Libri dalla categoria Superconscio
Il Carisma Malato
Il People’s Temple e il suicidio collettivo di Jonestown
Autore/i: Pozzi Enrico
Editore: Liguori Editore
introduzione dell’autore.
pp. 360, Napoli
Il 18 novembre 1978, oltre 900 cittadini americani si suicidano con una bevanda al cianuro nella giungla della Guyana. Appartengono ad una setta fondamentalista e socialista fondata dal Reverendo Jim Jones, che muore con i suoi seguaci. Attraverso un ampio uso di documenti inediti, tra cui la registrazione del suicidio in corso, questo volume vuole rispondere ad una domanda centrale: come è stato possibile portare un intero gruppo al suicidio collettivo? A quali strategie il gruppo stesso ha dovuto far ricorso per uccidersi in questo gruppo? Quale è stato il ruolo del leader carismatico? Sullo sfondo, un interrogativo più generale: cos’è il carisma? Come costruisce intorno a sé il consenso assoluto? Attraverso quali strani legami si intreccia con la modernità razionalizzata? In che modo diventa un carisma malato? La vicenda del People’s Temple si trasforma in uno specchio deformato, e dunque rivelatore, delle procedure che consentono ad un capo e ad un gruppo di avvinghiarsi in un rapporto totale. Il rito del suicidio diventa un sacrificio autoconsacrante, nel quale la setta rivela la natura autentica del sacro che nutre ogni evento religioso. Questo sacro non è altro che la coesione stessa del gruppo.
Enrico Pozzi, sociologo e psicoanalista, è stato visiting professor presso numerose università nord americane e alla Sorbona. Si è occupato prevalentemente di istituzioni totali sociologia militare, metodologie qualitative nelle scienze sociali, rapporti tra sociologia e psicoanalisi e rappresentazioni simboliche del potere. Ha numerosi saggi in riviste italiane ed estere, e il volume Introduzione alla sociologia militare, Liguori, 1979.
Chin P’Ing Mei
Romanzo cinese del secolo XVI
Autore/i: Anonimo
Editore: Giulio Einaudi Editore
prima edizione, a cura di Piero Jahier e Maj-Lis Stoneman, introduzione di Arthur Waley.
pp. XXX-928, 15 tavole a colori f.t., Torino
Il Chin P’ing Mei racconta una storia coniugale ricca di complicazioni quanto può esserlo quella d’un uomo con sei mogli. Ma il romanzo non interesserà solo chi è curioso di seguire la «carriera d’un libertino» medioevale dello Shantung, i litigi e i complotti tra le mogli, il modo in cui queste vengono reclutate, le frequenti scappatelle extrapluri-coniugali, e le feste gli intrighi le superstizioni: non è solo come mosso e affollato quadro di costume che il libro è valido, ma come narrazione piena di finezza psicologica e di realismo. Il mondo che descrive, i caratteri, fanno pensare a Boccaccio, o alla commedia italiana cinquecentesca, ma la condotta narrativa, i caratteri a tutto fondo, la rappresentazione minuziosa d’una società, lo pongono sul piano del grande romanzo europeo dell’Ottocento. Invece, il Chin P’ing Mei è del secolo XVI, incerti l’autore e l’origine (una leggenda lo vuole scritto per vendetta contro un esoso notabile, e trascritto su pagine dagli angoli avvelenati, cosicché l’interessato, umettandosi continuamente il dito per sfogliarlo, ne mori) ed è uno dei quattro grandi romanzi classici cinesi. Tradotto in tedesco e poi ritradotto in parecchie lingue europee, eccolo finalmente portato in italiano da, Piero Jahier, un nostro poeta che da tempo ama rifarsi al pensiero e alla poesia della Cina e che ha saputo limpidamente rendere le brevi poesie intercalate alla narrazione.
Protagonista del romanzo, più che il dissoluto e disonesto Hsi-Mên, è Loto d’Oro, la Quinta Moglie, una donna che non bada a scrupoli per soddisfare le sue bramosie e le sue ambizioni e che non si dichiara mai vinta. Intorno a lei, la dolce e saggia Madama Luna, la Prima Moglie, che rappresenta un po’ la morale del romanzo, e il patetico personaggio di Madama P’ing, leggera ma fondamentalmente sana, e il cacciatore di tigri Wu Sung, e la mezzana Madre Wang, e una folla di minori, fino ai due malandrini Biscia e Topo di Fogna.
Il primo a scoprire il Chin P’ing Mei in Italia fu Arrigo Cajumi, che all’uscita della traduzione francese, cosi scriveva: «Certo, dalle Mille e una notte in poi, non avevamo letto nulla di più gustoso nello stesso genere».
Illustrano il volume quindici preziose tavole a colori tratte da classici inediti della pittura cinese coeva del romanzo.
Il Fossile Denutrito
L’università italiana
Autore/i: Buzzati-Traverso Adriano
Editore: Il Saggiatore
prima edizione, introduzione dell’autore.
pp. 272, Milano
L’università è malata: oggi tutti condividono questa diagnosi; ma la malattia è di antica data, come dimostra questa raccolta di scritti di Adriano Buzzati-Traverso. Fin dal 1956 egli aveva attirato l’attenzione della pubblica opinione su questo problema, e aveva cercato di far intendere quanto una sana e efficiente istruzione superiore fosse essenziale per la cultura e l’economia del nostro paese.
I giovani della «contestazione globale» erano bimbi allora, né quindi maturi per accogliere un messaggio che essi oggi hanno fatto proprio. È dunque opportuno mostrare come già da molti anni le piaghe dell’università, sin da allora croniche, potessero venire facilmente individuate anche dall’interno del sistema; bastava soltanto giudicare con distacco quanto accadeva nei nostri atenei e avere la spregiudicatezza di esprimere apertamente la critica, anche a costo di inimicarsi la casta dei professori.
