Libri dalla categoria Cinematografia
Le Origini dell’Università
Autore/i: Autori vari
Editore: Società Editrice Il Mulino
testi a cura e introduzione di Girolamo Arnaldi.
pp. 228, Bologna
Introduzione, di Girolamo Arnaldi
L’origine delle università, di Charles Homer Haskins
La genesi dell’Università nel medioevo, di Herbert Grundmann
Studium fuit Bononie, di Giorgio Centetti
La storia delle università nel medioevo e nel Rinascimento: stato degli studi e prospettive di ricerca, di Sven Stelling-Michaud
Fonti e riconoscimenti
La Chiesa del Diritto
Introduzione allo studio delle istituzioni ecclesiastiche
Autore/i: Le Bras Gabriel
Editore: Società Editrice Il Mulino
premessa all’edizione italiana di Francesco Margiotta Broglio, introduzione dell’autore, traduzione di Gigliola e Francesco Margiotta Broglio.
pp. XXXIX-332, Bologna
Questo lavoro di Gabriel Le Bras, considerato ormai un classico nello studio del diritto canonico, è il primo volume di una grande collezione sulla storia del diritto e delle istituzioni della Chiesa cattolica in Occidente, progettata dall’autore e da lui diretta fino alla sua morte. Vera premessa teorica e impostazione metodologica dell’intera collezione, l’opera di Le Bras costituisce un’introduzione allo studio non solo storico, ma anche sistematico del diritto della Chiesa. L’originalità del volume sta nel suo impianto metodologico volto a trovare un punto di contatto tra la ricerca canonistica e le scienze umane, per cui la ricostruzione delle norme e delle istituzioni del diritto della Chiesa avviene all’interno della società nella quale si sono sviluppate e della cui cultura esse sono l’espressione. In Le Bras alla sensibilità dello storico e del giurista si unisce l’appassionata sperimentazione dei metodi di indagine statistica, sociografica e sociologica, diretta a individuare le reali situazioni dalle quali emergono e traggono significato gli istituti. Questi caratteri, accanto alla ricchezza, alla varietà delle fonti prese in considerazione dall’autore – da quelle tradizionali a quelle geografiche, demografiche, etnologiche, agli elementi del folklore, delle arti figurative e della musica – fanno dell’opera una dimostrazione concreta della complementarietà delle scienze umane e insieme un quadro completo e approfondito della generale problematica del diritto canonico, anche nei suoi rapporti con le altre scienze religiose e profane.
Gabriel Le Bras, nato in Bretagna nel 1891, ha insegnato per lunghi anni storia del diritto canonico nelle Università di Strasburgo e di Parigi. E stato uno dei più importanti studiosi francesi di sociologia religiosa – che ha insegnato per oltre un ventennio alla Ecole des Hautes Etudes della Sorbona – lasciando anche in questo campo contributi fondamentali. È morto nel 1970. Tra la sua numerosa produzione scientifica segnaliamo: «Histoire des Collections Canoniques en Occident» (2 voll., 1931-32, in collaborazione con Paul Fournier), «Introduction à l’histoire de la pratique religieuse en France» [2 voll., 1942-43], «Etudes de sociologie religieuse» (2 voll., 1955-56], «Les institutions ecclésiastiques de la Chrétienté médiévale» (2 voll., 1959-1964).
La Fine del Mondo
Autore/i: Fukunaga Takehiko
Editore: Marsilio Editori
a cura di Graziana Canova, introduzione di Katō Shūichi.
pp. 120, Venezia
Presente, passato e futuro si sovrappongono di continuo nell’universo ossessivo in cui Tami, la giovane protagonista, proietta le sue allucinazioni. Mentre intorno, nell’imprecisato paese del nord del Giappone in cui la vicenda si svolge, tutto è grigio, freddo e inospitale, il mondo di Tami si colora di sinistri riflessi rossastri, e su questo sfondo essa vive il dramma di uno sdoppiamento di personalità che la travolge fino ad annientarla. Tami è la nemica di se stessa e deve eliminare l’avversaria, quella «seconda lei» che le parla, l’aspetta, si mostra minacciosa. Il tentativo di annientare «l’altra» si risolve però nell’annientamento dell’unica, e vera, se stessa. Attraverso un ritmo incalzante che alterna il monologo interiore, il flusso di coscienza e la narrazione oggettiva, con uno stile terso e avvincente, Fukunaga descrive, in quello che considera il proprio racconto più cupo, i progressivi passaggi da un turbamento che diventa angoscia, da un delirio che si muta in follia, fino alla inevitabile, tragica conclusione. La fine del mondo (1959) è il primo testo di Fukunaga tradotto in Occidente.
Takehiko Fukunaga (1918-1979), poeta, romanziere, saggista, pittore, è una delle voci più significative del Giappone del dopoguerra. Grande conoscitore della letteratura francese, in possesso delle tecniche narrative più moderne, fu molto critico nei confronti della letteratura «ufficiale» e si rivolse verso nuove forme espressive. Al centro della sua produzione sono il valore della vita e il senso della morte. I suoi personaggi vivono così intensamente ogni istante da trasformare l’esperienza del presente in una continua anticipazione della fine. Più intensa è l’esperienza, più marcata la solitudine, più urgente è la necessità di comunicare, più inevitabile si rivela la distanza. Non a caso la sua è stata definita «letteratura del dolore» (kanashimi no bungaku). La sua vasta opera è poco conosciuta al di fuori del Giappone, dove invece ha un seguito di appassionati, fedelissimi lettori. La sua sensibilità penetrante traspare in ogni suo scritto, dai brevi racconti al romanzo più impegnato, il lunghissimo Shi no shima (1972, L’isola della morte) che fa rivivere l’incubo dell’olocausto di Hiroshima e che gli valse un prestigioso premio letterario.
