Libri dalla categoria Popoli Primitivi
Il Culto del Lingam
Autore/i: Verni Piero
Editore: SugarCo Edizioni
introduzione dell’autore.
pp. 208, tavv. b/n f.t., ill. b/n, Milano
La religione indiana del Dio Shiva.
Lo yoga dei poteri magici.
La sessualità mistica.
Gli adoratori del fallo.
La setta dei Perfetti Maestri e la ricerca dell’immortalità.
L’Architettura erotica dell’India.
Il lingam è la rappresentazione simbolica del sesso eretto di una delle principali divinità della religione indù: il dio Shiva. In India l’adorazione di questo simbolo è così diffusa che si può parlare di un vero e proprio culto del lingam. Questo libro intende illustrare tale culto ricostruendo in modo chiaro ed esauriente i diversi momenti culturali, etnici e religiosi in cui esso si esprime. Vi si parla delle scuole dell’erotica mistica che contemplano momenti sessuali all’interno del loro rituale, delle scuole degli alchimisti indiani che costruivano grandi lingam di mercurio al dio Shiva, di quelle correnti e scuole che vanno sotto il nome di shivaismo estremista e che portano le tecniche sessuali e la crudeltà rituale fino agli estremi dell’orgia e del sacrificio umano, e vi si parla, per la prima volta per il pubblico di lingua italiana, del culto Natha, i cui aderenti cercano di raggiungere la liberazione interiore ricorrendo a tecniche yogiche che permetterebbero all’uomo di acquisire i più straordinari poteri paranormali e perfino l’immortalità.
Piero Verni, un giovane studioso di antropologia e storia delle religioni, vive a Roma dove svolge attività di saggista. Nel corso di due lunghe permanenze in India ha avuto modo di studiare e conoscere a tondo le religioni indiane. È autore di un volumetto di poesie spirituali, Mandala, e de Il libro della Visione, guida alla ricerca del proprio guru.
Il Cammino del Serpente
Storia, Riti, Misteri della Magia Sessuale
Autore/i: King Francis
Editore: Edizioni Mediterranee
edizione italiana a cura di Sebastiano Fusco.
pp. 280, 13 tavv. e foto b/n f.t., Roma
Dall’Oriente all’Occidente si estende un filone magico che fa uso del sesso per conseguire determinati fini mistici e liberatori. Nel Tantrismo indù e nel Buddhismo tantrico le pratiche sesso-yogiche miranti ad ottenere risultati psico-spirituali sono essenzialmente le stesse. Con le dovute variazioni, tali principi si ritrovano anche in pratiche magiche occidentali, in particolare presso determinate sette segrete, a riprova della unicità dei principi ai quali si ispirano e della validità dei metodi messi in atto. Il nucleo centrale di tali pratiche rimane l’atto sessuale, sia esso reale o simbolico, che porta all’espansione della coscienza e alla possibilità di realizzare ed usare le energie sottili. L’Autore tratta l’argomento molto diffusamente, riportando per esteso pratiche e rituali e riferendo numerosi fatti ed episodi relativi alla magia sessuale.
Francis King ha dedicato lunghi e approfonditi studi alla magia tradizionale e alle sette magiche contemporanee. Ha consultato, in particolare, i rituali e gli archivi dell’Ordo Templi Orientis e delle più note e importanti organizzazioni magiche.
Fede e Culto nelle Religioni Evolute
Autore/i: von Glasenapp Helmuth
Editore: Sansoni Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Grabriella Giovannozzi.
pp. 248, nn. tavv. b/n f.t., Firenze
La fede e il culto sono due pilastri su cui si fondano tutte le grandi religioni evolutesi storicamente. Essi sono intimamente connessi fra loro. Infatti l’esecuzione di un atto rituale presuppone sempre una fede, perché l’esercizio puramente meccanico di un culto senza la convinzione di un qualche effetto da raggiungere per suo mezzo sarebbe privo di senso. D’altra parte nessuna comunità religiosa può rinunciare ad un qualche rituale, perché altrimenti le verrebbe a mancare quel vincolo che tiene uniti i suoi membri.
il mondo spirituale che si determina attraverso la fede e il culto ha però una tale complessità e si articola in una tale varietà di forme che sarebbe impossibile esaurirne il contenuto anche in una serie di grossi volumi, poiché il suo ambito abbraccia tutti i popoli della terra e la sua storia si estende dei riti più antichi attribuiti agli uomini di Neanderthal fino al tempo presente.
Questa opera perciò si propone di offrire solo una visione d’insieme delle manifestazioni più importanti, limitandosi essenzialmente alle religioni evolute oggi praticate, intendendosi con tale termine quelle religioni che collegano alla fede in forze trascendenti l’idea che l’individuo sia responsabile del proprio agire e suscettibile di perfezionamento morale.
Il volume, frutto della rielaborazione di un corso di lezioni sulla fenomenologia della religione tenuta nel 1946 all’Università di Tubingen dall’autore, uno dei più autorevoli studiosi contemporanei in questo campo, illustra magistralmente differenze e analogie fra le varie usanze e riti praticati dai seguaci di culti diversi, offrendo al lettore un quadro complessivo ed obiettivo del mondo oltremodo vario e complesso dei fenomeni religiosi.
Eclissi dell’Intellettuale
Autore/i: Zolla Elémire
Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani
pp. 224, Milano
In questo libro, che ha agitato le polemiche culturali italiane degli anni sessanta, l’uomo-massa è descritto impietosamente come un giocatore d’azzardo che vive in uno stato di torpore e incubo accettando sia i fatti collettivi che i comportamenti individuali intessuti nella vita quotidiana senza più avvertirli. Una fondamentale indifferenza regna tra persona e persona, perché ormai i moti generali e quelli particolari sono coordinati da forze esterne e anonime.
L’uomo ha perduto il gusto diretto del vivere, anche se lo cerca ancora disperatamente. Partendo dalle strutture del mondo industriale, Zolla interpreta lo stato delle letterature e delle arti dal romanticismo all’astrattismo come una parabola della condizione moderna. Attraverso una scrittura chiara, con folgorazioni critiche che hanno fatto scuola, con una capacità di analisi del comportamento comune, intessuta di severità e di amarezza, si delinea in queste pagine un dialogo senza uscite tra l’uomo meccanizzato e l’uomo «profondo». La riflessione cerca di risvegliare il lettore dal sonno delle abitudini e della passività riproponendogli un contatto con i valori essenziali. Così il libro si concreta anche in un appello alla riflessione ironica e all’amore per la vita che devono portare l’uomo a riconquistare la capacità di decidere pacatamente i propri atti e a ritrovare quel senso della «festività» che è la libertà personale.