Con l’andare degli anni la situazione non è migliorata, anche se le disponibilità finanziarie si sono rapidamente accresciute.
Attraverso la testimonianza dell’autore è possibile seguire in queste pagine il progressivo deterioramento delle nostre strutture accademiche e scientifiche. E, nel corso degli anni, Buzzati-Traverso è andato via via proponendo soluzioni, che oggi tutti sembrano auspicare, ma che ancora sono lungi dal trovare una realizzazione.
Quando una sciagura colpisce la nazione, o il nemico è alle porte, il Capo dello Stato dichiara lo stato di emergenza e mobilita le potenzialità di tutti i cittadini per salvare il paese: soltanto misure eccezionali di questo tipo potranno sanare il marasma dell’università e della scienza in Italia. Se ciò non verrà prontamente attuato l’attuale classe dirigente porterà la responsabilità della progressiva decadenza, sul piano culturale, morale e tecnico, d’ogni aspetto della vita italiana.
Attualmente direttore del Laboratorio internazionale di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche, in Napoli, Adriano Buzzati-Traverso ha avuto una notevole attività pubblicistica negli scorsi anni, dedicata ai problemi dell’università e della ricerca scientifica nel nostro paese, oltre che alla divulgazione biologica. Dopo aver compiuto la sua preparazione scientifica presso la Genetische Abteilung del Kaiser Wilhelm Institute a Berlino nel 1937-1939, quando aveva 25 anni, egli si è dedicato alla ricerca sperimentale nel campo della genetica in Italia, diventando professore di ruolo della materia nel 1948, presso l’università di Pavia.
Invitato nel 1951 come visiting professor per un semestre presso la università di California a Berkeley, vi ritornava due anni dopo come professor of biology nella sede di La Jolla.
Nel 1956 riprendeva le proprie attività di ricerca e insegnamento a Pavia: l’esperienza avuta nell’ambiente americano gli suggeriva l’opportunità di studiare le caratteristiche delle università italiane sotto una fresca prospettiva: cosi nasceva il primo gruppo di articoli qui riportati. Dal 1958 al 1962 gli venne affidato l’incarico della organizzazione delle attività di ricerca in biologia del Comitato nazionale per l’energia nucleare; nel 1961 gli venne conferito il titolo di dottore in medicina honoris causa dalla università di Lovanio. Nel 1962 Buzzati-Traverso ha fondato il laboratorio che ancora dirige, divenuto uno dei principali centri europei di ricerca nel campo della biologia molecolare.
Buzzati-Traverso ha pubblicato numerose memorie scientifiche nel campo della genetica e dell’azione biologica delle radiazioni, nonché alcuni volumi, fra i quali il più recente L’uomo su misura.
Dal gennaio 1968 dirige la rivista «Sapere».
Gli Indoeuropei
Fatti, dibattiti, soluzioni
Autore/i: Lebedynsky Iaroslav
Editore: Editoriale Jaca Book
introduzione dell’autore, traduzione di Alberto Bacchetta, in copertina: Stele di pietra antropomorfiche di Kernosivka (Ucraina), cultura di Kemi-Oba.
pp. 274, nn. ill. b/n, Milano
Quasi tutte le lingue d’Europa e molte grandi lingue dell’Asia sono apparentate dal vocabolario e dalle strutture grammaticali e formano una famiglia chiamata convenzionalmente «indoeuropea», oggi come oggi la più importante al mondo. Come le somiglianze tra l’italiano, il francese e lo spagnolo si spiegano con la comune origine latina, quelle tra il latino stesso, il greco, lo slavo e il sanscrito indicano la provenienza da una fonte comune, una lingua madre battezzata «indoeuropeo». Da due secoli i comparatisti si sforzano di ricostruirne la fonologia, la morfologia e il vocabolario.
Questa lingua è stata necessariamente parlata, in origine, da un concreto gruppo umano che chiamiamo gli «Indoeuropei». Quando e dove vivevano? Che cosa avevano in comune oltre alla lingua? Come si è diffuso il loro linguaggio? Possiamo ritrovare le loro tracce materiali? Numerose teorie pretendono di rispondere a tali domande, ma nessuna è ancora stata dimostrata compiutamente. Questo libro presenta le tre dimensioni essenziali del problema indoeuropeo: linguistica, culturale e archeologica. Ritraccia la storia delle ricerche fino agli sviluppi più recenti e più discussi (genetica delle popolazioni, «super-famiglia» di lingue…). Un posto di riguardo è riservato ai dibattiti attuali sull’associazione degli Indoeuropei a certi fenomeni archeologici, nonché sui loro legami con i popoli storici che ne sono gli eredi.
Chiaro nella presentazione, il libro si indirizza al grande pubblico di quanti vogliano addentrarsi in profondità in una questione fondamentale per la storia dell’Europa e del mondo.
Iaroslav Lebedynsky, specialista dei popoli della steppa e del Caucaso, insegna storia della Ucraina all’Institut National des Langues et Civilisations Orientales a Parigi. Nei suoi lavori si e spesso occupato della questione indoeuropea. Tra le sue opere, ricordiamo: Les Scythes (2001); Les Sarmates (2002); Les Cosaques (2003); Les Cimmériens (2004); Les Alains (2005, in collaborazione con Vladimir Kouznetsov); Les Saces (2006); Les Nomades (20072); Le Dossier Attila (2007, in collaborazione con Katalin Escher); De l’épées scythe au sabre mongol (2008).