Graziana Canova è laureata in lingua e letteratura giapponese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Vive a Lovere, sul lago d’Iseo, dopo aver soggiornato in Giappone per diversi anni. Per la Letteratura universale Marsilio ha curato la traduzione di La fine del mondo di Fukunaga Takehiko (20113) e Maschere di donna di Enchi Fumiko (20133).
Shūichi Katō (Tokyo 1919 – 2008 ), critico e romanziere. Ha trascorso lunghi periodi all’estero come visiting professor in diverse università americane e europee. Le sue opere sono raccolte nei 15 volumi di Kato Shuichi chosakushu (Heibonsha). Nel 2000 ha ricevuto la laurea Honoris Causa all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
La Casa Magica
Incantesimi e rituali
Autore/i: Cunningham Scott; Harrington David
Editore: U. Mursia Editore
prefazione di Scott Cunningham, introduzione degli autori, traduzione dall’inglese di Lorenzo Paoli.
pp. 208, ill. b/n, Milano
La casa è un rifugio. La casa è una sfera di energia positiva. La casa è magica.
Quando è consigliabile traslocare, come tenere lontani i ladri, come avere un sonno più riposante, come proteggersi dalle negatività, come vivere in salute e prosperità. Una guida completa di antichi rituali e usanze magiche che creano nelle nostre case un’atmosfera di fortuna, sicurezza e benessere.
Scott Cunningham ha praticato la magia degli elementi per più di vent’anni ed è autore di oltre trenta libri, sia romanzi che saggi. Mursia ha pubblicato in Italia: Enciclopedia delle Pietre Magiche, Enciclopedia delle Piante Magiche, Manuale di Aromaterapia Magica e La casa magica.
David Harrington è un esperto di folclore e studente di arti magiche. Ha scritto, insieme a deTraci Regula, la biografia di Scott Cunningham, Whispers of the Moon. È un appassionato di antiche storie popolari e si dedica allo studio dell’archeologia in America Centrale e dei fenomeni paranormali.
Le Religioni del Tibet
Autore/i: Tucci Giuseppe
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prefazione dell’autore, traduzione di Stefania Bonarelli.
pp. 334, nn. illustrazioni b/n, Milano
Di un universo religioso tra i più affascinanti e meno noti qual è quello del Tibet, Giuseppe Tucci, forse il maggior studioso contemporaneo della civiltà tibetana.
offre qui un panorama approfondito e completo, illustrando con grande ricchezza di esempi non soltanto gli elementi teorici delle tre grandi religioni tibetane, ma anche la loro storia, e le singole cerimonie, le istituzioni nelle quali esse si esprimono. Iniziando dal lamaismo, la forma che il buddhismo ha assunto nel Tibet, Tucci si sofferma poi su quell’insieme di credenze, divinità, riti che costituisce la religione popolare, rimasta viva accanto al lamaismo, e fornisce quindi una esauriente trattazione della religione Bon, la primitiva religione del Tibet, precedente l’avvento stesso del buddhismo.
Il Manuale delle Rune
Autore/i: Ronecker Jean-Paul
Editore: Hobby & Work Italiana Editrice
a cura di M. Mesto, traduzione di A. M. Cerquetti.
pp. 288, nn. ill. b/n, Bresso (MI)
Un alone di mistero ha sempre circondato il significato divinatorio delle Rune, ventiquattro segni sacri incisi sulla pietra o su altro materiale duro, dalla forma piuttosto angolosa, che venivano usati dai popoli nordici e che costituiscono il più antico alfabeto germano-scandinavo attestato. Il manuale delle Rune ha una precisa applicazione nella vita quotidiana: ci guida, infatti, passo dopo passo, nell’esatta interpretazione dei segni runici permettendoci di valutare le varie opportunità che la vita ci offre ogni giorno e indicandoci la strada giusta da intraprendere per realizzare le nostre aspirazioni più profonde.
L’autore, Jean-Paul Ronecker, appassionato di occultismo, del mistero, della mitologia e delle tradizioni popolari, ha pubblicato diverse opere tra cui “teoria della geomanzia” e “Mitologia e tradizioni popolari”. Collabora regolarmente a giornali e riviste per le quali scrive articoli e racconti.
Posseduti ed Esorcisti nel Mondo Ebraico
Autore/i: Chajes J. H.
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prima edizione, traduzione di Laura Rescio.
pp. 320, Torino
«Un contributo di prim’ordine, non solo agli studi sull’ebraismo della prima modernità, ma anche a quelli sulla possessione spiritica nel mondo cristiano». (Edward Peters, University of Pennsylvania)
Accadde qualcosa, in Europa e nel Vicino Oriente tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, che coinvolse con intensità diversa le culture dei tre monoteismi. Gli storici parlano, al riguardo, di «demonizzazione del mondo». Espressione un po’ sinistra, e tuttavia efficace nel significare la concomitante recrudescenza, forse l’ibridazione o il singolare polifonismo, dei fenomeni di possessione, peraltro presenti in tutte le epoche e a ogni latitudine. Cambiavano gli agenti di intrusione nel corpo dei vivi – il Diavolo per i cristiani, o gli spiriti dei defunti che gli ebrei chiamavano dybbuk, o i demoni islamici – e spesso divergevano le interpretazioni del fatto, a seconda che si giudicasse o meno colpevole il posseduto, ma analoghi erano gli scotimenti della carne e i ricorsi a rituali di esorcismo per scacciare il temibile ospite. Nonostante l’abbondanza delle fonti nei singoli ambiti, il peso storiografico degli avvenimenti è rimasto imparagonabile. Mentre la stregoneria, con i suoi dispositivi giudiziari e i suoi epiloghi cruenti, ha avuto un rilievo indiscutibile negli studi sulla cristianità, finora mancava un libro organico sui posseduti ebrei. J.H. Chajes provvede magnificamente a colmare la lacuna, in un saggio di antropologia storica ricchissimo di testimonianze da una letteratura sommersa, portata per la prima volta alla luce. «Con il potere della nostra intelligenza è difficile capire come lo spirito di una persona morta possa agire in un altro corpo vivente e usarne tutte le membra e i sensi. In verità pare che sia una delle meraviglie del nostro tempo, eccezionalmente bizzarra»: così rifletteva nel 1586 un talmudista che aveva trattato un caso a Ferrara, riuscendo a farsi dire dallo spirito quanto fosse grande (circa un uovo di gallina) e in quale parte della giovane vittima giacesse (tra le costole e i lombi). I risvolti mistico-magici della possessione agitavano le comunità ebraiche da Praga ad Amsterdam, fino in Galilea, dove a Safed, dalla forte componente sefardita, era normale che i morti arruolassero i vivi. Attraverso la visionaria compenetrazione di mondo e oltremondo, gli inizi della modernità si popolarono dunque di anime trasmigranti e infestanti che confermavano l’esistenza dell’aldilà. Di questo baluardo eretto contro l’incipiente incredulità Chajes offre un quadro vivido, destinato a rivaleggiare con i classici sul demonismo cristiano.