Metafisica del Sesso
Autore/i: Evola Julius
Editore: Edizioni Mediterranee
seconda edizione riveduta, introduzione dell’autore.
pp. 416, 16 tavv. b/n f.t., Roma
Quest’opera di J. Evola ha già una notorietà europea per via di una sua traduzione tedesca e di due edizioni francesi. Essa è unica nel suo genere per considerare il sesso e l’esperienza del sesso secondo aspetti e dimensioni diversi da quelli a cui si sono arrestate le correnti ricerche psicologiche, sessuologiche e anche psicanalitiche. Come l’A. dice esplicitamente, dato che l’epoca attuale è caratterizzata da una specie di ossessione del sesso e della donna e dato anche che la psicanalisi si è sforzata di mettere in risalto il sesso come una potenza elementare oscura e sub-personale, il suo proposito è stato di scoprire una realtà di essa non meno profonda, ma di natura superiore, trascendente.
Il termine «metafisica» nel libro è usato infatti in un doppio senso. Anzitutto, in quello di una ricerca del significato ultimo che hanno l’eros e l’esperienza sessuale, significato che porta oltre tutto quel che è fisiologia, istinto di riproduzione, semplice carnalità o pallida sentimentalità. In secondo luogo, una ricerca volta a scoprire non solamente nelle forme più intense della vita erotica, ma anche nell’amore comune, baleni di una «trascendenza», rimozioni momentanee dei limiti della coscienza ordinaria dell’uomo e della donna e perfino apertura sul sovrasensibile.
Tale ricerca ha per controparte la documentazione di ciò che molteplici civiltà antiche o non-europee hanno riconosciuto in fatto di sacralizzazione del sesso, di un uso di esso per fini estatici, magici, iniziatici o evocatori.
Al lettore viene offerto un vastissimo panorama che va dei riti segreti e orgiastici tantrici e dal dionisismo alla demonologia e alle esperienza del Sabba e dei «Fedeli d’Amore» medievali, dalla prostituzione sacra e dai Misteri della Donna a pratiche cabbalistiche, arabe, estremo-orientali, ecc. L’accennata metafisica del sesso permette, d’altra parte, di cogliere ciò che agisce anche nel profondo di fenomeni come il pudore, la gelosia, il sado-masochismo, la nudità femminile, il complesso amore-morte e via dicendo.
Inoltre, il libro contiene una ricerca comparata nel campo della mitologia la quale dà il modo di descrivere gli «archetipi» maschili e femminili e, partendo da essi. i tipi fondamentali di uomo e di donna («dèi e dee, uomini e donne»), di abbozzare una psicologia dell’«uomo assoluto» e della «donna assoluta» e di individuare le varietà e le condizionalità del magnetismo sessuale.
Data l’importanza oggi assunta dai problemi del sesso, l’opera di J. Evola riveste un significato speciale per la luce diversa e insospettata che essa getta su tali problemi ma anche per l’orientamento personale che può trarne un tipo umano differenziato. A parte l’arditezza delle idee e la spregiudicatezza con cui sono trattati gli argomenti più scabrosi, il materiale selezionato, raccolto dai domini più diversi dalla scienza delle religioni alla psichiatria, dall’etnologia alla sociologia, alla simbologia, alle discipline iniziatiche o esoteriche, alla storia della civiltà – è tale da non trovare riscontro in altra opera esistente, cosa che specie dalla critica straniera è stata riconosciuta Questa nuova edizione è stata riveduta e arricchita da un gruppo di illustrazioni.
Julius Evola (19 maggio 1898 – 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921). Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, giunto alle soglie della laurea, vi rinuncia per disprezzo dei titoli accademici. Il dadaismo – di cui oggi viene considerato il maggior esponente italiano – è però solo un primo passo per “andare oltre”: completa un suo ampio lavoro filosofico iniziato nelle trincee del Carso, che intende presentarsi come un superamento dell’idealismo classico e lo fa precedere da una raccolta di scritti (Saggi sull’idealismo magico, 1925; Teoria dell’Individuo assoluto, 1927; Fenomenologia dell’Individuo assoluto, 1930). Attira l’attenzione di Croce, Tilgher e Calogero. Contemporaneamente scopre le dottrine di realizzazione estremo-orientali, cura una versione italiana del Tao-tê-ching (Il Libro della Via e della Virtù, 1923) e pubblica la prima opera italiana sui Tantra (L’uomo come potenza, 1926), seguita da un libro molto polemico sui rapporti tra fascismo e cristianesimo (Imperialismo pagano, 1928). Diviso tra l’elevazione spirituale dell’Io e gli interventi nella vita culturale del tempo, collabora (1924-6) a Ignis, Atanòr, Bilychnis ma anche a Il Mondo e Lo Stato democratico, e pubblica i quaderni mensili di Ur (1927-8) e Krur (1929), dove scrivono Reghini, Colazza, Parise, Onofri, Comi, Servadio; poi il quindicinale La Torre (1930), chiuso d’autorità per le sue interpretazioni troppo eterodosse del fascismo. Continua la sua indagine sulle forme di realizzazione interiore e si interessa quindi di alchimia (La tradizione ermetica, 1931), di neo-spiritualismo (Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932), di leggende cavalleresche ed esoteriche (Il mistero del Graal, 1937), intese come vie iniziatiche occidentali. Alla base della sua Weltanschauung antimoderna, antimaterialista, antiprogressista – che gli faceva criticare sia bolscevismo che americanismo, considerati due facce della stessa medaglia nel profetico saggio omonimo apparso sulla Nuova Antologia (1929) – c’è Rivolta contro il mondo moderno (1934), la sua opera più importante e famosa, ampio panorama della civiltà tradizionale contrapposta alla civilizzazione contemporanea. “Dopo averlo letto ci si sente trasformati” scrisse Gottfried Benn, che ne divide anche la traduzione tedesca (1935). Cerca d’introdurre queste tematiche nel dibattito di quegli anni curando la pagina “Diorama filosofico” (1934-1943) del quotidiano Il Regime Fascista di Cremona, che ospitò tutte le migliori firme degli intellettuali conservatori dell’epoca. Sviluppa anche contatti personali con questi ambienti tenendo molte conferenze, soprattutto in Germania, e viaggiando nella Mitteleuropa (Vienna, Praga, Bucarest, Budapest). Fa conoscere in Italia autori come Spengler, Guénon, Meyrink, Bachofen. Fra il 1933 e il 1943 s’interessa – ben prima che l’argomento diventasse d’attualità – allo studio ed all’esame dei problemi delle razze, “respingendo ogni teorizzazione del razzismo in chiave esclusivamente biologica” (R. De Felice); e scrive: Tre aspetti del problema ebraico (1936), Il mito del sangue (1937), Indirizzi per una educazione razziale (1941), che suscita l’interesse di Mussolini il quale lo convoca a Palazzo Venezia nel settembre di quell’anno: “È il libro che ci occorreva”, gli disse. In piena guerra, quasi l’indicazione di una via da seguire, pubblica un saggio sull’ascesi buddhista: La dottrina del risveglio (1943). Dopo l’8 settembre raggiunge fortunosamente la Germania: ed è presente all’arrivo di Mussolini al Quartier Generale di Hitler. Ritorna quindi in Italia e lascia definitivamente Roma quando gli americani entrano nella capitale (4 giugno 1944). Nel 1945, a Vienna, poco prima dell’ingresso dei sovietici, si trova coinvolto in un bombardamento e, in seguito ad una lesione al midollo spinale, subisce una paresi permanente agli arti inferiori. Rientra in Italia nel 1948 ed è ricoverato a Bologna, quindi soggiornerà fra la città petroniana e la capitale, sino a stabilirsi definitivamente nella sua abitazione romana dalla fine del 1951. Ma non è rimasto inattivo, perché tra un ospedale e un altro rivede il giovanile L’uomo come potenza, già riscritto negli Anni Trenta, che diventa Lo Yoga della potenza (1949), rielabora ed adatta i testi apparsi in Ur e Krur nei tre volumi di Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io (1955-6), rivede anche Teoria dell’Individuo assoluto (che in questa forma uscirà solo nel 1973) e riprende le collaborazioni giornalistiche che gli procureranno anche una avventura giudiziaria da cui uscirà completamente scagionato (il cosiddetto “processo dei FAR”, 1950-1). L’opuscolo Orientamenti (1950) contiene in nuce tutte le posizioni poi sviluppate in tre libri successivi, dove sono esposte le sue idee per vivere nel mondo del post-1945 che sempre più Evola vede come espressione dell’età ultima, il Kali-yuga, l’èra oscura: quelle sulla politica in Gli uomini e le rovine (1953), sull’erotismo in Metafisica del sesso (1958) e sugli orientamenti esistenziali in Cavalcare la tigre (1961). Nel 1963 viene riscoperto come dadaista: Enrico Crispolti organizza una mostra dei suoi quadri alla Galleria “La Medusa” di Roma. Seguono un’autobiografia attraverso i suoi libri (Il cammino del cinabro, 1963), un saggio d’interpretazione storico-ideologica (Il fascismo, 1964), due volumi miscellanei (L’arco e la clava, 1968; Ricognizioni, 1974), la raccolta di tutte le sue poesie (Raâga Blanda, 1969). Fonda e dirige per le Edizioni Mediterranee dal 1968 al 1974 – anno della sua scomparsa – la collana “Orizzonti dello Spirito”, nella quale inserisce opere e autori dei più ampi e diversi orientamenti spirituali e tradizionali. L’ultima fase della vita vede Julius Evola nella insospettata veste di un anti-Marcuse: il nascere della “contestazione” anche in Italia (1968) fa riscoprire il suo pensiero non solo a “destra” ma anche a “sinistra”, talché nel periodo 1968-1973 una dozzina di suoi libri vengono ristampati una o anche due volte, mentre suoi interventi sono richiesti da varie riviste. Pochi mesi prima della morte detta lo statuto della Fondazione che porta il suo nome. Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate numerose scelte antologiche – a tema e non – di suoi articoli e saggi. Quadri e disegni di Julius Evola sono presso musei e collezioni private (Paesaggio interiore ore 10.30 è alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma). I suoi saggi e i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Messico, Canada, Romania, Argentina, Brasile, Ungheria, Polonia, Turchia.
Io Sono un Gatto
Autore/i: Soseki Natsume
Editore: BEAT – Biblioteca Editori Associati di Tascabili
traduzione dal giapponese e note a cura di Antonietta Pastore.
pp. 480, Milano
Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l’era Meiji sembra aver restituito onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna.
Per il gatto protagonista di queste pagine, però, un’oscura follia aleggia nell’aria, nel Giappone all’alba del XX secolo. Il nostro eroe vive, infatti, a casa di un professore che si cimenta in bizzarre imprese. Scrive prosa inglese infarcita di errori, recita canti nō nel gabinetto, tanto che i vicini lo hanno soprannominato il «maestro delle latrine», accoglie esteti con gli occhiali cerchiati d’oro, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati. Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna…
Pubblicato per la prima volta nel 1905, Io sono un gatto non è soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. È anche uno dei grandi libri della letteratura mondiale, la prima opera che, come ha scritto Claude Bonnefoy, inaugura il grande romanzo giapponese all’occidentale.
Natsume Sōseki (1867-1916) viene unanimemente considerato come il più grande scrittore del Giappone moderno. Tra le sue opere nelle edizioni Neri Pozza ricordiamo: Guanciale d’erba, Il cuore delle cose, Il signorino.
Il Mistero del Fiore d’Oro
Seguito dal Libro della Coscienza e della Vita.
Autore/i: Lü-Tzu
Editore: Edizioni Mediterranee
edizione a cura di Julius Evola.
pp. 152, ill. b/n, Roma
Il “Trattato sul Mistero del Fiore d’Oro del Grande Uno” è quasi l’unico testo completo che si conosca, riguardante le pratiche iniziatiche cinesi e in particolare il taoismo operativo. Su esso, il noto sinologo Richard Wilhelm è stato il primo ad attirare l’attenzione, dopo essere riuscito a procurarsi una copia del libro, in precedenza riservato ad organizzazioni segrete.
Gli insegnamenti corrispondenti erano stati per lungo tempo trasmessi per via orale; essi sono attribuiti al Maestro Lu-Tzu, che visse fra la fine dell’VIII e il principio del IX secolo d.C., ed hanno per oggetto procedimenti di una “alchimia interiore”, spirituale, la quale con particolari tecniche di meditazione e di direzione delle correnti sottili dell’organismo mira alla trasmutazione e all’integrazione dell’essere umano, alla dischiusura della coscienza sulla trascendenza e sull’Originario, dischiusura simboleggiata appunto dal “Fiore d’Oro”.