Introduzione
Trascrizioni
Parte prima IL DOSSIER LINGUISTICO
Capitolo primo
L’AVVENTURA SCIENTIFICA DELL’INDOEUROPEO
Capitolo secondo
LE LINGUE INDOEUROPEE
Capitolo terzo
LA RICOSTRUZIONE DELL’INDOEUROPEO
Parte seconda IL DOSSIER ETNOCULTURALE
Capitolo quarto
IL CONCETTO DI «INDOEUROPEI»
Capitolo quinto
LA TEORIA TRIFUNZIONALE DI GEORGES DUMÉZIL
Capitolo sesto
LA RICOSTRUZIONE DI UNA CULTURA INDOEUROPEA
Parte terza IL DOSSIER ARCHEOLOGICO
Capitolo settimo
DOVE E QUANDO? I TERMINI DEL PROBLEMA
Capitolo ottavo
LA TEORIA DEI KURGAN
Capitolo nono
DALLA COMUNITÀ INDOEUROPEA AI POPOLI STORICI
CONCLUSIONE
ATLANTI
APPENDICI
Catalogo delle culture archeologiche
Periodizzazione della preistoria
Glossario
Per approfondire: suggerimenti bibliografici commentati
Psicopatici al Potere
Viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione
Autore/i: Ronson Jon
Editore: Codice Edizioni
traduzione di Ilaria Oddenino e Chiara Stangalino.
pp. 280, Torino
Tutti noi crediamo che gli psicopatici si trovino più facilmente in prigione o in manicomio che non seduti ai tavoli dei consigli d’amministrazione di banche, imprese, aziende internazionali o, peggio ancora, sugli scranni più alti del potere politico. Psicopatici al potere, saggio esilarante che ha i tratti della commedia noir, ci dimostra che non è così. Gli psicopatici hanno tutte le qualità necessarie alla conquista e all’esercizio del potere: narcisismo, egocentrismo, mancanza di empatia, assenza di rimorso. Ronson ci accompagna nelle stanze oscure dell’ambizione, tra CEO e uomini politici, per mostrarci la banalità del male in versione Wall Street. Non solo: la sua penna tagliente non risparmia neppure la cosiddetta “industria della pazzia”, un business milionario in cui i professionisti della follia, che spesso condividono più di un tratto psicopatologico con i loro pazienti, guadagnano fortune immense.
«Be’, però gli psicopatici in borsa non possono essere pericolosi come gli psicopatici serial killer» dissi. «Mettiamola così: i serial killer rovinano le famiglie» replicò Bob, «Mentre gli psicopatici ai vertici dell’economia e della politica rovinano intere società». (Jon Ronson)
Divertente. Terrificante. Provocatorio. (Nick Hornby)
Jon Ronson è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore inglese. Da un suo libro è stato tratto il film L’uomo che fissa le capre con George Clooney ed Ewan McGregor. In Italia ha pubblicato anche Loro: i padroni segreti del mondo (Fazi, 2005).
Ricerche Logiche
L’opera che ha posto le basi della fenomenologia
Autore/i: Husserl Edmund
Editore: Il Saggiatore
introduzione di Giovanni Piana.
pp. XLVII-504, Milano
L’interesse di Edmund Husserl verso i problemi della logica, destinato a rimanere vivo fino alle opere più tarde, si trova in realtà all’origine del suo intero lavoro filosofico. Le Ricerche logiche, scritte tra il 1900 e il 1901, segnano l’emancipazione dallo psicologismo di Franz Brentano, sotto il cui influsso Husserl aveva scritto La filosofia dell’aritmetica, e rappresentano una risposta alle difficoltà di ordine generale incontrate nel realizzare il programma delineato da quell’opera. Nelle Ricerche, Husserl si propone di confutare il presupposto psicologico che caratterizzava l’indirizzo dominante della logica. Ma mentre ne chiarisce i concetti costitutivi, giunge per necessità interna da un lato a generalizzare la tematica affrontata in una nuova teoria della conoscenza, dall’altro a prefigurare la futura svolta fenomenologica.
Edmund Husserl (Prossnitz, Moravia, 1859 – Friburgo 1938), fondatore della fenomenologia, ebbe tra i suoi allievi Scheler e Heidegger. Libero docente a‘ Halle dal 1887, nel 1901 Husserl venne chiamato all’università di Gottinga e, nel 1916, a quella di Friburgo. Tra le sue opere: Esperienza e giudizio (1995), La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (il Saggiatore, 1997), L’idea di Europa (1999).
La Scienza Occulta
Nelle sue linee generali
Autore/i: Steiner Rudolf
Editore: Fratelli Melita Editori
premessa di Corax, prefazione dell’autore.
pp. 298, 1 illustrazione b/n, La Spezia
La via qui descritta per arrivare alla conoscenza dei mondi supersensibili può essere seguita da ogni uomo, in qualsiasi condizione egli si trovi nella vita attuale. A proposito di tale via occorre riflettere, che la meta della conoscenza e della verità è sempre stata la medesima in ogni epoca dell’evoluzione terrestre, ma che i punti di partenza per gli uomini sono stati differenti, a seconda delle varie epoche. L’uomo, attualmente, per penetrare nelle regioni supersensibili non può partire dal medesimo punto dal quale partivano, per esempio, gli antichi iniziandi egiziani; gli esercizi perciò che venivano imposti al discepolo egiziano non sono più adatti per gli uomini attuali. La via della conoscenza superiore qui descritta è dunque adatta per le anime che s’incarnano nei tempi attuali; essa pone il punto di partenza per l’evoluzione spirituale là, dove l’uomo si trova nell’epoca presente, qualunque siano le condizioni impostegli dalla vita attuale.
I Tre Mondi dello Spirito
Antroposofia – Psicosofia – Pneumosofia
Autore/i: Steiner Rudolf
Editore: Fratelli Melita Editori
traduzione di E. de Renzis.
pp. 220, La Spezia
In queste tre conferenze l’Autore ha inteso dare solo alcuni “incitamenti”.