J.H. Chajes insegna Storia ebraica all’Università di Haifa. Tra i suoi lavori più recenti sulla fenomenologia della possessione spiritica femminile nella società ebraica: He Said She Said. Hearing the Voices of Pneumatic Early Modern Jewish Women («Nashim», 2006).
Introduzione
- La comparsa della possessione da parte di dybbuk
- I morti e i posseduti
- Il compito dell’esorcista
- Possessione da dybbuk e religiosità femminile
- Scettici e narratori
- Arrivo
Appendice. Narrazioni di possessione da parte di spiriti in alcune fonti ebraiche della prima età moderna
Ringraziamenti
Bibliografia
Indice analitico
I templari in America
Autore/i: de Mahieu Jacques
Editore: Edizioni Piemme
prima edizione, traduzione dal francese a cura di Alda Teodorani.
pp. 238, nn. ill. b/n, Casale Monferrato (AL)
Da dove venivano le monete d’oro e d’argento con cui l’Ordine del Tempio inondò l’Europa del XII e XIII secolo?
A cosa serviva il porto militare di La Rochelle, che apparentemente non portava da nessuna parte?
Dove sparirono gli archivi dell’Ordine, dopo che furono caricati a Parigi su carri che si diressero verso la costa?
E dove si rifugiò nel 1307, stretta nella morsa del papa e del re di Francia, la flotta templare dell’Atlantico, di cui non si ebbero mai più notizie?
A moltissimi interrogativi rimasti insoluti fino a oggi rispondono le scrupolose ricerche di Jacques de Mahieu.
E queste risposte, che i Cavalieri di Cristo celarono nella sacralità inviolabile del loro Secretum Templi, si riassumono in una sola parola: America.
Questa è una storia assai diversa da quella ancora oggi raccontata dai sussidiari scolastici. Una storia che uno studioso e andato delineando, di opera in opera, con precisione sempre maggiore. Perchè Jacques de Mahieu non si è affatto accontentato di basare i propri lavori su testi pubblicati da altri: ha scelto di verificare ogni cosa sul campo, effettuando esplorazioni e scavi.
Un’operazione, la sua, permeata da un’unica tesi di fondo: in America Latina, ben prima della scoperta «ufficiale» attribuita a Colombo e datata 1492, giunsero varie ondate di europei che lasciarono profonde tracce del loro passaggio.
De Mahieu ritiene che, prima dei conquistadores, il Nuovo Mondo avesse già ospitato gli stanziamenti di monaci irlandesi nel IX secolo, di vichinghi germano-danesi nel X, di vichinghi norvegesi nell’XI. Fu quindi la volta dei Templari, che raggiunsero per la prima volta il Messico nel XIII secolo, per poi istallarvisi dopo il 1307. Ed è proprio in questo volume che de Mahieu pare riassumere tutte le ricerche compiute, precisando gli ultimi contorni del quadro. Templari e America. L’Ordine più enigmatico e misterioso e il continente delle meraviglie. Con la sua opera controcorrente, ma certo non a-scientifica né a-filologica, Jacques de Mahieu ha in pratica riscritto un’intera sezione della storia dell’Occidente tra l’800 e il 1500.
Risolvendo in modo logico, anche se imprevedibile, molti aspetti della Conquista che parevano inesplicabili.
Jacques de Mahieu è nato a Parigi nel 1915. Laureato in filosofia, in scienze economiche e in scienze politiche e, honoris causa, in medicina, ha insegnato per molti anni a Buenos Aires presso l’Istituto de Ciencia dell’Hombre, da lui fondato e diretto. Ha pubblicato in Argentina numerosi saggi su questioni economiche e sociologiche, prima di dedicarsi quasi esclusivamente della storia dell’America precolombiana e agli studi dei primi contatti tra Vecchio Mondo e il Nuovo. Su queste tematiche ha pubblicato: Le grand voyage du Dieu-Soleil, L’agonie du Dieu-Soleil, L’imposture de Christophe Colomb e El Impero vikingo de Tiahuanacu. È morto a Buenos Aires nel 1990.
I Ching
Il libro della versatilità
Autore/i: Eranos
Editore: Red Edizioni
traduzione dal cinese, introduzione e cura di Rudolf Ritsema, Shantena Augusto Sabbadini.
pp. 864, tavola degli esagrammi, mappa universale dei cicli, ill., Como
Dall’introduzione:
«Questo libro è in primo luogo un oracolo. Non è fatto per essere letto come ordinariamente si legge un libro. Le sue frasi in se stesse non hanno un senso compiuto. Sono testi aperti, che acquistano un significato solo in rapporto con una domanda concreta che tu, lettore, gli porti.