Gli insegnamenti si rifanno non solo al taoismo ma anche alla forza “Zen” (in cinese: Ch’an) del buddhismo. Si tratta di un documento assai interessante, unico nel suo genere, anche se dal contenuto talvolta “ermetico” e misterioso per la natura stessa dell’argomento, che però il Grison ha cercato di lumeggiare in un ampio studio introduttivo nel quale egli si rifà ad un insieme di tradizioni affini, sia dello stesso ceppo che di altre aree culturali.
Tradotto in diverse lingue, questo Trattato sul Fiore d’Oro viene ormai considerato come un classico della letteratura esoterica, ma non è privo di interesse anche da un punto di vista non specialistico o di storia delle religioni.
Il Maestro Lü-Tzu è probabilmente vissuto tra la fine dell’VIII e il principio del IX secolo d.C.
Nephelokokkygia
La prospettiva mitica degli Uccelli di Aristofane
Autore/i: Zannini Quirini Bruno
Editore: «L’Erma» di Bretschneider
avvertenza dell’autore.
pp. 160, Roma
Dall’avvertenza dell’autore:
«Questo libro si propone di esaminare gli Uccelli di Aristofane nell’ottica propria della Storia delle Religioni: tenendo conto, cioè, di come tutta la produzione teatrale greca non fosse esclusivamente creazione letteraria del singolo autore, bensì prodotto culturale complesso, rispecchiante le esigenze di quella civiltà della quale ogni poeta era espressione ed interprete al tempo stesso, inserendosi, inoltre, in un contesto sacrale la cui importanza, ai fini dell’interpretazione, è stata da tempo messa in risalto da A. Brelich. Si cercherà, pertanto, di ripercorrere a ritroso il cammino compiuto da Aristofane nella composizione dell’opera, e ciò nel tentativo di individuare sia quali elementi, già presenti nella cultura ellenica, gli abbiano consentito di «inventare» la vicenda di Nephelokokkygia, sia quale funzione avesse portare sulla scena, in occasione delle feste di Dionysos, l’assurda rivolta dei pennuti nei confronti delle divinità olimpiche.
Va da sé che, con tale presupposto, i problemi più squisitamente filologici dovranno essere esclusi da questo lavoro ogniqualvolta la loro soluzione non risulti indispensabile per la comprensione di certi passaggi particolarmente significativi della commedia.
Per il testo degli Uccelli, si fa riferimento all’edizione di V. Coulon (Paris 1967); per gli scoli, a quella di F. Dübner (Hildesheim 1969, ristampa invariata della 1° ediz.: Paris 1877).»
Elenco delle abbreviazioni – Le interpretazioni moderne – Tereus: I riferimenti al personaggio mitico, L’eroe e il volatile, Tereus nella commedia; – La rivolta degli alati e la gigantomachia: Sulla falsariga della guerra mitica, L’azione, Prime conclusioni; – Gli uccelli sovrani: L’allodola, Il picchio, Il gallo, Il nibbio, Il cuculo, La regalità degli uccelli, I volatili, i re e gli dèi, I pennuti alle origini dell’universo; – Il “metodo” di Aristofane.
Mille Anni di Pittura Cinese
L’Universo Ineffabile
Autore/i: Cheng François
Editore: Rizzoli
traduzione di Marcello Lenzini e Maria Luisa Rotondi De Luigi.
pp. 248, interamente ill. da tavv. a colori e b/n, Milano
Dall’VIII secolo sino all’inizio del XVIII, durante un migliaio di anni, i pittori cinesi si sono proposti, con la mediazione del pennello, di concretizzare il loro sogno di totale comunione con la Natura. La pittura, in quanto partecipe del mistero della Creazione, godeva allora in Cina di uno “status” quasi divino. Sottoponendosi a faticose e costanti discipline, i pittori cercarono di interiorizzare quegli aspetti infinitamente vari del creato che corrispondevano ai segreti moti del loro animo, tentando di fissare con tratti essenziali le visioni che vi si agitavano. Il complesso delle opere nate da questa tradizione, frutto di un estremo rigore, costituisce quella che è stata designata come la pittura cinese classica che, di per se stessa, rappresenta una delle più alte vette raggiunte dallo spirito umano.
Rilevare dall’interno il percorso segreto dei più grandi pittori cinesi verso la realizzazione di un simile sogno, verso un certo tipo di perfezione o di Bellezza che unisce indissociabilmente tutti i contrari (realtà e chimera, visibile e invisibile, vuoto e pieno, Yin e Yang) è quanto si propone qui François Cheng: tutta la specificità dell’arte pittorica cinese all’improvviso viene a essere illuminata da una luce nuova, rivelandosi ai nostri occhi meravigliati nella affascinante ambiguità della sua universalità e della sua differenza. Non sarebbe possibile una reale analisi della pittura cinese limitandoci a usare il vocabolario consueto delle arti cosiddette figurative Il fatto è che questa pittura, contrariamente a tutte quelle dell’Occidente e anche della maggior parte di quelle dell’Oriente, non tanto costruzione in fondo quanto composizione si riferisce in modo naturale al ritmo, alla musica persino, molto più che a concetti architettonici. Perché !’invisibile, l’indicibile, simboleggiati qui dalla nebbia onnipresente, hanno altrettanta, se non maggiore, importanza delle forme del reale che per noi Occidentali attraggono, ma contemporaneamente limitano lo sguardo.
Pittura impaziente di liberarsi dalle pastoie del visibile e in particolare del colore, più suggerito che disegnato pittura aperta, che accoglie il vuoto e da qui i più lievi echi del reale che ovviamente sfuggono alla semplice e limitatrice visione sensoriale; pittura da “ascoltare” meglio ancora che da vedere in un raccoglimento che è già quello della meditazione, dove la realtà, discretamente, cede il posto alla verità. Così si spiega come una simile arte, lungi dal mirare alla produzione di oggetti estetici piacevoli da guardare, cerchi anzitutto di imporsi come “Arte di vita”.
Questo è l’universo ineffabile nel senso più puro del termine, che quest’opera intende illustrare. Impresa impegnativa, che poteva giustificarsi solo con una scelta di per sé particolarmente impegnativa. Per portarla a termine è stato necessario selezionare un centinaio di opere qui riprodotte quasi tutte a colori nelle collezioni dei maggiori musei del mondo, ma anche presso privati, e negli archivi, di difficile accesso, della Repubblica Popolare Cinese. Fra queste opere, quelle provenienti dal Museo di Pechino non sono mai state riprodotte sino a oggi. I migliori professionisti dell’arte libraria (fotografi, impaginatori, fotoincisori, stampatori) sono stati mobilitati affinché l’opera chiamata a materializzare queste esigenze fosse degna di una simile scelta.
