Libri dalla categoria Umanesimo
Gesù e l’Ebraismo
Autore/i: Cagiati Annie
Editore: Casa Editrice Marietti
presentazione di Marco Nobile.
pp. 248, Genova
«Dopo Auschwitz le cose non possono essere più come prima. Bisogna conoscere a fondo l’ebraismo per eliminare da un lato i pregiudizi che si sono affastellati nei secoli contro gli ebrei da parte cristiana, sia a livello dottrinale che a livello pragmatico, dall’altro per riformulare lo stesso pensiero cristiano e conseguentemente la prassi alla luce delle sue origini, che sono ebraiche» (P.M. Nobile).
Annie Cagiati è una cattolica che si è innamorata dell’ebraismo e, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II, ha deciso di dedicare la propria vita alla revisione della teologia della sostituzione e dell’insegnamento del disprezzo.
Gesù e l’ebraismo può essere considerato il suo testamento spirituale.
Annie Cagiati (Roma 1929-1999) è stata insegnante e giornalista. Cattolica, ha scoperto l’ebraismo alla fine degli anni Sessanta attraverso un misterioso rapporto telefonico con una ragazza ebrea malata. Da allora si è impegnata nel dialogo ebraico-cristiano. È stata Presidente dell’«Amicizia ebraico-cristiana» di Roma e ha fondato il comitato «Cristiani contro l’antisemitismo». Al rapporto tra ebraismo e cristianesimo ha dedicato numerosi libri.
La Pace dello Spirito
Cos’è come conquistarla
Autore/i: Dalai Lama
Editore: Rizzoli
edizione italiana a cura di Laura Liberale, traduzione di Alda La Rosa.
pp. 256, Milano
«Dobbiamo tutti condurre un’esistenza costruttiva. Bisogna avere compassione. La vita non deve essere fondata sulla distruzione. È questa la cosa essenziale.»
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, è per i buddhisti tibetani la manifestazione del Buddha della compassione. Per tutti coloro che appartengono a un’altra religione, o non hanno religione, è uno dei grandi maestri spirituali del nostro tempo, capace di esprimere le verità di una tradizione millenaria con le parole dell’uomo di oggi. Ogni suo viaggio, ogni sua conferenza è un ponte che mette in comunicazione i valori dell’Oriente e quelli dell’Occidente. Questo volume raccoglie una serie di “lezioni di spiritualità” incentrate sulle Quattro Nobili Verità del Buddha, cioè sul fondamento del pensiero e delle varie tradizioni buddhiste. Riconoscere la sofferenza, eliminare la sua origine, renderne possibile la cessazione, meditare sulla via per accedere a una terapia dell’anima, del corpo e dello spirito: ecco il nucleo centrale dell’insegnamento (il dharma) del Buddha. Nel riconoscimento del dolore e della sua causa (la natura illusoria di questo mondo, e l’attaccamento alle cose materiali) è insita la possibilità del riscatto, della liberazione, della felicità. Da qui le riflessioni, illuminate e illuminanti, del Dalai Lama, che diventano una profonda introduzione al buddhismo: insieme tradizionale e innovativa, mistica e razionale, ravvivata da esempi tratti dalla vita di tutti i giorni, è rivolta a ciascuno di noi. Non ha affatto lo scopo di imporre una conversione. Ci insegna piuttosto a guardare nel nostro spirito per conquistare la virtù, rara e possibile, della pace.
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, è la massima autorità del buddhismo tibetano e uno dei più ascoltati leader spirituali del nostro tempo. Ha ricevuto nel 1989 il premio Nobel per la pace. Presso Rizzoli sono già comparsi due suoi volumi: La compassione e la purezza (1995) e Il senso dell’esistenza (1997).
Una Famiglia
«Solo l’immaginazione può farci sentire il dolore di un altro» (Rousseau)
Autore/i: Ōe Kenzaburō
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
traduzione di Elena Dal Prà.
pp. 182, Milano
Pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista scientifica «Sawarabi», Una famiglia ripercorre tappa dopo tappa la drammatica vicenda di Hikari, il figlio di Kenzaburō Ōe, nato con una grave malformazione al cervello. Oggi Hikari ha trentaquattro anni e, anche se autistico e soggetto a crisi epilettiche, è un affermato compositore di musica classica. Le riflessioni di Kenzaburō sugli episodi e le figure emblematiche che hanno avuto un ruolo decisivo nel “recupero” di suo figlio si susseguono in uno stile rapido e incisivo e non mancano di sollevare temi di scottante attualità: dai diritti degli emarginati alla necessità dell’assistenza ai disabili, dall’accettazione dell’handicap come problema di tutta la società alla tragedia delle vittime di Hiroshima.
Kenzaburō Ōe è nato nel 1935 in un villaggio dello Shikoku (Giappone). Ha studiato letteratura francese all’università di Tokyo e ha vinto il suo primo premio letterario con il romanzo La cattura. La sua prima opera tradotta in inglese fu Un’esperienza personale (1968), ispirata alla sua vicenda di giovane padre di un figlio cerebroleso. Strenuo fautore del pacifismo postbellico, profondamente toccato dalla tragedia di Hiroshima – argomento trattato nel saggio Note su Hiroshima (1981) -, nel 1994 ha vinto il premio Nobel per la Letteratura.
