpretazione della tradizione cinese alla luce della nuova scienza. Nella presente opera, l’Autore spiega le tecniche della conservazione della vita, ovvero per il conseguimento dell’immortalità, secondo i principi iniziatici taoisti. Il testo descrive esercizi praticati da secoli nelle scuole di alchimia interiore, ed è arricchito da numerose illustrazioni originali. L’opera è suddivisa secondo le tre tappe dell’alchimia interiore, che vengono descritte dettagliatamente, nel linguaggio immaginoso e figurato della scuola iniziatica cinese. Il testo è semplice e divulgativo, ed espone in modo relativamente chiaro le tecniche psico-fisiologiche che sono alla base della via alchemica taoista.
Dello stesso autore, in questa collana è già apparso un altro testo affine, contenuto nel volume «Lo Yoga del Tao», di Lu K’uan Yu.
Premessa
Nota preliminare
Parte Prima INTRODUZIONE
1. Il testo del «Wei sheng Sheng li Chue Ming Chih»
2. L’autore e la sua posizione nelle scuole di alchimia interiore
3. Nozioni di fisiologia taoista fondamentali nell’alchimia interiore – I campi di cinabro e i meridiani curiosi
4. Le tre tappe dell’alchimia interiore
Conclusione
Parte Seconda WEI SHENG SHENG LI CHUE MING CHIH (Spiegazioni chiare sulla Fisiologia e sull’Igiene)
SEZIONE A: DELLA SUBLIMAZIONE DELL’ESSENZA
I – L’essenza del cielo posteriore nata dai cinque cereali
II – Sublimazione dell’essenza nata dai cinque cereali
III – L’essenza del vero Yang
IV – Sublimazione dell’essenza del vero Yang
V – La perla di essenza di vero Yang
VI – Sublimazione della perla di essenza di vero Yang
SEZIONE B: DELLA SUBLIMAZIONE DEL SOFFIO
I – Il soffio della respirazione, soffio del cielo posteriore
II – Sublimazione del soffio della respirazione del cielo posteriore
III – Le respirazioni interne ed esterne
IV – Sublimazione delle respirazioni interne ed esterne
V – La respirazione del cielo anteriore che non è più una respirazione
VI – La sublimazione della respirazione del cielo anteriore che non è più una respirazione
SEZIONE C: DELLA SUBLIMAZIONE DELL’ENERGIA SPIRITUALE
I – L’energia spirituale fenomenica del cielo posteriore
II – Sublimazione dell’energia spirituale fenomenica del cielo posteriore
III – L’energia spirituale divina del cielo anteriore e del cielo posteriore
IV – Sublimazione delle energie spirituali del cielo posteriore e del cielo anteriore
V – Dell’energia spirituale del cielo anteriore che non è più energia spirituale
Il Mondo dei Sogni
Storia, studi, interpretazioni
Autore/i: Gottschalk Herbert
Editore: Sugar Editore
traduzione di Maria Grazia Murari Magro.
pp. 392, Milano
«Figli della notte», «messaggeri degli dei», o semplici riflessi della coscienza diurna, i sogni hanno sempre suscitato stupore e posto all’uomo appassionanti interrogativi. E anche nella nostra epoca, pur analizzati, demitizzati, razionalizzati, essi conservano gran parte del loro alone di mistero e sono ben lungi dall’aver svelato ogni loro segreto. Questo libro si propone appunto di rispondere nel modo più esauriente, ma con estrema semplicità di linguaggio, a tutti gli interrogativi che ancor oggi sorgono di fronte al fenomeno onirico. L’Autore non intende dunque proporre teorie nuove, ma semplicemente illustrare il problema in ogni suo aspetto: medico, filosofico, antropologico e persino letterario.