François Cheng. Nasce in Cina, nel 1929, nella provincia dello Shan-Tung, da una famiglia di letterati; inizia gli studi universitari a Nanchino per trasferirsi poi in Francia, dove si stabilisce definitivamente nel 1949. Dopo, aver studiato alla Sorbona e all’Ecole pratique des Hautes Etudes, si dedica all’insegnamento. Oggi occupa una cattedra all’Institut national des langues et civilisations orientales (Università di Parigi III).
La sua opera, già tradotta in più lingue, è il risultato di un duplice itinerario interiore: assumere il suo passato e la parte migliore della sua cultura originaria, e iniziarsi alla parte migliore della cultura occidentale attraverso l’esperienza dell’esilio. Itinerario al contempo doloroso ed esaltante, vissuto intensamente ogni istante – ma teso proprio ogni giorno di più verso l’unità, cioè verso l’Apertura. L’Arte è stata evidentemente una delle vie d’accesso privilegiate a questa unità.
A François Cheng, lui stesso traduttore e poeta, si devono numerosi e appassionanti studi sulla poesia e sull’arte della Cina: l’Écriture poétique chinoise (Editions du Seuil, 1977); Vide et plein: le langage pictural chinois (Éditions du Seuil, 1979).
Il Fuoco Segreto degli Alchimisti
Autore/i: Sangiorgio Giorgio
Editore: Cenacolo Pitagorico Adytum
pp. 554, nn. ill. a colori e b/n, Lavarone (TN)
L’alchimia richiede, più d’ogni altra disciplina esoterica, una costante applicazione pratica ed impegno intellettuale, se lo studioso desidera comprendere il criptico linguaggio simbolico.
L’autore, Giorgio Sangiorgio, in questo suo secondo lavoro sull’«Arte regale», prende per mano il lettore e lo guida nell’arduo sentiero ermetico descrivendo, con minuzia, le modalità operative che contraddistinguono le varie fasi del processo alchemico.
Il Fuoco segreto degli Alchimisti riprende gli argomenti già trattati nel precedente lavoro dello stesso autore, Agricoltura celeste, ma – nel contempo – approfondisce ulteriormente le tematiche operative, offrendo suggerimenti e tecniche utili per intraprendere, con una certa sicurezza, l’iter dell’alchimia interiore.
Il “segreto” fuoco degli alchimisti è uno stato di “armonia con il Creato”, che permette a colui che opera alchemicamente di congiungere «la terra con il cielo» e conseguire una condizione psicofisica fuori dall’ordinario. L’operatività alchemica apporta una conoscenza profonda delle leggi della Natura e determina un equilibrio psicofisico che favorisce un’attiva sinergia tra l’anima dell’operatore, l’Anima del Mondo ed il Principio metafisico assoluto.
Le finalità dell’alchimia interiore sono, infatti, quelle di “purificare” la struttura psicofisica dell’uomo, creando il cosiddetto “vuoto dell’anima” e, in tal modo, dare spazio alle manifestazioni metafisiche dello spirito, che – nella pratica ermetica – assumono il significato di un “dialogo” con il proprio Nume o Genio, ponte tra le dimensioni terrene e quelle ultraterrene.
La Scienza di Atlantide
Le sette grandi isole del Mar d’Occidente secondo la disciplina arcaico-erudita
Autore/i: Mariani Guido Maria Stelvio; Bizzi Vladimir N.; Facchielli Bernardo
Editore: Editrice Lunaris
prefazione dell’editore, introduzione degli autori.
pp. 182, nn. tavv. b/n f.t., Viareggio (LU)
“…In una sola notte vennero cancellate dalla faccia della Terra le Sette Grandi Isole del Mar d’Occidente…”
Con questa laconica frase gli autori descrivono la distruzione di Atlantide. Eppure in quelle semplici parole è raccolto tutto il sunto di questo libro. Un libro che pone inquietanti interrogativi ai quali tuttavia riesce a dare esaurienti risposte. Atlantide cos’era, o forse cos’è? Chi l’ha distrutta e perché?
In un crescendo descrittivo tra storia e leggenda seguiremo gli autori a ritroso nel tempo dalle persecuzioni religiose del tardo impero Romano sino ai primi istanti di vita di una civiltà extraterrestre che avrebbe colonizzato “TAEA”, la nostra Terra. Ecco quindi che il nostro piccolo pianeta ai margini della Via Lattea si inserisce in un’ottica cosmica più grande fatta di Imperi in espansione e in lotta tra di loro in un era per noi remota. E proprio da quella guerra galattica deriva la distruzione del continente atlantideo che ha subito questi tragici eventi non una ma ben due volte.
Gli autori sulla scorta di dati rigorosamente scientifici dimostrano, forse una volta per tutte, che l’Atlantide è proprio in fondo a quell’oceano che ne ha sempre portato il nome a discapito di tutte le più disparate teorie che la posizionano in ogni parte del globo.
Ma ciò che più affascina, durante la lettura di questo libro, è la descrizione che viene fatta dell’Atlantide, prima un unico continente quindi (dopo la prima distruzione) un arcipelago di isole in mezzo all’Atlantico. Da antichi annali in possesso degli autori (di provenienza esoterica e misterica) vengono forniti i nomi delle varie isole, delle popolazioni che le abitavano (con tutte le loro caratteristiche fisiche), delle lingue che là si parlavano (con gustose citazioni di svariate parole originali), delle città, dei Re e delle Regine e persino poesie, nenie, dialoghi…
Credeteci oppure no! Tuttavia questo libro è veramente unico nel suo genere e non mancherà certo di conquistarvi senza riserve o di generare in voi un secco rigetto. Ma certamente non vi lascerà indifferenti!
Dall’Introduzione:
«Raramente, nella storia della saggistica e della letteratura, un argomento specifico ha conosciuto un numero simile di libri, articoli e studi in merito, editi in tutte le Lingue ed in tutti i cinque continenti, quale il mito di Atlantide, la leggendaria terra scomparsa che in tutte le mitologie e le culture di matrice occidentale è indicata come la culla della razza e della civiltà umana. Tanto che, come ha sostenuto Nikolaj F. Zirov, si può a buon diritto affermare che non esiste persona colta la quale non abbia mai sentito parlare di Atlantide. Un argomento, osserva Enrico Savelli, che, in special modo nella seconda metà di questo ventesimo secolo dell’era cristiana, è andato ben oltre le circa duecentomila pubblicazioni a carattere storico, scientifico, parascientifico ed esoterico che lo hanno chiamato in causa, interessando persino la letteratura romanzata e fantastica, la Heroic Fantasy, la Science Fiction, il teatro e la cinematografia. E, parallelamente allo sviluppo dei mass-media, si è visto sempre più crescere nell’uomo l’interesse – un po’ dettato dalla necessità di nuove e antiche certezze, un po’ da un’innata curiosità o più semplicemente dal fascino del mistero e dell’ignoto – per un mito che ci riporta agli albori della Conoscenza, alle nostre stesse radici. Un mito da sempre associato al fatidico quesito “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo”.»