Se li seguirete, acquisirete un ricco materiale per elaborare e perfezionare i vostri studi sullo Spirito. Ma lo Steiner si aspetta qualcosa di più del semplice approfondimento di una dottrina spirituale: egli fa assegnamento “su delle anime, che abbiano veramente seria volontà di elaborare più oltre questi argomenti, indipendentemente da ciò che viene soltanto accennato”. Egli ritiene che il mondo potrà ulteriormente migliorare se sarà in grado di sviluppare, mediante quella corrente spirituale che egli ha chiamato Antroposofia, la propria interiorità nascosta, unico mezzo per aprire le porte ed accedere a nuovi “mondi”.
L’Uomo Primitivo e la Religione
Autore/i: van der Leeuw Gerardus
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Arrigo Vita.
pp. VII-184, Torino
Sul filone delle idee di Lévy-Bruhl, cui l’opera è dedicata ma le cui tesi vengono discusse e modificate, van der Leeuw riprende il problema e definisce magistralmente la primitività, ritrovandola anche nei moderni. Egli parte da una definizione sperimentale della mentalità primitiva, secondo cui questa si distingue dalla mentalità moderna “per il fatto che vi è una distanza molto minore fra soggetto e oggetto”, e attraverso tutti gli atteggiamenti dell’uomo primitivo giunge a una valutazione d’insieme del problema della religione per lo stesso uomo moderno.
Con rigore di metodo e dottrina filosofica, egli instaura il processo al razionalismo moderno, lo riconosce necessario ma insufficiente (com’era necessario ma insufficiente il misticismo primitivo) e conclude all’inevitabilità antropologica e filosofica della religione, ”fusione del mito e della storia”. Mentre la coscienza umana tende ad approfondire il fosso scavato tra il soggetto che conosce e la sua materia, la religione gli garantisce un rapporto essenziale, forse un’unità ultima tra soggetto e oggetto.
Nella sua ricerca van der Leeuw tiene conto delle grandi interpretazioni moderne della primitività; egli esamina cosi, tra le altre, le posizioni di Cassirer e Kristensen, di Freud e della scuola psicoanalitica, di Malinowski e di Piaget.
Gerardus van der Leeuw (L’Aia 1890 – Utrecht 1950) studiò teologia ed egittologia a Leida, Berlino e Gottinga. Servi per alcuni anni nella Chiesa riformata olandese. Dal 1918 professore di storia delle religioni nell’Università di Groninga. Socialista, fu ministro dell’istruzione nel suo paese dopo la seconda guerra mondiale (1945-46). La sua opera maggiore è la “Fenomenologia della religione” già pubblicata in questa stessa collana.
L’Anima Primitiva
Autore/i: Levy-Bruhl Lucien
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prefazione di Ernesto de Martino, prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Anna Macchioro.
pp. 388, Torino
«Il presupposto polemico che informa di sé questo libro famoso in tutto il mondo si può racchiudere in due parole: la mentalità dei popoli primitivi non è né più verde né più ingenua di quella delle società superiori; ne è semplicemente dissimile.
In dissidio con la scuola inglese del Taylor e del Frazer, il Lévy-Bruhl, fin dalle sue prime indagini intorno alle funzioni mentali delle società primitive, aveva cercato di dimostrare quanto erroneo fosse un quadro psichico di tali popoli elaborato, per esempio, con le coordinate mentali di un europeo; e cosi iniziava, in una scuola sociologica come la francese, tutta intesa alla lucida evidenza e aliena dalle costruzioni irrazionalistiche, l’ingresso di quei motivi lievemente drogati che dovevano per lunghi anni – in parallelo ai corsi bergsoniani del Collège de France – contrassegnarne la fisionomia.
Posto in rilievo il difetto “descrittivo” degli studiosi inglesi, il Lévy-Bruhl si cimentò col problema di una nuova terminologia che consentisse una maggiore aderenza alla mentalità dei popoli primitivi, e ne tentò varie definizioni: finalmente pervenne, con felice scelta, a quella definizione di “mentalità prelogica” che, pur tra severe e corrucciate polemiche, non mancò di autorevoli consensi.
In verità le osservazioni del sociologo francese collimano in maniera suggestiva con le indagini di Freud e di Jung intorno all’inconscio. Nella psiche del civilizzato l’indagine psicoanalitica conduce invariabilmente a riconoscere (come residuo della mentalità primitiva) una sorta di Atlantide affiorante dall’oceano dello psichismo arcaico; quella appunto denominata da Jung col nome di “inconscio collettivo”.» (La Fiera letteraria, Roma)
Cosa sappiamo quando parliamo di popoli primitivi? Quali nozioni posseggono relativamente alla loro vita, alla loro anima e alla loro persona? Oggetto di quest’opera, un classico dell’etnologia, è proprio quello di studiare in che modo gli uomini «primitivi» rappresentano se stessi e la loro propria individualità. L’anima primitiva, pubblicato per la prima volta nel 1927, rimane uno studio stimolante e illuminato, una delle grandi opere che hanno aperto nuovi orizzonti al sapere umano.
Lucien Lévy-Bruhl (1857-1939) insegnò a Parigi, all’École des Sciences Politiques e poi alla Sorbona. Storico della filosofia, si rivolse alla sociologia e alla ricerca etnologica sotto l’influenza di Comte e Durkheim. Tra le sue opere tradotte in Italia: Sovrannaturale e natura nella mentalità primitiva (1973), Psiche e società primitive (1975) e La mentalità primitiva (1981). Presso Bollati Boringhieri è uscito L’anima primitiva (1990 e 2013).