Oggi vive nella periferia di Tokyo. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Il grido silenzioso (1987), Insegnaci a superare la nostra pazzia (1992), Ieri, 50 anni fa, con Günter Grass (1995), Un’esperienza personale (1996) e Gli anni della nostalgia (1997).
Un Genitore quasi Perfetto
Autore/i: Bettelheim Bruno
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prefazione dell’autore, traduzione dall’inglese di Adriana Bottini, in copertina: Pablo Picasso, Primi passi, 1943, Yale University Art Gallery, New Haven.
pp. 456, Milano
“In quasi tutti i problemi che si incontrano nell’educare i figli, genitore e figlio sono il problema e contemporaneamente la sua soluzione.” Data questa premessa, Bruno Bettelheim si guarda bene dall’impartire le solite istruzioni per l’uso di cui sono prodighi gli innumerevoli manuali su come educare i propri figli, ma ci consegna un distillato delle idee e della vasta esperienza maturate nella sua più che sessantennale carriera.
Il messaggio fondamentale del libro è contenuto nel titolo, il cui senso è di “non cercare di essere genitori perfetti, né tantomeno aspettarsi che lo siano i nostri figli”. Il segreto per essere un buon genitore, un genitore “quasi” perfetto, si può scoprire cercando di comprendere le ragioni dei figli, provando a mettersi nei loro panni, costruendo con loro un profondo e duraturo rapporto di comunicazione emotiva e affettiva.
E all’interno di questo scambio, sostanzialmente paritario, che possono essere collocati e trovare soluzione tutti i problemi che via via si presentano nella vita quotidiana della famiglia: dalle collere e dai capricci della prima infanzia ai terrori notturni, dal rifiuto della scuola alle ribellioni adolescenziali, dal problema della disciplina a quello delle punizioni.
Scrive Bettelheim: “È mia speranza che questo libro, lungi dal far sentire i miei lettori in ansia o in colpa, faccia loro pensare: «»Ecco, è quello che faccio io», o almeno, «È quello che volevo fare».”
Bruno Bettelheim, universalmente riconosciuto come uno dei massimi esperti di psicologia infantile, è autore tra l’altro di Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe (Feltrinelli).
Paure della Contemporaneità
Rivista di psicologia analitica – Nuova serie – Volume 88/2013 n. 36
Autore/i: Autori vari
Editore: Editore Gruppo di Psicologia Analitica
a cura di Barbara Massimilla.
pp. 196, Roma
Diciassette giorni navigai solcando il mare, al diciottesimo apparvero i monti ombrosi della vostra terra, e il mio cuore esultò, me sventurato: ancora sarei stato costretto in dolorosa vicenda, quella che mi mandò addosso Posidone Scuotiterra.
Contro di me i venti indirizzando, mi annodò il percorso.
Mise in agitazione un tratto di mare indicibile, e l’onda non lasciava che la zattera mi portasse e io fitto gemevo.
E poi la tempesta ne disperse i pezzi, e io allora nuotando traversai questa distesa di mare, finché alla vostra terra il vento e l’acqua mi spinsero trasportandomi. Qui, se tentavo di toccare terra, l’onda mi avrebbe schiantato sulla costa, scagliandomi sulle grandi rupi e in desolato luogo.
Ma io nuotai ritraendomi di nuovo indietro, finché arrivai ad un fiume, dove infine mi si mostrò il luogo migliore.
Non era irto di rocce e c’era un riparo dai venti. Appena fuori, mi lasciai cadere per riprendere fiato, e la notte immortale giunse. Del tutto fuori e distante dal fiume divino, mi misi a dormire dentro i cespugli, e raccolsi le foglie a me tutt’intorno: un dio versò su di me un sonno infinito.
Omero, Odissea, VII Canto, a cura di V. Di Benedetto, BUR Rizzoli
Paure della contemporaneità di Barbara Massimilla
La paura prende alle spalle di Nicole Janigro
Quando la paura bussa, apri di Chandra Livia Candiani
Versi sulla paura di Valerio Magrelli
Al di là del terrore. Per una nuova antropologia di Roberto Finelli
Le nuove paure. Intervista a Marc Augé di Alfredo Lombardozzi
Fra paura e speranza nella psichiatria attuale di Giorgio Villa
L’ora del buio di Sonya Orfalian
Le paure dell’adolescenza di Ricardo Carretero Gramage
Parlare delle mie paure Una Testimonianza
Un Ginn dalla pelle nera di Tobie Nathan
Paura di esistere, paura di scomparire di Pia De Silvestris
Oltre la paura. Dialogo con Adolfo Ceretti e Roberto Comelli di Clementina Pavoni
Mūlādhāra. “Seduti in un buco, nella pelvi del mondo” di Paulo Barone
Superare l’angoscia della nostra epoca. Colloquio con Yasuo Kobayashi di Mariko Muramatsu
recensioni
Rita Corsa: Edoardo Weiss a Trieste con Freud. Alle origini della psicoanalisi italiana.