G. M. S. Mariani di Costa Sancti Severi. Archeologo e giornalista vive e lavora a Firenze. Ha dedicato la sua vita alla traduzione meticolosa di antichi papiri di proprietà della sua famiglia. Coadiuvato da due suoi allievi, V. Bizzi e B. Facchelli, ha deciso di divulgare parte di quanto in suo possesso ponendo fine al voto di silenzio osservato da tutti gli appartenenti alla misteriosa scuola degli Eleusini – Madre di cui anche lui è membro.
Gemmoterapia Indiana
Le gemme nell’Ayurveda nel Tantra e nell’Astrologia
Autore/i: Dini Sin Marco
Editore: Editrice Lunaris
prefazione dell’editore.
pp. 112, nn. ill. b/n, Viareggio (LU)
L’utilizzo spirituale e terapeutico di gemme, minerali e metalli secondo il Tantra, l’Ayurveda e l’Astrologia indiana.
In India le pietre fanno parte sia dell’universo magico-religioso che di quello terapeutico, dall’alba dei tempi. Esistono diversi miti che citano a più riprese pietre e cristalli dotati di particolari poteri.
Anche l’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana, attinge copiosamente dai minerali per la preparazione delle sue ricette, rimaste immutate e di estrema efficacia terapeutica da migliaia di anni.
Accanto agli aspetti ufficiali, esistono tuttavia degli ambiti di azione delle pietre più nascosti, misteriosi, esoterici. La magia e l’astrologia, infatti, fanno larghissimo ricorso ai poteri “miracolosi” delle gemme attivandoli attraverso complicati e lunghi cerimoniali.
Infine, talismani e amuleti rappresentano una delle forme di utilizzo più popolari e diffuse tra le classi sociali indiane e tra le popolazioni occidentali.
Racchiudere in un unico libro realtà cosi diverse tra di loro è un’opera alquanto difficile e complicata che l’autore tuttavia ha saputo affrontare con perizia e competenza.
Agopuntura Cutanea
L’Agopuntura cinese alla portata di tutti – Agopuntura cutanea • Agopuntura cinese • Macrobiotica • Fitoterapia
Autore/i: Guercio Enza; Di Trani Franco; Orlandini Pietro; Franz William Fricker
Editore: TCHEN – Istituto Italiano per lo Studio e la Pratica di Scienze Antiche e Orientali
prefazioni di Franco Di Trani e Enza Guercio.
pp. 304, nn. tavv. e ill. b/n, Milano
«Come è noto l’Agopuntura Cinese (a parte l’utilizzo dell’energia Wei della superficie) consiste nell’infliggere in determinati punti del corpo aghi di varia forma e grandezza, le cui “punture” servono a far ristabilire l’equilibrio che i cinesi indicano nell’armoniosa successione dello Yang e dello Yin (rispettivamente attività ed inerzia) e collegano strettamente alla filosofia del Taoismo (incapacità dell’uomo di intervenire con forze esterne nello sviluppo delle forze naturali).[…]»
Il Mio Vudu
Tra realtà e leggenda, una guida pratica alla Magia Haitiana
Autore/i: Mantovani Massimo
Editore: Casa Editrice Il Genio Alato
avvertenza, prefazione e introduzione dell’autore.
pp. 120, nn. ill. b/n, Viareggio
Una caratteristica ben precisa differenzia questo volume dagli altri libri che trattano lo stesso argomento: “Il mio Vudu” consente di sperimentare direttamente la potenza e l’efficacia delle tecniche della Magia Vudu, mentre gli altri libri ne trattano soltanto l’aspetto storico e folkloristico. In Occidente, il Vudu viene erroneamente considerato una forma di Magia Nera molto potente: si tratta invece di una religione raffinatissima con un lato magico estremamente efficace, che permette all’uomo di sintonizzarsi e armonizzarsi con la Natura del pianeta Terra, con le energie provenienti dagli abissi delle Stelle e con il proprio retaggio ancestrale.
Il volume fornisce una chiara spiegazione dei concetti di base della religione e della Magia Vudu, con tecniche semplici, efficaci e sicure, sperimentabili da tutti: rituali per la salute, il successo, il benessere economico, la felicità sentimentale.
Strumenti di Calcolo – Note di Tecnologia Meccanica Antica
Quaderni del G.A.R. n. 13
Autore/i: Frau Benvenuto
Editore: Gruppo Archeologico Romano
premessa e disegni dell’autore.
pp. 64, 26 illustrazioni b/n, Roma
Sommario:
Premessa
Il Meccanismo di Anticythera
La scatola
Gli ingranaggi
Funzionamento del meccanismo
Il quadrante frontale
I quadranti posteriori
Analogie con altri meccanismi
Appendice
Gli orologi anaforici
Gli Analemmi
La teoria degli eccentrici
L’orologio anaforico da Vitruvio
Un contamiglia
Strumenti punici per la navigazione
La Città e il Sacro
Autore/i: Autori vari
Editore: Libri Scheiwiller
prefazione e cura di Franco Cardini, prefazione di Ludo Rondelli.
pp. XVI-500, nn. tavole e illustrazioni a colori e b/n, Milano
Dopo il volume introduttivo – Principii e forme della città, pubblicato nel 1993 – questo volume, La città e il sacro, comincia a svolgere in modo sistematico il tema della collana ’Civitas Europaea’: l’insieme dei significati che la nostra cultura riconosce nella città. Ciascuno di questi significati induce a riflettere sulla nozione complessiva della città e a passare in rassegna gli elementi della nostra eredità culturale.
Questo secondo volume tratta della città intesa come la sede dove l’uomo nutre l’aspirazione a una realtà fuori dal mondo, perfetta, immutabile: il sacro, la vita dopo la morte.
La città e il sacro coltiva l’ambizioso proposito di esplorare tutti i canali attraverso cui la città mondana comunica o tenta di comunicare con quella oltremondana, inconoscibile eppure contigua. Ci auguriamo di offrire un ulteriore contributo a questo affascinante argomento.