Carteggio – Filosofia e Politica
1926-1969
Autore/i: Arendt Hannah; Jaspers Karl
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
introduzione e cura di Alessandro Dal Lago, traduzione dal tedesco di Quirino Principe.
pp. 248, Milano
Il carteggio tra Karl Jaspers, uno dei maggiori filosofi del Novecento, e Hannah Arendt, che fu allieva di Jaspers ed ormai riconosciuta come una delle menti più originali del nostro tempo, non è soltanto il documento di un’amicizia durata per più di quarant’anni. E la testimonianza, indubbiamente rara, dell’accordo tra interessi politici e talento filosofico. Sullo sfondo di una cultura che ha visto l’indifferenza politica dei filosofi combinarsi con l’opportunismo, con il cedimento ai regimi totalitari e con il furore ideologico, la scelta di lettere che presentiamo ai lettori italiani rappresenta un’eccezione.
Né Hannah Arendt né Karl Jaspers furono impegnati in politica (se si escludono la giovanile militanza sionista della Arendt e la coraggiosa opposizione di Jaspers al nazismo). Eppure, per entrambi, la politica – intesa non come amministrazione degli uomini, ma, come scena della libertà pubblica – costituisce la dimensione umana per eccellenza, la sola in cui anche l’attività filosofica e le opere del pensiero possono trovare un senso duraturo.
Questo epistolario ci mostra così come gli eventi storici e politici di quattro decenni – dall’agonia della repubblica di Weimar ai movimenti studenteschi degli anni Sessanta – si sono riflessi in due menti eccezionalmente aperte al mondo. Sfilano davanti ai nostri occhi le ultime figure di una Germania tramontata (soprattutto Max Weber), un grande pensatore del Novecento (Heidegger) in tutta la sua grandezza teorica e la sua mediocrità personale, e via via altri (come Sartre e Adorno) che hanno fatto la cultura del nostro tempo.
I giudizi di Hannah Arendt e di Karl Jaspers sono però meno interessati alle persone che alle vicende e alle realtà del mondo contemporaneo. Il nazionalismo tedesco, la difficile democratizzazione della Germania, il conflitto tra Israele e il mondo arabo, la realtà e le illusioni della democrazia americana sono altrettanti oggetti di un interesse quasi esclusivo per ciò che gli uomini fanno, e non solo per quello che dicono. E se anche l’amarezza è il tono dominante di queste lettere – in cui le sciagure storiche non possono che avere la preminenza – il carteggio ci indica una via che i filosofi potrebbero seguire. Certamente, non alterare in nessun caso i confini tra pensiero e mondo; ma lasciare che il pensiero, invece di bearsi nell’eterna celebrazione di se stesso, rispecchi la durezza e la grandezza dei conflitti umani.
Hannah Arendt (1906-1975), filosofa tedesca, allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania in Francia a causa delle persecuzioni contro gli ebrei, dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università degli Stati Uniti. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: Le origini del totalitarismo (Bompiani, 1978, 1982), Il futuro alle spalle (il Mulino, 1981), Sulla rivoluzione (Edizioni di Comunità, 1983), La disobbedienza civile e altri saggi (Giuffrè, 1985), Politica e menzogna (SugarCo, 1985), La vita della mente (il Mulino, 1987), Rahel Varnhagen (il Saggiatore, 1988), Vita activa (Bompiani, 1989, 1994), Tra passato e futuro (Garzanti, 1991), La lingua materna (Mimesis, 1993), Il pescatore di perle. Walter Benjamin 1892-1940 (Mondadori, 1993), Cos’è la politica (Edizioni di Comunità, 1995), Verità e politica (Bollati Boringhieri, 1995), Sulla violenza (Guanda, 1996), Ritorno in Germania (Donzelli, 1996); e con Feltrinelli: La banalità del male (1964), il carteggio con Jaspers, Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica (1988), Ebraismo e modernità (1993), Archivio Arendt. 1. 1930-1948 (2001), Archivio Arendt. 2. 1950-1954 (2003), Antologia. Pensiero, azione e critica nell’epoca dei totalitarismi (2006).
Karl Jaspers (1883-1969) è stato un filosofo e psichiatra tedesco. Ha dato un notevole impulso alle riflessioni nel campo della psichiatria, della filosofia, ma anche della teologia e della politica. Nell’opera filosofica di Karl Jaspers, appartenente al filone esistenzialista del Novecento, si ritrovano i temi trattati dai grandi predecessori dell’Ottocento: da un lato la considerazione profonda per l’esistenza umana nella sua totalità con chiaro riferimento a Kierkegaard e a Nietzsche, dall’altra l’incontro del 1909 con Max Weber, l’influenza di Dilthey e poi la lettura di Husserl e l’influsso della scuola fenomenologica. Feltrinelli ha pubblicato Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica (con Hannah Arendt; 1989).
Dialoghi sulla Religione Naturale
Con in appendice «Frammento sul male»
Autore/i: Hume David
Editore: Il Melangolo
traduzione e cura di Emilio Mazza.
pp. 192, Genova
Per Hume vi sono alcune questioni filosofiche così oscure e incerte che impediscono alla ragione umana di raggiungere una conclusione definitiva. Tali questioni sembrano condurci naturalmente allo stile del dialogo e alla conversazione. Posizioni antitetiche sono egualmente ammesse e quando alla curiosità del tema si uniscono i due piaceri più grandi e puri della vita umana lo studio e lo stare in compagnia il divertimento è garantito. Per una felice coincidenza l’argomento della religione naturale riunisce in sé tutte queste prerogative, e se pure l’esistenza di un Dio è agli occhi di tutti una verità assolutamente ovvia e certa, non possiamo frenare la nostra indagine incessante, anche se il risultato di tanto sforzo non è stato che il dubbio, l’incertezza e la contraddizione.