Le vicende di Nathan, Bartol e Veneziani,
Alpes, Roma, 2013
Pier Claudio Devescovi
Luigi Zoia, Paranoia. La follia che fa la storia,
Bollati Boringhieri, Torino, 2011
Andrea Arrighi
Laura Campanello, Sono vivo, ed è solo l’inizio – Riflessioni filosofiche
sulla vita e sulla morte,
Mursia, Milano, 2013
Barbara Massimilla
Angelo Malinconico, Nicola Malorni, Psiche Mafiosa. Immagini da un carcere,
Edizioni MAGI, Roma, 2013
Marco Zanasi
gli autori
La Mente, le Macchine e la Matematica
Autore/i: Arbib Michael A.
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prefazione di Edoardo R. Caianiello, premessa dell’autore, traduzione di Antonino Drago.
pp. 168, nn. ill. b/n, Torino
Si apre con questo volume una Serie di cibernetica che tratterà sia gli aspetti logico-formali, sia quelli tecnici, sia quelli biologici della disciplina.
In particolare questo libro, che riguarda l’aspetto logico-formale, intende applicare il metodo matematico deduttivo alla trattazione di argomenti più famosi che conosciuti, come le reti neuroniche di McCulloch-Pitts, la ripetibilità del loro funzionamento da parte di un calcolatore elettronico, la macchina di Turing, la macchina che osserva e descrive, la teoria delle comunicazioni di Shannon, il problema della costruzione della macchina che non fa errori per mezzo di componenti che possono fame, e infine il teorema di incompletezza di Gödel. La matematica e il formalismo logico usati sono al livello del primo anno di una facoltà scientifica, ma il libro è scritto in modo tale, con una netta distinzione della parte espositiva ed esplicativa dalle dimostrazioni rigorose, che può essere letto utilmente anche limitandosi alla sola parte discorsiva.
Il volume non ha tanto lo scopo di dare una informazione esauriente su tutti gli argomenti che affronta, quanto quello di essere piuttosto un esempio di trattazione di tematiche eterogenee mediante un unico, potente strumento di indagine: l’applicazione della logica formale ai modelli.
Conoscere le Religioni e le loro Feste
Autore/i: Marson Pascal
Editore: Edizioni Paoline
introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Liliana Amenta.
pp. 208, Milano
Che significato ha il Ramadan? Che cos’è la Pentecoste? Lo Yom Kippur? Che differenza c’è tra la Pasqua ebraica e quella cristiana? Perché non vengono celebrate nella stessa data? Che cosa insegnano le Quattro Nobili Verità di Buddha?
Concepito come una sorta di guida, questo libro vuole rispondere a queste e ad altre domande, presentando le grandi religioni dell’umanità e le loro feste: ebraismo, cristianesimo (cattolicesimo, ortodossia, protestantesimo), buddhismo e islam.
In una società sempre più caratterizzata da diversità non solo etniche e culturali, ma anche religiose, conoscere gli elementi essenziali delle altre religioni significa vincere ogni forma di incomprensione, intolleranza e dogmatismo.
Pascale Marson, autore di numerose opere di divulgazione, e professore in un liceo statale francese. Nella stesura di questo libro egli si è avvalso anche della consulenza di diversi esperti delle religioni trattate.
Storia dell’Intelligenza Artificiale
La battaglia per la conquista della scienza del XXI secolo
Autore/i: Williams Sam
Editore: Garzanti Editore
traduzione dall’inglese di Andrea Antonini.
pp. 128, Milano
Le macchine pensanti tra ricerca scientifica, dibattito filosofico, calcolo matematico e fantascienza.
Le macchine pensanti sono un mito e un’ossessione del nostro tempo. Per alcuni la vittoria di Deep Blue, il calcolatore che ha sconfitto lo scacchista Garry Kasparov, ha segnato una svolta epocale.
Da decenni la controversia sull’intelligenza artificiale che minaccia di superare quella umana alimenta una dura e appassionata polemica, analoga a quella che a suo tempo accompagnò il dibattito sull’evoluzione. La discussione coinvolge studiosi di diverse discipline: informatici e neuroscienziati, matematici e filosofi, questi ultimi impegnati nel difficile compito di definire che cosa sia l’intelligenza.
In sei sintetici capitoli, Sam Williams segue le tappe dell’evoluzione delle macchine pensanti e il dibattito che l’ha accompagnata, raccontando le gesta e i dubbi dei protagonisti di questa straordinaria avventura scientifica: matematici come David Hilbert e Alan Turing, il pioniere John McCarthy, fondatore con Marvin Minsky dell’Artificial Intelligence Laboratory del MIT, l’ottimista Ray Kurzweil, il profeta della realtà virtuale Jaron Lanier, e infine Bill Joy, che ha lanciato un appassionato grido d’allarme di fronte alle terribili potenzialità di nano e biotecnologie.