A quali domande il libro risponde? Alle domande che riguardano situazioni in cui ci troviamo di fronte a qualcosa di sconosciuto, di imprevedibile. Situazioni, spesso caratterizzate da una forte carica emotiva, in cui ci troviamo a dover prendere decisioni di cui non siamo in grado di valutare a fondo le conseguenze. Decisioni in cui sentiamo che i criteri che ordinariamente governano la nostra vita e il nostro agire non sono sufficienti. Momenti di crisi, di dubbio, di incertezza, in cui entriamo in contatto con la fragilità della nostra esistenza e con la vastità e complessità delle forze che agiscono su di noi. Nelle culture tradizionali questi momenti sono sentiti come un’irruzione di forze che appartengono a un’altra dimensione della realtà, quella del divino, degli dèi, degli spiriti, e a essi occorre rispondere entrando in dialogo con quella dimensione. Questo dialogo è la divinazione.
Nella nostra cultura in questi momenti sentiamo il bisogno di ricorrere a una visione diversa dalla ordinaria visione causale, lineare che governa la percezione immediata delle cose nella vita quotidiana. Sentiamo che è necessario tener conto, oltre che degli aspetti manifesti della situazione, anche di aspetti nascosti che sfuggono all’analisi razionale. Cerchiamo un contatto più intimo con le forze profonde che modellano la nostra esistenza. Sono questi i momenti in cui l’oracolo può esserci di aiuto.
Il termine cinese che denota queste situazioni in cui il normale sviluppo delle cose è turbato e ci troviamo di fronte all’imprevedibile è il nome di questo libro, Yi.
Yi Jing (o I Ching, secondo la trascrizione più comunemente usata) significa Libro dello yi. I Ching viene solitamente tradotto come Libro dei mutamenti. Ma il mutamento a cui yi si riferisce non è l’ordinato avvicendarsi delle stagioni o la crescita di un organismo o i cambiamenti che avvengono in una persona con il passare del tempo.[…]»
Eranos è un centro per l’incontro fra Oriente e Occidente fondato nel 1933 ad Ascona, nel Canton Ticino, da alga Froebe-Kapteyn su ispirazione di Cari Gustav Jung, Rudolf Otto e Richard Wilhelm. A Eranos da oltre sessant’anni si tengono convegni in cui numerosi protagonisti della cultura europea hanno presentato e discusso le proprie ricerche. Oltre a Jung, a questi incontri hanno partecipato Ernst Benz, Martin Buber, Henry Corbin, Gilbert Durand, Mircea Eliade, James Hillman, Karl Kerényi, Erich Neumann, Herbert Pietschmann, Manfred Porkert, Adolf Portmann, Gershom Scholem, Erwin Schroedinger, Paul Tillich, Hellmut Wilhelm, Heinrich Zimmer e molti altri. I contributi presentati nei convegni sono raccolti negli Annali di Eranos (Eranos Jahrbücher). Una selezione di questi testi è pubblicata periodicamente da red edizioni nella serie «Quaderni di Eranos» della collana ’Immagini del profondo’ diretta da Claudio Risé.
«Eranos» significa un banchetto spirituale a cui ciascuno porta il proprio contributo, in cui ciascuno dà e riceve, e la grande Tavola Rotonda intorno alla quale si svolgono gli incontri è il simbolo e il punto focale del lavoro di Eranos. L’intento centrale di questo lavoro è collegare idee, immagini ed esperienza personale, teoria e pratica. In questo spirito, nel corso degli ultimi anni lo studio e la pratica dell’I Ching come strumento di conoscenza di sé e di accesso al mondo archetipico hanno assunto un ruolo fondamentale. A Eranos si tengono regolarmente sessioni di introduzione all’I Ching e di approfondimento dell’uso dell’oracolo, alcune delle quali in lingua italiana, oltre a convegni dedicati a temi specifici.
Psicologia e Alchimia
Autore/i: Jung Carl Gustav
Editore: Bollati Boringhieri Editore
presentazione di Luigi Aurigemma, prefazione dell’autore, traduzione italiana di Roberto Bazlen, interamente riveduta da Lisa Baruffi.
pp. XV-552, con 14 tavole a colori f.t., 271 illustrazioni in b/n, tela e sovracoperta illustrata
L’interesse di Carl G. Jung per l’alchimia prende corpo alla fine degli anni venti, quando il sinologo Richard Wilhelm gli invia da Pechino un testo taoista, Il segreto del fiore d’oro, con la richiesta di un commento. Jung ne afferra subito il carattere in pari tempo psicologico e alchimistico, scoprendo singolari affinità tra gli antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti. Da alloro prende a studiare sistematicamente i testi alchimistici, e la lettura conferma le intuizioni originali. Dopo quindici anni di lavoro, Jung pubblica nel 1944 il volume che qui presentiamo, e che resta uno dei suoi testi più affascinanti.
Sonetto dalla sua sensibilità storica e dalla sua vastissima erudizione, Jung ravvede nel complesso fenomeno dell’alchimia la millenaria presenza di motivi psichici essenziali: un mondo simbolico assai più ricco di insegnamenti di quanto lasci supporre la sua riduzione a semplice balbettamento pre-scientifico. Non soltanto: la tradizione alchimistica e la pratica analitica sembrano avere una comune natura di opus: mirano entrambe a creare una realtà nuova e superiore: da una parte l’oro, la pietra filosofale, dall’altra la “presa di coscienza” della psicologia moderna.
L’alchimia sarebbe in sostanza espressione di un movimento religioso, |a pulsione a trasformare la “materia prima” dell’esperienza in conoscenza.
Arte sacra e solitaria concessa a pochi, uniforme soltanto nel perseguire un fine di liberazione, l’alchimia è un progetto di redenzione dell’intera natura, vuole riportare alla luce il lato divino che dorme nell’oscurità delle cose, del corpo, degli istinti.
Per Jung questo perseguimento di un valore interiore e un fenomeno psicologico di notevole importanza, una pulsione che egli ha chiamato l’archetipo dell’individuazione, ricerca dell’unità che si realizza attraverso la conciliazione dei contrari. L’alchimia è dunque una psicologia che non dice il suo nome, una psicologia in azione, qualcosa di affine alla moderna psicoterapia.