Con questo splendido esempio di «opera aperta», Hume gioca, tra parodia e dissimulazione tutte le carte dello spiazzamento del lettore dando voce ai ragionamenti e ai «sistemi» di tre interlocutori affatto diversi tra loro: Cleante, il raffinato speculatore filosofico; Filone, scettico e noncurante e il rigido Demea, inflessibile difensore dell’ortodossia.
I Segni del Tempo
Storia della Terra e Storia delle Nazioni da Hooke a Vico
Autore/i: Rossi Paolo
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione, premessa dell’autore, in prima di copertina: Una tavola illustrativa della Protogaea di Leibniz (1749).
pp. 352, Milano
Nel nostro mondo postdarwiniano la storia dell’universo, la storia del sistema solare e della Terra, la storia della specie umana sono costruite su scale cronologiche enormemente diverse. Che la natura sia di gran lunga precedente all’uomo, che l’uomo sia “emerso” dalla natura: tutto ciò fa ormai parte del senso comune. Ma il sapere scientifico moderno, e il senso comune che ne accompagna la crescita, si sono fatti strada assai lentamente, seguendo vie difficili e contorte. Per molti secoli la storia dell’uomo fu concepita come coestensiva alla storia della Terra e una Terra non popolata da uomini apparve come una realtà in qualche modo incompleta. La storia della natura e la storia dell’uomo dovevano essere spiegate e comprese entro i seimila anni consentiti dalla cronologia biblica: ogni proposta tendente ad “allungare” i tempi della natura e della storia, a concepire l’uomo come emergente da un’originaria bestialità o barbarie veniva respinta come empia o “lucreziana” o materialistica.
Sui problemi della cronologia si scrissero intere biblioteche e alla cronologia dedicarono non poco del loro tempo non solo i grandi eruditi del secondo Seicento, ma uomini come Newton, Vico, Buffon. Altrettanto ampia fu la discussione sui fossili: la stessa “cosa” poteva essere vista come una delle tante forme della natura oppure come il documento di un lontano passato della natura. Su questo terreno si scontravano cartesiani, newtoniani, leibniziani.
Come dirà Voltaire, le “conchiglie” hanno generato una infinità di sistemi. La “scoperta del tempo” si andò realizzando, fra la metà del Seicento e la metà del Settecento (nell’età compresa fra il Discorso sui terremoti di Robert Hooke e la Scienza Nuova di Vico) su due diversi terreni: quello della geologia o storia naturale della Terra e quello relativo ai tempi più remoti della storia umana, ai miti e alle favole.
Questo libro affronta il tema della “scoperta del tempo” su entrambi questi terreni: mostra l’intreccio delle discussioni che si svolsero fra cosmologi, geologi, storici, eruditi, filosofi e che investirono i grandi esponenti della cultura del Seicento e dell’Illuminismo: Cartesio e Leibniz, d’Holbach e Voltaire. La cosmologia e la geologia moderne, l’evoluzionismo, la moderna antropologia e la storia comparata delle civiltà, la nozione stessa di preistoria hanno i loro presupposti e affondano le loro radici nella grande rivoluzione intellettuale alla cui analisi è dedicato questo libro.
Paolo Rossi è nato a Urbino nel 1923. Si è laureato a Firenze con Eugenio Garin. Dal 1949 al 1959 è stato, a Milano, assistente di Antonio Banfi. Ha insegnato nelle Università di Milano, Cagliari, Bologna. Attualmente è ordinario di storia della filosofia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Ha pubblicato nel 1957 (Bari, Laterza) Francesco Bacone: dalla magia alla scienza che è stato tradotto in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Giappone e ripubblicato, in edizione rivista, da Einaudi nel 1974. il volume I filosofi e le macchine: 1400-1700, edito da Feltrinelli nel 1962 è stato poi inserito (1971) in questa stessa collana. Il libro è stato tradotto in spagnolo, americano, ungherese, polacco. Ha inoltre pubblicato Clavis universalis: arti mnemoniche e logica combinatoria da Lullo a Leibniz (Ricciardi, Milano-Napoli, 1960); Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica (Einaudi, Torino, 1969 e 1975); Le sterminate antichità: studi vichiani (Nistri-Lischi, Pisa, 1969); Aspetti della rivoluzione scientifica (Morano, Napoli, 1971); Immagini della scienza (Editori Riuniti, Roma, 1977). Ha curato edizioni di Diderot, Rousseau, Vico, Bacone.
Tiahuanaco – Diecimila Anni d’Enigmi Incaici
La leggenda del lago Titikaka – La «civiltà del Sole» – I «fondatori del mondo»
Autore/i: Waisbard Simone
Editore: SugarCo Edizioni
traduzione dal francese di Claudio Ceretti.
pp. 320, ill. b/n, nn. tavv. b/n f.t., Milano
Dopo il Diluvio, il Sole, prima che in qualsiasi altro posto, proiettò i suoi raggi sulla laguna del Titikaka. (Annali Incaici)
Ai piedi della Porta del Sole di Tiahuanaco, sulle coste del Titikaka, il lago più alto del mondo, scrigno di misteriose città sommerse, Simone Waisbard – di cui abbiamo già pubblicato Machu Picchu e Le piste di Nazca, che hanno ottenuto un straordinario successo di pubblico in Italia – studia le mirabolanti vestigia dell’antichissima cultura incaica. Manco Capac e Mama Ocllo, la mitica coppia di progenitori, il leggendario Kon Tiki Viracocha, dio «bianco e barbuto» dalla maschera di Puma aureolato, i graffiti tracciati dall’homo andinus diecimila anni fa guidano l’affascinante percorso archeologico di Simone Waisbard – lungo le tappe di un’appassionante ricerca sul luogo – alla culla della più remota ed enigmatica civiltà.