Accanto a scienziati e tecnici, in una panoramica chiara e sintetica, Sam Williams non dimentica le visioni che hanno plasmato la nostra idea di intelligenza artificiale: quelle immaginate, tra scienza e fantascienza e con l’aiuto di qualche ricercatore, in film come 2001: Odissea nello spazio, Tomb Raider o Terminator.
Sam Williams e uno scrittore free-lance e si occupa di cultura high-tech. Dal 1998 cura una rubrica settimanale dedicata al software open-source su «Upside Today». Suoi articoli vengono pubblicati anche dal «San Francisco Examiner» e dal «Berkeley Monthly». Originario della California, vive oggi a Brooklyn.
Richard Wagner Il Parsifal
Autore/i: Beckett Lucy
Editore: Sansoni Editore
traduzione dall’inglese di Maria Serena Gavioli.
pp. 232, nn. spartiti musicali b/n, Firenze
In questo libro Lucy Beckett offre un’analisi ampia e approfondita di Parsifal, l’ultimo e anche il più complesso lavoro di Wagner. Il volume si divide in tre sezioni principali. Nella prima parte, di carattere storico, si descrive la genesi del lavoro, le fonti letterarie da cui Wagner trasse ispirazione e che gli servirono come base di un processo creativo che alla fine divenne del tutto personale, intimamente legato alla sua evoluzione umana e alla dialettica filosofica del tempo. Si ripercorre poi la storia delle fortune teatrali di Parsifal, dalla leggendaria prima rappresentazione a Bayreuth ai nostri giorni, e si assiste alla crescita dell’interesse creatosi attorno a quest’opera preclusa, nelle intenzioni dell’autore, a tutti gli altri teatri operistici del mondo. Nella sezione analitica si da un’esauriente analisi del libretto ed il riassunto dei tre atti del Bühnenweihfestspiel che evidenziano la inscindibilità di testo e musica nella concezione wagneriana. Il prezioso intervento di Arnold Whittall sullo specifico musicale del Parsifal analizza le generali tensioni di un musicista al vertice delle sue possibilità espressive. Come la storia, anche l’analisi solleva problemi di interpretazione, e la terza sezione mostra come gli scritti critici su un’opera, la produzione e la messa in scena, possono agevolare o distorcere la comprensione dei suoi elementi strutturali.
Lucy Beckett offre una sua proposta di interpretazione critica che colloca il Parsifal nella produzione dell’autore e ne focalizza la qualità irripetibile di dramma in musica che è allo stesso tempo moderno e cristiano.
Una Sera dell’Anno Mille – Scene di Medioevo
Una sontuosa evocazione dell’Europa dell’anno Mille, tra papi e imperatori, intellettuali, contadini e cavalieri.
Autore/i: Cantarella Glauco Maria
Editore: Garzanti Editore
pp. 300, Milano
Partendo dallo straordinario evento della sontuosa processione che la sera del 15 agosto dell’anno Mille mise in fermento tutta Roma, quando nella città santa era in visita l’imperatore Ottone III, Cantarella ci introduce nel mondo del medioevo: esplora lo scenario urbano e il paesaggio delle campagne, delimita lo spazio sacro e quello profano, approfondisce il ruolo del papato e quello dell’impero, discute le paure apocalittiche della fine del millennio, dipinge i protagonisti intellettuali dell’epoca e i suoi testimoni, da Gerberto d’Aurillac a Ademaro di Chabannes, da Rodolfo il Glabro a Pier Damiani. Queste «Scene di medioevo» ci consentono di rivivere un’epoca di grande suggestione, ricchissima di fermenti culturali e brulicante di un’umanità sfaccettata e composita.
Glauco Maria Cantarella (Recanati, 1950) insegna storia dell’Europa medievale all’Università di Bologna. È autore di numerosi saggi, tra cui La Sicilia e i Normanni (Bologna 1988), I monaci di Cluny (Torino 1993, 1997), Pasquale II e il suo tempo (Napoli 1997), Principi e corti.
L’Europa del XII secolo (Torino 1997), Chiesa, Chiese, movimenti religiosi (Roma-Bari 2001), oltre a un libro per ragazzi, Il signore di Berzé. Viaggio di un cavaliere alla crociata (Trieste 1994). Per Garzanti ha pubblicato anche Medioevo. Un filo di parole (2002).
Le Loro Teste sono Verdi le Loro Mani Azzurre
Scene dal mondo non cristiano
Autore/i: Bowles Paul
Editore: Ugo Guanda Editore
introduzione dell’autore, traduzione di Giorgio Moro, in copertina particolare di «Mercato a Tunisi I» 1914 August Macke.
pp. 196, Parma
Nei versi di Edward Lear, dai quali questa raccolta trae il titolo, ad avere teste verdi e mani azzurre sono i Jumblie, creature fantastiche che popolano le lande più lontane del pianeta. Viaggiare, per Paul Bowles, non è altro che mettersi alla ricerca appassionata dei Jumblie: mescolandosi ai pellegrini che nel Sahara si recano ai santuari della devozione popolare, censendo e registrando le musiche tribali del Rif, traversando a dorso di zebù le risaie sorvolate da aironi dell’India meridionale. Il viaggio è per lui una dimensione necessaria e imprescindibile, che non ha niente a che vedere con le occasioni di svago del turismo di massa. Nella sua opera più nota, Il tè nel deserto, uno dei protagonisti traccia una fondamentale distinzione fra i turisti e i viaggiatori: mentre per i primi esiste sempre un luogo originario cui far ritorno, i secondi fanno del viaggio una condizione esistenziale permanente.