Dapprima Gottschalk descrive brevemente, ma con esattezza scientifica, il processo che avviene nel corpo degli animali e degli uomini durante il sonno, ed inserisce – nel corso della sua narrazione il resoconto di interessantissimi esperimenti eseguiti su bambini, malati e ciechi, allo scopo di scoprire quali erano i loro sogni. Egli muove quindi alla ricerca dei «diversi modi di vivere la realtà onirica», lungo il cammino che separa la civiltà di 6000 anni fa dalla nostra epoca. Questa parte è una delle più affascinanti del libro, poiché dà modo al lettore di scoprire bellissime favole, leggende e credenze popolari, e di conoscere la mitologia e la trasformazione del simbolismo del sogno, che ha trovato la sua particolare espressione nei diversi momenti culturali dell’umanità e che si delinea già chiaramente presso i popoli primitivi. Non meno stimolanti sono le pagine dedicate a poeti, filosofi e artisti che dal sogno trassero ispirazione (Kafka, Rilke, Dostojevskij, Thomas Mann, Schopenhauer, Nietzsche), e quelle dedicate alle diverse teorie scientifiche sul sogno. Sulla base della sua profonda conoscenza del problema, l’Autore (che fra l’altro ha scritto anche un’opera su Jung) espone in modo essenziale le teorie ormai classiche di Freud e dello stesso Jung, per giungere fino a quelle più moderne e «avveniristiche».
Questa visione unitaria e universale conduce dall’analisi del sogno alla sua interpretazione e viene infine inserita nel campo più vasto della metafisica e della psicoigiene.
Il sogno si rivela allora come «un mezzo di salute dell’anima». Conclude l’Autore: «In un’epoca come la nostra di incubi telefonici, di diffusione epidemica di complessi, di nevrosi e delle più svariate psicosi, l’uomo dovrebbe cogliere ogni possibilità per raggiungere e mantenere la propria armonia interiore. In questo caso potrà essere di vero aiuto ogni interpretazione onirica che venga effettuata con una giusta comprensione dell’”essere nel mondo” dell’uomo».
Il presente volume si distingue nettamente dalle varie opere apparse finora sul problema del sogno, in quanto è il primo ad offrire in modo serio e documentato un quadro completo di quest’attività umana nei suoi vari aspetti, medico, psicologico e psicanalitico, filosofico e letterario. Un libro che offre dunque a tutti i lettori la chiave per aprire il «mondo dei sogni».
La Meravigliosa Isola di Pasqua
Autore/i: Métraux Alfred
Editore: SugarCo Edizioni
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Anna Haussman.
pp. 264, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Carnago (Varese)
Questo libro è il romanzo di una cultura, di una misteriosa civiltà che non ha nulla da invidiare a quelle del Sudamerica, Messico, Cile, Perù. Una civiltà ormai scomparsa per un ignoto cataclisma, ma che ha lasciato profonde vestigia del suo passato. Chi erano i primi abitatori di quest’isola?
Perché la scelsero come loro dimora? Perché i pasquensi oggi viventi sono così sostanzialmente diversi dai predecessori e a stento ne ricordano le usanze? Qual è il significato delle gigantesche statue che si innalzano lungo tutte le coste della frastagliatissima isola? Chi furono i costruttori di questi mastodontici monumenti? Nelle pagine di questo libro, cariche di un magnetismo galvanico e delle misteriose linfe che ogni civiltà scomparsa promana dall’alone dei secoli trascorsi, il quadro della società pasquense con le sue storie, le sue leggende, i miti, le usanze, i rituali cerimoniali ecc. si configura in una linearità sorprendente.
Storia e leggenda si intrecciano sotto i nostri occhi come un arazzo splendido; e i miti ora terribili di una società antropofaga, ora agresti di una società solare, si dipanano in tutta la loro densità storica, mentre i re, gli dei conquistatori e tutelari, il popolo, sembrano evocati dalla polvere, ritornano in vita con tutti i loro fasti.
Alfred Métraux è un insigne studioso che ha dedicato gran parte della sua vita alle ricerche sulla civiltà dell’isola di Pasqua, dando un contributo essenziale alla storia etnologica e antropologica.
Oro Verde
La straordinaria storia del tè
Autore/i: Macfarlane Alan; Macfarlane Iris
Editore: Editori Laterza
prima edizione, introduzione di Alan Macfarlane, traduzione di Valentiva Palombi e Stefano Salpietro.