Jung allarga poi la sua indagine alla saggezza orientale, riscontrando nelle figurazioni dei mandalo, strutturati come quadratura del cerchio, una identica aspirazione a una meta liberatoria, alla coincidenza degli opposti.
Pur appartenendo a epoche storiche e a luoghi diversissimi, esistono comportamenti ed esperienze culturali che hanno una radice comune. “Quel che a Jung sembra importare maggiormente – scrive Luigi Aurigemma nella sua presentazione – è il dimostrare che le sue «scoperte» scientifiche sono in realtà il ritrovamento di antichissime e universali esperienze, che per questo appunto egli definisce archetipiche.”
I Briganti
Antico romanzo cinese
Autore/i: Anonimo
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, introduzione e cura di Franz Kuhn, prefazione di Martin Benedikter, illustrazioni a cura di Giulio Bollati, traduzione di Clara Bovero.
pp. pp. XXVI-704, 14 illustrazioni a colori fuori testo con la riproduzione di stampe popolari cinesi, tela bianca e dorso nero, decorazione sul dorso e sul piatto anteriore, acetato, cofanetto illustrato, scheda bibliografica, Torino
Dopo la «rivelazione» del Chin P’ing Mei, che tanto successo ebbe lo scorso anno, le edizioni Einaudi presentano ora al lettore italiano un altro dei quattro romanzi classici dell’antica Cina. Non si tratta più, questa volta, di un «ciclo galante» ma di un’avventurosa epopea di cui è protagonista una specialissima, festosa banda di briganti; invincibili in campo aperto, diabolicamente astuti nella guerriglia, temerari nel pericolo, spietati nella vendetta questi 108 masnadieri non sono soltanto uomini d’arme e di rapina. Cavalieri d’un semplice e generoso ideale essi accorrono fulminei là dove l’ingiustizia opprime i deboli e gli inermi, o ovunque ci sia da far roteare la spada contro la corruzione che avvelena la vita pubblica; sempre disposti, d’altra parte, tra una battaglia e l’altra (e alcune, come quella nella palude, sono capolavori di furberia militare) a concedersi solennissime sbronze in compagnia di spiritosi bricconi. Ai funzionari del Celeste Impero sorpresi a leggere questo libro le autorità del tempo sospendevano lo stipendio per molti mesi; e questo accanimento della censura contro il Shui-hu-chuan indica meglio di ogni lungo discorso critico la sua straordinaria vitalità polemica.
Fiumana tumultuosa e colorita di forze elementari: le armi, l’amicizia, la libertà, la sfida baldanzosa ai colpi del destino, I briganti sono l’esempio più famoso di un genere di romanzo cinese che, tra l’eroico e il picaresco, si può avvicinare alla poesia di gesta fiorita nell’occidente feudale.
Il volume è illustrato con stampe popolari cinesi, vivacissime di colori e di movimenti, che ben rispecchiano, nella loro pirotecnica allegria, l’anima eroica e gradassa dei briganti della palude di Liang-shan.
Dall’introduzione di Franz Kuhn, “Il titolo e l’autore dei «Briganti»”:
“Il titolo originale del nostro romanzo è Shui-hu-chuan, che significa letteralmente Storia in riva all’acqua. Il perché del titolo appare chiaro dal contesto: l’azione principale si svolge in riva alle acque del Liang-shan po.
Autore del romanzo è considerato Shih Nai-An. Di lui sappiamo soltanto che visse nel secolo XIII e che era oriundo di Loyang, nella provincia del Honan; qualcos’altro possiamo indovinare dalla sua prefazione. Da questa pare che egli fosse uno scapolo facoltoso che, lontano dalla vita pubblica, abitava in un bel podere in riva a un fiume l’antica città imperiale di Loyang (oggi Honan fu) è sulla riva meridionale del fiume Lo – e, artefice di vita serena, si dedicava tutto alla poesia e agli amici. Quando nella sua prefazione egli rileva che nelle loro conversazioni non si parlava mai di politica, quest’accentuata captatio benevolentiae vuol dire al contrario che se ne parlava con gran calore e che le opinioni allora espresse si cristallizzarono nella mediazione artistica del romanzo storico Shui-hu-chuan, abbondantemente condito di sale e pepe politico. Dall’occasionale mescolanza di una materia prevalentemente realistica con elementi d’ingenua leggenda e di scolastica cabalistico astrologica si può desumere che ci siano stati diversi collaboratori. Probabilmente ognuno dei quindici commensali ha attinto dal sacco della propria scienza e Shih Nai-An ha elaborato quella vastissima materia dandole la forma definitiva.[…]”
Storia dell’Arte e della Civiltà Cinese
Autore/i: Grousset René
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione italiana, traduzione dal francese di Rossana Rossanda, in sovracoperta: hsu Pei-hung, Due galline.
pp. 336, 112 tavole di cui 32 a colori f.t., Milano
Quando verso il 1950 un caso fortunato fece affiorare nella pianura di An-yang frammenti d’ossi divinatori, pochi immaginarono che per la storiografia cinese fosse cominciato un nuovo corso. Fino a quegli anni nulla ancora si conosceva del periodo neolitico, e poche e incerte erano le notizie sulla società shang, cosicché lo studioso che ricercava le origini della civiltà cinese veniva d’improvviso folgorato dall’inquietante bellezza e dalla complessità dell’arte e della cultura chou, vigorose, ricche, dense di significati, di simboli, di virtù. La riscoperta della civiltà shang permise invece di avviare la ricostruzione organica della storia cinese e soprattutto dell’arte, che in Cina come è noto fu, più che altrove, strettamente connessa con la vita sociale, l’organizzazione politica, il cerimoniale religioso e il mondo intellettuale. Si può dunque affermare semplicemente che non solo l’arte, ma la Cina tutta intera ha cominciato, da quel non lontano 1930, a disvelarsi al mondo. Per molti anni-gli storici dell’arte si limitarono ad approfondire le ricerche, cercando nessi, formulando ipotesi, congegnando soluzioni: un gioco di pazienza che solo chi lo va conducendo sa quanto è ancor lontano dalla conclusione, sebbene nessuno ormai neghi la possibilità di dare dell’arte cinese un panorama che sia anche una vera e propria storia della civiltà in Cina.