PREFAZIONE di Ludo Rondelli
PREFAZIONE di Franco Cardini
LA CITTÀ DIVINA. CULTURA URBANA E POLITEISMO NEL VICINO ORIENTE ANTICO di Paolo Xella
GERUSALEMME “UMBILICUS MUNDI’ di Roberto Bonfil
1. Introduzione. 2. L’altare di Melchisedec. 3. La scelta davidica e il Tempio di Salomone. 4. Gerusalemme città del Santuario. 5. Distruzione del Santuario e diaspora ebraica: Gerusalemnle centro immaginario del mondo. 6. Prima traslazione: l’insediamento cristiano. 7. Seconda traslazione: l’insediamento islamico. 8. Pluralismo in sordina. 9. L’immaginario e il suo incontro con la realtà. 10. Gerusalemme città divisa. 11. Verso il futuro.
LA “CIVITAS RELIGIOSA” NEL MONDO CLASSICO di Giovanni Pugliese Carratelli
“LEX ANIMATA IN TERRIS’ di Sergio Bertelli
IL “SACRO” E LE “TRE CITTÀ” DI ROMA di Mario Sanfilippo
1. Roma antica. 2. Roma cristiana. 3. La Terza Roma.
COSTANTINOPOLI NUOVA ROMA di Antonio Carile
1. Il “doppio” di Roma. 2. Costantinopoli fra “translatio” e “renovatio Romae”. 3. Il “Constitutum Constantini” a Costantinopoli. 4. Funzioni simboliche e spazio storico di Costantinopoli. 5. Ideologia urbana. 6. Ideologia politica. 7. L’autorità imperiale (“basiléia” in greco; “imperium” in latino). 8. Il Sacro Palazzo di Costantinopoli chiamato “il Grande Palazzo”. 9. Vita urbana a Costantinopoli fra V e VI secolo.
MOSCA TERZA ROMA di Sante Gradotti e Vittorio Strada
MOSCA TERZA ROMA (S. G.)
Le città mitiche della Russia. L’eredità bizantina. Mosca-Roma: le responsabilità. Mosca-Roma: le ambizioni contrastate. La “genealogia augustea” dei prìncipi russi. Araldica e politica: il confronto a Oriente e a Occidente. Ivan IV e la Terza Roma. Il declino del mito.
MOSCA-PIETROBURGO-MOSCA (V. S.)
Lo SPAZIO EUROPEO DELL’ISLAM di Khaled-Fouad Allam e Caterina Lettis
I. Intorno al concetto di città islamica. 2. L’architettura islamica in Spagna fra estetica dei sensi e sacralità. 3. Palazzi e monumenti dell’Islam in Sicilia. 4. L’Islam nei Balcani. 5. L’Islam in Europa oggi.
MITI E RITI DEL COSTRUIRE di Vincenzo Saladino e Vittorio Franchetti Pardo
MITI E RITI DI FONDAZIONE GRECI E ROMANI (V. S.)
Miti greci di fondazione. Miti di fondazione romani. Riti di fondazione.
MITI E RITI DEL COSTRUIRE: SECOLI XII-XVI (V. F. P.)
Considerazioni generali. Ponti e strade di campagna, ponti di città. Le chiese e altri luoghi di culto. La fondazione di nuovi centri insediativi. Conclusioni.
DISTRUGGERE, FONDARE, SACRALIZZARE di Marina Montesano
La città come centro. Tra storia e leggenda. L’acculturazione delle città fra Tardoantico e alto Medioevo. Le frontiere della cristianizzazione. Città e santuari.
SIMBOLI DELLA CITTÀ CRISTIANA FRA TARDOANTICO E MEDIOEVO di Alba Maria Orselli
CITTÀ E MAUSOLEI: I SANTUARI DELL’UOMO DIVINIZZATO di Marcello Fagiolo
I. DALLE “MERAVIGLIE” SEPOLCRALI AI MAUSOLEI DELLA ROMA IMPERIALE 1.1. La Città delle Meraviglie e i Mausolei. 1.2. I Mausolei-santuari di Augusto e di Adriano. 1.3. Il Pantheon, santuario cosmico e mausoleo. 2. IL SANTO SEPOLCRO E I MAUSOLEI DEI SANTI E DEI PRÌNCIPI 2.1. ’Consecratio Romae’: l’apoteosi della “Città del Sole” da Aureliano a Costantino. 2.2. La basilica vaticana come Tempio-Mausoleo. 2.3. Dal Santo Sepolcro ai nuovi “pantheon” dinastici. 3. IL MODELLO ILLUMINISTICO DELLA SACRALIZZAZIONE UMANA 3.1. Il cenotafio cosmico di Newton e le Meraviglie “rivoluzionarie”. 3.2. Washington, parco di eroiche rimembranze. 3.3. Dal monumento a Lenin al “Pantheon” di Hitler.
ABBREVIAZIONI
REFERENZE FOTOGRAFICHE
RINGRAZIAMENTI
Gli Ultimi Dei
Alla ricerca dell’eredità negata degli angeli
Autore/i: Collins Andrew
Editore: Sperling & Kupfer Editori
traduzione di Bruno Amato.
pp. 288, nn. tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano
Uno straordinario volume, ricco di sconvolgenti rivelazioni, che annuncia una scottante verità taciuta per millenni.
Le origini della civiltà occidentale sarebbero riconducibili ai Vigilanti, creature superiori e bellissime, vissute sulla Terra 9000 anni fa.
Dotati di singolari poteri e conoscenze scientifiche avanzate, realizzarono opere ciclopiche come la Sfinge.
Ma i cataclismi e gli sconvolgimenti geologici che colpirono il pianeta cancellarono questa fiorente civiltà.
Questo libro porta alla luce il segreto della scomparsa dei Vigilanti, le tracce del loro passaggio e le loro agghiaccianti profezie, mai svelate finora all’umanità.
Andrew Collins è autore di diversi libri sul tema dello psychic questing, un termine che egli usa per definire il suo personale e particolare tipo di sciamanismo urbano.
Per Sperling & Kupfer ha pubblicato con successo Il sepolcro degli ultimi dei.
Itinerari Etruschi
Autore/i: Melani Vasco; Nicosia Francesco
Editore: Libreria Editrice Tellini
edizione interamente rivista e aggiornata, introduzione di Valeriano Cecconi.
pp. 400, riccamente e interamente illustrato b/n, Pistoia
Dall’introduzione di Valeriano Cecconi:
“Gli etruschi sono di moda. Anni fa (prendiamo gli anni cinquanta) se avessimo posto a qualsiasi persona (anche alla gente colta) alcune domande sugli etruschi, l’avremmo posta in imbarazzo. La cultura era ferma alle imprese di Porsenna e alla leggenda di Orazio Coclite.