pp. XIV-310, nn. ill. b/n, Bari
«Ogni volta che mi offrono una tazza d’acqua tiepida accanto a una colorata bustina di carta con dentro una misteriosa altra bustina che annerirà immediatamente un liquido insapore, penso alla famosa cerimonia del tè giapponese, vista anche in noiosi e ammirevoli film, in cui solenni maestri compiono un rito estenuante per offrire degnamente la mitica bevanda. Noi siamo sbrigativi e iconoclasti e difficilmente beviamo del buon tè, quasi mai ce ne inebriamo, lo trasformiamo in un’abitudine o addirittura in un vizio. Anche quando va di moda, come capita talvolta, e certi architetti o filosofi si incapricciano di tè verde o nero, cinese o indiano, lo fanno per fortuna senza cerimonie. Anche loro, purtroppo, in bustina. Inorridiscono di questa ineleganza gli inglesi, anche i più umili, che tutti insieme consumano, con teiera, la foglia della camellia sinensis in almeno 165 milioni di tazze al giorno. Un mare terrorizzante d’acqua color ambra. Ogni cosa della nostra vita, ogni alimento comprato frettolosamente al supermercato, ha una storia antica e ignota, è passato attraverso fatica, guerre, avidità, dolore, commerci, esclusioni, passioni. Per ritrovarcelo come spot in televisione. Anche il tè ha la sua storia, altro che Beautiful…». Natalia Aspesi
Come ha potuto una pianta dell’Himalaya, in origine utilizzata solo da qualche remota tribù, conquistare il resto del pianeta? L’incomparabile, sorprendente storia del tè, l’innocua fogliolina che ha cambiato la società e la cultura, influenzato l’arte, creato e dissolto imperi.
Alan Macfarlane ha una formazione storica e antropologica, che comprende trent’anni di esperienza sul campo nella regione himalayana e di ricerca sulla storia inglese e giapponese. È professore di Antropologia sociale al King’s College di Cambridge.
Iris Macfarlane è vissuta per venti anni in una piantagione di tè in India. Ha scritto testi sulla storia della regione indiana dell’Assam.
Ringraziamenti – Introduzione – I ricordi di una «memsahib» – Parte I. Stregati – Storia di una passione – Spuma di giada liquida – Il tè arriva in Occidente – Parte II. Soggiogati – Incanto – Sostituire la Cina – Oro verde – La corsa al tè: Assam 1839-1880 – Gli imperi del tè – L’industria del tè – I lavoratori del tè – Parte III. Incarnati – Il tè oggi – Tè, corpo e anima – Acqua stregata – Note – Indice analitico
Dialoghi
Autore/i: Confucio
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
traduzione di Claudio Lamparelli.
pp. XVI-144, Milano
Filosofo dello stato, studioso di storia antica, supremo teorizzatore dell”ogni cosa al suo giusto posto”, Confucio è un personaggio leggendario per la vasta aneddotica che lo circonda. Magistrato, ministro del re e scrittore, Confucio – e la scuola di pensiero che tramandò le sue teorizzazioni – diede alla Cina una concezione politica e morale capace di durare decine di secoli.
Nei Dialoghi, il libro che raccoglie i suoi insegnamenti, egli analizza le cause della decadenza della società cinese presentando norme di vita pratica e considerazioni di ordine umano e politico essenziali e sintetiche. In essi non parla un filosofo dedito alla meditazione astratta, ma un uomo dagli interessi concreti, solidamente ancorati alla realtà: brevi aforismi che invitano alla mitezza e alla tolleranza e inducono a meditare l’antico per ricavarne itinerari validi per il presente.
La Guerra Giudaica – 2 Volumi
Volume I (Libri I-III) • Volume II: Libri (IV-VII)
Autore/i: Giuseppe Flavio
Editore: Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore
introduzione e cura di Giovanni Vitucci, con un’appendice sulla traduzione in russo antico a cura di Natalino Radovich.
vol. 1 pp. XLVII-672, vol. 2 pp. 240, Milano
Nato a Gerusalemme nel 37 dopo Cristo, Flavio Giuseppe discendeva da una famiglia di grandi sacerdoti ebrei. Per qualche tempo, diresse la resistenza del suo popolo contro i romani: poi cadde prigioniero, collaborò con i nemici, predisse l’ascesa al trono di Vespasiano; e per tutta la vita fu combattuto fra il profondo amore per il Dio di Israele, il tempio di Gerusalemme, i riti amorosamente coltivati e conservati, e la convinzione che la Provvidenza aveva ormai scelto l’immenso, maestoso e armonico impero di Roma.