René Grousset è forse il primo che ha tentato con questo suo libro l’impresa, il primo che ha deposto intenzionalmente la lente dell’archeologo per offrirsi e offrirci della “sua” Cina una veduta d’insieme, a volo d’uccello.
Grandi, grandissimi sinologi e orientalisti l’hanno preceduto e accompagnato nel lavoro di ricerca su singoli temi, su epoche particolari. Lo Umehara, il Granet, il Creel, il Whiting Bishop, il Karlgren, il Buhot, per ricordare alcuni fra i maggiori, hanno arricchito la bibliografia sull’arte e la civiltà cinese di opere fondamentali, ma nessuno come il Grousset ha saputo rivolgersi ai profani con la sicurezza e il garbo del competente che è anche, e prima di tutto, uomo di gusto.
Chi sa quali tremendi problemi presenta ad ogni passo la classificazione in stili ed epoche di un mondo artistico dove le forme esemplari hanno subito nel tempo lievissime fondamentali mutazioni, stupirà nel vedere che il Grousset risolve e supera le più ardue difficoltà in modo semplice, tale da conquistare la fiducia e l’interesse del lettore profano. E anche quando indugia sul mondo culturale, quando s’imbatte ad esempio nel groviglio delle filosofie cinesi, d’un realismo a noi poco familiare, o nella astrusa pratica simbolica del culto, o infine (per fare pochi esempi tra mille) nelle tortuose vicende della penetrazione buddistica in Cina, l’autore più che esporre lo stato delle questioni, insinua nel lettore quella certa interpretazione che, senza escluderne altre, si presenta tuttavia come la ipotesi più salda e coerente, se non definitiva.
Un’ipotesi che si lega ad altre ipotesi, in una bronzea catena tesa attraverso 4000 anni di storia, seguendo la quale il lettore, anche svagato, può dire alla fine di conoscere per sommi tratti la storia cinese. Forse arriverà persino a datare esattamente la giada sung o il grande tsiò del proprio salotto, a riconoscerne i motivi ornamentali, che per anni aveva guardato senza “vedere.” Potrà arrivare a ciò, forse; ma certamente smetterà di pensare alla Cina ed alla sua arte nei termini convenzionali che già or sono due secoli irritavano Voltaire e che oggi in una persona colta sono davvero imperdonabili.
René Grousset terminò di scrivere la Storia dell’arte e della civiltà cinese poco prima di morire, quando la sua fama di storico e di orientalista era stata ormai consacrata da decine di lavori. Delle sue opere ricordiamo soltanto Figure di prua, La storia dell’arte dell’estremo oriente, e L’India. Fu accademico di Francia e conservatore del Museo Cernuschi.
Tara, l’Energia Illuminata
Il femminile nel Buddhismo
Autore/i: Lama Yesce
Editore: Chiara Luce Edizioni
edizione completamente riveduta e corretta.
pp. 98, 1 tavv. b/n f.t., Pomaia (Pisa)
“Dal punto di vista storico Tara fu il primo essere che ottenne l’illuminazione con un corpo femminile. Questo significa che ognuno di noi, non importa se uomo o donna, può praticare il sentiero dall’inizio sino al risultato finale.” (Lama Yesce)
L’integrazione nella propria coscienza di ogni aspetto dell’energia psichica è un prerequisito essenziale per una completa realizzazione di sé. Questo manuale contiene una dettagliata spiegazione della pratica del tantra di Tara in cui viene delineato ogni stadio della sadhana. Vengono spiegati i preliminari, la visualizzazione, la pratica dei ’Tre Corpi’ e infine il ritiro e la puja del fuoco. La pratica di Tara è un potente metodo per ampliare la conoscenza dei vari aspetti della nostra psiche.
Spiegazione delle Lodi a Tara con i commentari di Ghesce Tenzin Gompo del 1985 e di Ghesce Jampel Senghe 1979.
UNA VIA DI USCITA
Come funziona la mente
Perchè un rifugio?
La visualizzazione
Una motivazione illuminata
L’ENERGIA FEMMINILE
Rinuncia, motivazione illuminata e vacuità
Tara
LA TRASFORMAZIONE DELLA PSICHE
La vacuità dell’io
Lo yoga della divinità
I sogni
La sadhana: i tre corpi
Il mantra
Piacere e delusione
Non dualità e beatitudine
IL RITIRO
La puja del fuoco
Glossario
Bibliografia
Gli «Adelphi» della Dissoluzione
Strategie culturali del potere iniziatico
Autore/i: Blondet Maurizio
Editore: Edizioni ARES
postfazione dell’autore.
pp. 286, Milano
Uscito in prima edizione nel 1994, e più volte ristampato, questo libro ha fatto scalpore. È mai possibile, molti si sono chiesti, che una casa editrice prestigiosa come l’Adelphi venga indicata come la punta emergente di un iceberg iniziatico che oggi riproporrebbe la gnosi pagana dei secoli antichi? Quella di Blondet non è forse mera dietrologia?
In realtà, all’interpretazione consequenziale che l’autore offre del fenomeno neognostico, suffragata da prove e documenti desunti anche dai testi di René Guénon, di Ernst Bernhard, di Simone Weil riletta da Bataille, di Léon Bloy, di René Daumal, di Elémire Zolla, di Massimo Cacciari, di Sergio Quinzio e di Roberto Calasso, nessuno finora ha controargomentato con pari coerenza e rigore. I «critici» si sono limitati ai sospetti e, in qualche caso, agli insulti. Ad essi l’autore risponde nella Postfazione con cui il libro, che non ha richiesto aggiornamenti avendone il tempo accentuata l’attualità, si offre alla lettura e alla rilettura.