L’uomo primitivo, per aprirsi la via verso una nuova esistenza, fu costretto a scalare la Cordigliera. (Emilio Romero – Biografia delle Ande)
Della stessa autrice abbiamo pubblicato: Machu Picchu, la favolosa città perduta degli Incas e Le piste di Nazca, due libri, frutto di lunghi anni di ricerche sul posto, che – per la prima volta – consentono di fare un appassionante bilancio circa i più oscuri enigmi archeologici del nostro pianeta.
I Tre Dialoghi e il Racconto dell’Anticristo
Autore/i: Soloviev Vladimir
Editore: Casa Editrice Marietti
introduzione di Giuseppe Riconda, traduzione dal russo di Giovanni Faccioli.
pp. 288, Torino
“È forse il male soltanto un difetto di natura, un’imperfezione che scompare da sé con lo sviluppo del bene oppure una forza effettiva che domina il mondo per mezzo delle sue lusinghe sicché per una lotta vittoriosa contro di esso occorre avere un punto di appoggio in un altro ordine di esistenza?”
Vladimir S. Soloviev (Mosca 1853 – Uzkoe, Mosca, 1990), figlio di un eminente storico, si laureò in Filosofia e insegno all’Università di Pietroburgo. All’esposizione del suo originale “realismo mistico”, ispirato alla filosofia neoplatonica, dedicò le sue opere principali.
Il Potere
Come usarlo con intelligenza
Autore/i: Hillman James
Editore: Rizzoli
traduzione di Paola Donfrancesco.
pp. 304, Milano
Che cos’è il potere? Come si è manifestato attraverso i secoli, in quali forme e con quali simboli e in che modo oggi determina la nostra vita quotidiana? A questi interrogativi vuole rispondere l’autore, che ricorre alla sua duplice competenza di filosofo e di psicoanalista per analizzare le varie forme che esso assume nella società e nella nostra vita e per portare alla luce le sue manifestazioni inconsce. Ecco perché l’indagine di Hillman si incentra sulla vera religione universale del nostro tempo: “l’Economia, che detiene il potere assoluto e governa le nostre esistenze senza bisogno di eserciti o polizie segrete, ma solo grazie alle idee che guidano costantemente i nostri pensieri. Sono queste idee l’oggetto del libro di Hillman, che diviene dunque una “fenomenologia del potere”, un’analisi di tutte le sue incarnazioni. Ampliare lo spettro delle nostre idee significa aumentare la nostra capacità di governare il mondo e noi stessi, e le riflessioni che sgorgano da queste pagine ci insegneranno a utilizzare al meglio e con intelligenza il potere di cui disponiamo sul lavoro, negli affari, nella vita aziendale.
“Hillman rifiuta i cliché; intende smuovere la nostra coscienza e ogni comodo automatismo.” (La Repubblica)
“Potere, istruzioni per l’uso.” (Panorama)
James Hillman, americano, è considerato uno dei maggiori filosofi contemporanei, oltre che il più illustre esponente della psicoanalisi di matrice junghiana. Ha insegnato presso le maggiori università statunitensi. Autore di best seller internazionali come Anima (1989) e Il codice dell’anima (1997), presso Rizzoli ha pubblicato due libri intervista con Silvia Ronchey: L’anima del mondo (1999, presente in questa Collana) e Il piacere di pensare (2001).
La Democrazia Greca nell’Immaginario dei Moderni
Autore/i: Vidal-Naquet Pierre
Editore: Il Saggiatore
prefazione dell’autore, traduzione di Francesco Sircana.
pp. 352, Milano
La democrazia ateniese – inesauribile oggetto di indagine e di riflessione – appare questa volta «vista da altrove», un altrove volta a volta sociale, temporale, intellettuale.
Gli esclusi della polis, le donne, gli schiavi, gli stranieri, costituiscono l’altrove sociale. Alla città greca si contrappongono, d’altra parte, le forme politiche che l’hanno preceduta e che comprendiamo, in larga misura, attraverso di essa. Infine, dopo essere stata realtà sociale vivente, la democrazia greca è diventata rappresentazione.
L’altrove intellettuale comincia nel suo stesso seno, nei contemporanei che l’hanno criticata, prosegue con il cristianesimo, la rivoluzione francese, l’interpretazione di Renan, di Marx e così via.
Ma «vedere da altrove» non è altro che una definizione del lavoro dello storico. E, in questa prospettiva, La democrazia greca nell’immaginario dei moderni acquista una profondità nuova e rivelatrice.
Pierre Vidal-Naquet è nato a Parigi nel 1930. Professore di storia antica all’École des Hautes Etudes di Parigi, ha dato contributi fondamentali alla conoscenza dell’organizzazione politica ed economica della Grecia antica quali Clisthène, l’Athénien (1964) e Il cacciatore nero (1988). Tra le altre sue opere si ricordano Il buon uso del tradimento (1980) sulla figura di Giuseppe Flavio e la storia dell’antico stato ebraico, e Gli ebrei, la memoria e il presente (1985), contro gli eccessi del revisionismo storiografico.
Gli Architetti del Tempo
Stonehenge, le piramidi, i templi maya… Un unico misterioso popolo costruì i più grandi monumentali dell’antichità – Le cronache terrestri V
Autore/i: Sitchin Zecharia
Editore: Edizioni Piemme
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese a cura di Maria Massarotti.
pp. 384, nn. ill. b/n, Casale Monferrato (AL)
Da un capo all’altro del nostro pianeta sorgono “monumenti astronomici”, quelli che potrebbero essere definiti “calendari cosmici”, come Stonehenge, gli Ziggurat mesopotamici, le piramidi egizie e gli altri grandi templi mediorientali e delle Americhe. E certo non è un caso che, intorno al 2100 a.C., mentre Stonehenge veniva ricostruita e i suoi monoliti riallineati, nel Sud America, a Machu Picchu, si lavorasse al Paradiso delle tre finestre.