La guerra giudaica, scritto prima in aramaico poi in greco, è uno dei libri più drammatici della storiografia universale. Il lettore moderno vi trova lo stesso paesaggio di città, di campagne e di deserti, dove pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo : penetra nel Tempio, apprende i riti e le abitudini degli Esseni, la filosofia politica degli Zeloti, conosce lo stesso mondo che ci è stato recentemente rivelato dai manoscritti del Mar Morto. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode ; e l’intreccio tra la passione per il potere e gli amori e gli odi egualmente sanguinari fra parenti ricorda le tragedie storiche di Shakespeare. Ma il cuore dell’opera è la lotta del piccolo popolo ebreo, guidato dalla fazione degli Zeloti, contro le legioni di Vespasiano e di Tito. Una delle più terribili tragedie della storia di ogni tempo rivive davanti ai nostri occhi: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario: scene di battaglia, lunghissimi assedi, fame, saccheggi, prigionieri crocifissi, inermi massacrati, gli ultimi difensori che si uccidono a vicenda con le spade, fino al momento – che Flavio Giuseppe rievoca lacrimando – in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile.
Questa edizione traduce, nell’appendice a cura di Natalino Radovich, anche i frammenti dell’antica versione russa della Guerra giudaica, che mancano nel testo greco. In alcuni di questi frammenti, appare Gesù Cristo : secondo alcuni studiosi, si tratterebbe della più antica testimonianza d’ambiente ebraico intorno al Messia.
Dall’introduzione “La vita di Giuseppe e il racconto della guerra giudaica”:
«Giuseppe (più tardi, quando ebbe la cittadinanza romana, Flavio Giuseppe) appartenne a quella generazione di giudei cui, mentre si appressavano al “mezzo del cammino”, toccò di vedere la distruzione di Gerusalemme e la rovina del tempio. A Gerusalemme egli era nato fra il 13 settembre del 37 e il 17 marzo del 381: troppo tardi per rendersi conto dell’ansia disperata di cui la città fu preda intorno al 40, quando. da Roma arrivò l’ordine di collocare nel tempio, e farne oggetto di culto, un’immagine di Caligola. Superata, all’avvento di Claudio, la grave tensione, la vita era ripresa nella più o meno generale rassegnazione agli incomodi del dominio romano, e Giuseppe potè intraprendere gli studi in un’atmosfera meno agitata. Più tardi, rievocando nell’ultima pagina dell’Archeologia quei suoi studi e tutta la sua formazione spirituale, egli distinse tra lo studio della grammatica e della lingua greca (della quale tuttavia confessava di non aver raggiunto una pronuncia perfetta: la sua lingua materna era l’aramaico) e quella che chiamava la paidéia epichórios, paidéia propriamente giudaica: una paidéia, aggiungeva, nella quale, per ammissione dei suoi connazionali, andava innanzi ad ogni altro. In ogni modo, la preparazione di Giuseppe fu adeguata al suo elevato rango sociale; la sua era infatti una delle famiglie più cospicue, appartenente per parte di padre all’alta nobiltà sacerdotale, mentre per parte di madre egli si gloriava di discendere dalla famiglia reale degli Asmonei. In questa preparazione lo studio della Legge aveva una parte di primo piano, e non v’è ragione di non prestargli fede quando egli aggiunge di aver fatto, grazie alla sua non comune memoria e intelligenza, tali progressi, che al tempo in cui era solo un giovinetto di quattordici anni alcuni sommi sacerdoti e altre personalità di primo piano si recarono da lui a consultarlo.
Il quindicesimo anno di vita fu speso in una diretta sperimentazione delle regole teorico-pratiche seguite dalle tre sette che allora tenevano il campo, i Farisei, i Sadducei e gli Esseni, con l’intenzione di prepararsi ad una scelta. Dai rapidi cenni della Vita (2,10) si ricava l’impressione che si sia trattato di una frequentazione cursoria, con una permanenza meno breve presso gli Esseni, cui Giuseppe sembra alludere quando narra di essersi sottoposto a un duro tirocinio, passando attraverso una serie di prove molto severe. Assai più lunga fu invece l’esperienza ascetica vissuta nei tre anni successivi, quando si ritirò nel deserto a far vita di penitenza; il fatto che Giuseppe ricorda anche il nome del maestro che gli fu allora di guida lascia pensare che per lui si trattò di un impegno superiore al normale, e di un’adesione spirituale che i posteriori contatti con il mondo greco-romano non avrebbero potuto cancellare. Comunque, quand’egli fece ritorno in città, fu alla setta dei Farisei che andò la sua preferenza piuttosto che a quella dei Sadducei, verso cui era in genere orientata l’aristocrazia delle grandi famiglie sacerdotali, e il giovane Giuseppe continuò a esercitare il suo ingegno nel lavoro d’interpretazione della Legge e il suo zelo nel praticarne i precetti.[…]»
Giovanni Vitucci è stato professore di storia romana all’Università di Roma. Ha scritto due libri: L’imperatore Probo e Il regno di Bitinia, oltre a molti articoli su problemi storici e istituzionali dell’età repubblicana e imperiale.