In questo senso Bowles è un vero viaggiatore.
Nelle sue peregrinazioni, come nel soggiorno a Tangeri che dura ormai da quasi mezzo secolo, ciò che l’attira non è mai l’elemento esotico gratuito, il gusto per il paesaggio bizzarro o l’architettura locale; ad affascinarlo è sempre il confronto con gli uomini di altre culture: «Ciò che rende interessante Istanbul per lo straniero non è la presenza delle moschee o dei sûq coperti, quanto il fatto che vengano ancora oggi usati come tali… E il Nordafrica senza le sue tribù, abitato, poniamo, dagli svizzeri, non sarebbe altro che una California alquanto più arida». Sono questi uomini, più ancora dei paesaggi incantati, dei templi, dei palazzi e delle città, a rischiare l’estinzione, minacciati nella loro integrità culturale dall’onda di un neocolonialismo che appiattisce ogni differenza sui valori del consumismo occidentale, valori che spesso trovano nei governi locali i più fervidi sostenitori.
Scritti in un periodo che va dal 1950 ai primi anni ’60, ora nella forma asciutta dell’appunto diaristico ora in quella più distesa del racconto di viaggio, questi brani, segnati da una dolente impotenza di fronte all’assoluta incapacità dell’uomo bianco di comprendere anziché di sopraffare, testimoniano quanto Bowles fosse già allora consapevole del destino ineluttabile che minacciava le civiltà ch’egli visitava e descriveva. Come già nel suo romanzo cult e nelle decine di racconti, Bowles si riconferma anche in queste pagine autobiografiche, in un affascinante intreccio di scrittura e vita, uno degli ultimi, accorati «cercatori di Jumblie».
Paul Bowles è nato a New York nel 1910. Abbandonata l’Università della Virginia, si trasferì diciannovenne a Parigi, dove si dedicò agli studi musicali sotto la guida di Aaron Copland. Fu solo a partire dal 1949, anno in cui pubblicò con successo il suo primo romanzo Il tè nel deserto, che cominciò a dedicarsi sempre più alla letteratura. Vive oggi in Marocco.
Di Paul Bowles Guanda ha pubblicato, nei «Narratori della Fenice», la raccolta di racconti Parole sgradite.
Le Parole e le Cose
Un’archeologia delle scienze umane
Autore/i: Foucault Michel
Editore: Rizzoli
prefazione dell’autore, saggio critico di Georges Canguilhem, traduzione dal francese di Emilio Panaitescu, in copertina particolare «Las Meninas» Velasquez.
pp. 448, Milano
Questo lavoro di Foucault è un’«inchiesta archeologica» del sapere, non più applicata alle forme codificate della cultura e nemmeno alla speculazione e interpretazione delle stesse, ma svolta invece entro una zona « mediana » ritenuta come fondamentale, inesplorata, oscura, inclusiva di un « ordine» originario e nudo. Tale inchiesta porta alla luce due grandi fratture. La prima di esse si situa verso la metà del XVII secolo ed inaugura l’« età classica». La legge della rassomiglianza, che regolava il campo epistemologico del periodo arcaico in una continua correlazione di similitudini tra la scrittura e le cose, crolla nel XVIII secolo per lasciare il posto ad una teoria della rappresentazione. Tra le parole e le cose non esiste più alcuna somiglianza: un sistema di segni copre tutto il reale che viene in tal modo a essere rappresentato secondo uno schema prefigurato di ordini e di relazioni: il linguaggio, gli esseri, i bisogni si traducono nei sistemi rispettivi della grammatica generale, della storia naturale e dell’analisi delle ricchezze. Quest’ordine classico viene scosso e travolto all’alba del XIX secolo. L’analisi delle ricchezze e sostituita dal «lavoro», la storia naturale dalla «vita», la grammatica generale dalla «parola». Il peso della «finitudine» grava sulle nuove conoscenze e l’estraneità si disegna attorno ai campi che l’uomo aveva avuto l’illusione di circoscrivere e possedere.
Un’intensa esperienza di studi – filosofia, psicologia, storia – sovrapposta ad una vibrante partecipazione umana, sono alla base della indiscussa eccezionalità di opere di Michel Foucault (Poitiers 1926), ove la vastità dell’impegno culturale si associa appunto alla passione profonda – morale e intellettuale – che regge l’indagine e la meditazione. Tra le più significative, si segnalano: «Storia della follia nell’età classica» (1963), «Nascita della clinica» (1969), «L’archeologia del sapere» (1971), «Sorvegliare e punire» (1976).
Dal 1976 sta lavorando a «Histoire de la sexualité».