Maurizio Blondet (Milano, 1944), inviato speciale del Giornale nuovo e attualmente di Avvenire, ha pubblicato I fanatici dell’Apocalisse (1993); Complotti I (1995), dedicato agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna; Complotti II (1996), che indaga sull’Europa e sull’ex Urss; Complotti III (1997), col sottotitolo «Genocidi, eresie, nomenklature»; Il collasso (1999), sul futuro della democrazia; Cronache dell’Anticristo (2001).
In questa collana nel 2002 è uscito No Global (La formidabile ascesa dell’antagonismo anarchico).
I Poteri Esoterici degli Animali e delle Piante
Avvertimenti e presagi che l’uomo civilizzato non sente più
Autore/i: Baschera Renzo
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
premessa dell’autore.
pp. 224, Milano
Questo libro non vuole essere una antologia di psichismo animale, ma una dimostrazione pratica che i fenomeni extrasensoriali non sono una prerogativa dell’uomo. Gli episodi qui raccolti, dimostrano anzi la superiorità dell’animale, nel campo delle percezioni, rispetto all’uomo civilizzato, ormai prigioniero della tecnologia. In proposito, il premio Nobel Charles Richet è molto esplicito: “Nonostante i meravigliosi progressi conseguiti dalle nostre scienze, queste ultime finora non hanno saputo spiegare l’origine di certi fenomeni eccezionali… E si tratta di fenomeni che nella storia dell’umanità sono diventati sempre più rari perché l’uomo si è costantemente allontanato dalle leggi naturali”. Gli animali, invece, che hanno saputo mantenere un contatto più diretto con la natura, sono in grado di lanciare messaggi attraverso il loro comportamento. Ma nella maggior parte dei casi sarà uno sforzo inutile. E tale rimarrà sino a quando il magico anello che vincolava l’uomo alla natura non verrà rinsaldato.
L’Albero delle Banane
Ritrova la fiducia e riprenditi la vita – Tutti i segreti del pensiero positivo raccontati da John Callanan
Autore/i: De Mello Anthony; Callanan John
Editore: Edizioni Piemme
prefazione e introduzione degli autori.
pp. 292, Casale Monferrato (AL)
«il signor Scimmia e il signor Tartaruga facevano un giorno una passeggiata. A un tratto videro una pianta di banane sradicata sul sentiero. Poiché ambedue la volevano decisero di tagliarla a metà.
Il signor Scimmia prese la parte superiore con le banane. Era certo di aver avuto la parte migliore. Il signor Tartaruga si tenne le radici. Ognuno dei due piantò la sua parte di bottino. Dopo qualche settimana, le radici che il signor Tartaruga aveva piantato cominciarono a prosperare, mentre le banane del signor Scimmia marcirono miseramente».
Pillole di fiducia, aforismi illuminanti, parabole di saggezza.
Tutti i segreti del pensiero positivo di Anthony De Mello per ritrovare energia nel quotidiano, ottimismo per il futuro, coraggio nelle difficoltà della vita.
Anthony De Mello, gesuita, originario di Bombay, è conosciuto in tutto il mondo per i suoi libri ovunque tradotti, veri best seller internazionali: Messaggio per un’aquila che si crede un pollo (Piemme, 1995), Istruzioni di volo per aquile e polli (Piemme, 1996), Dove non osano i polli (Piemme, 1997). Attraverso un umorismo coinvolgente, intriso di efficaci riferimenti al Vangelo, De Mello sa comunicare un’intensa, pulita, assolutamente unica gioia di vivere.
John Callanan, gesuita irlandese, ha lavorato e vissuto per anni accanto a De Mello.
Nell’agosto 1998 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha dichiarato che «le posizioni di Anthony De Mello sono incompatibili con la fede cattolica e possono provocare gravi danni».
Oltre la Paura
Insegnamenti di Don Miguel Ruiz – Un maestro dell’intento svela i segreti del sentiero tolteco
Autore/i: Nelson Mary Carroll
Editore: Edizioni Il Punto d’Incontro
nota e prefazione dell’autrice, traduzione di Cinzia Defendenti.
pp. 256, ill. b/n, Vicenza
“Nagual” è una parola giunta a noi dall’antica lingua azteca. Essa indica tutto ciò che esiste e che non è possibile percepire con i sensi. Secondo la tradizione tolteca, il nagual è anche una persona che possiede la capacità di insegnare o di guidare gli altri nello spirito, mettendoli nelle condizioni di comprendere che dentro di loro esiste una potente forza attraverso la quale è possibile un collegamento diretto con Dio. Il nagual guida dunque gli altri alla scoperta di ciò che realmente sono, aiutandoli a ritrovare il proprio spirito, la libertà, la gioia, la felicità, l’amore.
Miguel Angel Ruiz è un nagual, discendente diretto della tradizione tolteca. Si è dedicato a diffondere la sua conoscenza spirituale nel modo più ampio possibile, utilizzando le sue visioni per trasmettere tutta quella saggezza che sino ad allora era rimasta nascosta. La saggezza degli antichi nagual, infatti, può donare all’uomo moderno la capacità di superare le proprie ansie e i timori più nascosti, trasportandolo in uno stato di completa libertà emotiva e spirituale.
In questo libro, Don Miguel ci aiuta a sostituire la paura con la gioia. Siamo stati tutti educati alla paura, ma questo non vuol dire che essa sia sempre innata. Al contrario, in numerosi casi essa è il normale risultato del nostro addomesticamento durante l’infanzia. Svelandoci un mondo straordinario di conoscenza, Don Miguel ci insegna a riappropriarsi della gioia, un nostro diritto di nascita, e ci mostra come anche gli odierni cercatori possano aspirare alla trasformazione personale che conduce oltre la paura, verso uno stato di acquisizione del potere.