Natalino Radovich è professore di filologia slava all’Università di Padova. Ha scritto un Profilo di linguistica slava, un Glossario dello slavo ecclesiastico antico, e studi sui rapporti tra la letteratura bizantina e la letteratura russa antica.
Introduzione
Bibliografia
TESTO E TRADUZIONE
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Commento
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Cercatori di Dio
Sulle tracce dell’ascetismo pagano, ebraico e cristiano dei primi secoli
Autore/i: Padovese Luigi
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
introduzione dell’autore.
pp. 376, Milano
Asceti pagani, profeti ebrei, santi cristiani: la lotta per il predominio sul sacro all’origine della civiltà occidentale.
L’ambiente è il bacino del Mediterraneo, il tempo abbraccia il l e il ll secolo d.C., quando l’elemento religioso pervadeva tutti gli aspetti della vita. È il periodo che vede la nascita del cristianesimo, in un rapporto dialettico con la sua origine giudaica e alle prese con un conflitto sempre più intenso con le religioni pagane. In queste pagine si è quasi condotti per mano tra i templi pagani, le sinagoghe ebraiche e le case che facevano funzione di chiese, alla ricerca di tutte quelle forme estreme di santità che il periodo in esame presenta in abbondanza: l’eredità orfica e pitagorica, la filosofia teologica del platonismo, la ruvida spiritualità di Diogene il cinico, l’asceta taumaturgo Apollonio di Tiana, i severi pensatori stoici, il fenomeno esseno, iterapeuti ebrei, l’ermetismo egiziano, i culti misterici, Io gnosticismo, i martiri, i primi eretici.
Le domande sorgono quasi spontanee: che rapporto esiste tra l’ascesi cristiana e le altre spiritualità del tempo’? In che misura esse hanno influenzato il cristianesimo nascente? L’incontro con la grande cultura greca ha allontanato dalla vita e dal messaggio di Gesù? Il suo concetto di povertà, di celibato, di vita comune è lo stesso delle successive generazioni cristiane?
Non sono domande puramente accademiche, perché dalle loro risposte dipendono le attuali valutazioni sul senso della Chiesa, il suo rapporto col mondo, il significato di salvezza, il valore della corporeità e della ricchezza, e, non da ultimo, il senso del dialogo interreligioso cui sembra sempre più chiamato il cristianesimo del terzo millennio.
Questo originalissimo saggio, carico di erudizione ma sempre avvincente, illumina uno dei periodi più cruciali per la storia dell’occidente, non senza sorprendenti analogie con ’ la nostra epoca postmoderna.
Luigi Padovese, nato a Milano nel 1947, laureato in teologia e in patrologia, insegna al Pontificio Ateneo Antonianum, di cui è anche preside, e alla Pontificia Università Gregoriana. La sua attività di studioso l’ha reso uno dei maggiori esperti italiani sulla letteratura delle origini cristiane. Chiamato come conferenziere in numerose città europee e mediorientali, oltre a voci di dizionari teologici e ad articoli su riviste specializzate e su quotidiani (Osservatore Romano, Avvenire, l’Unità), ha pubblicato: Turchia. I luoghi delle origini cristiane (1987); Lo scandalo della Croce. La polemica anticristiana nei primi secoli (1988); I sacerdoti dei primi secoli (1992); Introduzione alla teologia patristica (1992), tradotto in spagnolo, portoghese, polacco, sloveno; Guida alla Siria (1994); Il problema della politica nelle prime comunità cristiane (1998); Piccoli dialoghi tra santi di marmo (1999). Ha curato inoltre l’edizione italiana dei sermoni liturgici di san Massimo di Torino e di sant’Agostino.