La Leggenda di Iside e Osiride nei Testi Originali
Il messaggio di Iside e la missione dell’antico egitto
Autore/i: Anonimo
Editore: Edizioni Tilopa
cura e introduzione di Dennis James Teackle, traduzione di Silvio Ricciardi, in copertina «La resurrezione di Osiride».
pp. 108, Teramo
Ucciso dal giavellotto dell’invidioso Tifone, poi decapitato e smembrato in quattordici pezzi, Osiride viene disperso dal suo rivale nei sette bracci del Nilo. Iside, percorrendo il paese alla sua ricerca, si lamenta tanto da impietosire il fiume e i pesci, che allora restituiscono i frammenti del dio, tranne la testa. Questa, trasportata dalla corrente e sospinta in alto mare dai venti, approda infine a Biblo la Santa, presso un salice piangente che aveva aperto i suoi fianchi per accoglierla, cingendola con la sua verde chioma addolorata. Iside, edotta da un segno divino, attraversa il mare e giunge in Fenicia. Ma dappertutto lungo la costa si lamentano i salici; come riconoscere quello che ha dato asilo alla testa adorata? Da uno di essi si slancia una rondine emettendo grida strazianti e circuendo l’albero nel suo volo desolato. Così Iside, avvicinatasi all’albero fatale, folle di triste felicità, ritrova la testa dello sposo. Ritornata in Egitto essa bagna la salma mutilata delle sue lagrime, balsamiche come la gomma d’Arabia, e vede ricomporsi i quattordici pezzi di carne con la testa; e sotto i suoi baci appassionati essa sente rianimarsi il morto, lo sente vibrare, raddrizzarsi, resuscitare tra le sue braccia. Poi Osiride spina definitivamente, e discende a governare il regno dei morti; mentre Iside, dea dell’Amore, il figlio Oro nelle braccia, vive e irradia eterna sulla Terra.
La Vita dopo la Morte
Autore/i: Yogi Ramacharaka
Editore: Manilo Basaia Editore
pp. 152, Roma
Chi immagina che la filosofia Yoga insegni che dinanzi all’anima v’è un’infinita catena di rinascite terrene non e riuscito a cogliere il vero spirito dell’insegnamento. La terra non e che una degli innumerevoli mondi preparatori.
chiuso fra un principio ed una fine.
L’anima dell’uomo esisterà dopo che questo pianeta e milioni di altri mondi saranno scomparsi nell’etere da cui emersero.
I – L’altra sponda
II – Non v’è la morte
III – I piani della vita
IV – Il piano astrale
V – Dopo la morte
VI – Il letargo dell’anima
VII – Il risveglio dell’anima
VIII – Geografia del piano astrale
IX – Stati primitivi dell’anima
X – Esperienze religiose astrali
XI – Paradiso e Inferno astrali
XII – L’espressione astrale della personalità
XIII – L’occupazione sul piano astrale
XIV.- La vita sociale astrale
XV – Comunicazione spiritica
XVI – Anime schiave della terra
XVII – Involucri astrali
XVIII – Il secondo letargo dell’anima
XIX – Rinascita
XX – Oltre la reincarnazione
Introduzione alla Neuropsicologia
Autore/i: Hecaen Henri
Editore: Bulzoni Editore
introduzione dell’autore, traduzione di Eliana Stefanelli.
pp. 436, nn. illustrazioni b/n, Roma
Dall’introduzione dell’autore:
«La neuropsicologia è la disciplina che tratta le funzioni mentali superiori nei loro rapporti con le strutture cerebrali. È fondata sullo studio delle turbe comportamentali sopraggiunte dopo la lesione di queste strutture a causa della malattia (neuropsicologia umana) o dopo le loro modificazioni sperimentali (neuropsicologia animale).
La neuropsicologia umana si divide a sua volta secondo che il suo campo di studio riguardi l’adulto o che si interessi delle anomalie acquisite delle funzioni cognitive, qualunque sia l’origine di questa patologia (ereditaria, lesioni acquisite prima o dopo lo stabilirsi della funzione).
La neurolinguistica rappresenta un sottogruppo della neuropsicologia in quanto studia le turbe delle realizzazioni verbali sopraggiunte dopo le lesioni corticali. Anch’essa a sua volta si suddivide secondo che prenda come oggetto la patologia del linguaggio dell’adulto o quella del bambino.
La neuropsicologia è il cardine delle neuroscienze da una parte (neurologia, neuroanatomia, neurofisiologia, neurochimida) e delle scienze del comportamento e delle relazioni interumane dall’altra (psicologia sperimentale, psicologia genetica, psicolinguistica e linguistica).
Per mezzo della neuropsicologia animale, stabilisce degli stretti rapporti con le neuroscienze, per tentare di legare i comportamenti, e le relative turbe, con gli avvenimenti psichici che si manifestano a livello del sistema nervoso centrale.
I dati anatomoclinici gli forniscono la base indispensabile: la conoscenza della natura, dell’estensione, e dell’evoluzione delle lesioni, dei mezzi per mettere in evidenza queste lesioni, e del valore a loro attribuito, la conoscenza delle costellazioni anatomocliniche con valore localizzante, sono tutti dati evidentemente necessari al neuropsicologo.