Ora le cose sono cambiate. Intere scolaresche vanno in pellegrinaggio a Populonia, Cerveteri, Roselle, Veio, Vulci. I rotocalchi danno ai «segreti degli etruschi» lo stesso spazio riservato alle dive del cinema. I quotidiani, spesso, annunciano, in prima pagina, il rinvenimento di tombe del sesto o del quinto secolo avanti Cristo. Scrittori famosi, sulla scia del D’Annunzio di «Forse che si forse che no», si sentono attratti dal fascino degli etruschi.
Sentiamo Curzio Malaparte: «Le vere città degli etruschi sono le necropoli. Le città dei vivi non erano che sobborghi di quelle dei morti… Gli etruschi hanno allargato i confini del mondo dei vivi sino a ineludervi il mondo dei morti. Hanno introdotto nella antichità classica il concetto della morte come suprema conquista dei piaceri della vita, come conquista di una giovinezza immortale. Si sentivano destinati alla morte, come altri popoli si sentono destinati alla potenza e alla gloria. Si può dire di loro che nascevano vecchi e morivano giovani. La loro esistenza era come una marcia funebre verso la gioventù, verso un’età incorruttibile». Giorgio Bassani apre «Il giardino dei Finzi Contini» con la descrizione di Cerveteri. Una famiglia visita un sepolcro, ad un tratto una bambina domanda al babbo: «Papà, perché le tombe antiche fanno meno malinconia di quelle più nuove?». Questa la risposta: «Gli etruschi è tanto tempo che sono morti; è come se non siano mai vissuti, come se siano sempre stati morti». Eppure sono vissuti (e bene, per giunta).
Ma chi erano gli etruschi? Sulle origini di questo popolo gli studiosi si sono sempre sbizzarriti. Fino a poco tempo fa i pareri erano discordi. Alcuni «specialisti» e cioè gli etruscologi parlavano di origine fenicia o lidia. Altri, in base agli scavi ed alle scoperte, sostenevano che gli etruschi erano scesi in Toscana dalle Alpi.
Ebbene recentissimi studi testimoniano che gli etruschi non sono mai immigrati, ma sono sempre stati nello stesso posto. Gli etruschi insomma sono originari del luogo dove la storia li incontra per la prima volta. Gli etruschi non sono venuti in Italia, non sono «venuti di fuori»: la loro civiltà è stata la prima grande civiltà dell’Italia. Queste cose le diceva già Dionisio di Alicarnasso, storico greco del periodo augusteo.[…]”
Magia d’Amore e Magia Nera
Autore/i: David-Neel Alexandra
Editore: Fratelli Melita Editori
prefazione e introduzione dell’autrice.
pp. 256, Genova
Alla debole luce del falò di un accampamento tibetano, Alexandra David-Néel ascolta dalla voce di un misterioso brigante-pastore la… narrazione di una terribile e affascinante storia d’amore: l’incontro e la passione di due giovani tibetani, la bella Déchéma e l’inquieto Garab.
Il risultato di quella notte di confidenze è questo libro, Magia d’amore e magia nera, in cui i grandi temi dell’amore e della morte, della ricerca spirituale e della magia si intersecano con le storie dei grandi lama e di briganti, di umili pastori e di inquietanti maghi neri.
Ancora una volta Alexandra David-Néel ha voluto unire le descrizioni fantastiche e spettacolari proprie di un romanzo alla descrizione etnologica, riuscendo a narrare una seducente storia d’amore…e al tempo stesso fornendo un’immagine di quel grande e incredibile paese che era il Tibet, della sua cultura, delle sue tradizioni e del suo popolo. Un libro avvincente come pochi, di cui è stato scritto: «…un bel romanzo d’amore, la descrizione di un’avventura appassionante; ma anche un’iniziazione alle credenze e ai costumi del misterioso Tibet.»
Alexandra David-Néel, nata a Parigi nel 1868, dopo aver studiato filosofia e lingue orientali partì agli inizi del secolo alla volta dell’Oriente, dove soggiornò ininterrottamente per quasi quarant’anni, passando dall’India al Giappone, dalla Cina al Tibet. Proprio quest’ultimo paese esercitò su di lei il fascino più intenso, e qui la studiosa farà le sue più interessanti esperienze, sia come persona sia come etnologa. Tornata in Francia, è morta a Parigi nel 1969. Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo: Mipam, il lama delle cinque saggezze, Roma 1974; Gli insegnamenti segreti delle sette buddiste tibetane, Roma 1980; Mistici e maghi del Tibet, Roma 1963.
L’Epistola ai Romani
Autore/i: Barth Karl
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
introduzione all’edizione italiana, prefazione dell’autore, traduzione dal tedesco e cura di Giovanni Miegge.
pp. 528, Milano
L’Epistola ai Romani più che un acuto commento all’omonima epistola di san Paolo è un’originale analisi e riflessione sul pensiero paolino, che porta a una nuova formulazione della filosofia cristiana. Tradotto e curato dall’autorevole studioso e teologo protestante Giovanni Miegge, questo libro apparve per la prima volta a Berna nel 1919 e suscitò vivissimo interesse e violente polemiche. Barth lo ripubblicò, completamente rifatto, nel 1922. Fondato su una profonda conoscenza della teologia cristiana, su un costante atteggiamento di responsabilità nei confronti della “polis”, e sulla rielaborazione di correnti di pensiero quali il platonismo, lo gnosticismo e il calvinismo, L’Epistola ai Romani lanciava una sfida radicale al razionalismo biblico e al positivismo ottocentesco. A molti sembrò un’opera scandalosamente provocatoria, ma la coscienza moderna, ridestata dall’esistenzialismo di Kierkegaard e Jaspers a una visione più drammatica della situazione umana, ha trovato in queste pagine una nuova vigorosa interpretazione della religione e della missione etica del cristiano.
Karl Barth (1886-1968), teologo svizzero-tedesco, dopo studi sotto la guida di teologi protestanti e dopo diversi anni di esercizio del ministero pastorale in diverse comunità, è stato docente di teologia in Germania, a Gottinga, Münster e Bonn. Nel 1935, per la sua opposizione al regime nazista, dovette ritrasferirsi nella città natale dove insegnò fino al 1962. Tra le sue opere ricordiamo: La teologia protestante nel XIX secolo (1979-1980) e La dottrina dell’elezione divina (1983). L’Epistola ai Romani è stato pubblicato da Feltrinelli nel 1962.