Don Miguel Ruiz appartiene a una famiglia di guaritori messicani; sua madre era una nota curandera e il nonno era un nagual tolteco. Completati gli studi di medicina, don Miguel ritorna in Messico, dove riscopre gli antichi insegnamenti della sua infanzia. Oggi unisce le moderne conoscenze e l’antica saggezza per guidare le persone al di là della paura e delle credenze che limitano la libertà e l’amore. Miguel ritiene che la libertà sia il primo passo nella realizzazione delle profezie degli antichi Toltechi per portare il paradiso sulla terra.
Mary Carroll Nelson è scrittrice, pittrice, insegnante e conferenziera. Non si definisce una sciamana, ma il suo lavoro di scrittura e le conversazioni con Don Miguel Ruiz le hanno permesso di addentrarsi sempre di più nella filosofia del nagualismo.
Storia delle Maledizioni e dei Malocchi
Autore/i: Spina Contardo
Editore: Giovanni De Vecchi Editore
introduzione dell’autore.
pp. 240, nn. ill. b/n, Milano
Dall’introduzione dell’autore:
«Streghe, maghi, cartomanti, astrologhi, guaritori e fattucchiere sono i protagonisti del mondo del mistero e dell’irrazionalità.
Molti credono in essi, altri sono perplessi, alcuni li negano. Ma il problema vero è che il mondo, anzi l’uomo, sente la necessità della magia. L’uomo ha bisogno di talismani, di fluidi misteriosi, di coloro che predicono l’avvenire e quindi degli stregoni, di questi intermediari tra lui e le forze oscure.
Così per molti, soprattutto nelle campagne e là dove la natura fa ancora veramente parte della quotidiana esistenza dell’uomo, anche le frontiere tra religione e magia diventano fluide: tutto il rituale religioso risente infatti di un ancestrale rituale magico e le formule invocative che si applicano a Dio possono essere rivolte a Satana. In fondo il cuore umano contiene sempre una goccia di sangue folle che non domanda che di impadronirsi della ragione e condurla a tentare di servirsi delle forze oscure del male, là dove teme che quelle del bene non riescano a dargli dei risultati immediati. Infatti la stregoneria e la magia sono offerte come dei rapidi mezzi per ottenere risultati rapidi e concreti… Inoltre la magia, soprattutto la magia nera, si pone al servizio dell’odio e del rancore per la rovina dei nemici e delle persone ostili; ci si rivolge ai maghi e alle streghe per arrivare, attraverso gli incantesimi e le maledizioni, a liberarsi di coloro che si oppongono al conseguimento dei propri desideri o che si presentano come ostacoli alle mire di possesso, sia materiale che sentimentale, sulle persone e sulle cose.[…]»
Le Trecento Poesie T’ang
Autore/i: Autori vari
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione nella collana, versione dal cinese e introduzione di Martin Benedikter.
pp. XXXII-456, 32 tavole a due colori f.t., tela illustrata, acetato, cofanetto illustrato, Torino
Fu un “Eremita dello Stagno di Loto” a curare nel Settecento questa famosa raccolta di poesie, tratte da migliaia e migliaia di componimenti del periodo T’ang, la cui dinastia durò tre secoli, dal 618 al 906: un’epoca fra le più feconde della civiltà letteraria cinese. Di quella fioritura irripetibile il volume offre una testimonianza eloquente, alternando liriche delicate e struggenti a madrigali, epigrammi, ballate, poesie d’occasione. Questa edizione esemplare, dovuta a Martin Benedikter, ne conserva intatto il fascino in virtù di una tradizione di rara aderenza e sensibilità.
Volterra Magica e Misteriosa
Un viaggio affascinante nella suggestione dei secoli al confine fra storia e leggenda nel cuore segreto della città etrusca e dei suoi dintorni
Autore/i: Porretti Franco
Editore: Pacini Editore
prefazione di Enzo Biagi, introduzione dell’autore.
pp. 312, 91 illustrazioni b/n, Ospedaletto (Pisa)
L’avventura ha inizio all’indomani del Diluvio Universale e si svolge lungo un tragitto di quaranta secoli che si dirama in diecine di itinerari attraverso l’antico territorio volterrano, al confine fra storia e leggenda, fra sacro e profano, fra bene e male, in compagnia di dei e di ninfe, di papi e imperatori, di vescovi e tiranni, di artisti ed assassini, di ladri e di beati, di santi e di eroi, di umili e di potenti che completano il fascino di Volterra: dal genio dell’Ombra della Sera alla croce di Belforte, dalle formiche alate di San Michele alle streghe di Mandringa, dalla spada nella roccia al santo chiodo di Colle, dal drago di San Verano alla tunica della Madonna, dai proiettili del Duca di Urbino al nomignolo di Lorenzo dei Medici, dal cavallo di Neri Maltragi al fantasma di Michele Marullo, dal diavolo nelle Balze ai miracoli di Pio IX, dalle paure di Carlo Goldoni al debito di Gabriele d’Annunzio.
Con lo stile del giornalista, curioso ed attento,e con l’animo del poeta, sensibile e premuroso, Franco Porretti trasforma felicemente eventi nebulosi e lontani in palpitanti avvenimenti di cronaca, accompagnando il lettore in un mondo fantastico alla riscoperta di luoghi quasi dimenticati, di cose, fatti e personaggi imbiancati dalla polvere del tempo eppur sempre protagonisti della tradizione e dell’intramontabile mito di Volterra.
Quasi per assurdo, dunque, l’autore ripropone la leggenda come il modo più efficace per avvalorare la storia e come il mezzo più piacevole per far conoscere ed amare una città meravigliosa, ricca di fascino e di suggestioni: una città in cui la malìa del passato convive con la realtà del presente in un turbinio di immagini, di volti e di vicende che la rendono veramente magica e misteriosa.