I dati anatomici sono altrettanto necessari, che si tratti delle carte architettoniche delle regioni corticali, delle vie che le uniscono tra di loro o con le formazioni sotto-corticali, della delimitazione dei sistemi per lo studio delle degenerazioni dopo le lesioni o anche degli aspetti morfologici, cellulari e ultracellulari, particolari secondo le regioni.
Queste conoscenze neuro-anatomiche non possono restare limitate al sistema nervoso dell’uomo. L’anatomia comparata permette la comprensione delle differenze comportamentali manifestate dalle diverse specie.
La ricerca anatomica seguendo la sperimentazione permette anche di definire le strutture partecipanti a un sistema funzionale.[…]»
Martin Heidegger Mio Zio
Autore/i: Heidegger Heinrich
Editore: Morcelliana
cura e introduzione di Pierfrancesco Stagi, premessa dell’autore.
pp. 120, 10 fotografie a colori e b/n f.t., Brescia
Martin Heidegger era un credente? È noto che fosse un pensatore di formazione cattolica, ma qui l’interrogativo, accostandosi al vissuto spirituale, investe la cosa stessa del suo pensare: la domanda sull’essere. In una prospettiva che fa dell’ermeneutica l’insieme di etica, estetica e filosofia, queste dimensioni diventano esperienza della fatticità della vita in quanto tale. Di qui l’intreccio tra fede e ragione, filosofia e teologia, riflessioni che hanno lasciato un solco nel pensiero teologico contemporaneo – da Bultmann a Rahner, Przywara, Bonhoeffer – e persino nella fisionomia di Heidegger come “anticattolico”. La sua stessa ricerca di una “nudità radicale dell’essere” afferma e nega al contempo il rapporto con la trascendenza: se la povertà dell’esserci è la ragione del suo filosofare – e quesito comune alla fede quella stessa nudità è una condanna a non lasciar balenare le ragioni della salvezza attesa invece dal cristiano. Nel dialogo fra Pierfrancesco Stagi e un testimone d’eccezione quale Heinrich Heidegger, emerge, insieme ai ricordi di famiglia, un ritratto inedito di Martin Heidegger.
Heinrich Heidegge, sacerdote diocesano e nipote di Martin Heidegger, si è laureato in Filosofia e Teologia all’Università di Freiburg e München. Vicino allo zio nell’ultima fase della sua vita, ne ha raccolto preziose testimonianze filosofiche e teologiche. Dal 1994 a Meßkirch cataloga materiali sulla biografia del filosofo.
Pierfrancesco Stagi svolge attività di ricerca presso le Università di Torino, Tübinger e Freiburg. Ha pubblicato: Der Faktische Gott (Würzburg, 2007) e Il giovane Heidegge. Verità e Rivelazione (Roma, 2010).
Il Limite dell’Utile
Autore/i: Bataille Georges
Editore: Adelphi Edizioni
a cura e con un saggio di Felice Ciro Papparo, traduzione con contributo del Ministère Français chargè de la culture – Centre national du livre.
pp. 268, Milano
Oltre che dell’eros e dell’eccesso, Georges Bataille fu anche un singolare teorico dell’economia – ed è in questo ambito delle sue speculazioni che si situano alcune delle sue scoperte più preziose. Non diversamente da Ricardo e da Marx, egli vedeva nella categoria del sovrappiù, e nel modo in cui una determinata civiltà la tratta, la chiave di volta per capire la fisionomia nascosta della civiltà stessa. Studiando le società primitive (e soprattutto quelle dove sussiste l’istituzione del potlatch, analizzata da Mauss) e confrontandole con la nostra, Bataille riconobbe in tutto il mondo moderno una sorta di fatale cecità legata al predominio indiscusso della categoria dell’utile, a cui tutto viene subordinato, oscurando così la necessità del superfluo: il che non può non avere vaste conseguenze, per lo più deleterie, su tutta l’intelaiatura della nostra vita. Scritto fra il 1939 e il 1945 e pubblicato solo dopo la morte di Bataille, Il limite dell’utile si colloca nel periodo più incandescente di quella riflessione sull’economia che sarebbe poi sfociata nella Parte maledetta – e si direbbe che il tempo abbia dato ragione a questi audaci pensieri, giacché ormai molti degli economisti canonici si sono avvicinati a tale ordine di temi, scalzando la nozione di utilità dal suo imponente piedistallo e concentrando le loro indagini sulla nozione del sovrappiù intesa, proprio come Bataille auspicava, in un più ampio senso antropologico.
«Ciò che ho detto del Messico e delle sue usanze introduce una nuova nozione: ogni uomo dovrà vedere un giorno che i comportamenti utili non hanno di per sé alcun valore, che solo i comportamenti gloriosi arrecano luce alla vita, solo essi hanno saputo valorizzarla. La borghesia dovette svilire questo valore per sviluppare i propri affari».
Attraverso tutti i suoi scritti, sia letterari che filosofici, Georges Bataille (1897-1962) ha instancabilmente indagato i temi che costituiscono il fondo di «ciò che un uomo sa del fatto di essere»: l’erotismo, la trasgressione, l’esperienza mistica, la violenza, la morte. Inedito in italiano, La limite de l’utile è compreso nel volume VII delle Œuvres Complètes, pubblicato da Gallimard nel 1976.