Tutte queste straordinarie testimonianze sono indissolubilmente legate tra loro ed evidenziano conoscenze raffinate e profonde della natura del tempo e dei cicli del cielo, difficilmente attribuibili agli antichi popoli che abitavano la Terra. Gli architetti di questi meravigliosi monumenti furono esseri che conoscevano il succedersi delle ere e i segreti delle stelle, coloro che gli antichi chiamavano “Dei”. E ci hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio, tracce che ci permettono di decifrare il loro messaggio.
Fin dall’alba dei tempi, gli abitanti della Terra hanno rivolto lo sguardo verso l’alto per studiare le Vie del Cielo.
E dai grandi monumenti della storia emerge una nuova verità: le conoscenze degli Antichi erano molto raffinate e profonde.
Stonehenge, gli Ziggurat mesopotamici, le piramidi egizie, i templi delle Americhe nascondono un antico sapere che non deve andare perduto.
Zecharia Sitchin è nato in Russia e ha vissuto parecchi anni in Palestina prima di trasferirsi negli Stati Uniti.
Esperto di lingue semitiche e di civiltà sumera, è uno dei pochi studiosi in grado di decifrare le iscrizioni in carattere cuneiforme.
I suoi libri del ciclo Le Cronache Terrestri hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo. A questa serie appartengono i volumi: Il pianeta degli dei, Le astronavi del Sinai, Guerre atomiche al tempo degli dei, Gli dei dalle lacrime d’oro, Gli architetti del tempo e Il codice del cosmo. Per Piemme, ha pubblicato inoltre Il libro perduto del dio Enki e il suo ultimo lavoro, Spedizioni nell’altro passato. I viaggi delle cronache terrestri.
Il Monaco e la Signora
Una stagione a Kyoto
Autore/i: Iyer Pico
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
traduzione di Melania Gagliazzo e Amedeo Poggi.
pp. 352, Milano
Il filo conduttore di questo libro è la storia Zen del Monaco e della Signora. L’autore, il monaco, decide di passare un anno in Giappone per scoprirne la dimensione tradizionale oscurata dall’immagine di paese altamente tecnologico e avveniristico.
Tuttavia i suoi piani di vita solitaria, dedicata allo studio della letteratura antica e della dottrina Zen, si vanificano quando incontra Sachico-san, la signora, trentenne vivace, colta, divisa tra la condizione di moglie e madre e l’attrazione verso il mondo occidentale e i suoi simboli.
Ricco di intelligenti e vivaci osservazioni sul paese e sulle persone, “Il Monaco e la Signora” non è solo una commovente storia d’amore o un riuscito ritratto del Giappone. Con sensibile partecipazione l’autore riesce a riconciliare le due anime di un popolo diviso tra contemporaneità e cerimonie rituali, tra tradizione e concerti pop, tra il mondo dei sensi e quello dello spirito.
Pico Iyer, indiano, nasce a Oxford nel 1957. Studia a Eton, Oxford e Harvard. Collaboratore della rivista “Time”, è uno dei migliori esponenti della narrativa postcoloniale che molto ha contribuito alla rinascita della letteratura inglese. Con Feltrinelli è uscito Il monaco e la signora. Una stagione a Kyoto (1994).
Burnham’s Celestial Handbook – An Observer’s Guide to the Universe Beyond the Solar System – In Three Volumes
Volume I: Andromeda – Cetus • Volume II: Chamaeleon – Orion • Volume III: Pavo – Vulpecula
Autore/i: Robert Burnham Jr.
Editore: Dover Publicatios
volume I and II are revised and greatly expanded versions of the original, the material in volume III has never before published in any form.
vol. 1 pp. 656 – 187 photos b/n, vol. 2 pp. 700 – 248 photos b/n, vol. 3 pp. 800 – 225 photos b/n, New York
While there are many books on stars, there is only one Celestial Handbook. Now completely revised through 1977, this unique and necessary reference is available once again to guide amateur and advanced astronomers in their knowledge and enjoyment of the stars.
Volume I of this comprehensive three-part guide to the thousands of celestial objects outside our solar system ranges from Andromeda through Cetus. Objects are grouped according to constellation, and their definitions feature names, coordinates, classifications, and physical descriptions. After an extensive introduction in Volume I, which gives the beginner enough information to follow about 80 percent of the body of the material, the author gives comprehensive coverage to the thousands of celestial objects outside our solar system that are within the range of telescopes in the two- to twelve-inch range.
The objects are grouped according to the constellations in which they appear. Each constellation is divided into four subject sections: list of double and multiple stars; list of variable stars; list of star clusters, nebulae and galaxies; and descriptive notes. For each object the author gives names, celestial coordinates, classification, and full physical description. These, together with a star atlas, will help you find and identify almost every object of interest.
But the joy of the book is the descriptive notes that follow. They cover history, unusual movements or appearance, and currently accepted explanations of such visible phenomena as white dwarfs, novae and super novae, cepheids, mira-type variables, dark nebulae, gaseous nebulae, eclipsing binary stars, the large Magellanic cloud, the evolution of a star cluster, and hundreds of other topics, many of which are difficult to find in one place. Hundreds of charts and other visual aids are included to help in identification. Over 300 photographs capture the objects and are works of beauty that reflect the enthusiasm that star gazers have for their subject.
Robert Burnham, Jr., who was on the staff of the Lowell Observatory, Flagstaff, Arizona, conceived the idea of The Celestial Handbook decades ago, when he began assembling a notebook of all the major facts published about each celestial object. In its former, privately printed edition, this handbook was acclaimed as one of the most helpful books for astronomers on any level.