Le Dame Romane
Origini culturali e mitiche di un certo comportamento delle Dame Romane
Autore/i: Klossowski Pierre
Editore: Adelphi Edizioni
traduzione di Giancarlo Marmori.
pp. 84, 1 illustrazione b/n f.t., Milano
Come avvenne che illustri matrone romane furono coinvolte in scandali erotici connessi con il culto della Bona Dea? Quale senso avevano le sopravvivenze della prostituzione sacra nella Roma antica? E certi ludi scenici apparentemente blasfemi? Con la sua rabdomantica sottigliezza, con una sensibilità pronta a captare aspetti ambigui e segreti dell’antichità, Klossowski ha provato a rispondere a queste domande con Le dame romane, un testo del 1968, che è uno dei suoi più rivelatori; seguendo Bachofen, il geniale teorico del matriarcato, e al tempo stesso le proprie inesauribili speculazioni intorno alle leggi della ospitalità, è così giunto a riconoscere – nel particolare di un rito, in una clamorosa parodia degli dèi olimpici, in un pettegolezzo piccante – i segni di alcuni fantasmi occultati e possenti della Roma antica, tracce disperse della paradossale convivenza di due mondi: da una parte quello delle etère-sacerdotesse, dei culti afroditici e della dissolutezza sacra; dall’altra quello delle austere matrone e della moralistica religione dello Stato romano, che presuppone uno stretto nesso fra castità e proprietà.
E la celebrazione di tale paradosso si trova nelle figure stesse degli dèi, che si dedicavano nella loro vita celeste a tutti gli eccessi e a tutte le mostruosità erotiche, ma esigevano dai loro fedeli sobrietà e castigatezza: un doppio volto, un’ambiguità irriducibile che sono alle fondamenta della Roma antica, suo indispensabile elemento e non certo, come vollero alcuni autori antichi e moderni, curiosità marginale.
Musicoterapia
Ritmi armonie e salute
Autore/i: Bence Léon; Méreaux Max
Editore: Xenia Edizioni
prefazione di Jacques Casterède, premessa e introduzione degli autori, traduzione di Anna Conciato.
pp. 192, illustrazioni b/n, Milano
Le antiche civiltà, da quella cinese a quella indiana, da quella greca a quella medievale, hanno sempre visto nella musica e nella medicina due arti complementari.
Le ricerche moderne hanno non solo riconfermato, con rigorosi procedimenti scientifici, la validità di questa connessione, ma hanno anche scoperto nuove applicazioni terapeutiche della musica specialmente nel campo dei disturbi psichici.
La musicoterapia si prefigge non soltanto di favorire il rilassamento, ma soprattutto di avviare un’elaborata tecnica di guarigione imperniata sull’organo umano più debole: è questa la “musicoterapia di terreno”, costruita in parte sulla base delle «costituzioni» omeopatiche (carbonica, fosforica, fluorica) e in parte sulla poliedrica concezione degli organi offerta dall’agopuntura e dalla medicina antroposofica.
Léon Bence, laureato in medicina, è stato uno studioso di bioterapie e ha compiuto alcune scoperte nell’ambito della laserterapia. È morto nel 1987.
Max Méreaux, compositore e musicologo, è impegnato in ricerche sperimentali sui poteri terapeutici della musica.
Sull’Arte e la Letteratura
Autore/i: Lenin Vladimir I.
Editore: Edizioni Progress
prefazione di N. Dzeverin.
pp. 400, nn. tavole b/n f.t., Mosca
Dalla prefazione di N. Dzeverin:
«Vladimir Ilic Lenin, fondatore del Partito comunista di Russia, capo del primo Stato operaio-contadino del mondo, prestò sempre la più viva attenzione ai problemi della letteratura e dell’arte. Idee di eccezionale importanza sull’essenza e le finalità della forma artistica di conoscenza della realtà, giudizi ben ponderati sull’opera di vari scrittori e artisti, considerazioni ancor oggi valide su vari avvenimenti della vita letteraria e artistica del paese e, infine, una motivazione profondamente scientifica delle posizioni di partenza dell’arte nuova, socialista, possiamo trovarle tanto in opere dedicate interamente o in notevole parte a questi problemi, quanto in molti altri libri, saggi, articoli, discorsi e lettere di Lenin. È da tener presente, inoltre, che costituiscono una base metodologica per l’elaborazione dei problemi dell’estetica non soltanto i giudizi di Lenin riguardanti direttamente la letteratura e l’estetica, ma anche le idee del leninismo nel loro insieme.
Tutti i giudizi, le conclusioni e gli apprezzamenti di Lenin, riguardanti direttamente o indirettamente la letteratura e l’arte, sono organicamente connessi tra di loro, formando nell’insieme un’armoniosa e coerente concezione estetica. Essi hanno un significato veramente programmatico per lo sviluppo della cultura artistica d’avanguardia dell’epoca contemporanea.[…]»